Tecnologie_e_Soluzio..
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PosteItalianeSped.inA.P.D.L.353/2003,conv.L.46/2004,art.1,c.1DCBRomaSupplementoaln.20del 30ottobre2007diAmbiente&Sicurezza<br />
RIFIUTI<br />
LA GESTIONE OPERATIVA IN SITO<br />
ENERGIA<br />
COME SI INSTALLA<br />
UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO<br />
INQUINAMENTO MARINO<br />
IL CORRETTO USO<br />
DELLE BARRIERE GALLEGGIANTI<br />
BONIFICHE<br />
IL JET GROUTING E IL SOIL WASHING<br />
SOSTANZE PERICOLOSE<br />
SERBATOI, FUSTI E RECIPIENTI:<br />
LA GESTIONE IN SICUREZZA<br />
n.5<br />
OTTOBRE/NOVEMBRE2007<br />
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
In questo<br />
numero<br />
Sommario<br />
PROCESSIESISTEMI<br />
n IN APERTURA<br />
Rifiuti<br />
Impatti e procedure da adottare<br />
per la gestione operativa in sito<br />
di Luigi Soardo<br />
La gestione dei rifiuti in azienda è un processo estremamente articolato che richiede forti<br />
competenze “trasversali” e una visione integrata. Può essere utile, quindi, riassumere i principali<br />
passaggi delle procedure di gestione dei rifiuti, grazie anche al supporto di immagini, tabelle e<br />
schemi riepilogativi.<br />
PAGINA10<br />
n Inquinamento marino<br />
Sversamento di idrocarburi in mare:<br />
istruzioni per le barriere galleggianti<br />
di Laura Trinci<br />
Una delle soluzioni più consolidate per lo sversamento di prodotti petroliferi<br />
nelle acque marine è l’utilizzo delle barriere galleggianti, o panne, la cui<br />
funzione primaria è quella di contenere lo sversamento intorno alla<br />
sorgente e di addensare/concentrare il prodotto, aumentandone lo spessore e migliorando<br />
l’efficacia del recupero con gliskimmer.<br />
PAGINA21<br />
n Bonifiche in situ<br />
Il jet grouting<br />
di Fabio Ermolli, Paolo Franzoni e Giuliano Donaera<br />
La “gettiniezione” o “jetgrouting” è una particolare tecnicainsitu per<br />
il trattamento dei terreni, che consiste nell’iniezione nel terreno di<br />
miscele fluide, proiettate ad alta/altissima velocità nel sottosuolo, in grado di determinare, tramite<br />
un fluido stabilizzante, la contemporanea disgregazione, miscelazione e permeazione del volume<br />
di terreno trattato.<br />
PAGINA34<br />
n Bonifiche ex situ<br />
Il soil washing<br />
di Vincenzo Riganti,Mentore Vaccari e Maria Cristina Collivignarelli<br />
Il soil washing è una tecnologia di risanamento ex situ in cui gli agenti inquinanti vengono rimossi dal<br />
suolo mediante il loro trasferimento a una fase liquida, solitamente acquosa, sfruttando principalmente<br />
tecniche di separazione frazione finefrazione grossolana.<br />
PAGINA41<br />
4 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
n Impianti fotovoltaici<br />
Criteri di analisi e soluzioni<br />
per la progettazione e per l’installazione<br />
di Renato Vallivero e Luca Terrando<br />
Alla luce della recente spinta legislativa al mercato delle energie rinnovabili<br />
è sicuramente opportuno analizzare nel dettaglio le fasi operative per la corretta<br />
progettazione e installazione di un impianto fotovoltaico, partendo da un “caso di specie”.<br />
PAGINA49<br />
n Igiene alimentare<br />
La verifica delle procedure<br />
nella gestione operativa<br />
di Maurizio Podico<br />
Nel settore alimentare la necessità di descrivere e formalizzare la modalità di esecuzione delle<br />
diverse fasi operative da eseguire in protocolli o procedure (nei casi più semplici in istruzioni<br />
operative) deriva dall’importanza che la corretta esecuzione delle varie operazioni da effettuare<br />
riveste in funzione della sicurezza degli alimenti, vero scopo del processo. Per questo motivo,<br />
quando l’aspetto trattato è definito come critico si impone la creazione di una procedura scritta<br />
che sia adeguata, nei termini e nella descrizione, ad assicurare che la fase da gestire o<br />
l’operazione da effettuare sia svolta in maniera corretta.<br />
PAGINA54<br />
n Inquinamento acustico<br />
Come si progettano le barriere antirumore<br />
di Andrea Demozzi<br />
Dopo l’intervento di taglio generico pubblicato sul n. 3/2007,<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
entra nel merito della progettazione esecutiva delle barriere antirumore,<br />
definendo la caratterizzazione acustica del sito, la modellazione, lo studio, la fase di progetto<br />
architettonico e quella strettamente esecutiva, comprendente l’analisi di carichi e strutture e<br />
della curabilità. In particolare, tutte queste fasi vengono analizzate secondo un approccio<br />
procedurale, prendendo spunto da un caso reale.<br />
PAGINA59<br />
n Serbatoi, fusti e recipienti di stoccaggio<br />
La riduzione dei rischi<br />
per operatori e ambiente<br />
di Gianandrea Gino<br />
Una corretta realizzazione degli stoccaggi di sostanze liquide secondo le<br />
normative vigenti e le migliori buone tecniche impiantistiche può determinare non solo una<br />
migliore operatività e l’ottimizzazione della gestione, ma anche una riduzione dei rischi<br />
connessi con le possibili anomalie per l’ambiente e i lavoratori, diminuendone le frequenze e<br />
le conseguenze potenziali a breve e a lungo termine.<br />
PAGINA66<br />
n Rischio Radon<br />
La prevenzione negli edifici<br />
di Martino Maria Rizzo<br />
Dopo l’articolo pubblicato su<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni n. 2/2007 sulle tecniche<br />
di risanamento degli edifici da radon, vengono ora passate in<br />
rassegna le principali soluzioni, da adottare preventivamente in fase di progettazione per la<br />
prevenire fenomeni di risalita del radon. Gli interventi si dividono, schematicamente, in<br />
limitazioni delle vie d’ingresso, da un lato, e riduzione della depressurizzazione dell’edificio nei<br />
confronti dell’ambiente circostante e soprattutto del suolo, dall’altro.<br />
PAGINA74<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
5
PRODOTTIESOLUZIONI<br />
n Estintori d’incendio portatili<br />
Manutenzione e smaltimento<br />
di Marco Albanese PAGINA 82<br />
n Pannelli di sfogo DonadonSDD<br />
Sicurezza per i diversi ambienti ATEX<br />
di Marco Vadagnini PAGINA 87<br />
n Coestherm Hexa Multilayer Pipe<br />
La nuova generazione di tubi per uso civile e industriale<br />
di Maria Grazia Persico e Roberto Arlati PAGINA 90<br />
LEAZIENDEINFORMANO<br />
n eXcellent energia di STR<br />
<strong>Soluzio</strong>ne semplice e guidata<br />
alla relazione ex D.Lgs. n. 311/2006<br />
di Marco Corbellani, Gianluca Baroni e e Piero Mariotto<br />
STR propone al mercato della progettazione il software eXcellent energia, come strumento<br />
in grado di agevolare i progettisti nella redazione della certificazione energetica<br />
dell’edificio, mettendo in condizione il professionista di prevedere la futura classe di<br />
appartenenzadell’immobile,difattorendendoilcommittenteprotagonistadiunascelta<br />
energeticaconsapevole.<br />
PAGINA 94<br />
TECNOLOGIE&PRODOTTI<br />
n Schede tecniche DA PAGINA 97<br />
LE AZIENDEDELNUMERO5<br />
8<br />
8<br />
8<br />
Nome Azienda Nome Prodotto<br />
Proteggervi,<br />
Pagina<br />
ERACLIT VENIER SPA<br />
naturalmente<br />
Partner Università<br />
di Venezia<br />
PIRELLI & C.<br />
AMBIENTE SPA<br />
COMPUTER<br />
SOLUTION SPA<br />
<strong>Tecnologie</strong> per<br />
sviluppo sostenibile<br />
Software tracciatura<br />
rifiuti<br />
Ecomondo<br />
2 a copertina 7<br />
3 a copertina 7<br />
4 a copertina 7<br />
6 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
8<br />
8<br />
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com<br />
Direttore responsabile:<br />
FRANCESCO DEMURO<br />
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Massimo Cassani<br />
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IL SOLE 24 ORE S.p.A.<br />
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<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
L ABIOTEST SRL<br />
POLISTUDIO<br />
Abbattimento<br />
inquinamento<br />
olfattivo<br />
Iniziativa per<br />
Ecomondo<br />
3 7<br />
8 7<br />
8 ECO SERVICE OFFICE Dust buster 9 7<br />
8<br />
8<br />
8<br />
8<br />
8<br />
€CODE ITALIA S.R.L.<br />
T WT<br />
TECNOIMPIANTI<br />
B OLOGNAFIERE<br />
SPA<br />
B ASSO FRANCO<br />
SRL<br />
D UPONT DE<br />
NEMOURS ITALIANA<br />
SRL<br />
Trattamento fluidi<br />
industriali<br />
33 7<br />
Dearsenificazione 39 7<br />
Professione<br />
progettare<br />
40 7<br />
Exs evacuatori fumo 48 7<br />
Tyvek tute da lavoro 65 7<br />
8 I L SOLE 24ORE SPA 93 7<br />
8 S TR SPA Excellent energia 9496 7<br />
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7
Rifiuti<br />
PROCESSI PROCESSI E SISTEMI E SISTEMI•RIFIUTI<br />
• RIFIUTI<br />
Gestione operativa in sito:<br />
impatti e procedure<br />
6Foto 1 – Riduzione volumetrica per schiacciamento di prodotto non conforme<br />
10 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
La gestione dei rifiuti<br />
all’interno di un sito<br />
produttivo comporta<br />
l’attribuzione<br />
(e l’assolvimento<br />
in prima persona)<br />
di incarichi da parte<br />
del responsabile,<br />
ma anche attività<br />
quali l’organizzazione<br />
di specifici incontri<br />
di formazione,<br />
l’analisi annuale,<br />
da parte di<br />
un laboratorio esterno,<br />
dei fanghi prodotti<br />
dalla depurazione<br />
delle acque, la gestione<br />
delle ditte esterne<br />
autorizzate al trasporto<br />
e al trattamento dei<br />
rifiuti e l’archiviazione<br />
della documentazione<br />
prevista dalle norme<br />
vigenti in materia<br />
di rifiuti.<br />
È utile riepilogare,<br />
quindi, le principali<br />
mansioni.<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
n di Luigi Soardo, Ingegneria della Sicurezza<br />
PROCESSI E SISTEMI•RIFIUTI<br />
Figure a cura di L. Soardo<br />
Foto 1 su gentile concessione di CocaCola HBC Italia S.r.l.<br />
Foto nella figura 3, rispettivamente su gentile concessione di CIS S.r.l. –<br />
Follonica (GR) [“piccole quantità”] e il Contenitore s.n.c. – Pero (MI)<br />
[“grandi quantità”]<br />
La gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico<br />
interesse ed è disciplinata dalla parte quarta del D.Lgs.<br />
152/2006, al fine di assicurare un’elevata protezione dell’ambiente<br />
e controlli efficaci, tenendo conto della specificità<br />
dei rifiuti pericolosi.<br />
Finalità e obiettivi<br />
I rifiuti devono essere recuperati o smaltiti<br />
senza pericolo per la salute dell’uomo e in<br />
assenza di procedimenti o metodi che<br />
potrebbero recare pregiudizio all’ambiente<br />
, in particolare senza:<br />
l determinare rischi per l’acqua, l’aria, il<br />
suolo, nonché per la fauna e la flora;<br />
l causare inconvenienti da rumori od<br />
odori;<br />
l danneggiare il paesaggio e i siti di particolare<br />
interesse, tutelati in base alla<br />
normativa vigente.<br />
La gestione dei rifiuti è effettuata conformemente<br />
ai principi di precauzione, di<br />
prevenzione, di proporzionalità, di responsabilizzazione<br />
e di cooperazione di tutti i<br />
soggetti coinvolti nella produzione, nella<br />
distribuzione, nell’utilizzo e nel consumo di<br />
beni da cui originano i rifiuti, nel rispetto<br />
dei principi dell’ordinamento nazionale e<br />
comunitario, con particolare riferimento al<br />
principio comunitario “chi inquina paga”.<br />
A questo fine, la gestione dei rifiuti è effettuata<br />
secondo criteri di efficacia, efficienza,<br />
economicità e trasparenza [1] .<br />
Per conseguire le finalità e gli obiettivi del<br />
D.Lgs. n. 152/2006, lo Stato, le regioni, le<br />
province autonome e gli enti locali esercitano<br />
i poteri e le funzioni di rispettiva<br />
competenza in materia di gestione dei<br />
rifiuti in conformità alle disposizioni di cui<br />
alla parte quarta del decreto, adottando<br />
ogni opportuna azione e avvalendosi,<br />
ove opportuno, mediante accordi, contratti<br />
di programma o protocolli d’intesa<br />
anche sperimentali, di soggetti pubblici o<br />
privati.<br />
Prevenzione, recupero<br />
e smaltimento dei rifiuti<br />
Il criterio di riferimento nell’ambito della<br />
gestione dei rifiuti è quello basato sulla<br />
prevenzione dei rifiuti alla fonte, sviluppato<br />
attraverso tecniche e tecnologie appropriate,<br />
in grado di contribuire a ridurne<br />
l’impatto sull’ambiente.<br />
Ai fini di una corretta gestione dei rifiuti, le<br />
autorità competenti favoriscono la riduzione<br />
dello smaltimento finale dei rifiuti<br />
attraverso:<br />
l il riutilizzo, il reimpiego e il riciclaggio;<br />
l le altre forme di recupero per ottenere<br />
materia prima dai rifiuti;<br />
l l’adozione di misure economiche e la<br />
determinazione di condizioni d’appalto<br />
che prevedano l’impiego dei materiali<br />
recuperati dai rifiuti al fine di favorire il<br />
mercato dei materiali medesimi;<br />
l l’utilizzazione dei rifiuti come mezzo per<br />
produrre energia.<br />
Alle imprese che intendono modificare i<br />
propri cicli produttivi al fine di ridurre la<br />
quantità e la pericolosità dei rifiuti prodotti<br />
ovvero di favorire il recupero di materiali,<br />
sono concesse, in via prioritaria, le<br />
[1] Si vedano gli approfondimenti di A. Guercio sui nn. 16 e 17/2007 di Ambiente&Sicurezza.<br />
11
agevolazioni gravanti sul fondo speciale<br />
rotativo per l’innovazione tecnologica.<br />
La disciplina in materia di gestione dei<br />
rifiuti si applica fino al completamento<br />
delle operazioni di recupero, che si realizza<br />
quando non sono necessari ulteriori<br />
trattamenti perché le sostanze, i materiali<br />
e gli oggetti ottenuti possono essere usati<br />
in un processo industriale o commercializzati<br />
come materia prima<br />
secondaria, combustibile o<br />
come prodotto da collocare,<br />
a condizione che il detentore<br />
non se ne disfi o non abbia<br />
deciso, o non abbia l’obbligo,<br />
di disfarsene.<br />
La disciplina in materia di gestione<br />
dei rifiuti non si applica<br />
ai materiali, alle sostanze<br />
o agli oggetti che, senza necessità<br />
di operazioni di trasformazione,<br />
già presentino le caratteristiche<br />
delle materie prime secondarie,<br />
dei combustibili o dei prodotti individuati<br />
ai sensi dell’art. 181, comma 13, D.Lgs. n.<br />
152/2006, a meno che il detentore se ne<br />
disfi o abbia deciso, o abbia l’obbligo, di<br />
disfarsene.<br />
Così, per esempio, bancali in legno usati,<br />
ma ancora integri, possono essere ceduti<br />
e commercializzati senza accompagnarli<br />
con formulario di identificazione rifiuto,<br />
mentre bancali in legno usati ma privi di<br />
una stecca o di uno zoccolo, non possono<br />
essere riutilizzati per lo stesso scopo per il<br />
quale sono stati costruiti, poiché necessitano<br />
di trattamenti ulteriori per renderli<br />
ancora fruibili, rientrando, pertanto, nella<br />
disciplina dei rifiuti.<br />
Lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato<br />
in condizioni di sicurezza e costituisce<br />
la fase residuale della gestione. I<br />
rifiuti da avviare allo smaltimento finale<br />
devono essere il più possibile ridotti sia in<br />
massa che in volume, potenziando la prevenzione<br />
e le attività di riutilizzo, di riciclaggio<br />
e di recupero.<br />
Lo smaltimento dei rifiuti è attuato con il<br />
ricorso a una rete integrata e adeguata di<br />
impianti, attraverso le migliori tecniche<br />
disponibili e tenuto conto del rapporto<br />
tra i costi e i benefici complessivi.<br />
“Tra i principi<br />
base della<br />
gestione<br />
dei rifiuti<br />
anche<br />
precauzione<br />
e<br />
prevenzione<br />
”<br />
Impatto ambientale<br />
dei rifiuti prodotti<br />
Gli aspetti ambientali di un’organizzazione<br />
determinano gli impatti verso l’ambiente<br />
e, attraverso l’analisi di questi ultimi,<br />
si potranno individuare gli aspetti più<br />
significativi.<br />
La procedura d’identificazione degli<br />
aspetti ambientali correlati con i processi<br />
produttivi e le altre attività di<br />
un’azienda si applica a:<br />
l tutte le attività produttive<br />
svolte dall’azienda;<br />
l accettazione, immagazzinamento<br />
e trasporto di<br />
materiali e semilavorati;<br />
l aree di immagazzinamento<br />
comprese le aree di stoccaggio<br />
dei rifiuti;<br />
l impianti tecnici (centrali<br />
termiche, elettriche, ecc.);<br />
l attività di funzioni eventualmente e/o<br />
indirettamente coinvolte (amministrazione<br />
e finanza, risorse umane, ecc.);<br />
l strutture ausiliarie (aree di parcheggio,<br />
mensa, servizi, ecc.);<br />
l controllo specifico per lavorazioni<br />
esterne al sito – quali manutenzione<br />
preventiva e correttiva, installazione, rimozioni,<br />
sostituzioni, spostamenti, attivazioni/disattivazioni,<br />
ecc. – e delle attività<br />
interne al sito da parte di società<br />
affiliate e/o appaltatrici (manutenzioni<br />
edili, impiantistiche, ecc.)<br />
Il procedimento d’identificazione, consiste<br />
nel considerare tutte le attività, i processi, i<br />
prodotti e i servizi aziendali diretti e indiretti,<br />
per individuare quelli che hanno o<br />
che possono avere impatti ambientali.<br />
Un processo d’identificazione degli aspetti<br />
ambientali può essere condotto attraverso<br />
i seguenti stadi:<br />
l suddivisione delle attività aziendali in<br />
processi;<br />
l individuazione degli aspetti e correlazione<br />
agli impatti ambientali implicati.<br />
Tipici esempi di processi sono rappresentati<br />
dalle attività di produzione del prodotto<br />
finito nelle varie confezioni o formati,<br />
dalle attività degli impianti ausiliari<br />
necessari per la produzione alle spedizioni<br />
tramite trasportatori esterni del pro<br />
PROCESSI E SISTEMI•RIFIUTI<br />
dotto sul mercato, ecc.<br />
Per ciascuna delle fasi elementari individuate<br />
sarà predisposto un modulo contenente<br />
tutte le informazioni relative all’attività<br />
svolta, riportate in modo completo<br />
ed esaustivo.<br />
In questi moduli vengono riportati, ove<br />
possibile, i dati relativamente a:<br />
l input:<br />
– tipologia/quantità materie prime/semilavorati;<br />
– tipologia/quantità approvvigionamenti<br />
idrici;<br />
– tipologia/quantità approvvigionamenti<br />
energetici;<br />
l descrizione del processo:<br />
– descrizione delle modalità di svolgimento<br />
delle attività (strumenti, processi,<br />
materiali)<br />
l output:<br />
– tipologia/quantità prodotti;<br />
– tipologia/quantità rifiuti;<br />
– tipologia/quantità scarichi idrici;<br />
– tipologia/quantità emissioni in atmosfera;<br />
– altro.<br />
I precedenti elementi sono identificati con<br />
riferimento a:<br />
l condizioni operative normali;<br />
l condizioni straordinarie (ad es. manutenzione);<br />
l situazioni potenziali d’emergenza (ad<br />
es. incidenti, guasti).<br />
L’analisi degli aspetti ambientali evidenzierà<br />
quelli implicati dai processi svolti dall’azienda,<br />
relazionandoli con le diverse categorie<br />
di impatto ambientale, quali:<br />
l emissioni in atmosfera;<br />
l scarichi nei corpi idrici;<br />
l gestione dei rifiuti;<br />
l contaminazione del suolo;<br />
l uso delle materie prime e delle risorse<br />
naturali;<br />
l altri problemi locali e della comunità<br />
relativi all’ambiente (rumori, odori, polvere,<br />
vibrazioni, ecc.);<br />
l aspetti “a monte” e “a valle” delle attività<br />
aziendali.<br />
Di seguito vengono illustrati un esempio<br />
qualiquantitativo degli aspetti ambientali<br />
prodotti da una azienda (si veda la figura<br />
1), relativamente alla gestione operativa<br />
dei rifiuti prodotti (si veda latabella1).<br />
12 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PROCESSI E SISTEMI•RIFIUTI<br />
Gestione operativa<br />
dei rifiuti prodotti<br />
L’elaborazione e l’applicazione di procedure<br />
e/o istruzioni operative per la corretta<br />
gestione dei rifiuti, contribuiscono<br />
ad assicurare il rispetto delle norme di<br />
legge, di requisiti specifici aggiuntivi e a<br />
ridurre al minimo l’impatto ambientale<br />
delle attività.<br />
Le definizioni applicabili, sono quelle previste<br />
dall’art. 183, D.Lgs. n. 152/2006<br />
mentre le figure aziendali coinvolte e le<br />
relative responsabilità, possono essere<br />
attribuite attraverso la matrice illustrata<br />
intabella2.<br />
Modalità operative<br />
Identificazioneeclassificazione/<br />
caratterizzazionedeirifiuti<br />
Il responsabile ambientale:<br />
ð identifica le tipologie dei rifiuti prodotti<br />
in sito, redigendo e mantenendo aggiornato<br />
uno specifico elenco;<br />
ð nel caso di nuovi rifiuti generati dalle<br />
attività del sito, provvede alla relativa<br />
classificazione;<br />
ð per rifiuti potenzialmente pericolosi,<br />
C ondizioni<br />
processo<br />
E sercizio<br />
S traordinarie<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
Figura1–Esempio di analisi degli aspetti ambientali<br />
dispone l’analisi preventiva del rifiuto,<br />
da parte di laboratori esterni, al fine di<br />
attribuire il corretto codice CER (si veda<br />
lafigura2).<br />
La caratterizzazione della pericolosità dei<br />
rifiuti mediante analisi da parte di laboratorio<br />
esterno va condotta non solo per i<br />
nuovi rifiuti, ma anche per quelli con costituenti<br />
potenzialmente “variabili” (ad es.<br />
fanghi dalla depurazione delle acque; si<br />
TABELLA 1<br />
INDIVIDUAZIONE ASPETTI AMBIENTALI<br />
I NPUT (*) P ROCESSI O UTPUT (*)<br />
R isorse<br />
M ateriali di<br />
scarto derivanti<br />
dalle attività<br />
produttive<br />
M ateriali derivanti<br />
da attività<br />
straordinarie<br />
(es. sostituzione<br />
macchinari,<br />
manutenzioni)<br />
incluso i rifiuti<br />
generati da imprese<br />
esterne<br />
S ervizi ausiliari<br />
stoccaggio rifiuti<br />
M ovimentazione,<br />
deposito<br />
temporaneo<br />
e carico/scarico<br />
per smaltimento<br />
dei rifiuti<br />
prodotti<br />
Acqua<br />
3120 m 3<br />
S carico idrico<br />
Materia prima – Legno<br />
70% 210t<br />
Utilities 21% 63t<br />
<br />
<br />
E mergenza <br />
Versamenti<br />
accidentali<br />
di sostanze<br />
chimiche nella<br />
rete fognaria<br />
(*) per i valori quantitativi vedere la scheda dei dati mensili ambientali (DMA)<br />
E missioni<br />
in atmosfera<br />
<br />
Olio da<br />
riscaldamento<br />
351 MWh<br />
Elettricità<br />
52 MWh<br />
AZIENDA<br />
‘ABC’<br />
Metano<br />
175 MWh<br />
veda oltre, allo scopo, la parte relativa ai<br />
“controlli”). Per questi rifiuti, la frequenza<br />
di analisi è almeno annuale.<br />
Raccolta e separazione dei<br />
rifiuti (raccolta differenziata)<br />
ð all’interno dei reparti sono presenti, nei<br />
posti di lavoro e in specifiche aree, diverse<br />
tipologie di contenitori per la raccolta<br />
differenziata dei rifiuti generati du<br />
S cheda n. xx<br />
R ifiuti A ltro<br />
S peciali Non Pericolosi,<br />
Speciali Pericolosi,<br />
Speciali Assimilabili Urbani<br />
S peciali Non Pericolosi,<br />
Speciali Pericolosi,<br />
Speciali Assimilabili Urbani<br />
M ateriali contaminati<br />
(KIT emergenza versamenti)<br />
Acqua di scarico<br />
3120 m 3<br />
Prodotto 53%<br />
(sedie, etc.) <br />
159t<br />
Legno sfaldato<br />
12% 36t<br />
Rifiuti non<br />
pericolosi<br />
31% 93t<br />
Rifiuti pericolosi<br />
4% 12t<br />
<br />
<br />
V ersamenti<br />
su suolo, Incendio<br />
13
PROCESSI E SISTEMI•RIFIUTI<br />
TABELLA 2<br />
MATRICE ATTIVITÀRESPONSABILITÀ NELLA GESTIONE<br />
DEI RIFIUTI PRODOTTI<br />
ATTIVITÀ (COSA) FUNZIONI RESPONSABILI (CHI)<br />
Garantire il continuo asporto dei rifiuti dal luogo in cui vengono<br />
generati<br />
Trasferimento dei rifiuti dal luogo di produzione alle aree di<br />
deposito temporaneo previste<br />
Responsabili di reparto o loro preposti<br />
Addetti della produzione/carrellisti<br />
Rispetto delle modalità di raccolta differenziata dei rifiuti Tutto il personale presente (incluso personale esterno)<br />
Identificazione e classificazione delle tipologie di rifiuto prodotte in<br />
sito (inclusi nuovi rifiuti) mediante redazione e aggiornamento di<br />
apposito elenco/inventario (si veda la tabella 3)<br />
Gestione dei contatti con laboratori esterni per le analisi<br />
periodiche, su rifiuti potenzialmente pericolosi<br />
Gestione delle ditte autorizzate che provvedono all’asporto dei<br />
rifiuti dai luoghi di deposito temporaneo (inclusi eventuali<br />
sopralluoghi ai siti di conferimento)<br />
Gestione della documentazione prevista dalla normativa vigente in<br />
materia di rifiuti (formulari, registro di carico/scarico, MUD)<br />
Registrazione settimanale quantità di rifiuti stoccati nelle aree di<br />
deposito temporaneo<br />
Ispezione mensile delle aree adibite al deposito temporaneo dei<br />
rifiuti (si veda la tabella 4)<br />
Addestramento degli operatori sulle corrette modalità di trattamento<br />
dei rifiuti prodotti<br />
Codice Europeo<br />
Rifiuto (C.E.R.)<br />
0 8 03 18<br />
1 3 02 08*<br />
1 5 01 01<br />
1 1 01 13*<br />
Denominazione rifiuto<br />
attribuita dal produttore<br />
C artucce e toner<br />
per stampa esauste<br />
A ltri oli per motori,<br />
ingranaggi e lubrificazione<br />
i mballaggi di carta e cartone<br />
S olvente sgrassaggio esausto<br />
1 5 01 02 I mballaggi in plastica<br />
1 5 01 03 I mballaggi in legno<br />
1 5 02 02* F iltri dell'olio<br />
1 6 06 01* B atterie al piombo<br />
2 0 01 21*<br />
T ubi fluorescenti e altri<br />
rifiuti contenenti mercurio<br />
1 5 01 07 I mballaggi e vetro di scarto<br />
1 5 02 02* A ssorbenti sporchi d'olio<br />
Responsabile ambientale<br />
Responsabile ambientale<br />
Responsabile ambientale<br />
Responsabile ambientale<br />
Responsabile ambientale<br />
Responsabile ambientale<br />
Responsabile ambientale<br />
TABELLA 3<br />
ESEMPIO DI INVENTARIO DELLE TIPOLOGIE DI<br />
Classificazione Stato fisico Caratteristiche<br />
S peciale<br />
non pericoloso<br />
S peciale Pericoloso<br />
S peciale<br />
non pericoloso<br />
S peciale Pericoloso<br />
S peciale<br />
non pericoloso<br />
S peciale<br />
non pericoloso<br />
S peciale Pericoloso<br />
S peciale Pericoloso<br />
S peciale Pericoloso<br />
S peciale<br />
non pericoloso<br />
S peciale Pericoloso<br />
2. Solido<br />
non pulverulento<br />
I nodore<br />
4. Liquido O dore sgradevole<br />
2. Solido<br />
non pulverulento<br />
I nodore<br />
4. Liquido O dore di solvente<br />
2. Solido<br />
non pulverulento<br />
2. Solido<br />
non pulverulento<br />
2. Solido<br />
non pulverulento<br />
2. Solido<br />
non pulverulento<br />
2. Solido<br />
non pulverulento<br />
1. Solido pulverulento<br />
2. Solido<br />
non pulverulento<br />
I nodore<br />
I nodore<br />
O dore pungente<br />
e/o irritante<br />
I nodore<br />
I nodore<br />
I nodore<br />
O dore pungente<br />
e/o irritante<br />
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PROCESSI E SISTEMI•RIFIUTI<br />
RIFIUTI PRODOTTI NEL SITO<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
FIGURA 2<br />
CRITERI DI INDIVIDUAZIONE DEI RIFIUTI<br />
Attribuzione del Codice identificativo (CER) Individuazione dei rifiuti pericolosi<br />
NO<br />
NO<br />
NO<br />
può essergli<br />
attribuito un codice<br />
appropriato<br />
del capitolo 16?<br />
NO<br />
Classi<br />
pericolosità<br />
Il rifiuto da<br />
catalogare<br />
appartiene a<br />
una delle ‘famiglie’<br />
dei capitoli da 01 a<br />
12 o da 17 a 20?<br />
appartiene a<br />
una delle ‘famiglie’<br />
dei capitoli<br />
13, 14, 15?<br />
Sì<br />
Sì<br />
Sì<br />
ricominciare<br />
considerando<br />
anche i codici 99<br />
Destino<br />
D 15<br />
H 5 D 14<br />
R 13<br />
può essergli<br />
attribuito un codice<br />
appropriato?<br />
(esclusicodici99)<br />
può essergli<br />
attribuito un codice<br />
appropriato?<br />
Sì<br />
Sì<br />
CODICE<br />
Altre caratteristiche<br />
pH % H2O Peso spec.<br />
codici con<br />
asterisco<br />
il rifiuto è<br />
descritto<br />
senza riferimenti a<br />
sostanze pericolose<br />
il rifiuto è<br />
pericoloso<br />
oltreilimitidell’art.2<br />
dec. 2000/532/CE<br />
il rifiuto è<br />
pericoloso<br />
16 01 12<br />
pastiglie per freni da<br />
... 16 01 11 16 01 15 liquidi<br />
antigelo diversi da<br />
quelli ... 16 01 14<br />
Infiammabilità<br />
H 14 D 15 9, 6 1, 00 N. A.<br />
<br />
R 5 / R<br />
13<br />
R 13<br />
H 5 D 15<br />
H 4, H5, H6, H8, H13 R 13<br />
H 4, H14 D 15<br />
R 13<br />
H 13 D 14<br />
esempio<br />
16 01 13*<br />
liquidi per freni<br />
CER 2002<br />
inragionedellapresenza<br />
di sostanze pericolose<br />
Analisi<br />
gli deve<br />
essere attribuito<br />
un altro<br />
codice<br />
esempi<br />
16 01 11*<br />
pastiglie per freni<br />
contenentiamianto<br />
16 01 14*<br />
liquidi antigelo<br />
contenentisostanze<br />
pericolose<br />
entroilimitidell’art.2<br />
dec. 2000/532/CE<br />
il rifiuto non<br />
è pericoloso<br />
codici senza<br />
asterisco<br />
esempi<br />
il rifiuto non<br />
è pericoloso<br />
i rifiuti<br />
domestici sono<br />
comunque non<br />
pericolosi<br />
rante le lavorazioni. I contenitori sono<br />
identificabili da specifica etichettatura e<br />
devono essere utilizzati per depositarvi<br />
solo i rifiuti indicati (si veda lafigura3);<br />
ð tutto il personale presente in stabilimento<br />
(incluso quello di ditte esterne) è<br />
tenuto a rispettare le modalità di raccolta<br />
differenziata dei rifiuti, secondo quanto<br />
indicato dai cartelli indicatori presenti<br />
sui contenitori degli stessi. In particolare,<br />
tutto il personale dovrà osservare le<br />
seguenti disposizioni relative alla raccolta<br />
e separazione dei rifiuti:<br />
l è vietato immettere rifiuti di una determinata<br />
tipologia in un contenitore<br />
diverso;<br />
l è vietato abbandonare rifiuti in aree<br />
non previste;<br />
l è vietato immettere rifiuti liquidi in aree<br />
non dotate di bacino di contenimento;<br />
l è vietato lasciare contenitori di rifiuti in<br />
prossimità di caditoie di acque pluviali;<br />
l è vietata la miscelazione di rifiuti di<br />
diversa tipologia.<br />
15
ð incasodirifiutononidentificato,siraccomanda<br />
di non manipolare, non miscelare<br />
con altri rifiuti, non esporre a<br />
calore/fiamma, richiedendo al responsabileambientalelemodalitàperilcorrettosmaltimento.<br />
Depositotemporaneo<br />
deirifiuti<br />
ð all’internodelsitodevonoessereindividuate<br />
aree apposite per il deposito<br />
temporaneo dei rifiuti (si veda la figura<br />
4)primadelloroconferimentoalleditte<br />
di smaltimento/recupero (si veda la<br />
figura5).Aquestoscopo,ilresponsabile<br />
ambientaleprovvedearedigereemantenere<br />
aggiornata una planimetria con<br />
l’identificazionedelleareedistoccaggio<br />
dei rifiuti (si veda la figura 6). Le<br />
aree di deposito temporaneo sono le<br />
uniche zone dove possono essere depositati<br />
i rifiuti all’esterno dei fabbricati.<br />
Questeareedevonoesseremantenute<br />
costantementepuliteeinordine;<br />
ð i responsabili di reparto o loro preposti,hannoilcompitodigarantireilcontinuo<br />
asporto dei rifiuti prodotti dal<br />
luogo in cui essi vengono generati,<br />
mentre il trasferimento dal luogo di<br />
produzionealluogodistoccaggio(de<br />
FIGURA3<br />
DIFFERENZIAZIONEDEIRIFIUTIPRODOTTI<br />
Tipologia Identificazione Contenuto Ubicazione<br />
Piccole quantità<br />
Grandi quantità<br />
Secco non riciclabile<br />
Multimateriale<br />
Film<br />
estensibiletermoretraibile<br />
Medicinali<br />
Gomma e polistirolo, stracci<br />
sporchi, carta carboneoleataplastificata,<br />
contenitori in<br />
tetrapack, spazzatura e polvere,<br />
cocci ceramicaporcellana,<br />
plastica varia (esclusi<br />
contenitori per liquidi)<br />
Contenitori vuoti in alluminio,<br />
P.E.T., Vetro<br />
Film estensibile, termoretraibile,<br />
etichette, sacchetti<br />
Medicinali scaduti, materiale<br />
usato per 1° soccorso<br />
PROCESSI E SISTEMI•RIFIUTI<br />
positotemporaneorifiuti)èacuradegliaddettidellaproduzionee/ocarrellisti.<br />
Questi dovranno attenersi alle seguentidisposizioni:<br />
l il trasferimento dei rifiuti nelle aree di<br />
deposito temporaneo deve essere effettuato<br />
nel pieno rispetto della segnaleticaappostasuicassonidiraccolta;<br />
l i rifiuti raccolti alla rinfusa (ad es. fusti,<br />
bidoni, ecc.) devono essere posizionati<br />
supalletinlegnoinbuonostato,mentre<br />
le botole di materiale pressato (film<br />
estensibile)devonoesseredidimensioni<br />
ridotte,perevitarelarotturadelletenutedurantel’avvioall’areadistoccaggio.<br />
Trattamento<br />
preliminare<br />
Reparti produttivi Non necessario<br />
Reparti produttivi Non necessario<br />
Reparti produttivi<br />
Riduzione volumetrica<br />
mediante pressa<br />
oleodinamica<br />
Infermeria Non necessario<br />
Legno Sfridi di legno Reparti produttivi Non necessario<br />
080318<br />
tonerperstampa<br />
esauriti<br />
160504 *<br />
bombolettespray<br />
vuote<br />
160601 *<br />
batterie<br />
alpiombo<br />
Cartucce e toner per stampanti<br />
esaurite<br />
Bombolette spray vuote e piccoli<br />
contenitori in pressione<br />
Batterie al piombo esauste<br />
Uffici Non necessario<br />
Officina Non necessario<br />
Locale ricarica<br />
batterie<br />
Non necessario<br />
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PROCESSI E SISTEMI•RIFIUTI<br />
Ditteesterneautorizzate<br />
altrasportoealtrattamento<br />
ð sulla base della classificazione dei rifiuti<br />
effettuata, il responsabile ambientale<br />
provvede alla selezione delle ditte autorizzate<br />
all’asporto dei rifiuti dai luoghidistoccaggioealsuccessivotrattamento<br />
(recupero/smaltimento), richiedendo,<br />
a questo fine, le relative<br />
autorizzazioni e valutandone l’adeguatezza;<br />
ð le visite presso gli impianti di trattamentorifiutisonopianificateinappositodocumentoelacopiadeiverbalideisopralluoghieseguitièarchiviatadalresponsabileambientale(vedasialloscopoilparagrafo“Registrazioneearchiviazione”);<br />
ð ilcontrollodell’accessoalsitodaparte<br />
delleditteadibitealtrasportodeirifiuti<br />
è gestito dal personale di portineria al<br />
qualeilresponsabileambientalecomunica<br />
le targhe degli automezzi autorizzatiall’ingresso;<br />
ð ilresponsabileambientaleredigeilformulario<br />
d’identificazione del rifiuto<br />
e verifica il ritorno della quarta<br />
copia del formulario entro i termini di<br />
legge vigenti (max 90 giorni), adoperandosi,<br />
se necessario, a sollecitare la<br />
dittasmaltatrice;<br />
ð nel caso in cui la quarta copia non<br />
dovesse rientrare nei termini di legge<br />
previsti,ilresponsabileambientaleinvia<br />
comunicazione ufficiale alla provincia<br />
territorialmentecompetente.<br />
Quantosopraèsintetizzatonellafigura7.<br />
Altreattività<br />
Informazioneeformazione<br />
Il responsabile ambientale organizza specifici<br />
incontri di formazione per la gestione<br />
dei rifiuti. In particolare, deve essere<br />
condotto un addestramento iniziale per<br />
tutti i neoassunti. Sono previste, inoltre,<br />
sezioni di aggiornamento periodico per<br />
tutto il personale che genera e manipola<br />
rifiutiduranteleproprieattivitàlavorative.<br />
La formazione deve basarsi, almeno, sui<br />
seguentiaspetti:<br />
l requisiti normativi ed eventualmente<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
altrirequisitispecificiapplicabili;<br />
l procedure operative di gestione dei rifiutiinattonelsito;<br />
l procedure di risposta alle emergenze<br />
in caso di versamenti accidentali di rifiuti<br />
nell’ambiente (sul suolo o in fognatura).<br />
Lapianificazionedelleattivitàformativein<br />
materia di rifiuti e le registrazioni degli<br />
incontrisonocustoditepressol’ufficiodel<br />
responsabile ambientale (si veda oltre<br />
“Registrazioneearchiviazione”).<br />
Controlli<br />
Con cadenza annuale, il responsabile<br />
ambientalecontattaillaboratorioesterno<br />
perl’esecuzionedell’analisideifanghiprodottidalladepurazionedelleacque.<br />
Registrazioneearchiviazione<br />
Il responsabile ambientale assicura la gestionedelladocumentazioneprevistadalle<br />
norme vigenti in materia di rifiuti (formulari<br />
di identificazione rifiuti, registri di<br />
carico/scarico, MUD, analisi di classificazione<br />
e autorizzazioni delle ditte di trasportoeditrattamentodeirifiuti).<br />
Sono, inoltre, archiviati dal responsabile<br />
ambientale anche i verbali dei sopralluoghi<br />
effettuati presso i siti di trattamento<br />
FIGURA4<br />
CONDIZIONIPERILDEPOSITO<br />
TEMPORANEODEIRIFIUTI<br />
Rifiuti<br />
Pericolosi<br />
Asporto<br />
bimestrale<br />
o<br />
deposito<br />
PROCESSI E SISTEMI•RIFIUTI<br />
FIGURA5<br />
TRASFERIMENTODEIRIFIUTIPRODOTTINELLEAREE<br />
ASPECIFICADESTINAZIONE<br />
Tipologia Attività Destinazione Ubicazione<br />
15 01 01 –<br />
Carta e<br />
Cartone<br />
15 01 02 –<br />
Imballaggi in<br />
plastica<br />
Disimballaggio<br />
materie prime,<br />
scarti produttivi<br />
Scarti di<br />
lavorazione,<br />
– sacchetti<br />
– film estensible e<br />
termoretraibile;<br />
– etichette<br />
– ecc.<br />
Disimballaggio Materie Prime<br />
(Film estensibile, termoretraibile)<br />
Pressature per<br />
adeguamento<br />
volumetrico<br />
CARTAE<br />
CARTONE<br />
SFUSO<br />
FIGURA6<br />
DISLOCAZIONEDEICONTENITORIEDELLEAREEESTERNE<br />
DISTOCCAGGIORIFIUTI<br />
Lato est<br />
Lato est<br />
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PROCESSI E SISTEMI•RIFIUTI<br />
dei rifiuti conferiti e le registrazioni degli<br />
incontri di formazione effettuati.<br />
Non conformità – azioni<br />
correttive<br />
Eventuali non conformità che possono<br />
Produttore<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
essere rilevate duranteaudit e/o ispezioni<br />
da parte del responsabile ambientale, e/o<br />
dai responsabili reparto o loro preposti,<br />
dovranno essere raccolte e archiviate nell’apposito<br />
registro, che comprendono anche<br />
le azioni correttive proposte e i sog<br />
getti responsabili coinvolti.<br />
I riferimenti possono essere:<br />
l norma UNI EN ISO 14001;<br />
l registro delle prescrizioni legali e altre<br />
misure applicabili;<br />
l piano degliaudit interni ed esterni. l<br />
FIGURA7<br />
GESTIONEDEIRIFIUTIPRODOTTIECONFERITIASOGGETTITERZI<br />
Form.<br />
ident.<br />
rifiuto<br />
copia<br />
4<br />
RIFIUTI<br />
SPECIALI<br />
Se produttori di<br />
rifiuti pericolosi<br />
PRINCIPALI ATTIVITÀ OPERATIVE DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI<br />
entro 90 gg.<br />
dall’emissione<br />
Form.<br />
ident.<br />
rifiuto<br />
copia<br />
1<br />
Destinatario<br />
Temporaneo<br />
max10 m 3 (pericolosi)<br />
max20 m 3 (non pericolosi)<br />
max durata: < 1 anno<br />
entro 10 gg.<br />
entro 10 gg.<br />
Registro<br />
Carico <br />
Scarico<br />
Form.<br />
ident.<br />
rifiuto<br />
copie<br />
2 3 4<br />
entro 2 gg.<br />
Form.<br />
ident.<br />
rifiuto<br />
copie<br />
2 4<br />
Denuncia annuale dei rifiuti (M.U.D.)<br />
(entro 30 aprile)<br />
Conferimento<br />
a soggetti terzi<br />
autorizzati<br />
Form.<br />
ident.<br />
rifiuto<br />
copia<br />
3<br />
Destinatario<br />
Operazioni di<br />
recupero (R)<br />
Operazioni di<br />
smaltimento (D)<br />
TABELLA4<br />
ESEMPIODIMODULODIISPEZIONEPERIODICADELLEAREEADIBITE<br />
ADEPOSITOTEMPORANEODEIRIFIUTI<br />
AREA PUNTO DI VERIFICA CONDIZIONI NOTE<br />
19
Ordine Generale o BUONO o DISCRETO o SCARSO<br />
S egnaletica<br />
C ondizione Rifiuti Generale<br />
S eparazione<br />
S toccaggio<br />
E tichettatura contenitori<br />
O rdine Generale<br />
S egnaletica<br />
C ondizione Rifiuti Generale<br />
S eparazione<br />
S toccaggio<br />
E tichettatura contenitori<br />
O rdine Generale<br />
S egnaletica<br />
C ondizione Rifiuti Generale<br />
S eparazione<br />
S toccaggio<br />
E tichettatura contenitori<br />
O rdine Generale<br />
S egnaletica<br />
C ondizione Rifiuti Generale<br />
S eparazione<br />
S toccaggio<br />
E tichettatura contenitori<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
o BUONO o DISCRETO o<br />
SCARSO<br />
PROCESSI E SISTEMI•RIFIUTI<br />
20 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
Le devastanti<br />
conseguenze dello<br />
sversamento in mare di<br />
idrocarburi impongono,<br />
al di là delle necessarie<br />
misure preventive,<br />
l’adozione di tecnologie<br />
di contenimento in<br />
grado di rispondere<br />
quanto più rapidamente<br />
possibile in caso di<br />
incidente, in modo da<br />
evitare l’allargamento<br />
della chiazza e il rischio<br />
conseguente di<br />
contaminazione delle<br />
coste. Una delle<br />
soluzioni più<br />
frequentemente adottate<br />
è il contenimento del<br />
prodotto sversato<br />
mediante dispiegamento<br />
di barriere galleggianti<br />
(panne) e il conseguente<br />
recupero con appositi<br />
dispositivi meccanici<br />
(skimmer).<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
PROCESSI E SISTEMI•ACQUA<br />
Barriere galleggianti<br />
Come contenere gli idrocarburi<br />
in caso di sversamento in mare<br />
n di Laura Trinci, responsabile Ingegneria Tutela Ambiente CASTALIA<br />
Ecolmar S.C.p.A.<br />
Figure a cura di Laura Trinci<br />
Foto 1, 2 e da 7 a 42 su gentile concessione di CASTALIA Ecolmar S.C.p.A.<br />
Foto 3, 4, 5 e 6 su gentile concessione di TACCONI S.p.A.<br />
Il petrolio e i suoi derivati sono considerati tra i principali<br />
contaminanti di interesse dell’ecosistema marino, sia in<br />
ragione delle quantità (1,3 milioni di tonnellate annualmente<br />
scaricate in media nelle acque marine [1] ) e delle<br />
concentrazioni delle sorgenti di contaminazione sia per il<br />
potenziale impatto che questi input possono avere sulla vita<br />
acquatica e sulla salute umana, nonché sullo sfruttamento<br />
economicoricreativo delle risorse del mare e delle coste.<br />
Lo sversamento di prodotti petroliferi<br />
nelle acque marine produce la formazione<br />
di una chiazza oleosa superficiale, che<br />
tende rapidamente a espandersi in direzione<br />
orizzontale sotto l’azione naturale<br />
della gravità e della tensione superficiale<br />
dando luogo alla formazione di un sottile<br />
strato, di sezione lenticolare, in galleggiamento<br />
sull’acqua.<br />
La tendenza allo spandimento di un prodotto<br />
è funzione della sua viscosità. La<br />
maggior parte dei greggi a bassa o media<br />
viscosità, in assenza di ostacoli esterni,<br />
può arrivare a occupare vastissime aree<br />
nel giro di poche ore dallo sversamento.<br />
Si stima che 1 metro cubo sversato<br />
produca una macchia oleosa che, espandendosi,<br />
si assottiglia fino a raggiungere<br />
uno spessore pari a 0,5 micron, corrispondente<br />
all’occupazione di un’area di<br />
circa 2 milioni di metri quadrati.<br />
Risulta evidente l’importanza di intervenire<br />
rapidamente in conseguenza di unoil<br />
spill per la messa in atto di misure volte a<br />
evitare il repentino allargamento della<br />
chiazza e il rischio che la stessa possa<br />
raggiungere il litorale e impattare le coste.<br />
A questo scopo, ove praticabile, si<br />
procede al contenimento del prodotto<br />
sversato mediante dispiegamento di barriere<br />
galleggianti (panne) e al suo recupero<br />
con appositi dispositivi meccanici<br />
(skimmer).<br />
Esistono molteplici metodologie di intervento<br />
per fronteggiare un oil spill, ma la<br />
tecnica di disinquinamento sopra menzionata<br />
ha il pregio di rimuovere effettivamente<br />
l’inquinante dal mare ed è caratterizzata<br />
da un basso impatto ambientale.<br />
Tuttavia, dovendo contrastare la<br />
naturale tendenza dell’olio a spargersi,<br />
frammentarsi e disperdersi sotto l’azione<br />
del vento, delle onde e delle correnti,<br />
non è di semplice applicazione e richiede<br />
