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LIBRO ULISSE NOVEMBRE 2011 28-11-2011 17:09 Pagina 246 Parte Terza - Epidemiologia e prevenzione dei fattori di rischio ecc.; il termine “Ambiente”, i fattori specificamente ambientali, quali il tempo atmosferico, ma soprattutto quelli più strettamente connessi con lo stato dell’ambiente stradale, siano essi relativi alla conformità progettuale delle strade, alla loro manutenzione, alla segnaletica, e ad altri aspetti. Numerosi studi scientifici sono stati svolti in relazione al ruolo che Uomo, Veicolo, Ambiente rivestono nella genesi dell’incidentalità stradale. Volendo sintetizzare ciò che questi studi mostrano, possiamo dire che il macrofattore “Uomo” è quello determinante in più della metà degli incidenti stradali (circa 60%), contribuendo comunque in oltre il 90% dei casi; seguono il macrofattore “Ambiente”, con un 20-25%, e il macrofattore “Veicolo” con un 10-20%. Dunque, il macrofattore “Uomo” predomina nell’eziologia degli incidenti stradali (si veda anche la tab. 1). (1) Come mai le cose si presentano in questo modo? Come mai gli aspetti umani sono in pratica sempre presenti nel favorire la genesi di un incidente stradale? Se si riflette un attimo, il tutto non è sorprendente: la strada più sicura percorsa da un conducente inaffidabile diviene pericolosa; lo stesso può dirsi di un veicolo progettato in modo encomiabile, ma in mano ad un incosciente. Al contrario, un conducente prudente ed attento può sopperire in modo concreto alle carenze della strada e del veicolo. In parole povere, non solo il macrofattore “Uomo” è più importante dei due restanti, ma è anche più ‘dinamico’, più spendibile in termini di prevenzione (come pure in grado di far precipitare le situazioni se chi guida non lo fa in un certo modo). (2) Il ‘cardine’ della sicurezza stradale, ovvero ‘il conducente’ La guida di un veicolo è un processo continuo di aggiustamenti operati dal conducente in base a ciò che egli rileva sulla strada. In sostanza si tratta di percepire, analizzare e riconoscere, decidere e agire (si veda fig. 1). (3) E dunque, buona parte di quel che poi accade è determinato da ciò che entra nel cervello del conducente ed esce dallo stesso. Siamo quindi dinanzi ad un processo di input-output (I/O) la cui efficacia dipende tuttavia non solo dall’intrinseca efficienza del processo stesso, ma anche dalle condizioni al contorno nel momento in cui tale processo si esplica. Chiariamo bene questi due aspetti, perché sono fondamentali. Se sto guidando con un’alcolemia elevata, tutto il processo di I/O perde efficienza. Alterazioni di questo tipo si hanno, oltre che per assunzione di bevande alcoliche, per molte altre ragioni: assunzione di droghe o farmaci, uso del cellulare, sonnolenza, stanchezza, distrazione, cattiva divisione dell’attenzione, ed altro ancora. Tuttavia, un buon processo I/O (ovvero quello che presenta un conducente attento, in condizioni psicofisiche ottimali) da solo non basta: esso deve poter anche operare concretamente. Ma questo avviene solo se le condizioni al momento dell’operare sono tali da consentirlo. Per capirci: se uno sta viaggiando a 200 km/h e si presenta una situazione critica, potrà essere bravo quanto si 246
LIBRO ULISSE NOVEMBRE 2011 28-11-2011 17:09 Pagina 247 Insicurezza di guida: dalla genesi alla prevenzione Tab. 1 Ieri e Oggi Sabey et al. (1975-1979) (1975 1979) UOMO 95% AMBIENTE 24% VEICOLO 9% Della Valle & Tartaro, ELASIS (2002) UOMO 92% AMBIENTE 36% VEICOLO 19% Risultati di due studi sulla triade Uomo-Ambiente-Veicolo, uno svolto negli anni ’70 e l’altro nei primi anni del 2000. (1) Le percentuali mostrano quante volte è stata osservata nell’incidente la presenza del macrofattore (in forma determinante o meno). Pur essendo diverse le metodologie usate, come pure l’epoca di svolgimento degli studi, la predominanza del macrofattore ‘Uomo’ è lampante. In pratica, questi contribuisce quasi sempre all’eziologia dell’incidente stradale. Analoghi risultati forniscono altri studi svolti al proposito. vuole, ma si è messo in una situazione ove sarà la fisica a determinare in gran parte cosa accadrà. Come infatti si può rilevare dalla fig. 2, a mano a mano che la velocità del veicolo cresce, lo spazio di arresto è