28.05.2013 Views

Malattia da Immunodeficienza - Genetica e Immunologia Pediatrica

Malattia da Immunodeficienza - Genetica e Immunologia Pediatrica

Malattia da Immunodeficienza - Genetica e Immunologia Pediatrica

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

- Peculiarità della immunità innata e specifica<br />

- Classificazione e generalità sulle immunodeficienze<br />

- Immunodeficienze umorali<br />

- Immunodeficienze combinate<br />

- Immunodeficienze associate a sindromi


Peculiarità dell’Immunità Innata e Specifica<br />

Loddo I, Calabrò G, Comito D, Talenti A, Deak A, Colavita L, Caruso R, Grasso L, Gallizzi R,<br />

Salpietro DC<br />

La funzione del sistema immunitario è la difesa <strong>da</strong>gli agenti infettivi, tuttavia anche sostanze<br />

estranee di natura non infettiva possono suscitare una risposta immunitaria.<br />

Fig 1. Ontogenesi del Sistema Immunitario<br />

La difesa contro i microrganismi è mediata <strong>da</strong>lle reazioni precoci dell’immunità innata e <strong>da</strong> altre più<br />

tardive dell’immunità a<strong>da</strong>ttativa.<br />

L’immunità innata (o naturale) è la prima linea di difesa contro i microrganismi. Consiste in<br />

meccanismi di difesa cellulare e biochimici preesistenti all’infezione e pronti a reagire con rapidità.<br />

Questi meccanismi reagiscono solo ai microbi e non a sostanze non infettive e reagiscono<br />

sostanzialmente in modo identico a infezioni ripetute.<br />

I principali componenti dell’immunità innata sono:<br />

- Le barriere fisiche e chimiche, come gli epiteli e le sostanze antimicrobiche prodotte <strong>da</strong>lle<br />

superfici epiteliali<br />

- Le cellule fagocitiche (neutrofili e macrofagi) e le cellule natural killer (NK)<br />

- Le proteine del sangue, tra cui i fattori del sistema del complemento e altri mediatori della<br />

flogosi<br />

- Numerose proteine chiamate citochine che regolano e coordinano molte attività delle cellule<br />

dell’immunità innata<br />

I meccanismi dell’immunità innata sono attivati in modo specifico <strong>da</strong> strutture molecolari comuni a<br />

gruppi di microbi simili tra loro e non distinguono sottili differenze presenti tra le sostanze estranee.


A fianco dell’immunità innata esistono altre risposte immunitarie che aumentano in ampiezza e<br />

capacità difensive a ogni successiva esposizione ad un particolare agente infettivo. Poiché questa<br />

forma di immunità si sviluppa in risposta ad un’infezione e si a<strong>da</strong>tta all’infezione stessa, viene<br />

definita immunità a<strong>da</strong>ttativa (o specifica, o acquisita). Le caratteristiche che definiscono<br />

l’immunità a<strong>da</strong>ttativa sono una spiccata specificità per molecole diverse e la capacità di “ricor<strong>da</strong>re”<br />

e di rispondere più vigorosamente ad esposizioni ripetute a uno stesso microrganismo. Il sistema<br />

immunitario a<strong>da</strong>ttativo è in grado di riconoscere e reagire in risposta ad un gran numero di sostanze<br />

estranee microbiche e non. I principali componenti dell’immunità a<strong>da</strong>ttativa sono le cellule<br />

chiamate linfociti e i loro prodotti di secrezione, gli anticorpi. Le sostanze estranee che inducono<br />

una risposta immunitaria specifica o che di tali risposte sono bersaglio vengono dette antigeni.<br />

Fig 2. Immunità innata e a<strong>da</strong>ttativa<br />

Le risposte immunitarie innata e a<strong>da</strong>ttativa sono parte di un sistema integrato di meccanismi di<br />

difesa a cui cooperano numerose cellule e molecole. I meccanismi dell’immunità innata favoriscono<br />

una difesa efficace contro le infezioni. Tuttavia, molti agenti patogeni si sono evoluti per resistere<br />

all’immunità innata e la loro eliminazione richiede l’intervento dei potenti meccanismi<br />

dell’immunità a<strong>da</strong>ttativa.<br />

Fig 3. I principali meccanismi dell’immunità innata ed a<strong>da</strong>ttativa


Immunità Innata<br />

L’immunità innata rappresenta la prima linea di difesa contro le infezioni, il meccanismo di difesa<br />

filogeneticamente più antico, la prima risposa dell’ospite ai microrganismi in grado di prevenire,<br />

controllare o eliminare l’infezione. L’immunità innata stimola inoltre le risposte dell’immunità<br />

specifica e può influenzarne la natura per renderla maggiormente efficace contro i diversi tipi di<br />

microrganismi. Alcuni componenti dell’immunità innata sono costantemente in funzione, ad<br />

esempio le superfici epiteliali della cute e l’epitelio che riveste il tratto gastrointestinale e le vie<br />

respiratorie sono barriere fisiche attive contro l’ingresso dei microrganismi. Altri sono normalmente<br />

inattivi, ma pronti a rispondere rapi<strong>da</strong>mente alla presenza dei microbi, ad esempio i fagociti ed il<br />

sistema del complemento.<br />

Il sistema immunitario innato riconosce solo un numero limitato di prodotti batterici. I componenti<br />

dell’immunità innata riconoscono strutture peculiari dei microrganismi patogeni. Le sostanze<br />

microbiche che stimolano l’immunità innata sono chiamate profili molecolari associati ai patogeni<br />

(Pathogen-Associated Molecular Patterns, PAMPS) e i recettori che legano queste strutture<br />

conservate sono definiti recettori per il riconoscimento dei profili (Pattern Recognition Receptors,<br />

PRR), in particolare i Toll-like Receptors, TLR. I meccanismi dell’immunità innata si sono evoluti<br />

per riconoscere le molecole dei microrganismi (non self) e non quelle delle cellule dell’uomo (self).<br />

Grazie alla specificità per le strutture microbiche, il sistema immunitario innato è in grado di<br />

distinguere il self <strong>da</strong>l non self.<br />

Componenti dell’immunità innata<br />

Barriere epiteliali<br />

La superficie epiteliale, se intatta, forma una barriera fisica tra l’ambiente esterno e i tessuti<br />

dell’ospite. Le tre interfacce principali dell’ospite con l’ambiente sono la cute e le superfici mucose<br />

dei tratti gastrointestinale e respiratorio, tutte protette <strong>da</strong> un rivestimento epiteliale continuo che<br />

previene l’ingresso dei microrganismi. La perdita dell’integrità di questi epiteli predispone alle<br />

infezioni. Gli epiteli, nonché alcuni leucociti, producono peptidi che hanno funzione antibiotica: le<br />

defensine, prodotte <strong>da</strong>lle cellule epiteliali delle mucose e <strong>da</strong>i leucociti (neutrofili, NK e linfociti T<br />

citotossici) e le catelicidine, espresse <strong>da</strong>i neutrofili e <strong>da</strong> vari epiteli di barriera incluse la cute e le<br />

cellule della mucosa gastrointestinale e respiratoria.<br />

Le barriere epiteliali e le cavità sierose contengono alcuni tipi di linfociti (T intraepiteliali e B) che<br />

riconoscono e rispondono ai microrganismi più comuni. I mastociti inoltre rispondono direttamente<br />

ai microbi e a vari mediatori secernendo sostanze che stimolano la flogosi.


Fagociti e risposte infiammatorie<br />

Le cellule effettrici più numerose del sistema immunitario innato sono cellule derivate <strong>da</strong>l midollo<br />

osseo che circolano nel sangue e migrano nei tessuti. Si tratta di cellule di derivazione della linea<br />

mieloide (neutrofili, fagociti mononucleati, cellule dendritiche) e cellule di derivazione linfocitaria<br />

(cellule NK, T e B). i neutrofili e i macrofagi sono fagociti che uccidono i microrganismi fagocitati<br />

attraverso la produzione di ROS, monossido di azoto ed enzimi litici. I macrofagi producono anche<br />

citochine che stimolano la flogosi e promuovono il rimodellamento tissutale del sito di infezione. I<br />

fagociti riconoscono e rispondono ai prodotti microbici per mezzo di numerosi recettori, compresi i<br />

