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Tesi per una semiotica delle culture - Facoltà di Scienze della ...

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276 JURIJ M. LOTMAN<br />

Non solo i palazzi degli zar o le ville degli alti <strong>di</strong>gnitari,<br />

ma anche le <strong>di</strong>more molto più modeste dei semplici<br />

gentiluomini erano piene <strong>di</strong> chioschi da giar<strong>di</strong>no, <strong>di</strong><br />

grotte, <strong>di</strong> tempietti, <strong>di</strong> luoghi <strong>per</strong> me<strong>di</strong>tazioni solitarie,<br />

<strong>di</strong> rifugi d’amore ecc. L’ambiente <strong>di</strong>ventava decorazione.<br />

Costituiva un elemento in comune col teatro anche<br />

la tendenza ad accompagnare il mutamento <strong>di</strong> spazio<br />

con musiche <strong>di</strong>verse. In caso <strong>di</strong> necessità la decorazione<br />

poteva essere semplificata e ridotta fino a trasformarsi<br />

da costruzione (come erano gli imponenti insiemi architettonici)<br />

in segno <strong>di</strong> tale costruzione, accessibile anche<br />

al semplice proprietario.<br />

Lo sviluppo successivo <strong>della</strong> poetica del comportamento<br />

portò all’elaborazione <strong>della</strong> categoria <strong>della</strong> parte<br />

teatrale. L’uomo del XVIII secolo sceglieva <strong>per</strong> sé come<br />

se fosse stata <strong>una</strong> parte teatrale – invariante <strong>di</strong> ruoli tipici<br />

– un determinato tipo <strong>di</strong> comportamento, che semplificava<br />

la sua vita quoti<strong>di</strong>ana e la elevava verso un qualche<br />

ideale. Si sceglieva <strong>di</strong> solito la parte rifacendosi a un<br />

<strong>per</strong>sonaggio storico, a un uomo <strong>di</strong> Stato, a un letterato,<br />

al protagonista <strong>di</strong> un poema o <strong>di</strong> <strong>una</strong> trage<strong>di</strong>a. Il <strong>per</strong>sonaggio<br />

scelto <strong>di</strong>ventava il doppio idealizzato <strong>della</strong> <strong>per</strong>sona<br />

reale, il suo santo. Orientarsi secondo il <strong>per</strong>sonaggio<br />

scelto <strong>di</strong>ventava un programma <strong>di</strong> comportamento. Attributi<br />

come “il Pindaro russo”, “il Voltaire del Nord”,<br />

“il nostro La Fontane”, “il nuovo Sterne” o “Minerva”,<br />

“Astrea”, “il Cesare russo”, “il Fabio dei nostri giorni”<br />

<strong>di</strong>ventavano nomi propri supplementari (Minerva <strong>per</strong><br />

esempio <strong>di</strong>venne il nome letterario <strong>di</strong> Caterina II). Questo<br />

modo <strong>di</strong> vedere – che organizzava il comportamento<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo, determinava la valutazione soggettiva che<br />

la <strong>per</strong>sona dava <strong>di</strong> sé e nello stesso tempo il modo in cui<br />

veniva considerata dai contemporanei –, creò un programma<br />

<strong>di</strong> comportamento in<strong>di</strong>viduale che in un certo<br />

senso determinava già il carattere <strong>delle</strong> azioni future e il<br />

modo in cui sarebbero state considerate. Venne così da-

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