nta PRG_18_01_08.pdf - Comune di Castenaso

ADOZIONE DEL. C.C. 128 DEL 24.10.1991 / CONTRODEDUZIONI DEL.C.C. 85 DEL 10.07.1992 / APPROVAZIONE REGIONALE DEL. G.R.N. 3667 DEL 26.07.1994 

Elaborato 

2 

data 

NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE 

Con le modifiche introdotte in sede di controdeduzioni alle osservazioni 

Con le modifiche introdotte in sede di approvazione generale 

Con le modifiche introdotte dalla variante approvata con delibera 

C.C. n. 37 del 15.05.97 - C.C. n. 38 del 15.05.97 - C.C. n. 32 del 31.03.98 - C.C. n. 104 del 10.09.98 

G.P. n. 88 del 20.03.00 - C.C. n. 75 del 07.07.00 - G.P. n. 508 del 28.12.00 - C.C. n. 6 del 21.02.01 

C.C. n. 7 del 21.02.01 - C.C. n. 52 del 18.07. - C.C. n. 12 del 20.03.02 - C.C. n. 53 del 19.07.02 

C.C. n. 98 del 27.11.02 - C.C. n. 103 del 03.12.02 - G.P. n. 440 del 10.12.02 - G.P. n. 86 del 18.03.03 

per l'U.T.Comunale Geom.G.Bonafè - Geom.T.Draghetti 

progetto Dott.Arch.Piergiorgio ROCCHI 

Il Segretario GIACINTO CAMPISE 

L'Assessore LUCIANO FARNEDI 

Il Sindaco CLAUDIO MARCHI 

C.C. n. 74 del 16.07.03 - C.C. n. 75 del 16.07.03 - C.C. n. 105 del 27.11.03 - G.P. n. 240 del 25.05.04 

C.C. n. 67 del 28.09.05 – C.C. n.19 del 22.03.06 – C.C. n.20 del 22.03.06 – C.C. n. 19 del 22.03.2006 

C.C. n.59 del 25.10.2006 – C.C. n.72 del 29.11.2006 – Decreto Pres.Provincia n.227504 del 03.07.2007 

Decreto Pres.Provincia n.227504 del 20.11.2007 

L.N. 1150 / 1942 E SUCC.MODIF.E INTEGRAZIONI 

L.REG.N. 47/78 E 23/80 

P.R.G. 

VARIANTE '90 

C O M U N E D I C A S T E N A S O 

PROVINCIA DI BOLOGNA

INDICE 

TITOLO I – DISPOSIZIONI GENERALI Pag. 

Art. 1 Elementi costitutivi del P.R.G. 1/1 

Art. 2 Applicazione del P.R.G. 2/1 

Art. 3 Trasformazione urbanistica ed edilizia 3/1 

Art. 4 Adeguamento della disciplina urbanistico-edilizia 4/1 

Art. 5 Varianti al P.R.G. 5/1 

Art. 6 Definizione degli usi 6/1 

Art. 6bis Standards urbanistici. Superfici e oneri di urbanizzazione 6bis/1 

TITOLO II – ATTUAZIONE DEL P.R.G Pag. 

Art. 7 Attuazione del P.R.G. 7/1 

Art. 8 Programma pluriennale di attuazione 8/1 

Art. 9 Strumenti di attuazione del P.R.G. 9/1 

Art. 10 Controllo sull’attività costruttiva 10/1 

Art. 11 Trascrizione in mappa 11/1 

TITOLO III – ZONIZZAZIONE DEL P.R.G 

Cap.I – DIVISIONE DEL TERRITORIO IN ZONE URBANISTICHE 

Pag. 

