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Frammenti di storia collo fi ne e un paio di baffi defi niti “modesti”, lasciati crescere dopo l’ingresso all’università. Era robusto, anche se talora dichiarò di sentirsi vecchio e reumatico. Il suo portamento militare e la sua dignità l’accompagnarono tutta la vita. La sua dedizione indiscussa per l’amico Holmes ha fatto spesso passare per sciocco un personaggio che non lo era affatto. Purtroppo alcuni fi lm di cassetta hanno sciaguratamente infl uenzato l’idea che il pubblico ha di lui. Il Watson di Nigel Bruce, nei famosi fi lm con Basil Rathbone, è quanto di più stupido, ma anche più lontano dal vero Watson, che si possa immaginare: in realtà Holmes lo stimava moltissimo e non si peritò a dirglielo a più riprese. Tra le sue qualità, il buon senso, la logica la praticità la tenacia e l’humour, per non parlare della modestia, della capacità di ascoltare senza interrompere e di fare da spalla senza disturbare. Watson confessò dal canto suo un caratteraccio, pigrizia, incapacità fi nanziaria e la tendenza a spendere metà della sua pensione nelle corse dei cavalli: questa però è stata poco più di una battuta, perché si trattava di pochi spiccioli. Aveva un certo successo con le donne. Watson fu sempre molto vicino a Holmes, prima strettamente, poi un poco meno durante il matrimonio con Mary: rischiò per lui la vita, e talvolta perfi no l’onore. Fu sempre, fi no alla fi ne, il suo più grande amico. Il Buon Dottore sta a Holmes come la luce rifl essa a quella piena, ma senza di lui, senza il suo affetto e la sua penna, Holmes non sarebbe quel personaggio immortale che è. Nell’ottica di sistematica denigrazione di Watson, che probabilmente cominciò con le commedie di William Gillette e che poi ha dato la stura a tutta una micidiale genia di fi lm e libri, soprattutto americani, il Buon Dottore è stato spesso presentato come un mediconzolo di secondo piano, dallo scarso successo professionale e ancor minori capacità. In verità, le cose stavano in ben altro modo. Laureatosi a Londra nel 1878, Watson si avviò alla carriera militare, nell’ambito della quale ben operò, se è vero che tanti anni dopo era ancora in buoni rapporti con i pazienti che aveva curato in Afghanistan. Dopo il suo matrimonio rilevò uno studio nel quartiere di Paddington dal “vecchio Mr Farquhar” e in pochi mesi riuscì, grazie alle sue capacità, a renderlo fi orente: i pazienti avevano così fi ducia in lui da “non stancarsi mai a lodarne le virtù” e mandargli altri pazienti. Già poco dopo era occupato tutto il giorno e rientrava in casa tardi; aveva già pazienti altolocati. Holmes dedusse che era molto occupato e che il suo studio andava benone (anche se con una osservazione francamente tirata per i capelli: il grado di consumo dei suoi gradini, pro- 68 Toscana Medica 9/11 porzionale alla quantità di gente che ci camminava sopra, cosa che in realtà avrebbe richiesto decenni interi. Ma può darsi che forzasse il ragionamento per fare i complimenti all’amico). Come gli altri medici dell’epoca teneva certamente anche lui una lampada rossa accesa di notte fuori della porta, come riconoscimento, e portava lo stetoscopio sotto il cappello. Aveva un occhio clinico eccezionale, in grado di capire alla prima occhiata le gravi condizioni di chi aveva davanti ed era molto scrupoloso: alcune volte passò gran parte della giornata al capezzale di un paziente che riteneva grave, faceva e studiava tardi la sera per una visita e si dimostrò pronto a uscire la notte per un malato. Era anche compassionevole: si recò, di notte, in una fumeria d’oppio per ritrovare un suo paziente tossicomane. Studiava molto: si buttò nella lettura “dell’ultimo libro di patologia recapitatomi dalla biblioteca” per distrarsi dall’idea di Mary; era immerso nella lettura, già a colazione, del British Medical Journal, e appena presentato al Dott. Trevelyan, lo riconobbe subito come l’autore di una monografi a sulle lesioni nervose oscure; ancora citò subito a Holmes il nome del più famoso esperto nel campo delle malattie tropicali; e discusse delle più moderne vedute francesi sulla monomania; spesso lo ritroviamo immerso, la sera, nella lettura di un recentissimo trattato di chirurgia. Come sostituto aveva il dott. Ansruther o talvolta Jackson. Lo studio sembra fosse situato a Kensington, a Paddington, a Mortimer Street, nel West End: evidentemente si spostò