TLR. I neutrofili e i monociti (precursori dei macrofagi tissutali) migrano <strong>da</strong>l sangue ai siti di<br />

infiammazione durante le risposte innate. Le citochine, tra cui IL-1 e TNF, prodotte localmente in<br />

risposta ai prodotti microbici, inducono l’espressione di molecole di adesione sull’endotelio delle<br />

venule. Le molecole di adesione permettono l’attacco dei leucociti circolanti alla parete vascolare. Il<br />

processo di migrazione dei leucociti consiste di fasi sequenziali, che iniziano con il legame a bassa<br />

affinità e il rotolamento dei leucociti sulla superficie degli endoteli. Successivamente i leucociti si<br />

legano più fermamente, per azione di integrine leucocitarie, con i ligandi della superfamiglia delle<br />

immunoglobuline presenti sull’endotelio. Il legame delle integrine è rafforzato <strong>da</strong>ll’azione delle<br />

chemochine, prodotte nel sito di infezione, che legano i recettori espressi <strong>da</strong>i leucociti. Le<br />

chemochine stimolano direttamente anche la migrazione dei leucociti attraverso la parete dei vasi<br />

nei siti di infezione.<br />

Le cellule NK sono linfociti che svolgono un’azione di difesa nei confronti dei microrganismi<br />

intracellulari, uccidendo le cellule infettate e rappresentando una fonte di INF-γ in grado di attivare<br />

i macrofagi. Il riconoscimento delle cellule infettate <strong>da</strong> parte delle cellule NK è regolato <strong>da</strong> una<br />

combinazione di recettori attivatori e inibitori.<br />

Il sistema del complemento è costituito <strong>da</strong> numerose proteine plasmatiche attivate <strong>da</strong>i<br />

microrganismi. I prodotti di attivazione del complemento promuovono la fagocitosi, uccidono i<br />

microbi e inducono una risposta infiammatoria.<br />

Fig 4. Attivazione del complemento


Le citochine dell’immunità innata reclutano e attivano i leucociti (TNF, IL-1) provocando anche<br />

alterazioni sistemiche, quali l’aumento della sintesi di cellule effettrici e la produzione di proteine<br />

che potenziano la risposta antimicrobica.<br />

Immunità A<strong>da</strong>ttativa<br />

Esistono due tipi di risposta immunitaria a<strong>da</strong>ttativa: l’immunità umorale e l’immunità cellulare.<br />

Esse sono mediate <strong>da</strong> componenti diversi del sistema immunitario e hanno il compito di eliminare<br />

tipi diversi di microorganismi.<br />

Fig 5. Immunità a<strong>da</strong>ttativa<br />

L’immunità umorale è mediata <strong>da</strong> molecole presenti nel sangue e nelle secrezioni mucosali,<br />

chiamate anticorpi, che sono prodotte <strong>da</strong>i linfociti B. I linfociti B secernono anticorpi che<br />

prevengono le infezioni ed eliminano i microorganismi extracellulari.<br />

L’immunità cellulare (o cellulo-mediata), è mediata <strong>da</strong>i linfociti T. I linfociti T helper attivano i<br />

macrofagi ad uccidere microorganismi fagocitati o, in alternativa, i linfociti T citotossici uccidono<br />

direttamente le cellule infettate.<br />

L’immunità può essere indotta in un individuo <strong>da</strong>lle infezioni o <strong>da</strong>lla vaccinazione (immunità<br />

attiva) o conferita <strong>da</strong>l trasferimento di anticorpi o linfociti <strong>da</strong> un individuo attivamente immunizzato<br />

(immunità passiva).<br />

Componenti cellulari del sistema immunitario a<strong>da</strong>ttativo


Le cellule principali del sistema immunitario sono i linfociti, le cellule accessorie e le cellule<br />

effettrici.<br />

I linfociti sono le cellule che riconoscono e rispondono in modo specifico agli antigeni estranei e<br />

quindi rappresentano i mediatori dell’immunità umorale e cellulare. Esistono sottpopolazioni<br />

distinte di linfociti che differiscono per il modo di riconoscimento dell’antigene e nelle loro<br />

funzioni effettrici.<br />

I linfociti B sono le sole cellule in grado di produrre anticorpi. Essi riconoscono gli antigeni<br />

extracellulari e si differenziano in cellule secernenti anticorpi (plasmacellule) svolgendo pertanto il<br />

ruolo di mediatori dell’immunità umorale.<br />

I linfociti T, le cellule dell’immunità cellulare, riconoscono gli antigeni dei microbi intracellulari e<br />

agiscono uccidendo i microbi o le cellule infettate. I linfociti T hanno una specificità ristretta nei<br />

confronti degli antigeni; riconoscono infatti solo antigeni peptidici associati ad alcune proteine,<br />

codificate <strong>da</strong>i geni del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC) e che sono espresse sulla<br />

superficie delle cellule dell’ospite. I linfociti T sono costituiti <strong>da</strong> popolazioni funzionalmente<br />

distinte: linfociti T helper e linfociti T citotossici (CTL). In risposta alla stimolazione antigenica, i<br />

linfociti T helper secernono citochine che stimolano la proliferazione e la differenziazione dei<br />

linfociti T stessi così come di altre cellule quali i linfociti B, i macrofagi e altri leucociti. I CTL<br />

uccidono cellule che producono antigeni estranei, come le cellule infettate <strong>da</strong> virus e <strong>da</strong> altri<br />

microrganismi intracellulari. I linfociti T regolatori svolgono invece principalmente il ruolo di<br />

inibire le risposte immunitarie. I diversi tipi di linfociti possono essere distinti sulla base<br />

dell’espressione di molecole di superficie chiamate CD (Cluster of Differentiation) e identificate<br />

mediante una numerazione progressiva.<br />

Fig 6. Componenti cellulari del sistema immunitario a<strong>da</strong>ttativo


L’inizio e lo sviluppo delle risposte immunitarie a<strong>da</strong>ttative richiedono che l’antigene sia catturato e<br />

presentato ai linfociti specifici <strong>da</strong> parte delle cellule presentanti l’antigene (APC). Le APC più<br />

specializzate in questa funzione sono le cellule dendritiche. Gli antigeni vengono quindi portati agli<br />

organi linfoidi e presentati ai linfociti T naive per <strong>da</strong>re inizio alla risposta immunitaria umorale e<br />

cellulare. L’attivazione dei linfociti in seguito al riconoscimento dell’antigene innesca molteplici<br />

meccanismi volti all’eliminazione dell’antigene.<br />

Spesso l’eliminazione dell’antigene richiede la partecipazione di cellule effettrici (linfociti T<br />

attivati, fagociti mononucleati e altri leucociti) che mediano l’effetto finale della risposta<br />

immunitaria.<br />

Fig 7. Risposta immunitaria a<strong>da</strong>ttativa<br />

Fig 8. Cattura e presentazione dell’antigene <strong>da</strong> parte delle cellule dendritiche


La risposta immunitaria a<strong>da</strong>ttativa inizia con il riconoscimento di un antigene estraneo <strong>da</strong> parte di<br />

linfociti specifici. I linfociti rispondono proliferando e differenziandosi in cellule effettrici, la cui<br />

funzione è di eliminare l’antigene, e in cellule di memoria, che esprimono un’aumentata risposta al<br />

successivo incontro con l’antigene.<br />

Bibliografia<br />

1. <strong>Immunologia</strong> cellulare e molecolare. 2010<br />

Fig 9. Attivazione dei linfociti T<br />

Abul K Abbas, Andrew H Lichtman, Shiv Pillai<br />

2. Basic Immunology. Functions and Disorders of the Immune System. 2009<br />

Abul K Abbas, Andrew H Lichtman


Classificazione e Generalità sulle Immunodeficienze<br />

Gallizzi R, Calabrò G, Salpietro A, Talenti A, Loddo I, Ferraù V, Salpietro DC<br />

Le Immunodeficienze (ID) rappresentano un gruppo eterogeneo di affezioni caratterizzate <strong>da</strong> difetti<br />

di sviluppo o funzionamento del Sistema Immunitario, che si traducono in un’insufficiente risposta<br />

dello stesso.<br />

Le immunodeficienze vengono classicamente distinte in congenite ed acquisite. Questa distinzione<br />

si basa su una diversità patogenetica: le prime sono causate <strong>da</strong> difetti che interessano<br />

primitivamente ed elettivamente il sistema immunitario, mentre nelle seconde (Tab.1), un processo<br />

morboso di diversa natura, conduce solo secon<strong>da</strong>riamente al difetto del sistema immunitario<br />

(es: HIV; processi tumorali; grave malnutrizione; malattie metaboliche; farmaci citotossici).<br />

Tab.1: Disordini <strong>da</strong> immunodeficienza secon<strong>da</strong>ria<br />

Fattori predisponenti Fattori specifici<br />

Neonati e prematuri <strong>Immunodeficienza</strong> fisiologica <strong>da</strong> immaturità del sistema<br />

immunitario<br />

Malattie ereditarie e metaboliche Anomalie cromosomiche (p.es. sindrome di Down)<br />

Uremia<br />

Diabete mellito<br />

Malnutrizione<br />

Deficit di vitamine e di minerali<br />

Enteropatie protido-disperdenti<br />

Sindrome nefrosica<br />

Distrofia miotonica<br />

Anemia falciforme<br />

Agenti immunosoppressivi Radiazioni<br />

Malattie infettive<br />

Corticosteroidi<br />

Globuline antilinfocitaria o antitimocitaria<br />

Anticorpi monoclonali anti- cellule T<br />

Rosolia congenita, Esantemi virali (p.es. morbillo, varicella)<br />

Infezione <strong>da</strong> HIV, CMV, EBV<br />

Malattie batteriche acute<br />

Malattie gravi <strong>da</strong> micobatteri o <strong>da</strong> funghi<br />

Malattie infiltrative ed ematologiche Istiocitosi, Sarcoidosi, Morbo di Hodgkin e linfomi, Leucemie,<br />

Mieloma, Agranulocitosi e anemia aplastica<br />

Chirurgia e traumi Ustioni, Splenectomia, Anestesia<br />

Miscellanea LES, Epatite cronica attiva, Cirrosi alcolica, Invecchiamento,<br />

Farmaci anticonvulsivanti, <strong>Malattia</strong> del trapianto contro l'ospite


