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LIBRO ULISSE NOVEMBRE 2011 28-11-2011 17 ... - Governo Italiano

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<strong>LIBRO</strong> <strong>ULISSE</strong> <strong>NOVEMBRE</strong> <strong>20<strong>11</strong></strong> <strong>28</strong>-<strong>11</strong>-<strong>20<strong>11</strong></strong> <strong>17</strong>:09 Pagina 34<br />

Parte Prima - Il contesto nazionale e internazionale<br />

incidenti presenti nel database ISTAT mancano di alcuni dati, mentre altri possono<br />

essere imprecisi. In quest’ultima categoria rientrano i dati sulla localizzazione<br />

esatta dell’incidente, una delle principali difficoltà in sede di analisi<br />

del fenomeno.<br />

Alle carenze dei dati di incidentalità si aggiungono quelle riguardanti i dati<br />

sulle infrastrutture, i dati sulle caratteristiche di traffico, i dati su fattori di rischio<br />

correlati agli incidenti (es. uso di alcool e di droghe, uso delle cinture di sicurezza,<br />

velocità di guida). Proprio su quest’ultimo punto l’ISTAT per l’anno 2009, a<br />

causa dell’esiguo numero di circostanze presunte dell’incidente legate allo stato<br />

psico-fisico alterato del conducente e ai difetti o avarie del veicolo, non ha pubblicato<br />

i dati. I motivi sono riconducibili all’indisponibilità dell’informazione al<br />

momento del rilievo.<br />

In particolare, nel caso di incidenti stradali con circostanze presunte legate<br />

allo stato psico-fisico alterato del conducente si è rilevato una netta discrepanza<br />

con i risultati diffusi da altri Organismi internazionali (quali ad esempio<br />

“Global status report on road safety: time for action” del World Health<br />

Organization, 2009) che hanno condotto studi ad hoc su queste tematiche.<br />

Queste grosse differenze inducono a pensare che il dato così come rilevato<br />

tende a sottostimare il fenomeno.<br />

Quantificazione del numero corretto di incidenti<br />

Un altro elemento di incertezza nella conoscenza e nella interpretazione dei<br />

dati di incidentalità riguarda la quantificazione del numero di incidenti.<br />

Normalmente questa operazione viene fatta con semplici conteggi, come si trattasse<br />

di un fenomeno deterministico, mentre si tratta, in realtà, di un fenomeno<br />

aleatorio, da trattare con opportune cautele.<br />

Se si considerano le frequenze annue degli incidenti sui vari elementi della rete<br />

stradale, senza considerarne le oscillazioni statistiche (“Regression-to-themean”),<br />

si generano facilmente errori nella scelta di dove intervenire (“selection<br />

bias”) o nella valutazione dei risultati degli interventi.<br />

Un esempio pratico può chiarire il concetto. Uno studio condotto da Hauer<br />

su oltre 1.100 intersezioni di caratteristiche simili a San Francisco su un<br />

periodo di 5 anni, mostrava che per il primo anno una certa distribuzione<br />

del numero di incidenti. Considerando i gruppi di intersezioni che il primo<br />

anno avevano mostrato lo stesso numero di incidenti e monitorandone negli<br />

anni successivi il numero medio di incidenti (all’interno del singolo gruppo),<br />

si è visto che questa variabile tendeva, nel tempo, ad un valore comune a<br />

tutti i gruppi. Pertanto, i valori corretti di incidentalità che vanno considerati<br />

non sono quelli semplicemente misurati sul campo, ma quelli medi attesi,<br />

stimati con opportune procedure che tengono conto di 3 elementi condizionati:<br />

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