Tesi per una semiotica delle culture - Facoltà di Scienze della ...

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28.05.2013 Views

Ricerche semiotiche 1 Jurij M. Lotman, Boris A. Uspenskij Il XX secolo è ricco di rivoluzioni scientifiche. Il risultato naturale di questo fatto è che sono mutate non solo le nostre idee sul mondo, ma anche quelle sulla scienza stessa. Se consideriamo l’idea che ha della scienza l’attuale coscienza di massa, si possono osservare alcuni aspetti caratteristici della metà del secolo. La coscienza del XIX secolo, per la quale scienza e spirito critico in sostanza coincidevano, mentre, d’altro canto, le forme di vita date dal buon senso e dall’esperienza quotidiana parevano incrollabili, si costruiva essenzialmente sul dubbio. Per la coscienza di massa essere partecipe alla scienza significava dubitare e diffidare. Scienziato era chi penetrava criticamente nella sfera della fiducia. Inoltre l’apparato della scienza era relativamente semplice e accessibile a una persona di media cultura. La misteriosità era sentita come ostile alla scienza: quest’ultima non creava il mistero, ma lo distruggeva. Tutte le sfere della coscienza opposta alla scienza, dalla cultura dei “selvaggi” alla religione del Medioevo, venivano fornite dei contrassegni della misteriosità – di ciò che non si può verificare –, mentre le cognizioni scientifiche erano sentite come ciò che è accessibile alla verifica (in via di principio a ogni essere umano). Oggi una serie di rivolgimenti scientifici ha mutato radicalmente l’idea che la coscienza di massa ha del verosi-

72 JURIJ M. LOTMAN, BORIS A. USPENSKIJ mile e dell’inverosimile. L’esperienza quotidiana è stata scacciata con infamia dalla sfera della scienza e il lettore di massa ha perso la capacità di orientarsi. Per essere più esatti, si potrebbe dire che l’esperienza quotidiana è rimasta il punto di orientamento nell’idea generale della scienza, ma col segno opposto: per così dire, quanto più una cosa è inverosimile, tanto più è attendibile, cioè tanto più è possibile e vicina alla scienza. Questo fatto è bene illustrato dall’esempio della letteratura di fantascienza. Nel XIX secolo la letteratura fantascientifica, mentre descriveva nuove scoperte immaginarie, le sottometteva a idee già esistenti nella scienza. L’attuale letteratura fantascientifica, invece, è costruita su un principio opposto: stare il più lontano possibile dalle idee scientifiche attuali, poiché quanto meno assomiglia a ciò che sappiamo oggi, tanto più assomiglia alla scienza del futuro. S’intende da sé che ciò riflette non tanto le leggi reali di sviluppo della scienza quanto l’idea che di essi ha appunto la coscienza di massa. Il meccanismo della scienza si è fatto più complicato. Esso è sfuggito irreparabilmente al controllo del lettore di massa. Verificare la giustezza delle tesi della fisica contemporanea, la verità di idee scientifiche paradossali e divergenti dall’esperienza quotidiana è un’impresa che il lettore non è in grado di compiere. Ma non basta: verificare ciò che per gli altri è già diventato oggetto di fede significherebbe crearsi la fama di persona arretrata, cioè non scientifica. Per il lettore di massa essere al corrente della scienza significa non stupirsi e credere. Le parole di Tertulliano “Credo quia absurdum”, che tradizionalmente erano considerate la formula del pensiero opposto a quello scientifico, oggi potrebbero essere poste come epigrafe di ogni rivista di divulgazione scientifica o di ogni romanzo di fantascienza. Ed è proprio questa la ragione per cui fiorisce rigogliosamente la divulgazione scientifica e si moltiplicano

Ricerche semiotiche 1<br />

Jurij M. Lotman, Boris A. Uspenskij<br />

Il XX secolo è ricco <strong>di</strong> rivoluzioni scientifiche. Il risultato<br />

naturale <strong>di</strong> questo fatto è che sono mutate non solo<br />

le nostre idee sul mondo, ma anche quelle sulla scienza<br />

stessa.<br />

Se consideriamo l’idea che ha <strong>della</strong> scienza l’attuale<br />

coscienza <strong>di</strong> massa, si possono osservare alcuni aspetti<br />

caratteristici <strong>della</strong> metà del secolo.<br />

La coscienza del XIX secolo, <strong>per</strong> la quale scienza e spirito<br />

critico in sostanza coincidevano, mentre, d’altro canto,<br />

le forme <strong>di</strong> vita date dal buon senso e dall’es<strong>per</strong>ienza<br />

quoti<strong>di</strong>ana parevano incrollabili, si costruiva essenzialmente<br />

sul dubbio. Per la coscienza <strong>di</strong> massa essere partecipe<br />

alla scienza significava dubitare e <strong>di</strong>ffidare. Scienziato<br />

era chi penetrava criticamente nella sfera <strong>della</strong> fiducia.<br />

Inoltre l’apparato <strong>della</strong> scienza era relativamente<br />

semplice e accessibile a <strong>una</strong> <strong>per</strong>sona <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a cultura.<br />

La misteriosità era sentita come ostile alla scienza: quest’ultima<br />

non creava il mistero, ma lo <strong>di</strong>struggeva. Tutte<br />

le sfere <strong>della</strong> coscienza opposta alla scienza, dalla cultura<br />

dei “selvaggi” alla religione del Me<strong>di</strong>oevo, venivano<br />

fornite dei contrassegni <strong>della</strong> misteriosità – <strong>di</strong> ciò che<br />

non si può verificare –, mentre le cognizioni scientifiche<br />

erano sentite come ciò che è accessibile alla verifica (in<br />

via <strong>di</strong> principio a ogni essere umano).<br />

Oggi <strong>una</strong> serie <strong>di</strong> rivolgimenti scientifici ha mutato ra<strong>di</strong>calmente<br />

l’idea che la coscienza <strong>di</strong> massa ha del verosi-

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