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Tesi per una semiotica delle culture - Facoltà di Scienze della ...

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IMPERFETTE TRADUZIONI 59<br />

pensare alla tensione che si instaura da un lato fra “essere<br />

israeliano”, “essere ebreo”, “essere padre” (<strong>per</strong><br />

non parlare <strong>delle</strong> sud<strong>di</strong>visioni ancor più precise legate<br />

all’essere un “ebreo europeo”, un “ebreo arrivato in<br />

Israele dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale”, un “ebreo<br />

nato in Israele”, identità che non a caso sono non tradotte<br />

ma evocate con la terminologia originale), e dall’altro<br />

fra l’“essere palestinese”, “essere arabo”, “essere<br />

musulmano”, “essere rivoluzionario-internazionalista”,<br />

componendo il quadro <strong>di</strong> un complicato gioco <strong>di</strong> priorità,<br />

attaccamenti e fedeltà. A poco vale <strong>di</strong>re che si tratta<br />

<strong>di</strong> un film e altrettanto poco rispondere che è “tratto<br />

da <strong>una</strong> storia vera”. Il punto è che è un buon es<strong>per</strong>imento<br />

narrativo, e che possiamo utilizzarlo come banco<br />

<strong>di</strong> prova e testimonianza <strong>di</strong> processi quoti<strong>di</strong>ani <strong>di</strong><br />

mo<strong>della</strong>mento dei nostri vissuti a partire da dense configurazioni<br />

<strong>di</strong> immagini dell’identità.<br />

Arrivati a questo punto, lasciandoci trascinare dall’argomentazione<br />

e dal flusso dei pensieri, non possiamo<br />

non richiamare un’ultima opaca e illuminante frase <strong>di</strong><br />

Lotman: “Il <strong>di</strong>alogo precede il linguaggio e lo genera”.<br />

Come a <strong>di</strong>re che nelle scienze come nella vita bisogna<br />

prima <strong>di</strong> tutto avere il coraggio <strong>di</strong> entrare in <strong>di</strong>alogo, <strong>di</strong><br />

dare ospitalità all’alterità; poi un linguaggio comune, se<br />

è il caso, verrà.<br />

Giunti alla fine non ci resta che renderci conto che<br />

quella frase <strong>di</strong> Jurij Lotman ci ha guidato e, non potendo<br />

fino in fondo com-prenderla, potendo solo constatare<br />

l’irriducibilità <strong>della</strong> sua profon<strong>di</strong>tà e <strong>della</strong> sua assenza,<br />

abbiamo scelto <strong>di</strong> tradurla, im<strong>per</strong>fettamente e <strong>per</strong> stavolta,<br />

in questo nostro <strong>per</strong>corso.<br />

1 Ovviamente non è nostra intenzione dare qui uno spaccato biografico<br />

<strong>di</strong> Lotman. Per questo riman<strong>di</strong>amo ai saggi <strong>di</strong> Burini e Niero (2001), Caceres<br />

(1996) e Navarro (1996). Altre notizie si possono re<strong>per</strong>ire nei saggi de<strong>di</strong>cati

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