Marzo/Aprile 2012 - Pilo Albertelli
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Il Giornale del <strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong> di Roma - Mar/Apr <strong>2012</strong> - Numero 4 - Anno V<br />
Venerdì 16 <strong>Marzo</strong> <strong>2012</strong><br />
una delegazione del<br />
Liceo <strong>Albertelli</strong> formata<br />
da studenti delle terze B e D,<br />
accompagnati dalla prof.ssa M.<br />
Elisabetta Raffaelli, curatrice<br />
dell’iniziativa, ha partecipato alla<br />
nota trasmissione di Corrado<br />
Augias “Le Storie - Diario<br />
Italiano” in onda dal lunedì al<br />
venerdì alle ore 12.45 su<br />
RAITRE. La puntata, che ha<br />
ospitato tanti “grandi italiani” - da<br />
Andrea Camilleri a Umberto Eco,<br />
da Mario Monicelli a Dario Fo, da<br />
Umberto Veronesi al Presidente<br />
della Repubblica Giorgio<br />
Napolitano - era incentrata su un<br />
argomento assai controverso e<br />
coinvolgente della nostra storia:<br />
L’Italia di Mussolini e del delitto<br />
Matteotti: può una democrazia<br />
trasformarsi in dittatura? E quali<br />
sono le condizioni politiche e<br />
“Praefecti”,<br />
veggenti & Co.<br />
Intervista a<br />
Roberto Genovesi<br />
pag. 4<br />
Milano e luoghi<br />
manzoniani<br />
pag. 6<br />
Adriano Mamone<br />
Lezione di Storia... in televisione.<br />
Intervista a Corrado Augias<br />
Davide Galeotti<br />
Cecilia Lugi<br />
Cesare deve morire<br />
Quando teatro e cinema<br />
diventano una sola arte<br />
pag. 8<br />
Simone Marino<br />
Gatta ... ci cova!<br />
Guida a una curiosa<br />
passeggiata nel Centro<br />
pag. 12<br />
Caterina Gatta<br />
sociali che favoriscono la nascita<br />
dei regimi autoritari?<br />
Al dibattito ha partecipato lo<br />
storico Giovanni Borgognone,<br />
docente di Storia delle Dottrine<br />
Politiche presso l’Università di<br />
Torino e autore del libro edito da<br />
Laterza, Come nasce una<br />
dittatura – L’Italia del delitto<br />
Matteotti. Tralascio la cronaca<br />
dell’incontro, di notevole valore<br />
formativo sia per quanto<br />
concerne l’arricchimento<br />
culturale che per via<br />
dell’inevitabile attualizzazione<br />
delle problematiche storiche<br />
poste in evidenza, rimandando<br />
alla visione della puntata,<br />
replicata successivamente in<br />
orario serale e nuovamente la<br />
mattina, nonché disponibile sul<br />
sito web dell’istituto all’indirizzo<br />
http://piloalbertelli.it/<strong>2012</strong>/03/lal<br />
bertelli-da-augias/ >>
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
>> Poco prima dell’andata in onda Augias, nel suo<br />
camerino, ci ha rilasciato una breve intervista che<br />
riportiamo di seguito; in quella circostanza ha<br />
promesso che avrebbe presentato il suo ultimo libro, Il<br />
disagio della libertà, in un incontro aperto a tutti gli<br />
studenti da tenersi presso il nostro Liceo.<br />
Esiste un motivo specifico per il quale ha chiamato<br />
Giovanni Sperelli il protagonista dei suoi primi roomanzi gialli, che risulterebbe fratellastro<br />
dell’Andrea Sperelli, eroe decadente de Il piacere<br />
di D’Annunzio?<br />
Si tratta di un divertissement letterario. Andrea<br />
Sperelli è un personaggio talmente profilato, descritto<br />
in maniera talmente compiaciuta, chiaro<br />
autoritratto dell’autore che mi è sembrato divertente<br />
dargli un fratellastro che esercita un mestiere<br />
utilissimo alla società, tuttavia modesto. E<br />
questa trovata letteraria è ben riuscita perché al<br />
termine della trilogia, quando avviene l’incontro<br />
fra i due fratelli si scopre che Andrea nel 1921 ha<br />
aderito al movimento fascista, mentre Giovanni, il<br />
fratellastro, intuisce i pericoli di quel movimento e<br />
il suo futuro sbocco autoritario e totalitario. C’è un<br />
bel confronto fra i due.<br />
Riprendendo il sottotitolo di un suo celebre testo<br />
(Leggere) uscito nel 2007 per Mondadori, le<br />
dispiacerebbe sintetizzare, a beneficio degli stuudenti del nostro Liceo, “perché i libri ci rendono<br />
migliori, più allegri e più liberi”?<br />
Beh, “migliori e più liberi” è evidente: nel senso<br />
che la lettura è ancora oggi l’attività e lo strumento<br />
principe - avvenga su carta o su mezzo elettronico<br />
2<br />
Anno V - Numero 4<br />
- per la trasmissione di ogni tipo di informazione,<br />
a partire da quelle scolastiche al divertimento,<br />
dall’eros alle materie scientifiche.<br />
Quindi non c’è mezzo che la possa sostituire. In<br />
quanto alla libertà è chiaro che i mezzi elettronici<br />
che muovono interessi economici molto più<br />
grandi dei mezzi di diffusione su carta sono di<br />
per sé meno liberi proprio perché coinvolgono i<br />
potentati economico-finanziari, come vediamo<br />
anche in questi giorni in Italia…<br />
Lo scorso anno abbiamo approfondito la filosofia<br />
di Giordano Bruno e partecipato al Certame<br />
Bruniano in quel di Nola. Lei ha trattato la figuura del noto pensatore ne Le fiamme e la ragione.<br />
Giordano Bruno, Campo de' Fiori, 17 febbraio<br />
1600. A suo parere in che cosa consiste la moodernità di questo travagliato autore?<br />
Uno degli elementi che più affascinano del<br />
pensiero di Giordano Bruno è che per pura deduzione<br />
intellettuale egli propose la teoria eliocentrica<br />
che anche Galileo affermava, ma vi<br />
riuscì senza l’aiuto delle strumentazioni di cui<br />
era dotato il filosofo e matematico pisano.<br />
Inoltre, il pensatore nolano teorizzò l’esistenza<br />
di infiniti mondi in maniera totalmente istintiva.<br />
Il cardinale Bellarmino, implacabile esecutore<br />
di Bruno (che costrinse lo stesso Galileo ad<br />
abiurare) comprese che la teoria degli infiniti<br />
mondi avrebbe portato a infinite controversie e<br />
al peccato teologico. La morte di Giordano Bruno<br />
fu quindi dovuta al potenziale esplosivo delle<br />
sue tesi filosofiche.<br />
Prima di esser stato scrittore, autore e conduttoore televisivo, nonché parlamentare europeo, lei<br />
ha svolto la carriera di giornalista. Detto a noi<br />
maturandi, in procinto d’intraprendere gli studi<br />
universitari, pensa che quest’affascinante professsione possa offrirci reali prospettive di impiego?<br />
Sconsiglio vivamente la professione del giornalista.<br />
Al giorno d’oggi la carriera giornalistica non<br />
è quella che permette una completa realizzazione.<br />
Il giornalismo che vi consiglio di intraprendere<br />
è un giornalismo specializzato e non<br />
generico. Non voglio disilludervi, ma il consiglio
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
è per una migliore prospettiva futura. Non è solo la mancanza di<br />
prospettive d’impiego il vero problema. Il giornalismo negli ultimi<br />
anni non offre molto.<br />
Il titolo del suo ultimo libro, edito da Rizzoli, Il disagio della liibertà. Perché agli italiani piace avere un padrone, visto quanto<br />
accaduto durante la cosiddetta “Seconda Repubblica” suona per noi<br />
giovani beffardo, se non addirittura avvilente. Dobbiamo essere<br />
dunque ancora pessimisti, e rassegnarci alla debolezza del nostro<br />
carattere, al peccato originale d’essere Italiani, e alla nostra<br />
immaturità di vivere la democrazia? O che altro? È lecito nutrire<br />
qualche speranza?<br />
Così come diceva Benedetto Croce “il carattere di un Popolo è la<br />
sua Storia”. La nostra, non soltanto nazionale, dal 1861 a oggi, ma<br />
anche della penisola (Italia come territorio geografico) non è una<br />
storia gloriosa. Ma il popolo italiano dà il meglio di se proprio nei<br />
momenti di grande difficoltà. E ne è un esempio l’eroe civile cui è<br />
intitolato il vostro Liceo: gli eroi come <strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong> nascono in<br />
un periodo in cui il paese versava in condizioni terribili: i momenti<br />
in cui la solidarietà si risvegliava dalle brutture e dall’orrore della<br />
guerra. E lo domostra anche ciò che avvenne nel 1948, in un paese<br />
3<br />
Anno V - Numero 4<br />
Breve nota biografica<br />
Corrado Augias (Roma, 26 gennaio 1935). Iscritto all'Ordine dei giornalisti fin dal 1º aprile<br />
1969, collabora con il quotidiano “la Repubblica”, occupandosi della sezione delle lettere<br />
inviate dai lettori. Su “Il Venerdì” occupa un seguitissimo spazio che si occupa di libri. Per<br />
anni ha curato le corrispondenze da Parigi e da New York per il quotidiano fondato da Eugenio<br />
Scalfari, nonché per i settimanali “L'espresso” e “Panorama”.È stato eletto deputato al<br />
Parlamento europeo in seguito alle elezioni europee del 1994 come indipendente nelle liste<br />
del Partito Democratico della Sinistra. È rimasto in carica fino al 1999.Augias ha inoltre<br />
ideato, diretto e presentato svariati programmi di grande successo e rilievo culturale. Su<br />
RAITRE conduce la già citata rubrica, in onda la mattina, Le storie - Diario italiano.<br />
Per il <strong>2012</strong> OndanomalA, a nome<br />
del Liceo "<strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong>", grazie<br />
al sostegno di studenti e docenti<br />
dell'istituto, assegna il proprio<br />
"minimo" contributo di solidarietà<br />
(100 euro) a EMERGENCY,<br />
inaugurando, così, una consuetudine<br />
che speriamo poter ripetere<br />
anche negli anni a venire, a favore<br />
delle associazioni più attive<br />
nell'impegno umanitario.<br />
La Redazione<br />
distrutto e provato dalla guerra,<br />
(il secondo conflitto mondiale<br />
n.d.r.) redigendo la nostra Costituzione.<br />
Un pezzo di carta, IL<br />
pezzo di carta più bello che<br />
abbiamo mai avuto.<br />
SOSTIENE
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
Girovagando tra gli scaffali<br />
di una qualunque libreria<br />
che si rispetti capiterà o<br />
sarà capitato sicuramente anche a<br />
voi di incappare, a metà strada tra i<br />
Romanzi Storici e quelli di genere<br />
Fantasy, in un solitario ripiano che,<br />
quasi sdegnasse sia gli uni che gli<br />
altri, “se ne sta per conto suo”. E’<br />
qui che, durante una delle mie peregrinazioni,<br />
mi sono imbattuto<br />
nel volume “La legione occulta<br />
dell’Impero Romano”, scritto da<br />
