LIBRO ULISSE NOVEMBRE 2011 28-11-2011 17 ... - Governo Italiano

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LIBRO ULISSE NOVEMBRE 2011 28-11-2011 17:09 Pagina 208 Parte Terza - Epidemiologia e prevenzione dei fattori di rischio dispositivi di sicurezza (casco e cinture) ai fini della prevenzione delle conseguenze sanitarie e sociali degli incidenti stradali. Peraltro, in Italia, da quasi un trentennio, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sta continuamente segnalando l’importanza di far sì che l’impiego dei dispositivi di sicurezza divenga generalizzato tra gli utenti, accompagnando tale raccomandazione con lo svolgimento di ricerche epidemiologiche mirate, con lo sviluppo e la messa in opera monitoraggi a livello locale e nazionale dell’uso, con la produzione di specifici modelli matematici, con valutazioni mirate di efficacia, con stime relative alla riduzione dei traumi e dei costi sociosanitari. (5-11) Al fine di contribuire al superamento della presente situazione, in questo lavoro presenteremo un modello rapido di intervento, messo da tempo a punto dall’ONAT (Osservatorio Nazionale ‘Ambiente e Traumi’ dell’ISS) e già proposto per la sua attuazione a diverse amministrazioni. Tale modello è basato sulle risultanze dei monitoraggi nazionali dell’uso dei dispositivi di sicurezza, svolti negli anni ’80 e ‘90 in proprio dall’ISS, e successivamente, dall’anno 2000, dall’ISS e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti tramite il Sistema Ulisse. Dai dati del Sistema Ulisse ad un modello di intervento rapido Il Sistema Ulisse ha raccolto nell’ultimo decennio in tutto il paese, secondo procedure standardizzate, un rilevante numero di osservazioni sull’uso del casco e delle cinture di sicurezza (più di 16.000 rilevamenti per un totale di oltre 6 milioni di osservazioni di singoli utenti). In relazione alle cinture di sicurezza, queste osservazioni dirette riguardano la parte anteriore dell’autoveicolo (conducente e trasportato) e si riferiscono principalmente ai centri urbani dei capoluoghi di provincia (99 province in tutte le 20 regioni italiane). La scelta di concentrare l’attenzione nelle aree urbane deriva dal fatto che in passato si è visto che in zona extraurbana le percentuali risultano sistematicamente superiori (di 10-20 punti percentuali) a quelle rilevate in zona urbana. Evidentemente gli utenti percepiscono maggiormente il rischio di incidente stradale quando viaggiano su strade provinciali, statali o in autostrada (fatto confermato da specifiche indagini svolte in merito dall’ISS (4, 9, 11). Tuttavia, questa scelta deriva anche da altri due motivi: il primo è che in zona urbana si verifica il 76.6% degli incidenti stradali; il secondo, forse più importante, è che proprio in zona urbana la cintura di sicurezza esplica al meglio le sue funzioni protettive essendo in caso di scontro tra veicoli o perdita di controllo, le velocità in gioco, e dunque le energie, in media sensibilmente inferiori rispetto a quel che è dato a vedere in analoghi eventi che accadono in zona extraurbana (10). L’analisi dei dati raccolti dal Sistema Ulisse, complementata da ulteriori informazioni di natura organizzativa reperite a livello locale, ha messo in luce nei vari 208

LIBRO ULISSE NOVEMBRE 2011 28-11-2011 17:09 Pagina 209 Un modello di intervento per elevare l’uso delle cinture di sicurezza territori monitorati sostanzialmente quattro diverse situazioni: - uso elevato, o comunque soddisfacente, del casco e delle cinture; - uso elevato, o comunque soddisfacente, del casco, ma non delle cinture; - uso elevato, o comunque soddisfacente, delle cinture, ma non del casco; - uso limitato o insoddisfacente sia del casco che delle cinture. Tanto per fare un solo esempio, nel comune di Roma (da noi particolarmente monitorato) l’uso del casco è praticamente al livello del 100% già da diversi anni; l’uso delle cinture invece oscilla, nello stesso periodo, tra il 40% e in 60%. Nell’approfondire queste quattro tipologie, abbiamo constatato che dove l’uso di un dispositivo risultava elevato, o comunque soddisfacente, era rilevabile un preciso impegno da parte dell’amministrazione comunale; e questo in termini di specifiche direttive date alla Polizia Municipale. Si tratta certamente di repressione; ma di repressione ‘transitoria’. Infatti, almeno in base a quanto è stato possibile approfondire, quando gli utenti si rendono conto che il loro comportamento non passa inosservato, e che anzi viene con alta probabilità sanzionato, essi si adeguano rapidamente alle norme. Questa naturale tendenza degli utenti ha due conseguenze ‘virtuose’: la prima è data dal fatto che se gli utenti non in regola divengono meno numerosi, la loro identificazione diviene più facile (sicché, la sensazione di non poter sfuggire alla sanzione si trasforma in una quasi certezza della stessa, con un conseguente importante effetto deterrente); la seconda deriva dal fatto che se pochi utenti indossano un dispositivo ci si sente quasi in imbarazzo a portarlo o si diviene scettici sulla sua efficacia (‘la cintura non serve a niente’, ‘non voglio sembrare uno che ha paura’, ecc.); mentre se moltissimi lo portano, l’imbarazzo è relativo al non indossarlo. Se ci si pensa bene, lo stesso fenomeno si incontra studiando le mode (del vestire, del mangiare, o di altro che sia). Il modello di intervento rapido per elevare stabilmente la percentuale d’uso delle cinture di sicurezza (o del casco) In definitiva, un’attenzione specifica a livello di comune sui dispositivi sembra un punto cardine da considerare nello sviluppo di azioni volte ad innalzare l’uso delle cinture di sicurezza (o del casco, che sia). Tenendo conto di questo, l’ONAT ha messo a punto un modello di intervento rapido, che si sviluppa temporalmente nelle seguenti fasi: I fase Monitoraggi preliminari: viene inizialmente attivato nel comune un monitoraggio dell’uso delle cinture, basato sulla metodologia del Sistema Ulisse, come pure un sistema di sorveglianza degli accessi al Pronto Soccorso per incidenti stradali di occupanti di autovetture. Le informazioni così raccolte costituiranno successivamente la base sia per adeguate valutazioni, sia per la produzio- 209

