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Tesi per una semiotica delle culture - Facoltà di Scienze della ...

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198 JURIJ M. LOTMAN<br />

Čuvstvitel’noj dusˇe ne srodno l’izmenjat’sja?<br />

Ona mjagka kak vosk, kak zerkalo jasna (...)<br />

Nel’zja ej dlja tebja e<strong>di</strong>noju kazat’sja (...).<br />

(Karamzin 1966, pp. 242-243)<br />

[Di un’anima sensibile non proprio il mutare? / È molle<br />

come cera e come specchio chiara... / Essa non può <strong>per</strong> te<br />

apparire sempre uguale (...)].<br />

Per il romanticismo poetica era invece l’unità del<br />

comportamento, l’in<strong>di</strong>pendenza degli atti dalle circostanze.<br />

“Uno era ovunque, freddo, immutabile”, scrisse Lermontov<br />

<strong>di</strong> Napoleone (1954, p. 183). E Bestuzev a<br />

Pusˇkin: “Sii te stesso” (Pusˇkin 1937b, p. 142). Il sacerdote<br />

Myslovskij, tra le sue osservazioni sul comportamento<br />

<strong>di</strong> Pestel durante l’istruttoria, annota: “Sempre e<br />

dovunque era uguale a se stesso. Nulla faceva vacillar la<br />

sua fermezza” 6 .<br />

D’altra parte l’ideale romantico dell’unità <strong>di</strong> comportamento<br />

non <strong>di</strong>scordava dal concetto classicistico<br />

<strong>di</strong> eroismo, coincidendo anzi col principio dell’“unità<br />

d’azione”. Il “proteismo” karamziniano s’avvicinava in<br />

questo senso alla “pluralità <strong>di</strong> piani” del realismo.<br />

Pusˇkin, contrapponendo l’uni<strong>di</strong>mensionalità del comportamento<br />

dei <strong>per</strong>sonaggi <strong>di</strong> Molière alla poliedrica<br />

vitalità dei <strong>per</strong>sonaggi <strong>di</strong> Shakespeare, scrisse in un<br />

ben noto appunto: “Le figure create da Shakespeare<br />

non sono come in Molière tipi <strong>di</strong> <strong>una</strong> passione, <strong>di</strong> un<br />

vizio; ma esseri vivi, ricolmi <strong>di</strong> molte passioni e <strong>di</strong> molti<br />

vizi; le circostanze <strong>di</strong>spiegano <strong>di</strong>nnanzi allo spettatore<br />

i loro caratteri multiformi e poliedrici” (Pusˇkin<br />

1949, p. 159).<br />

Inoltre, se l’artista, classico o romantico, nel passare<br />

dall’es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> vita al testo poetico da lui creato raccoglieva<br />

consapevolmente un solo piano, poiché lo riteneva<br />

l’unico degno <strong>di</strong> rappresentazione letteraria, nel

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