Roberto Genovesi ed edito da<br />
Newton Compton. Incuriosito, l’ho<br />
acquistato per scoprire, con mio<br />
sommo stupore, un nuovo universo<br />
letterario del tutto ignoto ai<br />
miei occhi di lettore, fatto di maghi<br />
come di personaggi storici, di intrighi<br />
e di battaglie, di fatti e descrizioni<br />
abilmente mescolati<br />
all’elemento esoterico. Da allora<br />
seguo le affascinanti vicissitudini<br />
dei personaggi della trilogia (ancora<br />
incompleta) di Genovesi che<br />
continua nel secondo volume “La<br />
vendetta di Augusto” e per saperne<br />
di più ho cercato di intervistarne<br />
l’autore.<br />
Roberto Genovesi dunque, 46<br />
anni, già autore del romanzo “Inferi<br />
on net” (Mondadori-2000) e sceneggiatore<br />
delle biografie a fumetti<br />
di Carlo Magno, Federico II,<br />
Gengis Khan e Archimede disegnate<br />
dalla valente matita di Sergio<br />
Toppi nonché collaboratore in passato<br />
de “L’Espresso”, “Il Venerdì di<br />
Repubblica”, “Il Mercurio” (stessa<br />
testata), del “Tuttolibri” de “La<br />
Stampa” e de “La Voce” di Montanelli<br />
ed ora direttore artistico di<br />
“Cartoons on the Bay” (festival<br />
internazionale di animazione televisiva<br />
e multimediale indetto dalla<br />
Rai), ha acconsentito a rispondere<br />
alle domande che qui di seguito riportiamo.<br />
4<br />
“Praefecti”, veggenti & Co.<br />
Intervista a Roberto Genovesi:<br />
Davide Galeotti<br />
Dottor Genovesi, concentrandoci sui Suoi ultiimi due romanzi, con essi Lei ha inaugurato,<br />
almeno in Italia, un nuovo genere letterario<br />
che fonde il ritmo avvincente del Romanzo<br />
Storico con il fascino del Fantasy. L’idea viene<br />
forse dalle Sue precedenti esperienze nel<br />
campo del fumetto e dei videogiochi, in cui<br />
tutto si può osare?<br />
Devo dire di non essere molto d’accordo<br />
sull’accostamento della saga della Legio<br />
Occulta al termine fantasy. Anche se devo<br />
ammettere che l’uso del termine ‘’historical<br />
fantasy’’ è stato fatto da molti giornalisti che<br />
hanno parlato dei miei romanzi. Il fantasy presuppone<br />
la presenza di magia e di regole<br />
alternative a quelle razionali. La saga della Legio<br />
Occulta, secondo i miei intendimenti, si<br />
avvicina di più ad un genere che potremmo<br />
definire storico mitologico. Il contesto storico<br />
nel quale si svolge la vicenda è accuratamente<br />
mutuato dagli annali del tempo. Quello della<br />
Legio Occulta non è un mondo alternativo. La<br />
Storia non viene stravolta. Così come le legioni<br />
e i generali che le condussero si trovano<br />
esattamente laddove la storia ce li propone. Fino<br />
ad oggi i romanzi storici avevano<br />
raccontato la Roma Antica attraverso gli occhi<br />
di imperatori, soldati e filosofi di chiara fama.<br />
Io ho voluto sperimentare un cambiamento di<br />
punto di vista dedicandomi a quelle figure<br />
spesso messe in secondo piano come i sacerdoti.<br />
L’equivoco nasce dal fatto che quando un<br />
lettore sente parlare di evocazione degli dei,<br />
analisi delle interiora degli animali, predizione<br />
del futuro attraverso la lettura dei fenomeni<br />
atmosferici o del volo degli uccelli pensa<br />
Anno V - Numero 4<br />
immediatamente alla magia. In<br />
realtà gli aruspici, gli auguri, i<br />
veggenti e i negromanti erano figure<br />
perfettamente integrate<br />
nella società romana e costituivano<br />
quello che veniva chiamato<br />
Collegio Sacerdotale. Questo<br />
pool di esperti seguiva gli eserciti<br />
in battaglia con il compito di<br />
‘’preparare il terreno’’ allo<br />
scontro ingraziandosi gli dei nemici.<br />
A questo quadro io ho solo<br />
aggiunto un approfondimento:<br />
ho cercato di immaginare come<br />
potesse essere un dialogo tra un<br />
umano e un dio. Ma anche in<br />
questo caso mi sono venuti in<br />
aiuto tantissimi documenti<br />
dell’epoca in cui viene riportata<br />
fedelmente la procedura<br />
dell’evocatio o i resoconti delle<br />
pratiche divinatorie. L’esperienza<br />
nel mondo dei fumetti e<br />
dei videogiochi mi è servita<br />
piuttosto per sperimentare un<br />
linguaggio narrativo un po’ diverso<br />
rispetto a quello che siamo<br />
abituati a vedere in un romanzo<br />
storico classico. Capitoli brevi,<br />
molti cambiamenti di prospettiva<br />
visiva e temporale, storie che<br />
procedono in parallelo e che poi<br />
si intersecano tra loro, numerosi<br />
personaggi protagonisti e anche<br />
una certa interazione con il<br />
pubblico che, attraverso la pagina<br />
di Facebook dedicata alla saga<br />
Vigiles in Tenebris) , può leggere<br />
capitoli aggiuntivi o ascoltare i<br />
brani che io ho ascoltato nella<br />
stesura di determinati capitoli.<br />
Mi piace sperimentare, anche dal<br />
punto di vista linguistico. In<br />
alcuni momenti del secondo romanzo<br />
ho infatti esplicitamente<br />
usato interi brani in latino tratti<br />
dagli Annali di Tacito che ho riportato<br />
fedelmente per poi ‘’tradurli’’<br />
in italiano attraverso gli
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
occhi di Dryantilla la veggente e dimostrarne<br />
il grande impatto evocativo.<br />
Se nei miei romanzi si può<br />
parlare di magia allora grande merito<br />
va dato alla lingua latina che ho trovato<br />
in grado di portare nella narrazione<br />
un climax davvero speciale.<br />
Seguitando con l’analisi stilistica, ne<br />
“La legione occulta” Lei immagina<br />
questo corpo speciale dell’esercito roomano come fondato da Ottaviano<br />
Augusto; la tendenza ad indagare i<br />
lati oscuri dei grandi personaggi è peerò riscontrabile soprattutto nei roomanzieri storici. Perché dunque la<br />
scelta di questo particolare periodo di<br />
transizione per l’ambientazione del<br />
Suo romanzo e perché stravolgere la<br />
figura tradizionalmente “trasparente”<br />
di Augusto?<br />
ne il lettore col fiato sospeso e lo spinge a<br />
parteggiare per il protagonista, Victor Iuulius Felix. E’ quindi l’inganno da vendicaare ai danni di questo “commando” di<br />
maghi e veggenti il filo conduttore della<br />
trilogia?<br />
Io credo che la Storia non ci abbia<br />
mai consegnato figure realmente trasparenti.<br />
L’immagine che abbiamo di<br />
certi personaggi deriva dalle fonti del<br />
tempo spesso propagandistiche o denigratorie,<br />
raramente equilibrate.<br />
Possiamo dare giudizi dunque<br />
sempre circostanziati che qualche<br />
volta vengono smontati da nuove<br />
scoperte soprattutto quando parliamo<br />
di epoche molto lontane nel tempo.<br />
In realtà, poi, la Legio Occulta secondo<br />
il mio punto di vista, nascerebbe<br />
da un’intuizione di Giulio<br />
Cesare che poi Augusto trasforma in<br />
un progetto concreto. Ma le vicende<br />
di questo manipolo di sacerdoti si<br />
sviluppa in diverse generazioni che<br />
attraversano la storia di Roma, nei<br />
romanzi successivi, ben oltre la vita<br />
di questi due grandi personaggi.<br />
Passando alla trama specifica dei priimi due volumi della<br />
Saga della “Legio”, la storia si articola<br />
entro tutto il territorio di Roma,<br />
attraverso i primi anni dell’Impero e<br />
gli intrighi della politica capitolina fiino a dare a questo Fantasy-storico le<br />
caratteristiche di un Thriller che tiee 5<br />
Io cerco di raccontare la vita di un gruppo<br />
di personaggi che attraversano un momento<br />
della Storia da una parte molto<br />
affascinante ma dall’altra privo di molti di<br />
quelli che oggi chiameremmo ‘’valori’’. La<br />
vita umana a quei tempi non valeva<br />
molto e sarebbe stato stupido far ragionare<br />
gli eroi della saga con la nostra testa. Il<br />
mondo in cui si muovono i personaggi<br />
della Legio Occulta è crudo, relativista<br />
anche nelle sue sfumature più esoteriche.<br />
Se di un filo conduttore si può parlare<br />
credo che sia l’evoluzione di una società<br />
dal punto di vista politico, sociale e religioso<br />
vista attraverso gli occhi di testimoni<br />
spesso relegati dietro le quinte della<br />
Storia.<br />
Tornando nell’ambito puramente editooriale, Lei nei<br />
Ringraziamenti porge i Suoi omaggi al<br />
suo collega e, a quanto mi risulta, amico<br />
Andrea Frediani per il suo contributo di<br />
storico alla corretta stesura dei suoi libri.<br />
Cosa pensa dunque dello stile più “classii Anno V - Numero 4<br />
co” mantenuto dal Suo collega?<br />
Credo che Frediani sia attualmente<br />
il migliore autore italiano di romanzi<br />
storici. La sua competenza è<br />
molto alta perché nasce come saggista.<br />
Ma Andrea ha uno stile narrativo<br />
molto moderno che, in qualche<br />
modo, fa fare al romanzo storico un<br />
salto di qualità rispetto al passato. Ci<br />
conosciamo da alcuni anni, siamo<br />
amici, spesso andiamo al cinema o a<br />
cena insieme. Parliamo dei libri che<br />
stiamo scrivendo, ci scambiamo<br />
opinioni, suggerimenti. Abbiamo<br />
anche in mente un progetto a<br />
quattro mani in cui si possano<br />
fondere le rispettive peculiarità<br />
nell’approccio al romanzo storico.<br />
In conclusione, ultimo, ma forse più<br />
urgente quesito: dopo<br />
essere sorta e caduta, aver arruolato<br />
nuovi membri e aver incontrato<br />
personaggi ancora più singolari: coome vedrà concludersi la propria<br />
epopea la “Legio Occulta”, ma, sooprattutto, a quando il prossimo, ultiimo capitolo della trilogia?<br />
La saga prevede almeno un altro<br />
capitolo la cui uscita non è però<br />
prevista a breve. I piani editoriali<br />
della Newton Compton prevedono<br />
che io esca a maggio del <strong>2012</strong><br />
con un romanzo completamente<br />
diverso, sempre di ambientazione<br />
storica, ma con sfumature thriller<br />
e gotiche ambientato nella<br />
Londra vittoriana. Poi sto preparando<br />
una saga ambientata in<br />
Terrasanta che racconterà le crociate<br />
attraverso gli occhi di<br />
combattenti un po’ singolari e<br />
che vorrebbe rimettere un po’ in<br />
discussione la lettura della presenza<br />
dei Crociati in Medioriente.<br />
Ma gli apassionati della<br />
Legio Occulta non dovranno<br />
aspettare molto.