Art. 12 Divisione del territorio in zone urbanistiche 12/1 

Art. 13 Soppresso – vedi art.6 bis 13/1 

Cap.II – ZONE DI TUTELA (art.33 LR 47/78 e successive modifiche) 

Art. 14 Zone di tutela dell’alveo fluviale 14/1 

Art. 15 Soppresso – vedi art. 23 15/1 

Cap.IIbis – ZONE DI TUTELA DA ATTIVITA’ A RISCHIO DI INCIDENTALITA’ 

Art.15bis Zone interessate da possibile danno prodotto da stabilimenti a rischio di 15bis/1 

incidente rilevante 

Cap.III – ZONE INTERESSATE DA LINEE DI COMUNICAZIONE 

Art. 16 Zone ferroviarie 16/1 

Art. 17 Zone destinate alla viabilità 17/1 

Art. 17bis Rete distributiva carburanti per autotrazione 17bis/1 

Art. 17ter Infrastrutture di telefonia mobile 17ter/1 

Art. 18 Zone destinate alla viabilità pedonale e ciclabile 18/1 

Cap.IV – ZONE TERRITORIALI OMOGENEE 

Art. 19 Zone territoriali 19/1 

Art. 19 bis Zone territoriali omogenee A 19bis/1 

Art. 20 Zone territoriali omogenee B 20/1 

Art. 21 Zone territoriali omogenee C 21/1 

Art. 22 Zone territoriali omogenee D 22/1 

Art. 22 bis Zone territoriali omogenee DS 22bis/1 

Art. 22 ter Zone territoriali omogenee D1.3-D1.4-D3-D4-D5-D6.3-D7 22ter/1 

Art. 22 quater Zone territoriali omogenee DE n 22quater/1 

Art. 23 Zone territoriali omogenee E 23/1 

Art. 24 Soppresso - vedi art.23 24/1 

Art. 25 Zone territoriali omogenee F 25/1 

Art. 26 Zone territoriali omogenee G 26/1 

Art.26 bis Dotazioni territoriali 26bis/1 

Allegato 1 Allegato n. 1 della variante al PRG in merito alla nuova disciplina del commercio ALL1/1 

Allegato 2 Elenco delle categorie di intervento edilizio ALL2/1 

Allegato 3 Individuazione viabilità e adeguato intorno ai fini dell’applicazione dell’art. 23 

(pubblici esercizi) 

ALL3/1

TITOLO I – DISPOSIZIONI GENERALI 

ARTICOLO 1 - Elementi costitutivi del P.R.G. 

Sono elementi costitutivi del Piano Regolatore Generale gli elaborati e le tavole elencate di seguito: 

elab. n. 1 – Relazione illustrativa 

elab. n. 2 – Norme di attuazione 

elab. n. 3 – Schema di mobilità scala 1:25.000 

elab. n. 4 – Sintesi della zonizzazione scala 1:10.000 

elab. da n. 5.1 a n. 5.7 – Zonizzazione scala 1:5.000 

elab. n. 6.1a – Zonizzazione scala 1:2.000 

elab. n. 6.1b – Zonizzazione scala 1:2.000 

elab. n. 6.2a – Zonizzazione scala 1:2.000 

elab. n. 6.2b – Zonizzazione scala 1:2.000 

elab. n. 7 – Zone di recupero scala 1:2.000 – 1:5.000 

elab. n. 8 – Relazione geologica 

elab. n. 9 – Elementi di Centuriazione scala 1:10.000 

elab. n. 10 – Beni culturali scala 1:10.000 

elab. n. 11 – Carta dei vincoli scala 1:10.000 

Nel caso di eventuali non corrispondenze tra tavole a scale diverse, fa testo l’elaborato a scala più 

dettagliata. 

Nel caso di eventuali non corrispondenze tra tavole di piano e norme, fa testo il contenuto delle 

norme tecniche di attuazione. 

Tutte le definizioni dei termini usati nelle presenti norme sono contenute nel regolamento edilizio; 

le definizioni urbanistiche di cui al titolo II del regolamento edilizio comunale vigente: art.3 – 

parametri e definizioni di rilevanza urbanistica; art.4 – modalità di intervento edilizio; art.5 – 

definizione dei parametri edilizi, art.6 – definizioni di rilevanza urbanistica sono elementi costitutivi 

delle presenti norme tecniche di attuazione e possono essere modificate solo a mezzo di variante al 

presente P.R.G. 

