LIBRO ULISSE NOVEMBRE 2011 28-11-2011 17 ... - Governo Italiano
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LIBRO ULISSE NOVEMBRE 2011 28-11-2011 17:08 Pagina 24 Parte Prima - Il contesto nazionale e internazionale Va considerato che questo risultato porta con se anche un netto cambiamento che ha caratterizzato la mobilità in special modo nei grossi centri urbani. L'uso del motociclo è cresciuto in modo più che esponenziale negli ultimi anni ed inevitabilmente ha avuto delle importanti riflessioni sulla distribuzione dell'incidentalità all'interno delle statistiche ufficiali. Se prendiamo ad esempio in considerazione l'anno 2001 vediamo che sul totale dei morti sulle strade il 12% erano conducenti/passeggeri di motocicli e l'8% erano conducenti di ciclomotore, mentre nel 2010 la percentuale dei motociclisti è salita al 23% e quella dei ciclomotoristi è scesa al 5%, tutto questo nonostante la forte riduzione globale di oltre 40 punti percentuali su tutte le modalità di trasporto. Per valutare correttamente la pericolosità di ciascun modo di trasporto occorre rapportare le frequenze di incidentalità e mortalità alla esposizione al rischio per ciascun modo. Le percorrenze rappresentano l'indicatore di esposizione più corretto, anche se spesso difficile da conoscere con precisione. Studi condotti in alcuni Paesi europei da Rune Elvik dell'Istituto di Ricerca di Economia dei Trasporti in Norvegia, nel periodo dal 1993 al 2001, hanno mostrato che, fatto 1 il tasso di infortunio della automobile, il tasso relativo di infortunio del ciclomotore è circa pari a 37,4. Altresì alti sono i tassi della bicicletta (circa 9) e dei pedoni (circa 7), mentre il modo stradale più sicuro è sicuramente l'autobus, con un tasso di infortunio pari ad un quarto di quello dell'automobile. Evoluzione dell’incidentalità nel decennio 2001-2010 Nel decennio oramai alle spalle l'Europa (EU 27) ha raggiunto un importante risultato in materia di sicurezza stradale. Da un'analisi dei dati di incidentalità la media della riduzione nel decennio 2001-2010 è di 42,8 %. In Italia dal 2001 al 2010 si è registrata una costante ed importante flessione dell'incidentalità stradale fino a raggiungere una riduzione della mortalità sulle strade di 42,4%. Questo importante traguardo, seppur non centra pienamente l'ambizioso obiettivo di riduzione della mortalità del 50% fissato dall'Unione europea all'interno Libro Bianco del 2001 è da considerarsi comunque un traguardo rilevante che colloca l'Italia tra i Paesi che hanno ottenuto i risultati migliori come la Germania, Regno Unito, Belgio ed altri. (v. Fig. 3). I Principali fattori che hanno guidato il miglioramento in Italia Il significativo e costante miglioramento è avvenuto anche grazie ad un approccio più rigoroso e sistematico rispetto a quello che ha caratterizzato il pas- 24
LIBRO ULISSE NOVEMBRE 2011 28-11-2011 17:08 Pagina 25 Lo stato della sicurezza stradale in Italia Fig. 3 - Andamento dell’incidentalità dal 2001 al 2010 sato. L'adozione e l'attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale (PNSS), un azione normativa più attenta e rigorosa nei confronti dei comportamenti a maggior rischio, una maggiore informazione e sensibilizzazione sui temi della sicurezza stradale ed un aumento dei controlli su strada sono stati i fattori chiave che hanno pilotato il cambio di rotta degli ultimi 10 anni. Il Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale (PNSS) Il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale, istituito dalla Legge n. 144 del 17 maggio 1999, nasce dalla consapevolezza che l'unico modo per fronteggiare il complesso fenomeno della sicurezza stradale è attraverso la predisposizione, a livello centrale, di un solido strumento di pianificazione. Il PNSS è la realizzazione di un sistema di indirizzi e di misure per la promozione e incentivazione, a tutti i livelli (enti proprietari, gestori di rete stradale, imprese, ecc.) di idonei strumenti per migliorare la capacità di intervento (infrastrutturali, di prevenzione e controllo, normativi e organizzativi), nonché la realizzazione di strumenti conoscitivi dello stato della sicurezza stradale e della sua evoluzione. Per avviarne l'attuazione è stato emanato un apposito Decreto Interministeriale del 25
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Parte Prima - Il contesto nazionale e internazionale<br />
Va considerato che questo risultato porta con se anche un netto cambiamento<br />
che ha caratterizzato la mobilità in special modo nei grossi centri<br />
urbani. L'uso del motociclo è cresciuto in modo più che esponenziale negli<br />
ultimi anni ed inevitabilmente ha avuto delle importanti riflessioni sulla<br />
distribuzione dell'incidentalità all'interno delle statistiche ufficiali.<br />
Se prendiamo ad esempio in considerazione l'anno 2001 vediamo che sul<br />
totale dei morti sulle strade il 12% erano conducenti/passeggeri di motocicli<br />
e l'8% erano conducenti di ciclomotore, mentre nel 2010 la percentuale dei<br />
motociclisti è salita al 23% e quella dei ciclomotoristi è scesa al 5%, tutto questo<br />
nonostante la forte riduzione globale di oltre 40 punti percentuali su<br />
tutte le modalità di trasporto.<br />
Per valutare correttamente la pericolosità di ciascun modo di trasporto<br />
occorre rapportare le frequenze di incidentalità e mortalità alla esposizione<br />
al rischio per ciascun modo. Le percorrenze rappresentano l'indicatore di<br />
esposizione più corretto, anche se spesso difficile da conoscere con precisione.<br />
Studi condotti in alcuni Paesi europei da Rune Elvik dell'Istituto di<br />
Ricerca di Economia dei Trasporti in Norvegia, nel periodo dal 1993 al 2001,<br />
hanno mostrato che, fatto 1 il tasso di infortunio della automobile, il tasso<br />
relativo di infortunio del ciclomotore è circa pari a 37,4. Altresì alti sono i<br />
tassi della bicicletta (circa 9) e dei pedoni (circa 7), mentre il modo stradale<br />
più sicuro è sicuramente l'autobus, con un tasso di infortunio pari ad un<br />
quarto di quello dell'automobile.<br />
Evoluzione dell’incidentalità nel decennio 2001-2010<br />
Nel decennio oramai alle spalle l'Europa (EU 27) ha raggiunto un importante<br />
risultato in materia di sicurezza stradale. Da un'analisi dei dati di incidentalità<br />
la media della riduzione nel decennio 2001-2010 è di 42,8 %.<br />
In Italia dal 2001 al 2010 si è registrata una costante ed importante flessione<br />
dell'incidentalità stradale fino a raggiungere una riduzione della mortalità sulle<br />
strade di 42,4%. Questo importante traguardo, seppur non centra pienamente<br />
l'ambizioso obiettivo di riduzione della mortalità del 50% fissato dall'Unione<br />
europea all'interno Libro Bianco del 2001 è da considerarsi comunque un traguardo<br />
rilevante che colloca l'Italia tra i Paesi che hanno ottenuto i risultati<br />
migliori come la Germania, Regno Unito, Belgio ed altri. (v. Fig. 3).<br />
I Principali fattori che hanno guidato il miglioramento in Italia<br />
Il significativo e costante miglioramento è avvenuto anche grazie ad un<br />
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