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Un modello di intervento per elevare l’uso delle cinture di sicurezza<br />

territori monitorati sostanzialmente quattro diverse situazioni:<br />

- uso elevato, o comunque soddisfacente, del casco e delle cinture;<br />

- uso elevato, o comunque soddisfacente, del casco, ma non delle cinture;<br />

- uso elevato, o comunque soddisfacente, delle cinture, ma non del casco;<br />

- uso limitato o insoddisfacente sia del casco che delle cinture.<br />

Tanto per fare un solo esempio, nel comune di Roma (da noi particolarmente<br />

monitorato) l’uso del casco è praticamente al livello del 100% già da diversi anni;<br />

l’uso delle cinture invece oscilla, nello stesso periodo, tra il 40% e in 60%.<br />

Nell’approfondire queste quattro tipologie, abbiamo constatato che dove l’uso di<br />

un dispositivo risultava elevato, o comunque soddisfacente, era rilevabile un<br />

preciso impegno da parte dell’amministrazione comunale; e questo in termini di<br />

specifiche direttive date alla Polizia Municipale.<br />

Si tratta certamente di repressione; ma di repressione ‘transitoria’.<br />

Infatti, almeno in base a quanto è stato possibile approfondire, quando gli utenti<br />

si rendono conto che il loro comportamento non passa inosservato, e che anzi<br />

viene con alta probabilità sanzionato, essi si adeguano rapidamente alle norme.<br />

Questa naturale tendenza degli utenti ha due conseguenze ‘virtuose’:<br />

la prima è data dal fatto che se gli utenti non in regola divengono meno numerosi,<br />

la loro identificazione diviene più facile (sicché, la sensazione di non poter<br />

sfuggire alla sanzione si trasforma in una quasi certezza della stessa, con un conseguente<br />

importante effetto deterrente);<br />

la seconda deriva dal fatto che se pochi utenti indossano un dispositivo ci si<br />

sente quasi in imbarazzo a portarlo o si diviene scettici sulla sua efficacia (‘la cintura<br />

non serve a niente’, ‘non voglio sembrare uno che ha paura’, ecc.); mentre se moltissimi<br />

lo portano, l’imbarazzo è relativo al non indossarlo. Se ci si pensa bene,<br />

lo stesso fenomeno si incontra studiando le mode (del vestire, del mangiare, o di<br />

altro che sia).<br />

Il modello di intervento rapido per elevare stabilmente la percentuale d’uso delle<br />

cinture di sicurezza (o del casco)<br />

In definitiva, un’attenzione specifica a livello di comune sui dispositivi sembra<br />

un punto cardine da considerare nello sviluppo di azioni volte ad innalzare l’uso<br />

delle cinture di sicurezza (o del casco, che sia).<br />

Tenendo conto di questo, l’ONAT ha messo a punto un modello di intervento<br />

rapido, che si sviluppa temporalmente nelle seguenti fasi:<br />

I fase Monitoraggi preliminari: viene inizialmente attivato nel comune un monitoraggio<br />

dell’uso delle cinture, basato sulla metodologia del Sistema Ulisse,<br />

come pure un sistema di sorveglianza degli accessi al Pronto Soccorso per incidenti<br />

stradali di occupanti di autovetture. Le informazioni così raccolte costituiranno<br />

successivamente la base sia per adeguate valutazioni, sia per la produzio-<br />

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