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Tesi per una semiotica delle culture - Facoltà di Scienze della ...

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216 JURIJ M. LOTMAN<br />

Golicyn pensava a V. N. Karazin. Ma quello che qui<br />

conta <strong>per</strong> noi non è soltanto la testimonianza dell’interesse<br />

che Alessandro I nutriva <strong>per</strong> la trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Schiller, ma<br />

anche un altro particolare: secondo Herzen, Golicyn, definendo<br />

Karazin “marchese <strong>di</strong> Posa”, gettava il <strong>per</strong>fido<br />

laccio <strong>di</strong> un intrigo <strong>di</strong> corte allo scopo <strong>di</strong> “rovesciare” il<br />

rivale (egli sapeva infatti che l’im<strong>per</strong>atore non avrebbe<br />

tollerato pretendenti <strong>di</strong> sorta al ruolo <strong>di</strong> mentore).<br />

Alessandro I era un despota, ma non <strong>di</strong> tipo schilleriano:<br />

mite <strong>di</strong> natura, gentleman <strong>per</strong> educazione, egli era<br />

un autocrate russo, ossia un uomo che non poteva cedere<br />

alc<strong>una</strong> <strong>delle</strong> sue prerogative reali. Sentiva la pungente<br />

necessità <strong>di</strong> un amico, ma assolutamente <strong>di</strong>sinteressato<br />

(è noto che <strong>per</strong>sino un’ombra sospetta <strong>di</strong> “mire <strong>per</strong>sonali”<br />

degradava ai suoi occhi il favorito <strong>di</strong> turno dal rango<br />

<strong>di</strong> amico a quello, da lui spregiato, <strong>di</strong> cortigiano). Il<br />

tiranno schilleriano era conquistato dal <strong>di</strong>sinteresse unito<br />

a nobiltà <strong>di</strong> pensiero e in<strong>di</strong>pendenza <strong>per</strong>sonale. L’amico<br />

<strong>di</strong> Alessandro doveva invece, al <strong>di</strong>sinteresse, accompagnare<br />

un’illimitata de<strong>di</strong>zione <strong>per</strong>sonale, equivalente<br />

alla servilità. È noto che l’im<strong>per</strong>atore non reagì sia<br />

quando Arakčeev rifiutò <strong>di</strong> accettare un’onorificenza,<br />

sia quando con insolenza restituì le decorazioni che<br />

Alessandro I, con apposito decreto, aveva or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong><br />

conferire al suo amico. Ostentando un’incorruttibile servilità,<br />

Arakčeev si rifiutò <strong>di</strong> eseguire la volontà del sovrano,<br />

e in risposta alle insistenti preghiere dell’im<strong>per</strong>atore<br />

accettò soltanto un ritratto <strong>di</strong> Alessandro I: non ricompensa<br />

<strong>di</strong> un sovrano ma dono <strong>di</strong> un amico.<br />

Bastava tuttavia che al sincero affetto <strong>per</strong> l’im<strong>per</strong>atore<br />

si unisse l’in<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio (quel che contava<br />

era l’in<strong>di</strong>pendenza, e non il carattere politico del giu<strong>di</strong>zio)<br />

<strong>per</strong>ché all’amicizia fosse posta fine. In questi termini<br />

si svolse la storia del raffreddamento <strong>di</strong> Alessandro I<br />

nei confronti <strong>di</strong> Karamzin, che politicamente era un<br />

conservatore, <strong>per</strong>sonalmente affezionato al sovrano, as-

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