Immunodeficienze Primitive<br />

Classificazione<br />

Le immunodeficienze primitive (IDP) costituiscono un insieme eterogeneo di malattie<br />

geneticamente determinate, caratterizzate <strong>da</strong> difetti congeniti nella differenziazione e/o funzione del<br />

sistema immunitario. Sulla base della componente del sistema immunitario che risulta compromessa<br />

(B linfociti e immunità anticorpo-mediata, T linfociti e immunità cellulo-mediata, fagociti e cascata<br />

del complemento) vengono classificate in quattro gruppi principali:<br />

1) IDP <strong>da</strong> difetti dei B linfociti o ID anticorpali, con abnorme suscettibilità alle infezioni <strong>da</strong><br />

agenti patogeni piogeni a invasività extracellulare (Tab. 2)<br />

2) difetti dei T linfociti che provocano una minore capacità di difendersi <strong>da</strong>i germi a invasività<br />

intracellulare; poiché i T linfociti cooperano con i linfociti B nella risposta anticorpale<br />

predispongono anche ad infezioni <strong>da</strong> germi extracellulari (quindi ID combinate e se il difetto è<br />

molto grave ID combinata grave,SCID) (Tab. 3)<br />

3) ID <strong>da</strong> difetti del complemento (Tab. 4), molto rare<br />

4) ID <strong>da</strong> difetti dei fagociti (Tab. 5) con frequenti e gravi infezioni batteriche e fungine.<br />

Abbiamo, poi, un quinto gruppo quale le ID associate a sindromi (Tab.6), cioè malattie in cui<br />

oltre al sistema immune sono coinvolti anche altri organi.<br />

<strong>Immunodeficienza</strong> Frequenza Ereditarietà<br />

Deficit selettivo di IgA 1:500 XR<br />

Agamaglobulinemia XR (M.di Bruton) 1:100.000 XR<br />

<strong>Immunodeficienza</strong> Comune Variabile (CVID) Frequente<br />

Ipogammaglobulinemia XR con deficit di GH Rara XR/?<br />

Deficit sottoclassi di IgG Frequente<br />

Deficit anticorpale in normogammaglobulinemia Rara XR<br />

Delezione dei geni per le catene pesanti Molto rara<br />

Ipogammaglobulinemia transitoria del lattante Frequente<br />

<strong>Immunodeficienza</strong> con Iper-IgM Rara XR/AR<br />

Tab.2: Immunodeficienze Umorali, (WHO, 1997, modificata)


<strong>Immunodeficienza</strong> Frequenza Ereditarietà<br />

Deficit di ADA Frequente AR<br />

Deficit di NP Rara AR<br />

Disgenesia Reticolare Rara AR<br />

SCID con assenza di T e B linfociti Frequente AR<br />

SCID con B linfociti Molto Frequente AR (25%)<br />

XR (75%)<br />

Sindrome di Omenn Rara AR<br />

Deficit di CD7 Rara AR<br />

Deficit di Transduzione del Segnale Rara AR<br />

Decit molecole HLA Classe II Rara AR<br />

Deficit di espressione del CD3 Rara AR<br />

Tab.3: Immunodeficienze Combinate, (WHO, 1997, modificata)<br />

<strong>Immunodeficienza</strong> Frequenza Ereditarietà<br />

Deficit di C1q 40 casi<br />

Deficit di C1 INH 1:150.000<br />

Deficit di C2 1:10.000<br />

Deficit di C1r 12 casi AD<br />

Deficit di C4<br />

Deficit di Properdina<br />

Deficit di Fattore D Rara<br />

Deficit di C3 20 casi AR<br />

Deficit di Fattore I<br />

Deficit di Fattore H<br />

Tab. 4: Difetti del Complemento, (WHO, 1997, modificata)


Ereditarietà<br />

<strong>Immunodeficienza</strong> Frequenza Ereditarietà<br />

Sindrome di Shwachman Rara AR<br />

Sindrome di Kostman Rara AR<br />

Neutropenia ciclica Rara<br />

Mielocatessi Rara<br />

Neutropenia benigna Frequente<br />

LAD tipo 1,2 Rara AR<br />

Chediak Higashi Rara AR<br />

Deficit granuli specifici Molto Rara AR<br />

<strong>Malattia</strong> Granulomatosa Cronica 1: 100.000<br />

1:250.000<br />

Deficit di Mieloperossi<strong>da</strong>si 1:2000-4000 XR<br />

Deficit di G6PD Rara AR<br />

Deficit di recettore per l’IFN-y<br />

Tab. 5: Difetti dei Fagociti, (WHO, 1997, modificata)<br />

La maggior parte delle immunodeficienze primitive è su base genetica: possiamo avere casi<br />

sporadici oppure il difetto genetico (quindi la malattia) può venire ereditato con mo<strong>da</strong>lità<br />

autosomica dominante, recessiva o X-linked recessiva.<br />

L’ereditarietà delle principali immunodeficienze è indicata nelle tabelle.<br />

<strong>Immunodeficienza</strong> Frequenza Ereditarietà<br />

Atassia-Teleangectasia 1:100.000 AR<br />

Sindrome di Di George 1:20.000<br />

1:70.000<br />

Sindrome di Wiskott Aldrich 4:1.000.000 XR<br />

Sindrome con Iper-IgE o S. Di Giobbe 1:100.000 AD<br />

Candi<strong>da</strong>si Mucocutanea Cronica Rara AD/AR/?<br />

Tab.6: Immunodeficienze Associate a Sindromi, (WHO, 1997, modificata)<br />

AR<br />

AD


Clinica<br />

I soggetti con immunodeficienza presentano soprattutto infezioni ricorrenti ma possono presentare<br />

anche sintomi associati ad altre malattie quali quelle autoimmuni o reumatiche, le malattie<br />

intestinali o ematologiche.<br />

Le infezioni ricorrenti colpiscono soprattutto il polmone (bronchiti e polmoniti), i seni paranasali<br />

(sinusiti) e l’orecchio (otiti), ma a volte l’infezione si diffonde per via ematica portando alla<br />

setticemia o può coinvolgere il sistema nervoso determinando quadri di meningiti o<br />

meningoencefaliti (Fig. 1).<br />

10 CAMPANELLI D’ALLARME<br />

Otto o più infezioni<br />

nel corso di un anno<br />

Due o più gravi<br />

infezioni ai seni<br />

nasali in un anno<br />

Due o più mesi di<br />

trattamento antibiotico<br />

con scarsi risultati<br />

Due o più polmoniti<br />

in un anno<br />

Il bambino non riesce<br />

ad aumentare di peso<br />

o a crescere normalmente<br />

Ascessi ricorrenti e profondi<br />

alla cute o agli organi<br />

Afte persistenti nella bocca o<br />

in altre parti del corpo dopo il<br />

primo anno di età<br />

Necessità di ricorrere agli<br />

antibiotici per via endovenosa<br />

per combattere le infezioni<br />

Due o più infezioni profonde<br />

come: meningite, ostiomielite,<br />

sepsi.<br />

Presenza nella stessa famiglia<br />

di casi di immunodeficienza<br />

primitiva<br />

Nella maggior parte dei pazienti ogni episodio infettivo ha un decorso del tutto simile a quello dei<br />

soggetti immunologicamente normali con risposta alla terapia antibiotica e successiva guarigione.<br />

Tuttavia, talvolta, si ha solo una risposta parziale all’antibioticoterapia o è necessario ricorrere a più<br />

cicli di trattamento. Alcuni elementi possono comunque aiutarci nell’inquadramento diagnostico:<br />

innanzitutto le infezioni tendono a susseguirsi con frequenza e a divenire croniche, in secondo<br />

luogo tendono a coinvolgere contemporaneamente differenti organi e a ripetersi in sedi diverse. A<br />

lungo an<strong>da</strong>re queste infezioni possono causare <strong>da</strong>nni irreparabili come le bronchiectasie nei<br />

polmoni o lesioni croniche come la poliposi dei seni paranasali. In alcuni casi le infezioni sono<br />

particolarmente gravi, oppure si sviluppano complicanze inattese o ancora si isolano germi<br />

opportunisti, abitualmente innocui, molto diffusi nell’ambiente, che generalmente non causano<br />

infezioni nei soggetti immunocompetenti. La gravità dell’infezione o l’isolamento di germi inusuali<br />

sono i principali “campanelli di allarme” che devono far sospettare un’immunodeficienza.<br />

Quando ad esempio un bambino sviluppa una broncopolmonite <strong>da</strong> Pneumocystis carinii, anche se si<br />

tratta della prima o dell’unica infezione verificatasi fino a quel momento, l’immunodeficienza va


sempre sospettata. L’identificazione del germe che causa l’infezione e la sede della infezione non si<br />

limitano a suggerire la condizione di immunodeficienza, ma <strong>da</strong>nno informazioni anche sulla natura<br />

del possibile difetto immunologico sotteso: i soggetti che hanno un difetto dei B linfociti vanno<br />

maggiormente incontro ad infezioni batteriche <strong>da</strong> Pneumococco o Haemophylus influenzae ed a<br />

infezioni virali; i soggetti con difetto prevalente dei T linfociti presentano soprattutto infezioni <strong>da</strong><br />

