Anteprima PDF - Ordine Medici Firenze

Frammenti di storia
Toscana Medica 9/11
Apologia del dottor Watson
Lo studio dei 56 racconti e dei 4 romanzi
che apparvero sotto la fi rma di Arthur
Conan Doyle rappresenta per gli appassionati
fonte di godimento intellettuale
da oltre cento anni.
Le fi gure di Sherlock Holmes e del Dottor
Watson sono popolari in tutto il mondo e non vi è
angolo dell’universo conosciuto dove disegnando
con aria indifferente la ben nota silhouette dell’investigare
di Baker Street non si abbia un sorriso
d’intesa e una pacca sulla spalla da parte dell’interlocutore.
Purtroppo tuttavia la conoscenza del
grosso pubblico di questi personaggi così importanti
nella cultura mondiale
è stato distorto,
paradossalmente, dai
numerosi fi lm e imitazioni
che pure ne testimoniano
la popolarità. Ed ecco che in Italia siamo
convinti che l’animale citato nel caso della famiglia
Baskerville fosse un mastino, mentre era un
Hound, cioè un enorme segugio, o che la frase più
usata da Holmes fosse “Elementary Watson”, una
sciocchezza saccente che mai il poveretto si sognò
di pronunciare, come si vede leggendo i romanzi
di Conan Doyle. E sopratutto che John H. Watson
fosse poco più di un balordo scioccone, un po’ buffo
e tenero ma assolutamente stupido.
La verità anche in questo caso è assolutamente
diversa ed è giunta l’ora che almeno tra noi colleghi
l’onore e la reputazione di Watson vengano
infi ne ristabiliti. Vediamo dunque cosa emerge
dallo studio dei testi a proposito di Watson.
Il Buon Dottore - così è noto tra gli holmesiani
- è sempre stato parco di notizie su se stesso,
modesto com’era. Si suppone che sia nato intorno
agli anni ‘50, visto che si laureò nel 1878:
da un passaggio si può forse dedurre che abbia
passato qualche anno da ragazzo in Australia
prima di tornare in patria per completare gli
studi e laurearsi all’università di Londra. Aveva
frequentato il St. Bartholomew’s Hospital prima
di arruolarsi nell’esercito come medico militare.
Della sua famiglia sappiamo ben poco, se non che
doveva essere abbastanza agiata, se fu permesso
al giovane John di seguire gli studi medici e se
ENRICO SOLITO
Pediatra e Neuropsichiatra infantile
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suo fratello fu lasciato alla morte
del padre “con buone prospettive”.
Ma il fratello maggiore, dal
nome che cominciava con H, come
quello del padre, dilapidò il patrimonio e morì povero
dopo esser fi nito alcolizzato: Holmes dedusse
questa storia da piccoli graffi sull’orologio di
Watson, scatenandone la reazione. I rovesci legati
alla morte del padre e la rovina del fratello portarono
presumibilmente John alla carriera militare,
soprattutto per l’impossibilità di avviare uno
studio professionale senza un congruo capitale di
partenza: la cosa era piuttosto comune tra i giovani
medici. Dopo il ritor-
no dall’India e la sua
messa a riposo, conobbe
Mary Morstan, che sposò
e che lo incoraggiò a
riprendere la professione. Rimasto vedovo, tornò
a vivere a Baker Street, prima di risposarsi ma
nel 1902 viveva da solo a Queen Ann Street, una
strada piena di studi medici di alto livello.
Collaborò con Holmes per 17 dei 23 anni della
sua carriera. Considerando che i due si incontrarono
nell’81, e che Holmes aveva cominciato presumibilmente
nel ’77, resta da chiarire quali siano
stati i due anni di mancata collaborazione a parte
l’intervallo tra il 91 e il 94 quando Holmes se ne
andò in giro per il mondo. Uno è l’ultimo della
carriera di Holmes, quando
Watson si era risposato,
ma l’altro? Secondo Dorothy
Sayers, Watson, come
il suo amico Conan Doyle,
era andato nel ‘99 in Sudafrica
come volontario per
la Guerra Boera: e in effetti
non ci sono casi riferiti a
quell’anno.
Fisicamente era un
uomo massiccio, di media
taglia, anche se Stamford,
lo defi nì “magro come un
chiodo”, evidentemente in
relazione agli stenti patiti
in Afghanistan. Aveva il
Enrico Solito è nato
a Roma nel 1954.
Pediatra e neuropsichiatra
infantile,
vive ed esercita la
professione in Toscana.
È membro di
varie associazioni
scientifi che e dell’AssociazioneSherlockiana
Italiana “Uno
Studio in Holmes”
per la quale cura la
rivista “The Strand
Magazine”.