battelli specializzati, personale formato e<br />
supporti logistici.<br />
[1] Stime del NRC UnitedStatesNationalResearchCounciloftheNationalAccademiesofScience “Oil in the Sea 2003”.<br />
21
Ai fini della decisione in merito all’applicazione<br />
della tecnologia in oggetto è essenziale<br />
valutare accuratamente le condizioni<br />
meteomarine in atto, che possono<br />
limitare fortemente il rendimento di<br />
intervento.<br />
Isistemidicontenimento:<br />
lebarrieregalleggianti<br />
La funzione primaria delle barriere galleggianti,<br />
o panne, è, come detto, quella di<br />
contenere lo sversamento intorno alla<br />
sorgente e diaddensare/concentrare<br />
il prodotto, aumentandone lo spessore e<br />
migliorando l’efficacia del recupero con gli<br />
skimmer.<br />
In questi casi le estremità delle barriere<br />
sono fissate a una o più unità navali dedicate,<br />
che si dispongono in una determinata<br />
configurazione di raccolta, opportunamente<br />
scelta in funzione delle caratteristiche<br />
dell’inquinamento e delle attrezzature<br />
e dei mezzi disponibili (si veda lafoto1).<br />
5Foto 1 – Sistema a tangone per il<br />
contenimento dell’inquinante con panne<br />
galleggianti e raccolta con skimmer a dischi<br />
Le panne, orientate secondo determinati<br />
angoli di inclinazione rispetto al flusso<br />
dell’olio, hanno altresì funzione di deviare/canalizzare<br />
il plume [2] /flusso di<br />
contaminazione, allo scopo di proteggere<br />
particolari zone (aree di rilevanza ambientale<br />
e/o economica/turistica, tratti di<br />
costa di pregio, ecc.) escludendole dal<br />
rischio di contaminazione, ovvero di<br />
convogliare il flusso di inquinante verso<br />
specifiche zone, preventivamente indivi<br />
duate per la conduzione delle operazioni<br />
di cleanup (in genere aree costiere o<br />
specchi portuali).<br />
Spiegamenti di panne possono essere<br />
dislocati intorno a delle potenziali sorgenti<br />
di contaminazione, quali, ad esempio,<br />
navi incagliate che potrebbero dar<br />
luogo al rilascio di sostanze idrocarburiche<br />
(si veda la foto 2). In questi casi la<br />
barriera viene posizionata con appositi<br />
mezzi navali e lasciata in una configurazione<br />
fissa, mediante predisposizione di<br />
un sistema di ancoraggio a terra e sul<br />
fondale marino.<br />
5Foto2–Barriera di panne gonfiabili<br />
disposte in configurazione fissa intorno a<br />
una motonave incagliata<br />
Gli elementi costitutivi delle panne sono:<br />
l il “bordo libero”: altezza delle panne sul<br />
pelo dell’acqua, con funzione di prevenire<br />
o ridurre il passaggio dell’olio al di<br />
sopra di esse, dovuto al moto ondoso;<br />
l il “grembiule”: altezza immersa, con<br />
funzione di impedire il passaggio dell’olio<br />
al di sotto delle panne, per effetto<br />
delle correnti;<br />
l gli elementi di galleggiamento: (camere<br />
d’aria o specifici materiali sintetici) con<br />
funzione di conferire la spinta di galleggiamento<br />
alla panna, consentendole di<br />
mantenere la sua posizione sulla superficie<br />
del mare;<br />
l gli elementi di tensione longitudinale:<br />
(catene o cavi d’acciaio saldamente fissati<br />
ai terminali) disposti lungo il profilo<br />
inferiore delle panne, con funzione di<br />
conferire resistenza longitudinale;<br />
PROCESSI E SISTEMI•ACQUA<br />
l la zavorra: pesi in ghisa applicati sul lembo<br />
inferiore del grembiule, di norma a<br />
intervalli di 1 metro, per conferire stabilità<br />
alla panna e mantenerla verticale<br />
rispetto alla superficie dell’acqua (nelle<br />
panne d’altura, oltre ai pesi, è necessario<br />
sospendere una catena sulla lunghezza<br />
di base del grembiule come zavorra<br />
supplementare);<br />
l i connettori: elementi in acciaio posti<br />
alle due estremità di ogni spezzone di<br />
panna (i singoli spezzoni in genere hanno<br />
lunghezze di 101520 m a seconda<br />
della tipologia costruttiva) per consentire<br />
il collegamento a tenuta stagna tra<br />
le diverse sezioni.<br />
5Figura 1 – Schema semplificato di una<br />
panna<br />
In relazione alle caratteristiche costruttive<br />
le panne si dividono in:<br />
l panne rigide a galleggiante solido:<br />
il galleggiamento è conferito tramite<br />
elementi tubolari, in genere in polietilene<br />
ad alta densità riempito con poliuretano<br />
espanso, o da elementi<br />
tubolari o sferici in materiale plastico. Il<br />
grembiule sottostante, in poliestere o<br />
PVC, è flessibile e libero di muoversi in<br />
modo indipendente dal galleggiante ed<br />
è mantenuto da un insieme di pesi in<br />
ghisa disposti lungo il bordo inferiore;<br />
l panne rigide a tendina/steccato:<br />
gli elementi galleggianti sono corpi in<br />
polietilene riempiti con poliuretano<br />
espanso, di varie forme e dimensioni,<br />
[2] Ilplume è un termine impiegato per definire il flusso di contaminazione di un acquifero sotterraneo cioè il pennacchio che, in una situazione di contaminazione da sostanze<br />
pericolose, trasporta le sostanze contaminanti in falda. Il termine si può anche sostituire con “flusso”.<br />
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PROCESSI E SISTEMI•ACQUA<br />
5Figura 2 – Dettaglio di panna rigida a<br />
galleggiante solido<br />
5Foto 3 – Panne rigide a galleggiante solido<br />
5Figura 3 – Dettaglio di panna rigida a<br />
tendina/steccato<br />
applicati lateralmente a intervalli su un<br />
unico corpo piano, rigido o semisolido,<br />
in telo poliuretanico o in gomma, costituente<br />
sia il bordo libero che il grembiule;<br />
l panne gonfiabili: il galleggiante è un<br />
elemento tubolare costituito da una camera<br />
d’aria in neoprene a tenuta pneumatica<br />
con valvole per l’insufflazione di<br />
aria, fornita di norma da un compresso<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
5Foto 4 – Panne rigide<br />
a tendina/steccato<br />
5Figura 4 – Dettaglio di panna gonfiabile<br />
5Foto 5 – Panne gonfiabili<br />
re a bassa pressione (vengono prodotti<br />
anche modelli autogonfiabili).<br />
Laselezionedellatipologia<br />
dibarriera<br />
La scelta della tipologia di barriera da impiegare<br />
in un intervento di contenimento di<br />
prodotti idrocarburici in mare dipende da<br />
un insieme di considerazioni che tengono<br />
conto delle caratteristiche costruttive, delle<br />
prestazioni nel trattenimento dell’olio e delle<br />
proprietà di risposta alle sollecitazioni<br />
prodotte dall’ambiente esterno, in particolare<br />
la capacità di opporsi alla rotazione<br />
della parte emersa e/o del grembiule (con<br />
conseguente perdita di prodotto) sotto<br />
l’azione del vento, delle correnti, delle onde<br />
e del tiro, nonché di mantenere il bordo<br />
libero conformandosi al moto ondoso.<br />
Dal punto di vista costruttivo i due parametri<br />
che influenzano principalmente la<br />
prestazione dei diversi tipi di panne sono il<br />
bordo libero e l’immersione, le cui caratteristiche<br />
determinano la capacità contenitiva<br />
e, quindi, gli usi per i quali i differenti<br />
tipi di panne possono essere impiegati:<br />
l in mare aperto si utilizzano panne<br />
d’altura (od oceaniche): si tratta di<br />
panne di grandi dimensioni con ampio<br />
bordo libero (4080 cm) e grembiule<br />
lungo (immersione 90120 cm);<br />
l in acque più calme limitrofe alla costa o<br />
in specchi acquei chiusi (porti, lagune,<br />
ecc.) si impiegano panne costiere di<br />
protezione, più piccole delle panne d’altura,<br />
con minore bordo libero (2535<br />
cm) e immersione (4060 cm).<br />
Altre importanti caratteristiche da valutare<br />
ai fini della scelta della tipologia di barriera<br />
da impiegare sono:<br />
l flessibilità: influenza la proprietà di<br />
conformarsi e assecondare il movimento<br />
delle onde;<br />
l resistenza: necessaria a contrastare la<br />
forza del vento e delle correnti durante<br />
le fasi di stendimento e traino e a evitare<br />
danneggiamenti durante il maneggiamento<br />
per la messa in opera/ritiro;<br />
l caratteristiche del materiale costituente:<br />
– deve resistere all’acqua e agli idrocarburi;<br />
– non deve deteriorarsi nelle normali<br />
condizioni di utilizzo e stoccaggio;<br />
– deve essere in grado di sopportare i<br />
vari stress nelle fasi di spiegamento,<br />
stendimento, traino e contenimento;<br />
– deve poter resistere all’esposizione<br />
solare prolungata e alla salsedine (esistono<br />
anche particolari tipologie con<br />
caratteristiche ignifughe);<br />
l facilità e rapidità di messa in opera:<br />
necessarie per garantire un celere<br />
intervento di risposta, anche in caso di<br />
indisponibilità di personale esperto;<br />
l connessioni: i collegamenti alle estremità<br />
tra i vari spezzoni di panne devono<br />
essere a tenuta stagna, facili da innestare,<br />
resistenti, non facilmente corrodibili<br />
e, ove necessario, consentire il collegamento<br />
tra panne di dimensioni e tipologia<br />
differenti (sistemi di connessione di<br />
tipo universale);<br />
23
l ormeggio efficace: necessario a impedire<br />
l’aratura delle ancore per azione<br />
delle correnti;<br />
l affidabilità;<br />
l peso;<br />
l costi;<br />
l ingombro in fase di stoccaggio;<br />
l facilità di pulizia dopo l’uso;<br />
l facilità di riparazione e/o sostituzione<br />
di parti danneggiate.<br />
Prestazionidellediverse<br />
tipologiedipanne<br />
l le panne rigide, sono rapide da dispiegare<br />
e facili da usare e non richiedono<br />
particolari accorgimenti, né personale<br />
esperto. Tuttavia, risultando poco<br />
resistenti e non efficaci nella risposta<br />
all’azione degli agenti meteomarini,<br />
non sono adatte agli impieghi in mare<br />
aperto:<br />
– le panne a tendina vengono impiegate<br />
in acque calme, prossime alla costa o<br />
interne (ad esempio aree portuali o<br />
baie) in quanto non in grado di accompagnare<br />
il movimento delle onde e pertanto<br />
poco efficaci nel trattenere l’olio<br />
in condizioni di mare e vento. Poiché in<br />
questa tipologia costruttiva il grembiule<br />
e il bordo libero si muovono come una<br />
singola unità, se l’azione del vento o<br />
delle correnti produce una rotazione<br />
con spostamento della panna dalla verticale,<br />
si hanno perdite di prodotto sia<br />
per passaggio al di sotto del grembiule<br />
sia al di sopra del bordo libero. A valle<br />
dell’impiego presentano difficoltà nelle<br />
operazioni di pulizia;<br />
– le panne rigide a galleggiante solido offrono<br />
migliori prestazioni delle panne a<br />
tendina nelle acque mosse, ma presentano<br />
notevoli problemi di ingombro e<br />
deformazione durante lo stoccaggio.<br />
l le panne gonfiabili sono molto versatili,<br />
vengono prodotte in varie forme<br />
e dimensioni e si prestano per l’impiego<br />
sia in mare aperto, in quanto assecondano<br />
bene il movimento delle onde<br />
(panne gonfiabili d’altura), che in aree<br />
costiere (panne gonfiabili costiere).<br />
Hanno, inoltre, vantaggi legati al ridotto<br />
ingombro in fase di stoccaggio e immagazzinamento<br />
e alla facilità di pulizia a<br />
valle dell’impiego. Sono, tuttavia, più costose<br />
e richiedono personale esperto<br />
per la messa in opera.<br />
Possibili danneggiamenti subiti nella fase di<br />
impiego e maneggiamento (forature o lacerazioni)<br />
ne possono compromettere la galleggiabilità<br />
che va, pertanto, ripristinata mediante<br />
mirati interventi di manutenzione.<br />
Per lo stoccaggio, in particolare a bordo<br />
dei mezzi antinquinamento, le panne gonfiabili<br />
sono disposte su rulli avvolgitori attivati<br />
con dispositivo di movimentazione di<br />
PROCESSI E SISTEMI•ACQUA<br />
norma idraulico (si vedano la figura 5 e le<br />
foto6,7e8).<br />
Intabella1un confronto tra le prestazioni<br />
delle diverse tipologie di panne.<br />
TABELLA1<br />
PRESTAZIONIDELLEDIVERSETIPOLOGIEDIPANNEACONFRONTO<br />
T ipo di panna<br />
5Figura 5 – Panna gonfiabile su rullo<br />
avvolgitore (schema)<br />
5Foto 6 – Rullo avvolgitore<br />
5Foto 7 e 8 – Rulli a bordo dei mezzi antinquinamento e motore idraulico di avviamento<br />
C omportamento in funzione delle<br />
condizioni meteomarine<br />
M are aperto<br />
O>3 piedi<br />
C>1 nodo<br />
P orti e baie<br />
O
PROCESSI E SISTEMI•ACQUA<br />
5Figura6–Schema di comportamento delle panne gonfiabili con<br />
moto ondoso: l’altezza del bordo libero e l’immersione della gonna<br />
vengono mantenuti anche in condizioni di mare agitato<br />
Ilcontrastodell’azione<br />
degliagentimeteomarini<br />
In condizioni meteorologiche avverse, il<br />
contenimento e il recupero di prodotti<br />
idrocarburici dalla superficie del mare risulta<br />
scarsamente se non del tutto inefficace.<br />
In particolare, la capacità delle barriere<br />
nel trattenere l’olio (e degli skimmer<br />
nel recuperarlo) viene compromessa per<br />
velocità delle correnti superiori a 1 nodo<br />
e/o in presenza di onde alte oltre 1 m.<br />
Il maltempo comporta, inoltre, difficoltà<br />
pratiche per gli operatori che devono<br />
condurre le attività antinquinamento su<br />
battelli resi instabili dal movimento ondoso<br />
e in condizioni di pioggia e vento, con<br />
possibili rischi per la sicurezza.<br />
Alcuni accorgimenti nell’impiego delle<br />
barriere galleggianti consentono, comunque,<br />
di limitare le perdite legate alle azioni<br />
degli agenti meteomarini, incrementando<br />
le prestazioni del contenimento.<br />
L’azione delle onde provoca il superamento<br />
del bordo libero da parte di spruzzi di<br />
prodotto oleoso (fenomeno che ha origine<br />
quando il rapporto tra la lunghezza<br />
dell’onda e la sua altezza, L/H, è minore di<br />
10, aumentando significativamente quando<br />
questo rapporto diventa inferiore a 5).<br />
Per arginare questa manifestazione, alcuni<br />
costruttori di barriere predispongono una<br />
tettoia orizzontale o una cresta verticale al<br />
di sopra del galleggiante (si veda la figura 8).<br />
Il vento e le correnti possono produrre lo<br />
scostamento della barriera dalla verticale, il<br />
primo agendo sul bordo libero e provocandone<br />
l’appiattimento sull’acqua, con<br />
conseguente fuoriuscita di prodotto, le seconde<br />
inducendo l’inclinazione del grembiule<br />
con passaggio dell’olio al di sotto di<br />
esso. Un’inclinazione della gonna, anche di<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
pochi gradi, può ridurre l’efficienza di ritenzione<br />
di oltre il 50%. Quest’ultimo fenomeno<br />
può essere contrastato aumentando la<br />
zavorra e, in configurazione di raccolta, riducendo<br />
la velocità di traino ed evitando<br />
che il tiro avvenga al livello del galleggiante.<br />
A quest’ultimo scopo, all’estremità della<br />
barriera trainata, viene fissata una piastra<br />
metallica collegata con una patta d’oca, agganciata<br />
superiormente e inferiormente; la<br />
trazione avviene nel punto centrale con<br />
l’interposizione, ove possibile, di un dispositivo<br />
ammortizzatore a molla.<br />
Anche se la panna rimane perfettamente<br />
verticale, comunque, in presenza di forti<br />
correnti e spessori di olio rilevanti, nella<br />
zona inferiore dello strato di contaminante<br />
si instaura una turbolenza che causa il distacco<br />
di gocce di olio e il loro ingresso nel<br />
flusso d’acqua, con fuoriuscita della miscela<br />
acquaprodotto al di sotto del grembiule. Il<br />
fenomeno descritto dipende dalla velocità<br />
del flusso e si instaura in genere quando lo<br />
scarto di velocità tra la corrente dell’acqua<br />
5Figura8–Schema di panna con tettoia<br />
orizzontale al di sopra del galleggiante<br />
5Figura9–Sistema a patta d’oca per il<br />
traino delle panne<br />
5Figura 7 – Schema di comportamento delle panne rigide a tendina<br />
con moto ondoso: l’altezza del bordo libero e l’immersione della<br />
gonna si riducono significativamente in condizioni di mare agitato<br />
e le panne eccede un valore critico (compreso<br />
in un intervallo di circa 0,71,2 nodi).<br />
Variando l’inclinazione delle panne rispetto<br />
alla direzione del flusso d’acqua si può<br />
ridurre la velocità effettiva tra barriera e<br />
corrente (massima in condizioni di disposizione<br />
perpendicolare).<br />
In configurazione di raccolta con le barriere<br />
trainate da unità navali dedicate, la velocità<br />
critica da non superare è rappresentata<br />
dalla velocità effettivamente incidente<br />
sulla barriera che tiene conto sia<br />
della corrente marina sia della velocità di<br />
traino delle panne. Ciò limita fortemente<br />
la velocità di avanzamento dei mezzi nel<br />
convogliamento della chiazza oleosa a va<br />
5Foto9–Patta d’oca all’estremità della<br />
barriera gonfiabile<br />
5Figura10–Angolazione delle panne<br />
rispetto alla direzione del flusso di corrente<br />
corrispondente alla velocità critica di 0,7 nodi<br />
25
lori che di norma si attestano intorno a<br />
0,5 nodi. Se le forze del vento, della corrente<br />
e dell’azione di traino agenti sulle<br />
panne, incrementate dall’eventuale presenza<br />
di onde, superano la resistenza alla<br />
trazione della barriera, quest’ultima subisce<br />
la rottura, con perdita totale dell’inquinante<br />
raccolto. Le forze sopra citate<br />
aumentano all’aumentare della superficie<br />
esposta e proporzionalmente al quadrato<br />
della velocità relativa indotta dal traino.<br />
La resistenza è determinata, in particolare,<br />
dal rapporto tra il fronte di avanzamento<br />
della panna e la sua lunghezza,<br />
detto “rapportodiapertura”, variabile<br />
tra 0,2 e 0,6; di conseguenza, la lunghezza<br />
della barriera che può effettivamente<br />
essere dispiegata in mare e mantenuta in<br />
configurazione di lavoro presenta dei limiti<br />
(di norma si stendono lunghezze variabili<br />
da qualche decina fino a poche centinaia<br />
di metri).<br />
Selezionedellaconfigurazione<br />
diraccolta<br />
La configurazione migliore da mettere in<br />
atto per il contenimento della macchia e il<br />
suo recupero dipende da una serie di<br />
fattori quali, in particolare:<br />
l le condizioni metereologiche;<br />
l le condizioni del mare;<br />
l la quantità e il tipo di olio sversato;<br />
l il tipo di sorgente;<br />
l l’estensione della chiazza;<br />
l le caratteristiche ambientali,<br />
l l’effettiva disponibilità in loco di attrezzature<br />
e mezzi:<br />
– lunghezze di panne disponibili;<br />
– presenza e numero di battelli antinquinamento;<br />
– spazi adeguati per lo svolgimento e la<br />
logistica delle operazioni;<br />
– ecc.<br />
Con panne di grandi dimensioni e in mare<br />
aperto si utilizzano, principalmente, i seguenti<br />
tipi di configurazione che, per essere<br />
realizzate, richiedono navi specializzate<br />
e personale adeguatamente formato:<br />
l laconfigurazioneaJèottenuta con<br />
due mezzi (anche una nave madre e il<br />
suo tender di appoggio) a ciascuno dei<br />
quali è collegata un’estremità della bar<br />
riera galleggiante. La raccolta del prodotto<br />
accumulato avviene nell’ansa mediante<br />
uno skimmer che convoglia il<br />
prodotto recuperato nelle tank di uno<br />
dei due battelli.<br />
l laconfigurazioneaUnecessita della<br />
presenza di due battelli specializzati per<br />
la manovra e il posizionamento della<br />
barriera di contenimento. Un terzo<br />
mezzo recoil è di norma adibito alla<br />
raccolta del prodotto addensato all’interno<br />
della conterminazione. In questo<br />
caso la configurazione deve essere abbastanza<br />
ampia da consentire l’ingresso<br />
e le manovre del mezzo adibito al recupero.<br />
In mancanza dell’unità recoil, si<br />
possono impiegare gli skimmer dei due<br />
mezzi in configurazione (che però lavoreranno<br />
al bordo della chiazza e, quindi,<br />
5Foto10e11–Configurazione di raccolta<br />
a J con nave madre e tender e<br />
posizionamento dello skimmer a dischi<br />
lato scafo nave madre<br />
PROCESSI E SISTEMI•ACQUA<br />
non nella zona di maggiore accentramento<br />
di contaminante) oppure, ove<br />
disponibile, uno skimmer semovente<br />
manovrato a distanza con appositi dispositivi<br />
elettronici.<br />
5Figura 11 – Configurazione di raccolta a J<br />
(schema)<br />
5Figura12–Configurazione a U (schema)<br />
5Foto12e13–Configurazione a U<br />
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PROCESSI E SISTEMI•ACQUA<br />
l analogamente con due mezzi si può<br />
disporre una configurazione a V,<br />
con skimmer di raccolta posizionato nel<br />
vertice che convoglia la miscela recuperata<br />
o nelle casse di una delle due unità<br />
o, dove disponibile, in un’apposita unità<br />
recoil.<br />
l esistono, infine, configurazioni di raccolta<br />
ottenibili con un unico battello, dotato<br />
di sistemi cosiddetti “a tangone”, costituiti<br />
da un braccio rigido fissato ortogonalmente<br />
su ciascuno dei due lati<br />
dello scafo, dotato di un sistema di galleggiamento<br />
sul punto terminale, al<br />
quale viene attaccata una estremità della<br />
lunghezza di panna stesa, l’altra delle<br />
quali è fissata al collegamento a scafo<br />
della nave. Il recupero del prodotto avviene<br />
per mezzo di uno skimmer posizionato<br />
nell’ansa formata dal sistema<br />
barriera e dallo scafo della nave.<br />
5Figura13–Configurazione a V (schema)<br />
5Figura 14 – Configurazioni di raccolta a<br />
battello unico con sistema “a tangone”<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
5Foto14–Configurazioni di raccolta a<br />
battello unico con sistema “a tangone”<br />
Nelle conformazioni a J e a U, le eventuali<br />
perdite si verificano principalmente nell’ansa<br />
della barriera di contenimento. In<br />
condizioni di forti correnti ed elevati<br />
5Figure15e16–Esempi di configurazioni di raccolta complesse<br />
spessori di prodotto, la configurazione a<br />
V, riducendo l’area di impatto perpendicolare<br />
del flusso sulla barriera, oppone<br />
minore resistenza al flusso e comporta<br />
quindi minori perdite. Pur presentando<br />
un ridotto fronte di raccolta, questa configurazione<br />
consente una maggiore velocità<br />
di avanzamento dei mezzi. Fronti di<br />
raccolta più larghi, come quelli a J o a U,<br />
opponendo maggiore resistenza al traino,<br />
richiedono velocità di trascinamento<br />
più ridotte e sono, pertanto, efficaci in<br />
caso di correnti marine non troppo elevate.<br />
Nelle figure 15 e 16 e nella foto 15<br />
alcuni esempi di configurazioni di raccolta<br />
complesse.<br />
27
Ancoraggiodellebarriere<br />
galleggianti<br />
Ancoraggiodisistemifissi<br />
Nei casi in cui i sistemi di contenimento,<br />
dopo il corretto posizionamento, vengano<br />
lasciati sul posto con funzione di protezione<br />
e/o confinamento, per il mantenimento<br />
della posizione contro l’azione<br />
degli agenti meteomarini è richiesta la<br />
posa in opera di un opportuno sistema di<br />
ancoraggio.<br />
In caso di disposizione in mare aperto,<br />
l’ancoraggio fisso è realizzato tramite ancore<br />
convenzionali (ancore Danforth per<br />
fondali sabbiosi o limosi, ancore Fisherman<br />
per fondali rocciosi) o blocchi di<br />
cemento (corpi morti), di opportuno peso<br />
e in numero adeguato, depositati sul<br />
fondale marino.<br />
Ove possibile, l’ancoraggio viene eseguito<br />
su un punto a terra, ad esempio su un<br />
pontile, su una spiaggia ecc.<br />
Nell’ancoraggio statico occorre monitorare<br />
i fattori che influenzano la profondità<br />
dell’acqua, la direzione e la forza del moto<br />
(inversioni di marea, correnti, vento, ecc.).<br />
Nel caso di una conterminazione fissa realizzata<br />
con barriere gonfiabili, occorre anche<br />
verificare periodicamente lo stato di<br />
gonfiaggio delle panne. A causa di lievi<br />
perdite dalle valvole, infatti, si può produrre<br />
una caduta di pressione di uno o più<br />
spezzoni. In questi casi si procederà, con<br />
l’ausilio di un tender o di un battello di<br />
servizio, al ripristino del corretto livello di<br />
gonfiaggio, mediante impiego di un compressore<br />
portatile cosiddetto “a zainetto”.<br />
Il numero di punti di ancoraggio da disporre<br />
dipende dalla configurazione prescelta<br />
e dall’entità della corrente e del<br />
vento. La letteratura consiglia che le cime<br />
di ancoraggio siano almeno 5 volte la profondità<br />
del mare nel punto e che vengano<br />
aggiunti dei pesi e un gavitello sulla linea di<br />
ancoraggio a distanza di 34 metri dall’estremità<br />
della panna per evitare la tensione<br />
verticale delle panne. La boa ha,<br />
altresì, funzione di segnalazione.<br />
Per il calcolo del numero di ancoraggi<br />
esistono delle formule empiriche che forniscono,<br />
in funzione della velocità del ven<br />
5Foto15–Esempio di configurazione di raccolta complesse<br />
to e della corrente, l’entità delle forze<br />
esercitate sulla barriera. Attraverso la<br />
consultazione di abachi che forniscono la<br />
forza di tenuta di ciascuna tipologia di<br />
ancore in funzione del tipo di fondale è<br />
possibile individuare il numero e la dimensione<br />
degli ancoraggi da impiegare per<br />
evitare il trascinamento delle panne.<br />
Nella pratica si impiega almeno un elemento<br />
di ancoraggio (corpi morti da 25<br />
kg o ancorotti da 20 kg) ogni 25 metri<br />
circa di barriera. Questi elementi vengono<br />
eventualmente collegati a grappolo in<br />
funzione dell’entità delle correnti agenti<br />
nella zona, al fine di evitare il trascinamento<br />
sul fondale dell’ancoraggio. I corpi<br />
morti e/o gli ancorotti disposti lungo la<br />
barriera sono collegati con un moschettone<br />
o un grillo e un doppino di cima, di<br />
lunghezza superiore alla profondità del<br />
fondale nel punto, agli appositi fori situati<br />
alla base delle connessioni tra i vari spezzoni<br />
di panne. Il collegamento dell’ancoraggio<br />
ai terminali, anziché agli anelli delle<br />
zavorre situate lungo il lembo inferiore<br />
delle panne, evita eventuali strappi del<br />
grembiule, causati da eccessive sollecitazioni.<br />
Il doppino consente il recupero della<br />
cima, anche quando non risulti possibile<br />
salpare il mezzo di ancoraggio. Le ragioni<br />
di questo operato sono dettate oltre che,<br />
naturalmente, da valutazioni di carattere<br />
economico, da considerazioni riferibili alla<br />
PROCESSI E SISTEMI•ACQUA<br />
sicurezza della navigazione, in particolare<br />
allo scopo di evitare che, una volta tagliata<br />
la cima in superficie, lo spezzone rimanente,<br />
collegato al corpo morto sul fondo,<br />
rimanga vacante con il rischio che si<br />
impigli ai meccanismi di unità navali di<br />
passaggio nell’area.<br />
Ancoraggioinconfigurazione<br />
diraccolta<br />
In configurazione di raccolta le panne sono<br />
fissate ai mezzi navali impegnati nelle<br />
5Figura17–Sistema di ancoraggio<br />
5Figura18–Applicazione di elemento di<br />
ancoraggio<br />
28 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PROCESSI E SISTEMI•ACQUA<br />
operazioni di disinquinamento mediante<br />
collegamenti a scafo che garantiscono la<br />
tenuta e consentono di assecondare il<br />
movimento delle maree. Di norma, si<br />
tratta di attacchi a baionetta di tipo maschio/femmina,<br />
in cui un tondo rastremato<br />
è fissato verticalmente su entrambe le<br />
fiancate del mezzo, a cavallo della linea di<br />
galleggiamento.<br />
Su questi elementi si innesta, con l’ausilio<br />
del mezzo di sollevamento di bordo, l’elemento<br />
detto “bandiera” imbullonato sulla<br />
piastra terminale delle panne.<br />
Nei casi in cui la configurazione venga<br />
realizzata con l’impiego di un mezzo non<br />
ESEMPIODIDISPOSIZIONEDIUNACONFIGURAZIONEDIRACCOLTA<br />
CONPANNEGONFIABILICONSISTEMANAVEMADREETENDER<br />
1. raggiunto il punto di interesse, ove si è riscontrata la presenza<br />
di inquinamento, la nave madre procede alla messa a mare del<br />
tender con l’ausilio del mezzo di sollevamento di bordo.<br />
2. Dal rullo avvolgitore, ove sono stoccate le panne d’altura in<br />
dotazione al mezzo, si svolge il primo spezzone di panne gonfiabili<br />
dotato di terminale detto “a bandiera” (questa estremità andrà poi<br />
collegata all’attacco a scafo della nave madre). Il personale del<br />
tender recupera la cima collegata a detta estremità che viene<br />
quindi fissata al gancio di traino di bordo.<br />
3. Si procede allo srotolamento delle lunghezze di panne e al<br />
gonfiaggio dei vari spezzoni, attraverso insufflazione di aria a bassa<br />
pressione nelle apposite valvole. L’aria è fornita da un compressore a<br />
bassa pressione.<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
5Foto16e17–Sistema di aggancio a scafo e collegamento della cima della patta d’oca al<br />
gancio di traino del tender<br />
dotato di attacchi a scafo, il terminale<br />
delle panne viene assicurato a bordo<br />
mediante una cima, come ad esempio<br />
nel caso dei tender (si veda la foto 20) in<br />
cui quest’ultima viene fissata al gancio di<br />
tiro. l<br />
Foto 18<br />
Messa a mare del tender<br />
Foto 19 e 20<br />
Passaggio e attacco della cima con patta d’oca dell’estremità a<br />
bandiera al gancio di traino del tender<br />
Foto 21 e 22<br />
Azionamento idraulico del rullo e insufflazione d’aria nelle valvole<br />
29
3. Si procede allo srotolamento delle lunghezze di panne e al<br />
gonfiaggio dei vari spezzoni, attraverso insufflazione di aria a bassa<br />
pressione nelle apposite valvole. L’aria è fornita da un compressore<br />
a bassa pressione.<br />
4. Il corretto livello di gonfiaggio (circa 0,10,5 bar a seconda dei<br />
modelli) viene verificato esercitando una pressione sull’involucro<br />
del galleggiante e accertando che esso ceda facilmente pur<br />
mantenendo elasticità (un eccessivo gonfiaggio provocherebbe<br />
l’irrigidimento del galleggiante, che tenderebbe a comportarsi<br />
come un galleggiante solido, perdendo la capacità di assecondare<br />
adeguatamente il movimento ondoso. Un gonfiaggio insufficiente<br />
genererebbe problemi di sovraimmersione con rischio di fuoriuscita<br />
del prodotto al di sopra della barriera e minore manovrabilità<br />
della stessa ai fini del posizionamento).<br />
5. Man mano che vengono gonfiate le diverse lunghezze, si<br />
procede, prima della messa a mare, al collegamento di una catena<br />
sul bordo inferiore del grembiule con funzione di zavorra<br />
supplementare (in aggiunta ai pesi in ghisa) e di elemento di<br />
tensione longitudinale per evitare lo strappo della barriera. Il<br />
collegamento della catena avviene mediante dei moschettoni<br />
inseriti negli anelli delle zavorre.<br />
6. Terminato il gonfiaggio dell’intera lunghezza da stendere, il<br />
tender traina le panne e si affianca a lato della nave madre.<br />
PROCESSI E SISTEMI•ACQUA<br />
Foto 23 e 24<br />
Compressore a bassa pressione e innesto tubazione<br />
Foto 25 e 26<br />
Valvole aria in/out<br />
Foto 27<br />
Verifica del livello di gonfiaggio durante l’insufflazione d’aria<br />
Foto 28 e 29<br />
Elemento di zavorra e collegamento di una catena di zavorra<br />
supplementare sul bordo inferiore del grembiule<br />
Foto 30 e 31<br />
Stendimento lunghezze di panne galleggianti<br />
30 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PROCESSI E SISTEMI•ACQUA<br />
7. Con l’ausilio del sistema di sollevamento di bordo, il personale<br />
procede al montaggio dell’estremità a bandiera sull’attacco a<br />
baionetta dello scafo.<br />
8. Dopo aver collegato l’attacco a scafo, il tender procede al<br />
recupero dell’altra estremità della barriera che viene fissata a<br />
bordo al gancio di traino, sempre per mezzo di un sistema a patta<br />
d’oca montato su piastra metallica imbullonata al terminale.<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
Foto 32<br />
Attacco a scafo<br />
Foto 33<br />
9. Si procede, quindi, alla preparazione della configurazione.<br />
L’orientazione della barriera viene stabilita in base alle condizioni<br />
del mare, mantenendo la prua ortogonale alle onde in modo tale<br />
da garantire un movimento solidale del sistema navetenderbarriera.<br />
Il punto di incontro delle onde del flusso di corrente e dei<br />
filetti fluidi correnti lungo le panne si viene a trovare all’interno<br />
dell’ansa della barriera. Questo punto sarà quello di maggiore<br />
accumulo del prodotto galleggiante, dove andrà collocato lo<br />
skimmer per il recupero. Foto 34 e 35<br />
Configurazione nave madre/tender e messa a mare dello skimmer<br />
a dischi<br />
10. Terminata la configurazione e allestito e posizionato lo<br />
skimmer, hanno inizio le operazioni di recupero dell’inquinante. La<br />
velocità di avanzamento del sistema navetenderpanneskimmer, è<br />
definita in funzione dell’entità della corrente e della capacità di<br />
contenimento della barriera messa a mare, in modo tale da non<br />
produrre perdite di olio a valle della stessa (visivamente non si<br />
deve verificare turbolenza nel flusso a valle della barriera, né<br />
sollevamento della gonna, indice di una velocità di avanzamento<br />
eccessiva).<br />
11. Al termine delle operazioni si procede al riassetto a bordo dello<br />
skimmer e delle panne. Queste ultime vengono sgonfiate, liberate<br />
dalle catene di zavorra e opportunamente pulite dei residui di<br />
idrocarburi. La pulizia viene effettuata mediante lavaggio con acqua<br />
calda, con impiego di idropulitrice ed eventualmente con l’ausilio di<br />
soluzioni apposite (di tipo saponoso) ad alto grado di biodegradabilità.<br />
L’uso di solventi e/o sgrassanti chimici può danneggiare i<br />
materiali costituenti la barriera, producendo la perdita di impermeabilità<br />
dell’involucro del galleggiante e del grembiule. Il lavaggio può<br />
essere eseguito a bordo all’interno di apposite casse, convogliando<br />
poi le acque contaminate nelle casse recoil del mezzo, oppure, più<br />
spesso, in appositi impianti attrezzati a terra. Il riavvolgimento delle<br />
panne sporche di idrocarburi, consentito solo per brevissimi<br />
periodi, può provocare fenomeni di incollaggio tra le spire.<br />
Foto 36<br />
Sollevamento della gonna delle panne per eccessiva velocità di<br />
avanzamento del sistema e/o per zavorra inadeguata<br />
Foto 37 e 38<br />
Simulazione lavaggio a bordo con idropulitrice e cassa di lavaggio<br />
31
1 1. Al termine delle operazioni si procede al riassetto a bordo<br />
dello skimmer e delle panne. Queste ultime vengono sgonfiate,<br />
liberate dalle catene di zavorra e opportunamente pulite dei residui<br />
di idrocarburi. La pulizia viene effettuata mediante lavaggio con<br />
acqua calda, con impiego di idropulitrice ed eventualmente con<br />
l’ausilio di soluzioni apposite (di tipo saponoso) ad alto grado di<br />
biodegradabilità. L’uso di solventi e/o sgrassanti chimici può<br />
danneggiare i materiali costituenti la barriera, producendo la perdita<br />
di impermeabilità dell’involucro del galleggiante e del grembiule. Il<br />
lavaggio può essere eseguito a bordo all’interno di apposite casse,<br />
convogliando poi le acque contaminate nelle casse recoil del<br />
mezzo, oppure, più spesso, in appositi impianti attrezzati a terra. Il<br />
riavvolgimento delle panne sporche di idrocarburi, consentito solo<br />
per brevissimi periodi, può provocare fenomeni di incollaggio tra le<br />
spire.<br />
1 2. Dopo ogni impiego, ma soprattutto nei casi di sistemi fissi<br />
mantenuti in posizione per lunghi periodi, si procede alla verifica<br />
dell’integrità delle panne (presenza di forature o lacerazioni<br />
dell’involucro del galleggiante, corrosione o rottura delle connessioni<br />
ecc.) e alla riparazione degli eventuali danni per il ripristino<br />
della corretta funzionalità.<br />
1 3. Terminate le operazioni di gonfiaggio e lavaggio e le eventuali<br />
manutenzioni, le panne possono essere riavvolte sul rullo,<br />
ponendo attenzione a evitare attorcigliamenti.<br />
PROCESSI E SISTEMI•ACQUA<br />
Foto 37 e 38<br />
Simulazione lavaggio a bordo con idropulitrice e cassa di lavaggio<br />
Foto 39 e 40<br />
Danneggiamenti delle valvole d’aria e spezzoni di panne strappati<br />
dall’azione del mare<br />
Foto 41<br />
Sistemi di barriere gonfiabili sradicate dagli agenti meteomarini e<br />
portate a riva<br />
Foto 42<br />
32 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
Il “jet grouting” consiste<br />
nell’iniezione a volumi<br />
e pressioni controllate<br />
di fluidi stabilizzanti<br />
con o senza l’ausilio di<br />
altri fluidi che<br />
disgregano il terreno, al<br />
fine di tagliare e<br />
rimescolare il materiale<br />
in situ ottenendo come<br />
risultato finale una<br />
mescolanza del terreno<br />
con il fluido iniettato al<br />
fine di costituire<br />
elementi consolidati con<br />
caratteristiche di<br />
resistenza meccanica e<br />
permeabilità anche pari<br />
a quelle di un<br />
calcestruzzo. Questa<br />
tecnologia, ormai<br />
matura, è finalizzata<br />
alla realizzazione di<br />
consolidamenti nel<br />
sottosuolo e come<br />
ausilio nelle<br />
applicazioni nel settore<br />
dell’ingegneria<br />
ambientale, come nel<br />
caso di setti<br />
impermeabili nel<br />
sottosuolo di siti<br />
contaminati<br />
PROCESSI E SISTEMI•BONIFICHE<br />
Bonifiche in situ<br />
Setti impermeabili nel sottosuolo<br />
con l’applicazione del jetgrouting<br />
n di Fabio Ermolli,IgeamS.r.l., Paolo FranzonieGiulianoDonaera,SingeaS.r.l.<br />
Foto su gentile concessione di Palingeo S.r.l. – Carpinedolo (BS)<br />
La “gettiniezione” o “jet grouting” è una particolare<br />
tecnica di trattamento dei terreni che consiste nell’iniezione<br />
nel terreno di miscele fluide, proiettate ad alta/altissima<br />
velocità nel sottosuolo, in grado di determinare, tramite<br />
un fluido stabilizzante, la contemporanea disgregazione,<br />
miscelazione e permeazione del volume di terreno trattato,<br />
fino a formare elementi di varia forma e dimensione<br />
che possiedono caratteristiche geomeccaniche e idrauliche<br />
migliori rispetto a quelle del terreno originario.<br />
Questa tecnica, che risale agli anni<br />
60’70’, si è sviluppata inizialmente in<br />
Giappone e, in seguito, rapidamente diffusa<br />
e sviluppata nel resto del mondo per<br />
i notevoli vantaggi offerti in relazione alle<br />
iniezioni convenzionali. Pur essendo nata<br />
nell’ambito dell’ingegneria civile, inizialmente<br />
finalizzata essenzialmente alla realizzazione<br />
di consolidamenti nel sottosuolo,<br />
mediante il miglioramento delle<br />
caratteristiche meccaniche dello stesso,<br />
questa tecnica, in seguito, ha avuto negli<br />
anni recenti un notevole sviluppo finalizzato<br />
alle applicazioni nel settore dell’ingegneria<br />
ambientale, in particolare nella<br />
realizzazione di setti impermeabili nel<br />
sottosuolo di siti contaminati, dimostrandosi<br />
efficace e risolutrice in contesti<br />
ambientali particolarmente critici per<br />
condizioni naturali o condizionati da fattori<br />
antropici.<br />
Le ragioni di questa affermazione risiedono<br />
nel fatto che la gettiniezione, pur avendo<br />
particolari limitazioni legate alla tipologia<br />
dei depositi da trattare:<br />
l è una tecnica particolarmente flessibile;<br />
l si adatta a impieghi molto diversi, strutturali,<br />
geotecnici e ambientali;<br />
l presenta notevoli vantaggi economici<br />
ed ecologici nei confronti delle miscele<br />
chimiche tradizionalmente utilizzate<br />
per i trattamenti di impregnazione ed<br />
impermeabilizzazione.<br />
Si tratta, quindi, di una tecnica innovativa<br />
che, anche se utilizzata da diversi anni,<br />
solo recentemente si è particolarmente<br />
sviluppata e affinata, per le applicazioni in<br />
campo sia geotecnico strutturale che ambientale,<br />
in virtù delle precedenti esperienze<br />
e del background acquisito sperimentalmente<br />
con controlli a lungo termine<br />
sulle opere eseguite.<br />
5Foto 1 – Particolare dell’utensile usato per<br />
la gettiniezione<br />
34 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PROCESSI E SISTEMI•BONIFICHE<br />
FaseA:Perforazione;<br />
FaseB:Iniziojetgrouting;<br />
FaseC:Formazionecolonnainestrazione;<br />
FaseD:Colonnesuccessive.<br />
5Figura1–Sequenza delle fasi operative<br />
di jet grouting<br />
Latecnologia<br />
Il jet grouting consiste nell’iniezione a volumi<br />
e pressioni controllate di fluidi stabilizzanti<br />
(miscele acqua e cemento) con o<br />
senza l’ausilio di altri fluidi (aria e acqua)<br />
che servono per il disgregamento del<br />
terreno. I fluidi iniettati a elevate pressioni<br />
tagliano e rimescolano il materiale in<br />
situ dando come risultato finale una mix<br />
di terreno e fluido iniettato al fine di<br />
costituire elementi consolidati con caratteristiche<br />
di resistenza meccanica e permeabilità<br />
anche pari a quelle di un calcestruzzo.<br />
L’applicazione della tecnologia è schematizzata<br />
in:<br />
l fase di perforazione: perforazione<br />
a distruzione di nucleo sino alla profondità<br />
di trattamento richiesta dal progetto<br />
con o senza preforo. La batteria<br />
di aste è provvista, oltre alla testa di<br />
perforazione, di una particolare valvola<br />
eiettrice (monitor) che ha uno o più<br />
ugelli ortogonali all’asse della batteria<br />
dalla quale viene proiettato il fluido in<br />
pressione;<br />
l fase di estrazione e iniezione<br />
programmata: durante la fase di<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
5Foto2–Sonda perforatrice con prolunga<br />
a mandrino per esecuzione jet grouting<br />
estrazione della batteria avviene l’iniezione<br />
a pressione variabile, a seconda<br />
delle necessità, fino a 800 atm. È in<br />
questa fase che, mediante la combinazione<br />
della velocità di rotazione (giri<br />
asta/min), della pressione dell’iniezione<br />
(atm) e della velocità di estrazione (risalita<br />
cm/sec) della colonna di aste, è<br />
possibile ottenere volumi di terreno<br />
trattato della forma e delle dimensioni<br />
desiderate.<br />
Il raggio di azione o volume trattato è<br />
legato secondo l’espressioneR=f(P,t,T,j,<br />
d), in funzione, quindi:<br />
l della pressione di inizione(P);<br />
l del tempo di iniezione(t);<br />
l della resistenza al taglio del terreno da<br />
consolidare(T);<br />
l del diametro degli ugelli(j);<br />
l della densità della miscela(d).<br />
Le varie tecniche di seguito schematizzate<br />
hanno in comune l’impiego di una miscela<br />
cementizia come fluido stabilizzante,<br />
mentre si differenziano per la tipologia del<br />
fluido disgregante (boiacca [1] acqua –<br />
aria o acqua + aria). Possono essere distinte<br />
tre tipologie esecutive:<br />
l metodomonofluido: la disgregazio<br />
ne del terreno avviene attraverso l’azione<br />
della miscela cementizia, la quale ha<br />
anche la funzione di stabilizzare il terreno<br />
stesso;<br />
l metodo bifluido: l’azione disgregante<br />
è affidata all’acqua o all’aria immessa<br />
preventivamente alla miscela cementizia,<br />
alla quale è solamente affidato il<br />
compito di stabilizzare il terreno disgregato;<br />
il metodo è adatto a terreni coesivi<br />
e genera colonne di diametro maggiore<br />
rispetto al metodo monofluido;<br />
l metodotrifluido: attraverso gli ugelli<br />
situati sulle aste si immette nel terreno<br />
acqua e aria ad alta pressione; ciò provoca<br />
la disgregazione del terreno, immediatamente<br />
seguita dal getto di miscela<br />
cementizia avente l’esclusiva funzione<br />
di compattare e stabilizzare il<br />
terreno; con questo metodo sono ridotte<br />
le fughe di miscela cementizia e si<br />
possono realizzare colonne di diametro<br />
superiore ai 2 metri.<br />