Pneumocystis c.,virus e funghi; i pazienti con difetto dei fattori del complemento presentano<br />

infezioni <strong>da</strong> Meningococco o <strong>da</strong> altre Neisseriae, mentre nei difetti dei fagociti, le infezioni sono<br />

causate soprattutto <strong>da</strong> batteri come lo Stafilococco e colpiscono tipicamente pelle e linfonodi. Nei<br />

pazienti con IDP sono molto frequenti malattie autoimmuni o reumatiche, in quanto essendo il<br />

sistema immunitario difettoso può venire a mancare anche la capacità di distinguere tra l’ambiente<br />

aggressivo (non self) e le strutture proprie (self) con produzione di autoanticorpi che possono essere<br />

diretti contro diverse strutture quali i globuli rossi e si sviluppano le anemie emolitiche, contro le<br />

piastrine <strong>da</strong>ndo piastrinopenie autoimmuni, contro i vasi sanguigni come nelle vasculiti, contro le<br />

articolazioni o contro molti organi contemporaneamente (ad es. artrite reumatoide, lupus<br />

eritematoso sistemico, dermatomiosite). Queste malattie compaiono solo in alcune<br />

immunodeficienze: ad esempio sono particolarmente frequenti nel deficit selettivo di IgA, nella<br />

immunodeficienza comune variabile e nei difetti del complemento, mentre sono rarissime nella<br />

agammaglobulinemia X-recessiva. La diarrea cronica e il malassorbimento sono sintomi tipici del<br />

lattante o del piccolo bambino con immunodeficienza. Il bambino con immunodeficienza ha poi<br />

alcuni sintomi tipici dovuti alle alterazioni delle cellule del sangue: l’anemia, il basso numero di<br />

globuli bianchi o di piastrine sono molto frequenti. In alcuni casi il segno è tipico di quella<br />

particolare immunodeficienza, come le anormalità delle piastrine, patologicamente piccole e scarse<br />

di numero che sono caratteristiche della sindrome di WiskottAldrich; in altri casi invece, il sintomo<br />

è conseguenza diretta della concomitante malattia autoimmune, che, come abbiamo visto, può<br />

facilmente colpire i globuli rossi o le piastrine. Questi sintomi si osservano di frequente nei pazienti<br />

con ipogammaglobulinemia comune variabile, deficit selettivo di IgA o immunodeficienza con Iper<br />

IgM.<br />

Diagnosi<br />

Nel sospetto clinico di immunodeficienza è fon<strong>da</strong>mentale eseguire esami di I livello quali:<br />

emocromo, dosaggio delle immunoglobuline e conta delle sottopopolazioni linfocitarie. Sulla base<br />

dei risultati di tali in<strong>da</strong>gini si può procedere ad esami di "secondo livello", come lo studio della<br />

risposta linfocitaria ai mitogeni e la misurazione dei loro “messaggeri” quali le citochine, necessari<br />

per definire con precisione il difetto dei T linfociti; lo studio della capacità dei globuli bianchi di


fagocitare e uccidere i germi (NBT test); la valutazione dell’attività emolitica totale del siero<br />

(CH5O), per evidenziare i deficit congeniti di fattori del complemento; il dosaggio nei globuli rossi<br />

della concentrazione di adenosin deaminasi (ADA) e di purina nucleoside fosforilasi (PNP) per<br />

confermare la diagnosi di SCID <strong>da</strong> deficit di ADA o di PNP. Ancora cariogramma, biopsia del<br />

linfonodo e biopsia ossea sono utili per definire meglio l’immunodeficienza. Infine, sono necessari<br />

gli accertamenti di genetica molecolare che devono essere sempre programmati in centri altamente<br />

specializzati.<br />

Terapia<br />

L’obiettivo della terapia per le immunodeficienze, come per ogni altra malattia, è ovviamente<br />

quello di guarire. Trattandosi di malattie genetiche, l’obiettivo probabilmente si potrà raggiungere<br />

con la terapia genica, con la sostituzione cioè del gene carente o difettivo con un gene sano. In<br />

effetti una immunodeficienza, la SCID con deficit di ADA, è stata curata con la terapia genica con<br />

buoni risultati. L’alternativa è di sostituire non il gene, bensì tutte le cellule difettive: questo si<br />

ottiene con il trapianto di midollo osseo (TMO), che consiste nella sostituzione delle cellule<br />

mancanti o alterate con cellule sane ottenute <strong>da</strong> un donatore volontario.<br />

Quando l’immunodeficienza è causata <strong>da</strong> difetti del prodotto genico (ad esempio le<br />

irnmunoglobuline), il trattamento più razionale prevede la sostituzione del prodotto mancante e<br />

quindi con l’infusione per via endovenosa di immunoglobuline a dosaggio appropriato (400<br />

mg/kg/21 gg). Lo stesso vale per l’impiego di fattori di crescita per i granulociti neutrofili in alcuni<br />

casi di granulocitopenia, il trattamento con alcune citochine (IL-2, IFN-gamma) per alcuni difetti<br />

dei T linfociti o dei fagociti. L’altro cardine su cui si basa la terapia delle immunodeficienze è la<br />

protezione <strong>da</strong>lle infezioni: comprende un ampio spettro di misure che vanno <strong>da</strong>lla sterilità<br />

dell’ambiente, (ovvero la creazione di un ambiente completamente privo di germi, quale quello che<br />

si attua nei letti a flusso laminare sterile) all’uso di banali misure di profilassi ambientale (evitare il<br />

contatto con persone ammalate, soprattutto di malattie contagiose) e di schemi di antibiotico-<br />

profilassi o -terapia, tuttora di importanza cruciale. La terapia antibiotica va iniziata subito al primo<br />

insorgere dei segni di infezione. Gli antibiotici infine vengono utilizzati in schemi di profilassi per<br />

evitare le infezioni più gravi. Infine va ricor<strong>da</strong>ta la fisiokinesiterapia (FKT), di enorme utilità per il<br />

polmone in quanto rimuove meccanicamente il catarro e il muco con l’utilizzo di banali manovre ed<br />

evita così che i germi lo possano infettare e causare polmoniti. Infine, ogni immunodeficienza può,<br />

come si è visto, avere complicanze diverse, infiammatorie, autoimmuni o allergiche (come nel<br />

deficit selettivo di IgA): ogni circostanza andrà trattata separatamente e singolarmente.


Bibliografia<br />

1. Stiehm RE. The four most common pediatric immunodeficiencies. Adv Exp Med Biol 2007;601:15-<br />

26.<br />

2. Stiehm ER, Ochs HD, Winkelstein JA. Immunodeficiency disorders: general considerations in<br />

immunologic disorders of infants and children. 5 th ed. London, England: Elsevier Saunders 2004.<br />

3. Bonilla FA, Bernstein L, Khan DA, Ballas ZK, Chinen J, Frank MM, et al. Practice parameter for<br />

the diagnosis and management of primary immunodeficiency. Ann Allergy Asthma Immunol<br />

2005;94(Suppl 1):S1-S63.<br />

4. Associazione per le Immunodeficienze Primitive ONLUS. Quaderni sulle Immunodeficienze<br />

Primitive.2007<br />

5. The immune deficiency Foun<strong>da</strong>tion and american academy of Allergy. Asthma and Immunology<br />

Immunologist Survey Regarding IVIG treatment. Towson, MD: Immune Deficiency foun<strong>da</strong>tion;<br />

April 11, 2007.


Immunodeficienze Umorali<br />

Gallizzi R, Cuppari C, Salpietro A, Vicchio P, Loddo I, Ferraù V, Salpietro DC<br />

Deficit Selettivo di IgA<br />

Il deficit selettivo di IgA (IGAD) è una forma primitiva o congenita di <strong>Immunodeficienza</strong> ed è il<br />

difetto anticorpale primitivo più frequente manifestandosi con una frequenza di circa 1:400-<br />

500 persone. Il deficit di IgA si presenta generalmente in forma sporadica, tuttavia sono stati<br />

descritti casi familiari (20-25% dei casi) ad ereditarietà autosomica recessiva o dominante a bassa<br />

penetranza; questa condizione può inoltre manifestarsi in figli e parenti di pazienti affetti <strong>da</strong><br />

ipogammaglobulinemia comune variabile (CVID). Alcuni studi hanno suggerito un’origine<br />

multifattoriale che coinvolgerebbe sia fattori solubili che loci specifici di suscettibilità. In<br />

particolare, è stata descritta un’aumentata frequenza di alcuni alleli HLA di classe I e II (A1, A28,<br />

B8, B13, B40, CW6, DR1, DR3, DR7, DQW1). La suscettibilità CVID/IgAD sembra essere<br />

correlata alla mutazione del gene IGAD1, verosimilmente localizzato nella parte telomerica della<br />

regione di classe II o nella parte centromerica della regione di classe III dello MHC.<br />

L’IGAD può anche presentarsi in seguito a terapia con fenitoina ed in individui con alterazioni a<br />

carico del cromosoma 18. I pazienti con deficit di IgA presentano l’assenza o la marcata riduzione<br />