varie volte. D’altra parte sembra che abbia avuto dei momenti in cui si era disinteressato della professione: probabilmente in seguito al dolore della morte della moglie, ad esempio. Nel 1896-7, ammise di aver perduto i contatti con la professione, ma di essersi poi ripreso. Holmes ebbe sempre grande fi ducia nelle capacità del suo amico come professionista: quando si fi nse morente, lo tenne rigorosamente a distanza, convinto di non riuscire ad ingannarlo da vicino malgrado tutti i suoi trucchi; accettò la diagnosi di depressione del suo amico e la sua terapia; e accettò senza discutere il suo parere sul momento della morte della vittima; una volta gli chiese disperato di salvare Lady Francis Carfax, che grazie agli sforzi di Watson, sopravvisse. Un ottimo medico dunque, aggiornato e di buon senso, un amico fedele, un uomo intelligente e generoso. Signori, colleghi, giù il cappello davanti a John H. Watson, MD! TM
Toscana Medica 9/11 “I giovani professionisti andranno in pensione con il 25% del reddito” (CORRIERE DELLA SERA, 9 dicembre 2010) Il futuro pensionistico è un problema impellente e non ancora pienamente percepito. I medici da anni si sono abituati a pensare che il futuro della loro pensione sia solo un problema del l’ENPAM. Non c’è niente di più errato. Ognuno deve ormai valutare la propria necessità di previdenza, deve fare mente locale alle sue necessità quando lascerà la professione. L’aspettativa di vita si allunga sempre di più (si calcola tre mesi ogni anno: un sessantacinquenne ha adesso un’aspettativa di 18 anni se maschio, e di 21 e mezzo se donna); la pensione derivante dalla previdenza obbligatoria, il cosiddetto Primo Pilastro, probabilmente non basterà a garantire lo stesso tenore di vita. Perché? La pensione si fonda sul principio di solidarietà: i contributi versati da chi lavora servono a pagare le pensioni a chi ha cessato di lavorare e se vi è un avanzo positivo questo va ad incrementare il capitale dell’ente previdenziale, che servirà a pagare le pensioni qualora il saldo divenisse negativo. Fino ad adesso il patrimonio dell’ENPAM è stato via via accresciuto da questo differenziale positivo: anche nel 2010, anno funesto per l’economia mondiale, il patrimonio dell’ente è cresciuto di più di un miliardo di euro. ENPAM Questa perentoria affermazione pubblicata solo un anno fa, più che allarmare i colleghi dovrebbe piuttosto indurre ad alcune, profonde rifl essioni in materia di “previdenza previdente”. Il nostro nuovo consulente ENPAM Eugenio Pattarino inizia a stimolarle a partire da questo numero. 69 Gli enti nazionali regolatori hanno comunque imposto regole contabili più strette per garantire la stabilità futura delle pensioni, ma i “pensionati sono troppi e vivono troppo a lungo mentre i giovani lavoratori sono troppo pochi e guada- EUGENIO PATTARINO gnano troppo poco” e Medico di medicina generale. Firenze questo comporta che le pensioni siano destinate a diminuire e che il potere d’acquisto dei futuri pensionati diminuirà. Come si deve rispondere a questa situazione? Ogni professionista deve fare una analisi della propria posizione patrimoniale, ma più che altro deve consapevolmente costruirsi un futuro pensionistico con gli strumenti disponibili. Ciò è ancora più importante per i giovani colleghi, che si affacciano alla professione e alle responsabilità familiari. Certo un professionista potrà negli anni col proprio lavoro crearsi un patrimonio tale da garantirgli una serena vecchiaia, ma sarà, con i tempi che corrono, sempre più diffi cile. Ecco dove si inserisce l’offerta del Secondo Pilastro Pensionistico rappresentato dai Fondi Pensione. Cosa differenzia un Fondo Pensione del Secondo Pilastro da quello obbligatorio? La previdenza obbligatoria funziona in maniera solidaristica, i contributi dei lavoratori servono in massima par- Eugenio Pattarino esperto ENPAM presso l’Ordine di Firenze Dal 1° ottobre l’Ordine ha chiesto al dr. Eugenio Pattarino di fungere da consulente e tramite per le problematiche previdenziali; in particolare Enpam e pensioni integrative. È possibile porre quesiti attraverso l’uffi cio ordinistico rivolgendosi a: Marina Dini - Tel. 055.496522 int. 1 Eugenio Pattarino, Presidente Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, Provincia di Firenze, Presidente Società Italiana di Medicina Generale, Provincia di Firenze.
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