Costituiscono inoltre parte integrante del piano: 

- le schede analitiche relative ad ogni edificio di valore storico–artistico–ambientale sia nei centri 

che in zona agricola 

- la tavola degli spandimenti (Tavola B – scala 1:25.000 – Classificazione dei terreni agricoli ai fini 

dell’insediamento di allevamenti). 

COMUNE di CASTENASO 

Provincia di Bologna 


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ARTICOLO 2 – Applicazioni del P.R.G. 

Ai sensi della legge 17 agosto 1942 n.1150 e successive modificazioni, della legge 28 gennaio 1977 

n.10 e della legge regionale 7 dicembre 1978 n.47, modificata con la legge regionale 29 marzo n.23, 

la disciplina urbanistico-edilizia del P.R.G. si applica al territorio comunale secondo le disposizioni 

delle tavole e delle presenti norme di attuazione. 

Gli immobili che alla data di adozione del P.R.G. siano in contrasto con le sue disposizioni 

potranno subire trasformazioni soltanto per adeguarvisi. 




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ARTICOLO 3 –Trasformazione urbanistica ed edilizia. 

Ogni attività comportante trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio comunale prevista dal 

P.R.G. partecipa degli oneri ad essa relativi e la esecuzione delle opere è subordinata a concessione 

o ad autorizzazione da parte del Sindaco salvo quanto disposto dall’art.81 del DPR 24.7.77 n.616. 

Le sole previsioni del P.R.G. e relativo programma pluriennale di attuazione, qualora si sia 

proceduto alla sua formazione, non conferiscono la possibilità di trasformazione del suolo e degli 

edifici ove manchino le opere di urbanizzazione primaria a meno che i richiedenti la trasformazione 

si impegnino con apposito atto a realizzarle a propria cura e spese, entro termini stabiliti e secondo 

le prescrizioni comunali. 




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ARTICOLO 4 - Adeguamento della disciplina urbanistico-edilizia. 

Ogni disposizione o norma della disciplina urbanistica vigente nel Comune che risulti in contrasto 

con il presente P.R.G. espresso nei suoi elementi costitutivi, è sostituita con quanto previsto dalle 

tavole e dalle norme di attuazione del presente P.R.G. 

Nel periodo di salvaguardia, come previsto dalla legge 3 novembre 1952 n.1902, disposizioni e 

norme in contrasto con il P.R.G. adottato devono essere sospese in attesa della approvazione di 

questo ultimo. 




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ARTICOLO 5 - Varianti al P.R.G. 

Qualora nel P.R.G. non vi siano previsioni specifiche o le stesse non risultino sufficienti in ordine 

alla costruzione di edifici scolastici, ospedalieri, universitari, carcerari, per le poste e 

telecomunicazioni o altre opere pubbliche purché previste in programmi dello Stato, delle Regioni, 

delle Province, la deliberazione del Consiglio Comunale che approva la scelta delle aree occorrenti 

per tali costruzioni, costituisce variante al P.R.G. vigente e diventa esecutiva ai sensi dall'art.59 

della legge 10 febbraio1953 n.62. Tale deliberazione comporta la dichiarazione di pubblica utilità 

delle opere e l'urgenza ed indifferibilità dei lavori. È fatto comunque salvo quanto previsto dalla L. 

3 gennaio 1978, n.1. 




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ARTICOLO 6 – Definizione degli usi 

1.Per uso urbanistico legittimamente in essere si deve intendere in via prioritaria quello che risulta dalla 

licenza o concessione edilizia ovvero dall’autorizzazione rilasciata a sensi di legge. 

2.Il mutamento d'uso, anche non connesso a trasformazioni fisiche dell'immobile o dell'unità immobiliare 

interessata è regolamentato dall’art.2 della L.R. 46/88 e successive modifiche e integrazioni. 

3.Il rilascio del titolo edilizio per cambio di destinazione d'uso è subordinato al rispetto delle destinazioni 

d'uso consentite nelle zone territoriali omogenee come articolate nelle presenti norme e alla verifica della 

dotazione minima ed inderogabile di aree per servizi pubblici di cui all’art.13. 