(< 5 mg/dl) delle IgA sieriche, con livelli normali delle altre Ig e immunità cellulare integra. Alcuni<br />

pazienti con deficit di IgA presentano un deficit associato della sottoclasse IgG2. La maggior parte<br />

dei pazienti è asintomatica e il difetto viene scoperto casualmente. Altri presentano infezioni<br />

respiratorie ricorrenti, diarrea cronica o allergie. Nei pazienti affetti l'incidenza delle malattie<br />

autoimmuni è aumentata. I pazienti con deficit di IgA non hanno IgA nelle loro secrezioni, ma<br />

possono compensare con la secrezione di altre Ig. Questi pazienti possono sviluppare anticorpi anti-<br />

IgA in conseguenza dell'esposizione alle IgA contenute nei preparati di plasma o di Ig; questi<br />

anticorpi possono provocare reazioni anafilattiche in occasione di somministrazioni successive di Ig<br />

o di sangue. Ad oggi non è disponibile una terapia specifica sostitutiva per questo deficit. Tuttavia è<br />

fon<strong>da</strong>mentale la profilassi antibiotica nei soggetti con infezioni respiratorie persistenti. Inoltre è<br />

raccoman<strong>da</strong>bile che i pazienti abbiano indosso un braccialetto con una targhetta informativa in<br />

modo <strong>da</strong> prevenire la somministrazione involontaria di plasma o di Ig con conseguente<br />

sensibilizzazione o reazione. Le iniezioni di Ig o le infusioni di Ig e.v. sono in genere<br />

controindicate, anche se ad alcuni pazienti con deficit di IgA associato a deficit di sottoclassi delle<br />

IgG sono state somministrate Ig con buoni risultati. Alcuni pazienti affetti <strong>da</strong> deficit di IgA vanno<br />

incontro a remissione spontanea.


Agamaglobulinemia X-recessiva o <strong>Malattia</strong> di Bruton<br />

La malattia di Bruton o Agammaglobulinemia X-recesssiva (XLA o X-Linked<br />

Agammaglobulinemia), è un’immunodeficienza ereditaria, X-linked, caratterizzata <strong>da</strong>ll’incapacità<br />

dei soggetti affetti di produrre immunoglobuline e quindi anticorpi. È dovuta a mutazioni nel gene,<br />

localizzato sul cromosoma X (Xq21.3-q22) che codifica per la tirosinchinasi di Bruton (BTK), ed è<br />

caratterizzata <strong>da</strong> un difetto di maturazione dei linfociti B. Nel 18% dei casi non familiari, si è vista<br />

tuttavia una trasmissione non legata al sesso ma autosomica recessiva (Agammaglobulinemia non-<br />

Bruton type o Agammaglobulinemia 1, AGM1) dovuta a mutazione del gene IGHM (mu heavy-<br />

chain gene) che mappa sul braccio lungo del cromosoma 14 (14q32.33); questo tipo di disordine<br />

recessivo è fenotipicamente identico alla forma X-linked.<br />

Ha una prevalenza di 1 caso ogni 200.000 nati.<br />

I pazienti affetti <strong>da</strong> XLA presentano un’aumentata suscettibilità alle infezioni batteriche soprattutto<br />

<strong>da</strong> pneumococchi, stafilococchi e Haemophilus influenzae, che compaiono dopo il primo anno o nel<br />

corso del secondo anno di vita, quando sono stati completamente eliminati gli anticorpi acquisiti<br />

passivamente <strong>da</strong>lla madre durante la gravi<strong>da</strong>nza. Le infezioni batteriche in questi pazienti hanno<br />

spesso un decorso grave, ma rispondono alla somministrazione di antibiotici, anche se di solito<br />

recidivano dopo pochi giorni o settimane <strong>da</strong>lla sospensione della terapia. Le infezioni più frequenti<br />

all’esordio della malattia sono quelle respiratorie (riniti, otiti, bronchiti e broncopolmoniti), le sepsi<br />

(infezioni generalizzate di tutto l’organismo), le piodermiti (infezioni cutanee), le osteomieliti e le<br />

artriti (infezioni dell’osso e delle articolazioni soprattutto del ginocchio e della caviglia). I pazienti<br />

affetti possono anche presentare, anche se con minore frequenza, meningoencefaliti. L’XLA può<br />

esordire anche con i sintomi di una poliomielite paralitica dopo somministrazione del vaccino<br />

antipolio attenuato (Sabin).<br />

La diagnosi di XLA si pone in presenza di pazienti maschi, essendo la malattia X-linked, con una<br />

storia di infezioni ricorrenti sin <strong>da</strong>i primi anni di vita e con bassi livelli di immunoglobuline<br />

sieriche, assenza dei linfociti B circolanti e presenza di una storia familiare positiva (cioè, presenza<br />

di maschi affetti in altre generazioni). L’identificazione del gene malattia e l’in<strong>da</strong>gine genetica per


l’identificazione di mutazione del gene BTK consente attualmente di porre diagnosi certa anche nei<br />

casi con storia familiare negativa. Il trattamento di questi pazienti consiste nella somministrazione<br />

di immunoglobuline per via endovenosa, ogni 21 giorni circa al dosaggio di 400 mg/kg. Dal 2006,<br />

in seguitoall’approvazione <strong>da</strong>lla Food and Drug Administration, i pazienti con questo deficit<br />

immunologico possono effettuare la terapia con immunoglobuline per via sottocutanea. Con la<br />

somministrazione di Ig sottocute vi è la medesima efficacia della terapia effettuata per via<br />

endovenosa e si migliora notevolmente la qualità di vita del paziente.<br />

+<br />

Protocollo AIEOP<br />

Novembre 2000<br />

AGAMMAGLOBULINEMIA<br />

Casi familiari Casi sporadici<br />

Analisi Btk Analisi Btk<br />

<br />

+<br />

100% 0 82% 18%<br />

FORMA<br />

LEGATA AL SESSO<br />

FORMA NON LEGATA AL SESSO<br />

AGAMMAGLOBULINEMIA, NON-BRUTON TYPE<br />

AR, locus 14q32.33


<strong>Immunodeficienza</strong> Comune Variabile<br />

La malattia è caratterizzata <strong>da</strong> ipogammaglobulinemia che interessa tutti gli istotipi, con una<br />

gravità che varia <strong>da</strong> malato a malato e nel tempo. Il suo meccanismo genetico è complesso.<br />

Colpisce in uguale misura entrambi i sessi. La prevalenza è compresa tra 1/10.000 e 1/20.000. I<br />

sintomi esordiscono il più delle volte nella secon<strong>da</strong> o terza decade. La malattia espone i pazienti alle<br />

infezioni batteriche recidivanti respiratorie e, talvolta, gastroenteriche, conseguenti ad una marcata<br />

riduzione dei livelli anticorpali, nonché alle manifestazioni granulomatose e autoimmuni. Il<br />

carattere distintivo tra l'immunodeficienza comune variabile e l'agammaglobulinemia legata al<br />

cromosoma X è costituito <strong>da</strong>lla presenza di un numero normale di cellule B. L'immunità cellulare è<br />

solitamente integra, ma in alcuni pazienti può essere compromessa; in altri, sono descritte<br />

alterazioni immunoregolatorie a carico delle cellule T. In questi pazienti e nei loro familiari sono<br />

comuni i disordini autoimmunitari, compresi il morbo di Addison, la tiroidite e l'AR. Talvolta sono<br />

presenti diarrea, malassorbimento e iperplasia linfoide nodulare del tratto GI. Spesso si sviluppano<br />

bronchiettasie. Carcinomi e linfomi si manifestano nel 10% dei pazienti. I meccanismi<br />

immunologici sono diversi; p. es. un'eccessiva attività T suppressor, una scarsa attività T helper,<br />

difetti intrinseci della funzione delle cellule B e la presenza di autoanticorpi diretti contro le<br />

cellule B o T. Come avviene nella agammaglobulinemia legata al cromosoma X, è indispensabile la<br />

terapia con IG per tutta la vita e devono essere impiegati gli antibiotici per trattare ogni episodio<br />

infettivo.


Ipogammaglobulinemia Transitoria dell’Infanzia (THI)<br />

È un’immunodeficienza caratterizzata <strong>da</strong> un ritardo nel normale processo di sintesi delle IgG,<br />

eventualmente associato ad un difetto degli altri isotipi, che generalmente esordisce dopo il primo<br />

semestre di vita, quando il lattante perde gli anticorpi materni acquisiti per via transplacentare<br />

durante le ultime settimane di gestazione. Tale condizione deve essere distinta<br />

<strong>da</strong>ll’ipogammaglobulinemia fisiologica dell’infanzia, che descrive il fisiologico processo di<br />

riduzione delle IgG, conseguente alla perdita degli anticorpi materni, che si realizza nei nati a<br />

termine tra il terzo ed il sesto mese di vita, seguita poi <strong>da</strong> un progressivo incremento della<br />

produzione anticorpale autoctona, fino al raggiungimento di livelli di IgG analoghi a quelli<br />

dell’adulto, intorno ai cinque anni di età. Diversamente, nei bambini con sospetta THI, i livelli di<br />

IgG non aumentano come ci si aspetterebbe e rimangono bassi per l’età, normalizzandosi solo<br />

successivamente entro i 24-48 mesi di vita. La diagnosi di Ipogammaglobulinemia viene quindi<br />

confermata solo a posteriori come “transitoria”, per il successivo normalizzarsi dei valori delle<br />

immunoglobuline. La prevalenza di questo disordine immunologico attualmente non è ben definita.<br />

Alcuni Autori ritengono che l’incidenza della THI sia pari a quella del Difetto Selettivo di IgA (I:<br />

1/600-1/700), per altri la THI rappresenta meno del 5% delle immunodeficienze primitive<br />

diagnosticate presso i centri specialistici di bambini con diagnosi definitiva di THI. La<br />

normalizzazione dei valori di IgG avviene generalmente entro i 24 mesi di vita. D’altro canto, i<br />

pazienti con Ipogammaglobulinemia persistente oltre i 24 mesi di età mostrano caratteristiche<br />

cliniche e di laboratorio analoghe ai pazienti con ICV, quali una maggiore incidenza di infezioni<br />

gravi e malattie autoimmuni, una ridotta percentuale di sottopopolazioni di cellule B della memoria,<br />

IgM e switched, ed una ridotta funzionalità anticorpale. I pazienti con diagnosi iniziale di THI<br />

possono progredire verso il Difetto Selettivo di IgA o l’<strong>Immunodeficienza</strong> Comune Variabile,<br />

pertanto necessitano di un attento follow up nel tempo.


