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Tesi per una semiotica delle culture - Facoltà di Scienze della ...

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IMPERFETTE TRADUZIONI 33<br />

autodefinizione, ognuno con la riven<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> <strong>una</strong> sua<br />

memoria e <strong>di</strong> un suo futuro, ognuno pronto ad autodescriversi<br />

con un suo proprio linguaggio.<br />

Quel processo che l’antropologia ha definito come la<br />

sco<strong>per</strong>ta dell’altro (Featherstone 1993), e che coincide<br />

con il crollo <strong>di</strong> un’autorità monologica nella scrittura<br />

<strong>delle</strong> <strong>culture</strong> (Clifford, Marcus 1986; Clifford 1988), viene<br />

da Lotman e Uspenskij riportato a livello dell’intera<br />

scienza del XX secolo:<br />

La scienza del XIX secolo identificava il punto <strong>di</strong> vista consueto<br />

dello scienziato con la verità e quin<strong>di</strong> presupponeva<br />

possibile la descrizione soltanto dal “mio” (dello scienziato,<br />

<strong>della</strong> scienza) punto <strong>di</strong> vista, il che si esprimeva, ad<br />

esempio, nell’assolutizzazione del punto <strong>di</strong> vista europeo<br />

nell’antropologia e <strong>della</strong> linguistica indoeuropea o <strong>della</strong><br />

grammatica latina nella linguistica. Ogni altra descrizione<br />

– cioè la descrizione fatta in altri termini – era considerata<br />

sbagliata (non civilizzata, barbara) e in ultima analisi inesistente<br />

<strong>per</strong> la scienza. La scienza del XX secolo, al contrario,<br />

parte dall’esistenza <strong>di</strong> vari sistemi <strong>di</strong> descrizione e s’interessa<br />

quin<strong>di</strong> molto <strong>di</strong> più del punto <strong>di</strong> vista dell’“altro”<br />

(l’“io” dall’angolo visuale dell’“altro”, l’“altro” dal suo<br />

proprio punto <strong>di</strong> vista).<br />

Il mondo <strong>di</strong>venta dunque il luogo <strong>di</strong> incrocio <strong>di</strong> <strong>una</strong><br />

pluralità <strong>di</strong> prospettive, <strong>una</strong> pluralità <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorsi, fatti in<br />

linguaggi <strong>di</strong>fferenti. Non si tratta <strong>di</strong> un universo equiprobabilistico<br />

come la notte in cui tutte le vacche sono<br />

nere (o grigie, è lo stesso): alcuni linguaggi e alcune<br />

prospettive assurgono (momentaneamente) al ruolo <strong>di</strong><br />

dominanti, altri fanno da “linguaggi traduttori”, ovvero<br />

<strong>di</strong>vengono il luogo <strong>di</strong> incontro e/o spartizione fra <strong>di</strong>scorsi<br />

dai contenuti <strong>di</strong>versi o <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorsi simili ma fatti<br />

da prospettive <strong>di</strong>fferenti, altri linguaggi esercitano il<br />

ruolo <strong>di</strong> alternativa, <strong>di</strong> contro-storia, altri ancora cadono<br />

nella marginalità e nell’insignificanza ma, depositan-

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