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
Milano, stazione centrale, le nove<br />
in punto: inizia così il tour fatto<br />
insieme a Lorenzo Notari per la<br />
Lombardia. Alla fermata del treno c'è un<br />
amico di famiglia, Stefano, che ci avrebbe<br />
accompagnato a casa sua. Mentre camminiamo<br />
con le valigie, ci mostra la stazione. Per<br />
poter comprendere la sua architettura bisogna<br />
narrarne la storia: nel 1905, per migliorare<br />
il sistema di trasporti ferroviari si bandì<br />
un concorso per la stazione centrale. Fra i<br />
progetti che si proposero, emerse quello<br />
dell'architetto Ulisse Stacchini, lo stesso che<br />
progettò lo stadio di Milano “Giuseppe<br />
Meazza” (dal nome del capitano della nazionale<br />
dei mondiali del '34 e del '38), più noto<br />
con il nome del quartiere in cui era collocato,<br />
San Siro. La stazione fu l'ultimo<br />
esempio di stile Liberty a Milano, quindi qui<br />
si riscontrano molti motivi naturali e lineari.<br />
Dopo una serie di difficoltà nel continuare il<br />
progetto a causa della I guerra mondiale e<br />
per la conseguente crisi, fu completata nel<br />
1931 in pieno regime fascista, come si evince<br />
anche dalla struttura imponente e dai vari<br />
motivi inneggianti al passato della Roma<br />
imperiale. Durante la seconda guerra<br />
mondiale, fu tristemente nota per il binario<br />
21, da dove vennero deportati gli ebrei per<br />
Auschwitz e Birkenau fra il '43 e il '44. Dopo<br />
essere usciti dalla stazione, giungiamo al<br />
parcheggio, dove troviamo un'altra opera<br />
architettonica milanese, il famoso “Pirellone”.<br />
Il palazzo, opera dell'ingegnere Pier<br />
Luigi Nervi e dell'architetto Giò Ponti, chiamato<br />
così per la sua altezza e per il nome<br />
degli iniziali proprietari, i famosi gestori<br />
dell'azienda di gomma Pirelli. Oggi è il palazzo<br />
del consiglio regionale lombardo ed è<br />
il secondo grattacielo in Italia dopo il palazzo<br />
della Telecom, sempre nelle vicinanze.<br />
Importante è la struttura semplice e schematica<br />
tipica del razionalismo. Quindi saliamo<br />
sulla macchina e andiamo a casa per<br />
riposare le nostre stanche membra per il<br />
giorno dopo. Dopo esserci svegliati, partiamo<br />
subito per il centro per affittare delle biciclette<br />
per il giro mattutino e ci imbattiamo<br />
anche in uno dei rari esempi di loggiato nel<br />
6<br />
Milano e i luoghi manzoniani<br />
Adriano Mamone<br />
Anno V - Numero 4<br />
milanese a largo Richini. Il loggiato era una struttura rettangolare medievale<br />
che aveva uno o più colonnati ad ogni lato. Avevano una funzione simile<br />
all'agorà ateniese. Un altro loggiato lo troviamo in via Dante. Nel percorso<br />
ci imbattiamo anche nella particolare Torre Velasca, una torre a fungo progettata<br />
da Nervi che prese il nome da uno dei governatori spagnoli della<br />
città, Juan Fernandez de Velazquez, a cui fu dedicata la piazza. E' costruita<br />
secondo i canoni del Brutalismo, corrente artistica degli anni '50 caratterizzata<br />
dalla presentazione schietta del materiale di costruzione. Superata<br />
torre Velasca, vediamo anche piazza Fontana, tristemente nota per<br />
l'attentato che diede il via agli anni di piombo. Qui, Il 12 dicembre del '69,<br />
nella Banca Nazionale dell'agricoltura ci fu un attentato di matrice fascista<br />
nel quale trovarono la morte 17 persone e 80 furono ferite. Nella piazza c'è<br />
una fontana di granito rosso e marmo di Carrara del 1780 di Giuseppe<br />
Piermarini, rappresentante dell'arte neoclassica in Italia, famoso soprattutto<br />
per il teatro della Scala che peraltro abbiamo visto nell'omonima<br />
piazza dove è collocata la statua di Leonardo Da Vinci. Il famoso scienziato<br />
toscano, infatti, ha lasciato un'importante impronta nella città realizzando<br />
gran parte del sistema di canalizzazione, i famosi navigli. Vicino al teatro<br />
neoclassico c'è via del Morone, via purtroppo nota a noi studenti perché lì<br />
nacque e morì Alessandro Manzoni in una casa neorinascimentale, e lì nei<br />
pressi c'è piazza san Fedele, dove si trovava la chiesa sui cui scalini cadde lo<br />
scrittore procurandosi una ferita che lo portò alla morte il 22 maggio 1872.<br />
Dopodiché passiamo anche per il luogo in cui avvenne il rogo degli strumenti<br />
dei fornai nei “Promessi sposi”: piazza Cordusio. Il suo toponimo deriva<br />
da “Curia Ducis” che significa “corte del duca”: era qui che, infatti, c'era<br />
la sede del potere longobardo. Manzoni lasciò il suo segno anche pochi passi<br />
dopo, al castello Sforzesco: lì c'è, infatti, la lapide - da cui prende spunto il<br />
racconto della “Colonna infame” - dove furono trascritti, per ammonimento,<br />
i trattamenti subiti da Guglielmo Piazza, commissario della sanità, e<br />
dal suo barbiere Giangiacomo Mora, accusati ingiustamente di aver diffuso<br />
la peste nella città. Superato parco Sempione che è dietro il castello, ci re-
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
chiamo al museo delle scienze e nel tragitto<br />
passiamo per piazza Cadorna, dove<br />
ci imbattiamo nell'opera di Claus<br />
Odenburg e sua moglie Coosje van<br />
Odenburg, un filo giallo, rosso e verde<br />
che passa attraverso la cruna di un ago,<br />
a simboleggiare l'operosità della città<br />
nel campo della moda. Giungiamo infine<br />
al museo delle scienze “Leonardo da<br />
Vinci”, e fra i pezzi da non perdere c'è<br />
il sottomarino "Enrico Toti 506" SSK<br />
(Submarine Submarine Killer, un sottomarino<br />
che aveva come funzione<br />
quella di distruggere i sottomarini nemici<br />
)”. Questo mezzo navale, costruito<br />
fra il '65 e il '66, fu utilizzato durante la<br />
guerra fredda e nel '99 fu poi donato al<br />
museo delle scienze di Milano. Il nome<br />
lo prende da un eroe della prima guerra<br />
mondiale che lanciò le sue stampelle<br />
contro il nemico prima di morire.<br />
Terminato il giro in bicicletta, pranziamo<br />
e poi ci rechiamo alle sei all'Istituto<br />
dei ciechi, e nel frattempo Elisa, la moglie<br />
di Stefano, ci mostra esempi di stile<br />
Liberty presenti nella zona. Arrivati<br />
Sembra ci siano ancora fondi sufficienti<br />
per gli investimenti militari,<br />
nonostante tutto il resto sia costretto<br />
a subire le dure conseguenze<br />
della crisi. Il nostro è uno dei Paesi (sono<br />
otto in tutto, Stati Uniti in testa)<br />
entrati da dieci anni in un’azione militare<br />
di acquisto di 131 aerei caccia<br />
bombardieri F35, in grado di contenere<br />
un paio di missili e altrettante letali<br />
armi aria-terra. Per l’Italia l’adesione<br />
comporta un investimento di oltre 15<br />
miliardi di euro in undici anni. Inoltre<br />
tale somma è in continua crescita, senza<br />
contare il mantenimento, assai costoso<br />
in ambito aereonautico. Il tutto mentre<br />
sono chiesti sacrifici a chi si trova in<br />
difficoltà. Davanti alle richieste di riduzione<br />
o cancellazione della spesa, il numero<br />
di aerei è sceso a un centinaio.<br />
Questo risulta essere un atto destinato a<br />
creare confusione: l’ammontare totale<br />
dei soldi necessari non sarebbe affatto<br />
7<br />
all'istituto, andiamo a fare un'esperienza<br />
divertente, ma, al tempo<br />
stesso, significativa: percorriamo ricostruzioni<br />
di luoghi normali, come<br />
mercati o giardini, completamente<br />
al buio, e come unici supporti<br />
abbiamo, per paradosso una non<br />
vedente e dei bastoni. E' un'esperienza<br />
indimenticabile fare le azioni<br />
quotidiane senza l'ausilio della<br />
vista. Il giorno dopo partiamo per<br />
Questi "carissimi" F35<br />
Arianna Turchini<br />
diminuito da tale azione. Le somme<br />
contrariamente salirebbero, dato che i costi<br />
di attivazione sarebbero diluiti su un<br />
numero minore di aerei. Per troncare<br />
altre discussioni sul nascere sono state<br />
addotte come scusa sanzioni destinate ai<br />
“disertori”. Da un’inchiesta, condotta dal<br />
mensile “altreconomia”, è tuttavia emerso<br />
come ciò non risulti dalla lettura<br />
dell’accordo firmato il 24 giugno del 2002<br />
dall’attuale ministro della Difesa, allora<br />
Segretario di Difesa e armamenti. Infatti<br />
una Nazione, ritiratasi dal consorzio, sarebbe<br />
tenuta soltanto a continuare a<br />
fornire come prima contributi di natura<br />
finanziaria e umana fino alla data di ritiro,<br />
senza oneri ulteriori. Quattro Paesi si<br />
sono di recente tirati indietro, senza ricevere<br />
affatto ammonimenti o<br />
contravvenzioni. Gli F35 sono ormai un<br />
investimento inutile: il futuro della difesa<br />
aerea consiste in sofisticati sistemi radar e<br />
Anno V - Numero 4<br />
visitare i luoghi manzoniani veri e propri,<br />
primo fra tutti la casa del Manzoni a<br />
Lecco. Da queste parti l'antenato di Alessandro<br />
Giacomo Maria Manzoni ottenne<br />
il titolo nobiliare grazie all'estrazione del<br />
ferro, principale attività della regione<br />
insieme alla lavorazione della seta. Per<br />
questo si era dovuto difendere da accuse<br />
ingiustificate e da ciò il suo discendente<br />
trasse lo spunto per la realizzazione del<br />
suo capolavoro. Dopo la pausa pranzo, ci<br />
rechiamo a Pescarenico per visitare il<br />
convento di fra Cristoforo, la chiesa dei SS<br />
Materno e Lucia, dove ancora si trovano i<br />
cappuccini. Poco dopo visitiamo la supposta<br />
cappella della conversione dell'Innominato<br />
a Somasca e poi il suo castello a<br />
Vercurago. In realtà questa fortezza fu<br />
abbandonata già nel '500, dopo che fu utilizzata<br />
come presidio contro vari nemici,<br />
fra cui i Grigioni, popolazione svizzera ai<br />
confini. Così termina la nostra prima esperienza<br />
culturale autonoma, che ci ha regalato<br />
momenti di divertimento e di<br />
approfondimento culturale, ma soprattutto<br />
ci ha fatto crescere.<br />
missilistici, non in flotte d’attacco.<br />
Dal ministero si sostiene il programma<br />
sia capace di creare diecimila<br />
posti di lavoro. Contrariamente, a<br />
sentire cosa viene detto dalle parti<br />
sociali, si tratta di duecento, e altri<br />
ottocento, se si decide di contare<br />
l’indotto. Molti meno. Nel caso in<br />
cui tali fondi venissero investiti in<br />
altri ambiti sarebbero ottenuti risultati<br />
migliori circa una crescita<br />
dell’occupazione. Il costo di un F35<br />
soltanto (100 milioni di euro) coincide<br />
con il prezzo di venti treni. I 15<br />
miliardi di euro sarebbero sufficienti<br />
a mettere in sicurezza diecimila edifici<br />
scolastici, costruire duemila asili,<br />
fornire sei mesi d’indennità di settecento<br />
euro ai lavoratori rimasti<br />
disoccupati: una maniera costruttiva<br />
di farne uso, contrariamente a un<br />
contratto di acquisto di 131 costosi<br />
strumenti di morte.