Bibliografia<br />

1. Soresina A, Nacinovich R, Bomba M, Cassani M, Molinaro A, Sciotto A, Martino S,<br />

Cardinale F, De Mattia D, Putti C, Dellepiane RM, Felici L, Parrinello G, Neri F, Plebani A;<br />

Italian Network for Primary Immunodeficiencies. The quality of life of children and<br />

adolescents with X-linked agammaglobulinemia. J Clin Immunol.2009 Jul;29(4):501-7.<br />

Epub 2008 Dec 17.<br />

2. Kilic SS, Tezcan I, Sanal Ö, Metin A, Ersoy F. Transient hypogammaglobulinemia of infancy:<br />

clinical and immunological features of 40 new cases. Pediatr Int 2000;42:647-50.<br />

3. M.A. Avanzini, R. Carsetti, M. Marconi, C. Pignata, A.R. Soresina, R. Consolini, G. Bossi, A.<br />

Trizzino, S. Martino, F. Cardinale, P. Bertolini, G. Marseglia, M. Zecca, I. Quinti, R. Rondelli, M.C.<br />

Pietrogrande, A. Plebani. L’Ipogammaglobulinemia Transitoria dell’Infanzia (THI) Rivista di<br />

<strong>Immunologia</strong> e Allergologia <strong>Pediatrica</strong> • 01/2009 • 13-18


Immunodeficienze Combinate<br />

Gallizzi R, Calabrò G, Salpietro A, Talenti A, Loddo I, Ferraù V, Salpietro DC<br />

Immunodeficienze Combinate Gravi (SCID)<br />

Le SCID comprendono un gruppo eterogeneo di disordini immunologici della funzione dei linfociti<br />

T e dei linfociti B.<br />

L’ incidenza è all’ incirca di 1:50000 con una frevalenza dei maschi.<br />

le SCID possono essere classificate in vario modo: a secon<strong>da</strong> del tipo di trasmissione ereditaria in<br />

X-L (X-linked o legate al sesso), autosomica recessiva (AR) o autosomica dominante AD; a<br />

secon<strong>da</strong> dei tipi cellulari assenti in SCID T-B+ o SCID T-B- in cui, rispettivamente i linfociti B<br />

sono presenti o assenti.<br />

Sono difetti monogenici, ognuno dei quali è causato <strong>da</strong>lla carenza totale o parziale di una fra le<br />

tante molecole che intervengono nella traduzione del segnale <strong>da</strong> recettori di membrana all’ambiente<br />

intracellulare. Fra le più note sono la X-SCID o SCID-XL, trasmessa come carattere legato al sesso;<br />

la SCID <strong>da</strong>deficit di Jak3 e quelle <strong>da</strong> deficit di ZAP-70; <strong>da</strong> deficit di Adenosina Deaminasi e Purin-<br />

Nucleoside Fosforilasi, la sindrome di Wiskott-Aldrich.<br />

I pazienti con SCID presentano, gia’ nei primi mesi di vita, un’ aumentata predisposizione alle<br />

infezioni batteriche, virali e fungine. Spesso l’ esordio della malattia è caratterizzato <strong>da</strong> diarrea<br />

intrattabile, associata a scarsa crescita e infezioni polmonari . I germi chimati in causa sono:<br />

Pneumocistys carinii, Aspergillus fumigatus Citomegaloviru, virus respiratorio sinciziale,<br />

adenovirus , virus parainfluenzali, varicella zoster, herpes simplex che portano ad infezioni<br />

devastanti e fatali.<br />

La candidosi orale o mucocutanea è una manifestazione abbastanza precoce.<br />

Anche i vaccini con organismi attenuati, come antipolio orale o il Bacillo di Calmette e Guerin<br />

(BCG) possono causare infezioni gravi o addirittura fatali, per cui è chiaro che l’immunizzazione<br />

con vaccini vivi o attenutati deve essere evitata nei bimbi a rischio di SCID<br />

Diagnosi di laboratorio<br />

L’anomalia peculiare della SCID è la linfocitopenia, che non è però costante. Con la citometria a<br />

flusso è possibile evidenziare l’assenza o la notevole riduzione dei linfocitiCD3+ totali e delle<br />

sosttopopolazioni CD4+ e CD8+ e anche dei linfociti CD 19. I test d stimolazione in vitro dei T<br />

linfociti con mitogeni aspecifici tipo fitoemoagglutinina o concanavalina sono sempre negativi, e<br />

ridotta può risultare la stimolazione dei B linfociti. Anche la risposta ai mitogeni specifici dei T<br />

linfociti, come antigeni della Candi<strong>da</strong>, il tossoide tetanico, o la risposta alle cellule allogeniche sono


idotte o assenti, essendo il corrispondente in vitro dell’anergiacutanea ai test di ipersensibilità<br />

ritar<strong>da</strong>ta con antigeni comuni.<br />

L’ipogammaglobulinemia è frequente, con una grave compromissione delle risposte anticorpali<br />

specifiche. Ci può essere leucocitosi in caso di infezioni gravi, anche se la conta del leucociti può<br />

essere normale.<br />

Le piastrine sono alterate con dimensioni inferiori alla norma nella Wiskott-Aldrich.<br />

La terapia di scelta è rappresentata <strong>da</strong>ll’ utilizzo di antibiotici, antivirali ed immunoglobuline per la<br />

profilassi e la terapia delle infezioni, anche se solo il trapianto di midollo e la terapia genica<br />

possono considerarsi un tentativo di terapia efficace.<br />

Fig 1. Processo di maturazione dei linfociti B e T e delle cellule dendritiche; sono indicate anche le<br />

molecole ed il rispettivo livello di blocco di maturazione causa di SCID (Fischer, A. 2001. Primary<br />

immunodeficiency diseases: an experimental model formolecular medicine. Lancet)


Deficit di Adenosina deaminasi (ADA)<br />

Il deficit di Adenosina deaminasi (ADA) è un disordine del metabolismo purinico, caratterizzato <strong>da</strong><br />

un accumulo dei substrati metabolici che comporta anomalie di sviluppo del sistema immune.<br />

Rappresenta il 10/15 % delle SCID. L’ADA-SCID è una malattia autosomica recessiva<br />

caratterizzata <strong>da</strong> linfopenia, gravi difetti nell’immunità umorale e cellulare, infezioni ricorrenti<br />

spesso fatali, e disordini a carico di vari organi.<br />

La diagnosi può essere posta dosando l'attività dell'ADA eritrocitaria. I possibili protocolli<br />

terapeutici prevedono il trapianto di midollo osseo e il trattamento sostitutivo enzimatico con<br />

politilenglicole. Svariati tentativi di terapia genica sono stati condotti con successo.<br />

SCIDX1<br />

Rappresenta circa il 40% delle SCId ed è causato <strong>da</strong> mutazione del recettore dell’ IL-2. Questi<br />

pazienti hanno un deficit deli linfociti T e del NK con un normale numero di linfociti B circolanti.<br />

Disgenesia reticolare<br />

È una rara forma di SCID caratterizzata <strong>da</strong> mutazione del gene dell’ adenilato chinasi 2 che provoca<br />

un incremento dell’apoptosi dei precursori meloidi e linfoidi.<br />

Deficit di Jak3<br />

Jak3 è una tirosinchinasi necessaria per la trasmissione del segnale <strong>da</strong> parte dei recettori che<br />

utilizzano la catena cg e per lo sviluppo dei linfociti T . Il deficit di jak3 è una forma di SCID B+ a<br />

trasmissione autosomico recessiva.