I metodi sopra descritti permettono di<br />
rimuovere la porzione fine del terreno,<br />
sostituendola con materiale con buone<br />
caratteristiche geotecniche. In particolare,<br />
sabbie e ghiaie trattate con questa<br />
tecnica possono raggiungere resistenze a<br />
compressione variabili tra 1030 MPa. La<br />
medesima tecnica in formazioni limosoargillose<br />
sature, con plasticità medio alta,<br />
permette di raggiungere una resistenza a<br />
compressione che non supera i 23 MPa.<br />
Le miscele cementizie utilizzate nel jetgrouting<br />
sono costituite da una sospensione<br />
cementizia con un rapporti cemento/<br />
acqua variabile tra 0,5 e 1,2, in funzione:<br />
l della granulometria;<br />
l della permeabilità del terreno;<br />
l delle proprietà meccaniche che si vogliono<br />
ottenere.<br />
Nel caso sia necessario realizzare un setto<br />
impermeabile o comunque una porzione<br />
di terreno con una minore permeabilità in<br />
terreni granulari, si aggiunge alla miscela<br />
cementizia un prodotto stabilizzante, in<br />
genere bentonite.<br />
[1] Impasto quasi liquido di cemento o di calce che viene utilizzato in edilizia per il fissaggio dei rivestimenti e per il riempimento delle fughe tra le mattonelle o i mattoni e, con<br />
l’aggiunta di antiossidanti (”boiacca passivante”), per il rivestimento protettivo dei tondini in ferro del cemento armato. Viene inoltre utilizzato come parte dell’impermeabilizzazione<br />
nelle coperture (dahttp://it.wikipedia.org/).<br />
35
5Figura 2 – Schema di assemblaggio monitortrilama di perforazione<br />
con vari sistemi di valvola di tenuta<br />
Lemodalitàoperative<br />
ð la tecnica prevede l’esecuzione di<br />
un foro di iniezione eseguito a rotazione<br />
a distruzione di nucleo del diametro<br />
di circa 100 mm, realizzato con<br />
appositaattrezzaturacostituitadasonde<br />
idrauliche, sino alla profondità prevista,cioèallabasedellacolonnachesi<br />
deverealizzare;<br />
ð dopo aver raggiunto la profondità di<br />
progetto, si inizia l’estrazione della<br />
batteriadiaste a velocità predeterminata,<br />
imprimendo contemporaneamenteunmotodirotazioneeiniettando<br />
tramite un dispositivo provvisto di<br />
ugelli disposti orizzontalmente (monitor)<br />
un getto fluido viscoso (ad esempio,<br />
acquacementobentonite) che<br />
vienecostrettoafuoriuscireinpressione(200600bar);<br />
ð per effetto della rotazione orizzontale<br />
del getto, il terreno circostante viene<br />
asportato o rimescolato e portato in<br />
superficie e i vuoti creati vengono<br />
riempiti con la sospensione indurente.<br />
Ilcontemporaneomovimentoverticale<br />
dello testata di perforazione conduce<br />
alla progressiva formazione di una<br />
colonna cilindrica cementata che può<br />
avere diametri variabili in funzione dei<br />
parametrioperativi(monofluidomaxF<br />
= 80 cm , bifluido max F = 1500 cm,<br />
trifluidomaxF=2400cm);<br />
ð nelmetodomonofluidovieneiniettata<br />
la sola miscela<br />
stabilizzante che<br />
agisce contemporaneamentedaagentedisgregatore<br />
e da legante<br />
del terrenorimescolato;<br />
ð nei metodi bifluidoetrifluido<br />
il getto disgregatoreècostituitodaacqua<br />
e/o aria in pressionecheprecedono<br />
l’iniezione<br />
cementizia, in<br />
quanto fuoriescono<br />
da ugelli posti alla sommità del<br />
monitor;<br />
ð il sottostante getto di boiacca penetra<br />
nella massa di terreno gia disgregato e<br />
privatoinpartedellasuacomponente<br />
più fine, impregnandolo in modo uniforme.<br />
Nella zona interessata dall’iniezione<br />
mista di aria e acqua si innesca,<br />
infatti, un meccanismo di air lifting di<br />
risalita, attraverso lo spazio anulare tra<br />
labatteriadiasteeilforo,chesospinge<br />
aboccaforolepartipiùfinidelterreno<br />
disgregato unitamente all’acqua in eccesso<br />
e a una piccola percentuale di<br />
boiacca(spurgo);<br />
ð ripetendo questa procedura a un inte<br />
5Foto3–Carotaggio di controllo integrità<br />
testa colonna jet grouting<br />
PROCESSI E SISTEMI•BONIFICHE<br />
rasse inferiore al diametro ottenuto, si<br />
realizza una parziale compenetrazione<br />
tra i fori adiacenti con la formazione di<br />
unacortinacontinuadicolonnesecanti.<br />
Icoefficientidipermeabilitàraggiungibili<br />
dipendonodallecaratteristichedelmateriale<br />
iniettato dall’asse delle perforazioniedaltipodiiniezione;siraggiungono,<br />
tuttavia, coefficienti di permeabilità<br />
dell’ordinedi10 7 10 9 cm/s<br />
ð una variante di questo metodo si basa<br />
sull’iniezione a getto unidirezionale,<br />
che consente, in assenza di rotazione<br />
deldispositivodiiniezione,laformazione<br />
di pannelli (e non di cilindri) impermeabilidellospessoredi520cm.<br />
Risultati<br />
Interminigenerali,ilvantaggioassociatoal<br />
sistemadiisolamentoagetto(jetgrouting)<br />
fa riferimento al facile accesso delle attrezzatureeallapossibilitàdiespletamento<br />
delle operazioni anche in zone arealmentelimitate.<br />
La rigidità delle colonne o dei pannelli,<br />
tuttavia, rende questi manufatti piuttosto<br />
sensibili ai cedimenti e alle deformazioni<br />
delterrenocircostante.<br />
Ilcontrollodiqualitàdelprodotto,infase<br />
diesecuzionedeltrattamento,ègarantito<br />
daunmonitoraggiointemporeale:<br />
l dellequantitàdimiscelaimmessa;<br />
l deiparametriditrattamento;<br />
l dellaprofonditàraggiunta,<br />
l mediante registrazione automatica dei<br />
parametridiperforazioneeiniezione.<br />
Lecaratteristichedellecolonnedipendonodallacombinazionedialcuniparametri<br />
principali definiti in fase di progetto che<br />
possono essere registrati in automatico<br />
durantel’iniezione:<br />
l velocità di risalita (temporizzatore automaticoconsteppredeterminati);<br />
l velocità di rotazione della batteria di<br />
perforazione legata alla permanenza<br />
del trattamento alla singola quota di<br />
intervento;<br />
l pressioneeportatadeifluididiiniezione;<br />
l volumediiniezione(solitamenteperml<br />
ditrattamento);<br />
l profonditàraggiunta.<br />
In funzione di questi parametri e delle<br />
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PROCESSI E SISTEMI•BONIFICHE<br />
caratteristiche geotecniche e stratigrafichedeiterreni(granulometria,resistenza<br />
meccanica, permeabilità), si ottengono<br />
colonne con differenti caratteristiche geometricheestrutturali(sivedalafoto4).<br />
Geometriadeitrattamenti<br />
La flessibilità del metodo offre una vasta<br />
gamma di applicazioni per il consolidamentoel’impermeabilizzazionedeiterreni,consoluzionigeometrichechepossono<br />
essereriassunteintrecategorieprincipali:<br />
l elementimonodimensionali;<br />
l elementibidimensionali;<br />
l elementitridimensionali.<br />
Traglielementimonodimensionalioa<br />
singola colonna la principale applicazione<br />
èperlarealizzazionedioperedisottofondazionedinuoviedificiodiedificiesistenti<br />
con geometria simile a quella utilizzata<br />
perlefondazioniprofondeopalificate.<br />
Quando, invece, i trattamenti sono tra<br />
loroaffiancatie/ocompenetratisicostituisconoelementibidimensionalidivaria<br />
tipologiadistintitra:<br />
l trattamenticolonnariverticalicontinuisu<br />
unaopiùfileconsviluppolineare(paratie)ocircolare(pozzi),perlarealizzazione<br />
di opere di sostegno, impermeabilizzazioneobarrieramento(diaframmi);<br />
l trattamenti colonnari suborizzontali<br />
(ombrelli) realizzati in avanzamento rispettoalfrontediscavoingallerieperla<br />
realizzazionedisostegniprovvisoridegli<br />
5Figura4–Esempi di disposizione<br />
colonne jetgrouting<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
5Foto4–Scavo di osservazione diametro<br />
colonne jet grouting realizzate con<br />
metodo bifluido<br />
scaviingalleria.<br />
Gli elementi tridimensionali si configurano<br />
come una serie di interventi bidimensionalivariamenteaccoppiatitalidacostituirenelcomplessoununicoelementodi<br />
terreno consolidato al quale solitamente<br />
vieneassegnatalafunzionedimigliorareo<br />
lecaratteristichegeotecnicheodicostituireunfronteimpermeabileall’acqua.<br />
Attrezzature<br />
Untipicoimpiantodicantiereperl’esecuzioneditrattamentijetgroutingèorganiz<br />
Colonne di prova<br />
Cantiere:<br />
10:23:05<br />
Zona: 1<br />
Sonda: C6<br />
Colonna:<br />
Profondità impostata: 6,00 D. foro (mm): 800,00 Descrizione ugelli: 3,5 mm<br />
Prf Ora Tstep (s) 25 Vr (g/min) 30 Press (bar) 500 Q (l/min) 200 Volume (lt) 50 P aria (bar) 12<br />
6,00 12:14:31 9,1 22 336 130 40 9<br />
5,88 12:14:54 4,9 8 381 141 13 9<br />
5,76 12:15:09 4,9 6 325 141 11 9<br />
5,60 12:15:29 4,9 10 396 141 13 9<br />
5,48 12:15:44 4,9 12 408 143 11 9<br />
5,36 12:16:02 5,0 9 408 147 11 9<br />
5,20 12:16:22 4,6 14 291 150 11 9<br />
5,08 12:16:47 8,6 20 409 152 22 9<br />
4,96 12:17:41 8,9 12 400 150 22 9<br />
4,80 12:18:16 8,6 15 405 150 22 8<br />
4,68 12:18:46 10,6 13 409 147 29 8<br />
4,56 12:19:19 11,0 19 398 150 26 8<br />
4,40 12:20:15 12,2 11 339 147 37 8<br />
4,28 12:20:41 8,8 20 405 152 22 8<br />
4,16 12:21:13 11,1 22 406 145 29 8<br />
4,00 12:21:49 11,1 14 400 143 4 9<br />
Totale litri foro: 1034<br />
L'esecutore: La direzione:<br />
DAT instruments, Tel. +39/0331/812755, www.datinstruments.com - JET 4000 AME datalogger<br />
5Figura3–Scheda di registrazione<br />
automatica dei parametri jetting<br />
zatosecondoilseguenteschema(sivedanoanchelafigura5elafoto7):<br />
ð un impianto di iniezione composto da<br />
un silos per lo stoccaggio del cemento<br />
in polvere associato a un impianto di<br />
miscelazioneautomatico(mescolatore<br />
eagitatore)acontrolloautomaticoper<br />
ilconfezionamentodeifluidodiiniezione,costituitogeneralmentedabiacche<br />
di cemento ed eventuali additivi con<br />
rapporti ponderali tra i vari componenti<br />
precedentemente determinati e<br />
impostati;<br />
5Foto5–Impermeabilizzazione e consolidamento terreno con metodologia jet grouting<br />
37
5Foto6–Particolare spurgo di perforazione durante esecuzione di<br />
consolidamento terreno con tecnologia jet grouting<br />
5Foto7–Impianto cantiere per esecuzione di jet grouting<br />
ð una pompa di iniezione in grado di<br />
raggiungere elevate pressioni di iniezione<br />
(5060 MPa) in base al metodo di<br />
iniezione utilizzato (monofluido, bifluido<br />
e trifluido);<br />
ð un compressore per l’aria utilizzato prevalentemente<br />
per la perforazione in<br />
avanzamento ed eventualmente per il<br />
metodo trifluido (ariaacquacemento);<br />
ð una pompa per l’acqua a elevata pressione<br />
(trifluido);<br />
ð una perforatrice idraulica cingolata<br />
(sonda) con slitta di elevata lunghezza<br />
per eseguire in risalita l’intero trattamento<br />
in continuo, munita di una batteria<br />
di aste cave di diametro esterno<br />
standard compreso tra 60 e 90 mm, alla<br />
cui estremità inferiore è montato solidamente<br />
l’attrezzo di perforazione utilizzato<br />
in avanzamento (bit) e il monitor<br />
utilizzato in fase di iniezione in risalita da<br />
cui fuoriesce la miscela stabilizzante. In<br />
superficie la batteria di aste è collegata<br />
tramite una testina di adduzione a un<br />
tubo flessibile (linea di adduzione) collegato<br />
con la pompa di iniezione.<br />
PROCESSI E SISTEMI•BONIFICHE<br />
5Figura5–Tipico impianto cantiere jet grouting<br />
Applicazioniambientalicon<br />
funzionedibarriera<br />
Tra le varie tipologie e finalità di intervento<br />
si sta recentemente diffondendo l’utilizzo<br />
del jet grouting in campo ambientale<br />
con la creazione di elementi con funzione<br />
di tenuta idraulica, in particolare diaframmi<br />
e “tamponi” di fondo per l’arginamento<br />
e il contenimento di terreni e acque<br />
contaminate.<br />
Nello specifico, il diaframma ha funzione<br />
primaria di costituire una barriera impermeabile<br />
ed è, quindi, necessario che sia<br />
continuo e che la permeabilità raggiunta<br />
in seguito al trattamento in sito dei terreni<br />
sia ridottissima. Per questa ragione i singoli<br />
elementi (colonne) vengono realizzati<br />
tra loro accostati e compenetrati con interasse<br />
minore del diametro delle colonne,<br />
secondo una sequenza continua ripetuta<br />
su una o più file.<br />
Tra gli aspetti di maggior rilievo per la<br />
buona riuscita dell’opera vanno ricordati i<br />
controlli in operam che consentono di<br />
visualizzare eventuali difetti costruttivi,<br />
quali ad esempio la deviazione delle colonne<br />
dall’asse teorico della perforazione<br />
(non verticalità) e la variazione del diametro<br />
delle singole colonne .<br />
Questi difetti impedisono, infatti, la compenetrazione<br />
delle colonne per tutta la<br />
lunghezza del diaframma e non garantiscono<br />
la perfetta tenuta idraulica.<br />
L’altra tipica applicazione recente del jet<br />
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PROCESSI E SISTEMI•BONIFICHE<br />
5Foto8–Scavo di fondazione appoggio cavalcavia perimetrato e impermeabilizzato con<br />
colonne secanti in jet grouting monofluido<br />
groutingèlacreazionedeicosiddetti“tamponi”<br />
di fondo. In questo caso, si tratta di<br />
realizzare uno strato di fondo continuo e<br />
impermeabile di spessore variabile costituito<br />
mediante la compenetrazione spazialedicolonnesingolecompenetrategeneralmentediridottaprofondità.<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
Conclusioni<br />
La tecnica del “jet grouting” ha ormai acquisito<br />
carattere di tecnologia matura finalizzata<br />
non solo alla realizzazione di<br />
consolidamentinelsottosuolo(sivedano<br />
le foto 5, 6 e 8), ma anche di ausilio nelle<br />
applicazioni nel settore dell’ingegneria<br />
ambientale, in particolare nella realizzazionedisettiimpermeabilinelsottosuolo<br />
disiticontaminati.<br />
La flessibilità di uso e di modulazione in<br />
funzione delle caratteristiche sito specifiche<br />
(profondità di interesse da trattare,<br />
litologia, zone ad elevata presenza di infrastrutture<br />
sepolte, ecc.) determina un<br />
ventaglio di applicazioni molto articolato,<br />
ditipostrutturali,geotecnicieambientali.<br />
Siriscontrano,inoltre,significativivantaggi<br />
economiciedecologicineiconfrontidelle<br />
miscele chimiche tradizionalmente utilizzate<br />
per i trattamenti di impregnazione e<br />
impermeabilizzazione, nonché la possibilità<br />
di eseguire setti impermeabili, sia di<br />
tipo verticale che orizzontali, laddove altre<br />
soluzione più tradizionali non sono<br />
praticabili. La tecnica si sta, in particolare,<br />
dimostrando efficace e risolutrice in contesti<br />
ambientali particolarmente critici,<br />
percondizioninaturaliofortementecondizionati<br />
da fattori antropici, quali infrastrutturesepolteesottoservizi,comeisiti<br />
industriali complessi con il sottosuolo<br />
contaminato. l<br />
39
Il soil washing<br />
è una tecnologia<br />
di risanamento ex situ<br />
in cui gli agenti<br />
inquinanti vengono<br />
rimossi dal suolo<br />
mediante il loro<br />
trasferimento<br />
a una fase liquida,<br />
solitamente acquosa.<br />
Il processo è composto<br />
da 6 fasi, che vanno<br />
dal pretrattamento<br />
del terreno contaminato<br />
fino al trattamento<br />
di acque di processo<br />
e delle emissioni<br />
atmosferiche, ciascuna<br />
delle quali presenta<br />
specifici rischi per gli<br />
operatori. È necessario,<br />
quindi, analizzare<br />
l’applicazione di questa<br />
tecnologia fase per fase<br />
in modo da fare<br />
emergere tutte le<br />
possibili criticità.<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
PROCESSI E SISTEMI•BONIFICHE<br />
Bonifiche ex situ<br />
La tecnologia “Soil washing”<br />
tra ambiente e sicurezza<br />
n di Vincenzo Riganti, già Professore Ordinario di Chimica Merceologica,<br />
Dipartimento di Chimica Generale, Università degli Studi di Pavia, Mentore<br />
Vaccari, ricercatore di Ingegneria Sanitaria Ambientale presso la Facoltà<br />
di Ingegneria dell’Università degli Studi di Brescia e Maria Cristina<br />
Collivignarelli, ricercatrice di Ingegneria Sanitaria Ambientale, Facoltà di<br />
Ingegneria, Università degli Studi di Pavia<br />
Figure di Mentore Vaccari<br />
Foto su gentile concessione di PBR S.r.l. Maclodio (BS)<br />
Il risanamento di siti contaminati costituisce, a oggi, un<br />
problema ambientale di prioritaria importanza in tutti i<br />
paesi industrializzati. In Italia, in particolare, questa problematica<br />
è divenuta attuale grazie soprattutto all’entrata in<br />
vigore del D.M. n. 471/1999, primo strumento normativo<br />
omogeneo riguardante la messa in sicurezza, la bonifica e il<br />
ripristino ambientale dei siti contaminati sull’intero territorio<br />
nazionale, sostituito in seguito dal D.Lgs. n. 152/2006.<br />
Negli ultimi anni si è, quindi, assistito a un<br />
notevole sviluppo del settore del trattamento<br />
di suoli e falde contaminati, con la<br />
diffusione di un’ampia gamma di tecnologie<br />
di bonifica (Vaccari e Zaninetta, 2005).<br />
Tra queste, riveste sicuramente interesse<br />
la tecnica del soil washing, che da alcuni<br />
anni trova applicazione anche in Italia.<br />
Descrizionedelprocesso<br />
Il soil washing è una tecnologia di risanamento<br />
ex situ in cui gli agenti inquinanti<br />
vengono rimossi dal suolo mediante il loro<br />
trasferimento a una fase liquida, solitamente<br />
acquosa. Le configurazioni impiantistiche<br />
più semplici sfruttano, per rimuovere i<br />
contaminanti dal terreno, meccanismi puramente<br />
fisici (lavaggio fisico). Principalmente<br />
si utilizzano tecniche di separazione<br />
della frazione fine del suolo (limo e argilla),<br />
cui è normalmente associata la maggior<br />
parte della contaminazione, dalla frazione<br />
grossolana “pulita” (ghiaia e sabbia). Questa<br />
separazione riduce il volume di mate<br />
riale inquinato da sottoporre a ulteriori<br />
trattamenti o da smaltire in discarica e consente<br />
di recuperare velocemente la ghiaia<br />
e la sabbia. Nelle configurazioni impiantistiche<br />
più semplici il liquido di lavaggio è acqua,<br />
mentre in quelle più complesse è costituito<br />
da soluzioni acquose contenenti<br />
specifici reagenti chimici (lavaggio chimico)<br />
in grado di promuovere il passaggio degli<br />
inquinanti dal suolo alla soluzione estraente.<br />
In entrambi i casi, il liquido di lavaggio è<br />
in genere recuperato, depurato e/o ricircolato<br />
nell’impianto (Vaccari et al., 2004).<br />
Il processo si basa essenzialmente su<br />
due meccanismi (De Fraja Frangipane et<br />
al., 1994):<br />
l la dissoluzione dei contaminanti nell’agente<br />
estraente;<br />
l la dispersione dei contaminanti nel liquido<br />
d’estrazione sotto forma di particelle<br />
sospese.<br />
L’intero processo (si veda la figura 1) si<br />
articola nei seguenti stadi:<br />
l pretrattamento del terreno contaminato;<br />
41
Terreno<br />
contaminato<br />
l separazione fisica delle differenti frazioni<br />
granulometriche;<br />
l trattamento del materiale grossolano;<br />
l trattamento della frazione fine;<br />
l trattamento delle acque di processo;<br />
l trattamentodelleemissioniatmosferiche.<br />
Pretrattamento<br />
Il pretrattamento consiste in:<br />
l scavo e trasporto dei materiali inquinati;<br />
l stoccaggio temporaneo in ambiente<br />
coperto e dotato di pavimentazione<br />
impermeabilizzata;<br />
l separazione dei componenti ferrosi<br />
con separatore magnetico;<br />
l selezione primaria ed eventuale frantumazione<br />
dei materiali lapidei di rifiuto.<br />
La selezione primaria comprende, in genere,<br />
una vagliatura grossolana seguita da<br />
una più fine, aventi entrambe lo scopo di<br />
proteggere l’impianto da danneggiamenti<br />
e/o arresti.<br />
La vagliatura grossolana, che può essere<br />
manuale o meccanica (la cui spaziatura<br />
delle barre varia da 70 a 200 mm), serve a<br />
rimuovere le parti più ingombranti.<br />
Il materiale trattenuto dalle griglie o selezionato<br />
dagli operatori in genere non è<br />
contaminato e, se di qualità opportuna,<br />
può, quindi, essere avviato al recupero<br />
previa frantumazione (Tatàno, 1999). La<br />
vagliatura fine opera un “taglio” a 5060<br />
mm (ad esempio tramite vaglio rotante).<br />
Oltre a separare i materiali lapidei, in genere<br />
non contaminati e recuperati (ad<br />
esempio come sottofondi stradali), questa<br />
fase consente di rimuovere dal terreno<br />
da trattare le zolle argillose di dimensioni<br />
maggiori che, grazie al loro elevato<br />
carico inquinante potrebbero influire negativamente<br />
sulla resa del lavaggio.<br />
Separazionefisica<br />
La fase di separazione fisica ha lo scopo di<br />
dividere il terreno in due differenti frazioni<br />
granulometriche:<br />
l una fine;<br />
l una grossolana.<br />
Il diametro particellare che costituisce la<br />
linea di confine tra queste due classi deve<br />
essere scelto in modo tale da isolare la<br />
frazione granulometrica di terreno cui è<br />
associata la maggior parte della contaminazione<br />
(Berbenni et al., 2002). In linea<br />
generale, comunque, è considerata frazione<br />
fine quella le cui particelle hanno<br />
dimensioni lineari sotto 6370 μm (USE<br />
PA, 1993). Di seguito vengono riportati i<br />
PROCESSI E SISTEMI•BONIFICHE<br />
FIGURA1<br />
SCHEMAGENERALEDELPROCESSODISOILWASHING<br />
Pretrattamento<br />
Residuo<br />
<strong>Soluzio</strong>ne<br />
estraente<br />
Separazione fisica<br />
Trattamento della<br />
frazione grossolana<br />
Terreno<br />
trattato<br />
<strong>Soluzio</strong>ne<br />
estraente<br />
Trattamento della<br />
frazione fine<br />
<strong>Soluzio</strong>ne<br />
estraente<br />
Eventuale posttrattamento<br />
della frazione finale<br />
Trattamento della soluzione<br />
estraente<br />
<strong>Soluzio</strong>ne estraente<br />
recuperata (da ricircolare)<br />
Terreno<br />
trattato<br />
sistemi più comunemente impiegati.<br />
ð Separazioneperdimensioni<br />
Può avvenire a secco o a umido, mediante<br />
l’utilizzo di vagli meccanici vibranti,<br />
oscillanti o rotanti. I sistemi a<br />
secco sono efficaci su particelle grossolane;<br />
sotto i 5 cm, l’umidità naturale del<br />
terreno può rendere difficoltosa e inefficiente<br />
l’applicazione. La separazione a<br />
umido, che ha una maggiore efficienza,<br />
comporta la produzione di un flusso<br />
d’acqua che a fine operazione dovrà<br />
essere trattato (Berbennietal., 2002).<br />
ð Separazionepergravità<br />
Nella classificazione per gravità, le particelle<br />
di terreno sono separate soprattutto<br />
in base alla loro densità, ma anche<br />
alla loro forma e alla loro dimensione.<br />
Può operare a secco o a umido. I dispositivi<br />
a gravità più comuni sono in<br />
grado di isolare particelle con diametro<br />
compreso tra 3 cm e 150 μm.<br />
Fra le apparecchiature che sfruttano questo<br />
meccanismo si citano, utilizzando la terminologia<br />
anglosassone ampiamente diffusa:<br />
l il “jig”: ha l’aspetto di un sedimentatore<br />
nel quale si alternano fasi nelle quali flussi<br />
d’acqua ascendenti sollevano la massa<br />
di fango introdotta dall’alto disperdendo<br />
42 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com<br />
Fango
PROCESSI E SISTEMI•BONIFICHE<br />
le particelle in fase di decantazione, a fasi<br />
di risucchio della massa stessa, in cui le<br />
particelle vengono accelerate verso il<br />
basso, provocando l’ispessimento del<br />
letto di fango depositato sul fondo. Il<br />
risultato è il rapido consolidamento di<br />
uno strato di particelle grosse e pesanti<br />
sul fondo del sistema e la fuoriuscita,<br />
dall’apposito canale, dell’acqua e delle<br />
particelle più leggere nella zona prossima<br />
alla sommità. Con il jig si possono<br />
adottare dimensioni di taglio superiori ai<br />
150 μm, ma buoni risultati si ottengono<br />
anche scendendo fino a 75 μm;<br />
l lo “spiralconcentrator”: è costituito da un<br />
canale a forma di spirale fissato a un<br />
albero centrale. Il fango viene alimentato<br />
dalla sommità con rapporti solido/liquido<br />
variabili fra 0,1 e 0,4. Durante la discesa<br />
si crea un gradiente di velocità nello<br />
spessore della vena fluida; lo strato aderente<br />
al fondo del canale procede molto<br />
lentamente a causa dell’attrito mentre la<br />
velocità aumenta gradualmente spostandosi<br />
verso l’alto fino a raggiungere il valore<br />
massimo in un intorno del pelo libero.<br />
Le particelle piccole e dense affondano<br />
nello strato più lento del flusso e si concentrano<br />
nella zona a ridosso della parete<br />
più interna della spirale. Le particelle<br />
di dimensione maggiore e il corpo del<br />
fluido (contenente le particelle più piccole<br />
e leggere in sospensione) si muovono<br />
più velocemente e, risentendo maggiormente<br />
delle forze centrifughe, sono<br />
proiettati verso l’esterno. Lungo la discesa,<br />
alla base del canale, sono collocate<br />
aperture di ampiezza regolabile che raccolgono<br />
le particelle di dimensione e<br />
densità desiderata. Lo spiral concentrator<br />
è in grado di separare particelle con dimensioni<br />
variabili tra i 75 e i 3000 μm.<br />
ð Classificazioneidrodinamica<br />
Nella classificazione idrodinamica la separazione<br />
avviene sfruttando la velocità<br />
limite di spostamento dei grani (a<br />
sua volta dipendente dalle loro densità,<br />
forma e dimensione) in moto in un<br />
fluido viscoso e sottoposti:<br />
l a forze gravitazionali (classificatori a sedimentazione<br />
o a controcorrente) o<br />
l alla combinazione di forze gravitazionali<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
5Foto1–Impianto di soil washing<br />
e centrifughe (idrocicloni).<br />
L’idroclassificatorestaticoacontrocorrente<br />
è costituito da un serbatoio<br />
cilindrico in cui scorre un flusso d’acqua<br />
ascendente che si oppone alla sedimentazione<br />
della torbida introdotta dall’alto;<br />
questo flusso è regolato in modo tale da<br />
vincere il peso delle particelle con diame<br />
5Foto2–Aree di stoccaggio dei suoli contaminati<br />
tro inferiore alla dimensione di taglio trasportandole<br />
fino all’estremità superiore<br />
della macchina da dove sfiorano in un canale<br />
di raccolta. Le sabbie più pesanti e<br />
dense, invece, sottoposte peraltro a un<br />
ulteriore lavaggio durante la discesa contro<br />
corrente, raggiungono il fondo del serbatoio<br />
dove sono recuperate e inviate agli<br />
43
5Foto3–Ghiaia recuperata<br />
stadisuccessivi.Questosistemaèefficace<br />
perdimensioniditagliosuperioriai50μm.<br />
Gliidrociclonisonocostituitidauntubo<br />
aformadiconorovesciatoincuilatorbida<br />
èimmessatangenzialmentedall’estremità<br />
superioreaunapressionevariabiletra0,2<br />
e5kPa.Inquestomodo,sicreaunvortice<br />
con una zona di bassa pressione in corri<br />
5Foto4–Particolare dell’idrociclone<br />
spondenzadell’assedeltubo.Leparticelledidimensioneodensitàmaggiore,schiacciatecontroleparetidelciclonedallaforza<br />
centrifuga, scendono con moto elicoidale<br />
fino all’apertura sul fondo del cono,<br />
mentre le particelle più leggere sono risucchiate<br />
nella zona di bassa pressione e<br />
spinte in alto lungo l’asse fino al canale di<br />
PROCESSI E SISTEMI•BONIFICHE<br />
raccolta posto in sommità. Questo apparecchioèingradoditrattareelevateportate<br />
(da 600 a 2000 m 3 /h), ma è particolarmente<br />
rigido; un cambiamento della<br />
portatadialimentazionecomporta,infatti,<br />
una variazione dimensioni di taglio.<br />
Questosistemaèefficaceperdimensioni<br />
ditagliocompresefra5e150μm.<br />
ð Classificazioneperflottazione<br />
È un processo a umido che sfrutta le<br />
proprietà superficiali dei minerali, talvolta<br />
accentuabilimediantel’aggiuntadiadditivi<br />
chimici.Neidispositividiflottazione,bolle<br />
d’aria molto fini veicolano le particelle<br />
solide fino al pelo libero dell’acqua, da<br />
dovevengonorimosse.<br />
ð Classificazionemagnetica<br />
È basata sulle differenti proprietà magnetichedeimineralieseparaefficientemente<br />
materiali ferrosi da quelli non ferrosi. I<br />
dispositivi commerciali operano generalmente<br />
in continuo, sottoponendo il materialeadunfortecampomagnetico.<br />
Trattamentodellafrazione<br />
grossolana<br />
Dopo la separazione, il materiale di dimensioni<br />
granulometriche maggiori sarà<br />
praticamente decontaminato; può darsi,<br />
tuttavia, che qualche sostanza sia rimasta<br />
ancoraadsorbitaoancoraricopraleparticelle.<br />
A seconda dei casi si procederà,<br />
dunque,aun’ulteriorefaseditrattamento,<br />
adesempiomedianteunacameraattrizionale,<br />
oppure utilizzando solventi specifici<br />
perladissoluzionedeicontaminantirimasti<br />
attaccati alle particelle. Il materiale che<br />
escedallaseparazioneconunaltotassodi<br />
umiditàdeveesseredisidratatoe,ingenerale,<br />
si procede con filtrazione semplice<br />
pergravitàocentrifughediispessimento.<br />
Trattamentodellafrazionefine<br />
Il lavaggio e l’estrazione dei contaminanti<br />
dal terreno fine richiedono la miscelazionedellostessoconl’agenteliquidoestraente,<br />
con intenso impegno di energia<br />
meccanica (fino a 10 kWh t 1 ) (Neesse et<br />
al., 1991). L’estrazione dei contaminanti<br />
avviene per effetto di una serie di meccanismichepossonoaverluogosimultaneamentenellostessostadiodeltrattamento<br />
44 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PROCESSI E SISTEMI•BONIFICHE<br />
o distintamente in stadi successivi (De<br />
FrajaFrangipaneetal.,1994):<br />
l ditipomeccanico(taglio,impatto,sfregamento),conprimariafunzionedidisgregaregliagglomeratieventualmentepresentinelterrenoeliberareinsospensione<br />
nel liquido estraente le particelle di<br />
contaminante mediante<br />
una forte interazione fisica<br />
tra particella e particella<br />
e/otraparticellaecomponentidelleapparecchiature<br />
dilavaggio;<br />
l ditipofisicochimicoechimico<br />
(desorbimento e dissoluzione),<br />
che determinano<br />
ildistaccodellacontaminazione<br />
dalle particelle di<br />
terreno mediante l’alterazionedelleforzelocalidiadsorbimento<br />
(peresempiovariandoilpHdelsistema<br />
acquaterreno o alterando le forze superficialicontensioattivi)omediantela<br />
risolubilizzazionediprecipitati.<br />
L’estrazione di inquinanti con caratteristiche<br />
anche molto diverse è ottenibile<br />
sfruttando l’azione di reagenti specifici da<br />
aggiungere all’acqua di lavaggio. Tuttavia,<br />
nella messa a punto del dosaggio e della<br />
tipologia di reagente da utilizzare, oltre<br />
all’efficienza di estrazione, vi sono altri<br />
fattoridaconsiderare:<br />
l i costi del reagente possono incidere<br />
notevolmente sul costo totale del trattamento;<br />
l alcune sostanze (tipicamente gli acidi),<br />
specieseutilizzatemassicciamente,determinanoun’alterazionedellacomposizionedelterrenooriginarioe,inparticolare,<br />
il danneggiamento o addirittura<br />
impediscono la rimozione delle frazione<br />
organica rendendo impossibile un<br />
riutilizzo agricolo del suolo bonificato<br />
(Nealeetal.,1997);<br />
l gli stessi reagenti possono dar luogo a<br />
unacontaminazionedelterrenochedeve,quindi,subireunulterioretrattamentospecifico(dilavaggio,distrippaggioodi<br />
biodegradazione)perlalororimozione;<br />
l il recupero di talune soluzioni estraenti<br />
risulta particolarmente complesso e<br />
costoso.<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
“Gli agenti<br />
inquinanti<br />
vengono<br />
rimossi dal<br />
suolo<br />
mediante il<br />
trasferimento<br />
a una fase<br />
liquida<br />
”<br />
Lesoluzioniestraentipiùutilizzatesono:<br />
l estrazioneconacqua,generalmentea<br />
temperaturaambienteoriscaldata.Oltre<br />
a svolgere il ruolo di fluido vettore,<br />
in grado di accogliere la contaminazione<br />
in forma sospesa rimossa nella fase<br />
di scrubbing, l’acqua scioglie, senza la<br />
necessità di aggiungere reagenti,<br />
la contaminazione<br />
presente nelle forme più<br />
solubili come, ad esempio,<br />
isolfatieiclorurimetallici;<br />
l estrazione con acqua e<br />
tensioattivi, che viene<br />
applicata a inquinanti idrofobici<br />
e possibilmente poco<br />
volatili quali PCB, pesticidi<br />
clorurati, combustibili<br />
(benzina, gasolio, oli combustibili),<br />
lubrificanti, plastificanti, solventicloruratioaromatici;<br />
l estrazione acida, indicata per la rimozione<br />
di metalli in forma cationica. Gli<br />
acidi più comunemente utilizzati sono<br />
HCl, HNO 3, H 2SO 4, acido acetico o<br />
miscele di questi. La concentrazione di<br />
acidi nella soluzione di lavaggio di un<br />
processo di soil washing dipende strettamente<br />
dalle caratteristiche della matrice<br />
solida. In terreni neutri o basici, i<br />
cationi metallici sono fortemente adsorbiti<br />
sulla frazione argillosa del terreno<br />
e sugli ossidi di ferro e manganese<br />
aderenti alla matrice solida; serve, pertanto,utilizzareunasoluzioneestraente<br />
acida concentrata. Nei terreni acidi e<br />
sabbiosi,icationimetallicisonopiùmobili<br />
, risultando, pertanto, facilmente<br />
estraibiliancheconsoluzioniacidemenoconcentrate;<br />
l estrazione alcalina, con l’impiego di<br />
agenti quali NaOH e Na 2CO 2. L’innalzamento<br />
del pH (De Fraja et al., 1994)<br />
favorisce infatti il rilascio e la dispersionedeicontaminantiassociatiallefrazioni<br />
dotate di elevata densità di carica<br />
superficiale(argillaehumus).Inoltre,pH<br />
alcalini promuovono la dissoluzione<br />
della sostanza organica e, quindi, del<br />
contaminanteadessaassociato;<br />
l estrazione con agenti chelanti, che<br />
sono in grado, aggiunti al terreno in<br />
soluzione acquosa, di strappare la contaminazione<br />
dai siti di adsorbimento e<br />
di dissolvere i precipitati dei contaminantimetallici(adesempioicarbonatio<br />
gli idrossidi). Insieme al recupero degli<br />
inquinanti si può, tuttavia, assistere alla<br />
dissoluzione di costituenti del terreno<br />
diperséinnocuiqualigliossididiFe,Al<br />
e Mn e i carbonati di Ca e Mg; ciò<br />
comportaunimpoverimentodelterreno<br />
e una riduzione del quantitativo di<br />
reagenteeffettivamentedisponibileper<br />
l’estrazione dei contaminanti. Gli svantaggi<br />
di questi composti risiedono negli<br />
elevaticostisiadelreagentesiadelprocesso<br />
di depurazione della soluzione<br />
estraente, che però, opportunamente<br />
trattata, può essere ricircolata (Vaccari<br />
etal.,2006);<br />
l estrazione conossidantioriducenti:<br />
i primi possono essere usati per la<br />
lisciviazionedielementilacuiformaossidata<br />
risulti più mobile delle forme ridotte(adesempioperl’ossidazionedel<br />
Cr 3+ a Cr 6+ ) e nell’estrazione di elementilegatiallasostanzaorganicanaturale,<br />
che viene degradata con questo<br />
tipo di reagenti; i secondi possono trovareapplicazione,adesempio,nellasolubilizzazione<br />
del ferro (che viene appuntoridottodaFe<br />
3+ aFe 2+ ).<br />
Non frequentemente si utilizzano per<br />
l’estrazione solventi organici quali metiletilchetoneopentano.<br />
Trattamentodelleacque<br />
delprocesso<br />
Laseparazioneaumidoel’eventualetrattamento<br />
chimico della frazione fine comportano<br />
la produzione di flussi d’acqua<br />
chepresentanoelevateconcentrazionidi<br />
materialecolloidaleesalisolubilizzatidalla<br />
matrice solida, nonché concentrazioni di<br />
inquinanti più o meno consistenti, in dipendenza<br />
dalla solubilità degli stessi, ed<br />
eventualmente degli additivi chimici usati<br />
perl’estrazione(Saponaroetal.,2003).<br />
L’abbattimento degli inorganici solubilizzatiedelmaterialecolloidalepuòavvenire<br />
mediante miscelazione (con agenti<br />
precipitantie/ocoagulanti),flocculazione,<br />
sedimentazionee/ofiltrazionesusabbia.<br />
45
Inoltre,loschemadiprocessoprevede,in<br />
genere,ancheunafaseperilrecuperodel<br />
liquidodilavaggioodell’agenteestraente,<br />
aifinidelricircolodellostessonell’impiantoperiltrattamentodialtroterrenocontaminato(Yujunetal.,1999).<br />
Trattamentodelleemissioni<br />
atmosferiche<br />
Il processo di lavaggio, soprattutto nella<br />
fasediseparazione,puòportarealladiffusione<br />
in aria di polveri e composti volatili<br />
eventualmente presenti nel terreno, ciò<br />
che rende necessario il trattamento di<br />
queste emissioni prima del rilascio in atmosfera.Generalmente,quest’ultimoviene<br />
condotto con sistemi di depolverizzazione<br />
a secco (cicloni o filtri in tessuto),<br />
torridilavaggio,biofiltrie/ofiltriacarbone<br />
attivo(Petruzzelli,2000).<br />
Campodiapplicazione<br />
L’applicabilità del soil washing dipende,<br />
principalmente, dalle caratteristiche del<br />
terrenodatrattareedellesostanzechelo<br />
contaminano. Il trattamento è affidabile<br />
soprattutto per terreni caratterizzati da<br />
uncontenutodel5070%insabbiaeghiaia;<br />
se il contenuto di fini (limi e argille, in<br />
generale particelle di dimensioni inferiori<br />
a63mm)èparial3050%,iltrattamento<br />
disoilwashingècomunqueapplicabile,ma<br />
potrebbe non essere economicamente<br />
conveniente (si veda la tabella 1); infatti, i<br />
contaminanti si concentrano sulle particellefini.Pertanto,operaresuunterrenoabassagranulometriacomportalanecessità<br />
di dover smaltire in discarica o sottoporreadaltritipiditrattamentoconsiderevoli<br />
quantità di materiale contaminato,<br />
con conseguente incremento dei costi.<br />
Unaltrofattorenegativoèrappresentato<br />
daunelevatocontenutodisostanzaorganica<br />
naturale, che presenta un notevole<br />
potereadsorbente.<br />
Problemidisicurezza<br />
Problemidisicurezzapossonopresentarsiintuttelefasisopradescritteepossono<br />
esseredinatura:<br />
l fisica;<br />
l chimica;<br />
l biologica;<br />
l radioattiva.<br />
Irischifisici<br />
ð i primi rischi fisici si presentano nella<br />
fase di scavo e nella successiva fase di<br />
PROCESSI E SISTEMI•BONIFICHE<br />
carico del materiale scavato sui mezzi<br />
di trasporto e derivano dall’utilizzo di<br />
mezzipesanti,conorganiinmovimento<br />
(automezzi, nastri trasportatori).<br />
Oltre a utilizzare mezzi adeguati, occorre<br />
che gli operatori prestino continua<br />
attenzione; sono stati, infatti, descritti<br />
casi nei quali si sono verificati<br />
infortuni mortali di operatori travolti<br />
damezziinretromarcia;<br />
ð nelle operazioni di scavo e in quelle di<br />
separazioneaseccopossonoverificarsiproiezionidipietre,percuiglioperatori<br />
devono essere adeguatamente<br />
protetticonocchialidisicurezzadotati<br />
dialettelaterali;<br />
ð rischio fisico può anche derivare dalla<br />
natura dei contaminanti; durante le<br />
operazionidiscavopossono,infatti,svilupparsivaporiinfiammabili,chedeterminano<br />
rischio di incendio o anche<br />
esplosione per la possibile formazione<br />
di scintille per attrito tra il cucchiaio<br />
dell’escavatore e le pietre presenti nel<br />
materialediscavo.Frequentiirrorazionid’acquariduconograndementequestorischio,che,d’altraparte,èpresenteanchenellesuccessivefasidiseparazioneasecco;<br />
TABELLA1<br />
APPLICABILITÀDELSOILWASHINGINFUNZIONEDELLANATURA<br />
EDELTIPODITERRENO(EPA,1995)<br />
Gruppi di contaminanti Terreni ghiaioso-sabbiosi Terreni argilloso-limosi<br />
Composti alogenati volatili AEE AEL<br />
Composti alogenati semivolatili AEL AEL<br />
Composti non alogenati volatili AEE AEL<br />
Organici<br />
Composti non alogenati semivolatili<br />
Policlorobifenili (PCB)<br />
AEL<br />
AEL<br />
AEL<br />
AEL<br />
Pesticidi alogenati AEL AEL<br />
Diossine/furani AEL AEL<br />
Cianuri organici AEL AEL<br />
Metalli volatili AEE AEL<br />
Inorganici<br />
Metalli non volatili<br />
Amianto<br />
AEE<br />
NA<br />
AEL<br />
NA<br />
Cianuri inorganici AEL AEL<br />
Reattivi<br />
Ossidanti<br />
Riducenti<br />
AEL<br />
AEL<br />
AEL<br />
AEL<br />
Legenda: AEE = applicabilità con elevata efficienza; AEL = applicabilità con efficienza limitata; NA = non applicabile<br />
46 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PROCESSI E SISTEMI•BONIFICHE<br />
ð nelcasoincuiicontaminantisianocostituitidasolventi,chevengonoseparati<br />
a livello di impianto, oppure nel pur<br />
infrequente caso in cui l’estrazione avvengaconsolventi,occorretenercontoanchedellalorotossicità;<br />
ð se nell’estrazione si fa uso di vapore,<br />
l’ulteriore rischio da prendere in considerazione<br />
è quello di venire a contattoconcondotteadaltatemperatura<br />
capaci di determinare ustioni per<br />
contatto (occorre quindi fare uso di<br />
adatti guanti) o di venire investiti da<br />
fluidicaldi;<br />
ð l’utilizzo delle macchine può generare<br />
rumore (contro il quale si devono impiegare<br />
dispositivi di protezione individuale)eanchevibrazioni;<br />
ð nondeveesseretrascurato,nellevarie<br />
fasidelprocessocheavvengonoasecco,<br />
il rischio di inalare poveri, talvolta<br />
silicotigene; in presenza di questo rischio,<br />
occorrono dispositivi di protezionedellevierespiratorie.Ovviamente,questorischiononèpresentenelle<br />
fasidilavorazioneaumido.<br />
ð per evitare il rischio di scivolature, le<br />
superfici calpestabili non devono presentare<br />
ristagni d’acqua e gli operatori<br />
devonofarusodiappositecalzature;<br />
ð l’utilizzodidispositivielettricidetermina<br />
ilcorrispondenterischio,ilcherichiede<br />
un’accuratamessaaterraedispositividi<br />
interruzione automatica della corrente<br />
(salvavita), nonché il controllo e la manutenzionedeiconduttoriedellemacchineelettricheimpiegate.<br />
Irischichimici<br />
ð la varietà dei prodotti utilizzati soprattutto<br />
per il trattamento delle frazioni<br />
fini (si veda il sottoparagrafo “Separazionefisica”)determinaunacorrispondentevarietàdirischiochimicodacontatto,ingestioneoinalazionedireagentiacidi,alcalini,ossidanti,riducenti,ecc.<br />
Propriol’estremavarietàsiadireagenti<br />
sia di contaminanti dei suoli impedisce<br />
unaprecisaelencazionedeirischiedei<br />
corrispondentiinterventidiprevenzioneeprotezione;<br />
ð per ciascuna categoria di reagenti si<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
devefarriferimentoallacorrispondenteschedadisicurezza,mentreun’accurata<br />
analisi dei contaminanti del suolo<br />
datrattareèlaprecondizioneperpredisporregliinterventidisicurezza;<br />
ð in generale, i sistemi di alimentazione<br />
dei reagenti per la preparazione delle<br />
soluzioni devono essere, per quanto<br />
possibile,acircuitochiusoeglioperatoridevonoesseredotatidegliopportuni<br />
mezzi di protezione individuale quali<br />
guanti, indumenti, occhiali protettivi e,<br />
senecessario,respiratoriindividuali;<br />
ð sitengapresentecherischiochimicoè<br />
presenteancheneifanghielimiseparati,<br />
che possono contenere idrocarburi,<br />
metallipesanti,solventi,ecc.<br />
Irischidaradioattività<br />
Sebbene non sia frequente, è comunque<br />
suggerito di verificare, per ogni materiale<br />
trattato,seillivellodiradioattivitàsiasupe<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
riore a quello di base. Nel caso in cui il<br />
rilievo sia positivo, gli interventi sono di<br />
competenzadiunespertodifisicasanitaria.<br />
Irischibiologici<br />
ð rischibiologicipossonoesserepresenti<br />
neisitiincuièavvenutolosversamento<br />
dirifiutisanitarieanchedirifiutiurbani.<br />
Glioperatoripossonoessereespostia<br />
varie tipologie di microrganismi e venirne<br />
a contatto dermico o per ingestione,operinalazione.Traimicrorganismi<br />
patogeni che si incontrano più<br />
frequentemente si citano Histoplasma<br />
sp.,Mycobacteriasp.,ecc;<br />
ð il rischio, ove presente, può essere affrontatoriducendolapolverositàattraverso<br />
l’impiego di acqua e, talvolta, di<br />
schiumeeutilizzandodispositividiprotezioneindividuali.Incasodiesposizioni<br />
significative saranno opportuni controllimedici.<br />
l<br />
