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Tesi per una semiotica delle culture - Facoltà di Scienze della ...

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20 FRANCISCU SEDDA<br />

Non a caso Peirce <strong>di</strong>ce che “l’identità <strong>di</strong> un uomo consiste<br />

nella coerenza tra ciò che egli fa e ciò che egli pensa”<br />

(p. 109, 5.315) e traduce questa articolazione nei termini<br />

<strong>di</strong> un “esprimere qualcosa” che sia intelligibile, rendendo<br />

insostenibile <strong>una</strong> netta <strong>di</strong>stinzione fra il pensare, il <strong>di</strong>re<br />

e il fare. In definitiva riemerge qui, sotto altre forme,<br />

un punto car<strong>di</strong>ne <strong>della</strong> <strong>semiotica</strong> attuale: il carattere<br />

<strong>per</strong>formativo del linguaggio e il carattere linguistico <strong>delle</strong><br />

pratiche. Atti espressivi ed espressioni attive. Come a <strong>di</strong>re<br />

che l’agire non è muto, non è pura opacità, e che i segni<br />

oltre a – o prima ancora <strong>di</strong> – rappresentare qualcosa<br />

si danno in quanto azioni sul mondo, in quanto tattiche<br />

<strong>per</strong> la sua costituzione e mo<strong>di</strong>ficazione (Fabbri 1998a),<br />

sia che essi agiscano a livello propriamente cognitivo, oppure<br />

su quello pragmatico, patemico o estesico.<br />

Non è un dato da poco <strong>per</strong>ché come si avrà modo <strong>di</strong><br />

vedere nei saggi <strong>di</strong> Lotman sulle poetiche del comportamento<br />

quoti<strong>di</strong>ano è proprio a questi giochi <strong>di</strong> concatenamento<br />

che la <strong>semiotica</strong> <strong>della</strong> cultura deve far riferimento<br />

<strong>per</strong> ricostruire o penetrare l’intelligibilità <strong>di</strong> configurazioni<br />

semiotiche complesse. Se volessimo riportare questo<br />

gioco <strong>di</strong> correlazione a due serie minime ed eleggessimo<br />

a tale ruolo il rapporto fra rappresentazioni e pratiche<br />

(come del resto Lotman ci dà modo <strong>di</strong> fare in più<br />

occasioni, e non solo in questi saggi) non ci troveremmo<br />

granché <strong>di</strong>stanti dalla rilettura deleuziana <strong>della</strong> teoria<br />

<strong>della</strong> cultura <strong>di</strong> Foucault, laddove le “formazioni” che<br />

costituiscono il sociale emergono dal concatenamento<br />

fra pratiche <strong>di</strong>scorsive e pratiche extra<strong>di</strong>scorsive (Deleuze<br />

1986). Tuttavia, <strong>per</strong> mantenerci più vicini all’eterogeneità<br />

del reale converrà notare, leggendo i testi, tutti<br />

quei punti in cui Lotman ricrea degli insiemi fatti <strong>di</strong> parole,<br />

gesti, situazioni d’etichetta, brandelli <strong>di</strong> narrazioni<br />

mitiche o romanzesche, riferimenti pittorici o teatrali e<br />

così via, riproducendo <strong>delle</strong> specie <strong>di</strong> “anelli semiotici”,<br />

nel linguaggio <strong>di</strong> Deleuze e Guattari (1980), vale a <strong>di</strong>re

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