Sindrome di Omenn<br />

La sindrome di Omenn è una immunodeficienza grave, autosomica recessiva, che appartiene al<br />

gruppo delle SCID (Severe combined immunodeficiencies), un insieme di patologie che hanno in<br />

comune un difettoso funzionamento dei linfociti B e T. Si caratterizza per l’alterata maturazione e<br />

selezione dei linfociti T e per l’assenza dei linfociti B. È dovuta a mutazioni dei geni RAG1 e<br />

RAG2, coinvolti nella maturazione linfocitica. L'età media di esordio dei sintomi è di 4 settimane.<br />

Le principali manifestazioni cliniche sono: rash eritematoso/eritrodermia (Fig.1) (98%),<br />

epatosplenomegalia (88%), linfoadenopatia (80%), infezioni ricorrenti (72%), alopecia (57%),<br />

eosinofilia (55%), linfopenia (o linfocitosi con anomale sottopopolazioni), aumento delle IgE<br />

sieriche (91%), ipogammaglobulinemia.<br />

I cardini del trattamento prevedono: isolamento in ambiente sterile, terapia sostitutiva con<br />

immunoglobuline in vena, profilassi antibiotica e antimicotica, terapia immunosoppressiva con<br />

steroide e con ciclosporina. Tutto questo in attesa del trapianto di midollo che rimane l'unica terapia<br />

risolutiva.<br />

Fig 1. Eritrodermia in pz con S. di Omenn Fig 2. 11p13


Immunodeficienze associate a sindromi<br />

Gallizzi R, Cuppari C, Calabrò GE, Salpietro A, Loddo I, Ferraù V, Salpietro DC<br />

Sindrome di Di George o <strong>da</strong> delezione del cromosoma 22<br />

La S. di DiGeorge o delezione 22q11.2 (Tab. 7) è la più frequente microdelezione cromosomica<br />

nell’uomo. La prevalenza è stimata in un caso ogni 4000-5000 nati vivi. La sindrome è<br />

clinicamente estremamente eterogenea, con variabilità intra ed interfamiliare; nella forma classica si<br />

presenta con tetania ipocalcemica neonatale, immunodeficienza a prevalente componente<br />

dell’immunità cellulare, cardiopatie congenite (in particolare difetti di tipo troncoconale), aplasia<br />

timica e dismorfie facciali. Tale fenotipo, nel tempo, è stato esteso anche a pazienti che<br />

presentavano solo alcuni dei sintomi classici. Le cardiopatie congenite sono presenti nel 75% dei<br />

soggetti affetti e rappresentano la principale causa di morbilità e mortalità e sono spesso il sintomo<br />

d’esordio nel periodo neonatale. Le classiche cardiopatie che si riscontrano in questi pazienti sono<br />

difetti troncoconali: tetralogia di Fallot (17%), interruzione dell’arco aortico tipo B (14%), difetti<br />

del setto ventricolare (14%) ecc. L’ipocalcemia neonatale, causata <strong>da</strong>ll’ipoparatiroidismo, è<br />

presente nel 60-70% dei casi. Nella maggior parte dei casi l’ipocalcemia è transitoria e viene<br />

corretta tramite una aumentata introduzione di calcio con la dieta o <strong>da</strong> ipertrofia paratiroidea<br />

compensatoria.<br />

Sporadicamente è stato evidenziato ipotiroidismo, probabilmente dovuto al fatto che il gene TbX1<br />

ha un ruolo centrale nel determinare il volume e la posizione della tiroide. È giustificato eseguire a<br />

tutti i pazienti uno screening tiroideo con il dosaggio degli ormoni tiroidei. La voce nasale e<br />

disturbi di alimentazione possono essere causati <strong>da</strong> insufficienza della valvola velo-faringea che<br />

costituisce l’anomalia più comune tra quelle otorinolaringoiatriche(presenti nel 49% dei pazienti). I<br />

problemi gastrointestinali si verificano principalmente nel primo anno di vita, caratterizzati <strong>da</strong><br />

scarso accrescimento ponderale per difficoltà nell’alimentazione. Sono frequenti il reflusso<br />

gastroesofageo, esofagiti e costipazione cronica. Le frequenti infezioni presentate <strong>da</strong>l bambino sono<br />

un tipico segno della sindrome. Il difetto immunologico riguar<strong>da</strong> i linfociti T circolanti, è causato<br />

<strong>da</strong>ll’ipoplasia o aplasia timica, ed è di variabile gravità. Lo spettro di presentazione va <strong>da</strong> un difetto<br />

immunologico parziale (pSDG), a completo (CSDG), molto più raro (0,5%-1%); quest’ultimo si<br />

presenta come un’immunodeficienza grave combinata, caratterizzata <strong>da</strong> linfopenia marcata,<br />

riduzione o totale assenza dei linfociti T per difettiva produzione delle cellule T <strong>da</strong> parte del timo, i<br />

linfociti B sono in genere presenti.


Tab. 7: Caratteristiche cliniche della S. di Di George


Il difetto immunologico nei PSDG è in genere modesto e transitorio e tende a normalizzarsi nel<br />

tempo. Tra questi due estremi ci sono forme a difetto immunologico variabile che costituiscono un<br />

continuum tra i due estremi. La piastrinopenia può far parte del quadro clinico. È osservabile nel<br />

10% dei casi. Rispetto<br />

alla popolazione normale si riscontrano più frequentemente anche altre patologie autoimmuni quali:<br />

la porpora idiopatica trombocitopenica, l’artrite reumatoide giovanile di tipo poliarticolare ad<br />

esordio precoce ecc. I bambini con sindrome <strong>da</strong> delezione 22q11 presentano spesso un ritardo nelle<br />

acquisizioni motorie. Sono frequenti un ritardo nell’inizio del linguaggio, difetti della fonazione e<br />

voce nasale correlata alle anomalie del palato, difficoltà del linguaggio espressivo o della<br />

comprensione. La prevalenza delle difficoltà di apprendimento è tra l’80 e il 100% dei casi. I<br />

disturbi comportamentali più frequenti sono il deficit d’attenzione con iperattività, instabilità<br />

emotiva, ansia, e vi è inoltre un’aumentata incidenza di malattie psichiatriche (10-30%). In circa il<br />

30% dei casi sono presenti anomalie renali. Nel 20% dei pazienti sono state riportate anomalie<br />

scheletriche e anomalie oculari. La diagnosi clinica viene confermata con l’in<strong>da</strong>gine genetica FISH<br />

che identifica la microdelezione patologica.


Sindrome di Wiskott-Aldrich<br />

È una immunodeficienza congenita ereditaria legata al cromosoma X, recessiva, e viene perciò<br />

trasmessa <strong>da</strong>lla madre ai figli maschi. Il gene-malattia è localizzato sul braccio corto del<br />

cromosoma X ed è stato chiamato WASP (Wiskott Aldrich Syndrome Protein). E’ una<br />

“immunodefi cienza combinata”, poiché il deficit immunitario colpisce il sistema di entrambi i<br />

linfociti B e T. Colpisce circa un neonato ogni 250.000 maschi. Comprende una serie di problemi<br />

clinici importanti tra cui: frequenti infezioni, a causa dei deficit nei linfociti T e B, emorragie,<br />

causate <strong>da</strong> una carenza di piastrine nel sangue, eczema. Il deficit immunitario, pur interessando sia i<br />

linfociti B che T, è parziale, a differenza di quanto avviene nelle SCID. In particolare, i pazienti<br />

WAS sono capaci di produrre anticorpi contro certi microrganismi (come il tetano) ma sono<br />

incapaci di produrne contro altri germi, come l’Hemophilus influenzae o lo pneumococco. A causa<br />

di questo difetto, le infezioni con questi tipi di batteri non possono essere sconfitte normalmente; i<br />

pazienti WAS sviluppano quindi frequenti e/o ricorrenti infezioni alle orecchie (otiti), ai polmoni<br />

(polmoniti) o perfino meningiti. Il numero dei linfociti T è normale alla nascita, ma diminuisce<br />

progressivamente nel tempo. Inoltre, i linfociti T presentano difetti funzionali. A causa di queste<br />

alterazioni, i pazienti WAS possono sviluppare infezioni <strong>da</strong> germi opportunisti come la candi<strong>da</strong>, lo<br />

Pneumocistis carinii o i virus dell’herpes. Solitamente, nella WAS, le piastrine sono presenti in un<br />

numero marcatamente ridotto (15.000-35.000). A causa di questo numero ridotto di piastrine i<br />

pazienti affetti <strong>da</strong> WAS possono avere emorragie sulle mucose (cavo orale) o negli organi interni,<br />

sia spontaneamente, sia a seguito di piccoli traumi. Le piastrine, oltre ad essere in numero ridotto,<br />

sono molto più piccole (circa la metà) rispetto a quelle normali. Le dimensioni ridotte delle piastrine<br />

costituiscono, tra l’altro, il miglior test per confermare la diagnosi di WAS in un bambino con<br />

trombocitopenia, in quanto essa è l’unica patologia conosciuta con questa caratteristica. Infine, in<br />

quasi tutti i pazienti con la WAS, è ricorrente l’eczema. Nei neonati e nel lattante può manifestarsi<br />

come “crosta lattea” o con una grave dermatite <strong>da</strong> pannolino. Nei bimbi più grandi si manifesta<br />

normalmente nelle pieghe della pelle intorno ai gomiti, ai polsi e al collo e dietro le ginocchia. Uno<br />

dei problemi molto comuni nei bambini più grandi e negli adulti affetti <strong>da</strong> WAS è un’alta incidenza<br />

di sintomi di autoimmunità. I pazienti affetti <strong>da</strong> WAS, infine, presentano un aumentato rischio di<br />