l BerbenniP.,BonomoL.,PetruzzelliG.,RomeleL.,SardanoD.,SaponaroS.(2002).Ilsoilwashing<br />
per i terreni contaminati da metalli: dalla classificazione al trattamento dei residui di processo. Atti<br />
dellagiornatadistudiosuisiticontaminati,Milano25febbraio2002.<br />
l De Fraja Frangipane E., Andreottola G., Tatàno F. (1994). Terreni contaminati. Identificazione,<br />
normative,indagini,trattamento.CollanaAmbiente,vol.5,C.I.P.A.Editrice,Milano.<br />
l Neale C.N., Bricka R.M., Chao A.C. (1997). Evaluating acids and chelating agents for removing<br />
heavymetalsfromcontaminatedsoils.Environ.Prog.n16(4),274280.<br />
l NeesseT.etal.(1991).DieAufbereitungstechnikdesBodenvaschens.AufbereintungsTechnikn.32(2).<br />
l PetruzzelliG.(2000).Lavaggioditerrenicontaminatidainquinantiorganiciedametall.,51°corsodi<br />
aggiornamento di ingegneria sanitaria ambientale, “Siti contaminati: indagini, analisi di rischi e<br />
tecnichedibonifica”,acuradiL.Bonomo,Milano2630giugno.<br />
l SaponaroS.,PetruzzelliG.,BonomoL.(2003).Lavaggiofisicoechimico.57°corsodiaggiornamentodiIngegneriaSanitariaAmbientale,“Siticontaminati:tecnologiedirisanamento”,585603.<br />
l Tatàno F. (1999). Risanamento dei terreni contaminati. Atti delle Giornate europee di studio<br />
sull’ambiente,C.I.P.A.srl,Lecce,2324aprile,137142.<br />
l USEPA (1993). Innovative site remediation technology – Soil washing/ soi flushing. EPA/542/B93/<br />
012,vol.3,Novembre1993.<br />
l VaccariM.,CollivignarelliC.,RigantiV.,BrioniF.(2004).Trattamentodisuolicontaminatidametalli<br />
pesantimedianteprocessiinnovativi.AttidelSIDISA2004,SimposioInternazionalediIngegneria<br />
SanitariaAmbientale,Taormina(CT),2326giugno.<br />
l VaccariM.,BrioniF.,CollivignarelliC.(2006).Treatmentofasoilcontaminatedbylead,copperand<br />
zincthroughchelatingagents.Attidell’VIIISIBESASimposioItaloBrasileirodeEngenhariaSanitària<br />
eAmbiental,Fortaleza–CE,Brasil,1722September,III193,pp.17.<br />
l Vaccari M., Zaninetta L. (2005). Selezione della tecnica di risanamento ottimale. In “Suoli e falde<br />
contaminati.Miglioritecnologiedisponibiliacostisopportabili.Aspettigiuridicietecnici”,ManualeUNICHIMN.196/4,acuradiV.Riganti,Milano,agosto2005,pp.3357<br />
l Yujun Y., Herbert E.A. (1999). In situ chemical treatment. Technology Evaluation Report, TE/9901,<br />
Luglio.<br />
47
Diversi sono gli elementi<br />
di cui tenere conto<br />
nella progettazione<br />
e realizzazione<br />
di un impianto<br />
fotovoltaico,<br />
a partire dalla corretta<br />
valutazione dello spazio<br />
realmente disponibile<br />
(al netto, quindi,<br />
di eventuali ostacoli),<br />
al calcolo della distanza<br />
tra le file dei moduli,<br />
fino alla scelta<br />
della tipologia<br />
della struttura<br />
di supporto<br />
e di connessione.<br />
Un discorso a parte<br />
è quello della logistica<br />
di cantiere.<br />
Tutto questo può essere<br />
efficientemente<br />
sintetizzato attraverso<br />
l’analisi di un caso<br />
applicativo.<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
PROCESSIESISTEMI•ENERGIA<br />
Impianti fotovoltaici<br />
Progettazione e installazione:<br />
criteri di analisi e soluzioni<br />
■diRenatoValliveroeLucaTerrando,direzioneTecnicaEcostreamItalyS.r.l.<br />
FotosugentileconcessionediGolderItaliaS.r.l.,societàdiingegneria<br />
ambientale<br />
FiguresugentileconcessionediEcostreamItalyS.r.l,societàrealizzatricediimpiantifotovoltaici<br />
I recenti sviluppi legislativi stanno dando un forte impulso<br />
al mercato delle energie rinnovabili e, nello specifico, del<br />
fotovoltaico. Il nuovo “conto energia” prevede due importanti<br />
novità rispetto alla normativa precedente. La<br />
prima è la garanzia dell’accesso all’incentivo non più<br />
legato a nessun tipo di graduatoria o limite annuale<br />
(hanno diritto alle tariffe incentivanti tutti gli impianti<br />
che entrano in esercizio entro 14 mesi dalla data nella<br />
quale verrà raggiunto il primo limite di 1.200 MWp); la<br />
seconda è un approccio burocratico più semplificato.<br />
Risulta, quindi, opportuno analizzare nel dettaglio le fasi<br />
operative per la corretta progettazione e installazione di<br />
un impianto fotovoltaico, partendo da un “caso di<br />
specie”.<br />
Caratteristichegenerali<br />
dell’impianto<br />
L’impiantoinesame:<br />
l èubicatonelcentrodiTorino;<br />
l hauna“taglia”da39,4kW;<br />
l si compone di circa 150 moduli fotovoltaici,<br />
realizzati con diverse tecniche<br />
costruttive. Vi sono, infatti, moduli<br />
mono e policristallini di diverse case<br />
costruttrici e diverse tipologie di installazione:<br />
– vasche “Console” in plastica prestampata<br />
(polietilene ad alta densità<br />
– HDPE) e completamente riciclata<br />
(sivedalafoto2);<br />
– triangoli in alluminio leggero e ferro<br />
zincato a caldo, per prevenire fenomenidiossidazioneodeterioramen<br />
to dovuto ad agenti atmosferici (si<br />
vedalafoto3);<br />
– supportipertettopiano.<br />
Il campo fotovoltaico (FV) è diviso in<br />
quattro sottocampi ognuno con proprio<br />
gruppo di conversione (inverter) da corrente<br />
continua a corrente alternata, di<br />
cui tre monofase e uno trifase, a loro<br />
volta connessi alla rete trifase 400V, nel<br />
quadro generale di bassa tensione dell’impiantodelproprietario;l’energiaprodotta<br />
viene, per lo più, autoconsumata,<br />
oppure immessa nella rete pubblica di<br />
distribuzionequandolarichiestadienergiaelettricadelproprietarioèinferiorea<br />
quellaprodotta.<br />
L’impianto FV sopperisce al fabbisogno<br />
energeticodelproprietariopercircail25%.<br />
49
5Foto1–Moduli installati su copertura piana<br />
Criteridiprogettazione<br />
La copertura dello stabile è un tetto piano.<br />
La possibilità di usufruire di una superficie<br />
piana permette di orientare i moduli in fun<br />
5Figura1–Ostacoli presenti sul tetto dell’edificio<br />
5Figura2–Calcolo ombreggiamento<br />
zione dell’azimuth ottimale, svincolandosi<br />
dall’effettivo orientamento dello stabile,<br />
che, invece, è un aspetto imprescindibile nel<br />
caso di strutture a tetto inclinato o “ashed”.<br />
PROCESSI E SISTEMI•ENERGIA<br />
ð Per la definizione di un impianto fotovoltaico<br />
su tetto piano occorre valutarelospazioeffettivamentedisponibile;<br />
frequentemente, infatti, una copertura<br />
piana risulta essere circondata<br />
da una balaustra (intesa come muretto<br />
continuo alto almeno 7080 cm) da cui<br />
occorre mantenere una distanza minima<br />
sia per evitare l’ombreggiamento<br />
dei pannelli sia per garantire il passaggio<br />
di addetti alla manutenzione. Inoltre, è<br />
necessario verificare se esistono dispositivi<br />
tecnologici o elementi architettonici<br />
(UTA, scarichi, sovrastrutture, ecc.)<br />
che possono provocare ombreggiamento<br />
e ridurre di conseguenza la superficie<br />
complessivamente disponibile.<br />
Nel caso in esame (si veda la figura 1), il<br />
tetto si presentava occupato da diversi<br />
ostacoli quali:<br />
l vano accesso tetto (1);<br />
l chiller (2);<br />
l torretta vecchio montacarichi (3);<br />
l pilastri di ripresa tetto (4).<br />
Pertanto, è stato necessario valutare<br />
l’ombreggiamento da essi provocato al<br />
fine di definire correttamente le aree su<br />
cui posizionare i moduli.<br />
ð Definita l’area a disposizione, occorre<br />
calcolare la distanza tra le file dei<br />
moduli, in modo da evitare l’ombreggiamento<br />
reciproco. La scelta dell’interasse<br />
di posa delle file deve essere calcolato<br />
nel periodo di massimo ombreggiamento<br />
che risulta essere nel<br />
giorno del solstizio d’inverno.<br />
ð Stabilito illayout dei moduli si sceglie la<br />
tipologia della struttura di supporto,<br />
strettamente in funzione della<br />
tipologia architettonica della copertura<br />
e dei carichi statici che essa può supportare.<br />
Negli stabili con elementi prefabbricati di<br />
semplice copertura si considerano le dimensioni<br />
delle travi, il carico neve di legge<br />
e, in relazione alla sicurezza, si riduce a<br />
circa 1520 kg per metro quadrato il sovraccarico<br />
accidentale ammesso, mentre<br />
nelle strutture realizzate in opera o prefabbricate<br />
calpestabili si possono accettare<br />
sovraccarichi permanenti di alcune<br />
centinaia (23) di kg per metro quadrato.<br />
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PROCESSI E SISTEMI•ENERGIA<br />
Questa valutazione preliminare è determinante<br />
per la scelta delle strutture di<br />
supporto:<br />
l a gravità, la cui stabilità è garantita dal<br />
peso della struttura,<br />
l a collegamento meccanico, la cui stabilità<br />
è data da elementi di congiunzione<br />
tra la struttura portante e il sostegno.<br />
La soluzione a gravità risulta essere la più<br />
semplice e meno invasiva, poiché si rende<br />
necessario il solo zavorramento della<br />
struttura; la zavorra (si vedano lafigura3e<br />
lafoto4) può essere realizzata mediante il<br />
riempimento di vasche con materiale<br />
inerte (ghiaia o macerie) o con blocchi di<br />
calcestruzzo da realizzarsi in opera.<br />
Il dimensionamento della zavorra è realizzato<br />
mediante l’analisi statica e cinematica<br />
della risposta della struttura all’azione<br />
del vento.<br />
Applicando la normativa vigente (circolare<br />
del Ministero dei Lavori pubblici 4 luglio<br />
1996, n. 156) si determina la zona di riferimento,<br />
il fattore di esposizione e la classe<br />
della struttura (per quest’ultima occorre<br />
fare riferimento alle tettoie con un solo<br />
spiovente).<br />
Definito il carico distribuito (in kg/m 2 ) si<br />
determina l’azione ribaltante agente nel<br />
baricentro della struttura moltiplicando la<br />
pressione per la superficie.<br />
Considerando lo schema infigura3si avrà:<br />
Mr(momentoribaltante)=<br />
(Pvento*Superficiemoduli)*Hbar<br />
Applicando le equazioni della cinematica,<br />
considerando come fulcro di ribaltamen<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
to il vertice inferiore di sinistra, si andrà a<br />
definire la forza pesoFzavorra.<br />
Fzavorra=Mr/Lzav<br />
Nel caso, invece, di elementi strutturali a<br />
cassone, essendo il peso distribuito su tutta<br />
la superficie di appoggio occorre verificare<br />
laFzavorra per una distanza pari aLzav/2.<br />
La soluzione con fissaggio meccanico richiede<br />
un’analisi statica più dettagliata, in<br />
cui si verifica anche la capacità di tenuta<br />
alla flessione deviata della struttura.<br />
ð Esaminata la reazione della travatura<br />
del fabbricato alle sollecitazioni derivanti<br />
dal peso del campo fotovoltaico,<br />
si definisce la tipologia di connessione(bullonatura<br />
o saldatura); qualora<br />
si renda necessaria la foratura delle<br />
coperture, si deve garantire il ripristino<br />
dell’impermeabilità, con l’utilizzo di elementi<br />
plastici quali gommini o giunti<br />
elastici. In relazione a quanto sopra riportato<br />
si può, quindi, asserire che, nel<br />
caso di coperture piane, la possibilità di<br />
impiegare strutture di supporto a gravità<br />
risulta più semplice e permette di<br />
COMESCEGLIEREUNFORNITORE<br />
“CHIAVIINMANO”<br />
I requisiti che deve possedere un fornitore di impianti fotovoltaici sono:<br />
l livello e grado di assistenza;<br />
l presenza sul territorio;<br />
l referenze impianti realizzati;<br />
l presenza nella filiera del fotovoltaico;<br />
l dettaglio e livello di specificità dell’offerta;<br />
5Foto2–Struttura a triangolo 5Foto3–Struttura ConSole<br />
l garanzie fornite (tempistiche di cantierizzazione, metodologia di collaudo, contratto O&Moperatingandmantainancepost<br />
realizzazione)<br />
non alterare le proprietà impermeabili<br />
della copertura. Nel caso in esame,<br />
stante la verifica strutturale positiva della<br />
copertura e l’impermeabilizzazione<br />
di recente realizzazione, si è optato per<br />
l’impiego sia di strutture a gravità che<br />
vasche di plastica riciclata e riciclabile<br />
riempite con inerte. La scelta si è dimo<br />
5Figura3–Calcolo zavorra<br />
5Foto4–Posizionamento zavorra<br />
5Figura4–Fissaggio moduli<br />
51
5Foto5–Fissaggio alluminiocemento 5Foto6–Installazione moduli su triangoli<br />
strata particolarmente vantaggiosa sia<br />
per semplicità dell’installazione che per<br />
la diminuzione dei tempi di posa.<br />
La sequenza delle attività sono le seguenti:<br />
l posa del modulo nella posizione indicata<br />
dalla direzione lavori;<br />
l fissaggio delle barre di irrigidimento;<br />
l inserzione delle zavorre (costituite nel<br />
caso da sacchetti riempiti di sabbia o<br />
inerti) legati ai contemporanei lavori di<br />
ristrutturazione;<br />
l fissaggio dei moduli ed estrazione dei<br />
cavetti di collegamento.<br />
Lalogisticadicantiere<br />
Per quanto concerne la logistica di cantiere,<br />
i principali vantaggi derivanti dall’appli<br />
ITERBUROCRATICO<br />
AMMINISTRATIVO<br />
Devono essere osservati i seguenti riferimenti normativi:<br />
l D.M. 23 febbraio 2007<br />
l delibera AEEG 11 aprile 2007 n. 88/2007 «Disposizioniinmateria<br />
di misura dell’energia elettrica prodotta da impianti di generazione»<br />
(in S.O. n. 107 allaGazzettaUfficiale del 27 aprile 2007, n. 97 e sul<br />
sitowww.autorita.energia.it)<br />
l delibera AEEG 11 aprile 2007 n. 89/2007 «Condizioni tecnico<br />
economiche per la connessione di impianti di produzione di energia<br />
elettrica alle reti elettriche con obbligo di connessione di terzi a<br />
tensione nominale minore o uguale ad 1 kV» » (in S.O. n. 107 alla<br />
Gazzetta Ufficiale del 27 aprile 2007, n. 97 e sul sito www.autorita.energia.it)<br />
l delibera AEEG 11 aprile 2007 n. 90/2007 «Attuazionedeldecreto<br />
del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro<br />
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 19 febbraio<br />
2007, ai fini dell’incentivazione della produzione di energia elettrica<br />
medianteimpiantifotovoltaici» (in S.O. n. 107 allaGazzettaUfficiale<br />
del 27 aprile 2007, n. 97 e sul sitowww.autorita.energia.it)<br />
cazione della soluzione sopra indicata riguardano:<br />
l l’estrema velocità nell’elevazione dal<br />
piano di campagna al piano di posa delle<br />
strutture, anche mediante sistemi di<br />
sollevamento facilmente reperibili sul<br />
mercato;<br />
l la possibilità, grazie al ridotto peso specifico,<br />
di stoccare il materiale direttamente<br />
sulla copertura senza il rischio di<br />
superare i carichi di progetto.<br />
ð Posizionati i moduli e relative strutture<br />
di sostegno si è poi proceduto al loro<br />
collegamentoelettricoinfunzione<br />
degli schemi elaborati in fase<br />
diprogetto. La definizione dell’assetto<br />
del campo (moduli e stringhe) è<br />
PROCESSI E SISTEMI•ENERGIA<br />
stato determinato mediante un’attenta<br />
analisi dell’accoppiamento moduliinverter,<br />
tenendo in considerazione:<br />
l la tensione nominale e di lavoro dei<br />
vari dispositivi;<br />
l le tensioni di funzionamento degli inverter<br />
correlate ai coefficienti tensionetemperatura<br />
dei moduli, in modo tale<br />
da mantenere un sufficiente margine di<br />
sicurezza anche a temperature elevate;<br />
l le correnti nominale e il coordinamento<br />
ai fini della sicurezza degli organi<br />
di protezione e manovra imposti<br />
dalla normativa italiana.<br />
Nell’impianto in esame si è optato per una<br />
massima tensione di esercizio di 600 V.<br />
ð Appurata la corrispondenza normativa<br />
degli elementi, si procede alla scelta<br />
della potenza degli inverter, legata<br />
ad alcuni fattori, quali:<br />
l le taglie di potenza presenti in commercio;<br />
l l’omogeneità della posa dei pannelli<br />
(dovuti a fenomeni di ombreggiamento<br />
non eliminabili o a condizioni<br />
di posa differenti);<br />
l le condizioni di sbilanciamento dei<br />
carichi.<br />
ITER<br />
PRATICO<br />
l adempimento delle pratiche autorizzative che devono essere svolte<br />
con le amministrazioni locali (l’iter varia da regione a regione ed è<br />
necessario verificarlo con l’ufficio tecnico del comune di competenza);<br />
l invio delprogettopreliminareconrichiestadiconnessione<br />
alla rete elettrica al gestore locale di rete, specificando se si intende<br />
usufruire del servizio di scambio sul posto (possibile solo per gli<br />
impianti tra 1 e 20 kw). Il gestore della rete avrà 30 giorni di tempo per<br />
produrre un preventivo tecnicoeconomico che avrà durata minima<br />
pari a 3 mesi;<br />
l completata la realizzazione dell’impianto, con tempistiche legate alla<br />
potenza elettrica dello stesso, occorre inviare lacomunicazionedi<br />
finelavori al gestore locale di rete, che ha 30 giorni per connettere in<br />
rete l’impianto e altri 30 giorni per darne comunicazione al GSE;<br />
l entro 60 giorni dall’entrataineserciziodell’impianto il soggetto<br />
responsabile invia al GSE la richiesta di concessione della tariffa<br />
incentivante, unitamente alla documentazione finale di entrata in<br />
esercizio (pena la non ammissibilità alle tariffe incentivanti);<br />
l il GSE, entro 60 giorni, comunica al soggetto responsabile latariffa<br />
incentivantericonosciuta, calcolata dal momento dell’entrata in<br />
esercizio dell’impianto.<br />
52 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PROCESSI E SISTEMI•ENERGIA<br />
Nel caso in esame, data la conformazione<br />
dell’impianto, è stato utilizzato un inverter<br />
da 33 kWp e tre inverter monofase in<br />
grado di permettere il raggiungimento della<br />
massima potenza disponibile di 39 kW.<br />
5Figura5–Posizionamento moduli su copertura piana<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
La scelta di sistemi di supporto in materiale<br />
plastico e la relativamente ridotta altezza<br />
di elevazione delle strutture metalliche<br />
non hanno modificato la geometria dell’edificio;<br />
pertanto, ai fini del pericolo di<br />
fulminazione diretta, la presenza dell’impianto<br />
FV sul tetto è di fatto ininfluente,<br />
consentendo, in ultima analisi, di ridurre al<br />
minimo l’impiego degli apparecchi di protezione<br />
da sovratensioni. l<br />
53
Nel settore alimentare,<br />
la necessità di descrivere<br />
e formalizzare<br />
la modalità di esecuzione<br />
delle diverse fasi<br />
operative da eseguire<br />
in protocolli o procedure<br />
(nei casi più semplici<br />
in istruzioni operative)<br />
deriva dall’importanza<br />
che la corretta<br />
esecuzione delle varie<br />
operazioni da effettuare<br />
riveste in funzione<br />
della sicurezza<br />
degli alimenti,<br />
vero scopo del processo.<br />
Per questo motivo,<br />
quando l’aspetto trattato<br />
è definito<br />
come critico<br />
si impone la creazione<br />
di una procedura scritta<br />
che sia adeguata,<br />
nei termini<br />
e nella descrizione,<br />
ad assicurare che la fase<br />
da gestire o l’operazione<br />
da effettuare sia svolta<br />
in maniera corretta.<br />
PROCESSI E SISTEMI• IGIENE DI ALIMENTI<br />
Igiene alimentare<br />
La verifica delle procedure<br />
nella gestione operativa<br />
n di Maurizio Podico, Segretario del Consiglio Nazionale dei Biologi<br />
Foto di Maurizio Podico su gentile concessione di ATAHOTELS S.p.A.<br />
Nel settore agroalimentare i processi produttivi sono<br />
molto spesso il frutto di operazioni di derivazione tradizionale<br />
tramandate direttamente da generazioni di artigiani<br />
ai propri figli o ai propri dipendenti. In un contesto pervaso<br />
e permeato dalla conoscenza diffusa dei processi da<br />
attuare per ottenere degli alimenti organoletticamente<br />
appetibili e salubri, per lungo tempo non si è sentita la<br />
necessità di definire delle procedure operative formalizzate<br />
in documenti tecnici “di qualità”.<br />
Tutti i sistemi di gestione tecnica, a partire<br />
dai più semplici, contengono procedure<br />
che descrivono la modalità di esecuzione<br />
di alcune operazioni che, se mal eseguite,<br />
possono rendere i risultati delle operazioni<br />
stesse non conformi.<br />
La necessità di descrivere e formalizzare<br />
la modalità di esecuzione delle diverse fasi<br />
operative da eseguire in protocolli o procedure<br />
(nei casi più semplici in istruzioni<br />
operative) deriva dall’importanza che la<br />
corretta esecuzione delle varie operazioni<br />
da effettuare riveste in funzione della<br />
sicurezza degli alimenti, vero scopo del<br />
processo.<br />
In mano a chi è già dotato delle necessarie<br />
competenze tecniche, le procedure<br />
divengono, pertanto, il principale strumento<br />
con cui porre sotto controllo la<br />
criticità di alcune operazioni. In pratica,<br />
devono essere messe sotto procedura<br />
tutte le fasi o le operazioni che hanno la<br />
possibilità di penalizzare l’organizzazione<br />
in un aspetto cruciale delle attività del<br />
sistema qualità in oggetto.<br />
Le procedure possono essere scritte o<br />
documentate e orali, ma, come è ovvio,<br />
quest’ultimo caso può essere variamente<br />
interpretato in funzione della memorizzazione<br />
dei singoli individui, della chiarezza<br />
espositiva di chi la trasmette, ecc.<br />
Per questo motivo, quando l’aspetto trattato<br />
è definito come critico si impone la<br />
creazione di una procedura scritta che sia<br />
adeguata, nei termini e nella descrizione,<br />
ad assicurare la correttezza della fase da<br />
gestire o dell’operazione da effettuare.<br />
Redigere, controllarne la correttezza, distribuirne<br />
le copie a chi deve utilizzarla,<br />
ritirarne le edizioni superate per sostituirle<br />
con altre nuove e più accurate, che assicurino<br />
una migliore comprensione o che<br />
chiariscano uno o più aspetti che hanno<br />
generato delle non conformità è un impegno<br />
sia in termini di tempo che di lavoro.<br />
Anche per questo, si deve prevedere, come<br />
già detto, di porre sotto procedura<br />
documentata solo quello che può generare<br />
dei problemi significativi alla conduzione<br />
dei vari tipi di attività gestiti in qualità.<br />
Devono essere, ad esempio, proceduralizzate<br />
le operazioni di smaltimento dei<br />
rifiuti o di controllo delle emissione dei<br />
fumi se il sistema in oggetto è rivolto ad<br />
assicurare una corretta gestione ambientale<br />
oppure le procedure di evacuazione<br />
54 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PROCESSI E SISTEMI• IGIENE DI ALIMENTI<br />
degli occupanti di una struttura nel caso si<br />
tratti di un sistema di sicurezza sul luogo di<br />
lavoro.<br />
Nell’agroalimentare le procedure che sono<br />
sempre state oggetto di attenzione e<br />
in qualche caso di “maniacale” custodia<br />
sono sempre state quelle di produzione,<br />
ovvero le ricette.<br />
Con l’avvento dei sistemi agroalimentari<br />
di autocontrollo introdotti dalle norme<br />
verticali e specialmente dal D.Lgs. n.<br />
155/1997 e successive modifiche e integrazioni<br />
si è giunti alla consapevolezza<br />
che le procedure da formalizzare sono<br />
quelle relative alla salubrità degli alimenti.<br />
Per ricerca della salubrità si intende l’obbligo<br />
di rendere disponibili solo degli alimenti<br />
che siano assolutamente sicuri,<br />
esenti cioè da pericoli per la salute degli<br />
utenti aspetto non derogabile di salvaguardia<br />
e tutela della salute pubblica.<br />
Questo ha portato a formalizzare delle<br />
procedure relative alla messa sotto controllo<br />
dei processi produttivi, delle modalità<br />
di conservazione, del dosaggio di conservanti<br />
e antiossidanti, ecc.<br />
Un aspetto che spesso non viene correttamente<br />
soppesato riguarda le pratiche di<br />
corretta prassi igienica relative alle operazioni<br />
di pulizia e di sanificazione delle attrezzature<br />
nelle strutture ristorative.<br />
Il sistema qualità inerente la sicurezza alimentare<br />
(in senso lato) descritto dalla<br />
norma tecnica UNI EN ISO 22000:2005<br />
le colloca tra i prerequisites programs, in<br />
pratica tra i requisiti già formalizzati che<br />
vengono dati per acquisiti su cui la norma<br />
si “adagia” per esaminare gli aspetti critici<br />
produttivi.<br />
Questo non è corretto perché un numero<br />
elevato di problemi e di intossicazioni<br />
alimentari vengono generati da situazioni<br />
igieniche compromesse da errate operazioni<br />
di pulizia o di sanificazione che in<br />
molti casi vengono date per “banali” operazioni<br />
non meritevoli di attenzione<br />
L’opinione si modifica radicalmente quando<br />
un’eventuale analisi microbiologica effettuata<br />
su un campione di alimenti o su un<br />
tampone di una superficie di una attrezzatura<br />
destinata a entrare in contatto con gli<br />
alimenti indica una contaminazione inac<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
cettabile di batteri potenzialmente molto<br />
pericolosi come salmonella,Bacilluscereus,<br />
Staphilococcus aureo o, peggio, Lysteria<br />
moncitogenes eEscherichiacoli O157H7.<br />
Questi problemi sono maggiormente<br />
presenti nelle attività di ristorazione e di<br />
catering, ma vanno anche, per obbligo<br />
normativo, previsti per le imprese alimentari<br />
del settore conserviero. Essere a norma<br />
richiede solo una preventiva attenzione;<br />
ad esempio, redigere una tabella delle<br />
attrezzature da trattare in cui definirne la<br />
periodicità, l’operazione da svolgere, il<br />
prodotto da utilizzare o la procedura da<br />
applicare e delle eventuali note (si vedano<br />
letabelle123).<br />
Questa tabella viene solitamente allegata<br />
ai documenti del sistema di autocontrollo<br />
assieme alle procedure da essa richiamate<br />
e alle schede tecniche di registrazione<br />
delle operazioni effettuate.<br />
Nelle operazioni di controllo emerge<br />
molto spesso la sostanziale ignoranza da<br />
parte del personale in merito alla esistenza<br />
e ai contenuti dei documenti appena<br />
citati o la non esecuzione delle operazioni<br />
previste o il non rispetto della cadenza<br />
richiesta o delle registrazioni delle operazioni<br />
effettuate.<br />
Per evitare tutte queste problematiche, si<br />
sono elaborate diverse soluzioni delle<br />
quali la più efficace prevede la realizzazio<br />
5Foto1–Esempio di documentazione affissa in ambiente di cucina<br />
ne di una “piramide” di documenti che<br />
vengono tenuti esposti per tutti gli usi<br />
possibili previsti (si vedano la foto 1 e gli<br />
schemi1e2).<br />
Questa organizzazione trova una sua logica<br />
sia che venga “realizzata” a livello di<br />
schema astratto sia che, come auspicato<br />
nei sistemi di gestione per la qualità, sia<br />
presente a livello fisico nei locali delle imprese<br />
alimentari (si veda lafoto1).<br />
In questa situazione, infatti, diviene estremamente<br />
semplice per gli operatori, per i<br />
gestori e per gli organi di controllo valutare<br />
e verificare la liceità tecniconormativa<br />
di quanto predisposto nonché controllare<br />
in maniera assolutamente trasparente il<br />
procedere dell’effettuazione delle operazioni<br />
previste.<br />
Questo schema rappresenta quanto di<br />
più aderente alle indicazioni generali e di<br />
ovvia condivisione:<br />
ð i programmi da realizzare devono essere<br />
disponibili e facilmente consultabili;<br />
ð le procedure devono essere chiare e<br />
reperibili presso i luoghi di utilizzo;<br />
ð deve essere possibile conoscere quando<br />
e da chi una certa operazione è<br />
stata effettua.<br />
L’individuazione dell’effettivo responsabile<br />
non deve essere visto come la ricerca di<br />
un “colpevole” nel caso si effettui un controllo<br />
con un risultato insoddisfacente, ma<br />
55
PROCESSI E SISTEMI• IGIENE DI ALIMENTI<br />
SCHEMA1<br />
SCHEMASEMPLIFICATOSULL’APPLICAZIONEDELLEPROCEDURE<br />
REGISTRAZIONE<br />
(sivedalatabella2)<br />
SCHEMA2<br />
SCHEMAILLUSTRATO<br />
Documento apicale costituito da una tabella delle operazioni da effettuare<br />
(PROGRAMMA)<br />
sotto la quale vengono collocate<br />
56 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com<br />
¢<br />
Le procedure da utilizzare (COME FARE) ¢<br />
seguite, verso il basso,<br />
VERIFICHE<br />
dalle le schede di registrazione delle operazioni<br />
(QUANDO È STATO FATTO) ¢<br />
PROGRAMMA<br />
(sivedalatabella1)<br />
PROCEDURE<br />
OPERATIVE<br />
(sivedalatabella3)
PROCESSI E SISTEMI• IGIENE DI ALIMENTI<br />
solo il modo per capire chi ha operato e le<br />
ragioni che hanno condotto al verificarsi<br />
della anomalia.<br />
Questo processo di valutazione è molto<br />
importante perché consente di adottare i<br />
provvedimenti idonei a dare risultati conformi.<br />
È ovvio che un risultato difforme può essere<br />
giustificato da una errata esecuzione,<br />
da una non corretta interpretazione della<br />
procedura da utilizzare da una situazione<br />
in cui la procedura si è rivelata inefficace o,<br />
più banalmente, dalla necessità di modifi<br />
Anno<br />
2007<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
care la cadenza di esecuzione dell’operazione<br />
in quanto troppo diluite nel tempo.<br />
A monte di tutto ciò esiste, comunque,<br />
uno studio attento finalizzato a redigere<br />
delle procedure efficaci ed efficienti allo<br />
scopo prefissato.<br />
Queste procedure sono validate sia dai<br />
risultati conseguiti nella fase di messa a<br />
punto che da quelli derivanti dai controlli<br />
effettuati durante la loro applicazione.<br />
È evidente il valore di questi dati in tema di<br />
salvaguardia della salubrità dei prodotti alimentari<br />
per le imprese alimentari, che de<br />
TABELLA1<br />
Impresa Alimentare<br />
Indirizzo<br />
Manuale Aziendale di Autocontrollo dell’Igiene<br />
vono essere conservati accuratamente e<br />
posti a disposizione degli organi di controllo.<br />
Non possono, quindi, essere eliminati<br />
non appena possibile come, invece, frequentemente<br />
capita. In questo modo, si<br />
costituisce un archivio aziendale inoppugnabile<br />
che, oltre a testimoniare l’attenzione<br />
e la professionalità con cui è stato affrontato<br />
il problema, risulta essere un’ottimo<br />
strumento di difesa nel caso in cui<br />
l’impresa alimentare dovesse essere malauguratamente<br />
coinvolta in un caso di intossicazione<br />
o tossinfezione alimentare. l<br />
PR 01<br />
TABELLA RIASSUNTIVA<br />
PRODOTTI DA UTILIZZARE PER IL PIANO DI PULIZIA PROGRAMMATA<br />
SUPERFICIE PRODOTTO DILUIZIONE FREQUENZA<br />
Igiene personale Sapone sanificante Puro Più volte al giorno<br />
Pavimenti Disinfettante A 5% Giornaliera<br />
Pareti e porte Disinfettante B 3% Settimanale<br />
Macchine Disinfettante B 3% Giornaliera<br />
Piani di lavoro e taglieri Disinfettante B 3% Giornaliera<br />
Coltelli e Utensili Disinfettante B 3% Dopo ogni utilizzo<br />
Affettatrice Disinfettante B 3% Dopo ogni utilizzo<br />
Lampade e impianti a soffitto Disinfettante B 3% Mensile<br />
Vetrine espositrici Disinfettante B 3% Giornaliera<br />
Lavandini Disinfettante B 3% Giornaliera<br />
Scarichi Disincrostante Puro Giornaliera<br />
Celle frigorifere Disinfettante B 3% Settimanale<br />
Forni, piastre e girarrosto Disincrostante Puro Settimanale<br />
Armadi e ripiani Disinfettante B 3% Settimanale<br />
Contenitori per rifiuti Disinfettante A 3% Giornaliera<br />
Anno<br />
2007<br />
TABELLA2<br />
Impresa Alimentare<br />
Indirizzo<br />
Manuale Aziendale di Autocontrollo dell’Igiene<br />
Scheda di registrazione<br />
delle operazioni di pulizia<br />
Dotazione : Scaffali e ripiani Reparto : Office gelateria<br />
Responsabile : Addetto in servizio Scheda semestrale<br />
C adenza settimanale<br />
D ATA P RODOTTO O PERATORE N OTE<br />
/ D isinfettante A al 3%<br />
/ D isinfettante A al 3%<br />
57
P. O. 01<br />
di<br />
sanificazione<br />
Indirizzo, città<br />
TABELLA3<br />
Impresa Alimentare<br />
Manuale di autocontrollo degli alimenti<br />
PROCESSI E SISTEMI• IGIENE DI ALIMENTI<br />
ROCEDURA OPERATIVA DI PULIZIA E SANIFICAZIONE DELL’AFFETTATRICE<br />
1.Rimuovere le spina dalla presa di corrente.<br />
2.Rimuovere la protezione e smontare la lama e il distanziale dopo aver indossato i guanti antitaglio.<br />
3.Rimuovere le incrostazioni grossolane con una spatola o un raschietto.<br />
4.Spruzzare la soluzione disinfettante (“disinfettante XXX” al “x%”) su tutta la superficie da trattare.<br />
5.Lasciare agire per “n minuti”.<br />
6.Risciacquare spruzzando le superfici con abbondante acqua potabile.<br />
7.Rimuovere l’acqua dalle superfici trattate con carta monouso.<br />
8.Rifinire i bordi asciugando con carta monouso.<br />
9. Rimontare le parti e coprire con un telo pulito.<br />
10. Registrare l’operazione sulla scheda specifica.<br />
Cucina<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
/ Disinfettante A al 3%<br />
Reparto:<br />
Sig…….<br />
Responsabile:<br />
58 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com<br />
Anno<br />
2007<br />
Prossima revisione :<br />
Dicembre 2007
Dopo il contributo<br />
introduttivo di taglio<br />
generico pubblicato sul<br />
n. 3/2007<br />
di <strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni,<br />
viene pubblicato un<br />
contributo che<br />
entra nel merito della<br />
progettazione esecutiva<br />
di barriere antirumore.<br />
A questo proposito, è<br />
necessario definire<br />
la caratterizzazione<br />
acustica del sito,<br />
la modellazione,<br />
lo studio, la fase<br />
di progetto<br />
architettonico e quella<br />
strettamente esecutiva,<br />
comprendente l’analisi<br />
di carichi e strutture<br />
e della durabilità.<br />
È necessario, quindi,<br />
mettere in fila,<br />
secondo un approccio<br />
procedurale,<br />
tutte queste fasi,<br />
prendendo spunto,<br />
come nell’articolo<br />
che segue,<br />
da un caso reale.<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
PROCESSIESISTEMI•RUMORE<br />
Barriere antirumore<br />
Cenni di progettazione<br />
n diAndreaDemozzi,SITECO Ingegneria e KLAB Innovazione e Ricerca<br />
(Rovereto, TN)<br />
Figure e foto a cura di Andrea Demozzi<br />
Si ringrazia la Direzione Tecnica dell’Autostrada del Brennero per il<br />
supporto tecnico prestato<br />
Dopo l’introduzione a carattere generale pubblicata sul n.<br />
3/2007 di <strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni, viene preso in esame un<br />
caso di progettazione esecutiva di barriere antirumore,<br />
con indicazioni relative alla progettazione acustica, mirata<br />
al dimensionamento complessivo dell’opera.<br />
Ilprogettoacustico<br />
La progettazione acustica fornisce le caratteristiche<br />
principali dell’opera (lunghezza,<br />
altezze diverse, tipologie di pannelli)<br />
che devono essere recepite nel progetto<br />
esecutivo. In questa fase si ricerca la<br />
configurazione geometrica ottimale, mediante<br />
analisi costi – benefici che confrontano<br />
diverse alternative.<br />
Si tratta della fase più importante, all’interno<br />
dell’iter di progettazione, principalmente<br />
per i seguenti aspetti:<br />
5Figura1–Esempio di output da rilievi<br />
acustici per taratura modello<br />
l prestazionale (lo studio mira agli abbattimenti<br />
di rumore attesi);<br />
l economico (a parità di abbattimenti attesi,<br />
trova la configurazione ottimale);<br />
l giuridico (tutela il committente in caso<br />
di eventuali ricorsi);<br />
Per questi motivi è sconsigliabile l’utilizzo<br />
di metodi di analisi acustica semplificati o<br />
empirici, anche per casi poco complessi<br />
(ad esempio: zona edificata fronte strada,<br />
con più di 5 edifici a distanza reciproca<br />
inferiore a 50 metri).<br />
In particolare, trattandosi di opere molto<br />
costose (mediamente 250,00 – 350,00<br />
€/mq, su sviluppi che spesso superano i<br />
4.000 mq), anche solo il risparmio di poche<br />
decine di metri quadri può giustificare<br />
uno studio acustico approfondito.<br />
Lacaratterizzazione<br />
acusticadelsito<br />
Per un’analisi corretta, occorre dapprima<br />
caratterizzare acusticamente l’area interessata<br />
dall’intervento attraverso specifici<br />
rilievi fonometrici sia presso le sorgenti di<br />
rumore che presso i ricettori, con determinazione<br />
dei livelli di pressione sonora<br />
suddivisi in bande di frequenza a terzi di<br />
ottava (si veda lafigura1)<br />
Questi dati sono fondamentali per una<br />
corretta taratura del modello sia come “livello”<br />
(pressione sonora) che come “tipo”<br />
di rumore esistente (bande di frequenza).<br />
59
Lamodellazioneacustica<br />
L’attività di progettazione acustica viene<br />
sviluppata con il supporto di modelli matematici<br />
standardizzati in ambito internazionale,<br />
che calcolano la modalità di diffusione<br />
del rumore in campo aperto nelle diverse<br />
condizioni, di traffico e di ambiente.<br />
I modelli oggi utilizzati comunemente e<br />
disponibili in commercio si basano su<br />
equazioni di tipo semiempirico, ossia ottenute<br />
partendo da una raccolta di dati sperimentali<br />
supportati da fondamenti teorici.<br />
Si tratta, dunque, di relazioni piuttosto<br />
semplici, che hanno il vantaggio di poter<br />
prendere in considerazione aspetti anche<br />
complessi della propagazione acustica (effetto<br />
del terreno, diffrazioni, riflessioni<br />
multiple), senza per questo richiedere una<br />
mole eccessiva di dati o una competenza<br />
troppo specialistica da parte dell’utente.<br />
I parametri che un buon modello deve<br />
considerare sono principalmente:<br />
l morfologia del terreno;<br />
l caratteristiche acustiche (fonoassorbimento)<br />
dei diversi tipi di terreno (asfal<br />
5Figura 2 – Esempi di costruzione di modelli<br />
to, erba, vegetazione, ecc.);<br />
l ostacoli ed edifici;<br />
l attenuazione dell’aria;<br />
l effetti meteorologici (vento, gradienti<br />
termici, temperatura);<br />
l riflessioni da parte degli edifici;<br />
l effetti legati al comportamento ondoso<br />
del campo sonoro (diffrazione ai bordi,<br />
effetti di incidenza radente, di diffusione;<br />
l modello del traffico stradale (più corsie,<br />
pendenza della strada, ecc.).<br />
Con il decreto di recepimento [1] della<br />
direttiva CE 2002/49 [2] anche per l’Italia<br />
sono stati fissati i principali modelli standard<br />
di riferimento nell’attività di calcolo<br />
acustico e, in particolare:<br />
l rumore da attività produttiva: ISO<br />
96132:«AcousticsAttenuationofsound<br />
propagation outdoors, Part 2; General<br />
methodofcalculation»;<br />
l rumore da aeromobili in prossimità<br />
di aeroporti: documento 29<br />
ECAC.CEAC «Report on Standard<br />
Method of Computing Noise Contours<br />
aroundCivilAirports», 1997;<br />
PROCESSI E SISTEMI•RUMORE<br />
l rumore da traffico veicolare: metodo<br />
di calcolo ufficiale francese “NMPB”;<br />
l rumore ferroviario: metodo di calcolo<br />
ufficiale dei Paesi Bassi “Standaard<br />
RekenmethodeII”.<br />
Lostudioacustico<br />
ð Il primo passo per l’analisi acustica è,<br />
quindi, la costruzione del modello del<br />
terreno sulla base di cartografia tecnica<br />
o rilievi topografici; a questo proposito,<br />
si assegnano:<br />
l le diverse caratteristiche dei terreni e delle<br />
pavimentazioni presenti nell’area di studio,<br />
tramite il parametro “groundfactor”;<br />
l l’indice di riflessione fra gli edifici, a seconda<br />
del tipo di intonaco degli stessi (si<br />
veda lafigura2);<br />
ð il secondo passo è l’inserimento nel modello<br />
delle sorgenti sonore caratterizzate<br />
ognuna dal proprio spettro e dalla<br />
propria potenza di emissione, ricavati<br />
dai rilievi acustici specifici di cui sopra;<br />
ð a questo punto, è possibile fare un calcolo<br />
– simulazione dei livelli di rumore<br />
[1] Decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 194, «Attuazionedelladirettiva2002/49/CErelativaalladeterminazioneeallagestionedelrumoreambientale» (in Gazzetta Ufficiale del<br />
23 settembre 2005, n. 222).<br />
[2] «Direttiva 2002/49/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, 25 giugno 2002, relativa alla determinazione e gestione del rumore ambientale» (in G.U.C.E L del 18 luglio<br />
2002, n. 189).<br />
60 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PROCESSI E SISTEMI•RUMORE<br />
nellazonadistudio.<br />
Questa fase va oltre lafotografiadelclima<br />
acustico della zona, perché permette, utilizzando<br />
opportunamente i valori di emissionedellesorgenti,disimularelecondizionipiùsfavorevoli(sorgentialmassimodella<br />
potenzasonora,contemporaneitàditutte<br />
lesorgentiecc),ediconseguenzadianalizzarediversiscenari(sivedalafigura3).<br />
ð generalmente lo scenario di riferimentonelcalcolodiunabarrieraantirumore<br />
è proiettato alla situazione esistente<br />
lungo la vita utile presunta dell’opera,<br />
quindi nell’arco temporale di<br />
circa20anni(tempolimiteoltreilquale<br />
la barriera necessita di interventi di manutenzione<br />
straordinaria). L’attività di<br />
progetto viene svolta inserendo la barrieraacusticanelmodelloeottimizzando<br />
i parametri, facendo cioè variare altezza<br />
e lunghezza della barriera e valutando<br />
quale vantaggio (in termini di abbassamentodeilivellidipressionesonora)sia<br />
possibileraggiungerepressoiricettori;<br />
ð nella scelta dei materiali, invece,<br />
oltre alle indispensabili qualità strutturaliedidurabilitàdeglielementi,risulta<br />
determinante il tipo di rumore da abbattere,<br />
mediante analisi dello spettro<br />
della pressione sonora. Ad esempio,<br />
nel caso di rumore da infrastruttura<br />
stradale, generalmente sono preponderanti<br />
le frequenze mediobasse (63<br />
–250Hz),acausadallagrandeincidenzadeltrafficopesante,tipicodellestrade<br />
italiane. Queste frequenze hanno<br />
unelevatocontenutodienergiasonoraetendonoasuperare(“scavalcare”)labarriera,aseguitodelfenomenodella“diffrazione”.Èpossibilediminuirela<br />
quantità di energia sonora diffratta assorbendone<br />
una parte. Per questo<br />
motivo,incasoditrafficostradalerisulta<br />
spesso necessario utilizzare pannelli<br />
con elevate caratteristiche di fonoassorbimento(classeA4secondolaUNI<br />
EN 17931). Per motivi di impatto<br />
estetico dell’opera, soprattutto in<br />
corrispondenza delle abitazioni più vicine<br />
alla sede stradale, si devono, comunque,<br />
alternare i pannelli fonoassorbenticontrattidibarrieracomposti<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
5Figura3–Esempio di scenario: situazione attuale<br />
dalastretrasparenticonelevatecaratteristiche<br />
di fonoisolamento (classe<br />
B3secondolaUNIEN17932)<br />
Ilprogettoarchitettonico<br />
ð nellamaggiorpartedeicasi,lebarriere<br />
antirumore necessitano di essere progettateinbaseacriteridiefficacia,per<br />
quanto riguarda il rumore, ma soprattuttodisemplicità,perquantoriguarda<br />
l’aspetto e l’esecuzione delle opere.<br />
Spesso, infatti, risulta determinante garantire<br />
la rapidità di montaggio delle<br />
barriere, in modo tale da ridurre le<br />
operazioni di cantiere e, conseguentemente,<br />
l’ingombro della sede stradale<br />
(oferroviaria),afavoredellafluiditàdel<br />
traffico. La tipologia di barriera, ormai<br />
consolidata in questo senso, è composta<br />
da pannelli prefabbricati inseriti in<br />
appositisostegnimontatiinopera;<br />
ð la barriera, però, una volta identificata<br />
dalpuntodivistaacustico,vaconsiderataanchenelcontestoincuisiinserisce,siapaesaggisticocheantropico.Inparticolare,materiali,colorieformedevonoessereinarmoniaconl’ambientecircostanteevengonovalutatidalprogettista<br />
mediante sezioni, prospetti, viste 3D e<br />
rendering, nelle diverse combinazioni<br />
possibili(sivedalafigura4);<br />
ð inoltre, occorre valutare con attenzione<br />
gli effetti secondari di questi interventi,spessoindesiderati,quali:<br />
– diminuzione dell’intensità luminosa<br />