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
Dopo ben undici anni di<br />
digiuno, un film<br />
italiano torna a<br />
ricevere il massimo<br />
riconoscimento in una<br />
competizione internazionale.<br />
Era, infatti, dal lontano<br />
duemilauno che non ricevevamo<br />
il primo premio in uno dei tre<br />
maggiori festival europei (ovvero<br />
Cannes, Berlino e Venezia; il<br />
film in questione era “La stanza<br />
del figlio” di Nanni Moretti,<br />
palma d'oro a Cannes). Lo scorso<br />
febbraio, però, Paolo e Vittorio<br />
Taviani, baluardi del cinema<br />
autoriale italiano, hanno portato<br />
nella capitale tedesca un film<br />
molto particolare, insolito e<br />
folgorante: “Cesare deve morire”.<br />
Il film racconta dei detenuti di<br />
Rebibbia che vogliono recitare il<br />
“Giulio Cesare” di Shakespeare.<br />
Ma non si pensi a delle semplici<br />
inquadrature che per un'ora e<br />
mezza guardano un palco.<br />
L'opera dei Taviani si concentra<br />
soprattutto sulle prove dello<br />
spettacolo, che partono sei mesi<br />
prima dalla messa in scena. Con<br />
questo flashback subentra anche<br />
la fotografia bianca e nera, una<br />
scelta stilistica che richiama<br />
certamente i toni cupi che un<br />
carcere emana. Iniziano i provini<br />
e già da qui possiamo capire<br />
come la recitazione sia un'arte<br />
aperta veramente a tutti e non<br />
solo ad una cerchia ristretta. Si<br />
chiede ai detenuti di dire il<br />
proprio, nome, cognome, luogo e<br />
data di nascita, per due volte: la<br />
prima allegri e la seconda<br />
piangenti, sul punto di lasciare la<br />
propria moglie per un lungo<br />
viaggio. Si delinea da questa<br />
8<br />
Cesare deve morire<br />
Quando teatro e cinema diventano una sola arte<br />
Simone Marino<br />
scena la volontà, la rabbia e l'orgoglio di questi<br />
uomini in trappola. Ma ecco che vengono scelti i<br />
protagonisti: Salvatore Striano (che nella realtà è<br />
uscito dal carcere e si è dedicato al cinema e al<br />
teatro) è Bruto, Giovanni Arcuri (è ancora in<br />
carcere ma ha pubblicato un'autobiografia) è<br />
Cesare, Cosimo Rega (anche lui ha pubblicato<br />
un'autobiografia) è Cassio, Antonio Frasca è<br />
Antonio e Juan Dario Bonetti è Decio. Gli<br />
interpreti hanno volti segnati dal tempo, che<br />
sanno cosa significa essere traditi o avere manie di<br />
grandezza: c'è chi ha ammazzato, chi ha rubato,<br />
chi ha ha avuto rapporti con mafia e camorra.<br />
L'approccio con i propri personaggi non è<br />
facilissimo: soprattutto Salvatore, straordinario, ha<br />
delle difficoltà ad immedesimarsi in Bruto. E'<br />
proprio l'immedesimazione e la passione che<br />
fanno grandi questi attori; ma torniamo a<br />
Salvatore: iniziano a farsi avanti domande che<br />
sembrano intelligenti, ma che in realtà sono del<br />
tutto nocive per la recitazione: come bisogna dirla<br />
questa battuta?<br />
Dunque ha dei momenti di blocco sia interiore<br />
che esteriore e le prove vanno a rilento. Quando<br />
finalmente capisce che tutte quelle parole le deve<br />
Anno V - Numero 4<br />
far passare dal cuore e non dal<br />
cervello, riesce a far diventare<br />
Bruto il traditore che tutti noi<br />
conosciamo. Riesce a farlo<br />
diventare il paladino liberatore<br />
del popolo e l'uomo ucciso dal<br />
rimorso. Cesare nel frattempo si<br />
sposta da un luogo all'altro della<br />
prigione e con la sua<br />
camminata pesante e superba ci<br />
descrive un uomo che vuole<br />
tutto ad ogni costo. Un uomo<br />
che sembra un ostacolo per la<br />
libertà dei Romani, ma che poi<br />
si rivela generoso. Un uomo<br />
che ogni giorno di più diventa<br />
superstizioso e per poco sfugge<br />
alla scongiura.<br />
Intanto continuano i<br />
preparativi e con loro, le prove,<br />
che sono intervallate da dei<br />
momenti di tensione, come<br />
quando Cesare ritorna ad essere<br />
il duro Giovanni Arcuri. Nella<br />
scena chiave dell'opera, in cui<br />
uno dei traditori lo persuade ad<br />
andare in senato (da dove poi<br />
partirà il piano), Giovanni,<br />
ripensando a cose viste nella<br />
vita precedente (pianificazioni,<br />
manipolazioni, tradimenti), si<br />
scatena verbalmente contro il<br />
congiurato. Ma questi momenti<br />
hanno il sopravvento anche<br />
quando Antonio Frasca, di<br />
ritorno da un colloquio, piange,<br />
vuole starsene solo. Anche il<br />
regista Cavalli si demoralizza,<br />
ma c'è sempre qualche<br />
detenuto che gli assicura:<br />
“Tranquillo, fra pochissimo<br />
passa tutto”.<br />
E allora continua il “Giulio<br />
Cesare”, continua. Fino a che il<br />
piano non viene portato a<br />
termine. Fino a che Antonio
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
non legge pubblicamente il testamento di<br />
Cesare, che ha lasciato ogni suo bene al<br />
popolo Romano. Fino a che Ottavio, con il<br />
suo esercito, sfida quello di Bruto. Il<br />
flashback svanisce e si ritorna al presente e<br />
quindi al colore. Si ritorna al palco, dove la<br />
battaglia ha inizio.<br />
Dura un attimo. Solo quello basta. Le luci<br />
si spengono. Decine di corpi si spargono<br />
qua e là, su quel blocco di legno costruito<br />
in fretta e furia dagli altri detenuti. Bruto<br />
arranca e cerca i suoi compagni, i suoi<br />
fedeli compagni traditori. “Aiutam' a<br />
murì”. “Me voj' accide”. “Cesare deve<br />
morire” non è una semplice trasposizione.<br />
Gli attori recitano con il loro dialetto<br />
originario e questo rende ancora più forti<br />
le interpretazioni. “Aiutami, dai!”. Ma<br />
nessuno si prende una responsabilità così<br />
grande. Nessun uomo. Tranne uno: è<br />
enorme di stazza, imponente. Sotto un così<br />
grande combattente, c'è una persona che<br />
sta piangendo, che si sta disperando<br />
mentre penetra le viscere di Bruto con un<br />
pugnale. Chissà quante altri ventri aveva<br />
visto quella lama, durante la battaglia.<br />
Normalmente ho l’abitudine di<br />
recensire software videoludici<br />
poiché li riesco a reperire<br />
molto più facilmente e cosa ancora più<br />
perché non mi costano un occhio della<br />
testa, tuttavia questa volta devo fare un<br />
eccezione: la nuova console Sony è<br />
servita. la PS Vita raccoglie l'eredità<br />
(non troppo ingombrante a dire la verità)<br />
della Psp. Dopo una prova in negozio<br />
ed una più approfondita grazie ad<br />
un conoscente (shibu33), il gingillo<br />
conferma tutti i buoni propositi che ci<br />
aveva promesso. Solida, pesante il giusto,<br />
elegante come un abito Armani, sicura<br />
di sé, con la classe di chi sa quanto<br />
vale. Dopo svariate ore passate con la<br />
mini-consolle tra le mani ne ho tratto<br />
una soddisfazione notevole. I comandi<br />
fisici (levette e tasti) rispondono con<br />
morbida precisione, così come il giroscopio,<br />
e le due superfici touch rivelano<br />
9<br />
Tutta vita!<br />
Gianmarco Perrone<br />
risposte rapide e puntuali. Certo, sono<br />
gli esordi della macchina e quindi ci<br />
tocca passare attraverso un ginepraio<br />
di applicazioni dai controlli improbabili,<br />
in particolare del touch pad posteriore.<br />
D'altra parte, si tratta solo di<br />
lasciare che gli sviluppatori imparino<br />
a usare al meglio quello che serve<br />
davvero per valorizzare i giochi, senza<br />
incasinarci la Vita. Buon entusiasmo<br />
anche per il display: la densità dei pixel<br />
non sarà quella di un iPhone 4, ma<br />
l'oled ha una qualità veramente eccezionale.<br />
La Vita offre poi di una<br />
gamma di applicazioni social, sia native<br />
(Amici, Party, messaggistica di<br />
gruppo) sia scaricabili (LiveTweet),<br />
che sarebbe troppo lungo esaminare<br />
nel dettaglio e che a molti potrebbero<br />
Anno V - Numero 4<br />
Tutto questo è fantasia, o meglio, è magia. La magia del teatro, che per un<br />
po' fa sognare quegli uomini stuprati dal dolore. Fa dimenticare loro quello<br />
che hanno fatto. Però poi tutto ritorna. Ogni errore. E allora bisogna<br />
rientrare nelle proprie celle, dove si consuma l'ultima battuta del film, che<br />
non a caso viene detta proprio da chi per ultimo se ne andrà, perché<br />
ergastolano.<br />
Eccola, una delle frasi più belle, dure e toccanti che si potessero recitare: “Da<br />
quando ho scoperto l'arte, questa cella è diventata una prigione”.<br />
Che altro dire? Forse poesia, forse bellezza. Ci sono infinite parole per<br />
descrivere cose del genere. Ma forse è meglio tacere, e assaporare e gustare<br />
piano e dolcemente ciò che il nostro cinema, la nostra arte, la nostra cultura<br />
e quel poco che è rimasto della nostra migliore Italia, sanno e possono<br />
ancora offrirci.<br />
4<br />
anche non interessare. Chi ama invece<br />
stare connesso con gli amici del<br />
giro PlayStation, com'è abituato a fare<br />
sul network PS3, ha a disposizione<br />
tutti gli strumenti che gli servono e<br />
anzi troverà anche stimoli nuovi.<br />
Alla fine di questo tête-à-tête con la<br />
PS Vita si giunge a due conclusioni.<br />
Uno: è formidabile. Due: tra controlli<br />
assortiti, cpu e gpu, realtà aumentata<br />
eccetera, Sony ha messo nelle mani<br />
degli sviluppatori un kit di attrezzi<br />
completo con cui realizzare praticamente<br />
qualunque cosa – a parte gli<br />
ologrammi. Certo nessuno smartphone<br />
per ora ha la capacità di dedicarsi<br />
al gaming così profondamente come<br />
la PS Vita, ma la cifra dello sviluppo<br />
tecnologico, come ci ha insegnato il<br />
caro vecchio Gordon Moore, è questa:<br />
Oggi forse ancora no, ma tra 18<br />
mesi sì.
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
Nella suggestiva terra<br />
dell’Umbria, sorge questa graziosa<br />
cittadina dall’importante<br />
eredità religiosa e storica: Assisi. Un saliscendi<br />
di tortuose stradine che sboccano<br />
in numerose piazze, dove spesso si trovano<br />
le maestose chiese che impreziosiscono<br />
notevolmente il paesino. Camminare<br />
per le vie di Assisi per me è stata<br />
un’esperienza quasi surreale. I vicoli in<br />
pietra che si inerpicano su per la collina,<br />
costeggiati da basse casette anch’esse in<br />
pietra, l’assenza di rumori e macchine, il<br />
vocio sommesso dei passanti, mi hanno<br />
catapultata in una dimensione spaziotemporale<br />
lontana; è come perdersi in<br />
epoche diverse, indubbiamente quella<br />
medievale, ma anche la più antica epoca<br />
romana. Durante la passeggiata per<br />
raggiungere il centro della cittadina, non<br />
mi sarei stupita di veder voltare l’angolo<br />
delle viuzze, delimitate da cespugli di<br />
asparagina e altre piante selvatiche, da<br />
qualche feudatario a cavallo! Ed è proprio<br />
questa atmosfera tanto strana<br />
quanto affascinante a fare della cittadina<br />
la meta favorita di numerosi turisti.<br />
Oltre a quello storico è molto<br />
importante anche il patrimonio religioso<br />
di Assisi, che troviamo illustrato in affreschi<br />
nelle chiese e nelle piazze, e che la<br />
rende l’oggetto dei pellegrinaggi di fedeli<br />
di tutto il mondo ormai da diversi secoli.<br />
Dominante è la figura di San Francesco,<br />
patrono d’Italia, al quale è dedicata una<br />
delle chiese principali di Assisi, la Basilica<br />
di San Francesco, situata nell’omonima<br />
Piazza Inferiore. La Basilica è stata<br />
edificata per volere dello stesso papa<br />
Gregorio IX subito dopo aver proclamato<br />
santo Francesco (a due anni dalla<br />
sua morte), ed è proprio in questa chiesa<br />
che si trovano le spoglie mortali del<br />
patrono. La storia di San Francesco è<br />
10<br />
Una gita ad... Assisi<br />
Silvia Pellegrini e Filippo Cicchetti<br />
Anno V - Numero 4<br />
molto affascinante. Figlio di un ricco mercante, il giovane trascorre una vita<br />
dissoluta fino all’età di 24 anni quando, in sogno, riceve la chiamata di Dio.<br />
Così nella piazza Vescovado di Assisi, rinuncia pubblicamente a tutti gli<br />
averi paterni e si incammina con pochi seguaci verso una vita povera, dedita<br />
alla preghiera e all’aiuto del prossimo: povero tra i poveri. Inizialmente il<br />
suo comportamento, giudicato perlomeno bizzarro dai compatrioti, porta<br />
Francesco ad avere pochi seguaci, ma grazie al miracolo del lupo di Gubbio,<br />
il santo riesce a poco a poco a far comprendere alla gente e al clero le sue<br />
idee sulla povertà e sulla semplicità della vita ed inizia ad attirare a sé giovani<br />
martiri. Tra questi vi è un’altra Santa, come Francesco nata ad Assisi, alla<br />
quale è consacrata un’importante chiesa della cittadina: Santa Chiara. Figlia<br />
anch’essa di genitori nobili, rimane presto orfana di padre e si trova a vivere<br />
con la madre, e le tre sorelle. All’età di 15 anni le viene trovato uno sposo,<br />
ma lei decide, affascinata dalle orazioni di San Francesco, di convertirsi alla<br />
Regola Francescana, così scappa di casa e si reca dal santo. Questa sua
11<br />
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong> Anno V - Numero 4<br />
“conversione non autorizzata” provoca<br />
la reazione dei parenti che la<br />
