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dettati da norme tecniche o semplicemente dal buon senso, fondamentali per permettere la fruizione libera e sicura di tutte le aree verdi di proprietà pubblica. Pag 46
ASSESSORATO “POLITICHE SOCIALI – RAPPORTI CON IL CITTADINO” ~ POLITICHE SOCIALI Di fronte alla fine rovinosa di politiche ultra liberiste, la lunga stagione dominata dall’esaltazione del privato e dal vitalismo consumistico e senza regole con tutte le forze politiche che oggi invocano “più Stato e più regole” sembra finita. La necessità di costruire una economia sociale di mercato con investimenti collettivi per il bene complessivo per il futuro immettendo più etica nell’economia e nella tecnica dovrebbe diventare un grande tema comune. Mentre, però, gli economisti dell’OCSE spiegano che la recessione si sta aggravando, che in Italia la disoccupazione tornerà all’8% (ne vediamo già gli effetti sull’industria manifatturiera che ha licenziato i precari alla scadenza del contratto e le ore di cassa integrazione crescono in maniera esponenziale) e che di fronte ad una crisi così grave gli stati dovrebbero rispondere con misure forti ed inedite e non con manovre ordinarie e senza strategie di rilancio, il governo italiano vara un pacchetto anticrisi che non serve a far ripartire i consumi e a garantire imprese e lavoratori. Non si prevede un piano con Regioni ed Enti Locali che contenga non grandi opere ma un lancio di cantieri già predisposti, nè interventi strutturali in favore della classe media per far ripartire i consumi, che rischia di finire sotto la soglia di povertà, ma identifica una politica assistenziale fatta di bonus una tantum e social card. La social card destinata a circa un milione e trecentomila italiani (gli stranieri sono esclusi) in base all’indicatore di situazione economica equivalente (ISEE) è una misura irrisoria e compassionevole che ci fa fare un tuffo nel passato quando l’Italia era un paese distrutto dalla guerra e i poveri utilizzavano il cartoncino della carta annonaria. Oggi avranno una moderna carta plastificata e ricaricabile ma per conquistarla dovranno superare un vero percorso ad ostacoli con interminabili file agli sportelli (Posta – Caf – Inps), con il rischio che all’umiliazione possa seguire la delusione di non poterne beneficiare per i tanti paletti imposta dal Governo. La regione Emilia Romagna che ha posto sempre molta attenzione per le politiche sociali, nonostante i ritardi del Governo nel ripartire il Fondo nazionale per le politiche sociali 2008 e il taglio di oltre il 30%, è al lavoro per portare avanti processi di modello di welfare e di governance regionale secondo i nuovi principi definiti dal Piano Sociale e Sanitario. I distretti sono tenuti entro il 31 dicembre 2008 a stendere i Piani di Zona per la salute e per il benessere sociale di durata triennale. Il ruolo dell’Ufficio di piano deve garantire la piena partecipazione di tutti i soggetti pubblici e privati che dovranno essere coinvolti per indicare priorità, obiettivi e scelte sulla base dei bisogni emergenti della popolazione, obiettivi strategici, strumenti tecnico organizzativi, modalità di valutazione e gli orientamenti per la programmazione finanziaria triennale. Il coinvolgimento del Terzo settore sarà pieno fin dall’attività di programmazione. Anche per il 2008 la Regione Emilia Romagna conferma il proprio impegno per la non autosufficienza con risorse destinate alla copertura delle spese sociali. Si tratta di 211 milioni provenienti dal Fondo Sanitario regionale e 100 milioni derivanti dalla fiscalità generale regionale. La priorità è il sostegno alla domiciliarità in modo da permettere alle persone non autosufficienti di essere assistite nelle proprie abiltazioni. Un’attività innovativa riguarderà l’area dei servizi per disabili gravi che disporrà di risorse per potenziare e qualificare servizi a sostegno della domiciliarità e per i centri socio-riabilitativi residenziali e comunità alloggio. Saranno distribuiti dalla regione, attraverso le conferenze Pag 47
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