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Tesi per una semiotica delle culture - Facoltà di Scienze della ...

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48 FRANCISCU SEDDA<br />

spesso rimproverata alla <strong>semiotica</strong>, quella fra testi e vita,<br />

come se ci fosse <strong>una</strong> separazione netta e reale fra i due e<br />

la <strong>semiotica</strong> si occupasse semplicemente dei primi abbandonando<br />

a se stessa, o a qualche altra <strong>di</strong>sciplina, la<br />

comprensione <strong>delle</strong> vita “vera”.<br />

Basterà tuttavia notare che stu<strong>di</strong>ando il rapporto fra<br />

il testo e la funzione Lotman e Piatigorski (1968, pp.<br />

164-165), rimanendo a livello emico, parlano dei “testi”<br />

<strong>delle</strong> <strong>culture</strong> orali evidenziando come, dal punto <strong>di</strong> vista<br />

<strong>di</strong> quelle <strong>culture</strong>, la scrittura potrebbe portare su <strong>di</strong> sé<br />

proprio il marchio <strong>della</strong> non-testualità. E del resto, anche<br />

nel saggio sulla cultura dell’antica Rus’, ciò a cui<br />

Lotman e Uspenskij ci invitano è la penetrazione <strong>di</strong> <strong>una</strong><br />

pratica, il “ridere”, all’interno del byt – la vita quoti<strong>di</strong>ana,<br />

intesa come un ambiente carico <strong>di</strong> valori e significati<br />

– e in correlazione con la sfera <strong>della</strong> scrittura. Vale a <strong>di</strong>re,<br />

non ci chiedono <strong>di</strong> esplorare i testi in quanto “scritti”,<br />

ma <strong>di</strong> penetrare con sguardo semiotico tutte le “pratiche<br />

significanti” – <strong>per</strong> utilizzare un bel termine <strong>di</strong><br />

Barthes (1985, p. 7) – tutti i processi <strong>di</strong> formazione del<br />

senso, in particolare nei loro rapporti reciproci.<br />

Arrivati a questo punto conviene soffermarsi invece<br />

sulla definizione <strong>di</strong> testo in senso semiotico. È interessante<br />

notare che la questione emerge nel saggio sulle Ricerche<br />

semiotiche del 1973 in un modo che mentre da un<br />

lato risponde alle critiche ai meto<strong>di</strong> strutturali <strong>di</strong> indagine<br />

<strong>della</strong> realtà, dall’altro lato già prefigura la concezione<br />

<strong>di</strong> testo che Lotman porterà avanti fino alla fine <strong>della</strong><br />

sua vita, <strong>una</strong> concezione che è esattamente estranea alla<br />

riduzione del testo a qualcosa <strong>di</strong> chiuso, coerente, organico.<br />

Non potendo dar conto <strong>di</strong> tutto questo cammino<br />

ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> focalizzare solo alcuni punti interessanti.<br />

Innanzitutto <strong>per</strong> l’ultimo Lotman il testo va inteso<br />

non come un oggetto stabile, con marche costanti, ma<br />

come <strong>una</strong> funzione. Tutto può comparire nel ruolo <strong>di</strong> testo,<br />

o essere trattato come tale (1993a, p. 146). Basti

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