cercano per portarla a casa, ma<br />
Francesco la aiuta a nascondersi in<br />
conventi amici e la tutela. La sorella<br />
di Chiara, Agnese, scappa per ricongiungersi<br />
alla sorella, ma viene<br />
trovata dai parenti che si accingono<br />
a trasportarla di peso a casa. Ed è<br />
allora che avviene il primo miracolo<br />
legato alla Santa, infatti, Agnese diventa<br />
più pesante del ferro, e i<br />
parenti, consapevoli di trovarsi<br />
dinnanzi ad un intervento divino,<br />
decidono di non ostacolare più la<br />
volontà delle sorelle e si ritirano.<br />
Santa Chiara può così uscire dal suo<br />
nascondiglio e seguire la strada religiosa.<br />
A lei sono attribuiti numerosi<br />
miracoli, ad esempio nel 1250 le<br />
truppe imperiali di Federico II<br />
tentarono di violare il convento di<br />
San Damiano e Santa Chiara le sbaragliò<br />
con la sola forza della preghiera.<br />
Le vicende legate alla vita di<br />
Santa Chiara sono rappresentate con<br />
suggestivi affreschi nella sua chiesa,<br />
che ospita anche la tomba della<br />
Santa. La religiosità è quindi un<br />
aspetto importantissimo di Assisi,<br />
tutte le bellissime chiese sono popolate<br />
da fedeli raccolti in preghiera,<br />
intorno alla tomba di San Francesco,<br />
nella Chiesa di Santa Chiara, nella chiesa<br />
di Santa Maria Maggiore (tra gli edifici<br />
religiosi più antichi della città) nella<br />
cattedrale di San Ruffino (costruita sui<br />
resti di una cisterna romana) e nelle numerose<br />
altre chiese che rappresentano la<br />
principale attrazione della città. Questa<br />
spiritualità alleggia nell’incontaminata<br />
aria di Assisi, ed è una spiritualità dettata<br />
da valori della fede che per molti versi<br />
contrastano con le chiese di Roma.<br />
Infatti, tutte le basiliche di Assisi, per<br />
quanto belle, sono piuttosto essenziali,<br />
non hanno lo sfarzo che caratterizza gli<br />
edifici religiosi romani, e del resto d’Italia;<br />
e probabilmente anche un modo diverso<br />
di intendere la fede. Gli ideali<br />
predicati da San Francesco sono ancora<br />
in vita in questa tranquilla città, immersa<br />
in un silenzio che richiama la meditazione,<br />
caratterizzata da una natura ancora<br />
incontaminata e dalle bellezze storiche e<br />
religiose del centro estremamente delicate,<br />
pure e semplici che tuttavia hanno<br />
un enorme impatto sul visitatore. Per<br />
quanto riguarda i reperti storici di Assisi,<br />
ce ne sono diversi. I più suggestivi a mio<br />
parere sono l’ Anfiteatro romano, costruito<br />
nella prima metà del I secolo d.C.<br />
, la Rocca Maggiore, dalla quale si gode<br />
di una splendida vista della città e il<br />
Tempio di Minerva. Agli amanti<br />
dell’arte, Assisi riserva numerose<br />
attrattive, come il museo d’arte<br />
contemporanea “Padre Felice<br />
Rossetti”, la pinacoteca comunale,<br />
il museo civico e Foro Romano, il<br />
museo Missionario multimediale<br />
d’Europa e tanti altri. Tra la<br />
grande varietà di attrazioni offerta<br />
da Assisi, spicca anche quella gastronomica,<br />
infatti, il centro della<br />
cittadina è ricco di numerose taverne<br />
e pasticcerie dove è possibile<br />
gustare diversi prodotti tipici,<br />
dalle tagliatelle alla norcina al pane<br />
di San Francesco e ai tozzetti<br />
con vinsanto. Per i più golosi è<br />
obbligatoria l’entrata in una delle<br />
allettanti cioccolaterie di Assisi,<br />
che non hanno niente da invidiare<br />
a quelle della vicina Perugia.<br />
Insomma Assisi è una delle cittadini<br />
più belle, non solo del territorio<br />
umbro, ma di tutta Italia, vi<br />
consiglio vivamente ,se ancora<br />
non l’avete fatto, di lanciarvi alla<br />
scoperta dei numerosi misteri che<br />
la rendono così unica e bella.
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong> 12<br />
Anno V - Numero 4<br />
Gatta... ci cova!<br />
Caterina Gatta<br />
Oggi il<br />
nostro punto di partenza è l'obelisco<br />
di Piazza della Trinità dei Monti. Questo, collocato<br />
originariamente negli Orti di Sallustio, ove durante un<br />
incendio provocato dai Goti crollò, nel 1788 fu fatto collocare da Pio<br />
VI ad opera dell'architetto Antinori davanti alla chiesa della SS. Trinità dei<br />
Monti. L'obelisco fu posto su un alto piedistallo, sproporzionato rispetto alla modesta<br />
altezza del monolito e i suoi geroglifici furono realizzati ad imitazione di quelli<br />
dell'obelisco di piazza del Popolo; l'intagliatore però sbagliò ed alcune figure oggi appaiono<br />
addirittura capovolte. Adesso, dette due parole su questo obelisco, muoviamo i primi passi verso<br />
via Gregoriana che è spesso poco praticata a causa della sua vicinanza con quella via Sistina che porta<br />
dritta dritta in Piazza Barberini. Bene, noi, che invece apprezziamo le piccole curiosità, ci addentriamo<br />
per questa viuzza, dove al numero 30 troviamo la ''casa dei mostri'' palazzetto barocco così chiamato per la<br />
somiglianza alle figure del parco di Bomarzo. Il portale infatti, così come le finestre, si apre come la bocca di<br />
mostruoso volto a gola spalancata. Sulla stessa via più in fondo, prima di arrivare a via di Capo le Case dove si staglia<br />
la casa dei pupazzi – così detta per le enormi cariatidi che affiancano le finestre – una piccola porticina costituisce<br />
l'entrata del Gregory's Jazz Club, un ristorante con annessa sala concerti, accogliente e dalla buona musica. Dopo<br />
aver imboccato via di Capo le Case svoltiamo a sinistra dopo aver dato un'occhiata all'imponente chiesa di Sant'Andrea<br />
delle Fratte. La facciata neoclassica fu costruita nel 1826 dall'architetto Valadier, mentre l'interno della chiesa è sapientemente<br />
affrescato dalla mano di Giovanni Guerra prima e del Borromini poi. Del secondo sono la cupola e il campanile<br />
che, formato da un'edicola corinzia circolare sulla quale poggia una lanterna sostenuta da cariatidi e terminante in uno<br />
stemma, si dice oscilli vistosamente quando suonano le campane. Gli angeli al lato dell'abside ,inoltre, sono del Bernini, che<br />
li scolpì per la decorazione di Ponte Sant'Angelo, ma leggenda vuole che parvero talmente belli a papa Clemente IX che<br />
volle proteggerli riparandoli nella chiesa, mentre sul ponte vennero poste solo delle copie. La chiesa vanta anche un miracolo<br />
che sarebbe avvenuto nella terza cappella a sinistra, dedicata prima all'Arcangelo Gabriele e oggi alla Madonna del Miracolo.<br />
Il 20 gennaio 1842, infatti, un ventisettenne ebreo, tale Alfonso Ratisbonne, entrato per curiosità si sentì attratto da<br />
quella cappella, dove gli apparve la Vergine che lo invitava ad inginocchiarsi. L'uomo si convertì e ricevette il battesimo; da<br />
allora la cappella è oggetto di particolare venerazione. Usciti dalla chiesa e percorrendo tutta la via ci troviamo davanti ad<br />
uno snodo e prima di proseguire per via del Nazareno ci rinfreschiamo presso la fontana con l'enorme testone di bufalo dal<br />
quale prende il nome la via adiacente. Conclusa via del Nazareno ci troviamo in via del Tritone che attraversiamo per<br />
imboccare via della Panetteria e svoltare poi in via del Lavatore, dove si trovava l'osteria preferita del Pinelli, ricordato<br />
anche dal Belli come 'er pittor de Trastevere'. Questa viuzza incrocia via Scanderbeg, primo nome straniero a figurare<br />
nella toponomastica romana che ricorda il valoroso eroe albanese Giorgio Kastriota Scanderbeg che nel XV secolo lottò<br />
valorosamente per proteggere la sua Albania e l'Europa dalla minaccia turco-ottomana e giunto a Roma comprò un<br />
fabbricato in quella che ora è la via a lui intitolata. Proseguendo finiamo inevitabilmente davanti alla grandissima<br />
Fontana di Trevi. Immagino sappiate già tanto dell’opera di Nicola Salvi, resa celebre da Fellini con la 'Dolce vita'<br />
e dallo stupore di Audrey Hepburn in 'Vacanze romane',quindi non indugerò troppo su un'opera così tanto conosciuta,<br />
se non su quelle piccole chicche sconosciute ai più. La fontana, che compariva già in uno dei cataloghi<br />
dei fratelli Lumière del 1896, è arcinota per la leggenda per la quale chi soggiorna<br />
temporaneamente a Roma e desidera tornarvi deve necessariamente recarsi ad ammirarla, e,<br />
porgendole le spalle, deve gettare una monetina nella vasca. Ancora oggi migliaia di turisti si<br />
apprestano a lanciare il loro obolo, che il Comune di Roma ha arbitrariamente deciso di devolvere<br />
in beneficenza. Durante i lavori per la realizzazione della fontana, l'architetto veniva<br />
spesso importunato con critiche e consigli da un barbiere che aveva bottega sul<br />
lato destro della balaustra della fontana. In quel punto il Salvi fece applicare un<br />
enorme vaso, popolarmente detto 'asso di coppe', che voleva raffigurare<br />
ironicamente un recipiente per sapone da barba. Da quel giorno<br />
il barbiere non poté più assistere ai lavori e non<br />
disturbò più. Di fronte alla fontana si erge la<br />
chiesa dei SS. Vincenzo e
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
13<br />
Anastasio,<br />
chiamata il 'canneto' dal popolo<br />
perché l'architetto Martino Longhi il Giovane, al<br />
quale il cardinale Mazzarino aveva dato l'incarico della realizzazione,<br />
sovraccaricò la facciata di colonne che ai romani, sempre<br />
pronti e arguti in quanto a spirito d'osservazione, ricordarono, appunto, un<br />
canneto. La chiesa ospitò anche i funerali del Pinelli, pittore squattrinato di cui<br />
sopra, ed essendo vicina al Quirinale, una volta residenza dei papi, subì una strana sorte.<br />
Nei suoi sotterranei infatti sono custoditi i precordi (ovvero il cuore e gli organi affini) di 22<br />
papi succedutisi nel corso di 300 anni circa, da Sisto V (1585-1590) a Leone XIII (1878 -1903).<br />
Il Belli commentò così la strana usanza:<br />
Tu te sbaji: nun è in una cappella<br />
è propriamente su a l'artar maggiore.<br />
Lì stanno li precòrdichi, Pacchiella,<br />
d'ogni Sommo Pontefice che more.<br />
Che me burli? Te pare poco onore?<br />
Drent'una chiesa er corpo in barzamella,<br />
e drent'un'altra li pormoni, er core,<br />
er fedigo, la mirza e le budella!<br />
Morto un Papa, sparato sprufumato,<br />
l'interiori santissimi in vettina<br />
se conzeggneno in mano der curato.<br />
E llui co li su' bboni fratiscelli<br />
l'alloca in una spece de cantina<br />
ch'è un museo de corate e de sciorcelli.<br />
Anno V - Numero 4<br />
A questo punto ci incamminiamo per via di S. Vincenzo e arriviamo allo snodo tra via dell'Umiltà e via della Dataria. Ci è qui<br />
concesso di scegliere. Se continuassimo per via dell'Umiltà incontreremmo una piazzetta sulla quale si affaccia la chiesa delle<br />
suore missionarie di Gesù Eterno Sacerdote. Qui si trova la piccola Galleria Sciarra, passaggio pedonale verso via Marco<br />
Minghetti, con schema crociato e volta a padiglione di vetro e ferro. I bellissimi affreschi che decorano tutti gli interni sono<br />
opera di Giuseppe Cellini, autore di quest'opera eclettica e straordinaria. Se, invece, desiderassimo svoltare per via della<br />
Dataria arriveremmo, dopo una serie di scalini, al Palazzo del Quirinale, costruito intorno al 1583 da Martino Longhi il<br />
Vecchio e continuato da Ottaviano Mascherino che fu, dal 1870, la residenza estiva del Pontefice, divenne poi palazzo reale<br />
dei Savoia ed infine, con la proclamazione della Repubblica, fu definitivamente sede del Capo dello Stato repubblicano.<br />
Il suo obelisco, già eretto davanti al mausoleo di Augusto crollò nel VI secolo spezzandosi in tre parti. L'architetto<br />
Antinori ebbe l'incarico da Pio VI di restaurarlo. Il primo tentativo, effettuato il 19 agosto 1783 non ebbe successo e il<br />
giorno successivo Pasquino si fece beffa dell'architetto e lo diffidò dal continuare, esponendo un cartello con sopra<br />
scritto il cognome e l'anagramma di questo 'Antinori, non tirai'. Invece Antinori ritentò il 2 settembre 1786 riuscendo<br />
nell'impresa, evento che fu commemorato con una medaglia di grandezza eccezionale. Osservando,<br />
invece l'iscrizione in distici latini che si trova sul lato posteriore della fontana e che reca le sue vicende, si<br />
può notare come le parole SEXTI GRANDIA FACTA PII siano state aggiunte in un secondo momento<br />
incidendole su un tassello applicato sulla lapide. Sotto la lettera S però, sbuca la coda di una precedente<br />
q, che non è di sicuro errore del lapicida. L'ultimo verso doveva essere infatti: TESTABOR<br />
QUANTO SIT MINOR ILLE PIO (attesterò quanto Alessandro sia minore di Pio). L'epigrafe<br />
fu sostituita dallo stesso governo pontificio in seguito a numerose critiche per l'eccessiva<br />
spavalderia. Per quanto riguarda invece i personaggi che hanno soggiornato nel palazzo,<br />
sappiamo che il primo re d'Italia quando giunse per la prima volta a Roma,<br />
aspettandosi una calorosa accoglienza rimase deluso e dopo essersi<br />
confidato col suo primo ministro, questi gli disse '' Maestà, pazienza,<br />
non fateci caso; pensate che questi hanno avuto<br />
Giulio Cesare come consigliere comunale...''