tumori, soprattutto leucemie e linfomi.<br />

Spesso la WAS non è diagnosticata subito correttamente, essendo confusa con altre più comuni<br />

cause di trombocitopenia. La diagnosi è più facile quando c’è un’evidente storia familiare alle<br />

spalle: poiché è una patologia trasmessa con mo<strong>da</strong>lità X recessiva, i pazienti maschi hanno<br />

frequentemente fratelli o zii materni (i fratelli della madre) con la stessa patologia. Il miglior test<br />

per confermare la diagnosi in questi pazienti è un’attenta determinazione della dimensione delle


piastrine. Il numero dei linfociti è spesso normale nei bambini WAS e anche i test di stimolazione<br />

dei linfociti in vitro, utilizzando la fitoemoagglutinina è spesso normale. Invece, i livelli degli<br />

anticorpi diretti contro gli antigeni del gruppo sanguigno (le isoemagglutinine) sono bassi e dopo<br />

vaccinazione contro lo pneumococco o l’hemophilus influenzae, non si ottiene produzione di<br />

anticorpi specifici. Infine, nei pazienti con WAS, è spesso alterata la funzione dei granulociti e dei<br />

monociti. La diagnosi di certezza si ottiene con la ricerca di mutazioni nel gene WASP. Il<br />

trattamento di questi paziente prevede: l’antibioticoterapia per evitare le infezioni ed il trattamento<br />

delle emorragie. La rimozione chirurgica della milza corregge la trombocitopenia in oltre il 90% dei<br />

casi, ma è a sua volta causa di altre complicanze. Il trattamento definito si ha solo con il TMO.


Sindrome con Iper-IgE o S. Di Giobbe<br />

La Sindrome <strong>da</strong> Iper IgE (HIES) è un’immunodeficienza primaria caratterizzata <strong>da</strong> manifestazioni<br />

atopiche e suscettibilità alle infezioni, prevalentemente quelle sostenute <strong>da</strong> batteri extracellulari e<br />

<strong>da</strong>i miceti. Le manifestazioni atopiche includono livelli esteremamente alti di IgE, eczema ed<br />

eosinofilia. La concentrazione normale delle IgE nel siero è < 100 IU/mL. Nei pazienti con HIES le<br />

IgE sono notevolmente aumentate: più di 2.000 IU/ml. Le manifestazioni non immunologiche<br />

includono una facies caratteristica con asimmetrie, scoliosi, ipelassità articolare e retrazione dentale.<br />

L’eczema atopico della HIES spesso inizia durante il periodo neonatale, prima rispetto alla<br />

dermatite atopica che inizia più tardivamente. Le infezioni soprattutto a carico del polmone e della<br />

cute sono spesso sostenute <strong>da</strong> batteri extracellulari come lo Stafilococco aureus ma anche S.<br />

Pneumonia, H. influentia.<br />

In base alla mo<strong>da</strong>lità di trasmissione e alle caratteristiche cliniche descriviamo due tipi di HIES. La<br />

HIES di tipo 1, a trasmissione autosomica dominante, dovuta a mutazioni del gene STAT 3<br />

(17q21). Rappresenta la forma più comune di HIES. La sintomatologia è caratterizzata <strong>da</strong> frequenti<br />

infezioni cutanee sostenute <strong>da</strong> Stafilococco, infezioni polmonari, dermatite atopica e livelli elevati<br />

di IgE. Sono inoltre presenti alterazioni scheletriche, dentali e del tessuto connettivo. La facies è<br />

caratteristica con asimmetrie facciali, bozze prominenti e aumento dell’ ampiezza del naso. La<br />

HIES di tipo 2, autosomica recessiva, è dovuta a mutazioni del gene tyrosine Kinase 2 (TYK2). In<br />

questa forma non sono presenti le alterazioni scheletriche e dentarie e le severe infezioni cutanee<br />

sostenute <strong>da</strong> Stafilococcus Aureus.<br />

La diagnosi della HIES si basa sui segni clinici precoci (dermatite, infezioni, manifestazioni<br />

allergiche, iperlassità legamentosa, ecc.) e su alcuni esami di laboratorio (aumento notevole delle<br />

IgE > 2500 IU/mL). Grimbacher propose uno score diagnostico che si usa tutt’oggi (Tab.8). In base<br />

a questo sistema si parla di diagnosi probabile per pazienti con score > 15; possibile se lo score è ><br />

di 30, e diagnosi definitiva se questo supera 60. Per quanto concerne la terapia v sottolineato che in<br />

occasione di ogni episodio infettivo bisogna ricorrere alle in<strong>da</strong>gini disponibili per identificare<br />

l’agente patogeno. È necessario ricor<strong>da</strong>re la peculiare predisposizione alle infezioni <strong>da</strong> stafilococco<br />

e quindi ricorrere agli antibiotici più attivi su tale germe. Vi è inoltre indicazione all’antibiotico<br />

profilassi con cotrimoxazolo. Lo scopo della terapia è la prevenzione e il trattamento delle infezioni<br />

cutanee e polmonari. Gli antibiotici e gli antifungini costituiscono pertanto i primi presidi<br />

terapeutici associati alla terapia topica per l’eczema e al drenaggio degli ascessi. Interferone,<br />

immunoglobuline e ciclosporina hanno riportato benefici in pazienti selezionati ma non sono<br />

generalmente indicati.


Tab.8: Scoring System clinico-laboratoristico per la diagnosi di HIES


Candi<strong>da</strong>si Mucocutanea Cronica<br />

La Candidiasi Mucocutanea Cronica (CMC) comprende un gruppo di malattie rare con alterata<br />

risposta immunitaria, più specificamente nei confronti della Candi<strong>da</strong>, che sono caratterizzate <strong>da</strong><br />

infezioni persistenti e/o ricorrenti della cute, delle unghie (Fig. 2) e delle mucose, soprattutto <strong>da</strong><br />

Candi<strong>da</strong> albicans. Il nostro gruppo ha descritto una estesa famiglia italiana, con sintomi ad esordio<br />

nell'infanzia, limitati alle unghie delle mani e dei piedi, associati a bassi livelli sierici di ICAM-1. I<br />

pazienti mostravano distrofia, ipercheratosi, ispessimento e colorazione scura di tutte le unghie delle<br />

mani e dei piedi. Le unghie erano infettate <strong>da</strong> tipi diversi di Candi<strong>da</strong>, per l'incapacità del sistema<br />

immunitario a rispondere a uno stimolo antigene-specifico contro questo micete. L'albero<br />

genealogico della famiglia suggeriva una trasmissione autosomica dominante a penetranza<br />

incompleta. Il gene-malattia (CANDN1) è stato localizzato sul cromosoma 11p12-q12.1, nella<br />

regione pericentromerica. La diagnosi della malattia si basa sull'analisi microbiologica delle unghie;<br />

l'esclusione di malattie endocrine e autoimmuni concomitanti; il dosaggio dei livelli sierici di<br />

ICAM-1, che sono bassi. I pazienti possono essere trattati con antimicotici per via topica o<br />

sistemica, che sono in grado di produrre una temporanea involuzione delle lesioni, senza<br />

raggiungere la completa remissione. Il farmaco più a<strong>da</strong>tto è l'amfotericina B.<br />

Fig 2. Manifestazioni ungueali in pz con CMC


Bibliografia<br />

1. Maria Concetta Cutrupi, Romina Gallizzi, Valeria Ferraù, Caterina Cuppari, Silvana Briuglia,<br />

Luciana Rigoli, Carmelo Salpietro Damiano. La sindrome di Di George: peculiarità cliniche e<br />

genetiche. Rivista di <strong>Immunologia</strong> e Allergologia <strong>Pediatrica</strong> • 03/2008 • 37-44<br />

2. Annamaria Salpietro, Valeria Chirico, Piera Vicchio, Silvana Briuglia, Romina Gallizzi, Caterina<br />

Cuppari La sindrome <strong>da</strong> Iper IgE Italian Journal of Genetic and Pediatric Immunology, 2009<br />

3. Renner ED, et al. Autosomal recessive hyperimmunoglobulin E syndrome: a distinct disease entity. J<br />

Pediatr 2004;144:93–99.<br />

4. Silvia Leone, Orlando Cipolla, Antonino Trizzino. Il caso della piccola Elisabetta affetta <strong>da</strong><br />

sindrome di Giobbe Rivista di <strong>Immunologia</strong> e Allergologia <strong>Pediatrica</strong> • 02/2009 • 9-14<br />

5. Gangemi S, Saija A, Minciullo PL, Tomaino A, Cimino F, Bisignano G, Briuglia S, Merlino<br />

MV, Dallapiccola B, Salpietro DC. Serum levels of malondialdehyde and 4-hydroxy-2,3-<br />

nonenal in patients affected by familial chronic nail candidiasis. Inflamm Res. 2004<br />

Nov;53(11):601-3.<br />

6. Zuccarello D, Salpietro DC, Gangemi S, Toscano V, Merlino MV, Briuglia S, Bisignano G,<br />

Mangino M, Mingarelli R, Dallapiccola B. Familial chronic nail candidiasis with ICAM-1<br />

deficiency: a new form of chronic mucocutaneous candidiasis. J Med Genet. 2002 Sep;39(9):671-5.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!