4. Nel caso di attività non residenziali, la categoria urbanistica di appartenenza di un’Azienda è quella 

evincibile da visura alla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, accompagnata, nel caso 

di attività composte e/o complesse, da autodichiarazione del titolare dell’Azienda in merito all’utilizzo del 

contenitore edilizio. 

5.L'allegato elenco degli ‘usi’ serve all'indicazione degli ‘usi previsti’ nelle varie Zone di PRG. 

a) funzione territoriale = Residenza 

a1) residenza (e relativi accessori), è compresa in questo uso anche la superficie residenziale esistente 

in zone D; 

a2) residenza collettiva (convivenze, convitti, conventi, seminari, studentati, ospizi, residences e 

similari) 

b) funzione territoriale = Direzionale, commerciale, di servizio e assimilabili. 

b1) attività terziarie (con superficie utile maggiore di 200 m 2 ) 

b2) attività commerciali: 

b2.1) Commercio al dettaglio: 

b2.1.A) merceologia alimentare (A) 

b2.1.1.A) finoa250 m 2 di SV 

b2.1.2.A) oltre 250 m 2 fino a 400 m 2 di SV 

b2.1.3.A) oltre 400 m 2 fino a 800 m 2 di SV 

b2.1.4.A) oltre 800 m 2 fino a 1.500 m 2 di SV 

b2.1.5.A) oltre 1.500 m 2 fino a 2.500 m 2 di SV 

b2.1.6.A) oltre 2.500 m 2 di SV 

b2.1.NA) merceologia non alimentare (NA) 

b2.1.1.NA) fino a 250 m 2 di SV 

b2.1.2.NA) oltre 250 m 2 fino a 400 m 2 di SV 

b2.1.3.NA) oltre 400 m 2 fino a 800 m 2 di SV 

b2.1.4.NA) oltre 800 m 2 fino a 1.500 m 2 di SV 

b2.1.5.NA) oltre 1.500 m 2 fino a 2.500 m 2 di SV 

b2.1.6.NA) oltre 2.500 m 2 di SV 

b2.2) Pubblici esercizi (bar, somministrazione alimenti e bevande, etc.); 

b2.3) Commercio all'ingrosso e magazzini; 

b2.4) Esposizione e vendita di veicoli e di altre merci ingombranti, generante basso carico 

urbanistico. 

b3) attività produttive compatibili con il tessuto insediato urbano: 




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3.1) Artigianato di servizi alla persona, alla casa; 

b3.2) Artigianato di servizio agli automezzi (compresi cicli e motocicli); 

b4) attività di servizio: 

b4.1) studi professionali, uffici e altre attività terziarie non ricadenti nell'uso b1, compresi gli 

ambulatori medici di superficie utile inferiore o uguale a 200 mq di SU, ludoteche e assimilabili, 

ecc.; 

b4.2) attività culturali e ricreative e sportive per capienze di pubblico inferiori o uguali alle 150 

persone; 

b4.3) attività culturali e ricreative e sportive per capienze di pubblico superiori alle 150 persone; 

b4.4) attività sanitarie pubbliche e private (Case di cura, Ospedali, ambulatori con superficie utile 

superiore a m 2 200 di SU, case di riposo); 

b4.4.1) attività sanitarie pubbliche e private, per tipologie ‘day surgery’, e ‘day 

hospital’, senza degenza di pazienti; 

b4.4.2) ‘centro diurno’ per persone anziane; 

b4.4.3) centro di accoglienza per parenti di persone ospedalizzate; 

b4.5) Attività di parcheggio (parcheggi non pertinenziali, privati gestiti anche a scopo di lucro con 

relative attività di servizio come custodia, lavaggio etc.); 

b5) attività ricettive: 

b5.1) attività ricettive alberghiere (con esclusione di residences e simili) 

b5.2) Ostelli e altre forme di ricettività diverse da b5.1 

b5.3) Campeggi e villaggi turistici. 