determinato essenzialmente dallo spazio di frenata. Sicché, mentre a basse velocità la rapidità di risposta del conducente conta molto, a velocità superiori tale rapidità perde via via importanza. (4) Naturalmente, ci sono molte situazioni in cui non è necessario arrestare il veicolo: basta ad esempio modificare la sua traiettoria. Ma anche in questi casi, maggiore sarà la velocità, più difficile sarà mettere in atto con successo l’aggiustamento necessario. Ed ecco che scopriamo due aspetti che caratterizzano un conducente ‘attento ed esperto’: il primo, quello di offrire sempre un buon processo I/O; il secondo, quello di far sì (per ciò che gli è possibile) che le condizioni del momento siano sempre tali da garantire che il processo I/O vada a buon fine. Ciò che determina 247
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Parte Terza - Epidemiologia e prevenzione dei fattori di rischio<br />
ecc.; il termine “Ambiente”, i fattori specificamente ambientali, quali il tempo<br />
atmosferico, ma soprattutto quelli più strettamente connessi con lo stato dell’ambiente<br />
stradale, siano essi relativi alla conformità progettuale delle strade, alla<br />
loro manutenzione, alla segnaletica, e ad altri aspetti.<br />
Numerosi studi scientifici sono stati svolti in relazione al ruolo che Uomo,<br />
Veicolo, Ambiente rivestono nella genesi dell’incidentalità stradale. Volendo sintetizzare<br />
ciò che questi studi mostrano, possiamo dire che il macrofattore<br />
“Uomo” è quello determinante in più della metà degli incidenti stradali (circa<br />
60%), contribuendo comunque in oltre il 90% dei casi; seguono il macrofattore<br />
“Ambiente”, con un 20-25%, e il macrofattore “Veicolo” con un 10-20%. Dunque,<br />
il macrofattore “Uomo” predomina nell’eziologia degli incidenti stradali (si veda<br />
anche la tab. 1). (1)<br />
Come mai le cose si presentano in questo modo? Come mai gli aspetti umani<br />
sono in pratica sempre presenti nel favorire la genesi di un incidente stradale? Se<br />
si riflette un attimo, il tutto non è sorprendente: la strada più sicura percorsa da<br />
un conducente inaffidabile diviene pericolosa; lo stesso può dirsi di un veicolo<br />
progettato in modo encomiabile, ma in mano ad un incosciente. Al contrario, un<br />
conducente prudente ed attento può sopperire in modo concreto alle carenze<br />
della strada e del veicolo. In parole povere, non solo il macrofattore “Uomo” è<br />
più importante dei due restanti, ma è anche più ‘dinamico’, più spendibile in termini<br />
di prevenzione (come pure in grado di far precipitare le situazioni se chi<br />
guida non lo fa in un certo modo). (2)<br />
Il ‘cardine’ della sicurezza stradale, ovvero ‘il conducente’<br />
La guida di un veicolo è un processo continuo di aggiustamenti operati dal conducente<br />
in base a ciò che egli rileva sulla strada. In sostanza si tratta di percepire,<br />
analizzare e riconoscere, decidere e agire (si veda fig. 1). (3) E dunque, buona<br />
parte di quel che poi accade è determinato da ciò che entra nel cervello del conducente<br />
ed esce dallo stesso. Siamo quindi dinanzi ad un processo di input-output<br />
(I/O) la cui efficacia dipende tuttavia non solo dall’intrinseca efficienza del<br />
processo stesso, ma anche dalle condizioni al contorno nel momento in cui tale<br />
processo si esplica. Chiariamo bene questi due aspetti, perché sono fondamentali.<br />
Se sto guidando con un’alcolemia elevata, tutto il processo di I/O perde efficienza.<br />
Alterazioni di questo tipo si hanno, oltre che per assunzione di bevande<br />
alcoliche, per molte altre ragioni: assunzione di droghe o farmaci, uso del cellulare,<br />
sonnolenza, stanchezza, distrazione, cattiva divisione dell’attenzione, ed<br />
altro ancora. Tuttavia, un buon processo I/O (ovvero quello che presenta un conducente<br />
attento, in condizioni psicofisiche ottimali) da solo non basta: esso deve<br />
poter anche operare concretamente. Ma questo avviene solo se le condizioni al<br />
momento dell’operare sono tali da consentirlo. Per capirci: se uno sta viaggiando<br />
a 200 km/h e si presenta una situazione critica, potrà essere bravo quanto si<br />
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