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Tesi per una semiotica delle culture - Facoltà di Scienze della ...

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IMPERFETTE TRADUZIONI 47<br />

mente ad esempio suonerà sensato – e nell’imme<strong>di</strong>ato<br />

forse anche poco utile e interessante – alle mie nonne<br />

sentirmi <strong>di</strong>re che il loro modo <strong>di</strong> cucinare è un “testo”,<br />

che il loro modo <strong>di</strong> vestirsi, <strong>di</strong> parlare, <strong>di</strong> comportarsi,<br />

<strong>di</strong> vivere è un “testo”, o che, a un certo livello, il vicinato,<br />

la comunità paesana, la loro stessa vita sono dei “testi”.<br />

È invece assolutamente decisivo che io stia a sentire<br />

che cosa loro definiscono testo (e così pure “segno”, ovviamente)<br />

e, volendo allargare l’indagine, che cosa esse,<br />

in generale, ritengano significativo, portatore <strong>di</strong> un “significato<br />

globale” – come si <strong>di</strong>ce nelle <strong>Tesi</strong> – e quali siano,<br />

se ci sono, i tratti ricorrenti e fondamentali all’interno<br />

<strong>di</strong> questa visione emica del testo. Sta a me in quanto<br />

analista, a questo punto, far fruttare la capacità <strong>di</strong> tenere<br />

insieme questi due sguar<strong>di</strong>, intanto comprendendo isomorfismi<br />

e <strong>di</strong>fformità fra le due visioni, e poi cogliendo<br />

ad esempio tutti quei processi <strong>di</strong> generazione <strong>di</strong> senso<br />

che, pur non essendo riconosciuti dalle mie nonne, funzionano<br />

come testi, organizzando il loro modo <strong>di</strong> pensare,<br />

comportarsi e muoversi nel mondo; oppure capendo<br />

la specifica funzione e forza <strong>di</strong> cui si riveste tutto ciò che<br />

loro, in base alle loro griglie culturali, finiscono <strong>per</strong> <strong>per</strong>cepire<br />

come testo.<br />

Anche in Lotman troviamo spesso questo saltellare<br />

fra i due tipi <strong>di</strong> definizione del testo. E non a caso questo<br />

saltellare, che rischia <strong>di</strong> suonarci contrad<strong>di</strong>ttorio, si<br />

manifesta maggiormente in quei saggi che hanno a che<br />

fare con le poetiche del comportamento quoti<strong>di</strong>ano, vale a<br />

<strong>di</strong>re esattamente laddove la visione emica reclama con<br />

più forza i suoi <strong>di</strong>ritti. Nel saggio scritto con Uspenskij e<br />

de<strong>di</strong>cato al mondo del riso nella cultura dell’antica Rus’,<br />

ad esempio, ritroviamo un utilizzo del termine “testo”<br />

chiaramente legato alla “scrittura” e contrapposto alla<br />

<strong>di</strong>mensione “orale” che viene vista come <strong>una</strong> sorta <strong>di</strong><br />

sfondo extratestuale. Data tale impostazione sembrerebbe<br />

che in effetti si riproduca <strong>una</strong> <strong>di</strong>cotomia nefasta e

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