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Tesi per una semiotica delle culture - Facoltà di Scienze della ...

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238 JURIJ M. LOTMAN<br />

Con non minor nettezza dell’affiliazione formale a<br />

<strong>una</strong> società segreta, il comportamento quoti<strong>di</strong>ano separava<br />

il rivoluzionario <strong>di</strong> estrazione nobiliare non soltanto<br />

dagli uomini del “trascorso secolo”, ma anche dall’ampia<br />

cerchia dei fron<strong>di</strong>sti, liberi pensatori e “liberali”.<br />

Che l’accentuazione <strong>di</strong> un particolare comportamento<br />

(“Di queste qualità ne avete a iosa”, – <strong>di</strong>ce Sof’ja a<br />

Čackij) fosse in contrasto con l’idea <strong>di</strong> cospirazione, non<br />

turbava i giovani congiurati. È sintomatico che non il<br />

decabrista Nikolaj Turgenev, ma il suo prudente fratello<br />

maggiore dovesse cercar <strong>di</strong> convincere l’ultimo dei fratelli,<br />

Sergej Ivanovič, impetuosamente attratto dalle norme<br />

e dagli ideali decabristi, a non palesare le proprie<br />

idee nella vita d’ogni giorno. Nikolaj Ivanovič impartiva<br />

invece al fratello insegnamenti opposti: “Non <strong>per</strong> piacere<br />

ai gaglioffi abbiamo accolto i principi liberali. Essi<br />

non ci possono amare. E noi sempre li <strong>di</strong>sprezzeremo”<br />

(Turgenev 1936, p. 208).<br />

Espressione <strong>di</strong> tale atteggiamento, lo “sguardo minaccioso<br />

e l’aspro tono”, <strong>per</strong> usare le parole dette da<br />

Sof’ja a proposito <strong>di</strong> Čackij, rendevano poco inclini allo<br />

scherzo spensierato, incapace <strong>di</strong> trasformarsi in satira<br />

sociale. I decabristi non erano dei burloni. Entrando<br />

nell’allegria carnevalizzata <strong>delle</strong> società dei giovani<br />

liberali, essi cercavano <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzarne l’attività verso<br />

obiettivi “seri” e “nobili” e così <strong>di</strong>struggevano il fondamento<br />

stesso dei loro sodalizi. È <strong>di</strong>fficile immaginarsi<br />

il contegno <strong>di</strong> un Glinka alle riunioni <strong>della</strong> Lampada<br />

verde o, a maggior ragione, alle cene <strong>di</strong> Vsevolozˇskij.<br />

Sappiamo <strong>per</strong>ò benissimo quale piega presero<br />

gli avvenimenti nell’Arzamas dopo l’ingresso dei decabristi<br />

nell’associazione. I <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> Nikolaj Turgenev<br />

e, più ancora, <strong>di</strong> Orlov, erano “ardenti” e “sostanziosi”,<br />

ma non certo animati da spensierata arguzia. Lo<br />

stesso Orlov (1933, p. 206) ne era, del resto, <strong>per</strong>fettamente<br />

consapevole: “Come potrà <strong>una</strong> mano, avvezza a

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