b6) servizi sociali 

b6.1) Attività di interesse comune di tipo civile (sedi municipali, servizi amministrativi, socioassistenziali, 

culturali, sedi di forme associative) 

b6.2) Attività d'interesse comune di tipo religioso (luoghi per il culto, attività collaterali senza fini 

di lucro, integrate con le finalità religiose) 

b6.3) Servizi scolastici dell'obbligo e preparatori all'obbligo (edifici scolastici e relativi spazi e 

attrezzature compresa residenza per custodia). 

b6.4) Fruizione ricreativa e sportiva delle aree verdi pubbliche (comprese opere di arredo ed edifici 

ed attrezzature per la pratica dello sport). 

b6.5) Servizi educativi per la prima infanzia 

b6.5.1) Nido d’infanzia, micro-nido 

Servizi integrativi e servizi integrativi sperimentali (Centri per bambini e genitori, spazi 

bambini, ecc.) 

b6.5.2) Nido aziendale, educatrice familiare/domiciliare 

b6.5.3) Servizi ricreativi (baby-parking, ecc.) 

c) funzione territoriale = Funzioni produttive manifatturiere 

c1) attività manifatturiere industriali ed artigianali (escluse le attività del successivo c2) 

c2) attività manifatturiere industriali ed artigianali settore agroalimentare e conserviero; 

c3) attività di servizio e di svago private quali centri benessere e fitness, centri ricreativi, mense 

aziendali e interaziendali, etc.; 

c4) foresteria, alloggio per custode 

c5) Serre fisse industriali 

d) funzione territoriale = Attività agricole 

d1) Funzione abitativa 




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d1.1) Residenza funzionale alla produzione agricola 

d1.2) Funzione di servizio alla residenza d1.1 

d2) Funzione di tempo libero 

d2.1) attività agrituristiche 

d2.2) attività di turismo rurale 

d3) Funzioni di servizio agricolo aziendale 

d3.1) Immagazzinamento prodotti e ricoveri macchine agricole 

d3.2) Lavorazione, prima trasformazione, conservazione e vendita dei prodotti agricoli aziendali 

d3.3) Allevamento animali (stalle, ricoveri, ecc.), compreso stoccaggio e maturazione dei liquami e 

dei letami 

d3.4) Serre aziendali - coltivazioni in serra 

d3.5) servizio di foresteria 

d4) Funzioni accessorie all’attività agricola 

d4.1) Forni, pozzi, ricoveri animali bassa corte, ecc. 

d4.2) magazzini canapa/caselle, conserve, ecc. 

e) funzione territoriale = Usi speciali 

e1) Usi tecnologici, comunque non comportanti la permanenza fissa di persone e non generanti 

strutture suscettibili di uso autonomo 

e1.1) Attrezzature e impianti tecnologici di trattamento, distribuzione e stoccaggio di fonti 

energetiche; trasmissione di informazioni, suoni, immagini, dati e simili mediante reti di condutture 

e via etere; captazione, potabilizzazione e adduzione di acqua e raccolta di reflui mediante reti di 

condutture; 

e1.2) Impianti per l'ambiente (trattamento e smaltimento di rifiuti solidi, di acque di scarico e 

simili); 

e1.3) manufatti ed attrezzature per il ricovero di animali randagi; 

e1.4) Impianti ed attrezzature a carattere temporaneo per feste e spettacoli; 

e1.5) Impianti ed attrezzature per la telefonia mobile 

e2) Usi connessi alla mobilità, 

e2.1) Mobilità pubblica in sede propria (tramvie, ferrovie, funicolari e simili) 

e2.2) Mobilità veicolare (strade e relativi spazi di sosta, percorsi ciclo-pedonali, arredo urbano e 

protezioni stradali - comprese barriere antirumore, etc.) 

e2.3) Attrezzature per il trasporto (stazioni, fermate, autostazioni, aeroporti) 

e2.4) Parcheggio pubblico in sede propria. 