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong> 14<br />
Viaggio a Monaco<br />
Anno V - Numero 4<br />
Dario Amodio e Simone Marino<br />
Lunedì:<br />
Verso le 11 le classi VB, VC e IB sono già a Fumicino. C’è<br />
chi viaggia per la prima volta e chi per l’ennesima, ma comunque<br />
l’emozione si fa sentire in tutti. Sbrighiamo le<br />
formalità d’imbarco e finalmente saliamo sull’aereo carichi<br />
di eccitazione e curiosità. Arriviamo in orario ma a<br />
causa di imprevisti legati ai bagagli siamo costretti a rimandare<br />
al giorno seguente la visità della città. Per fortuna<br />
durante il tragitto in pullman fino all’albergo possiamo<br />
ammirare i caratteristici palazzi di Monaco, dalle vivaci<br />
tonalità, che si intrecciano con i moderni grattacieli. Pur<br />
essendo tutti assorti nell’ascoltare la musica rimaniamo<br />
con il naso incollato ai finestrini, incantati da questa nuova<br />
città. Dopo esserci sistemati in albergo, ci avviamo<br />
verso il ristorante. Non è un semplice stereotipo che i tedeschi,<br />
tralasciando i wurstel e i crauti, non sappiano cucinare.<br />
Martedì:<br />
Ancora un po’ addormentati cominciamo il giro della<br />
città, accompagnati da una guida. La prima tappa è Marienplatz:di<br />
fronte alla maestosità del Nuovo Municipio ci<br />
sentiamo delle formiche. Crediamo tutti di trovarci davanti<br />
a una cattedrale costruita in stile gotico. In realtà<br />
quella vera (Frauenkirche) si trova vicino alla piazza ed è<br />
visibile grazie alle sue enormi torri sovrastate da due cupole.<br />
Nella torre più alta del municipio c’è il famoso carillon,<br />
che in determinate ore si aziona e regala uno<br />
spettacolo molto particolare. La piazza è vastissima e nel<br />
suo centro c’è un piccolo obelisco su cui è posta la statua<br />
dorata di Maria. Al lato della piazza c’è invece l’ex-municipio<br />
caratterizzato da guglie rosse e azzurre. Questa è la<br />
zona turistica e commerciale della città, dato che nei<br />
dintorni si trovano negozi di vario genere. Continuiamo<br />
poi la visita entrando dentro la chiesa di S.Pietro, piena di<br />
affreschi che risaltano sulle pareti bianche. Il percorso<br />
va avanti e passiamo per Rindermarkt (un grande<br />
mercato alimentare all’aperto), per Max Joseph Platz<br />
(dove sono presenti il Teatro Nazionale e la “Residenz”<br />
tedesca, copia di Palazzo Pitti), fino ad arrivare ad<br />
Odeonsplatz: qui sono situati la chiesa dei monaci<br />
teatini, intitolata a San Gaetano, e la copia della Loggia<br />
dei Lanzi. Ritorniamo al mercato per il pranzo e nel<br />
pomeriggio visitiamo il Deutsches Museum, ovvero il<br />
museo della scienza. Siamo molto stanchi ma il primo<br />
giorno lo trascorriamo così, vogliosi di conoscere ogni<br />
angolo, ogni attrazione, ogni emozione che la città può<br />
offrirci.<br />
Mercoledì:<br />
Il terzo giorno ci porta nella campagna bavarese, dove<br />
Ludovico II fece costruire due castelli: quello di Neuschwanstein<br />
e quello di Linderhof. Il tragitto in<br />
pullman è molto lungo e tutti ne approfittano per recuperare<br />
un po’ di sonno. Il primo castello è imponente<br />
e situato su una collina, da cui si può ammirare<br />
il paesaggio bavarese e le prealpi, ancora imbiancate<br />
dalla neve. Delle scale a chiocciola ci fanno raggiungere<br />
i vari piani, ognuno dei quali è contraddistinto da<br />
grandissimi camere ornate da ori, gemme preziose e<br />
legni pregiati. In ogni stanza è dipinta la storia di alcuni<br />
personaggi (come Tristano e Isotta) che poi saranno<br />
usati come spunto da Wagner, amico di Ludovico, per<br />
comporre le proprie opere. Quello che sicuramente rimane<br />
impresso è la sfarzosa stanza del trono,<br />
dall’effetto sacrale. Sembra, infatti, l’interno di una vera<br />
e propria chiesa, vista la presenza di una cappella<br />
privata, sul cui altare vi era posto il trono e sul soffitto<br />
il cielo stellato. Il pavimento è un mosaico rappresentante<br />
la terra con i suoi animali e le sue piante. Ci
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
sono poi tutti i colori possibili e questo ci<br />
fa capire come il sovrano bavarese volesse<br />
apparire. Ci spostiamo al secondo castello,<br />
che sembra più un palazzetto e<br />
infatti era la residenza secondaria. Questo,<br />
anche se più piccolo, è ancora più<br />
appariscente: è una vera e propria esplosione<br />
d’oro e, se dall’altra parte rimaneva<br />
impressa la sala del trono, qui la maestosità<br />
viene rappresentata con la sala degli<br />
specchi: grazie ad essi sembra di stare in<br />
un corridoio infinito e la luminosità che<br />
viene emanata, rende il tutto ancora più<br />
trionfante. Da tutto ciò la cosa che si<br />
capisce di Ludovico II è che aveva<br />
“qualche” mania di grandezza. Rimane<br />
comunque una tappa importante e affascinante<br />
del viaggio. La giornata si<br />
conclude con una ciliegina sulla torta: la<br />
partita del Bayern Monaco vista in un<br />
pub davanti a una Paulaner.<br />
Giovedì:<br />
Oggi è un giorno particolare: ci attende il<br />
campo di concentramento di Dachau.<br />
Ancora una volta il pullman ci regala<br />
qualche momento di sonno. Entriamo<br />
dentro il campo e ci rendiamo subito<br />
conto che è enorme, sembra quasi una<br />
piccola cittadina. Inizialmente visitiamo<br />
il museo, dove sono racchiuse foto e testimonianze<br />
che fanno letteralmente<br />
15<br />
Anno V - Numero 4<br />
stringere il cuore. Ci sono anche delle poesie scritte dai deportati: un<br />
pugno allo stomaco. Continuiamo il percorso e entriamo nelle uniche<br />
due baracche rimaste in piedi, dove ci sono i letti (se così si possono<br />
chiamare) in legno. Mentre passiamo davanti ai memoriali, l’animo si<br />
fa sempre più cupo e raggiunge il suo apice nella cosiddetta “baracca<br />
x”, ovvero il forno crematorio e le docce. La visita a Dachau è<br />
un’esperienza unica: bellissima, da una parte, perché in questo modo<br />
possiamo capire e ricordare ciò che è stato e fare in modo che non si<br />
ripeta. Dall’altra, invece, orribile, perché ci pone davanti ad atti gravissimi<br />
e imperdonabili. Le emozioni si sovrastano l’una con l’altra.<br />
Sono momenti, appunto, unici. E all’uscita non c’è nessuno che non<br />
sia provato. Torniamo sul pullman e ci dirigiamo di nuovo verso Monaco,<br />
dove visitiamo la Vecchia Pinacoteca (in cui sono presenti quadri<br />
di Tiziano, Raffaello, Botticelli, Rubens e Velazquez) e la Nuova<br />
Pinacoteca (in cui ammiriamo i dipinti di Monet, Manet, Van Gogh,<br />
Gaugain e altri impressionisti). I volti si rallegrano all’improvviso: il<br />
resto del pomeriggio è libero e dedicato a shopping. E allora ecco che<br />
negozi come Starbucks (col suo favoloso frappuccino), Hard Rock,<br />
Bayern Fan Shop e la fabbrica dell’Hofbrauhaus (la birreria più antica<br />
e famosa della città) vengono presi d’assalto. L’ultimo giorno è sicuramente<br />
il più bello ma anche il più amaro: mancano poche ore alla fine<br />
del viaggio e bisogna iniziare a preparare le valigie che, come in<br />
ogni ritorno, sono sempre più pesanti.<br />
Venerdì:<br />
C’è poco da dire: ci rechiamo come zombie all’aeroporto e saliti a<br />
bordo si fanno le ultime considerazioni. Quello che salta all’occhio di<br />
tutti è che gli italiani sono visti come impone lo stereotipo: rumorosi,<br />
confusionari, amanti della pizza e della pasta e accostati subito alla<br />
mafia. Evidentemente i tedeschi non si accorgono del loro atteggiamento,<br />
che è il più classico dei luoghi comuni. Sempre nervosi, severi<br />
e ossessivamente precisi, ma soprattutto, quello che si è capito, è che<br />
hanno una concezione dei pedoni e della circolazione stradale molto<br />
particolare (e chi c’è stato può capire) . Alla fine siamo tutti d’accordo<br />
nel dire che ci siamo divertiti e che ogni visita è stata molto interessante.
