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Anteprima PDF - Ordine Medici Firenze

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Toscana Medica 9/11<br />

La dimensione religiosa<br />

nel rapporto<br />

medico-paziente<br />

Un approccio empirico<br />

La dimensione religiosa del paziente interessa<br />

il medico come professionista?<br />

È un aspetto che può avere uno specifi -<br />

co effetto nel percorso di cura della persona<br />

e quindi che non va trascurato<br />

all’interno della relazione<br />

medico-paziente?<br />

Che si tratti di temi<br />

importanti per una<br />

buona parte dei propri<br />

assistiti è fatto noto.<br />

Forse le proporzioni<br />

sono nuove a chi legge,<br />

il fatto cioè che oltre due terzi dei malati si dicano<br />

interessati a questi temi nella loro vita quotidiana<br />

e ancor di più in occasione di una malattia<br />

importante. Specularmente, i due terzi dei medici<br />

ritengono importanti le proprie convinzioni religiose<br />

o fi losofi che quando si confrontano con gli<br />

aspetti etici più impegnativi della loro pratica clinica,<br />

quali le decisioni mediche di fi ne vita.<br />

La domanda successiva è se oltre che con le preferenze<br />

dei loro assistiti questi temi possano avere<br />

a che fare con la loro salute. Gli studi osservazionali<br />

che hanno indagato la possibile associazione tra<br />

religione e stato di salute sono soggetti a tutte le<br />

distorsioni che ogni studio epidemiologico deve<br />

affrontare ma risentono anche della particolare<br />

ambiguità di quella che, in termini tecnici, viene<br />

defi nita “esposizione”: cosa dobbiamo intendere per<br />

religione? Per questo motivo l’unica associazione<br />

riportata in letteratura che pare ancora avere un<br />

interesse in campo epidemiologico è quella tra riduzione<br />

della mortalità e pratica religiosa, defi nita<br />

in termini comportamentali (come “pratica” appunto,<br />

come partecipazione e a delle ritualità sociali).<br />

L’associazione c’è, e suggerisce di riprendere gli<br />

sforzi della ricerca epidemiologica su questo tema.<br />

GUIDO MICCINESI*, DEBORA MELONI**,<br />

ROBERTO GIULIO ROMANELLI°<br />

* UO Epidemiologia Clinica e Descrittiva-ISPO <strong>Firenze</strong><br />

** UO Psichiatria AUSL 1, Massa e Carrara<br />

° Dipartimento di <strong>Medici</strong>na Interna, Università di <strong>Firenze</strong><br />

65<br />

Il principale problema da risolvere, accanto alla<br />

defi nizione della esposizione, è quello del “confondimento<br />

residuo”: il fatto cioè che queste analisi<br />

potrebbero attribuire alla pratica religiosa un effetto<br />

dovuto invece a una più generale propensione<br />

al coinvolgimento e alla<br />

partecipazione sociale,<br />

che ovviamente può avere<br />

tutt’altre mediazioni<br />

accanto alla partecipazione<br />

a pratiche religiose.<br />

Questo rientra direttamente<br />

nel campo di interesse del medico o è<br />

solo un aspetto da considerare ed eventualmente<br />

coordinare in situazioni di cura che richiedano un<br />

approccio completo alla persona (per esempio nel<br />

caso di malattie che minacciano la vita o ledono<br />

l’integrità fi sica)?<br />

La seconda opzione è in genere preferita in letteratura.<br />

Ad esempio le recenti pathways per le<br />

cure di fi ne vita suggeriscono al medico, nel caso<br />

di cura resa a un morente in vari setting di cura<br />

(ospedale, hospice, domicilio), di ricercare esplicitamente<br />

se un’assistenza spirituale rientri nelle<br />

aspettative e nelle preferenze del paziente.<br />

Il professor Kenneth Pargament, docente di<br />

psicologia alla Bowling Green State University<br />

(Ohio, USA), presente a <strong>Firenze</strong> il 4 maggio scorso,<br />

ha portato il discorso un gradino oltre, nel campo<br />

specifi co della psicoterapia. L’occasione per incontrarlo<br />

è stata promossa dall’Associazione degli<br />

Psicologi e Psichiatri Cattolici, nell’ambito della<br />

giornata di studio “Stress, domanda di aiuto e religiosità”.<br />

La giornata di studio è stata patrocinata,<br />

fra gli altri, dall’<strong>Ordine</strong> dei <strong>Medici</strong> Chirurghi<br />

e Odontoiatri di <strong>Firenze</strong>.<br />

Guido Miccinesi,<br />

laureato in <strong>Medici</strong>na<br />

e Chirurgia presso<br />

l’università di <strong>Firenze</strong>,<br />

specialista in<br />

Psichiatria e Statistica,<br />

lavora come<br />

epidemiologo presso<br />

l’Istituto per lo Studio<br />

e la Prevenzione Oncologica.<br />

Ha partecipato<br />

a numerosi studi<br />

nazionali e internazionali<br />

su cure palliative<br />

e leniterapia.

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