naturalepressoiricettori;<br />
– conid’ombraeconseguentepossibi<br />
litàdiformazionedilastredighiaccio<br />
latostrada;<br />
– riduzionedeglispazidiproprietàprivataperl’ingombrodelleopere;<br />
– ecc.<br />
Questeconsiderazionipossonodeterminaresceltetipologichediverserispetto<br />
al<br />
progettoacustico(adesempio,lastretrasparenti<br />
invece che pannelli opachi) e<br />
vanno, perciò, gestite e valutate attentamente,pernoninficiarel’efficaciaacustica<br />
dellabarriera.<br />
Ilprogettoesecutivo<br />
Il progetto esecutivo recepisce tutte le<br />
indicazioniemersedallostudioacusticoe<br />
architettonico e le considera secondo i<br />
seguentiaspetti:<br />
carichidiprogettoe,conseguentemente:<br />
– dimensionamentodellestrutture,sia<br />
difondazionecheinelevazione;<br />
– dimensionamentodeipannelli;<br />
– dimensionamento dei collegamenti<br />
(bulloneria,piastre,ecc.)edegliancoraggi(tirafondi,tassellichimici,ecc.);<br />
– durabilità,siacomematerialieprotezioniscelte,siacomestudiodeiparticolarididettaglio.<br />
Anche in questo caso, possono derivare<br />
modificheaquantoprevistodallefasiprogettualiprecedenti(acusticaearchitettonica)<br />
che devono essere valutate con attenzione,finoallapossibilitàdiriconsiderareilprogettonelsuocomplesso.<br />
Carichiestrutture<br />
Nellaprogettazionediunabarrieraantiru<br />
61
5Figura4–Esempio di rendering e possibili combinazioni<br />
more, oltre ai carichi previsti dalle normative<br />
sulle costruzioni in genere, risulta spesso<br />
determinante il carico – vento, sia come<br />
pressione cinetica dovuta al vento insistente<br />
nella zona, sia come sovrapressione<br />
indotta dal passaggio<br />
dei veicoli.<br />
La pressione cinetica<br />
dovuta al<br />
vento trova riferimento<br />
per il calcolo<br />
nel D.M. 14 settembre<br />
2005 («Norme<br />
tecniche per le costruzioni»),principalmente<br />
secondo<br />
la formula<br />
q = q(z) c f c d<br />
con: q= azione del<br />
vento perpendicolareallabarriera<br />
q(z) = pressione cineticadipicco<br />
c f = coefficiente di<br />
forma<br />
c d = coefficiente dinamico,<br />
che considera<br />
gli effetti amplificativi<br />
dovuti alle<br />
vibrazionistrutturali<br />
La sovrapressione<br />
indotta<br />
daltrafficostradale,<br />
invece, viene<br />
normata dalla UNI<br />
EN 1794 – 1, «Sistemi<br />
di riduzione<br />
delrumoredatrafficostradale–Caratteristichenonacustiche»,<br />
che prescrive<br />
valori di<br />
pressione dovuti al<br />
passaggio dei veicoli<br />
[q(v)] pari a:<br />
l q(v) = 650 N/mq<br />
nel caso di traffico<br />
di veicoli in<br />
ambiente aperto<br />
alla distanza di<br />
1m dalla barriera e a una velocità massima<br />
di 100 km/h;<br />
l q(v) = 800 N/mq nel caso di traffico di<br />
veicoli in ambiente aperto alla distanza<br />
di 3m dalla barriera e a una velocità<br />
PROCESSI E SISTEMI•RUMORE<br />
superiore a 120 km/h;<br />
l q(v) = 1500 N/mq nel caso di traffico<br />
bidirezionale di veicoli in galleria alla<br />
distanza di 1m dalla barriera e a una<br />
velocità superiore a 120 km/h.<br />
Generalmente, considerando il fatto che<br />
il traffico stradale scorre a una distanza<br />
minima di circa 2m dalla barriera con velocità<br />
reali massime di circa 100 km/h, si<br />
assume cautelativamente un valore della<br />
pressione dovuta al passaggio dei veicoli<br />
pari a: q(v) = 650 N/mq = 0,65 kN/mq<br />
Lasovrapressioneindottadaltrafficoferroviario,<br />
infine, trova riferimento<br />
nell’Eurocodice 1 (EN 19912, «Azioni<br />
su strutture»), nonché da istruzioni tecniche<br />
delle FF.SS.<br />
In particolare, per quanto riguarda il traffico<br />
ferroviario, si considera che su ogni struttura<br />
limitrofa ai binari agisca un’onda alternativamente<br />
di pressione e depressione, per<br />
una lunghezza totale pari a 10 metri.<br />
La grandezza dell’azione dipende principalmente<br />
da:<br />
l il quadrato della velocità del treno;<br />
l la forma aerodinamica del treno;<br />
l la forma della struttura soggetta al carico;<br />
l la posizione della stessa, in particolare la<br />
distanza dai binari.<br />
I valori delle azioni ±q 1k sono rappresentati<br />
in figura, in funzione di:<br />
l distanza della barriera dall’asse dei binari<br />
più esterni (a g)<br />
l velocità del convoglio (V).<br />
Nel caso di barriera antirumore a bordo<br />
strada, può risultare determinante il dimensionamento<br />
della stessa in caso di<br />
urtodiveicoloinsvio.<br />
A questo proposito, la normativa di riferimento<br />
è la UNI EN 1317 e il D.M. 21<br />
giugno 2004 («Aggiornamento delle istruzionitecnicheperlaprogettazione,l’omologazione<br />
e l’impiego delle barriere stradali di<br />
sicurezza e le prescrizioni tecniche per le<br />
provedellebarrieredisicurezzastradale»).<br />
Si prevede che gli ostacoli posti sul bordo<br />
della carreggiata siano protetti con sistemi<br />
di sicurezza stradale certificati mediante<br />
prove su scala reale (“crash – test”), che<br />
verificano determinati parametri prestazionali<br />
di sicurezza per le persone a bordo<br />
del veicolo e per terzi.<br />
62 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PROCESSI E SISTEMI•RUMORE<br />
Una barriera antirumore può essere considerata<br />
a tutti gli effetti un ostacolo posto<br />
sul bordo della carreggiata. La sicurezza<br />
dell’utente stradale e/o di terzi, in caso di<br />
veicolo in svio, può, perciò, essere garantita<br />
solo nei seguenti tre modi:<br />
l mantenere la barriera in una posizione<br />
non pericolosa rispetto all’asse viario,<br />
sia come distanza che come quota;<br />
l proteggere la barriera con un sistema di<br />
sicurezza stradale certificato secondo le<br />
norme sopra citate (tipo un guardrail<br />
metallico o un “newjersey” in calcestruzzo),<br />
garantendo un’adeguata distanza fra<br />
i due sistemi (rumore – sicurezza);<br />
l certificare la barriera stessa come sistema<br />
di sicurezza, sottoponendola alle<br />
prove su scala reale previste dalle norme<br />
(si veda lafigura5).<br />
ð È doveroso precisare che la seconda e<br />
la terza modalità sopra riportate possono<br />
comportare un notevole aggravio<br />
delle strutture di fondazione,<br />
che andrebbero dimensionate anche in<br />
base agli sforzi trasmessi dalla barriera<br />
di sicurezza durante l’urto;<br />
ð a questo proposito, a causa dei carichi<br />
trasmessi, spesso risulta non conveniente<br />
affidarsi a fondazioni di tipo diretto.<br />
Questa tipologia richiederebbe,<br />
infatti, una notevole larghezza della<br />
fondazione, soprattutto in ragione del<br />
5Figura6–Fondazioni su micropali o su<br />
pali di medio diametro vibroinfissi<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
5Figura5–Calcolo dinamico di una barriera combinata rumoresicurezza<br />
l’elevata eccentricità dei carichi, dovuta<br />
alla prevalenza delle azioni orizzontali.<br />
ð di conseguenza, l’utilizzo difondazionidirette<br />
è consigliabile solo per barriere<br />
mediobasse (fino a circa 3,00 m).<br />
Nello stesso tempo, però, la tecnologia<br />
difondazionisupaliagrandediametro<br />
va utilizzata solo per barriere di<br />
altezza elevata (oltre i 5,00m), in considerazione<br />
delle difficoltà esecutive e<br />
dell’ingombro delle attività di cantiere<br />
relative a questi pali;<br />
ð su questa base, si sta sviluppando molto,<br />
nel settore delle barriere, l’utilizzo di<br />
fondazioni su micropali o su pali<br />
dimediodiametrovibroinfissi, di<br />
agevole esecuzione e, quindi ,meno impattanti<br />
sulla viabilità (si veda lafigura6).<br />
ð nel caso, invece, di intervento su<br />
opered’arteesistenti, è necessario<br />
rinforzare la struttura dei cordoli del<br />
viadotto o del muro di sostegno su cui<br />
si vuole impostare la barriera. Generalmente,<br />
infatti, all’epoca di costruzione<br />
di queste strutture non si è tenuto conto<br />
dei possibili sforzi trasmessi da una<br />
barriera antirumore o dal prospiciente<br />
sistema di sicurezza stradale, trattandosi<br />
di problematiche sviluppatesi solo<br />
di recente. Spesso, inoltre, l’intervento<br />
riguarda opere fortemente degradate<br />
in seguito all’attacco combinato dei sali<br />
disgelanti (prima causa della corrosione<br />
delle armature), della carbonatazione<br />
(reazione chimica fra cemento e<br />
anidride carbonica penetrata nel conglomerato)<br />
e dei cicli di gelo e disgelo<br />
(con accelerazione del distacco di porzioni<br />
di conglomerato). Di conseguenza,<br />
si ritiene opportuno prevedere la<br />
costruzione di eventuali barriere antirumore<br />
su opere d’arte all’interno di<br />
programmi di risanamento e/o ricostruzione<br />
delle stesse. Si consiglia, quindi,<br />
di effettuare la costruzione di barriere<br />
antirumore su cordoli di opere d’arte<br />
contestualmente al rifacimento<br />
completo dei cordoli stessi, con rinforzo<br />
del collegamento dei cordoli alla<br />
struttura (viadotto o muro di sostegno),<br />
previa verifica statica dell’opera<br />
5Figura7–Costruzione di barriere<br />
antirumore su cordoli di opere d’arte<br />
63
5Figura8–Esempi di progettazione esecutiva<br />
nel suo complesso (si veda lafigura7).<br />
Durabilità<br />
Il concetto di “durabilità” è di recente<br />
definizione ed è nato, soprattutto, in conseguenza<br />
dell’utilizzo sempre maggiore di<br />
materiali e tecnologie di nuova concezione<br />
(quali acciaio e calcestruzzo) in luogo<br />
di quelli tradizionali (legno e muratura).<br />
Con il termine “durabilità” si intende la<br />
capacità delle strutture (sia nell’insieme<br />
che nei singoli componenti e materiali) di<br />
mantenere le proprie caratteristiche funzionali<br />
in un determinato tempo, definito<br />
“vita utile”. A queste caratteristiche si oppongono<br />
agenti esterni, di tipo atmosferico,<br />
ambientale, ecc., che rappresentano i<br />
fattori di degrado o di deterioramento.<br />
Un momento particolarmente delicato<br />
nella definizione della qualità e della durabilità<br />
di una struttura è la fase progettuale<br />
esecutiva, all’interno della quale la durabilità<br />
può essere considerata a livello di:<br />
l particolari esecutivi mirati alla protezione<br />
degli elementi;<br />
l caratteristiche intrinseche dei materiali;<br />
l protezioni chimiche.<br />
ð La progettazione esecutiva di<br />
dettaglio (si veda la figura 8) è molto<br />
importante nella definizione delle caratteristiche<br />
di durabilità di una barriera<br />
antirumore; particolari trascurati possono,<br />
infatti, inficiare la tenuta acustica<br />
della barriera, creando ponti acustici o<br />
malfunzionamenti del sistema “pannel<br />
lo – sostegni” per vibrazioni indesiderate.<br />
La cura dei particolari in una barriera<br />
antirumore, quindi, è mirata a evitare:<br />
l la formazione di ponti acustici, soprattutto<br />
fra elementi diversi (ad esempio:<br />
pannello – pannello, pannello –<br />
montante, pannello – fondazione);<br />
l il contatto fra materiali con potenziali<br />
elettrochimici molto diversi;<br />
l l’infiltrazione e il ristagno di acque<br />
meteoriche;<br />
ð in merito, invece, alle caratteristiche dei<br />
materiali e alle protezioni, lastruttura<br />
portanteinacciaio va protetta dalla<br />
corrosione mediante zincatura a bagno<br />
caldo, che deve presentarsi uniforme,<br />
perfettamente aderente, senza macchie<br />
ed esente da difetti visibili come bolle,<br />
punte aguzze e zone non zincate. Si consiglia<br />
una quantità minima di rivestimento<br />
di zinco per unità di superficie pari a<br />
600gr/mq su ogni faccia sia esterna che<br />
interna dell’elemento, assicurando, comunque,<br />
uno spessore minimo di 80μm;<br />
ð sugli stessi elementi strutturali, dopo la<br />
zincatura a caldo si prevede una verniciatura<br />
ottenuta mediante l’applicazione<br />
di smalto in polvere di poliestere<br />
termoindurente, dello spessore minimo<br />
di 75 μm. Questo trattamento duplex<br />
(zincatura + verniciatura) presenta<br />
soprattutto le seguenti finalità:<br />
l scopo estetico;<br />
l incremento della durata della protezione,<br />
calcolata in misura variabile dal<br />
PROCESSI E SISTEMI•RUMORE<br />
150 al 225% rispetto alla somma delle<br />
durate dei due tipi di protezione<br />
presi singolarmente;<br />
l protezione dalla corrosione galvanica,<br />
nel caso di possibili contatti dell’acciaio<br />
zincato con altri metalli di<br />
potenziale elettrico diverso;<br />
ð le lastre trasparenti (in polimetilmetacrilato,<br />
o in policarbonato, o in<br />
vetro stratificato) devono garantire le<br />
seguenti caratteristiche minime:<br />
l trasparenza, con trasmissione minima<br />
del 92% nel campo della luce visibile;<br />
l resistenza a qualsiasi clima, agli agenti<br />
atmosferici e all’invecchiamento;<br />
l temperatura di esercizio fino a 90°C;<br />
l durezza superficiale e, quindi, resistenza<br />
alle abrasioni;<br />
l buona resistenza all’urto.<br />
ð al fine di assicurare nel tempo la pulizia<br />
e la trasmissione luminosa del manufatto,<br />
si consigliano lastre trasparenti “autopulenti”<br />
per dilavamento con acqua<br />
piovana, che limitano gli interventi di<br />
pulizia non ricompresi nelle attività di<br />
manutenzione generali comunque<br />
programmate;<br />
ð i pannelli opachi saranno protetti<br />
dalla corrosione (pannelli metallici, mediante<br />
zincatura e verniciatura) o dal<br />
degrado organico (pannelli in legno,<br />
mediante impregnazione con sali “ecologici”)<br />
o dal degrado strutturale (pannelli<br />
in calcestruzzo, principalmente mediantemixdesign<br />
del conglomerato). l<br />
64 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
Lo stoccaggio<br />
di prodotti liquidi<br />
in serbatoi fuori terra<br />
o fusti è presente<br />
nella quasi totalità<br />
dei siti produttivi<br />
di ogni dimensione.<br />
Questa operazione non<br />
sempre è realizzato con<br />
lo stesso grado<br />
di attenzione riservato<br />
al cuore del ciclo<br />
e le conseguenze<br />
negative del mancato<br />
rispetto delle norme<br />
di buona prassi<br />
e degli standard<br />
normativi possono<br />
determinare rischi<br />
per la sicurezza,<br />
la salute degli addetti<br />
o di inquinamento<br />
ambientale.<br />
PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
Serbatoi, fusti e recipienti<br />
Come ridurre i rischi<br />
per gli operatori e l’ambiente<br />
n di Gianandrea Gino, EHSirt Milano<br />
Foto di Gianandrea Gino su gentile concessione delle Società ACS<br />
Dobfar SPA, ALSI SpA e Mascioni SpA<br />
Le sostanze liquide necessarie alla maggior parte dei cicli<br />
manifatturieri come materie prime o ausiliarie, ma anche in<br />
molti casi prodotti e rifiuti liquidi, sono conservate, secondo<br />
le rispettive caratteristiche e quantità, in serbatoi, fusti o altri<br />
recipienti di analoga funzione quali le cisternette, pallettizzate<br />
o no, e altri contenitori. Una corretta realizzazione degli<br />
stoccaggi secondo le normative vigenti e le migliori buone<br />
tecniche impiantistiche può determinare non solo una migliore<br />
operatività e l’ottimizzazione della gestione, ma anche<br />
una riduzione dei rischi connessi con le possibili anomalie per<br />
l’ambiente e i lavoratori, diminuendone le frequenze e le<br />
conseguenze potenziali a breve e a lungo termine.<br />
Non è infrequente osservare, anche in<br />
organizzazioni attente ai temi EHS, come<br />
la cura dedicata a questi elementi, in un<br />
certo senso al margine delcorebusiness in<br />
quanto all’inizio o al termine del ciclo di<br />
lavorazione (fisicamente spesso posizionati<br />
al perimetro aziendale), non sia sufficientemente<br />
incisiva.<br />
Le regole base da osservare, con le differenziate<br />
declinazioni secondo i casi specifici,<br />
non sono molte e hanno un favorevole<br />
rapporto beneficicosti; vista la vastità<br />
dell’argomento, a seguire se ne selezionano<br />
alcune fra le principali, ricordando che<br />
lo sviluppo dei singoli temi più o meno<br />
rigoroso sarà a sua volta funzione:<br />
l delle caratteristiche e della tipologia di<br />
impiego della sostanza stoccata;<br />
l delle quantità necessarie in funzione<br />
dell’attività aziendale;<br />
l della logistica di zona,<br />
con un’interazione a matrice da valutare<br />
caso per caso, effettuando un’analisi dei<br />
rischi specifici, strumentoguida per la<br />
progettazione o la verifica dell’esistente.<br />
Caratteristichesostanze<br />
Le caratteristiche delle sostanze che possono<br />
influenzare le modalità di stoccaggio<br />
dipendono dai parametri chimicofisici, di<br />
sicurezza ed ecotossicologici e, se del<br />
caso, biologici:<br />
l temperatura di ebollizione / tensione di<br />
vapore / volatilità;<br />
l temperatura di solidificazione – addensamento<br />
– altre criticità (T decomposizione,<br />
T reazione, degrado);<br />
l infiammabilità;<br />
l comburenza;<br />
l tossicità o nocività per la salute;<br />
l corrosività;<br />
l pericolosità per l’ambiente;<br />
l infettività /putrescibilità /temperatura di<br />
conservazione;<br />
l incompatibilità / decomponibilità (in<br />
primo luogo acqua, umidità, aria, altre<br />
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PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
sostanze depositate).<br />
In funzione di queste numerose voci sarà<br />
possibile selezionare:<br />
l i materiali idonei o compatibilità per i<br />
recipienti;<br />
l il posizionamento dello stoccaggio all’aperto<br />
(con o senza sistemi di protezione<br />
dagli agenti atmosferici e irraggiamento,<br />
riscaldamento invernale/raffrescamento<br />
estivo) o in ambiente<br />
protetto / riscaldato / climatizzato (camere<br />
a temperatura controllata alta [1] /<br />
bassa [2] ) / pulito [3] ;<br />
l l’inertizzazione per gli infiammabili (o<br />
stabilizzazione per i decomponibili);<br />
l i sistemi di sicurezza per limitare le<br />
emissioni per l’ambiente e la salute (abbattitori,<br />
guardie idrauliche, torce, ecc.);<br />
l le cautele particolari per alcuni impieghi<br />
(es. alimentari, medicali, ecc).<br />
Quantità<br />
La quantità stoccata è il fattore determinante<br />
per la volumetria dei recipienti e le caratteristiche<br />
del deposito. Fino a 200 litri per<br />
singolo contenitore prevalgono i recipienti<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
mobili, le latte e i fusti. Dai 500 litri in su, alle<br />
cisternette e ai recipienti trasportabili, si<br />
affiancano i serbatoi fissi di varia tipologia.<br />
I volumi dei singoli recipienti e degli stoccaggi<br />
complessivi dipendono dalle necessità<br />
aziendali, dalle modalità di trasporto e di<br />
approvvigionamento, da scelte di natura<br />
logistica e commerciale, nonché dalle disponibilità<br />
di mercato, che possono far privilegiare,<br />
in alcuni casi, la consistenza delle<br />
scorte e in altre la minimizzazione dei<br />
quantitativi. Anche l’esistenza di soglie che<br />
possono far scattare adempimenti normativi<br />
o regolamentari (prevenzione incendi,<br />
normative ambientali, trasporti, rischi rilevanti,<br />
ecc.) è un elemento influenzante.<br />
Dal punto di vista della sicurezza, per le<br />
sostanze infiammabili e/o pericolose, se è<br />
quasi ovvio che vale l’equazione “meno<br />
quantità = meno pericolo”, occorre anche<br />
ricordare che:<br />
l i recipienti fissi sono in linea di principio<br />
più sicuri e più robusti dei mobili,<br />
quali i fusti;<br />
l a parità di consumi, una scorta minore<br />
può richiedere più frequenti trasporti,<br />
con un aumento del rischio in questa<br />
fase delicata; secondo studi di analisi<br />
quantitativa dei rischi, 4 rifornimenti piccoli<br />
hanno un rischio di 2,5 volte rispetto<br />
a 1 solo rifornimento complessivo;<br />
l un serbatoio grande è più sicuro di più<br />
recipienti di pari volume, ma può determinare<br />
un incidente “massimo” significativamente<br />
maggiore (anche se a frequenza<br />
inferiore);<br />
l un serbatoio più grande può contenere,<br />
in alcuni casi, un maggior quantitativo<br />
di soluzione meno concentrata e a<br />
più bassa pericolosità.<br />
Quest’ultima indicazione è applicabile, ad<br />
esempio, ad alcuni prodotti di largo impiego<br />
quali, tra l’altro, l’acqua ossigenata,<br />
gli acidi acetico e cloridrico, l’ammoniaca<br />
in soluzione, l’ipoclorito di sodio, ma non<br />
solo. È del tutto evidente il vantaggio di<br />
operare, ogni qualvolta sia possibile e gli<br />
standard di processo non siano vincolanti,<br />
con una sostanza, preparato o soluzione a<br />
minor grado di rischio, eliminando alla<br />
radice determinati pericoli come anche<br />
desumibile dall’esame della tabella 1.<br />
TABELLA 1<br />
SOLUZIONI DI COMUNE IMPIEGO: CONCENTRAZIONI E PERICOLI<br />
Sostanza Formula di struttura Limiti di concentrazione in soluzione<br />
Idrato di ammonio NH4OH<br />
[1] Sostanze che temono il freddo, a elevata densità.<br />
[2] Liquidi organici deperibili, perossidi o altri decomponibili, alimentari.<br />
[3] Impieghi alimentari, cosmetici, farmaceutici,<br />
C>=25% C N<br />
R34 Provoca ustioni<br />
R50 Altamente tossico per gli organismi acquatici<br />
10%
Acqua ossigenata H 2O 2<br />
Ipoclorito di sodio NaClO<br />
Acido acetico CH3COOH<br />
Acido cloridrico HCl<br />
50%
PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
Layout<br />
Il posizionamento dei serbatoi, singoli o in<br />
parco, e dei depositi di fusti o analoghi è<br />
uno dei presupposti per una gestione corretta<br />
e in sicurezza del sito.<br />
Nell’esposizione, l’analisi è scissa in 2 unità<br />
logiche, strettamente interrelate fra loro:<br />
1. carico, riempimento o ricezione;<br />
2. stoccaggio, permanenza, deposito.<br />
Fase1.Arrivo<br />
I serbatoi sono di norma alimentati da<br />
autocisterne [4] . I fusti e le cisternette pervengono<br />
con veicoli ocontainer, di norma<br />
posizionati su palletts, su rimorchi o in<br />
container. L’omologazione ONU per i recipienti<br />
dedicati al trasporto merci pericolose<br />
ne garantisce una certa resistenza<br />
agli urti e alla caduta durante le movimentazioni.<br />
Tuttavia, si tratta sempre di recipienti<br />
soggetti a criticità quali la perforazione<br />
(soprattutto l’inforcamento con il<br />
carrello elevatore), l’apertura involontaria,<br />
la corrosione, il rigonfiamento con<br />
cedimento e il danneggiamento per urto.<br />
La permanenza all’aperto e il successivo<br />
impiego tal quale, trasportando il contenitore<br />
al luogo di utilizzo, richiedono di<br />
fare attenzione alla contaminazione<br />
dell’involucro per lo sporcamento ambientale<br />
(particolarmente importante<br />
per tutti gli impieghi con elevantistandard<br />
igienici: alimentari, farmaceutici, medicali,<br />
ecc.), alla presenza di residui di acqua o<br />
ghiaccio o a possibili errori di identificazione<br />
in caso di deterioramento dell’etichettatura<br />
identificativa.<br />
Per ridurre il rischio di inforcamento<br />
nella movimentazione con carrelli elevatori<br />
sono necessarie attrezzature dedicate,<br />
pinze prendi fusto per le movimentazioni<br />
singole, cautele operative e addestramento<br />
degli addetti per le movimentazioni su<br />
pallett. In questo caso, occorre ancorare<br />
stabilmente il/i collo/i fra loro e al supporto<br />
(reggiatura, termoretraibile, cestelli, ecc.).<br />
Sia per i recipienti mobili o di minor volumetria<br />
che per i serbatoi, l’ubicazione e la<br />
conformazione del punto di scarico/<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
carico è uno dei fattori che maggiormente<br />
contribuiscono in modo determinante<br />
alla sicurezza delle operazioni.<br />
In primo luogo, dev’essere garantita un’accessibilità<br />
e una manovrabilità idonea per i<br />
mezzi che vi debbono accedere, con superfici<br />
idonee e spazi per le manovre e il<br />
posizionamento dei mezzi e/o dei colli.<br />
Un’adeguata protezione dagli urti di<br />
tutte le strutture e dello stoccaggio, estesa<br />
anche al percorso dei mezzi (per esempio<br />
degli idranti a suolo o dei montanti di tettoie<br />
o scaffalature), è un requisito fondamentale<br />
per evitare perdite o rilasci e danni.<br />
Le fasi di movimentazione sono, in<br />
termini statistici, quelle dove più frequentemente<br />
si determinano incidenti, anche<br />
se di minore gravità rispetto alle restanti.<br />
La minimizzazione dei percorsi, la linearità<br />
dei flussi e l’eventuale impiego di aree di<br />
smistamento temporaneo diminuiscono<br />
5Foto1A–Simulazione di incidente con<br />
cisternetta pallettizzata<br />
5Foto1B–Esercitazione con mezzi<br />
assorbenti/neutralizzanti<br />
sempre i rischi potenziali connessi.<br />
In ogni caso, è quanto mai opportuno<br />
disporre dipiazzalioareeconsuperficie<br />
impermeabilizzata, dotate di<br />
pendenze e sistemi di raccolta dei fluidi<br />
sversati, quali grigliati perimetrali o tombinature<br />
con collettori intercettabili, raccolte<br />
in vasca o rilanci a recipienti dedicati<br />
alla raccolta in emergenza.<br />
Per quanto possibile, è meglio realizzare<br />
postazioni che favoriscano il deflusso verso<br />
un punto predeterminato, lontano o, comunque,<br />
non sottostante al mezzo di trasporto.<br />
Sia per le caratteristiche di infiammabilità<br />
che per quelle di tossicità in aria, entrambe<br />
correlate all’evaporazione del fluido, si<br />
ricorda cheincasodirilascio:<br />
l l’evaporazione è proporzionale alla superficie<br />
della pozza che, anche per fuoriuscite<br />
modeste, può svilupparsi per<br />
diversi metri quadri. Nell’esempio di figura<br />
1A si osserva che una fuoriuscita<br />
di circa 200 litri di liquido è in grado di<br />
impegnare un’area di oltre 10 metri<br />
quadrati;<br />
l la temperatura del liquido rilasciato a<br />
terra è influenzata dalla temperatura del<br />
suolo, in estate potenzialmente anche<br />
maggiore di quella dell’aria per effetto<br />
dell’irraggiamento solare. Un aumento<br />
di pochi gradi può far crescere grandemente<br />
la velocità di diffusione in aria<br />
oltre all’azione enfatizzante del vento.<br />
Quest’ultimo argomento è ulteriormente<br />
sviluppato nel successivo paragrafo e in<br />
tabella2.<br />
Qualora, nonostante le attenzioni, dovesse<br />
determinarsi una perdita, i mezzi di<br />
emergenza, di raccolta e di protezione<br />
individuale necessari all’intervento dovranno<br />
essere preventivamente disposti<br />
in posizione vicina, protetta ma ugualmente<br />
agibile.<br />
Per questi casi, sia ai fini ambientali che di<br />
sicurezza e salute, è molto opportuno<br />
inserire nel piano di emergenza aziendale<br />
un’esercitazione periodica, anche nell’ambito<br />
degli adempimenti previsti dal D.Lgs.<br />
[4] Per un approfondimento sul tema si veda,dello stesso Autore, Merci pericolose. Sostanze liquide e autocisterne: quali rischi durante il travaso? in <strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni n.<br />
3/2007. pag. 47.<br />
69
n. 626/1994 o dal D.M. 10 marzo 1998,<br />
nonchésecondoglistandardISO14000/<br />
OSHAS18000.Lefoto1Ae1Bsonostate<br />
riprese durante una simulazione di rovesciamento<br />
di una cisternetta di ipoclorito<br />
insoluzioneconnecessitàdiautorespiratore;<br />
l’intervento complessivo, dal rovesciamentoalcompletoripristinodicondizionidinormalità(cessataemergenza)ha<br />
richiesto circa 20 minuti, con un elevato<br />
impattodidatticoformativosuilavoratori<br />
della squadra di emergenza nonché sugli<br />
addettiallemovimentazioni.<br />
Fase2.Stoccaggio<br />
Il layoutdistoccaggioèunelementoche<br />
dev’essere valutato sotto diversi profili.<br />
Usualmente, l’area dedicata è all’esterno,<br />
vicinaalpuntodicaricoscaricoealluogo<br />
di impiego, e deve consentire un’accessibilità<br />
confacente ai mezzi, inclusi quelli<br />
interni; in particolare, sia per il normale<br />
esercizio che per la gestione di eventuali<br />
criticitàèopportunochegliuffici,lemense<br />
e le zone a maggior densità di addetti<br />
sianoall’esternodeltriangolodeterminato<br />
da questi tre vertici. Per valutare il<br />
posizionamentonellepertinenzeoccorre<br />
inoltrevalutarealmeno:<br />
l ledistanzedirispettoedalperimetro<br />
determinate dai regolamenti locali ed<br />
edilizi,pergliinfiammabiliinquantitativi<br />
soggettiaCPIoaltreimpostedaspecifichenormativeoservitù;<br />
l la presenza al confinediabitazionio<br />
strutturesensibili prospicienti; oltre<br />
aifattoridisicurezza,dimolestiaolfattiva<br />
e analoghi, la movimentazione con<br />
carrelloneglioraritipicidellerealtàproduttive<br />
possono determinare molestie<br />
e contenziosi,<br />
ancheperpiccoli<br />
depositidifusti;<br />
l la disponibilità di<br />
distanze accessorie<br />
atte<br />
consentire futuri<br />
ampliamenti, un<br />
agevole accesso,<br />
eventuali opere<br />
di protezione<br />
(contenimenti,<br />
tettoie, ecc.), di<br />
abbattimento<br />
degli sfiati (scrubber,<br />
assorbitori,<br />
ecc) e di mitigazionedell’impatto<br />
visivo, fattore<br />
non trascurabile<br />
nelle zone a elevatissima<br />
densità<br />
antropica molto<br />
ricorrentiinItalia;<br />
l le quote e le<br />
pendenze del<br />
terreno:infun<br />
zione delle varie tipologie di rischio e<br />
deiquantitativioccorreidentificareifattori<br />
che possono comportare percolamenti<br />
incontrollati, avvallamenti con<br />
possibile allagamento, esondazioni da<br />
corsid’acqua;<br />
l la presenza di altri fattori o vincoli<br />
locali,iviinclusiirischichedall’esterno<br />
possono determinare conseguenze sul<br />
deposito;<br />
l lecriticitàinterne,conidoneaseparazionefraedaognisostanzaolavorazioneincompatibile,realizzabile(ointe<br />
PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
5Foto2–Postazionemultiusocon compartimentazione,tettoiaegriglia<br />
diraccolta<br />
grabile)ancheconcompartimentazioni<br />
(sivedalafigura2),segnaleticaverticale<br />
eorizzontale,adeguateprocedureedisposizionioperative.<br />
Elementitecnici<br />
Anche gli aspetti tecnici di realizzazione<br />
deglistoccagginellelorodiversearticolazionicostituisconounamateriainevitabilmentevastaearticolataconalcuniaspetti<br />
divalenzagenerale.<br />
Il primo di questi non può che essere la<br />
prevenzionedeirilasciedell’inqui<br />
TABELLA2<br />
VELOCITÀDIEVAPORAZIONEINDIVERSECONDIZIONI(KG/MINUTO)<br />
Estate [+30 °C] Inverno [+ 5 °C]<br />
Contenimento [4 m 2 ] Pozza non confinata [15 m 2 ] Contenimento [4 m 2 ] Pozza non confinata [15 m 2 ]<br />
Ammonia sol. 15% 0,4 1,2 0,1 0,4<br />
Acetone [Teb 56°C] 1,8 3,7 0,4 1,2<br />
Alcool metilico [Teb 65°C] 0,2 0,8 0,1 (*) 0,3 (*)<br />
Nota (*): inferiore alla temperatura di infiammabilità<br />
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PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
5Foto3–Serbatoio su supporti con<br />
contenimento e tettoia<br />
namento [5] , soprattutto sul suolo, da<br />
ottenersi realizzando barriere multiple fra<br />
la sostanza e il terreno, di norma con un<br />
contenimento secondario (il primario è<br />
costituito dall’involucro del recipiente<br />
stesso), impermeabile e resistente ai fluidi<br />
previsti.<br />
Secondo una non recente normativa sugli<br />
oli minerali (regio decreto n. 1303/1934),<br />
per la sua logica validità estesa a tutti i fluidi,<br />
il bacino di contenimento deve avere una<br />
capacità almeno pari al recipiente più voluminoso<br />
ovvero a un terzo della capacità<br />
complessiva stoccata, se maggiore.<br />
L’evidenza pratica conferma che le verifiche<br />
sull’inquinamento dei suoli nelle aree<br />
industriali o ex industriali rivelano, con<br />
elevata frequenza, contaminazioni inaspettate<br />
o superiori alle attese; infatti, nel<br />
corso degli anni, anche in assenza di incidenti<br />
significativi, il gocciolamento, i trafilaggi<br />
e le microperdite si sommano e si<br />
diffondono con conseguenze economiche<br />
e legali assai onerose. Anche per que<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
sto, l’attenzione e le misure adottate devono<br />
essere costantemente mantenute al<br />
più elevato livello possibile.<br />
Il bacino di contenimento o la vasca di<br />
stoccaggio devono risultare completamente<br />
impervi e svuotabili. Se il volume di<br />
controllo è realizzato, come di frequente,<br />
con una cordolatura su superficie impermeabile,<br />
per il calcolo del volume utile<br />
conta il punto a minore quota dal piano<br />
orizzontale interno e non devono esservi<br />
scanalature, tubazioni non sigillate, fessure<br />
o altri elementi che ne riducano la<br />
totale tenuta.<br />
È anche possibile realizzare più bacini<br />
adiacenti di volume inferiore con lo sfioramento<br />
interno da uno all’altro, a condizione<br />
che i liquidi dei vari comparti siano tutti<br />
compatibili fra loro, con i materiali degli<br />
involucri e con le stesse categorie di rischio;<br />
perdite minori potranno, così, essere<br />
limitate a un solo sottosettore, mentre,<br />
solo in casi estremi (e più rari), sarà<br />
coinvolto tutto l’insieme.<br />
Il passaggio di tubazioni attraverso le<br />
sponde del bacino, preferibilmente da<br />
evitare, dev’essere sigillato con stucchi,<br />
malte o resine di idonea resistenza; l’attenzione<br />
alle tenute dev’essere estesa anche<br />
alle riparazioni e alle manutenzioni<br />
dei contenimenti.<br />
Il contenimento è utile anche per un altro<br />
motivo; in particolare, come già detto,<br />
l’evaporazione dei fluidi è proporzionale<br />
all’area della pozza che si forma, con poca<br />
importanza per la profondità. Per i liquidi<br />
volatili (ad es. solventi, alcoli, ecc.), infiammabili<br />
o tossici, il bacino riduce i rischi e i<br />
tempi di recupero, ma anche la superficie<br />
evaporante, diminuendo le conseguenze<br />
anche in questa direzione e facilitando gli<br />
interventi di emergenza.<br />
A titolo di esempio, intabella2si riportano<br />
alcune modellazioni semplificate che<br />
consentono di apprezzare le differenze<br />
per il rilascio di 1 metro cubo di 3 diversi<br />
liquidi da una cisternetta su cemento, a<br />
parità di tutti gli altri fattori meteo (vento<br />
debole, sereno, umidità media).<br />
Per la soluzione ammoniacale in condizioni<br />
estive, la distanza IDLH [6] non confinata<br />
si riduce, per effetto del contenimento, da<br />
25 a 12 metri. Considerazioni del tutto<br />
analoghe si possono sviluppare per gli infiammabili<br />
e per il conseguente incendio<br />
che risulterebbe alimentato da una portata<br />
di combustibile nettamente inferiore.<br />
Un contenimento all’aperto è destinato a<br />
riempirsi non solo in caso di perdita, ma<br />
anche con l’acqua meteorica; in entrambi<br />
i casi è indispensabile predisporne lo<br />
svuotamento con idonee pendenze a un<br />
punto di raccolta e con sistemi di svuotamento<br />
pratici e “solo volontari”. Una tettoia<br />
(si veda lafigura3) riduce gli interventi<br />
e limita l’irraggiamento solare estivo.<br />
L’esperienza dimostra che i tubi di scarico<br />
valvolati e analoghi sistemi sono troppo<br />
spesso lasciati costantemente aperti, vanificando,<br />
in questo modo, l’intero contenimento<br />
in caso di necessità. Valvole di<br />
scarico con apertura a uomopresente o<br />
ancora meglio pompe e attacchi pescanti<br />
non permanenti (si veda lafigura4) costi<br />
5Foto4–Pozzetto di scarico di contenimento<br />
con attacco a pescante per lo svuotamento<br />
[5] Per la specificità non si affrontano il trattamento degli sfiati effluenti in atmosfera e i sistemi di inertizzazione.<br />
[6] IDLH (ImmediatelyDangeroustoLifeandHealth): concentrazione massima alla quale un individuo sano può restare esposto per un tempo di trenta minuti, senza che ciò ne<br />
determini la morte o danni organici irreversibili, gli impedisca di allontanarsi dal luogo dell’incidente o di adottare le opportune misure protettive.<br />
71
5Foto 5 – Deposito fusti sottotettoia con<br />
griglia di raccolta<br />
tuiscono la soluzione più sicura.<br />
In alternativa al contenimento in bacino<br />
(che funge anche da protezione dagli urti<br />
accidentali) si possono realizzare perimetrazioni<br />
con canaline di raccolta (figure2e<br />
5), dotate di pendenze a vasche o rilanci a<br />
serbatoi, che, soprattutto per fusti e cisternette,<br />
presentano il vantaggio di un’accessibilità<br />
senza ostacoli per il trasporto.<br />
Un bacino o una vasca di raccolta pieni<br />
(anche solo d’acqua) o fessurati sono inutili.<br />
Una procedura ad hoc, con registro<br />
delle verifiche, ne confermerà periodicamente<br />
lo stato e l’integrità, soprattutto<br />
per quelli non facilmente ispezionabili o<br />
contenenti i fluidi più critici.<br />
Il contenimento non dev’essere considerato<br />
né un sistema per “grandi stoccaggi”,<br />
superfluo per uno o pochi fusti, né alla stregua<br />
di totale garanzia dall’inquinamento.<br />
Lo svuotamento completo di un fusto,<br />
magari dimenticato “aperto” dopo l’uso è<br />
un’evenienza di elevata frequenza, che, se<br />
coinvolge liquidi corrosivi, tossici, oli o<br />
rifiuti, solo per citare qualche caso fra gli<br />
innumerevoli, presenta costi [7] , responsabilità<br />
e tempi di ripristino sicuramente<br />
superiori alla facilità di intervento.<br />
[7] Da aggiungere alla perdita del prodotto.<br />
5Foto 6 – Cisternette su vasca di raccolta<br />
mobile protette dagli agenti atmosferici<br />
A questo proposito, nel deposito fusti in<br />
figura 5, al centro, si osserva un contenimento<br />
integrativo mobile per fusto singolo<br />
su sella orizzontale, mentre infigura6si<br />
osserva una vasca mobile di contenimento<br />
prefabbricata per cisternette con copertura<br />
di protezione dagli agenti atmosferici;<br />
analoghi sistemi sono disponibili sul mercato<br />
per i fusti, come anche armadiature<br />
richiudibili, con contenimento, certificate<br />
resistenti al fuoco, installabili all’aperto, con<br />
capacità totali variabili (si veda lafigura7).<br />
Per i casi che richiedono maggiori attenzioni,<br />
più barriere sono meglio di due; in<br />
particolare, strati di vernici o resine impermeabilizzanti,<br />
materiali plastici e piastrellature<br />
ingres aumentano la resistenza<br />
dei manufatti ai corrosivi, riducono la permeabilità<br />
dei solventi, conferiscono le necessarie<br />
caratteristiche di tenuta idonee<br />
e, prolungando la vita dei manufatti, in<br />
ultima analisi, ne riducono i costi.<br />
5Foto 7 – Armadiature autocontenute per<br />
fusti con infiammabili<br />
PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
Un’ulteriore garanzia è quella di non appoggiare<br />
direttamente i recipienti al terreno<br />
anche se impermeabilizzato; posizionare<br />
i fusti su griglie, i serbatoi su selle o<br />
supporti, le cisternette su plinti e così via,<br />
diminuisce la corrosione e il deterioramento<br />
dei fondi , consentendo una facile<br />
e immediata rilevazione delle perdite dal<br />
fondo, le più frequenti.<br />
Se il contenimento protegge dallosvuotamento,<br />
per i serbatoi gli indicatori di livello<br />
e il dispositivo di troppo pieno evitano le<br />
fuoriuscite persovrariempimento.<br />
L’indispensabile indicatore di livello, che è<br />
dato per scontato su qualunque serbatoio<br />
automobilistico da poche decine di litri<br />
(accompagnato da spie e allarmi e integrato<br />
dal blocco automatico del rifornimento<br />
per sovrariempimento alla pistola),<br />
non sempre è installato negli impianti<br />
industriali, pur essendo in grado di diminuire<br />
incidenti e disservizi.<br />
Ove, comunque, il contenuto dovesse<br />
tracimare, il “troppo pieno” deve risultare<br />
anch’esso contenuto e non determinare<br />
rischi di investimento per le persone o<br />
danni alle cose. Anche il “troppo pieno“<br />
dev’essere correttamente realizzato con<br />
un adeguato diametro e un filtro o analogo<br />
sistema atto a impedire contaminazioni<br />
o ingressi accidentali dall’esterno.<br />
Le pompe di rilancio (per gli infiammabili<br />
di tipo compatibile con la pertinente classificazione<br />
ATEX), se posizionate all’interno<br />
del contenimento, devono risultare a<br />
una quota che non ne consenta l’annegamento<br />
o altri tipi di danneggiamento.<br />
Per quanto riguarda, infine, l’accessibilità,<br />
da parte degli addetti, a stoccaggi,<br />
contenimenti e serbatoi, camminamenti,<br />
scalette, passerelle, platee e quant’altro<br />
devono consentire un’agevole praticabilità<br />
degli stoccaggi, facilitando le operazioni<br />
connesse, gli interventi necessari e limitando<br />
i rischi di infortunio.<br />
Le scale precarie appoggiate su superfici<br />
curve per raggiungere valvole e boccaporti,<br />
scavalcamenti ginnici per superare<br />
tubazioni e sponde, elementi di regolazione<br />
o valvole da raggiungere a sbalzo<br />
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PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
sono, ove presenti, sempre da considerare<br />
come fattori di rischio e, come tali, da<br />
sostituire con apprestamenti idonei (si<br />
veda lafigura8).<br />
Cautelegestionali<br />
epergliaddetti<br />
Per raggiungere un buon grado di sicurezza<br />
occorre, come sempre, coniugare gli<br />
elementi strutturali con le cautele procedurali<br />
e per gli addetti.<br />
Anche qui le possibilità sono molteplici, dai<br />
pochi fusti sotto tettoia alla conservazione<br />
dei rifiuti, con gli obblighi di legge e/o di<br />
autorizzazioni ai sensi del D.Lgs. n.<br />
152/2006, fino ai depositi a rischio di incidente<br />
rilevante soggetti alla direttiva “Seveso”<br />
(recepita in Italia con il D.Lgs. n.<br />
334/1999 e successive modifiche integrazioni)<br />
con, tra l’altro, l’obbligo di adozione<br />
di un sistema di gestione per la prevenzione<br />
dei rischi e il miglioramento continuo,<br />
sanzionato pesantemente in caso di inadempienza.<br />
Concentrando l’attenzione, come già<br />
detto, sugli aspetti di ampia valenza, dovranno<br />
essere selezionati e messi a disposizione<br />
imezzidiemergenza per l’intercettazione<br />
delle perdite, la raccolta,<br />
l’assorbimento e la protezione individuale<br />
degli addetti. Il tutto orientato alle caratteristiche<br />
delle sostanze depositate, di<br />
pronta disponibilità, con verifiche periodiche<br />
di consistenza e un piano per l’ade<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
5Foto8–Accesso a parco serbatoi e scala<br />
con mezzo marinaio<br />
guata formazione degli addetti.<br />
Recipienti vuoti a disposizione sono<br />
quanto mai utili insieme ai dispositivi per il<br />
travaso in emergenza e una doccia di<br />
emergenza e/o oculare. Fra le dotazioni di<br />
un deposito si ricordano le MSDS, le<br />
schededisicurezza con le informazioni<br />
di sicurezza, salute e tutela ambientale,<br />
aggiornate e messe a disposizione dei lavoratori;<br />
in molti casi, può essere utile<br />
affiggerle anche in loco (eventualmente in<br />
estratto) plastificate.<br />
Per gli stoccaggi la segnaletica può assolvere<br />
a numerose funzioni:<br />
l specificare con idonea etichettatura il<br />
TABELLA3<br />
SINTESINORMEPERSTOCCAGGIERECIPIENTI<br />
contenuto dei recipienti;<br />
l avvertire sui pericoli dei materiali, i divieti<br />
e gli obblighi;<br />
l indicare le disponibilità di DPI e di mezzi<br />
per l’antincendio e le emergenze;<br />
l perimetrare i luoghi, identifica le aree;<br />
l ricordare sinteticamente le procedure<br />
e le prescrizioni aziendali;<br />
l richiamare e avvertire sulle incompatibilità<br />
e altre regole aziendali.<br />