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
16 Anno V - Numero 4<br />
I successi degli studenti dell'<strong>Albertelli</strong><br />
Un tema per la Chimica<br />
Come anticipato nello scorso numero, anche in questa uscita di OndanomalA vengono dedicate due pagine alle meritevoli<br />
composizioni dei vincitori del concorso indetto per l’”International Year of Chemistry” (2011). Per inconvenienti dovuti al<br />
formato del nostro Giornalino era stato precedentemente possibile pubblicare unicamente l’elaborato di una dei vincitori,<br />
Bianca Trevisani.<br />
Rimediamo in questo nostro secondo numero del <strong>2012</strong> presentando di seguito i temi di Giulia Nicolosi (II B) e Gianluca<br />
Maldera (III F), visibili, ricordiamo, anche sul sito d’Istituto.<br />
Un secolo fa, nel 1911, Marie Sklodovska Curie, una donna polacca emigrata a Parigi, ricevette il Premio Nobel per la<br />
Chimica. <strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> Fu la prima <strong>2012</strong> donna ad essere insignita di questa Onorificenza, grazie alla scoperta di due elementi: il Radio ed<br />
il Polonio. Da allora molte cose sono cambiate: qual è secondo te il rapporto fra donne e scienza oggi?<br />
Giulia icolosi<br />
Maria Giudea, Cleopatra, Ipazia, Zoe, Eudocia, Pulcheria, Anna<br />
Comnena, Trotula, Marie Colinet, Olivia Sabuco de Nantes<br />
Barrera, Alessandra Giliani, Elizabeth Gray, Louis Bourgeois,<br />
Anne Pierrette Paulze, Marie Meurdac, Ada Byron Lovelace, Emilie du<br />
Chatelet, Rosalind Franklin, Margherita Hack, Emmy Noether, Lise<br />
Meitner, Henrietta Swan Leavitte , Cecilia Payne Gaposchkin e molte altre.<br />
Tutti nomi illustri, tutti di scienziate, tutti di donne. Scoperte, invenzioni ed<br />
epoche diversissime, ma gli stessi echi di protesta contro l’insensatezza del<br />
monopolio scientifico maschile e per il miglioramento della conoscenza<br />
umana. Ripercorrendo i secoli passati, il ruolo della donna è sempre stato<br />
marginale nell’ambito culturale e in particolare scientifico: dopo un primordiale<br />
( I d.C.) sviluppo dell’alchimia (Maria Giudea, Cleopatra) e delle<br />
scienze naturali nella città di Alessandria (imperatrici Zoe, Eudocia, Pulcheria),<br />
tale sapere fu distrutto dalle persecuzioni cristiane (Diocleziano) che<br />
colpirono personalità come quella dell’ultima filosofa e matematica pagana<br />
Ipazia (studiò gli effetti dei vapori di mercurio sui metalli ed inventò un<br />
idrometro di ottone ed un astrolabio piatto; sotto il nome del padre Teone<br />
furono mascherati i suoi trattati) crudelmente uccisa. Nel Medioevo furono<br />
misticismo e teologia a prevalere sulla scienza e il sentito peso delle auctoritates<br />
religiose non permise alle donne di avere un' istruzione; tuttavia non<br />
mancano testimonianze insigni come la dama di Salerno Trotula, autrice di<br />
‘Practica Brevis’ e di ‘Passionibus Mulierum Curandarum’, trattati di ostetricia<br />
e riguardanti malattie comuni (pidocchi, mal di denti, sordità) nonché<br />
consigli modernissimi (dieta bilanciata, esercizio fisico); né tantomeno fonti<br />
di sviluppo quali le monache nella farmaceutica e l’erboristeria. Con Rinascimento,<br />
Riforma e Illuminismo rifiorirono le scienze ma le nuove filosofie<br />
giusnaturaliste non permisero alle donne di operare in settori diversi dal<br />
prettamente esecutivo e in ogni modo subordinato al ruolo maschile (ostetricia,<br />
infermeria). L’immagine di impotenza che la donna, sottoposta alla<br />
morale cattolica, alle ‘leggi di costume’, alle filosofie maschiliste e positiviste,<br />
aveva rappresentato per secoli, si evolse nel XVIII e XIX secolo grazie alle<br />
lotte femministe per il diritto allo studio, la ricerca e la conoscenza. Tenacia<br />
e coraggio caratterizzarono il sentito distacco dal diritto naturale della matematica<br />
francese, appartenente all’epoca della Rivoluzione , Sophie Germain,<br />
che usò uno pseudonimo maschile per potersi laureare e vedere accettate le<br />
sue teorie dei numeri e dell’elasticità ; o quello di James Miranda Stuart<br />
Barry, che si travestì da uomo e si laureò in chimica all’Università di<br />
Edimburgo (1812). E non solo, Elizabeth<br />
Anderson, cacciata dall’ospedale di<br />
Londra perché superiore ai suoi colleghi,<br />
che, dopo aver superato molti ostacoli<br />
riuscì a laurearsi in fisica nel 1870<br />
all’università di Parigi (che ammetteva<br />
le donne dal 1868); Sofja Kovalevskaja,<br />
prima cattedra di chimica Europea (Svezia,<br />
1879); e ancora Maria Gaetana<br />
Agnesi (1718-1799) che insegnò matematica<br />
all’università di Bologna dopo essersi<br />
ribellata all’autorità paterna. Basta<br />
poi tornare indietro di appena un secolo<br />
per ricordare Marie Curie, la quale, assieme<br />
al marito e alla figlia Irène, creò<br />
dei centri mobili per la radiologia chirurgica<br />
dei feriti della prima guerra<br />
mondiale e vinse il Nobel per la scoperta<br />
del fenomeno della radioattività. Furono<br />
purtroppo molte anche le donne i cui<br />
sforzi e meriti non furono riconosciuti o<br />
plagiati da uomini: è il caso di Rosalind<br />
Franklin (1920-1958) i cui colleghi
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
Wilkins, Watson e Crick vinsero il<br />
Nobel usando le prove sperimentali<br />
della struttura del DNA da lei realizzate;<br />
o dell’astronoma Jocelyn Bell-<br />
Burnell (1943) che scoprì i ‘pulsar’<br />
(stelle di neutroni la cui apparizione<br />
risultò sconvolgente), Nobel del suo<br />
relatore di tesi Anthony Ewish; o del<br />
Nobel di Otto Hahn grazie alle scoperte<br />
sulla fissione nuclare di Lise<br />
Meitner (1878 - 1968); o quello di<br />
Tsung Dao Lee e Chen Ning Yang per<br />
il ‘principio di parità’ scoperto da<br />
Chien-Shiung Wu (1912 – 1997).<br />
Oggi sono molte le donne che lavorano<br />
per il progresso scientifico, in Italia<br />
secondo le statistiche più di 2000.<br />
E nella ricerca superano il 50%, se<br />
pur prevalenti in studi umanistici,<br />
raggiungono il 60% nelle facoltà biologiche<br />
e matematiche, mentre per<br />
ingegneria e agraria sono ancora al di<br />
sotto del 20%. I pregiudizi che, specie<br />
in Italia con le idee di Lombroso (inizi<br />
XX secolo) si sono andati ad instaurare<br />
sono quasi scomparsi. Escludendo<br />
la morale cattolico integralista, non si<br />
parla più di predisposizione naturale,<br />
anche se in molti lavori, specie in<br />
ambito medico, sussistono ampi divari<br />
tra i due sessi: si tratta dei salari minori<br />
e dei diritti riguardanti la<br />
maternità, ancor meno rispettati<br />
nell’odierno periodo di crisi.<br />
Ma come il progressista Stuart Mill<br />
disse ‘ finchè metà della Terra continuerà<br />
a sottomettere l’altra metà, non<br />
sarà possibile un reale progresso’; e citando<br />
Anna Kulishoff, dirigente del<br />
partito socialista nel suo discorso sul<br />
‘Monopolio dell’uomo’ (1890), il lavoro<br />
è l’unico modo per emancipare la<br />
donna e renderla libera dal parassitismo<br />
morale ed economico. Veterane<br />
del cambiamento dello stato della<br />
donne nella comunità scientifica sono<br />
attualmente Rita Levi Montalcini<br />
(1909) e Margherita Hack(1922). La<br />
prima, laureata a Torino in Medicina<br />
e Chirurgia nel 1936, prima donna ad<br />
essere ammessa all’Accademia Ponti-<br />
17 Anno V - Numero 4<br />
ficia delle Scienze. Costretta, essendo<br />
ebrea, ad interrompere il suo lavoro a<br />
causa della promulgazione delle leggi<br />
razziali, continuò le sue ricerche clandestinamente<br />
e vinse il Nobel per la Medicina<br />
grazie alla scoperta dell’accrescimento<br />
della fibra nervosa per mezzo dell’NGF.<br />
Collaborò con l’Istituto di Biologia di Washington<br />
e fu la prima donna a divenire<br />
Senatrice a vita. Rifiutò di sposarsi e avere<br />
figli per dedicarsi completamente alla<br />
scienza. La seconda, figlia di teosofici<br />
convertiti, dopo gli studi al liceo classico<br />
sospesi per l’avvento della seconda guerra<br />
mondiale, si laureò a Firenze in fisica nel<br />
1945 con una tesi di astrofisica sulle Cefeidi<br />
(giganti gialle). Insegnò all’Università<br />
di astronomia di Trieste e ne diresse<br />
l’Osservatorio Astronomico, membro<br />
dell’Accademia dei Lincei e della Royal<br />
Astronomical Society , lavorò con ESA e<br />
NASA e pubblicò numerosi scritti. Nel<br />
1995 ricevette il Premio Internazionale<br />
Cortina Ulisse per la divulgazione scientifica.<br />
Nota anche per il suo impegno sociale<br />
e politico: atea, vegetariana, animalista,<br />
sostenitrice dell’eutanasia e dell’omosessualità,<br />
contraria alla costruzione di<br />
centrali nucleari, si candidò inoltre più<br />
volte alle elezioni del PCI ed è solita rilasciare<br />
dichiarazioni sull’odierna politica.<br />
Concorso nazionale di chimica<br />
Al contrario della prima, si sposò e<br />
riuscì a conciliare quelle ‘problematiche<br />
familiari’ che ancora oggi<br />
molti ritengono non siano<br />
compatibili con il lavoro. Nonostante<br />
la pensione (1997) continua<br />
a dirigere il CIRAC (Centro Interuniversitario<br />
Regionale per<br />
l'Astrofisica e la Cosmologia) di<br />
Trieste e a tenere conferenze e<br />
incontri. Ma la scienza apre le<br />
porte anche a donne più giovani,<br />
come la direttrice dal 2000 del laboratorio<br />
INFN(Istituto Nazionale<br />
Fisica Nuclare) del Gran Sasso Lucia<br />
Votano; o come Elisabetta<br />
Strickland (1948), prima donna ad<br />
essere nominata vice presidente<br />
dell'Istituto nazionale di alta matematica<br />
(2007), professore di algebra<br />
presso l'università di Roma<br />
‘Tor Vergata’; o l’astrofisica italiana<br />
Marta Burguay (1976), ricercatrice<br />
all’Osservatorio >> di Cagliari,<br />
che nel 2005 assieme ai colleghi<br />
Andrea Possenti e Nichi d'Amico<br />
rivelò l’esistenza della prima pulsar<br />
doppia; o Chiara Daraio, trentaduenne<br />
marchigiana che ha<br />
inventato l’ecografia ad alta definizione,<br />
professoressa di fisica ed aeronautica<br />
al ‘California institute of<br />
technology’, inserita nella ‘Brilliant<br />
10’(classifica annuale della rivista<br />
“Popular Science” che seleziona i<br />
dieci migliori scienziati under 40<br />
che lavorano negli Usa). Molti gli<br />
esempi, molte le menti proomettenti, è dunque necessario<br />
l’incoraggiamento di una Società<br />
che garantisca le pari opportunità e<br />
fornisca fondi alla ricerca e alla<br />
cultura. Se pur numericamente<br />
meno vasto rispetto a quello maaschile, il contributo femminile<br />
nella scienza è stato ed è tutt’ora<br />
fondamentale; e, parafrasando Rita<br />
Levi Montalcini ‘ l’umanità è fatta<br />
di uomini e donne e in quanto tale,<br />
deve essere rappresentata da<br />
entrambi’.
