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Tesi per una semiotica delle culture - Facoltà di Scienze della ...

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IL DECABRISTA NELLA VITA 213<br />

1958-59; 1960a), <strong>di</strong> cui erano ferventi ammiratori il professore<br />

<strong>di</strong> C ˇ aadaev, A. F. Merzljakov e il suo intimo amico<br />

N. Turgenev. Un altro amico <strong>di</strong> C ˇ aadaev, Griboedov,<br />

nell’abbozzo <strong>della</strong> trage<strong>di</strong>a Rodamisto e Zenobia cita liberamente<br />

il famoso monologo del marchese <strong>di</strong> Posa.<br />

Parlando <strong>della</strong> presenza <strong>di</strong> un repubblicano <strong>di</strong> un “im<strong>per</strong>o<br />

autocratico” egli scrive: “è <strong>per</strong>icoloso <strong>per</strong> il governo<br />

ed è un peso <strong>per</strong> se stesso, poiché è citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> un altro<br />

secolo” (Griboedov 1911, p. 256).<br />

Le parole in corsivo sono <strong>una</strong> parafrasi dell’autoritratto<br />

del Posa: “Sono io il citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> un secolo avvenire”<br />

(Don Carlos, atto III, scena X).<br />

L’ipotesi che C ˇ aadaev col suo comportamento volesse<br />

recitare <strong>una</strong> variante del “marchese <strong>di</strong> Posa russo” (come<br />

nei colloqui con Pusˇkin ripeteva la parte <strong>di</strong> “Bruto russo”<br />

e <strong>di</strong> “Pericle russo”) illumina i lati “enigmatici” <strong>della</strong><br />

sua condotta. Essa prima <strong>di</strong> tutto <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> contestare<br />

l’affermazione <strong>di</strong> Lebedev, secondo cui Čaadaev nel 1820<br />

faceva assegnamento sul liberalismo del governo: “Le<br />

s<strong>per</strong>anze nelle ‘buone intenzioni’ dello zar erano, come è<br />

noto, molto forti tra i decabristi e la nobiltà filodecabrista<br />

del tempo” 9 . Qui c’è <strong>una</strong> certa inesattezza: parlare <strong>di</strong><br />

un atteggiamento costante dei decabristi nei confronti <strong>di</strong><br />

Alessandro I, senza basarsi su dati precisi e su concrete<br />

documentazioni, è assai rischioso. È noto che verso il<br />

1820 alle promesse dello zar praticamente non credeva<br />

più nessuno. Ma ancora più rilevante appare un altro fatto:<br />

secondo un’ipotesi assai convincente <strong>di</strong> Cjavlovskij<br />

(1962, pp. 28-58), sostenuta da altri autorevoli stu<strong>di</strong>osi,<br />

C ˇ aadaev nelle sue conversazioni con Pusˇkin prima del<br />

viaggio a Troppau <strong>di</strong>scusse vari progetti <strong>di</strong> tirannici<strong>di</strong>o, il<br />

che mal si accorda con la tesi che la fiducia nelle “buone<br />

intenzioni” dello zar lo aveva spinto a precipitarsi dall’im<strong>per</strong>atore.<br />

Il Filippo <strong>di</strong> Schiller non è un re liberale. È un tiranno.<br />

Ed è appunto a un despota, e non alla “virtù sul tro-

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