Relativamente, infine, aipianidiemergenzainterni,<br />
va detto che una perdita<br />
da uno stoccaggio è un fatto prevedibile,<br />
spesso già occorso in precedenza, che<br />
frequentemente viene trascurato e può<br />
determinare responsabilità legali, oneri di<br />
pulizia o bonifica, rischi per le persone o<br />
danni alle proprietà.<br />
Anche avvalendosi di strumenti gestionali<br />
quali la registrazione e lo studio dei “quasi<br />
incidenti” (nearmiss) che occorrono è,<br />
invece, possibile organizzare sistemi proporzionati<br />
a ogni realtà, con apprestamenti<br />
e procedure che riducano frequenza<br />
e gravità degli accadimenti, con una<br />
formazione che interessi realmente i lavoratori<br />
e la squadra di emergenza, comportando<br />
benefici per l’intera struttura e<br />
adempiendo ad indicazioni normative<br />
spesso applicate in modo formale e non<br />
proattivo.<br />
Intabella3si riporta un elenco non esaustivo<br />
di alcune fra le principali norme EHS<br />
e di prevenzione incendi applicabili agli<br />
stoccaggi e ai recipienti. l<br />
Titolo Estremi<br />
Importazione, lavorazione, deposito e distribuzione degli oli minerali e dei loro residui R.D. 20 luglio1934, n. 1303<br />
«Norme per la prevenzione degli infortuni» D.P.R. 27 aprile 1955, n. 547<br />
«Norme generali per l’igiene del lavoro» D.P.R. 19 marzo 1956, n. 303<br />
«Elenco delle attività soggette alle visite di prevenzione incendi» D.M. 16 febbraio 1982<br />
«Disposizioni in materia di sicurezza e salute dei lavoratori durante il lavoro» Decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626<br />
«Prescrizioni minime per la segnaletica di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro» Decreto legislativo 14 agosto 1996, n. 493<br />
«Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro» D.M. 10 marzo 1998<br />
«Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai depositi di liquidi facilmente<br />
infiammabili e/o tossici»<br />
D.M. 20 ottobre 1998<br />
«Controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose» Decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334<br />
«Norme in materia ambientale» Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152<br />
73
Dopo aver analizzato<br />
le tecniche di<br />
risanamento degli edifici<br />
(<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
n. 2/2007), è opportuno<br />
passare in rassegna<br />
le principali soluzioni,<br />
da adottare<br />
preventivamente in fase<br />
di progettazione<br />
per prevenire<br />
fenomeni di risalita<br />
del radon. Gli interventi<br />
si dividono<br />
schematicamente in<br />
limitazioni<br />
delle vie d’ingresso,<br />
da un lato, e riduzione<br />
della depressurizzazione<br />
dell’edificio<br />
nei confronti<br />
dell’ambiente circostante<br />
e soprattutto<br />
del suolo, dall’altro.<br />
PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
Rischio Radon<br />
La prevenzione negli edifici<br />
n di Martino Maria Rizzo, responsabile Unità Operativa Igiene Pubblica<br />
ASL n. 3 Rossano (CS)<br />
Figure da 1 a 4 di Martino Maria Rizzo<br />
Foto 1 e 2: Minimodulo di Geoplast S.p.A. (su gentile concessione di<br />
Geoplast S.p.A., GrantortoPD)<br />
Foto 3 e 4 e figure 5, 6 e 7: Fondaline di Onduline Italia S.p.A. (su gentile<br />
concessione di Onduline Italia S.p.A., AltopascioLU)<br />
Il radon è un gas radioattivo che si forma in seguito alla<br />
disintegrazione dell’uranio presente nel suolo, nell’acqua e<br />
in molti materiali da costruzione. Se nell’atmosfera i<br />
quantitativi di radon sono modesti e trascurabili dal punto<br />
di vista radioprotezionistico, negli ambienti interni non<br />
sempre è così. Infatti, dal suolo circostante e sottostante<br />
l’abitazione il radon viene trasportato all’interno dell’edificio<br />
sia per differenza di pressione tra l’ambiente esterno e<br />
quello interno sia per scarso isolamento suoloedificio.<br />
Naturalmente, il tasso di esalazione, cioè l’intensità della<br />
sorgente, che varia fortemente da suolo a suolo, è<br />
l’elemento che condiziona i valori di radon indoor più o<br />
meno elevati nelle abitazioni.<br />
Nel 1977, il Comitato Scientifico delle Nazioni<br />
Unite sugli effetti della radiazione atomica<br />
(UNSCEAR) ha classificato il radon<br />
come la principale sorgente di radiazioni<br />
ionizzanti a cui la popolazione mondiale è<br />
esposta e, nel 1988, l’IARC ha identificato il<br />
radon come cancerogeno di gruppo 1,<br />
cioè come sostanza per la quale esiste evidenza<br />
di cancerogenicità negli esseri umani<br />
per quanto riguarda i tumori polmonari. In<br />
base a queste evidenze, le maggiori organizzazioni<br />
in materia di salute pubblica, a<br />
iniziare dalla Organizzazione Mondiale della<br />
Sanità, auspicano un controllo del livello<br />
di radon in ciascuna abitazione.<br />
Letecnichediprevenzione<br />
Prima dell’effettiva progettazione dell’edificio<br />
andrebbero chiarite le condizioni del<br />
terreno per quanto riguarda la situazione<br />
del radon. Non esistendo prove standardizzate<br />
per valutare il contenuto di radon<br />
del suolo, né sistemi di calcolo che consentano<br />
di mettere in relazione i valori di<br />
radon riscontrabili nel suolo e quelli che si<br />
otterranno all’interno dell’edificio, occorre<br />
prendere in considerazione diversi fattori,<br />
e verificare se:<br />
l il terreno si trova in area individuata dall’eventuale<br />
mappatura regionale quale<br />
area a elevata concentrazione di radon;<br />
l nella stessa area geologica si trovano<br />
edifici nei quali siano stati rilevati livelli<br />
anomali di radon;<br />
l le caratteristiche generali del suolo e, in<br />
particolare, la permeabilità, la presenza<br />
di crepe, di strati argillosi, di terreni<br />
molto eterogenei;<br />
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PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
5Figura1–Tecniche di ventilazione<br />
vespaio con sistemi passivo e attivo<br />
l loscavositrovasuunpendioespostoal<br />
sole,soggettoapossibilimoticonvettivi<br />
che in terreni permeabili possono incrementareiltrasportodiradon;<br />
l ilterrenorimanegelatoperlunghiperiodi,<br />
con maggior richiamodiradonsotto<br />
l’abitazione.<br />
Qualora, dal complesso delle indicazioni<br />
derivanti dai fattori presi in considerazione,emerganoprevisionidivalorielevatidi<br />
radon, è opportuno adottare tecniche di<br />
prevenzione nella costruzione dell’edificio.<br />
Molte di queste sono comunemente<br />
usate per altri scopi, per esempio per<br />
l’impermeabilizzazione e la protezione<br />
dell’edificio dall’umidità e non richiedono<br />
interventi di progettazione né aumenti<br />
dei costi, ma solo attente e minuziose<br />
verifiche nella corretta messa in opera e<br />
nellarealizzazionedialcuniparticolaricostruttivi.Alcunescelteprogettuali,inoltre,<br />
possono contribuire a ridurre il rischio<br />
d’esposizionealradon.Traqueste:<br />
ð imaterialidacostruzione:èparticolarmente<br />
importante il cemento<br />
delle fondamenta e la stabilità dei materialidiisolamento;<br />
ð la destinazionedeilocali:diregola<br />
il problema del radon è relativo alle<br />
stanze a diretto contatto col terreno,<br />
soprattutto negli edifici costruiti su<br />
pendiiesumaterialefratturato.Anche<br />
leabitazionisituatesucantine,ambien<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
ti vuoti e seminterrati destinati a usi<br />
diversi possono essere interessate da<br />
elevati livelli di radon contrastabili tramite<br />
un’adeguata aerazione di questi<br />
locali;<br />
ð le scale, i vani degli ascensori, i<br />
condottiverticalieicaminidevonoessereprogettatiinmodochenonsicreinocanalidicomunicazionecheconsentanoiltrasportodelradonnellaparteabitatadellostabile.Lescalecheportanoincantinadovrebberoaverequanto<br />
meno una porta che garantisca una<br />
buonatenutae,inareearischio,l’accesso<br />
ai locali interrati o alle cantine dovrebbeessereprogettatodall’esterno;<br />
ð i passaggi di condotte dal terreno<br />
all’edificio rappresentano un potenzialepuntod’infiltrazionedelradon.Nella<br />
progettazionedelleretidell’acquaedel<br />
gas, o di altre condotte provenienti da<br />
serbatoi interrati o reti sotterranee,<br />
dovrebbeessereprevistounpercorso<br />
dalle pareti laterali e non dal pavimento.Lostessovaleperipuntidipenetrazione<br />
di cavi elettrici e d’antenna, che<br />
vanno sigillati con materiali elastici.<br />
L’impianto di fognatura dovrebbe attraversare<br />
il pavimento della cantina<br />
nelminornumeropossibiledipuntiei<br />
canali di sterro scavati per le canalizzazioni,<br />
che spesso fungono da vero e<br />
proprioveicoloperl’ingressodiradon,<br />
devonoessereattentamenteriempiti;<br />
ð sono, inoltre, importanti una corretta<br />
progettazione dell’impianto di riscaldamento<br />
e un’attenzione particolare<br />
all’aerazione (si veda la figura<br />
1), per evitare che si crei una depressione.<br />
Le categorie di intervento preventivo<br />
rientranoschematicamenteinduegruppi<br />
distinti:<br />
l tecniche per limitare le vie d’ingresso<br />
del radon verso l’interno dell’edificio;<br />
l tecnicheperridurreladepressurizzazione<br />
dell’edificio nei confronti<br />
dell’ambiente circostante e soprattuttodelsuolo.<br />
Lediversetecnichesonostatesviluppate<br />
sui dati ricavati dai risanamenti effettuati<br />
negli edifici esistenti; ciò ha consentito di<br />
verificare l’efficacia degli interventi attraverso<br />
misure di concentrazione prima e<br />
dopo l’applicazione, cosa non possibile<br />
nel caso di nuove costruzioni. Rispetto ai<br />
risanamenti, l’applicazione della stessa<br />
tecnologia in una nuova costruzione è di<br />
più semplice messa in opera, consente<br />
quasi sempre migliori risultati e presenta<br />
costi esigui rispetto al complessivo dei<br />
costi di costruzione. Nelle aree a rischio<br />
radon,nonè,pertanto,opportunorinunciare<br />
all’applicazione di nessuna misura<br />
preventiva,ancheinrelazionealfattoche<br />
eventuali successivi interventi di bonifica<br />
risulterannopiùonerosi.<br />
Tecnicheperlimitarel’ingresso<br />
delradonnegliedifici<br />
Il radon può entrare negli edifici in due<br />
modi:<br />
l per diffusione dei propri atomi attraversoipavimentielepareti;<br />
l infiltrandosi con l’aria nelle parti dell’edificio<br />
a contatto col suolo passando<br />
per aperture o punti di infiltrazione localizzati.<br />
L’aspetto più importante dell’inquinamentodaradonèl’infiltrazione.Perquanto<br />
riguarda la diffusione è paragonabile a<br />
quelladelvaporeacqueo,conladifferenzachenell’edificiononsievidenzianodanni,<br />
come quelli da condensazione del vapore.<br />
Solo pochi materiali sono impermeabilialradon(vetroemetalli),mentre<br />
per tutti gli altri la diversa penetrazione<br />
dipendedallalorodensitàedalleproprietà<br />
del gas, in particolare, dalla grandezza<br />
delle particelle. Se queste condizioni determinano<br />
una durata media della diffusioneattraversoglielementidellacostruzione<br />
di alcuni giorni, il decadimento radioattivodelradon(chehaemivitadi3,82<br />
giorni) ha luogo all’interno dei materiali<br />
stessi e i prodotti del processo, non più<br />
gassosi, restano imprigionati e risultano<br />
innocui.Pertanto,lapermeabilitàalvapore<br />
acqueo dei materiali da costruzione,<br />
dei fogli e delle membrane impermeabili<br />
puòrappresentareunpuntodiriferimentoancheperilradon.Inbaseaciò,perla<br />
prevenzione della diffusione di questo<br />
75
5Figura2<br />
5Figura3<br />
gas, in fase di costruzione possono essere<br />
adottati una serie di accorgimenti, di seguito<br />
riportati.<br />
Premesso che attualmente non esistono<br />
esperienze sufficienti per fornire informazioni<br />
definitive, le indicazioni di seguito<br />
riportate vanno considerate come<br />
suggerimenti, da valutare e rielaborare<br />
con i progettisti in relazione alle specifiche<br />
situazioni. Inoltre, bisogna considerare<br />
che, in molte aree a rischio, sono già<br />
previste nei regolamenti edilizi prescrizioni<br />
da rispettare.<br />
Isolamentodellefondamenta<br />
In linea di massima, la principale misura<br />
precauzionale per impedire la risalita del<br />
radon dal suolo è l’isolamento delle fondamenta.<br />
In proposito, esistono varie<br />
possibilità:<br />
ð fondamentaaplateaincemento<br />
armato. La platea in cemento armato<br />
(si veda lafigura2), che ricopra tutto lo<br />
scavo della futura casa, rappresenta un<br />
metodo molto efficace per impedire o<br />
ritardare la risalita del radon (il cemento<br />
non è completamente impermeabile<br />
al radon). Se realizzata con spessore di<br />
30 cm si hanno ottime garanzie di fermare<br />
la risalita del gas. Naturalmente, in<br />
5Figura4<br />
caso di locali interrati, anche le mura<br />
esterne devono essere realizzate in cemento<br />
armato, facendo attenzione alle<br />
congiunzioni tra platea e muro. Se fosse<br />
necessario bucare la platea per il passaggio<br />
di condotte, le perforazioni dovranno<br />
essere sigillate accuratamente<br />
con materiali isolanti o flange elastiche;<br />
ð in aggiunta al cemento, nelle aree a<br />
particolare rischio è possibile utilizzare<br />
membrane impermeabili, di diverso<br />
tipo, da posare su uno strato<br />
sufficientemente resistente di cemento<br />
armato, sotto la platea di fondamenta,<br />
facendole risalire lungo le pareti esterne.<br />
In questo caso, dovrà essere garantita<br />
la perfetta saldatura della membrana<br />
e l’assenza di fessure nella barriera<br />
impermeabile, eventualmente protetta<br />
ai due lati da uno strato di altri materiali<br />
(per esempio tessuto non tessuto);<br />
ð sempre in zone con alte concentrazioni<br />
di radon una misura ulteriore è quella<br />
di stendere anche unostratodighiaia<br />
sotto le fondamenta a platea e verticalmente<br />
a ridosso delle mura intorno<br />
a tutta la casa (si veda lafigura3). Oltre<br />
a permettere la fuoriuscita del radon,<br />
lo stato di ghiaia garantisce un’ottima<br />
protezione contro l’umidità e, in caso<br />
di successiva comparsa del problema,<br />
rappresenta il presupposto per realizzare<br />
un sistema di aspirazione dell’aria;<br />
ð le fondamenta a platea sono indicate<br />
soprattutto per edifici di piccole dimensioni<br />
perché le deformazioni e gli<br />
PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
assestamenti del suolo influenzano meno<br />
la formazione di crepe. In altri casi, si<br />
ricorre al sistema delle fondamenta<br />
astrisce (si veda la figura 4), che rendono<br />
necessario realizzare una pavimentazione<br />
in cemento con uno strato<br />
isolante impermeabile al radon che dal<br />
pavimento si estenda fino a una certa<br />
altezza sulle pareti. Sia lateralmente, sia<br />
sotto la pavimentazione, va posto uno<br />
strato di ghiaia e, possibilmente, dei<br />
tubi di drenaggio, posti in parallelo e<br />
collegati tra loro da una conduttura<br />
che può portare direttamente fuori casa<br />
o, meglio, fino a tetto. In terreni<br />
molto permeabili la ghiaia deve essere<br />
posta su uno strato di cemento che<br />
funge da isolante verso il terreno.<br />
Ilvespaioaerato<br />
Il sistema di ventilazione naturale del vespaio<br />
è una delle soluzioni più efficaci ed<br />
economiche in fase di nuova costruzione.<br />
In genere, l’unico vincolo architettonico è<br />
rappresentato dalla necessità di “sollevare”<br />
la casa di alcuni centimetri (da 20 a 80)<br />
e realizzare una serie di fori perimetrali<br />
che, nella versione di tipo passivo, saranno,<br />
per numero e dimensioni, in relazione<br />
all’altezza dell’intercapedine. Per la realizzazione<br />
dei vespai areati sono oggi disponibili<br />
nuovi prodotti utilizzati in edilizia, in<br />
alternativa ai sistemi tradizionali. È possibile,<br />
ad esempio, utilizzare alcuni tipi di<br />
casseri a perdere realizzati in materiali<br />
plastici rigenerati, ecocompatibili, di alta<br />
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PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
5Foto1–Modulo per vespaio areato<br />
resistenzameccanica,inalterabilineltempo.<br />
Si tratta di elementi di diversa altezza<br />
(unesempioinfoto1),da3centimetria2<br />
metri,componibili,dotatidiunsistemadi<br />
collegamento a incastro che consente<br />
una posa facile e veloce, progettati con<br />
unastrutturaresistentechedistribuiscele<br />
sollecitazionisututtalasuperficierendendola<br />
calpestabile anche prima del getto e<br />
offrendoun’ottimacapacitàdicarico.<br />
Il sistema presentato nella foto 2 consiste<br />
in cupole la cui posa è estremamente<br />
facile e può avvenire anche su fondi parzialmentepreparatiosufogliaimpermeabile,consentendounariduzionedeivolumi<br />
di ghiaia o conglomerato cementizio<br />
altrimenti necessario. Appositi accessori,<br />
quali il fermagetto e il geoblock rendono<br />
possibile l’esecuzione del getto contemporaneodellefondamenta,condrastiche<br />
riduzionideitempidiarmaturadicordoli<br />
earchitravi.<br />
Oltre alla funzione di impedire la risalita<br />
dell’umidità, con il posizionamento di fori<br />
di aerazione, contrapposti e a quote diverse,<br />
il sistema garantisce l’eliminazione<br />
del radon e la sua forma a cupola, aperta<br />
in tutte le direzioni, consente di inserire<br />
facilmentetubazioni,condutture,cavi,ecc.<br />
Lefasisuccessiveallaposaprevedono:<br />
l gettodiunmagronedibase,dicemento<br />
e ghiaia, cercando di renderlo il più<br />
possibilepiano;<br />
l disposizionesulpianodiognieventuale<br />
tubazionepergliimpianti;<br />
l collocamentodellecupoleinplasticain<br />
modo da formare serie di piastrini con<br />
interassecostante;<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
l verifica della creazione<br />
dell’intercapedine libera<br />
in tutte le direzioni e<br />
predisposizione dell’inserimento<br />
dei tubi di<br />
ventilazione;<br />
l gettodelcalcestruzzo.<br />
Il vespaio così realizzato,<br />
oltre a garantire protezione<br />
dall’umidità, aerazione<br />
in tutte le direzioni e convogliamento<br />
all’esterno<br />
del radon, assicura facilità<br />
nell’assemblaggio, riduzionedeitempidimanodoperaepiùsempliceedeconomicamanutenzioneimpiantistica,<br />
traducendo la spesa per la realizzazioneinrisparmio.<br />
Di particolare interesse per la problematicaradonèancheilminimodulo,checonsentel’aerazionedipavimentiepareticon<br />
uno spessore estremamente ridotto, di<br />
soli 3 centimetri, ed è molto utile negli<br />
interventi di risanamento poiché comportaunaminimaperditadispazio.<br />
Lemembraneimpermeabili<br />
Comedetto,laposadimembraneimpermeabili,<br />
con costi relativamente bassi, è<br />
una metodica comunemente adottata<br />
perimpedirelarisalitadiumiditàattraverso<br />
le fondamenta e viene applicata praticamenteintuttigliedifici.Ineffetti,sarebbeunamisuranecessariasolonelleregioni<br />
o in aree con una falda poco profonda<br />
oconterrenimoltopermeabili.<br />
La maggior parte delle membrane, alla<br />
principale funzione<br />
di impedire la<br />
risalita dell’umidità,associaunacerta<br />
impermeabilità<br />
al radon, rappresentando,pertanto,<br />
un dispositivo<br />
che, a prescindere<br />
dall’eventuale presenza<br />
di gas, viene<br />
normalmente utilizzato<br />
e può essereparticolarmente<br />
importante se i<br />
teli sono ben sigillati tra loro e nelle zone<br />
di passaggio degli impianti. La protezione<br />
dal radon dovrebbe essere estesa anche<br />
lungoleparetiverticalidellefondamenta,<br />
facendo attenzione ai possibili strappi e<br />
lacerazioni delle membrane durante o<br />
successivamente alla posa, nella fase di<br />
reinterro.<br />
Esistono diversi tipi di membrana, in genere<br />
rappresentati da fogli di materiale a<br />
bassa traspirabilità che vengono inseriti<br />
nella stratificazione del pacchetto di elementi<br />
che costituisce il solaio o le pareti<br />
controterra. Tra i prodotti presenti in<br />
commercio:<br />
l fogliinpolietilene;<br />
l membranefibrobituminoseoinPVC;<br />
l asfaltiliquidiapplicatiacaldooafreddo;<br />
l resine (in genere da applicare su armaturerealizzateinmaterialivari).Selaconcentrazionedelradonèparticolarmenteelevatanell’areaincuisistarealizzando<br />
la struttura, la funzione barriera<br />
di una comune membrana impermeabile<br />
non è certa; in presenza di condizioni<br />
critiche,perciò,occorrericorrereamembrane<br />
impermeabili antiradon, che svolgono<br />
anche la funzione di barriera alla<br />
risalitadelgas.Neesistonoincommercio<br />
diversi tipi ma, quasi tutte, presentano<br />
possibiliinconvenienti:<br />
l il rischio di fessurazioni dovute all’assestamentostrutturaledell’edificio;<br />
l una non semplice sovrapposizione e<br />
saldaturadeifogli;<br />
l una scarsa resistenza del materiale all’usuradeltempo.<br />
5Foto2–Montaggio del modulo per vespaio areato<br />
77
Essenziale è, quindi, la corretta posa in<br />
opera, con un’attenta realizzazione delle<br />
giunture, sovrapponendo accuratamente<br />
i fogli, sigillandoli con cura e verificando<br />
l’integrità delle membrane sui bordi e sugli<br />
angoli, punti critici in cui possono verificarsi<br />
le rotture. Nella scelta di una membrana<br />
bisogna valutare una serie di parametri,<br />
tra i quali:<br />
l lo spessore e/o il peso;<br />
l il carico di rottura, cioè la resistenza alla<br />
trazione;<br />
l l’allungamento alla rottura, cioè l’elasticità<br />
della membrana, garanzia di resistenza;<br />
l la resistenza al punzonamento statico;<br />
l la flessibilità a freddo, essenziale nell’applicazione;<br />
l la stabilità di forma al caldo, cioè il comportamento<br />
ad alte temperature;<br />
l ecc.<br />
In ogni membrana, quindi, dovrebbe essere<br />
esaminata la scheda tecnica e verificato se<br />
le prove di laboratorio cui è stata sottoposta<br />
sono state condotte secondo le norme<br />
UNI. Inoltre, nel caso specifico di una membrana<br />
antiradon, è opportuno verificare attentamente<br />
la certificazione relativa alla<br />
permeabilità al gas; tutte le membrane impermeabili<br />
garantiscono, infatti, una qualche<br />
difesa, ma per i dispositivi specifici è<br />
richiesta la certificazione. Tra l’altro, per la<br />
certezza del confronto tra caratteristiche di<br />
prodotti diversi è necessario verificare che i<br />
metodi di prova adottati siano gli stessi.<br />
Una possibile soluzione è quella relativa a<br />
una membrana in bitume polimero ela<br />
stomero armata con una lamina metallica,<br />
preaccoppiata a feltro di vetro imputrescibile,<br />
che contribuisce a renderla una<br />
barriera pressoché impenetrabile al radon,<br />
purché le sovrapposizioni siano saldate<br />
accuratamente a fiamma, potenzialmente<br />
impiegabile per il rivestimento di<br />
pavimenti o pareti a contatto con il terreno<br />
e come primo strato di un elemento di<br />
tenuta formato da due strati su terreni<br />
umidi o in presenza di falde acquifere.<br />
Una volta messa in opera la membrana<br />
antiradon è necessario verificare che non<br />
abbia fessure, crepe o rotture e sigillarla<br />
intorno a impianti e condotte passanti.<br />
Per lo scopo sono disponibili fasce adesive<br />
in monostrato per semplice applicazione<br />
a freddo, caratterizzate da una permeabilità<br />
al radon molto bassa, che permettono<br />
di sigillare ogni possibile fuga di gas in<br />
bassa pressione, garantendo la tenuta di<br />
ogni saldatura.<br />
Altro elemento che dovrebbe essere considerato<br />
nella scelta del prodotto è la resistenza<br />
all’usura del tempo; in genere una<br />
membrana impiegata per l’impermeabilizzazione<br />
delle fondamenta a diretto contatto<br />
col terreno dovrebbe resistere integra<br />
per qualche decennio. Per questo motivo<br />
è possibile utilizzare, in aggiunta a quelle<br />
impermeabilizzanti, unasecondamembranadiprotezione.<br />
Si tratta di nuove<br />
soluzioni tecniche, di facile e rapida applicazione,<br />
la cui scelta comunque deve essere<br />
orientata da specifiche valutazioni relative<br />
al singolo edificio. Tra i prodotti più<br />
interessanti ad alta capacità di drenaggio e<br />
5Foto3–Membrana bugnata a doppio strato in polietilene ad alta densità<br />
PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
protezione per opere interrate orizzontali<br />
e verticali, soggette a un carico elevato di<br />
compressione, esistono alcune membrane<br />
a due strati in tessuto non tessuto filtrante<br />
termosaldato su membrana alveolare<br />
in HDPE speciale ad alta resistenza.<br />
Nell’utilizzo in verticale, queste membrane<br />
vengono impiegate come sistema di protezione<br />
e drenaggio dei muri interrati contro<br />
impermeabilizzazioni o isolamenti perimetrali<br />
stabili, o nella realizzazione di muri<br />
di contenimento. In orizzontale vengono<br />
usate come sistema protezione e drenaggio<br />
su solai e giardini pensili. La membrana<br />
alveolare funge da strato di drenaggio, il<br />
geotessuto filtrante impedisce che le particelle<br />
di terreno occludano la struttura alveolare.<br />
L’alta resistenza della membrana<br />
protegge l’impermeabilizzazione dai danni<br />
meccanici dovuti alle operazioni di rinterro<br />
e garantisce l’efficacia dell’isolamento,<br />
che rimane asciutto e funzionale. Generalmente,<br />
queste membrane non contengono<br />
materiali riciclati e hanno un’elevata<br />
resistenza alla compressione, sono assolutamente<br />
imputrescibili e drenano in modo<br />
sicuro sia gas metano che radon.<br />
La foto 3 mostra una membrana bugnata a<br />
doppio strato in polietilene ad alta densità<br />
(HDPE) resistente agli urti, utilizzabile come<br />
sottofondo di pavimentazione e barriera<br />
all’umidità ascendente e al gas radon.<br />
Oltre a impedire lesioni e strappi<br />
nella membrana impermeabilizzante, distribuendo<br />
la pressione e limitando il carico<br />
puntiforme, favorisce l’aerazione e<br />
consente al radon di risalire verso la superficie<br />
anziché infiltrarsi<br />
sotto lo<br />
stabile e l’intercapedine<br />
d’aria che<br />
crea garantisce la<br />
salubrità delle pareti<br />
interrate.<br />
La foto 4 mostra<br />
alcune fasi relative<br />
all’applicazione<br />
della membrana<br />
bugnata nella protezione<br />
e drenaggio<br />
delle fondazioni,<br />
mentre le figure<br />
78 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
FOTO4<br />
FASIDIAPPLICAZIONEDELLAMEMBRANABUGNATA<br />
NELLAPROTEZIONEEDRENAGGIODELLEFONDAZIONI<br />
da 5 a 7 mostrano i potenziali utilizzi<br />
come barriera contro l’umidità dei pavimenti<br />
e come primo strato di separazione<br />
dal terreno.<br />
Nell’applicazione è necessario evitare<br />
danneggiamenti. Per questo motivo, oltre<br />
a essere fornita in diverse altezze, fino a 4<br />
metri, ed essere dotata di una cimosa<br />
priva di bugnature da posizionare in alto<br />
sigillando accuratamente le sormonte,<br />
possono essere richiesti appositi elementi<br />
di fissaggio con rondelle.<br />
Nell’applicazioneorizzontale, sotto il pavimento,<br />
o come strato a contatto diretto<br />
col terreno, può essere necessario utilizzare<br />
più rotoli paralleli. In caso di sovrapposizione<br />
tra due rotoli questa deve essere<br />
di circa 20 centimetri, avendo cura di<br />
far combaciare le bugnature esercitando<br />
una leggera pressione. Per evitare la risalita<br />
del radon, ovviamente, la sovrapposizione<br />
dovrà essere più accurata e potrà<br />
essere completata con l’utilizzo di nastri<br />
biadesivi o di appositi collanti per ottenere<br />
una perfetta saldatura dei rotoli.<br />
Altrimaterialibarriera<br />
Isolanti, pitture, malte, rivestimenti e numerosi<br />
altri prodotti usati in edilizia, aumentano<br />
la resistenza al passaggio del radon o<br />
svolgono una funzione ritardante la migrazione<br />
del radon, importante se si considerano<br />
i suoi 3,82 giorni di vita. In particolare,<br />
negli ultimi tempi incominciano a essere<br />
distribuiti una serie di materiali “certificati”<br />
antiradon, anche se si è ancora in fase iniziale<br />
di sperimentazione e i costi di alcuni<br />
prodotti sono piuttosto elevati, mentre per<br />
altri non c’è certezza di efficacia.<br />
Sembrerebbero ottimi i risultati ottenuti<br />
da alcuni impermeabilizzanti epossicementizi<br />
composti da una resina epossidica,<br />
da un catalizzatore e da cemento<br />
fuso, da applicare a pennello, con buone<br />
caratteristiche di adesione su qualsiasi<br />
supporto.<br />
Anche nel campo delle pitture la sperimentazione<br />
è attiva. Se le comuni pitture<br />
lavabili traspiranti in dispersione acquosa<br />
hanno scarso effetto sul radon, più interessanti<br />
sono i risultati dimostrati da alcune<br />
pitture epossidiche, da pitture a base<br />
cementizia e, soprattutto, da miscele<br />
di più monomeri. Si tratta, in<br />
quest’ultimo caso, di copolimeri, cioè miscele<br />
di monomeri associati per l’impiego<br />
specifico di barriera antiradon. Il numero<br />
di possibili combinazioni fra monomeri di<br />
natura diversa è elevatissimo e altrettanto<br />
numerose sono le caratteristiche chimicofisiche<br />
dei prodotti risultanti, in grado<br />
di esercitare effetti sulla migrazione del<br />
gas estremamente diversi. I copolimeri<br />
vengono distinti in tre grandi classi:<br />
l vinilici, che comprendono tutti i derivati<br />
dagli esteri vinilici e hanno scarsa capacità<br />
di resistere al passaggio del radon;<br />
l acrilici, comprendenti i derivati da esteri<br />
metacrilici o acrilici;<br />
l stirolici, derivati dallo stirolo.<br />
Tutti i copolimeri hanno in comune il<br />
meccanismo di filiazione; in altri termini, il<br />
veicolo contenuto nella dispersione la abbandona<br />
evaporando o perché assorbito<br />
dal supporto e le particelle di polimero<br />
entrano in contatto tra loro “coalescendo”,<br />
cioè fondendo in un film continuo le<br />
cui caratteristiche dipendono dal monomero<br />
d’origine, ma contraddistinto da<br />
una più o meno maggiore elasticità e possibilità<br />
di dilatazione.<br />
Tutti i prodotti vernicianti danno risultati<br />
migliori in fase preventiva, cioè se applicati<br />
su pareti integre. In presenza di degrado, di<br />
parti umide, di vecchie pitture, di micro o<br />
macrolesioni non c’è alcuna certezza sul<br />
risultato e, anzi, alterando le caratteristiche<br />
di naturale traspirabilità delle pareti si potrebbe<br />
non risolvere il problema del radon<br />
e determinare altri possibili inconvenienti.<br />
In fase di costruzione dell’edificio, per limitare<br />
la possibile formazione di crepe e fessure<br />
nel cemento, sono disponibili diversi<br />
prodotti. In genere, l’aggiunta di additivi<br />
liquidi al calcestruzzo è una pratica abbastanza<br />
comune e ne esistono molti che<br />
garantiscono una riduzione del ritiro idraulico<br />
e della formazione di microfessure e,<br />
quindi, un’indiretta protezione dal radon.<br />
Altro metodo per evitare la fessurazione<br />
è quello di aggiungere fibre sintetiche<br />
al calcestruzzo. Fibre prodotte con polipropilene<br />
vergine sotto forma di microfilamento<br />
sono adatte a ridurre drasticamente<br />
la formazione di fessurazioni da<br />
79
itiroplasticodelcalcestruzzoecontribuisconoarinforzareilcalcestruzzonelmomentodimassimavulnerabilitàdellostesso,<br />
cioè durante le prime 24 ore dopo la<br />
posa in opera, proteggendolo dalle sollecitazioniatrazionedellostratosuperficiale<br />
che, tendendo a contrarsi, provoca la<br />
formazione di fessurazioni. A differenza<br />
dellefibretradizionali,quelledipolipropileneverginenoncomplicanoleoperazionidifiniturasuperficialidelcalcestruzzoinquantorisultanoinvisibiliunavoltaterminatetalioperazioni.<br />
Sempre nel campo delle fibre sintetiche<br />
brevettatedinuovagenerazione,caratterizzatedaelevatatenacitàedelevatomodulo<br />
di elasticità per il rinforzo del calcestruzzo,<br />
sono in commercio alcuni materiali<br />
a monofilamento o fibrillate, lunghe<br />
40 mm, ricavate da una miscela polimerica,<br />
usate esclusivamente per il controllo<br />
dellefessurazioniinfaseplastica,chepermettono<br />
di aumentare significativamente<br />
alcunecaratteristichemeccanichedelcalcestruzzoqualilaresistenzaresiduainfase<br />
di postfessurazione, la duttilità e tenacità,<br />
laresistenzaallafaticaeall’urto.<br />
Sigillarelecrepeelefessurechesipossono<br />
creare durante le fasi costruttive o<br />
intorno agli impianti è il principale elemento<br />
per evitare l’infiltrazione del gas.<br />
Per questo compito dovrebbero essere<br />
utilizzatimaterialiparticolari,aventicaratteristiche<br />
di adesione al supporto, per<br />
evitaresuccessividistacchi,elasticità,facile<br />
applicabilitàeresistenza.Sonoutilialcune<br />
malte“speciali”, a più componenti, in<br />
genereabasediresineepossidicheopolimeriacrilici,cuivengonomescolatimiscele<br />
di cemento, fibre e inerti selezionati,<br />
assiemeacatalizzatorioadditivispecifici.<br />
Tecnichepreventive<br />
antidepressurizzazione<br />
La pressione interna degli edifici risulta<br />
abbassataperdiversecause:<br />
l in ogni edificio si crea un dislivello di<br />
pressione tra esterno e interno e dal<br />
basso verso l’alto, per cause termiche.<br />
Questa differenza aumenta in inverno<br />
all’interno di ogni piano o tra piani diversiepuòessereaccentuatadallapre<br />
senza di vani scala,<br />
vani ascensore, presed’ariaecc.:<br />
l installazioniqualiaspiratorielettrici(neibagni),<br />
cappe aspiranti<br />
(nellecucine),sistemi<br />
vari che “consumano”ariapompandola<br />
all’esterno, aumentano<br />
la depressione se<br />
le aperture di approvvigionamento<br />
sonoinsufficienti;<br />
l stufe e camini generano<br />
una depressione<br />
dovuta al tiraggio<br />
della canna fumaria,<br />
presente anche<br />
quando non sono<br />
accesi se non dotati<br />
divalvolaatenuta;<br />
l il vento, a seconda<br />
dellaposizioneedell’isolamentodell’edificio,puòaggravarela<br />
depressurizzazione.<br />
In base alle differenze<br />
termichetral’internoe<br />
l’esterno, all’azione del<br />
vento e alla permeabilitàdeisingolipianidell’edificio<br />
si possono<br />
creare forti depressioni<br />
tra il suolo e l’abitazione<br />
sovrastante, tali<br />
da risucchiare diversi<br />
metri cubi d’aria. Per<br />
evitare ciò è possibile applicare, in fase di<br />
costruzione, assieme alle tecniche che limitano<br />
l’ingresso e l’infiltrazione del radon,misuredicontrastoalladepressurizzazione<br />
dell’edificio attraverso strategie<br />
che eliminino i fattori all’origine della depressioneogenerinounasovrapressione<br />
artificiale.Traqueste:<br />
ð evitare di collegare il vano scala o la<br />
trombadell’ascensoredirettamentealloscantinato;<br />
ð prevedere il ricambio con aria fresca<br />
neilocalidotatidiimpiantidiaspirazioneattraversopresed’ariaevalvolepo<br />
PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
5Figura5–Montaggio membrana bugnata a muro<br />
5Figura6–Montaggio membrana bugnata su pavimento<br />
5Figura7–Montaggio membrana bugnata su terreno<br />
ste al di sopra del livello del suolo, di<br />
dimensionitalidagarantireunapporto<br />
equilibrato di aria rispetto a quella<br />
espulsa;<br />
ð prevederepresed’ariadiretteperl’apporto<br />
nella camera di combustione di<br />
stufe e camini presenti in genere nei<br />
localidisoggiorno;<br />
ð assicurarsi che vengano installate valvole<br />
a tenuta nelle canne fumarie di<br />
stufe,camini,cucinee,nelcasodiutilizzo<br />
di valvole di tipo diverso, garantire<br />
l’apporto di aria fresca attraverso la<br />
predisposizionedipresed’aria;<br />
80 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />
ð creare artificialmente una sovrapressione<br />
all’interno dei locali abitati o di<br />
lavoro istallando un impianto di ventilazione<br />
che, nelle case a basso consumo<br />
energetico, può essere a recupero di<br />
calore o a pompa di calore aria/aria,<br />
assicurandosi però che l’estrazione dell’aria<br />
non sia superiore all’aria immessa<br />
(con creazione di una depressione);<br />
ð prevedere una ventilazione adeguata di<br />
tutti gli ambienti e limitare il contatto di<br />
volumi abitati con il terreno o con muri<br />
controterra;<br />
ð prevedere delle porte di separazione<br />
tra i vani abitati e quelli interrati;<br />
ð utilizzare infissi con guarnizioni a tenuta<br />
sia all’interno sia all’esterno;<br />
ð evitare cavedi impiantistici o intercapedini<br />
continue di distribuzione delle canalizzazioni;<br />
ð prevedere una corretta aerazione naturale<br />
o artificiale dei vani interrati o<br />
seminterrati, attraverso un sufficiente<br />
numero di aperture finestrate che, nell’uso,<br />
devono essere mantenute aperte,<br />
e un sistema di aspirazione, possibil<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
mente ad attivazione programmata,<br />
che consenta di eliminare l’aria interna<br />
e, quindi, l’eventuale radon presente;<br />
ð realizzare sistemi di messa in depressione<br />
del terreno sotto l’edificio che<br />
consentano l’asportazione passiva o at<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. ANPEQ. Rischio radon: cosa è, come si<br />
previene, come si misura, come si interviene.<br />
Bologna, 2003.<br />
2. ARPA ALTO ADIGE. Radon in Alto Adige –<br />
Stato delle indagini. Bolzano, 2003.<br />
3. ARPA PUGLIA. Indagine Radon nelle abitazioni<br />
della Regione Puglia.<br />
4. Bochicchio F., CamposVenuti G., Nuccetelli<br />
C., Piermattei S., Risica S., Tommasino L., Torri<br />
G. Indagine nazionale sulla radioattività naturale<br />
nelle abitazioni. ISTISAN Congressi, 1994.<br />
5. UE. Raccomandazione della Commissione del<br />
21 febbraio 1990 sulla tutela della popolazione<br />
contro l’esposizione al radon in ambienti chiusi.<br />
GUCE N. 80/26 del 27/3/1990.<br />
tiva dell’aria. Si è già parlato del vespaio<br />
aerato e della possibilità che questo sia<br />
collegato all’esterno da tubi di drenaggio.<br />
Se ciò non dovesse essere considerato<br />
sufficiente, si può installare un piccolo<br />
ventilatore che spinge all’esterno<br />
l’aria del vespaio o collegare il sistema<br />
di drenaggio a un aspiratore che consenta<br />
di scaricare l’aria fino al tetto;<br />
ð in caso si sia lasciata una intercapedine<br />
vuota sotto la casa, sempre attraverso<br />
un aspiratore collegato con una condotta<br />
fino al tetto, è possibile mettere<br />
in depressione l’aria del sottosuolo.<br />
Attraverso l’applicazione delle tecniche per<br />
limitare l’ingresso del radon all’interno dell’edificio<br />
e realizzando la struttura secondo<br />
le indicazioni per ridurre la depressurizzazione<br />
dell’edificio nei confronti dell’ambiente<br />
circostante e del suolo, il problema<br />
del rischio da radon dovrebbe essere eliminato.<br />
Gli accorgimenti tecnici progettuali<br />
riportati possono essere considerati singolarmente<br />
ma, in aree a rischio, è opportuno<br />
prevederne una applicazione contemporanea,<br />
con l’abbinamento di più sistemi l<br />
81
La manutenzione<br />
degli estintori<br />
d’incendio portatili<br />
prevede quattro fasi<br />
(sorveglianza; controllo;<br />
revisione e collaudo),<br />
ciascuna delle quali<br />
prevede precisi obblighi<br />
e tempistiche.<br />
L’analisi di un caso<br />
aziendale permette<br />
di esaminare<br />
i vari passaggi<br />
fino alla procedura<br />
di smaltimento<br />
che prevede l’esecuzione<br />
di tutte le operazioni<br />
e le verifiche previste<br />
per la corretta gestione<br />
dei rifiuti prodotti<br />
da attività, come<br />
la classificazione<br />
del rifiuto, il deposito<br />
temporaneo, la scelta<br />
della modalità di<br />
recupero o smaltimento<br />
e la registrazione<br />
del carico<br />
e dello scarico<br />
del rifiuto<br />
PRODOTTI E SOLUZIONI•ANTINCENDIO<br />
Estintori portatili<br />
Manutenzione e smaltimento<br />
n di Marco Albanese, responsabile Ufficio Salute, Sicurezza e Ambiente <br />
Rimessaggio del Tirreno S.r.l.<br />
Foto 1 di Marco Albanese<br />
Foto 2 su gentile concessione di EP S.r.l Elettropneumatica (Milano)<br />
Schema tratto dall’opera “Ambiente e Sicurezza Adempimenti e docunentazione”<br />
di L. Soardo, allegato al n. 13/2007 di Ambiente&Sicurezza<br />
Il Sole 24 ORE<br />
Gli estintori d’incendio sono i mezzi più efficaci per il<br />
primo intervento in caso d’incendio. In molte situazioni<br />
questi apparecchi si sono rivelati gli strumenti più idonei,<br />
in quanto permettono un intervento immediato che<br />
consente di contenere e combattere tempestivamente un<br />
principio d’incendio. Per questa ragione particolare attenzione<br />
deve essere rivolta alla loro scelta, al loro posizionamento<br />
e, soprattutto, alla loro manutenzione che deve<br />
essere svolta periodicamente e da personale esperto.<br />
Per quanto concerne l’acquisto, la legislazione<br />
italiana prevede che ogni estintore<br />
d’incendio immesso sul mercato nazionale<br />
debba essere approvato dal Ministero<br />
dell’Interno. Pertanto, è indispensabile verificare<br />
preventivamente che gli apparecchi<br />
in questione rispettino le disposizioni<br />
dettate dal D.M. 7 gennaio 2005 [1] . Questo<br />
esame potrà essere svolto attrasverso<br />
l’indicazione degli estremi di approvazione<br />
riportati sull’estintore. Inoltre, gli estintori<br />
d’incendio devono rispettare le disposizioni<br />
legislative concernenti le attrezzature<br />
a pressione e, pertanto, dovranno<br />
essere accompagnati dalla relativa documentazione<br />
(dichiarazione CE di conformità<br />
alla direttiva 97/23/CE).<br />
Per quanto concerne la scelta e il posizionamento<br />
degli estintori d’incendio, nell’ordinamento<br />
italiano esistono specifiche disposizioni<br />
legislative alle quali ci si deve attenere.<br />
Questi obblighi sono dettati dai<br />
provvedimenti volti a garantire la sicurezza<br />
negli ambienti di lavoro e in tutti i luoghi ove<br />
è prevista la presenza di pubblico. In particolare,<br />
il numero e la capacità estinguente<br />
degli estintori devono rispondere ai valori<br />
indicati nell’Allegato 5 al D.M. 10 marzo<br />
1998 [2] . In effetti, per la scelta e il posizionamento<br />
degli estintori è indispensabile tenere<br />
in considerazione alcuni fattori come:<br />
l le dimensioni dell’edificio;<br />
l la destinazione d’uso dei locali;<br />
l lo specifico pericolo di incendio;<br />
l l’affollamento massimo;<br />
l la distanza massima che una persona deve<br />
percorrere per utilizzare un estintore;<br />
l le caratteristiche chimiche e fisiche delle<br />
sostanze presenti;<br />
l le condizioni ambientali;<br />
l il personale in grado di utilizzare gli<br />
estintori;<br />
l la possibilità che l’incendio si sviluppi in<br />
luoghi difficilmente raggiungibili.<br />
Di conseguenza, per la scelta dell’estintore<br />
è indispensabile verificare la tipologia<br />
[1] InGazzettaUfficiale del 4 febbraio 2005, n. 28.<br />
[2] «Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro» (in S.O. n. 64 alla<br />
GazzettaUfficiale del 7 aprile 1998, n. 81).<br />
82 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PRODOTTI E SOLUZIONI•ANTINCENDIO<br />
dei materiali presenti e individuare quali<br />
fuochi potrebbero svilupparsi. Al riguardo<br />
,esiste una vera e propria classificazione<br />
dei fuochi in base alla quale deve essere<br />
incentrata la scelta.<br />
Il D.M. 10 marzo 1998, concernente i<br />
criteri generali di sicurezza antincendio e<br />
la gestione dell’emergenza nei luoghi di<br />
lavoro, stabilisce che la scelta degli estintori<br />