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
I successi degli studenti dell'<strong>Albertelli</strong><br />
18 Anno V - Numero 4<br />
Un tema per la Chimica<br />
Come anticipato nello scorso numero, anche in questa uscita di OndanomalA vengono dedicate due pagine<br />
alle meritevoli composizioni dei vincitori del concorso indetto per l’”International Year of Chemistry”<br />
(2011). Per inconvenienti dovuti al formato del nostro Giornalino era stato precedentemente possibile<br />
pubblicare unicamente l’elaborato di una dei vincitori, Bianca Trevisani.<br />
Rimediamo in questo nostro secondo numero del <strong>2012</strong> presentando di seguito i temi di Giulia Nicolosi (II B)<br />
e Gianluca Maldera (III F), visibili, ricordiamo, anche sul sito d’Istituto.<br />
"La chimica pervade le nostre vite passando Spesso inosservata." Così scriveva il Premio Nobel per la<br />
Chimica Jean Marie Lehn nel 1987. E aveva ragione: senza chimica non avremmo telefoni,<br />
saponi, aspirina, dipinti, cinema… Commenta la citazione ed analizzane le Implicazioni sia positive<br />
che negative.<br />
Il nostro Universo è costituito<br />
da materia che costantemente<br />
muta la<br />
propria essenza evolvendo in<br />
diverse forme di energia. La<br />
chimica è lo studio di questo<br />
mutamento. I vari campi del<br />
sapere come biologia, fisica,<br />
matematica, sono tutti<br />
ugualmente dipendenti da<br />
essa e vengono riconosciuti<br />
in modo unanime come parte<br />
integrante dello stesso sapere<br />
scientifico.<br />
Ogni giorno avvengono<br />
attorno a noi tanti piccoli<br />
processi chimici ai quali<br />
spesso non prestiamo la giusta<br />
attenzione ma che nascondono<br />
in sé un universo<br />
affascinante e tutto da scoprire.<br />
Nonostante l’espressione “divulgazione<br />
chimica” abbia<br />
spesso avuto il sapore di un<br />
ossimoro, il trucco sta unicamente<br />
nel convincerci che la<br />
chimica è divertente, necessaria<br />
e fornisce strumenti<br />
utili per affrontare vari problemi<br />
quotidiani riguardanti<br />
la salute e i farmaci, i cibi e i<br />
pregiudizi che spesso ci<br />
accompagnano. In casa, ad<br />
Gianluca Maldera<br />
esempio, l’eliminazione delle macchie, un fastidioso problema quotidiano,<br />
dal punto di vista scientifico è in realtà una sfida esaltante e un<br />
processo chimico incredibilmente complesso. Questo “esperimento”<br />
presenta infatti molte variabili: non possiamo eliminare la cera delle<br />
candele dalla tovaglia nello stesso modo in cui togliamo una macchia di<br />
caffè dalla camicia; senza parlare del fatto che la macchia di caffè va<br />
trattata in modo diverso a seconda che ci sia latte o zucchero. La rimozione<br />
delle macchie si fonda su quattro principi fondamentali: assorbenza,<br />
soluzione, detergenza e reattività chimica. Sostanze diverse<br />
reagiscono in modo diverso ai solventi (amido di mais, polvere di talco,<br />
sale). Facciamo un esempio pratico: le macchie d’unto non si sciolgono<br />
in acqua a meno che non venga aggiunto sapone o detersivo; questi<br />
additivi modificano la tensione superficiale dell’acqua, permettendole<br />
di penetrare più facilmente negli interstizi del tessuto portando via la<br />
sporcizia. Il sapone è infatti formato da lunghe molecole, un estremo<br />
delle quali è solubile in acqua (idrofilo) e l’altro in olio (lipofilo). Così<br />
un estremo della molecola si ancora alla sporcizia grassa e l’altro si lega<br />
all’acqua eliminando così lo sporco dopo il risciacquo.Lo stessoprinci-
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong> 19 Anno V - Numero 4<br />
pio vale anche quando, più semplicemente, ci laviamo le mani.<br />
Tra i vari, spesso inconsapevoli, esperimenti casalinghi troviamo<br />
anche la cottura nel microonde, la quale segue processi chimici<br />
molto interessanti. Le microonde sono una forma di<br />
energia e possono essere effettivamente assorbite dai materiali:<br />
l’umidità presente nei cibi assorbe le onde che forniscono in tal<br />
modo energia alle molecole d’acqua.Queste si muovono allora<br />
più rapidamente ed è tale movimento quello che noi percepiamo<br />
come calore e ci garantisce un piatto caldo quando abbiamo<br />
molta fame e molta poca voglia di cucinare. Senza allontanarci<br />
dalla cucina, poggiando lo sguardo sul portafrutta, può capitare<br />
di storcere il naso alla vista di una coppia di banane troppo<br />
mature, dalla buccia marrone scuro e dall’aspetto decisamente<br />
poco appetitoso: questo accade specialmente dopo che si sono,<br />
detto volgarmente, “ammaccate”, ovvero in seguito ad una<br />
qualsiasi lesione superficiale.<br />
Ciò é dovuto al rilascio da parte delle cellule di sostanze chimiche<br />
chiamate polifenoli che entrando in contatto con l’enzima<br />
polifenolossidasi ( o fenolasi) vengono convertiti in chinoni<br />
che reagendo fra di essi formano macromolecole di color<br />
marrone scuro (questo fenomeno è in effetti simile alla chimica<br />
della nostra pelle quando ci abbronziamo). Le banane tra l’altro<br />
contengono acetato di amile e potrebbero essere usate<br />
tranquillamente per lucidare le scarpe; infine contengono potassio<br />
e sono dunque ottime per la pressione arteriosa. Più in<br />
Concorso nazionale di chimica<br />
generale, non si può mai essere troppo<br />
grati alla chimica se si pensa alla serie<br />
di migliorie che essa ha introdotto<br />
nella vita di tutti i giorni, relegando<br />
strumenti e pratiche antiquate nel<br />
“cestino dei rifiuti” della storia.<br />
Pensiamo ad esempio al fiammifero,<br />
stecchino di legno immerso in paraffina<br />
e ricoperto con un misto di zolfo<br />
(ottimo combustibile), potassio clorato<br />
( che fornisce ossigeno ) e colla,<br />
la cui accensione viene determinata<br />
dallo sfregamento su una striscia di<br />
fosforo rosso e carta vetrata, oppure al<br />
nylon per le calze, alla gomma sintetica,<br />
al plexiglas (usato nei primi<br />
interventi di cataratta), materie molto<br />
diverse ma tutte realizzate con catene<br />
di polimeri, o agli airbag, il cui<br />
funzionamento è determinato dallo<br />
scoppio di una scintilla che reagendo<br />
con l’azoturo di sodio libera grandi<br />
quantità di gas azoto in pochi nanosecondi<br />
preservando la preziosità della<br />
vita umana. La Chimica non risparmiò<br />
neppure l’industria della moda se si<br />
pensa che un giorno un brillante, giovane<br />
scienziato lavorando sulla chinina<br />
(unico antidoto contro la malaria<br />
allora conosciuto), “giocherellando”<br />
con alcol e catrame del carbone<br />
ottenne una soluzione di un bel color<br />
viola brillante, il color malva<br />
appunto, che poi prese il nome del<br />
suo scopritore ( malva di Perky ) e<br />
sappiamo per certo che la regina<br />
Vittoria non disdegnava affatto tale<br />
scoperta specie all’interno del suo<br />
guardaroba. Dalla lampadina alla birra<br />
tutto è chimica. Le scoperte scientifiiche aumentano di giorno in giorno e<br />
tuttavia raramente la scienza può<br />
darci risposte conclusive. I grandi passsi avanti compiuti ci hanno permesso<br />
di essere l’umanità che siamo oggi,<br />
con pregi e difetti, parte di un tutto<br />
che chiamiamo Universo.
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong><br />
20 Anno V - Numero 4<br />
Scatti da matti!
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> <strong>2012</strong> 21<br />
Anno V - Numero 4<br />
I e II liceo!
Hanno collaborato:<br />
Dario Amodio - V C<br />
Filippo Cicchetti - V E<br />
Caterina Gatta - II C<br />
Gianluca Maldera - III F<br />
Simone Marino - V C<br />
Giulia Nicolosi - II B<br />
Silvia Pellegrini - V E<br />
Redazione:<br />
Ilaria Catanzaro - II E<br />
Giorgio Colletti - III F<br />
Davide Galeotti - I A<br />
Andreas Iacarella - III D<br />
Adriano Mamone - V A<br />
Gianmarco Perrone - III A<br />
Claudia Severa - II E<br />
Flavia Tiburzi - III B<br />
Arianna Turchini - I E<br />
Fotografia:<br />
Paola Guarneri - I E<br />
AA.VV.<br />
Impaginazione e grafica:<br />
Cecilia Lugi - III B<br />
Salvatore Diocaro - I E<br />
Vicedirettore:<br />
Davide Galeotti - I A<br />
Direttrice:<br />
Cecilia Lugi - III B<br />
ondanomala@piloalbertelli.it<br />
alla nostra e-mail<br />
vostri lavori<br />
122 8 Anno V -VNumero - Numero 3 3<br />
OndanomalA WANTS YOU!<br />
Ricordatevi di mandare i<br />
Ondanomala cerca sponsor ed è<br />
interessata a offrire spazi pubblicitari!<br />
Sosteneteci anche voi!<br />
luv ya guys ^^<br />
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> Anno V - Numero 201 2 4
Anno V - Numero 3<br />
- 100 !<br />
Viaggi d'istruzione e "100 giorni"!<br />
23<br />
<strong>Marzo</strong>/<strong>Aprile</strong> Anno V - Numero 201 2 4
Devo ammetterlo, fa un certo effetto trovarsi a scrivere qualcosa sapendo che chi lo leggerà è gente<br />
completamente sconosciuta. Almeno, quando scrivo per il nostro giornalino, so che i miei colpi di<br />
testa e i miei ragionamenti contorti, che all’apparenza posso sembrare dettati da droghe pesanti,<br />
vengono accettati e bonariamente capiti dai miei compagni di scuola.<br />
E invece eccomi qui, a presentare un progetto innovativo ed importante a tante persone che non<br />
hanno la minima idea di chi io sia e a cui magari faccio anche un po’ paura. Inizio col dirvi che questi<br />
due sentimenti sono pienamente ricambiati. Pazzesco, non conosco davvero nessuno<br />
dell’<strong>Albertelli</strong>; tranne forse un tipo che si chiama Giacomo. Ciao Giacomo! Come stai?<br />
Comunque, stavo dicendo. Io non conosco voi, voi non conoscete me. Per il secondo punto, forse<br />
qualcosa posso fare. Mi chiamo Elena, frequento l’ultimo anno (si spera) di liceo all’Ennio Quirino<br />
Visconti e sono una delle tre bellissime direttrici che quest’anno gestiscono il giornale scolastico, il<br />
“Visconti Dimezzato”.<br />
Il pezzo allucinato che state leggendo dovrebbe essere un’anteprima del ben più serio e congegnato<br />
progetto di gemellaggio delle nostre due redazioni: a partire dal prossimo numero, quindi, uno spazio<br />
del nostro giornale sarà dedicato ai vostri articoli, e viceversa.<br />
Avete letto bene, avrete il grande onore di vedere il vostro nome accanto a quelli dei grandi redattori<br />
del giornale del Visconti. A parte gli scherzi, l’idea mi sembra davvero buona e spero che<br />
entrambe le redazioni ne possano essere all’altezza e possano portare avanti con successo quest’idea.<br />
A meno che non vi siate spaventati e che tra una decina di minuti io non riceva una mail da Galeotti&Co<br />
che si scusano perché la sorella della cugina della nonna si è sentita male e non possono<br />
più ricevere i nostri articoli. Ecco, l’ho fatto di nuovo.<br />
A bien tot, ragazzi, complimenti per il vostro giornale e spero di leggervi presto.<br />
OndanomalA & Visconti Dimezzato<br />
Perché anche noi ce la sentiamo un po’ anomala<br />
Elena Abbagnano Trione<br />
(Visconti Dimezzato)<br />
Frizzi, lazzi, poesie da ridere, comicità da<br />
piangere. Apparenti scemenze, latenti<br />
genialità: liberate la mente!<br />
Il dark side del<br />
giornale del <strong>Pilo</strong><br />
<strong>Albertelli</strong> di Roma<br />
Liber mente
Dear Mrs. Pignalucci and students of <strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong>.<br />
First of all, thank you for your warm welcome and opening your school for us! We hope that you have had a great<br />
Easter. It was very interesting and such a meaningful experience to meet with students our age and get their<br />
perspective on Italian culture instead of just seeing monuments in Rome which is the usual tourist way. The<br />
conversations with the students of <strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong> were very giving and our views of life could be debated in a safe<br />
and open environment where all of us were surprised and intrigued by the other part. It was very special for us to<br />
see how the school was proud of its heritage. The Danish students who were in the lab were mesmerized by the<br />
way <strong>Pilo</strong> <strong>Albertelli</strong> kept old inventions and machines, the lab almost resembled a museum. In Denmark the<br />
schools are very modernized and we as young people have a tendency to forget where we come from, that is something<br />
we have thought a lot about after returning from our trip. In the English classes we were introduced to how<br />
you spend a lesson, with English litterature, presentations etc. It was really interesting and fun to talk to the students<br />
and learn how they feel about school and their sparetime. There is a very big difference on how we go to<br />
school in our hometown Varde and how you do it in Rome.<br />
The rest of our trip we enjoyed going around in the city, looking at the buildings, monuments and eating lots of ice<br />
cream and pizza. :)<br />
Greetings,<br />
Varde Gymnasium<br />
Nell'ambito degli scambi culturali proposti e organizzati dal nostro istituto, recentemente sono stati accolti diiversi gruppi di ragazzi stranieri in visita a Roma. Di seguito la lettera di ringraziamento di una classe di studenti<br />
danesi del primo e secondo anno di Ginnasio indirizzata alla docente referente del progetto Prof.ssa Anna Pignaalucci, alla scuola e agli studenti:<br />
Studenti danesi in gita scolastica a Roma<br />
Frizzi, lazzi, poesie da ridere, comicità da<br />
piangere. Apparenti scemenze, latenti<br />
genialità: liberate la mente!<br />
Il dark side del<br />
giornale del <strong>Pilo</strong><br />
<strong>Albertelli</strong> di Roma<br />
Liber mente