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Tesi per una semiotica delle culture - Facoltà di Scienze della ...

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10 FRANCISCU SEDDA<br />

sconfinata – produzione <strong>di</strong> Lotman e <strong>della</strong> Scuola <strong>di</strong><br />

Tartu potrebbero pessimisticamente apparire come mute<br />

tracce <strong>di</strong> un tortuoso cammino, o frammenti opachi<br />

<strong>di</strong> un’o<strong>per</strong>a troppo complessa. E tuttavia l’insegnamento<br />

<strong>della</strong> <strong>semiotica</strong> <strong>della</strong> cultura ci <strong>di</strong>ce proprio questo:<br />

che ogni volta, e in ogni caso, dobbiamo prenderci la responsabilità<br />

<strong>di</strong> o<strong>per</strong>are generalizzazioni a partire da<br />

frammenti, che dobbiamo avere il coraggio <strong>di</strong> immaginare<br />

la globalità (senza <strong>per</strong>ò staccare i pie<strong>di</strong> dalla località<br />

che la ispira) e sentire fino in fondo il brivido che<br />

necessariamente coglie chi azzarda la ricostruzione <strong>di</strong> un<br />

sistema a partire da tracce minute. Un’apparente incoscienza,<br />

o un atto <strong>di</strong> somma arroganza: e invece si può<br />

trattare <strong>di</strong> <strong>una</strong> responsabile e umile ambizione, <strong>per</strong> non<br />

rimanere irretiti davanti alla durezza dei frammenti lasciati<br />

a se stessi (Fabbri 1998a). Abduzione e intuizione<br />

dunque, ma soprattutto traduzione. Per andare avanti.<br />

Perché se c’è un altro insegnamento semiotico che qui<br />

va tenuto in considerazione è che ogni ritorno su se stessi,<br />

ogni ripresa e risco<strong>per</strong>ta del passato – inconsapevole<br />

o programmaticamente mirata – aprendo lo spazio del<br />

presente ci riporta al futuro, e non in <strong>una</strong> qualche inattingibile<br />

origine.<br />

“Il nostro specchio sono i nostri alunni. E se in questo<br />

specchio io mi rifletto in qualche forma, allora, a <strong>di</strong>re<br />

la verità, non voglio chiedere niente <strong>di</strong> più alla vita”,<br />

<strong>di</strong>rà Lotman in <strong>una</strong> <strong>delle</strong> sue ultime interviste (Lotman<br />

1993b).<br />

Ecco cosa vorremmo essere, anche in queste poche<br />

note introduttive, rispetto a Lotman e al suo sa<strong>per</strong>e: uno<br />

specchio nel tempo (ib.). Vorremmo guadagnarci la possibilità<br />

<strong>di</strong> essere almeno un po’ “figli” e “alunni”. Vorremmo<br />

rispondere al monito <strong>delle</strong> sue parole, ma ammettendo<br />

e assumendo fin dal principio tutte le nostre<br />

responsabilità. Perché qui siamo pur sempre noi a scegliere<br />

i nostri (molti) padri, la loro forma.

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