portatili deve essere determinata in<br />
funzione della classe di incendio e del<br />
livello di rischio del luogo di lavoro. Questo<br />
decreto stabilisce, inoltre, che, per<br />
quanto attiene gli incendi di classe A e B, il<br />
numero e la capacità estinguente degli<br />
estintori portatili devono rispondere ai<br />
valori indicati nellatabella1.<br />
In merito all’esercizio degli estintori d’incendio,<br />
il Legislatore ha stabilito che l’utilizzatore<br />
deve far effettuare lamanutenzione<br />
degli apparecchi in esercizio da<br />
personale esperto (D.P.R. 27 aprile 1955,<br />
n. 547, e D.M. 10 marzo 1998).<br />
A supporto dell’attività di manutenzione,<br />
attualmente è disponibile la norma UNI<br />
9994 («Apparecchiature per estinzione incendi<br />
Estintori di incendio – Manutenzione»),<br />
nella quale sono contenuti i criteri<br />
per svolgere la sorveglianza, il controllo, la<br />
revisione e il collaudo degli estintori d’incendio.<br />
Questa norma, che ricopre nel<br />
settore antincendio un ruolo molto importante,<br />
offre tutte le indicazioni necessarie<br />
per mantenere nel tempo la funzionalità<br />
originale degli estintori d’incendio.<br />
La norma UNI 9994, inoltre, se adottata e<br />
utilizzata con scrupolosa puntualità, consente<br />
il rispetto delle disposizioni dettate<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
dalla legislazione nazionale in materia di<br />
prevenzione incendi. Nell’ordinamento<br />
italiano, infatti, la manutenzione dei mezzi<br />
di estinzione è regolamentata da diversi<br />
provvedimenti legislativi come il D.P.R. 27<br />
aprile 1955, n. 547, il D.M. 10 marzo 1998,<br />
il D.P.R. 12 gennaio 1998, n. 37, e il decreto<br />
legislativo 19 settembre 1994, n. 626. Esaminando<br />
il contenuto della norma UNI<br />
9994, emerge, per prima cosa, che, per<br />
mantenere l’estintore in efficienza, devono<br />
essere eseguite, con una determinata<br />
periodicità, alcune verifiche oggettive, che,<br />
nella maggior parte dei casi, possono essere<br />
svolte solo da personale esperto. In<br />
particolare, nella norma vengono individuate<br />
quattro fasi di manutenzione:<br />
l lasorveglianza: misura di prevenzione<br />
atta a controllare l’estintore nella<br />
posizione in cui è collocato, può essere<br />
svolta direttamente dall’utilizzatore<br />
che, nel caso di evidenti anomalie, provvede<br />
a interpellare il manutentore che<br />
può eseguire gli interventi previsti in<br />
tutte le altri fasi della manutenzione.<br />
l ilcontrollo: misura di prevenzione atta<br />
a verificare, con frequenza almeno<br />
semestrale, l’efficienza dell’estintore.<br />
l la revisione: misura di prevenzione<br />
volta a verificare e rendere perfettamente<br />
efficiente l’estintore<br />
l ilcollaudo: misura di prevenzione finalizzata<br />
a verificare, la stabilità del serbatoio<br />
o della bombola dell’estintore.<br />
Per quanto concerne la frequenza degli<br />
interventi, la norma prescrive chiaramente<br />
che il controllo deve avvenire<br />
almeno una volta ogni sei mesi, mentre,<br />
per la revisione e il collaudo, sono indicate<br />
frequenze diverse a seconda della tipologia<br />
degli estintori (si vedano le tabelle 2 e<br />
3). Oltre le indicazioni inerenti le fasi della<br />
manutenzione e della relativa frequenza,<br />
la norma UNI 9994 definisce i contenuti<br />
del cartellino di manutenzione che, come<br />
noto, è il documento che attesta gli interventi<br />
di manutenzione svolti.<br />
In merito allosmaltimento degli estintori<br />
d’incendio, fase poco conosciuta ma di<br />
notevole rilevanza, lo stesso decreto ministeriale<br />
7 gennaio 2005 (articolo 12) impone<br />
che siano seguite puntualmente le disposizioni<br />
impartite dalla legislazione vigente<br />
in materia di tutela ambientale sia per gli<br />
agenti estinguenti utilizzati negli estintori<br />
che per la dismissione degli estintori stessi.<br />
In particolare, durante la revisione e la<br />
ricarica degli estintori, viene prodotta una<br />
notevole quantità di rifiuto (generalmente<br />
polvere chimica estinguente) che deve<br />
essere trattato e smaltito secondo precise<br />
procedure.<br />
In queste fasi si entra nella sfera del settore<br />
ambientale che, come noto, è quella<br />
dove maggiormente si è incentrata l’attenzione<br />
del Legislatore. Negli ultimi anni,<br />
infatti, la proliferazione di provvedimenti<br />
legislativi in materia ambientale ha provveduto<br />
a una maggiore diffusione della<br />
cultura della tutela del territorio, creando,<br />
nel contempo, non poche difficoltà a chi,<br />
coinvolto nella produzione, nella distribuzione,<br />
nell’utilizzo e nel consumo di beni,<br />
si trova quotidianamente a dover gestire i<br />
propri rifiuti. In questo settore sono state<br />
emanate specifiche disposizioni che pre<br />
TABELLA 1<br />
NUMERO E CAPACITÀ ESTINGUENTE DEGLI ESTINTORI PORTATILI<br />
PER INCENDI DI CLASSE A E B<br />
(D.M.10MARZO1998)<br />
Tipo di estintore<br />
Rischio basso<br />
Superficie protetta<br />
Rischio medio Rischio elevato<br />
13 A 89 B 100 m² <br />
21 A 113 B 150 m² 100 m²<br />
34 A 144 B 200 m² 150 m² 100 m²<br />
55 A 233 B 250 m² 200 m² 200 m²<br />
83
TABELLA2<br />
FREQUENZADIREVISIONE<br />
Tipo estintore<br />
Tempo massimo di revisione<br />
con sostituzione della carica (mesi)<br />
a polvere 36<br />
ad acqua o a schiuma 18<br />
a CO2 60<br />
a idrocarburi alogenati<br />
La revisione comprende tutti i componenti costituenti l’estintore<br />
72<br />
TABELLA3<br />
FREQUENZADICOLLAUDO<br />
Tipo di estintore Frequenza di collaudo<br />
Gli estintori a biossido di carbonio (CO 2)<br />
e le bombole di gas ausiliario<br />
Gli estintori che non siano già soggetti a<br />
verifiche periodiche secondo la legislazione<br />
vigente e costruiti in conformità alla direttiva<br />
97/23/CE (D.Lgs. n. 93/2000)<br />
Gli estintori che non siano già soggetti a<br />
verifiche periodiche secondo la legislazione<br />
vigente e non conformi alla direttiva 97/23/<br />
CE (D.Lgs. n. 93/2000)<br />
vedono, tra l’altro, un rigido sistema sanzionatorio.<br />
Talvolta, però, nello svolgimento<br />
delle ordinarie attività d’impresa e,<br />
in particolare, nelle realtà produttive di<br />
piccole dimensioni, alcuni adempimenti<br />
vengono involontariamente disattesi.<br />
È, pertanto, importante ricordare che anche<br />
lo smaltimento degli estintori e degli<br />
agenti estinguenti in essi contenuti rientra<br />
nel campo di applicazione delle norme<br />
che disciplinano il trattamento, lo stoccaggio<br />
e lo smaltimento dei rifiuti.<br />
Lamanutenzione<br />
diestintoriapolvere<br />
A titolo di esempio, viene analizzato a<br />
seguire il caso di una attività industriale<br />
nella quale sono stati installati estintori<br />
d’incendio portatili di tipo a polvere. Come<br />
accennato in precedenza, in fase di<br />
esercizio questi estintori devono essere<br />
soggetti a una sorveglianza continua e a<br />
una puntuale manutenzione. In effetti, come<br />
sancito dalla legislazione vigente, il<br />
datore di lavoro è responsabile delle con<br />
Devono rispettare le scadenze indicate<br />
dalla legislazione vigente in materia di gas<br />
compressi e liquefatti<br />
ogni 12 anni<br />
ogni 6 anni<br />
dizioni di efficienza delle attrezzature e<br />
impianti di protezione antincendio e, pertanto,<br />
deve obbligatoriamente attuare la<br />
sorveglianza e far eseguire periodicamente<br />
da personale competente e qualificato<br />
il controllo e la manutenzione anche degli<br />
estintori d’incendio portatili.<br />
Di conseguenza, nel caso in esame il datore<br />
di lavoro deve assicurare che periodicamente<br />
gli estintori d’incendio portatili<br />
siano controllati per verificare che si trovino<br />
nella posizione in cui sono stati installati,<br />
siano segnalati con appositi cartelli,<br />
chiaramente visibili, immediatamente utilizzabili<br />
e l’accesso agli stessi sia libero da<br />
ostacoli. In questa fase (sorveglianza) è,<br />
inoltre, indispensabile verificare che:<br />
ð ogni estintore non risulti manomesso o<br />
mancante del dispositivo di sicurezza<br />
per evitare azionamenti accidentali;<br />
ð i contrassegni distintivi siano esposti a<br />
vista e siano ben leggibili;<br />
ð l’indicatore di pressione indichi un valore<br />
di pressione compreso all’interno<br />
del campo verde (si vada lafoto1);<br />
PRODOTTI E SOLUZIONI•ANTINCENDIO<br />
ð l’estintore non presenti anomalie quali<br />
ugelli ostruiti, perdite, tracce di corrosione,<br />
sconnessioni o incrinature dei<br />
tubi flessibili, ecc..;<br />
ð gli estintori siano esenti da danni alle<br />
strutture di supporto e alla maniglia di<br />
trasporto, e che sia presente il cartellino<br />
di manutenzione correttamente<br />
compilato.<br />
In questa fase, se si dovessero riscontrare<br />
delle anomalie, è necessario contattare il<br />
personale competente affinché siano eliminate.<br />
La sorveglianza può essere effettuata<br />
dal personale normalmente presente<br />
nelle aree protette, dopo aver ricevuto<br />
adeguate istruzioni.<br />
Per quanto concerne lamanutenzione,<br />
il datore di lavoro deve assicurare<br />
chegliestintorid’incendioapolvere<br />
installati nella propria attività<br />
siano sottoposti, a scadenze prestabilite,allefasidicontrollo,revisione<br />
e collaudo. Di fatto, dovranno<br />
essere presi accordi con una impresa specializzata<br />
che possa garantire che il servizio<br />
di manutenzione sia svolto secondo le<br />
specifiche contenute nella norma UNI<br />
9994 e da personale competente e qualificato.<br />
Solo con questi presupposti può<br />
essere mantenuta nel tempo la funzionalità<br />
originale di tutti gli estintori installati.<br />
Pertanto, almeno una vota ogni 6<br />
mesi,personalecompetenteequalificatodeveprocedereacontrollaretuttigliestintoriapolvereinstallati,seguendoleindicazionifornite<br />
dalfabbricante ed effettuando le operazioni<br />
previste per la fase di sorveglianza<br />
e quelle previste al punto 5.2 della norma<br />
UNI 9994. In questa fase, il tecnico deve:<br />
ð verificare la pressione interna tramite<br />
uno strumento da avvitare al posto del<br />
manometro dell’estintore;<br />
ð controllare che non vi siano delle perdite;<br />
ð verificare la fluidità della polvere;<br />
ð aggiornare il cartellino di manutenzione.<br />
Ogni 36 mesi, il datore di lavoro<br />
deve assicurare che tutti gli estintorid’incendioapolveresianosottoposti<br />
a revisione. In questa fase, il<br />
tecnico competente:<br />
ð svolge le operazioni di cui alle fasi di<br />
84 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PRODOTTI E SOLUZIONI•ANTINCENDIO<br />
sorveglianza, di controllo e quelle previste<br />
al punto 5.3 della norma UNI 9994;<br />
ð procede con l’esame interno dell’apparecchio<br />
(per la verifica del buono stato<br />
di conservazione) e con il controllo<br />
funzionale di tutte le parti;<br />
ð svolge il controllo di tutte le sezioni di<br />
passaggio dell’agente estinguente (il tubo<br />
pescante, i tubi flessibili, i raccordi e<br />
gli ugelli) per verificare che siano liberi<br />
da incrostazioni, occlusioni e sedimentazioni;<br />
Successivamente:<br />
ð deve ripristinare le protezioni superficiali<br />
(se danneggiate);<br />
ð sostituire i dispositivi di sicurezza contro<br />
le sovrapressioni con altri nuovi;<br />
ð sostituire l’agente estinguente;<br />
ð rimontare l’estintore in perfetto stato<br />
di efficienza.<br />
Come accennato in precedenza, gli estintori<br />
sono apparecchi a pressione e, pertanto,<br />
il loro serbatoio periodicamente deve essere<br />
e sottoposto a collaudo. Per questa fase,<br />
nella norma UNI 9994 è stata specificata la<br />
frequenza in funzione della conformità alla<br />
direttiva 97/23/CE (D.Lgs. n. 93/2000).<br />
Nel caso in esame, gli estintori<br />
a polvere presenti nell’attività<br />
non sono conformi<br />
alla direttiva 97/<br />
23/CE e, pertanto, devono<br />
essere collaudati<br />
ogni 6 anni, mediante<br />
una prova<br />
idraulica della durata<br />
di 1 min a una pressione<br />
di 3,5 Mpa.<br />
Al termine delle<br />
suddette prove,<br />
i serbatoi degli<br />
estintori non devono<br />
presentare perdite,<br />
trasudazioni, deformazioni<br />
o dilatazioni<br />
di nessun tipo. Come<br />
nelle altri fasi della<br />
manutenzione è in<br />
dispensabile che<br />
il tecnico consulti<br />
anche le indicazioni<br />
fornite<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
dal costruttore.<br />
Terminato il collaudo,<br />
si procederà<br />
con la ricarica degli<br />
estintori e con il<br />
montaggio in perfetto<br />
stato di efficienza.<br />
Come nelle<br />
altre fasi, al termine<br />
degli interventi<br />
il manutentore deve<br />
riposizionare gli<br />
estintori e compilare<br />
debitamente il<br />
cartellino di manutenzione.<br />
5Foto2–Apparecchiatura per recupero<br />
polvere esausta da vecchi estintori portatili<br />
e/o carrellati<br />
Losmaltimentodellepolveri<br />
estinguentiedegliestintori<br />
Per quanto concerne lo smaltimento<br />
degli estintori d’incendio, il D.M. 7 gennaio<br />
2005 (articolo 12) impone che, sia per gli<br />
agenti estinguenti utilizzati negli estintori<br />
che per la dismissione degli estintori stessi,<br />
siano seguite puntualmente le disposizioni<br />
impartite dalla legislazione vigente in<br />
materia di tutela ambientale.<br />
Pertanto, anche nel caso in esame, per lo<br />
stoccaggio e per il conferimento in discarica<br />
dei componenti e delle polveri estinguenti,<br />
l’impresa di manutenzione deve<br />
rispettare tutti gli adempimenti inerenti<br />
la gestione dei rifiuti. Si tratta di procedure<br />
che devono essere osservate<br />
nelle fasi di manutenzione<br />
che prevedono la sostituzione<br />
della polvere estinguente<br />
e quando gli estintori d’incendio<br />
vengono dimessi (e,<br />
di conseguenza, devono essere<br />
smaltite anche i materiali<br />
metallici e quelli plastici).<br />
Pertanto, devono essere<br />
eseguite tutte le operazioni<br />
e le verifiche previste per la<br />
corretta gestione dei rifiuti<br />
prodotti da attività (si<br />
veda loschema1), come:<br />
l la classificazione del ri<br />
fiuto;<br />
5Foto1–Indicatore di pressione<br />
l il deposito temporaneo;<br />
l la scelta della modalità di recupero o<br />
smaltimento del rifiuto;<br />
l la registrazione del carico e dello scarico<br />
del rifiuto;<br />
l la comunicazione annuale per il catasto<br />
dei rifiuti;<br />
l la verifica della documentazione obbligatoria<br />
prescritta per trasportatori, recuperatori<br />
e smaltitori.<br />
Si noti come le polveri estinguenti siano<br />
“polveri chimiche”, formate da sali minerali<br />
o organici e da altre sostanze sintetiche<br />
o naturali, per il cui stoccaggio e<br />
conferimento in discarica devono essere<br />
seguite le disposizioni impartite dal D.Lgs.<br />
n. 152/2006 e dalle norme ad esso collegate.<br />
Questa regola vale anche per le parti<br />
metalliche di scarto degli estintori dimessi.<br />
Attualmente le imprese di manutenzione<br />
adottano rigide procedure che consentono<br />
di rispettare le disposizioni legislative. Nelle<br />
fasi di manutenzione, che prevedono la scarica<br />
degli estintori a polvere, vengono utilizzati<br />
specifiche apparecchiature progettate<br />
appositamente per recuperare e stoccare<br />
la polvere estinguente esausta contenute<br />
negli estintori d’incendio (si veda lafoto2).<br />
La gestione dei rifiuti costituisce attività di<br />
pubblico interesse e, pertanto, quando<br />
vengono presi accordi per la manutenzione<br />
degli estintori, il titolare dell’attività ha il dovere<br />
di verificare che l’impresa specializzata<br />
nella manutenzione degli estintori, garantisca<br />
sia la corretta modalità di revisione degli<br />
estintori che il sicuro trattamento dei rifiuti<br />
nel rispetto della legislazione vigente. l<br />
85
Produttore<br />
Form.<br />
ident.<br />
rifiuto<br />
copia<br />
4<br />
RIFIUTI<br />
SPECIALI<br />
SCHEMA1<br />
PRODOTTI E SOLUZIONI•ANTINCENDIO<br />
PRINCIPALI ATTIVITÀ OPERATIVE DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI<br />
Form.<br />
ident.<br />
rifiuto<br />
copia<br />
1<br />
Destinatario<br />
Temporaneo<br />
Registro<br />
Carico <br />
Scarico<br />
Form.<br />
ident.<br />
rifiuto<br />
copie<br />
2 3 4<br />
Form.<br />
ident.<br />
rifiuto<br />
copie<br />
2 4<br />
Denuncia annuale dei rifiuti (M.U.D.)<br />
(entro 30 aprile)<br />
Conferimento<br />
a soggetti terzi<br />
autorizzati<br />
Destinatario<br />
Operazioni di<br />
recupero (R)<br />
Operazioni di<br />
smaltimento (D)<br />
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Form.<br />
ident.<br />
rifiuto<br />
copia<br />
3
La disciplina ATEX<br />
sulla protezione dei<br />
lavoratori in atmosfere<br />
esplosive prevede<br />
anche la tutela<br />
degli apparecchi<br />
all’interno della quale<br />
può scaturire<br />
la deflagrazione.<br />
Tra i dispositivi preposti<br />
a questa funzione<br />
i pannelli di sfiato<br />
servono a consentire<br />
il rallentamento<br />
dello sfogo<br />
di una eventuale<br />
deflagrazione.<br />
DonadonSDD ha messo<br />
a punto un’ampia<br />
gamma di dischi<br />
di rottura in grado<br />
(a secondo dei modelli)<br />
non solo di resistere<br />
pressioni di esercizio<br />
anche di diversi bar<br />
(anche centinaia di bar),<br />
ma anche di attivarsi<br />
a pressioni dell’ordine<br />
di pochi millibar<br />
al di sopra della<br />
pressione operativa.<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
PRODOTTI E SOLUZIONI•ATEX<br />
Pannelli DonadonSDD<br />
Dispositivi di sfogo adattabili<br />
ai diversi ambienti ATEX<br />
n di Marco Vadagnini, ingegnere, specialista Marketing&Comunicazione<br />
Indotto ChimicoFarmaceutico<br />
Foto su gentile concessione di DonadonSDD<br />
Sono noti da più di 200 anni gli effetti e i danni causati dalle<br />
esplosioni di polveri di diverse sostanze (farina, orzo e malto,<br />
zucchero cristallizzato, legno,ecc.). Da uno studio francese è<br />
emerso come piccole esplosioni si manifestino giornalmente.<br />
Questo è sicuramente frutto della crescente industrializzazione<br />
e della meccanizzazione della lavorazione, delle<br />
capacità di stoccaggio e dell’aumento dei prodotti che si<br />
presentano sotto forma di polveri o a piccola granulometria.<br />
La direttiva 94/9/CE, più nota come direttiva<br />
ATEX (ATmosfere EXplosive), è stata<br />
recepita in Italia con il D.Lgs. n. 126/1998,<br />
ed è entrata in vigore il 1° luglio 2003. Essa<br />
è rivolta principalmente ai costruttori e<br />
rivenditori di apparecchi Ex<br />
(adatti per essere utilizzati in<br />
atmosfera esplosiva), ma<br />
coinvolge anche datori di lavoro,<br />
RSPP, consulenti, verificatori,<br />
ecc. Questo provvedimento<br />
richiede la marcatura<br />
CE per gli apparecchi, i sistemi<br />
di protezione, i dispositivi<br />
di sicurezza, controllo e regolazione<br />
utilizzati in zone con<br />
pericolo di esplosione causa<br />
la presenza di gas, vapori, nebbie o polveri.<br />
La direttiva 99/92/CE è stata recepita in<br />
Italia col D.Lgs. n. 233/2003, entrato in<br />
vigore il 10 settembre 2003, che ha integrato<br />
il D.Lgs. n. 626/1994, introducendo<br />
il Titolo VIIIbis «Protezione da atmosfere<br />
esplosive». Il destinatario principale della<br />
direttiva è il datore di lavoro, cui si richiede<br />
la classificazione delle zone con pericolo<br />
di esplosione (zone 20, 21, 22 in presenza<br />
di polveri) e l’elaborazione del do<br />
“Il gestore<br />
dello<br />
stabilimento<br />
è<br />
responsabile<br />
anche nei<br />
confronti<br />
della parte<br />
esterna<br />
”<br />
cumento sulla protezione contro le<br />
esplosioni, a sua volta parte integrante del<br />
“Documentodivalutazionedeirischi” di cui<br />
all’art. 4, D.Lgs. n. 626/1994.<br />
Le due direttive suindicate definiscono in<br />
modo completo il settore in<br />
cui vi è pericolo di esplosione<br />
nei luoghi di lavoro. La novità<br />
principale riguarda l’obbligo<br />
per il datore di lavoro di classificare<br />
i luoghi pericolosi nell’ambito<br />
della più generale<br />
valutazione dei rischi dell’ambiente<br />
di lavoro, in modo da<br />
adottare misure di protezione<br />
adeguate alla probabilità<br />
di atmosfera esplosiva.<br />
È da notare come il gestore dello stabilimento<br />
sia oggettivamente responsabile<br />
non solo verso quanti operano entro<br />
il perimetro dello stabilimento, ma anche<br />
nei confronti dell’esterno dello<br />
stabilimento in quanto pure esposto alle<br />
conseguenze di eventuali esplosioni.<br />
Le normative ATEX sottolineano, quindi,<br />
la responsabilità del gestore dello<br />
stabilimento nei confronti del proprio<br />
personale e dei terzi, invitandolo a<br />
87
prenderemisureprecauzionalifinalizzate<br />
a impedire il manifestarsi di esplosionio,quantomeno,aevitarechequeste<br />
provochinodanniapersone.<br />
NellestessenormativeATEXsonoconsiderati<br />
sistemi di protezione i dispositivi,<br />
diversi dai componenti la cui funzione è<br />
bloccare sul nascere le esplosioni e/o circoscrivere<br />
la zona colpita dalle fiamme e<br />
dallapressionederivantedall’esplosione.<br />
Esempidisistemidiprotezioneautonomi<br />
sono:<br />
l parafiamma;<br />
l barriereadacqua;<br />
l sistemiaprovadiesplosione(cheutilizzano,<br />
ad esempio, dischi di sicurezza,<br />
pannellidisfiato,portedisicurezzacontroleesplosioni,ecc.);<br />
l barrieredisoffocamento.<br />
Seigestoridistabilimentodevonotutelarsi<br />
dai danni che eventuali esplosioni possono<br />
provocareaterzi,moltidirettorie/oresponsabilidiproduzionedevonoproteggere,giustamente,<br />
anche gli apparecchi all’interno<br />
dellaqualepuòscaturireladeflagrazione.<br />
Lacompromissionediunimpiantodiproduzione<br />
a causa dell’assenza o dell’inadeguatezza<br />
delle misure di prevenzione recherà<br />
all’azienda un danno pari al costo<br />
dell’impianto stesso, più l’onere della<br />
mancata produzione per tutto ciò il tempo<br />
della riparazione/sostituzione, che<br />
puòfacilmenteraggiungerel’anno.<br />
È,pertanto,fondamentalecheipannellidi<br />
sfogo siano opportunamente dimensionatietarati;troppospesso,infatti,sivedonopannellirudimentalisuimpiantidiprocessoodistoccaggiodelvaloredidecine<br />
senoncentinaiadimigliaiadieuro.<br />
I pannelli di sfiato, così come i dischi di<br />
rottura,sonodispositiviattiaconsentireil<br />
rallentamentodellosfogodiunaeventuale<br />
deflagrazione. La rottura del disco o del<br />
pannello deve avvenire prima che l’esplo<br />
5Figura1–Sequenze di prove di scoppio<br />
sione stessa generi una tale sovrapressioneall’internodell’apparecchiodacomprometterne<br />
l’efficienza. Mentre gli apparecchi<br />
previsti per operare sotto pressione<br />
sonoingradodiresistereapressionidi10<br />
bar e oltre, apparecchi “normali”qualiserbatoiesilidiffi<br />
cilmente possono resistere a<br />
pressionieccedentii0,5bar.<br />
Dischi e pannelli di rottura<br />
evitanochel’ondad’urtogeneratadallaesplosionesuperiquegli0,5barfornendoall’esplosioneunaviadifugadi<br />
dimensioniadeguata.<br />
Ipannelli<br />
diDonadonSDD<br />
Datalaparticolaritàevarietàdeiprocessi<br />
produttivi presenti nelle industrie chimicheefarmaceutiche,laDonadonSDDha<br />
messo a punto una vastissima gamma di<br />
dischi di rottura in grado (a secondo dei<br />
modelli)nonsolodiresisterepressionidi<br />
esercizioanchedidiversibar(anchecentinaiadibar),maanchediattivarsiapressioni<br />
dell’ordine di pochi millibar al di sopradellapressioneoperativa.<br />
È, infatti, fondamentale che il pannello di<br />
sfogo si apra completamente per creare<br />
unaviadifugasufficientementeampiaatta<br />
adevitarechel’esplosionesuperi,anchedi<br />
pochi decimi di bar, la pressione alla quale<br />
l’apparecchiononèingradodiresistere.Al<br />
contempo, dato il costo di un pannello di<br />
sfogo, che si aggira attorno ai € 10/dm 2 di<br />
superficie, è conveniente che questo dispositivorimangaintegroamenochenon<br />
assolvalafunzioneallaqualeèdestinato.<br />
La differenza nella qualità di prodotto tra<br />
pannello di rottura prodotto da uno<br />
“stampatore di lamiere” e una ditta specialistica<br />
produttrice di dischi di rottura,<br />
sta proprio nella precisione e garanzia di<br />
“La gestione<br />
dei rifiuti<br />
deve essere<br />
effettuata<br />
nel rispetto<br />
dei principi<br />
legislativi<br />
nazionali e<br />
comunitari<br />
”<br />
PRODOTTI E SOLUZIONI•ATEX<br />
efficaciaedefficienzadirispostaaglieventi.<br />
Più in dettaglio, i pannelli di sfogo Donadon<br />
PS/R (rettangolare) e PS/C (circolare)<br />
sono “panelli compositi a tensione”<br />
formatidatreparti:<br />
l unasezionemetallicatarata;<br />
l una membrana di tenuta<br />
(normalmenteinPTFE,ma<br />
disponibile in un’ampia<br />
gammadimateriali);<br />
l unfondellodiprotezione.<br />
L’esperienza Donadon, maturata<br />
in decenni di produzione<br />
di dischi di rottura per<br />
l’industria chimica e farmaceutica,èstatatrasferitanellaproduzionedipannellidisfogo,<br />
offrendo la disponibilità di pannelli di<br />
sfogo forniti di supporto per il vuoto o<br />
adatti per servizio con gas in condizioni<br />
statiche, pulsanti e cicliche, progettati<br />
normalmente per pressioni di sfogo e/o<br />
depressioneestremamentebasse.<br />
I pannelli PS/R e PS/C vengono montati<br />
prevalentemente su collettori di polveri,<br />
essiccatori,canali,silos,separatori,miscelatori,<br />
elevatori, depuratori d’aria e setacci.<br />
Laloroinstallazionepuòavveniretraintelaiature<br />
saldate, costituite da profili non<br />
lavorati in acciaio al carbonio o acciaio<br />
inossidabile. È, inoltre, importante sottolineareche,percollocareidispositiviDonadon,nonsononecessarieintelaiaturelavorateamacchinaodispendiosicontenitori.<br />
Tornando alle disposizioni di legge sopra<br />
citate,ipannellidisfogoDonadonpossonoesserefornitiinesecuzioneATEX(PS/<br />
EX)peressereutilizzatiinambientiincui<br />
è probabile la presenza di atmosfere potenzialmenteesplosivesecondoladirettivaeuropea94/9/CE(ATEX).<br />
Come indicatore di rottura può essere<br />
utilizzato il sensore Donadon a sicurezza<br />
intrinsecacertificatoATEX. l<br />
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PRODOTTI E SOLUZIONI•ATEX<br />
TABELLA1<br />
CARATTERISTICHETECNICHEPANNELLIDISFOGODONADONSDD<br />
MODELLO PS/R e PS/C<br />
Materiali Acciaio inossidabile, alluminio, nichel, hastelloy, inconel, monel<br />
M embrana P TFE, FEP, mylar, acciaio inossidabile, alluminio<br />
D imensioni<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
P S/R: Min: 300x300 Max: 1120x1750<br />
PS/C: Min: 250 Max: 1100<br />
P ressione di rottura d a 0,05 a 0,5 bar g<br />
T olleranza d a +/ 10% a +/ 20% secondo la pressione di rottura<br />
T emperatura di esercizio<br />
F ino a 315°<br />
M argine operativo d al 50% al 70%<br />
F rammentazione N O (solo membrana)<br />
A TEX S I<br />
R esistenza a corrosione B uona può essere protetto con membrana<br />
S upporto per il vuoto D isponibile<br />
I ndicatore di rottura D isponibile a sicurezza intrinseca<br />
R ivestimenti M embrana di protezione<br />
89
Portata dei liquidi<br />
maggiorata del 20%,<br />
dovuta a un minor<br />
spessore del tubo;<br />
elevate doti di<br />
robustezza e affidabilità,<br />
grazie alla composizione<br />
in 3 strati che<br />
garantiscono una durata<br />
di 50 anni; grande<br />
facilità di installazione<br />
e vantaggi economici che<br />
si riflettono sul costo<br />
dei tubi (con possibilità<br />
di installare diametri<br />
più piccoli) e sul loro<br />
isolamento (con<br />
diametri inferiori sono<br />
richiesti minori<br />
materiali isolanti). Sono<br />
solo alcuni degli aspetti<br />
che caratterizzano il<br />
rivoluzionario tubo<br />
Coestherm® Hexa®<br />
Multilayer Pipe prodotto<br />
dalla azienda Coes S.p.A.<br />
PRODOTTI E SOLUZIONI•TUBATURE<br />
Coestherm Hexa Multilayer Pipe<br />
La nuova generazione di tubi<br />
per uso civile e industriale<br />
n di Maria Grazia Persico e Roberto Arlati, giornalisti pubblicisti<br />
Foto su gentile concessione di Coes S.p.A.<br />
Da Coes S.p.A. nasce Coestherm® Hexa® Multilayer Pipe la<br />
tubazione che racchiude in sé caratteristiche di durata,<br />
robustezza, maggior portata dei liquidi e una totale riciclabilità<br />
del materiale. In altri termini, una nuova generazione<br />
di tubi che si sta affacciando sul mercato delle condotte per<br />
uso civile e industriale.<br />
Grazie al costante impegno nella ricerca e<br />
nell’innovazione tecnologica, all’attenzione<br />
verso le esigenze impiantistiche di progettisti,<br />
costruttori e installatori sui mercati<br />
nazionali e internazionali, Coes S.p.A.<br />
ha creato Coestherm® Hexa® Multilayer<br />
Pipe, un prodotto innovativo nel segmento<br />
del PP (polipropilene) random per il<br />
trasporto di liquidi negli impianti in pressione.<br />
Una grande innovazione tecnologica<br />
che andrà a posizionarsi nella fascia di<br />
mercato occupata da decenni dalla ormai<br />
obsoleta fibra di vetro. Una nuova tubazione<br />
che rappresenta una valida alternativa<br />
alle vecchie condotte in fiberglass soggette<br />
a rischi di frattura, anche in fase di<br />
installazione.<br />
La nuova generazione di tubi multistrato<br />
Coestherm® Hexa®, in PPRCT (Polipropilene<br />
Random “Cristalline Toughened and<br />
Temperature Resistant”; si veda la foto 1) è<br />
il risultato di anni di ricerca sulle materie<br />
prime e sui processi produttivi e sintetizza,<br />
in un solo tubo, i vantaggi dei materiali<br />
polimerici e delle leghe metalliche.<br />
Le principali caratteristiche di Coestherm®<br />
Hexa® Multilayer Pipe risiedono in:<br />
l una portata maggiorata, dovuta a un<br />
minor spessore del tubo che consente<br />
di aumentarne la capacità di conduzione<br />
del 20%;<br />
l grazie alla composizione in 3 strati,<br />
maggiore robustezza e affidabilità delle<br />
tubazioni (garantite 50 anni), a 70° centigradi<br />
e con una pressione di 10 bar;<br />
l una grande facilità di installazione dovuta<br />
alla perfetta compatibilità con i raccordi<br />
della linea Coestherm®;<br />
l una ridotta dilatazione lineare che consente<br />
un minor utilizzo di punti di staffaggio.<br />
Lasceltadelmateriale<br />
elatecnologiacostruttiva<br />
La scelta di Coes S.p.A. di produrre Coestherm®<br />
Hexa® Multilayer Pipe utilizzando<br />
PPRCT è deriva dal fatto che questo<br />
materiale nasce dall’unione della tecnologia<br />
di trasformazione del polimero a reattore<br />
multiplo con la speciale struttura cristallina<br />
esagonale del polimero ed è caratterizzato<br />
da elevate doti di resistenza<br />
meccanica e una durata nel tempo fino a<br />
50 anni, anche se sottoposto a forti pressioni<br />
e con temperature d’esercizio che<br />
possono raggiungere i 70° centigradi.<br />
Le eccezionali doti di robustezza, durata e<br />
portata derivano, oltre che dalla scelta del<br />
materiale impiegato nella produzione, anche<br />
dalla composizione in 3 strati della<br />
nuova tubazione:<br />
l lo strato interno, in PPRCT, di colore<br />
verde chiaro, ha una superficie completamente<br />
liscia, con basse perdite di<br />
carico, in grado di resistere all’aggressione<br />
chimica delle acque;<br />
90 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
PRODOTTI E SOLUZIONI•TUBATURE<br />
l lo strato intermedio, prodotto in<br />
compound a base di PPRCT di colore<br />
neutro, offre un’ elevata resistenza alla<br />
pressione e alle sollecitazioni meccaniche;<br />
l lo strato esterno in PPR, di colore<br />
verde scuro, resiste all’invecchiamento<br />
termicoedècompatibileconiraccordi<br />
asaldaredellalineaCoestherm®.<br />
Testdirobustezzaedidurata<br />
La tubazione Coestherm® Hexa® Multilayer<br />
Pipe è stata sottoposta a dei test<br />
orientati all’accertamento dei livelli di robustezzaeresistenzameccanica.Inquestosensolatubazioneèstatasottopostaaunesperimentobasatosuunprogrammadicalcoloconl’obiettivodisimularne<br />
lo stress per poter poi determinare<br />
gli spessori ottimali del prodotto. In una<br />
secondafase,iricercatorihannoconfrontato<br />
un tubo Coestherm® Hexa® Multilayer<br />
Pipecon uno in fibra di vetro. Entrambi<br />
i prodotti sono stati sottoposti a<br />
unapressionedi10baraunatemperaturadi70°centigradi.<br />
I risultati di queste indagini hanno dimostrato<br />
come il fattore di stress nella tubazioneCoestherm®Hexa®MultilayerPipe<br />
si distribuisca nello strato interno del tubo,<br />
determinando, in questo modo, un<br />
indice di robustezza pari a 8, mentre nel<br />
normaletuboinfibradivetroquestofattoresiconcentranellostratointermedio,<br />
registrandoindicidirobustezzaparia5.<br />
CoesS.p.A.hasottoposto,inoltre,lapropriatubazionealtestdiCharpy<br />
[1] .Partendo<br />
da questi parametri è stato possibile<br />
testare la robustezza del tubo anche alle<br />
basse temperature. Al termine del test,<br />
effettuato comparando un tubo Coestherm®<br />
Hexa® Multilayer Pipe con un<br />
esemplareinfibradivetro,èemersoche<br />
anchea0°centigradiiltubodiCoesS.p.A<br />
hadimostratounaresistenzaeccezionale<br />
rispetto alla condotta in fibra di vetro,<br />
soggetta a un maggior rischio di frattura,<br />
inconveniente,questo,chepotrebbenon<br />
essere notato anche nelle prime fasi di<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
installazione.<br />
Per indagare, inoltre,sullaresistenza<br />
alla pressione nel<br />
tempo secondo la<br />
normaISO9080,il<br />
tubo Coestherm®<br />
Hexa® Multilayer<br />
Pipeèstatooggetto<br />
del test denominato“Acquanell’acqua”<br />
[2] .Laconclusione<br />
della<br />
ricerca ha dimostrato<br />
che il prodotto<br />
di Coes<br />
S.p.A. può effettivamentedurarefino<br />
a 50 anni, alla temperatura di 70°<br />
centigradi.<br />
Altrecaratteristiche<br />
La tecnologia costruttiva di Coestherm®<br />
Hexa®MultilayerPipeconsentelariduzione<br />
del 20% dello spessore delle pareti,<br />
permettendo,inquestomodo,diinstallare<br />
tubazioniconundiametroinferiore,aparità<br />
di portata, rispetto ai tradizionali tubi.<br />
Secondariamente, questa caratteristica si<br />
riflette sui risparmi economici (minor costodeitubi),inquantoèpossibileutilizzare<br />
diametri più piccoli risparmiando il 30%.<br />
Diametri inferiori richiedono, inoltre, una<br />
minorquantitàdimaterialeisolantedovutaaunaminoredilatazionedeltubo.<br />
Compatibilità<br />
La composizione della parte esterna, costruitainPPR,ècompatibileconiraccordi<br />
della gamma Coestherm®. Rispettandoquestoassetto,latubazionepuòessere<br />
saldata sia tramite il processo di<br />
polifusione sia tramite il supporto di un<br />
manicottoelettrico.<br />
Una semplicità di giunzione assoluta che<br />
evita all’installatore di investire denaro e<br />
risorseperl’acquistodinuoveattrezzatureoperlafrequenzaacorsidiformazione<br />
tecnica.<br />
5Foto1–Polipropilene random “cristalline toughened and<br />
temperature resistant”<br />
Ambitiapplicativi<br />
Gliambitiapplicatividelrivoluzionariotubosonovasti.<br />
Coestherm® Hexa® MultilayerPipepuòessereutilizzatoinognitipo<br />
di impianto, dal civile all’industriale, dall’edificio<br />
nuovo alla ristrutturazione del<br />
preesistente.<br />
Può essere adottato negli impianti di distribuzione<br />
per riscaldamento e condizionamento,<br />
all’interno di colonne montantiederivazioniaipianidegliedifici,nel<br />
collegamento ai radiatori e ventilconvettorioppureperunireicollettorididistribuzione.Lasecondagrandearead’impiegoèrelativaagliimpiantidiadduzioneperacquaa<br />
usocivileeindustriale.Inquestosettore,<br />
la tubazione può essere innestata nelle<br />
colonne montanti che distribuiscono acquacaldaofreddaperusisanitari,oppure<br />
nel collegamento ai dispositivi scaldaacqua.<br />
I complessi e sofisticati impianti per la<br />
distribuzionedell’ariacompressasonoun<br />
terzo campo in cui Coestherm® Hexa®<br />
Multilayer Pipe trova impiego; inoltre, i<br />
vasti sistemi di distribuzione di fluidi nel<br />
settore agricolo e nei processi produttivi<br />
industriali rappresentano un ulteriore<br />
esempio di come l’innovativa tubazione<br />
possaessereimpiegata.<br />
[1]IltestdiCharpyèunaprovaingradodimisurarelaresistenzadelmaterialeelasuacapacitàdiassorbireenergiaaseguitodiunurtomeccanico.Maggioreèlaquantitàdi<br />
energiaassorbita,maggioreèlaresistenzaall’urto.<br />
[2]Conquestotestiltubovieneriempitodiacquaesottopostoapressionee,quindi,immersoinunavascacontemperaturediverse.<br />
91
S.T.R. SpA<br />
Via Gramsci, 36<br />
46020 Pegognaga (MN)<br />
numero verde: 800.462.223<br />
fax: 0376/550180<br />
www.str.it<br />
Con il D.Lgs. n. 192/2005<br />
e il successivo D.Lgs. n.<br />
311/2006 di modifica, è<br />
stato finalmente<br />
focalizzato il concetto di<br />
“prestazioni limite”,<br />
attraverso il valore della<br />
trasmittanza termica; in<br />
altri termini, è<br />
obbligatorio esprimere<br />
le prestazioni limite che<br />
ogni singolo componente<br />
edilizio deve possedere,<br />
cioè la perdita massima<br />
di energia (trasmittanza<br />
termica, appunto)<br />
consentita dalla legge<br />
per ogni singolo<br />
componente edilizio. Sul<br />
tema STR propone il<br />
software “eXcellent<br />
energia”, strumento in<br />
grado di mettere in<br />
condizione il<br />
professionista di<br />
prevedere la futura<br />
classe di appartenenza<br />
dell’immobile, di fatto<br />
rendendo il committente<br />
protagonista di una<br />
scelta energetica<br />
consapevole<br />
LE AZIENDE INFORMANO•SOFTWARE<br />
eXcellent energia di STR<br />
<strong>Soluzio</strong>ne semplice e guidata<br />
alla relazione ex D.Lgs. n. 311<br />
n di Marco Corbellani e Gianluca Baroni, STR S.p.A. e<br />
Piero Mariotto, promoter Italia Alphacan<br />
Foto su gentile concessione di STR S.p.A.<br />
Con l’emanazione del decreto legislativo n. 192/2005, come<br />
modificato dal decreto legislativo<br />
n. 311/2006, l’Italia, in attuazione della direttiva 2002/91/CE<br />
relativa al rendimento energetico nell’edilizia, ha affrontato,<br />
per la prima volta in modo costruttivo, il problema del<br />
risparmio energetico, allineandosi, finalmente, agli altri<br />
Paesi europei, già impegnati da anni in questo ambito.<br />
Per quanto riguarda il settore del risparmio energetico, la legge quadro che<br />
regolamenta l’intero comparto è la legge n. 10/1991 ed i suoi principali decreti<br />
attuativi, di seguito elencati, ne compongono la struttura applicativa:<br />
l decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412 e<br />
successive modificazioni;<br />
l decreto ministeriale 2 aprile 1998.<br />
Gli obblighi prestazionali dei componenti edilizi come indicato D.Lgs. n.<br />
192/2005, modificato dal D.Lgs. n. 311/2006, rimandano alle prescrizioni contenute<br />
in entrambe i due suddetti decreti.<br />
Il D.P.R. n. 412/1993 viene normalmente utilizzato dai tecnici di settore,<br />
principalmente in termotecnica, che ne estraggono un Allegato da accompagnare<br />
a tutti i progetti; il secondo, invece, il D.M. 2 aprile 1998 «Modalità di<br />
certificazione delle caratteristiche e delle prestazioni energetiche degli edifici e degli<br />
impianti ad essi connessi» è praticamente sconosciuto. Questo decreto obbligatorio,<br />
che è il fulcro attorno al quale avrebbero dovuto ruotare le verifiche delle<br />
prestazioni in opera dei componenti edilizi che compongono la struttura<br />
edilizia, prevede che a ogni fornitura di prodotti edilizi (serramenti, murature,<br />
solai, ecc) si accompagni la rispettiva «Dichiarazione di prestazione energetica<br />
delcomponenteedilizio».<br />
Quest'obbligo è stato completamente disatteso da tutti gli attori del processo<br />
edilizio che non avevano compreso o volutamente ignoravano la portata di<br />
questo provvedimento. D'altro canto i controlli sono mancati nonostante il<br />
decreto indicasse chiaramente le sanzioni previste per chi non ottemperava agli<br />
obblighi previsti. Le sanzioni sono previste per ogni dichiarazione omessa o non<br />
veritiera e riguardano tutti gli attori del procedimento: dai progettisti al costruttore,<br />
al collaudatore, al proprietario dell’immobile sino al rivenditore, che,<br />
attualmente, è quello che rischia di più con un'ammenda pecuniaria che va da<br />
2.500,00€ a 25.000,00€.<br />
Nei D.Lgs. n. 192/2005, come nel successivo D.Lgs. n. 311/2006, si parla<br />
finalmente di “prestazioni limite”, attraverso il valore della Trasmittanza<br />
94 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
LE AZIENDE INFORMANO•SOFTWARE<br />
5Certificato Energetico<br />
Termica U (W/m²K).<br />
Si indicano, infatti, le prestazioni limite che ogni singolo<br />
componente edilizio deve possedere, cioè la perdita massima<br />
di energia (trasmittanza<br />
termica) consentita dalla legge<br />
per ogni singolo componente<br />
edilizio nelle 6 zone climatiche<br />
in cui è stato suddiviso<br />
il territorio italiano, come<br />
stabilito dal D.P.R. n.<br />
412/1993 sopramenzionato.<br />
La trasmittanza termica rappresenta<br />
il flusso di calore che<br />
passa attraverso un metro<br />
quadrato di ogni componente<br />
edilizio (muri, solai, finestre)<br />
per ciascun grado di differenza<br />
tra le due superfici.<br />
Attraverso questo valore, è<br />
possibile verificare, per esempio,<br />
la prestazione energetica<br />
di una finestra nel suo complesso<br />
“anta/telaio/vetro”; in<br />
particolare, più basso è il valore<br />
dichiarato della trasmittanza<br />
termica U migliore è la<br />
sua prestazione energetica. I<br />
serramenti con “U” basso, in<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
5Catalogo materiali UNI già inserito nel programma<br />
fatti, disperdono meno calore facendo risparmiare chi li<br />
utilizza<br />
Introducendo la scelta dei prodotti attraverso le prestazioni<br />
limite obbligatorie (si veda l’Allegato C al D.Lgs. n.<br />
311/2006), verrà finalmente meno l’insana “abitudine” che<br />
finora ha privilegiato il prezzo nella scelta dei prodotti<br />
edilizi a scapito della prestazione, contribuendo a causare<br />
l'attuale situazione energetica che vede l’Italia penultima<br />
nella graduatoria dei paesi europei che hanno messo in<br />
atto politiche di risparmio energetico, davanti solamente al<br />
Portogallo.<br />
Per rendere più efficace e visibile questa nuova procedura<br />
di progettazione e costruzione, all’atto di compravendita<br />
notarile o affittanza a titolo oneroso degli edifici, si dovrà<br />
produrre e allegare la “certificazione energetica degli edifici”<br />
che determinerà la classe energetica dell’immobile: si<br />
tratta di un documento simile alla certificazione già adottata<br />
nel settore degli elettrodomestici o nel settore automobilistico.<br />
L’utente finale del mercato delle costruzioni applicherà un<br />
nuovo criterio alla scelta dell’immobile da acquistare; saranno,<br />
infatti, privilegiati quelli appartenenti alle classi<br />
energetiche migliori e che costeranno meno.<br />
Il progettista, dunque, si troverà ad assolvere un ruolo<br />
ancora più impegnativo di quello attuale dovendo produrre<br />
una certificazione energetica, che dovrà essere verificata<br />
da un certificatore energetico terzo che potrà avallare o<br />
95
5 Esempio di inserimento manuale di una muratura<br />
meno il suo operato; le certificazioni infedeli saranno<br />
punite sia civilmente che penalmente.<br />
LasoluzioneSTR<br />
