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Tesi per una semiotica delle culture - Facoltà di Scienze della ...

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IMPERFETTE TRADUZIONI 49<br />

pensare alla pratica <strong>di</strong> definizione dei corpora, sia nella<br />

ricerca scientifica (ad esempio gli oggetti <strong>delle</strong> tesi <strong>di</strong><br />

laurea) che nei <strong>di</strong>scorsi quoti<strong>di</strong>ani, ovvero a come si costruiscono<br />

insiemi <strong>di</strong> materiali (intellettuali e/o sensibili)<br />

che definiscono loro stessi i contorni degli oggetti che<br />

trattano: si pensi alle pratiche <strong>di</strong> un laboratorio scientifico,<br />

a un libro <strong>di</strong> storia che descrive “il Novecento” o<br />

“L’epoca moderna” ecc.<br />

In secondo luogo il testo viene visto come un composto<br />

variabile a tre termini: ovvero, esso si origina all’intersezione<br />

dei punti <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> quelli che Lotman chiama<br />

ancora autore e pubblico – e che in termini più astratti<br />

potremmo chiamare enunciatore ed enunciatario – e attraverso<br />

“la presenza <strong>di</strong> determinati contrassegni strutturali,<br />

<strong>per</strong>cepiti come segnali del testo” (p. 147), vale a<br />

<strong>di</strong>re qualcosa che sia in<strong>di</strong>viduabile come enunciato. Fermiamoci<br />

un attimo <strong>per</strong> notare che a <strong>di</strong>spetto <strong>della</strong> scelta<br />

<strong>semiotica</strong> <strong>di</strong> limitare l’analisi alla sola intentio o<strong>per</strong>is<br />

(Eco 1990b) qui Lotman sembra riallargare il ventaglio<br />

al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> quella che lui stesso definisce la “memoria <strong>di</strong>retta<br />

del testo, la sua struttura interna” (Lotman 1993a,<br />

p. 25). Ciò non toglie ovviamente che l’enunciato continui<br />

a identificarsi, <strong>per</strong> così <strong>di</strong>re, con il punto <strong>di</strong> vista privilegiato<br />

dello stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> <strong>semiotica</strong>, in quanto ricercatore<br />

e <strong>di</strong>fensore <strong>di</strong> un’empiria da cui costantemente l’analisi<br />

deve partire e la teoria <strong>di</strong>scendere (Fabbri 1998a).<br />

In definitiva, a livello <strong>della</strong> semiosi sociale, il testo si<br />

dà nel gioco <strong>di</strong> emersione e definizione reciproca <strong>di</strong> questi<br />

tre elementi. Questo significa che a seconda dei fenomeni<br />

sociosemiotici che ci troviamo a indagare il peso<br />

dei tre punti <strong>di</strong> vista può variare. Chi è l’enunciatore <strong>di</strong><br />

un paesaggio? E <strong>di</strong> prodotti industrializzati come un<br />

film, un oggetto <strong>di</strong> consumo, <strong>una</strong> notizia del TG? E come<br />

la sua <strong>per</strong>cezione <strong>di</strong> noi enunciatari ne determina il senso?<br />

Perché un’intenzione e un enunciato che a noi sembrano<br />

evidenti possono non esistere, e non essere colti,

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