STR si propone al mercato della progettazione come<br />
valido strumento in grado di agevolare i progettisti nella<br />
redazione della certificazione energetica dell’edificio, mettendo<br />
in condizione il professionista di prevedere la futura<br />
classe di appartenenza dell’immobile,<br />
di fatto rendendo<br />
il committente protagonista<br />
di una scelta energetica consapevole.<br />
Si consideri che la tendenza<br />
generale in Europa è quella di<br />
andare verso una progettazione<br />
con il massimo risparmio<br />
energetico, sino ad approdare<br />
alla “casa passiva”<br />
dove si cerca di tenere in<br />
considerazione anche l’impatto<br />
ambientale dei materiali,<br />
il consumo di energia<br />
per la produzione, messa in<br />
opera e smaltimento dei materiali<br />
di costruzione (LCA),<br />
attualmente non prevista dalla<br />
normativa italiana.<br />
STR si rivolge a tutti gli studi<br />
tecnici che non si sono mai<br />
occupati dei temi tipici del<br />
campo termotecnico e propone<br />
una soluzione semplice<br />
e guidata per la redazione<br />
Certificazione<br />
energetica:<br />
relazionetecnica<br />
aisensi<br />
delD.Lgs.n.311/2006<br />
l inputmanualesempliceeguidato;<br />
l relazioneexD.Lgs.n.311/2006<br />
inMicrosoftExcel®;<br />
l recepiscelenormative<br />
regionalipiùavanzate;<br />
l maschereimmediate<br />
conpdfesplicatividellanormativa.<br />
LE AZIENDE INFORMANO•SOFTWARE<br />
della relazione necessaria in<br />
base al D.Lgs. n. 311/2006,<br />
accessibile anche ai “non termotecnici”.<br />
In particolare,<br />
eXcellent energia permette<br />
di svolgere la relazione ai sensi<br />
del D.Lgs. n. 311/2006, che<br />
comprende l’indicazione della<br />
classe di consumo e i calcoli<br />
che la determinano, che il software<br />
svolge in automatico. Il<br />
progettista dovrà semplicemente<br />
inserire manualmente<br />
le descrizioni e le caratteristiche<br />
dell’edificio scegliendo<br />
fra opzioni di scelta multipla;<br />
a fianco avrà un pdf esplicativo<br />
della normativa che rende impossibile l’errore. La relazione<br />
viene generata in formato in Microsoft® Excel, in<br />
perfetta sincronia con i prodotti della lineaeXcellent di STR<br />
che permettono un pratico e immediato utilizzo dell’applicativo.<br />
Un ulteriore punto di sicurezza è la garanzia, da parte di<br />
STR, di aggiornare il software gratuitamente fino all’uscita<br />
dei decreti attuativi che definiranno, una volta per tutte, la<br />
normativa a livello nazionale. l<br />
5Packaging di prodotto<br />
96 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
<strong>Tecnologie</strong>&Prodotti<br />
<strong>Tecnologie</strong>&Prodotti<br />
nSchedeacuradiFabianaPanellaeAlessandroMusio<br />
PIATTAFORMAPOLIFUNZIONALEDI<br />
SMALTIMENTODEIRIFIUTIINDUSTRIALI<br />
SISTEMADISMALTIMENTO<br />
DEIRIFIUTIINDUSTRIALI<br />
DESCRIZIONE PRODOTTO<br />
Piattaforma polifunzionale costituita da più linee<br />
di lavorazioni per la riduzione di inquinanti<br />
e il recupero di materie prime dai rifiuti.<br />
CARATTERISTICHE TECNICHE<br />
L’impianto ha una potenzialità di stoccaggio di<br />
900 Ton e una capacità di trattamento di<br />
38.000 Ton/anno. Include linee di trattamento<br />
chimicofisico delle acqua, di trattamento acidi,<br />
di ossidoriduzione, un separatore di solidoliquido,<br />
un separatore di emulsioni, un<br />
inertizzatore di funghi, un impianto di distillatore<br />
solventi, una sezione per la triturazione,<br />
una di cernita, e una sezione di lavaggio per il<br />
TAKEOFFCOLLECTION<br />
DESCRIZIONE PRODOTTO<br />
Calzature leggerissime grazie a una lamina<br />
multistrato e puntale in composito, ispirate<br />
alle linee più propriamente sportive. La speciale<br />
calzata offre<br />
maggiore controllo<br />
e mi<br />
recupero di imballi, tessuti, plastiche,<br />
metalli e legno. I materiali, dopo il trattamento,<br />
possono essre impiegati quali<br />
materie prime e/o semilavorati: in ogni<br />
fase risulta ridotta la pericolosità.<br />
CERTIFICAZIONI<br />
L’azienda è certificata ISO 9001:2000 e<br />
UNI EN ISO 14001:2004.<br />
ATTIVITÀ AZIENDA<br />
Impianti per la gestione di rifiuti industriali<br />
pericolosi e non pericolosi.<br />
AZIENDA DISTRIBUTRICE<br />
ECOCHIMICA Srl<br />
via dell’Artigianato, 6<br />
22060 Mirabello di Cantù (CO) Italy<br />
CALZATUREDISICUREZZA<br />
gliore agilità. La tomaia è in mesh traspirante,<br />
leggera e resistente all’usura. L’intersuola di<br />
EVA superleggero offre massimo slancio e un<br />
elevato comfort. La suola garantisce elevata<br />
aderenza al terreno.<br />
CARATTERISTICHE TECNICHE<br />
l tomaia in mesh traspirante, leggera e resistente<br />
all’usura;<br />
l lamina multistrato;<br />
l puntale in composito;<br />
l intersuola in EVA superleggero;<br />
l linea sportiva.<br />
CERTIFICAZIONI<br />
Tutte le calzature TAKEOFF (S1<br />
P) fanno riferimento alla normativa<br />
TECNOLOGIE&PRODOTTI<br />
Tel. +39 0317370111<br />
Fax +39 0317370122<br />
www.ecochim.it<br />
ecosrl@ecochim.it<br />
EN ISO 20345:2004.<br />
ATTIVITÀ AZIENDA<br />
Produzione di calzature di siscurezza e abbigliamento<br />
da lavoro con l’impiego di materiali<br />
e tecnologie innovative.<br />
COSTO<br />
75 €<br />
AZIENDA<br />
PRODUTTRICE<br />
ABOUTBLU – USS Safety System Spa<br />
Net Center<br />
via San Marco, 11/c<br />
35129 Padova (PD) Italy<br />
Tel. +39 0499713211<br />
Fax +39 0495806906<br />
www.aboutblu.com<br />
info@aboutblu.com<br />
97
SISTEMAPERILTRATTAMENTO<br />
DELLEACQUEREFLUE<br />
IMPIANTODIDEPURAZIONE<br />
DESCRIZIONE PRODOTTO<br />
Impianto di polietilene (PE) o fibra di vetro di<br />
poliestere (PRFV) per il trattamento delle acque<br />
reflue. Sono disponibili impianti standard o<br />
su misura, in base alle dimensioni e alle diverse<br />
tipologie di applicazione. I sistemi standard sono<br />
installati in residenze, strutture ricettive, barristoranti,<br />
centri commerciali/industriali e officine<br />
meccaniche. Gli impianti su misura sono adatti a<br />
utenze civili e industriali. Sono disponibili anche<br />
sistemi di recupero e riutilizzo delle acque meteoriche,<br />
impianti containerizzati e trasportabili<br />
per il trattamento dei reflui da cantine vinicole.<br />
CARATTERISTICHE TECNICHE<br />
Impianti di depurazione standard per piccole e<br />
medie utenze: prefabbricati monoblocco, modulari<br />
eupgradabili, forniti “chiavi in mano”, che<br />
consentono elevati risparmi nella messa in opera,<br />
interamente costruiti in polietilene rotostampato<br />
(PE), resistenti agli attacchi chimici e fisici.<br />
NRG<br />
DESCRIZIONE PRODOTTO<br />
Pensilina fotovoltaica per parcheggi auto collocati<br />
in ambienti pubblici/privati come elemento<br />
di arredo urbano, eventualmente utilizzabile<br />
anche come ricovero di mezzi agricoli con<br />
possibilità di integrare nella struttura comunicazioni<br />
di grande formato.<br />
È disponibile a partire da moduli da 6 kWp di<br />
potenza (4 posti auto)<br />
Impianti di depurazione su<br />
misura per medie e grandi<br />
utenze: realizzati utilizzando<br />
un sistema modulare eupgradabile<br />
che consente l’eventuale<br />
incremento della capacità<br />
di trattamento tramite<br />
l’aggiunta di ulteriori elementi<br />
e l’apporto di ridotte modifiche<br />
tecniche.<br />
CERTIFICAZIONI<br />
Azienda dotata di un sistema di qualità garantito<br />
dalle certificazioni ISO 9001:2000 rilasciate<br />
dal Lloyd’s Register Quality Assurance.<br />
Per i prodotti vengono garantiti gli standard<br />
qualitativi dell’effluente indicati dal D.L.vo n°<br />
152/06, mentre gli impianti con apparecchiature<br />
elettromeccaniche sono conformi alla Direttiva<br />
Europea Macchine 98/37/CE.<br />
ATTIVITÀ AZIENDA<br />
Progettazione e costruzione di impianti e si<br />
TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />
stemi standard, a basso costo ed alta qualità,<br />
per il trattamento, la depurazione e la gestione<br />
delle acque reflue.<br />
AZIENDA PRODUTTRICE<br />
ISEA Spa<br />
via Salvo D’Acquisto, 4<br />
26862 Guardamiglio (LO) – Italy<br />
Tel +39 037751881<br />
Fax +39 0377518852<br />
www.iseagroup.com<br />
isea@iseagroup.it<br />
PENSILINAFOTOVOLTAICAPERPARCHEGGIO<br />
La struttura di acciaio è fissata al terreno tramite<br />
plintidicementoarmatoedèingradodiresistere<br />
all’azionediagentiatmosferici(vento,acqua,…).<br />
Il sistema è adatto a molteplici contesti, grazie<br />
alla possibilità di personalizzare l’inclinazione e<br />
la composizione dei pannnelli. L’analisi specifica<br />
della redditività dell’impianto è effettuata<br />
tramitecashflow.<br />
CARATTERISTICHE TECNICHE<br />
l strutturadiacciaiozincataacaldooverniciata;<br />
l modulo base: 34 moduli solari policristallini<br />
Kyocera Kc 175 ght2 ad alto rendimento<br />
(per un totale di 5950 Wp) e 8 moduli<br />
ciechi di completamento;<br />
l interasse colonne è di 4,8 m.<br />
CERTIFICAZIONI<br />
Prodotto dotato delle più importanti certificazioni<br />
di resa/durata/qualità attualmente esistenti.<br />
ATTIVITÀ AZIENDA<br />
Distribuzione e commercializzazione di sistemi<br />
solaritermiciefotovoltaici,perlagenerazionedi<br />
elettricità, riscaldamento e acqua calda dal sole.<br />
AZIENDA PRODUTTRICE<br />
Nrg Sunrise – Solar Technologies<br />
via Buzzi, 16<br />
20017 Rho (MI) Italy<br />
Tel/fax +39 0293782107<br />
www.nrgsunrise.com<br />
info@nrgsunrise.com<br />
98 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />
CHIUSINODACARREGGIATA<br />
PAMREX<br />
DESCRIZIONEPRODOTTO<br />
Chiusino da carreggiata di ghisa sferoidale,<br />
adattoacondizioniditrafficomoltointenso.Le<br />
sollecitazioni meccaniche provocate dal passaggio<br />
di autoveicoli sono ridotte al minimo<br />
tramite una guarnizione di elastomero che<br />
bloccailcoperchioesiopponealfenomenodi<br />
aspirazionecausatodaglipneumaticideiveicoli.Larotulanonèacontattoconiltelaioeviene<br />
sollecitata solamente durante l’apertura e la<br />
chiusuradelchiusino.Incasodisovrappressioneaccidentaledellarete,larotulapermetteal<br />
coperchio di aprirsi senza uscire dalla propria<br />
sedeedirichiudersisottoilpropriopeso.<br />
CARATTERISTICHETECNICHE<br />
l telaiorotondooquadrato,disponibilenelle<br />
dimensioni da 850 mm. a 1000 mm, luce<br />
nettada610mma800mm;<br />
EXTRAWALL<br />
DESCRIZIONEPRODOTTO<br />
Pannelloautoportanteperl’isolamentotermicoeacusticodiintercapediniinedilizia,impiegatoanchecomebarrieraalvaporecontrola<br />
formazione di muffe.<br />
È realizzato in lana di<br />
vetro non idrofilo<br />
trattato con speciale<br />
leganteabasediresinetermoindurenti,rivestito<br />
su una faccia<br />
con carta kraftalluminio<br />
retinata e sull’altra<br />
con un velo di<br />
vetro. È disponibile<br />
anche nella versione<br />
EXTRAWALL VV,<br />
pannello autoportantedigrandidimensionidilanadivetronon<br />
idrofilo trattato con<br />
specialeleganteabase<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
l elevato coefficiente di sicurezza: resistenza<br />
alle sollecitazioni del traffico molto intenso<br />
conmarginediresistenzamediaallarottura<br />
superioredel30%rispettoaquantoprevistodallanormaEN124;<br />
l elevataergonomia:aperturaa130°ebloccaggiodisicurezzaallachiusuraa90°.<br />
CERTIFICAZIONI<br />
ProdottoamarcaturaCE,conformeallanormeUNIEN124.LaconformitàdeiprodottièsancitadalmarchioN(AENOR)chegarantisce<br />
l’origine della fabbricazione dei prodotti<br />
attestandoilrispettodeicontrollidimensionali,dellecaratteristichemeccanicheedellamarcatura<br />
contemplate nella norma. L’Azienda è<br />
certificataISO9001eISO14001.<br />
ATTIVITÀAZIENDA<br />
Produzioneecommercializzazione,conilmarchioPAM,disoluzionidighisasferoidaleperil<br />
PANNELLIAUTOPORTANTIPERL’ISOLAMENTO<br />
TERMOACUSTICO<br />
di resine termoindurenti, rivestito su entrambe<br />
le facce con un velo di vetro. La lana di<br />
vetro resiste all’acqua e all’umidità (anche se<br />
imbevutadiacqua,unavoltaasciugata,riacquistalepropriecaratteristichetermiche,acusticheemeccaniche)edèunmaterialesicuroin<br />
casodiincendio.<br />
CARATTERISTICHETECNICHE<br />
l pannelliavvoltiinpolitenesupallett,disponibilineglispessori40,50,60,80e100mm;<br />
l lana di vetro prodotta con oltre l’80% di<br />
vetroriciclato;<br />
l conduttività termica dichiarata alla temperatura<br />
media di 10°C: = 0,032 W/<br />
(mK);<br />
l conduttività termica dichiarata alla temperaturamediadi20°C(Valoreteorico):<br />
=0,033W/(mK);<br />
l resistenza termica R dichiarata alla temperatura<br />
media di 10°C: variabile da 1,25 a<br />
3,10m²K/W,inbaseallospessore;<br />
l isolamentoacusticonelrispettodelDPCM<br />
5/12/97;<br />
ciclo idrico integrato. La gamma comprende:<br />
tubieraccordiperladistribuzioneel’adduzionediacquapotabile,tubazioneperfognaturaeperl’irrigazione,idrantiecondotteantincendioperl’ediliziacivile,griglieecaditoie.<br />
AZIENDAPRODUTTRICE<br />
SAINTGOBAINCONDOTTE<br />
Spa<br />
viaRomagnoli,6<br />
20146Milano(MI)Italy<br />
Tel+39024243482<br />
Fax+39024243405<br />
www.pamline.it<br />
saintgobain.press@lbdi.it<br />
l pannello EXTRAWALL: Euroclasse F (secondometododiprovaEN135011);<br />
l pannello EXTRAWALL VV: Euroclasse<br />
A2s1, d0, (secondo metodo di prova EN<br />
135011).<br />
CERTIFICAZIONI<br />
Prodottoisolanteconformealladirettiva89/<br />
106/CE,recepitadalDPR246del21/4/1993,<br />
inbaseallenormeEN13162eEN13172.<br />
ATTIVITÀAZIENDA<br />
Produzione di isolanti termoacustici a marchioIsovereproduzionedimaterialidiimpermeabilizzazioneamarchioBituver.<br />
AZIENDA<br />
PRODUTTRICE<br />
SaintGobainISOVERITALIASpa<br />
viaG.Donizetti,32/34<br />
24043VidalengodiCaravaggio(BG)Italy<br />
Tel+390363318268<br />
Fax+390363318337<br />
www.isover.it<br />
99
FONOMETROINTEGRATOREANALIZZATORE<br />
DISPETTRO<br />
SC310<br />
DESCRIZIONE PRODOTTO<br />
Fonometro integratore digitalerealtime multifunzione,<br />
per la misura del rumore ambientale<br />
(LQ 447/95 e DM 16/03/98), del rumore in<br />
ambiente di lavoro (D.Lgs. 195/06) e dell’isolamento<br />
acustico negli edifici (DPCM 5/12/97).<br />
CARATTERISTICHE TECNICHE<br />
Il fonometro è completo di analizzatore di<br />
spettro real time in bande di ottava e terzi di<br />
ottava e analizzatore a banda stretta FFT. È<br />
corredato da un software per la gestione dello<br />
strumento, il trasferimento a PC e la visualizzazione<br />
dei dati acquisiti, ancherealtime durante<br />
la misura in corso. Lo strumento, portatile,<br />
può essere utilizzato anche come centralina<br />
fissa di acquisizione grazie alla possibilità di configurare<br />
lo spazio di memoria comebuffer lineare<br />
o circolare. Il fonometro può comunicare<br />
con il PC, per il controllo da remoto e per il<br />
trasferimento dati, anche tramite modem<br />
TRAVILOG TITANIUM modulo FUOCO<br />
DESCRIZIONE PRODOTTO<br />
Software per la verifica della resistenza al fuoco<br />
della sezione allo stato limite ultimo di sezioni<br />
in c.a. o c.a.p.<br />
CARATTERISTICHE TECNICHE<br />
Il programma verifica la capacità portante della<br />
sezione allo stato limite ultimo (metodo<br />
della sezione equivalente), calcolando i coefficienti<br />
di sicurezza. Inoltre fornisce i coefficienti<br />
per la verifica col metodo del fattore di riduzione<br />
medio. L’input della sezione e delle armature<br />
è totalmente grafico e permette di<br />
disegnare la sezione e indicare le condizioni al<br />
contorno con l’uso del mouse. Il programma<br />
calcola e rende consultabili la distribuzione<br />
delle temperature nella sezione. Inoltre, traccia<br />
il dominio di rottura e la resistenza al taglio.<br />
È possibile stampare la mappa delle temperature<br />
(a colori o con le temperature di ogni<br />
GSM o sistema wireless Bluetooth.<br />
Può inoltre essere utilizzato all’interno<br />
della soluzione completa<br />
Global Insulation Package, per la<br />
valutazione del tempo di riverberazione<br />
e di isolamento acustico. La<br />
soluzione comprende oltre ad<br />
uno o più fonometri, collegati<br />
tramite la tecnologia multicanale<br />
Bluetooth, anche<br />
le sorgenti di rumore<br />
standardizzate (macchina<br />
per il calpestio e sorgente<br />
dodecaedrica omnidirezionale)<br />
e i software di<br />
supporto all’utilizzatore<br />
per la gestione della strumentazione,<br />
calcoli e report<br />
di misura.<br />
CERTIFICAZIONI<br />
L’azienda è certificata<br />
ISO 9001:2000 / EN ISO<br />
TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />
9001:2000. Il fonometro è in Classe 1 secondo<br />
IEC60651, IEC60804, IEC61672.<br />
ATTIVITÀ AZIENDA<br />
Produzione di apparecchiature elettroniche<br />
per la misura di parametri fisici necessari nei<br />
monitoraggi ambientali: temperatura, umidità,<br />
velocità dell’aria, pressione, illuminamento,<br />
concentrazione gas, rumore, grandezze<br />
meteorologiche, etc. La strumentazione è<br />
fornita in sistemi completi “chiaviinmano”<br />
oppure come componente di sistemi<br />
di monitoraggio più complessi. Servizi di<br />
assistenza postvendita.<br />
AZIENDA DISTRIBUTRICE<br />
LSI LASTEM<br />
via Ex S.P. 161 Dosso, 9<br />
20090 Settala (MI) – Italy<br />
Tel +39 02954141<br />
Fax +39 0295770594<br />
www.lsilastem.com<br />
info@lsilastem.com<br />
SOFTWAREPERLAVERIFICADELLARESISTENZA<br />
ALFUOCODIELEMENTISTRUTTURALI<br />
elemento di mesh) e il dominio di rottura allo<br />
stato limite ultimo con i relativi coefficienti di<br />
sicurezza. Di tutte le stampe è disponibile l’anteprima<br />
a video. La relazione di calcolo è prodotta<br />
all’interno di un foglio di calcolo, per la<br />
consultazione, la stampa e l’esportazione.<br />
È richiesto un Sistema Operativo Microsoft<br />
WindowsVISTA,WindowsXPo2000,processorePentiumosuperiore,Almeno512Mb<br />
di RAM, Almeno 1 Gb di spazio libero<br />
sull’HardDisk,UnlettoreCDoDVD,scheda<br />
video SVGA 1024 x 768 o superiore,<br />
Mouse Microsoft Windows compatibile.<br />
CERTIFICAZIONI<br />
La verifica degli elementi strutturali è conforme<br />
alla norma UNI 9502.<br />
ATTIVITÀ AZIENDA<br />
Produzione di software tecnico per l’ingegneria.<br />
Assistenza e manutenzione gratuita<br />
del software.<br />
AZIENDA PRODUTTRICE<br />
Logical Soft<br />
via Garibaldi, 253<br />
20033 Desio (MI) Italy<br />
Tel. +39 0362301721<br />
Fax +39 0362301722<br />
www.logical.it<br />
staff@logical.it<br />
100 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />
SOFTWAREDIGESTIONEDEGLIADEMPIMENTI<br />
DILEGGEINAMBITOAMBIENTALE<br />
RIFIUTIEDINTORNI<br />
DESCRIZIONEPRODOTTO<br />
Software di gestione interna per aziende di<br />
ogni settore cui corre l’obbligo degli adempimenti<br />
di legge in ambito ambientale (produzionerifiutiindustriali,ecc).<br />
Oltre agli adempimenti previsti dalle norme<br />
inmateria,ilprogrammaconsenteilmonitoraggio<br />
dell’intera filiera operativa all’interno<br />
delleaziendedelsettore(movimentodicarico/scarico,quantitàindeposito,individuazionedellesingolepartiteerelativadocumentazionefiscale).<br />
Il software consente un’esecuzione più flessibile<br />
delle operazioni per la gestione di rifiuti<br />
industriali,ilregistrodicarico/scarico,iformularidiidentificazione,ladichiarazioneMUDai<br />
sensi del D.Lgs. 152/ 06 e le scadenze delle<br />
Autorizzazioniamministrative.<br />
PULCO-AIR<br />
DESCRIZIONEPRODOTTO<br />
Filtro a maniche per la filtrazione e relativa<br />
separazionedipolverimedie,finieimpalpabili.<br />
L’ariapolverosavieneimmessaaldisottodelle<br />
maniche filtranti attraverso la bocca collegata<br />
alla tramoggia o tramite<br />
camera di calma.<br />
La polvere precipita<br />
nel contenitore<br />
di raccolta per la<br />
diminuzione della<br />
velocitàevieneconvogliataallemaniche<br />
filtranti. Le impurità<br />
si depositano nella<br />
tramoggia di raccolta<br />
durante il passaggio<br />
dall’esterno all’interno.<br />
Durante il<br />
lavoro, il filtro viene<br />
mantenuto in efficienzaattraversoun<br />
sistema di pulizia ci<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
CARATTERISTICHETECNICHE<br />
Il software è sviluppato in ambiente grafico e<br />
permettedigestireinmodalitàintegrata:<br />
l anagrafica produttori, trasportatori, destinatarieintermediari;<br />
l tabellacatalogoeuropeorifiuti(CER);<br />
l tabellacomuniitaliani;<br />
l gestione movimentazione di carico/scarico<br />
deirifiutiprodotti;<br />
l stampamovimentiancoraapertiperordini<br />
diritiro;<br />
l stampa frontespizio del registro di carico/<br />
scarico;<br />
l stampadelregistrodicarico/scarico;<br />
l ricerche su qualsiasi campo degli archivi<br />
presenti;<br />
l stampe completamente personalizzabili su<br />
archividimaggiorinteresse;<br />
l stampaformulari;<br />
l stampaordinidiritiro;<br />
l stamperiepilogativeecompilazioneMUD.<br />
FILTROAMANICHE<br />
clica in controcorrente. Un getto d’aria compressa,<br />
programmato da un’apparecchiatura<br />
elettronica in controcorrente, viene iniettato<br />
all’internodellemanichedaunaretediugelli.<br />
CARATTERISTICHETECNICHE<br />
l filtrocompletodigambedisostegno,portello/id’ispezioneebidone/idiraccoltapolveri;<br />
l manichefiltrantiintessuto,calzatesucestelli<br />
metallicizincatioverniciati;<br />
l programmatore ciclico con regolatore di<br />
tempo,pausaepulizia,ledluminosidicontrollo,polmonediaccumuloariacompressacon<br />
scaricocondensaemanometrodipressione,<br />
elettrovalvolepressofuseconpilotaelettrico<br />
di consenso, iniettori e venturi in materiale<br />
plasticoo,arichiesta,totalmentemetallico;<br />
l involucroesternoinpannellipressopiegatie<br />
verniciati;<br />
l tramoggia con coclea di estrazione per lo<br />
scaricoincontinuodelmaterialefiltrato;<br />
l valvola stellare per rendere ermetici i passaggiduranteloscarico(opzionale);<br />
l scala alla marinara e pensilina (opzionale),<br />
perl’accessoallapartesuperioredelfiltro;<br />
ATTIVITÀAZIENDA<br />
Realizzazionedisoftwareeconsulenzespecificheperilsettoreambientale.<br />
AZIENDAPRODUTTRICE<br />
ECOSOFT Srl<br />
viadell’Artigianato,6<br />
22060MirabellodiCantù(CO)Italy<br />
Tel.+390317370155<br />
Fax+390317370122<br />
www.ecochim.it<br />
ecosoft@ecochim.it<br />
l ballatoioperl’accessoalcorpocentraledel<br />
filtroperilcontrollodellabatteriafiltrante.<br />
CERTIFICAZIONI<br />
Sistema di gestione ambientale UNI EN ISO<br />
14001:2004esistemadigestioneperlaqualitàUNIENISO9001:2000.Prodotticertificati<br />
ATEX94/9/CE.<br />
ATTIVITÀAZIENDA<br />
Produzionediunitàfiltranti,componentiesistemiperimpiantididepurazionedell’ariaper<br />
applicazioni nei settori alimentare, chimico,<br />
farmaceutico, nucleare, minerale meccanico,<br />
legno,riciclaggioetc.<br />
AZIENDAPRODUTTRICE<br />
TAMA Spa “<strong>Tecnologie</strong> Avanzate MiglioramentoAmbientale”<br />
viadell’Industria,11<br />
38012Mollaro(TN)Italy<br />
Tel+390463461700<br />
Fax+390463461798<br />
www.tama.eu<br />
info@tama.it<br />
101
SEPARATOREDIMETALLI<br />
ProSort<br />
DESCRIZIONEPRODOTTO<br />
Sistemadismistamentodeimetalliperilrecupero<br />
di materiali ferrosi e non ferrosi, che<br />
implementaunnastrotrasportatoretradizionale<br />
e sensori per la rilevazione del metallo.<br />
Automobili danneggiate, elettrodomestici e<br />
altri rifiuti vengono trasportati da un vibrovaglio<br />
a un nastro trasportatore. I sensori posizionati<br />
sotto il nastro rilevano i frammenti di<br />
metallo presenti e li spingono in un apposito<br />
filtrotramitepaleelettromagnetichemotorizzate,<br />
larghe circa 5 cm posizionate fianco a<br />
fiancoinunafilalargaquantoilnastrotrasportatore,mentreilrestodelmaterialecadeunavoltagiuntoallafinedelnastro.Quandoisensoririlevanounframmentodimetallosulnastro,<br />
il circuito di controllo mette in moto la<br />
palettaadattanelmomentoincuiilmetalloè<br />
intransito,deviandolodalflussodeiprodotti.<br />
CARATTERISTICHETECNICHE<br />
l velocità del nastro trasportatore: circa<br />
AuroTHERM<br />
DESCRIZIONEPRODOTTO<br />
Collettore piano sottovetro antireflex con<br />
strato di isolamento omogeneo sui lati e sul<br />
fondo.Ilsistemaaenergiasolareèabbinabile<br />
siaabollitoriadaccumuloVaillantVIHScheal<br />
bollitore tank in tank auroSTOR VPSC 700,<br />
perilriscaldamentoausiliarioelaproduzione<br />
diacquacaldasanitaria.Puòfunzionarecome<br />
unacentraledelcalorecondiversisistemisolari<br />
(a tubi sottovuoto e piani sottovetro) e<br />
con vari tipi di caldaie (a gas predisposta per<br />
l’allacciamento, olio combustibile o a combustibili<br />
solidi). Per l’integrazione del riscaldamentodiimpiantiapannelliradiantifinoa300<br />
m 2 ,èpossibileabbinareunpuffermonovalente<br />
Vaillant VPS S (con capacità di 500,<br />
750,1000 l), con produzione di acqua calda<br />
sanitariagrazieadunastazionesanitariadedicatada25e40l/min.Laflessibilitàdelsistema<br />
ègarantitadallacentralinamultifunzione,peril<br />
controllodeicollettori,degliaccumulatoriso<br />
152,4m/min;<br />
l motoretrifasea460volts/60<br />
Hz;<br />
l operazioni elettromagnetiche<br />
per oltre 60 milioni<br />
dicicli;<br />
l modalitàdiseparazioneper<br />
differentimetalli,ancheacciaioinox;<br />
l operatività anche in condizioni atmosfericheestreme;<br />
l ridotti costi di funzionamento e manutenzione;<br />
l ridottaproduzionediscarti.<br />
CERTIFICAZIONI<br />
I processi produttivi sono sottoposti al controllodiqualitàdell’ASQC(AmericanSociety<br />
forQualitàControl).<br />
ATTIVITÀAZIENDA<br />
Progettazione,sviluppoeproduzionedivibrovagli,<br />
separatori magnetici, metal detector, apparecchiaraggiXedispositiviperl’alimentazione,ilmonitoraggio,latrasmissioneeilcontrollo<br />
TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />
COLLETTOREPIANOSOTTOVETROANTIREFLEX<br />
lariedellecaldaie.Ilpannellopuòessereinstallatosultettopiano,sopralafaldaoanchenel<br />
tettostesso,alpostodelletegoledicopertura.<br />
CARATTERISTICHETECNICHE<br />
l peso:43Kg;<br />
l dimensioni:1930x<br />
1160x100mm;<br />
l assorbitoreconcapacità<br />
di captazione<br />
della radiazione<br />
solareparial96%;<br />
l strati di vetro con<br />
riflessione o assorbimentoparial4%dellaradiazionesolare;<br />
l resa solare: 525<br />
kW/m 2 ;<br />
l stratoisolantedilanamineraleesente<br />
da CFC (sp. 60<br />
mm).<br />
dei processi nelle industrie metallurgiche, minerarie,<br />
di imballaggio, riciclaggio e tessili. Produzioneedistribuzionedeiprodottiattraverso<br />
11stabilimentidislocatisui5continenti.<br />
AZIENDAPRODUTTRICE<br />
ERIEZMANUFACTURING<br />
SedePrincipale:<br />
2200AsburyRoad–<br />
10608Erie(Pensilavnia)–U.S.A..<br />
Tel.814/8356000<br />
Fax:814/8333348<br />
www.eriez.com<br />
eriez@eriez.com<br />
CERTIFICAZIONI<br />
Prodotto conforme alla DIN EN<br />
129752:2001,certificatodall’ISFH(Institutfür<br />
SolarenergieforschungGmbH).<br />
ATTIVITÀAZIENDA<br />
Progettazione, produzione e<br />
commercializzazionediprodotti<br />
per il riscaldamento; sistemi solari<br />
e climatizzatori; pompe di<br />
caloregeotermicheesistemifotovoltaici.<br />
AZIENDAPRODUTTRICE<br />
Filialeitaliana<br />
VaillantSaunierDuvalItalia<br />
viaBenignoCrespi,70<br />
20159Milano(MI)–Italy<br />
Tel+3902697121<br />
Fax+390269712200<br />
www.vaillant.it<br />
info.italia@vaillant.de<br />
102 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />
CABINADIMONITORAGGIO<br />
DELLAQUALITÀDELLEACQUE<br />
CE4<br />
DESCRIZIONEPRODOTTO<br />
Sistema integrato di strumenti di misura in<br />
continuoecampionamentoautomaticoperil<br />
controllo della qualità delle acque sia reflue<br />
chesuperficialilegateallatutelaambientale.È<br />
possibile selezionare le misure analitiche secondo<br />
le specifiche necessità tra pH, Redox,<br />
Conducibilità, Torbidità, Ossigeno disciolto,<br />
cloro,SostanzeorganicheeNitrati.Lapompa<br />
di prelievo e il campionatore automatico garantiscono<br />
il campione più rappresentativo<br />
del reale inquinamento presente. I dati misurati<br />
vengono memorizzati da un registratore<br />
videograficoinlocale,mentrepervisualizzare<br />
e gestire da remoto tutte le informazioni è<br />
disponibileunaRTUconGSMoEthernet.<br />
CARATTERISTICHETECNICHE<br />
l strutturadelbox:AISI304H,doppiaparete<br />
concoibentazionePUCO2espanso,scaldigliatermostatata,compressoreariapergestionevalvoleecampionatoreautomatico;<br />
l dimensioni e peso: 1700x1900x750 mm<br />
(lxhxp),400kg;<br />
CARMANAH<br />
DESCRIZIONEPRODOTTO<br />
Fanaleperlasegnalazionemarinaaledalimentatoadenergiasolare.L’integrazionedipannellosolare,batteriealpiombo,elettronicadigestioneesorgente<br />
luminosa a led in un compattoerobustomonoblocco<br />
rendonoilfanaleadattoa<br />
lavorare in condizioni<br />
estreme quali quelle marine.Èstudiatoperlasegnalazioneluminosadicanalidi<br />
ingresso porti, vie lagunari<br />
dinavigazione,infrastrutture<br />
olio e gas offshore,<br />
zone interdette alla navigazione,<br />
boe di istituti<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
l circuito idraulico: tubazione<br />
di PVC, collegamentidisilicone;<br />
l pompa di prelievo generale:<br />
peristaltica o<br />
centrifuga;<br />
l centralineeregistratore:<br />
da retroquadro, installati nella sezioneelettronicasuperiore;<br />
l pulizia elettrodi: automatica con<br />
acquadirete;<br />
l consumi:1500W;<br />
l protezione:IP65;<br />
l temperaturaepressione:da20a+40°C,<br />
6barmax;<br />
CERTIFICAZIONI<br />
L’azienda è certificata UNI EN ISO 9001. Gli<br />
strumentidimisurasonoconformialledirettiveIEC60529,EN/IEC61326,IEC602041e<br />
EMC/89/336x.<br />
ATTIVITÀAZIENDA<br />
Progettazione,produzioneecommercializzazionedistrumentidimisuraperliquidiesistemi<br />
di automazione/telecontrollo in campo<br />
ambientale e nei processi industriali. Servizio<br />
di assistenza post vendita con possibilità di<br />
contrattidimanutenzionepreventiviofullrisk<br />
ancheperlunghiperiodi.<br />
AZIENDAPRODUTTRICE<br />
ENDRESS+HAUSERItaliaS.p.a.<br />
SocietàUnipersonale<br />
viaDonatCattin,2/a<br />
20063CernuscosulNaviglio(MI)–Italy<br />
Tel+3902921921<br />
Fax+390292107153<br />
www.it.endress.com<br />
info@it.endress.com<br />
FANALEMARINOADENERGIASOLARE<br />
di ricerca e di navigazione, parchi marittimi<br />
protettiepontili.<br />
CARATTERISTICHETECNICHE<br />
l lucegeneratadaLedultraluminosi;<br />
l costruzione in policarbonato<br />
e/oalluminio;<br />
l celle solari inglobate in resina<br />
poliuretanicaresistenteai<br />
raggiUV;<br />
l disponibile in 4 modelli<br />
perunrangediportatada<br />
1a4miglianautiche;<br />
l autonomia di funzionamentoinassenzadiricarica:oltre10giorni;<br />
l vitaattesaprimadella<br />
sostituzione e/o manutenzione:5anni.<br />
CERTIFICAZIONI<br />
CertificazioneCEeISO9001:2000.<br />
ATTIVITÀAZIENDA<br />
Produzione di dispositivi per il segnalamento<br />
luminoso. Produzione e installazione di impiantisolarifotovoltaici.<br />
COSTO<br />
Da225€a3600€asecondadelmodello.<br />
AZIENDAPRODUTTRICE<br />
CarmanahTechnologiesCorp.<br />
www.solarmarinelights.com<br />
DistributoreinItalia<br />
HELIANTSrl<br />
ViaTripoli,1210095Grugliasco(TO)<br />
Tel+390117709014<br />
Fax+390117709016<br />
www.heliant.it<br />
103
PANNELLIDISFOGO<br />
DonadonPS/RePS/C<br />
DESCRIZIONE PRODOTTO<br />
I pannelli di sfogo PS/R (rettangolare) e PS/C<br />
(circolare) sono elementi compositi a tensione<br />
formati da tre parti: sezione metallica tarata;<br />
membrana di tenuta (normalmente in<br />
PTFE, ma disponibile in un’ampia gamma di<br />
materiali); fondello di protezione. Sono adatti<br />
per servizio con gas in condizioni statiche,<br />
pulsanti e cicliche, e sono prevalentemente<br />
montati su collettori di polveri, essiccatori, canali,<br />
silos, separatori, miscelatori, elevatori, depuratori<br />
d’aria e setacci. Normalmente hanno<br />
pressione di sfogo e/o depressione molto basse<br />
e possono essere forniti di supporto per il<br />
vuoto. Il loro montaggio può avvenire tra intelaiature<br />
saldate con profili non lavorati di acciaio<br />
al carbonio o acciaio inossidabile. Non sono<br />
necessari intelaiature lavorate a macchina o<br />
particolari contenitori.<br />
CARATTERISTICHE TECNICHE<br />
l materiali: acciaio inossidabile, alluminio, nichel,<br />
hastelloy, inconel, monel;<br />
MUPAN285K<br />
DESCRIZIONE PRODOTTO<br />
Pannello autoportante tutt’altezza di lana di vetrochepermettediridurreiconsumienergetici<br />
per il riscaldamento e il condizionamento degli<br />
edifici, diminuendo allo stesso tempo i costi<br />
relativi ed assicurando l’isolamento acustico. Le<br />
nuove dimensioni a tutt’altezza (2,85 m) e il<br />
pretaglio longitudinale a 60 cm, contribuiscono<br />
a velocizzare il tempo di messa in opera e ad<br />
evitare la formazione di ponti termici e acustici.<br />
CARATTERISTICHE TECNICHE<br />
Pannello in lana di vetro non idrofilo trattato<br />
con speciale legante a base di resine termoindurenti.<br />
È rivestito su una faccia con carta kraft<br />
bitumata con funzione di freno al vapore e<br />
sull’altra con un velo di vetro. I parametri di<br />
isolamento acustico e termico sono conformi<br />
al DPCM 5/12/’97 ed al DLGS 311.<br />
l conduttività termica dichiarata alla tem<br />
l membrana:<br />
PTFE, FEP, mylar, acciaio<br />
inossidabile, alluminio;<br />
l dimensioni: PS/R da 300x300 mm a<br />
1120x1750 mm; PS/R da 250 mm a 1100<br />
mm (diametro);<br />
l pressione di rottura: 0,05 – 0,5 bar g;<br />
l tolleranza: da +/ 10 % a +/ 20% secondo<br />
la pressione di rottura;<br />
l temperatura di esercizio: fino a 315 °C;<br />
l margine operativo 50 70 %;<br />
l frammentazione: no (solo membrana);<br />
l resistenza a corrosione: buona (può essere<br />
protetto con membrana.<br />
CERTIFICAZIONI<br />
UNI EN ISO 90012000; Direttiva Europea<br />
97/23/CE (PED); Direttiva Europea 94/9/CE<br />
(ATEX).<br />
ATTIVITÀ AZIENDA<br />
L’azienda è specializzata nella protezione degli<br />
impianti dalle variazioni di pressione che potrebbero<br />
comprometterne la sicurezza. I pannelli<br />
di sfogo prodotti sono certificati ATEX<br />
PANNELLOISOLANTE<br />
peratura di 10°C : = 0,036 W/mK;<br />
l resistenza termica R dichiarata alla temperatura<br />
media di 10°C : Spessore (mm)<br />
50/60/80/100 = R<br />
(m²K/W)<br />
1,35/1,65/2,20/2,75;<br />
l potere fonoisolante<br />
con parete di mattoni<br />
forati 8+8 dello spessore<br />
di 60 mm:<br />
RW=57(dB);<br />
l euroclasse: F (secondo<br />
metodo di prova<br />
EN 135011).<br />
CERTIFICAZIONI<br />
Prodotto conforme alla<br />
Direttiva 89/106/CE recepita<br />
dal DPR 246 del<br />
21/4/1993 in base alle<br />
norme EN 13162 come<br />
da certificati M304 e<br />
TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />
per la protezione di filtri, silos ed altri impianti<br />
per polveri con rischio di esplosione. La gamma<br />
di produzione include anche: dischi di rottura<br />
in AISI 316, leghe speciali e grafite certificati<br />
PED per bassa pressione (modello LPD),<br />
progettati per proteggere serbatoi di stoccaggio<br />
o processo, cisterne e silos; segnalatori di<br />
rottura anche per ambienti con atmosfera<br />
esplosiva e con certificazione ATEX.<br />
AZIENDA PRODUTTRICE<br />
DONADON SDD Srl<br />
Via Godetti, 18 20019 Settimo Milanese (MI)<br />
Italy<br />
Tel. +39 023284043<br />
fax. +39 023284831<br />
www.donadonsdd.com<br />
donadonsdd@donadonsdd.com<br />
M316 rilasciato da BVQI (accreditamento nr.<br />
7014). L’azienda è certificata ISO 9001, ISO<br />
14001 e ha ricevuto l’attestato di convalida<br />
relativo al Protocollo di Kyoto per<br />
la mitigazione dei cambiamenti climatici.<br />
ATTIVITÀ AZIENDA<br />
Produzione di isolanti termoacustici<br />
a marchio Isover e di materiali impermeabilizzantiamarchioBituver.<br />
COSTO<br />
Da € 8,35/m 2 .<br />
AZIENDA PRODUTTRICE<br />
SaintGobain ISOVER ITALIA Spa<br />
SERVIZIO CLIENTI ISOVER<br />
Via G. Donizetti, 32/34 24043<br />
Vidalengo di Caravaggio (BG)<br />
Tel +39 0363 318 268<br />
Fax +39 0363 318 337<br />
www.isover.it<br />
104 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com
TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />
CARRELLOTERMICOIBRIDO<br />
RX70<br />
DESCRIZIONEPRODOTTO<br />
LaserieRX70dicarrellielevatoritermicicon<br />
tecnologia ibrida si distingue per un consumo<br />
di carburante di soli 2,5 l/h (misurato sul modelloconportata2,5tonnellatesecondoVDI<br />
2198nuovaedizione,ovvero60ciclidilavoro<br />
perogniora)eperlariduzionedell’emissione<br />
dibiossidodicarbonio(soli6,4kgdiCO2per<br />
ognioradilavoro).L’innovativosistemaditrazionecontecnologiaibridaconsistediunmotoretermicoacombustione(dieselogpl)cheazionaungeneratorediunimpiantoelettronico<br />
di comando intelligente e di un motore<br />
elettrico.Latrasmissionedellapotenzaavviene<br />
esclusivamente senza contatto attraverso un<br />
campomagnetico:inquestomodononvisonoattritieusuraconunasensibileriduzionedei<br />
consumidelcarburanteedeicostidiassistenza.<br />
CARATTERISTICHETECNICHE<br />
l motoreindustrialeVolkswagen;<br />
l sistemaidraulicoconpompadiregolazione<br />
Rutland503<br />
<strong>Tecnologie</strong>&<strong>Soluzio</strong>ni<br />
perunmiglioreusodell’olioidraulico(sistemadisollevamentoesterzo);<br />
l gestione intelligente della trazione con regolazioneottimizzata;<br />
l altezzaacastelloabbassato:2175mm;<br />
l lunghezzatotale:3570mm;<br />
l sollevamentolibero:160mm;<br />
l sollevamento:3020mm;<br />
l forche:larghezza100mm;spessore40mm;<br />
lunghezza1000mm;<br />
l carreggiata anteriore: 920<br />
mm;<br />
l ruoteanteriorimotrici;<br />
l maggioresilenziosità.<br />
ATTIVITÀAZIENDA<br />
L’azienda, leader nella fornitura<br />
disoluzioniperlalogisticaintegrata,sidedicadaanniallostudiodiunsistemaditrazioneconcellecombustibilinoninquinanti<br />
per carrelli e trattori con<br />
l’obiettivo di sviluppare e proporre<br />
soluzioni tecnologiche<br />
DESCRIZIONEPRODOTTO<br />
Innovativogeneratoreeolicocheapplica,inpiccolascala,latecnologia<br />
sviluppataperigrandiimpiantieolici.Ilgeneratoreèstatosviluppatoper<br />
fornire energia elettrica alle imbarcazioni più piccole che hanno delle<br />
batteriedicirca100Ah,mapuòessereinstallatoanchenelleabitazioni<br />
per caricare batterie, accumulando così energia<br />
elettrica. Il Rutland 503 è ideale nei siti a limitata<br />
ventosità,poichégeneraenergiaabassissimevelocitàdelvento.DeveesserenecessariamenteabbinatoalregolatoredicaricaSR60,oppurealcontrollore<br />
RWS60 per poter gestire la carica degli<br />
accumulatori.Labobinadellostatoreèincapsulata<br />
infibradivetroperevitareildeterioramentodello<br />
statorestesso.<br />
CARATTERISTICHETECNICHE<br />
l diametrorotore:0,51m;<br />
l peso:3,5kg;<br />
l velocitàdelventominima:3m/s;<br />
l correnteerogata:5A(subatteria12V);<br />
l potenzadiuscitamax:60W;<br />
GENERATOREMINI-EOLICO<br />
cheaiutinoefficacementearisparmiareenergia,afavoredell’ambienteedeipropriclienti.<br />
AZIENDAPRODUTTRICE<br />
STILLITALIASpa<br />
CorsoItalia,520020Lainate(MI)Italy<br />
Tel.+390293576330<br />
fax.+390293570418<br />
www.still.it<br />
info@still.it<br />
l paleinmaterialeplasticoprotettedaunanelloesternoecorpodel<br />
generatoreinacciaioverniciato;<br />
l batterieconsigliate:liquidoelettrolita;<br />
l protezionedasovraccaricabatteriaedafortiraffichedivento;<br />
l assenzadimanutenzioneeminimarumorosità.<br />
CERTIFICAZIONI<br />
ConformeconladirettivaEEC89/336/EEC.<br />
ATTIVITÀAZIENDA<br />
Distribuzione,progettazione,consulenza,formazioneedinformazionepercomponentieimpiantifotovoltaici<br />
e minieolici sia standalone che gridconnected.L’aziendaèmembrodiAssosolare(AssociazioneNazionaledell’IndustriaSolareFotovoltaica).<br />
AZIENDAPRODUTTRICE<br />
VPSOLAR<br />
ViaFeltrina,331035CrocettadelMontello(TV)<br />
Tel+390423830830<br />
Fax+390423639610<br />
www.vpsolar.com<br />
info@vpsolar.com<br />
105
SISTEMADIBLINDAGGIOLEGGERO<br />
Box“Sicuro”<br />
DESCRIZIONE PRODOTTO<br />
Sistema costituito da due pannelli di acciaio<br />
contrastati da distanziatori telescopici, per garantire<br />
la massima sicurezza agli operatori durante<br />
i lavori all’interno di scavi in trincea.<br />
Il box viene messo in opera già assemblato con<br />
l’ausilio di mezzi di sollevamento di media potenza<br />
come terne e miniescavatori. Le fasi di<br />
lavoro prevedono il posizionamento all’interno<br />
dello scavo del box completo, premontato<br />
precedentemente una volta eseguita la sezione<br />
di scavo desiderata. Ultimato l’intervento<br />
degli operatori all’interno del box, si procede<br />
con lo scavo in linea e la successiva traslazione<br />
di tutto l’elemento, oppure il recupero dopo<br />
aver provveduto al reinterro dello scavo.<br />
CARATTERISTICHE TECNICHE<br />
Blindaggio leggero nel formato base da 3 m di<br />
lunghezza per 2 m di altezza e larghezze variabili<br />
da 0,75 a 2,15 m. Può essere abbinato a<br />
pannelli di sopraelevazione per scavi fino a<br />
3,20 m di profondità, garantendo comunque<br />
CoverRock035<br />
Pannello rigido di lana di roccia a doppia densità<br />
specifico per sistemi termoisolanti a cappotto.<br />
Lo strato superficiale esterno ad alta densità<br />
assicura un’aderenza ottimale dell’intonaco<br />
ed una massellatura più semplice, oltre ad un<br />
una tenuta alla pressione dello scavo di 2250<br />
daN/m 2 .<br />
CERTIFICAZIONI<br />
I sistemi di ponteggi e casseforme sono collaudati<br />
singolarmente secondo le procedure previste<br />
dalla Certificazione di Qualità ISO 9001. I<br />
processi di saldatura sono certificati da IIS (Istituto<br />
Italiano di Saldatura) secondo le norme<br />
UNI EN ISO 156141.<br />
ATTIVITÀ AZIENDA<br />
Produzione di ponteggi, casseforme e attrezzature<br />
per i comparti edili, stradali, grandi opere,<br />
restauri e manutenzioni, spettacolo. Progettazione<br />
e assistenza in tutte le problematiche<br />
legate alle attrezzature in cantiere.<br />
AZIENDA PRODUTTRICE<br />
PILOSIO S.p.a.<br />
via E. Fermi, 45<br />
33010TavagnaccoFraz.F.Umberto(UD)Italy<br />
Tel. +39 0432435311<br />
Fax +39 0432570474<br />
www.pilosio.com<br />
PANNELLODILANADIROCCIA<br />
buon comportamento meccanico; la densità<br />
della parte interna a contatto con la parete <br />
è inferiore per massimizzare le performance<br />
termiche del pannello. La particolare struttura<br />
a celle aperte della lana di roccia di cui è<br />
costituito ne fa un prodotto traspirante e al<br />
contempo fonoassorbente, caratteristiche<br />
essenziali per ottenere spazi abitativi<br />
confortevoli.<br />
CARATTERISTICHE TECNICHE<br />
l conducibilità termica λ=0,036 W/mK;<br />
l comportamento al fuoco: Euroclasse<br />
A1 (EN 135011);<br />
l resistenza alla diffusione di vapore acqueo<br />
μ =1,4;<br />
l spessore: da 60 mm a 180 mm;<br />
l lunghezza: 800 mm;<br />
l larghezza: 625 mm;<br />
l test acustici effettuati presso l’Istituto<br />
Giordano di Bellaria.<br />
TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />
ATTIVITÀ AZIENDA<br />
Produttore di lana di roccia che opera in Italia<br />
dal 1988 nel mercato dell’isolamento termico<br />
ed acustico, con una vasta gamma di prodotti<br />
(pannelli, feltri, coppelle) destinati all’edilizia.<br />
L’azienda offre diverse soluzioni: da pannelli in<br />
lana di roccia specifici per la posa in intercapedine<br />
e in controparete fino a prodotti studiati<br />
appositamente per la realizzazione di facciate<br />
ventilate, di sistemi a “cappotto” e di tetti coibentati<br />
(coperture piane, coperture a falde <br />
coperture inclinate ventilate e non isolamento<br />
in intradosso, estradosso e di ultimo solaio).<br />
AZIENDA PRODUTTRICE<br />
Rockwool Italia Spa<br />
Via Londonio, 2 20154 Milano (MI) – Italy<br />
Tel. +39 02346131<br />
Fax +39 0234613321<br />
www.rockwool.it<br />
inforockwool@rockwool.it<br />
106 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com