e2.5) Stazioni di servizio per l’erogazione di carburanti e annessi. 1 

e3) Attività cimiteriali (inumazione, cremazione, culto dei defunti, civile e religioso); 

e4) Pubblica Amministrazione (attività di Amministrazioni Provinciali, Regionali, Statali, enti pubblici 

di livello comunale esclusi quelli di cui al punto b6.1); 

e5) Attività connesse alla difesa nazionale, all'ordine pubblico e alla giustizia e le attività giudiziarie 

(carcerazione, riformatori, casermaggio, Protezione civile, e simili, compresa quando necessaria la 

residenza collettiva); 

e6) Istruzione superiore; 

e7) Usi connessi al mantenimento o al ripristino dell’equilibrio ambientale 

1 - cfr del. Cons.Reg.29/02/2000, n.1399 




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e7.1) Mantenimento e manutenzione dell'assetto morfologico ed idrogeologico, regimazione 

idraulica, manutenzione e gestione del soprassuolo vegetale in funzione idrogeologica. 

e7.2) Tutela della varietà ecologica (riserve naturali, aree di tutela). 

e7.3) Riequilibrio ecologico (aree destinate ad interventi di mitigazione di impatti ambientali, fasce 

verdi di protezione acustica) 

e8) Attività pubbliche o private collegate al volo con aeromobili e simili. 

e9) Infrastrutturazione tecnica e per la difesa del suolo (con la realizzazione di opere quali: strade 

poderali, canali, opera di difesa idraulica, impianti tecnici e tecnologici al servizio del territorio 

agricolo); 




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ARTICOLO 6 bis – Standards urbanistici. Superfici e opere di urbanizzazione. 

1.La superficie per opere di urbanizzazione primaria U1 è la somma di tutte le superfici complessivamente 

destinate alle diverse opere di urbanizzazione primaria, e cioè alle opere necessarie per assicurare ad un'area 

edificabile l'idoneità insediativa in senso tecnico, come specificato all’art.6 del vigente RE Comunale. 

2.Le opere di urbanizzazione primaria sono: 

strade di distribuzione e di servizio, e relativi svincoli; 

piazze e spazi di sosta e di parcheggio (P1) 1 ; 

percorsi e spazi pedonali attrezzati; 

piste ciclabili; 

verde di arredo e di protezione delle strade e degli altri spazi pubblici;(V1) 

fognature per lo smaltimento delle acque bianche e nere (possibilmente in reti separate); 

impianti di depurazione e smaltimento; 

barriere di protezione dal rumore; 

reti tecnologiche di distribuzione di acqua, gas, energia elettrica, pubblica illuminazione, telefono, 

linee telematiche, teleriscaldamento, e simili; 

sottostazioni e centraline delle reti tecnologiche; 

spazi attrezzati per la raccolta dei rifiuti solidi; 

spazi attrezzati per la fermata dei mezzi di trasporto pubblico; 

altri allacciamenti ai pubblici servizi, di diretta pertinenza dell’insediamento. 

3.La superficie U1 resta vincolata ad uso pubblico, e come tale viene ceduta gratuitamente al Comune; fatte 

salve, ove del caso, le possibilità di monetizzazione sostitutiva ai sensi della vigente legislazione in materia 2 . 

4.La superficie per opere di urbanizzazione secondaria U2 è la somma di tutte le superfici destinate alle 

diverse opere di urbanizzazione secondaria, e cioè alle opere necessarie per assicurare ad un'area edificabile 

l'idoneità insediativa in senso sociale. 

5.Le opere di urbanizzazione secondaria sono: 

asili nido e scuole materne; 

scuole dell'obbligo elementari e medie; 

mercati pubblici (permanenti o periodici) di quartiere; 

uffici di delegazioni comunali ed altri uffici pubblici di quartiere; 

chiese ed altri edifici per servizi religiosi; 

centri civici e sociali; 

attrezzature culturali, ricreative e sanitarie di quartiere; 

spazi pubblici attrezzati a parco, per il gioco e per lo sport(V2); 

parcheggi pubblici (P2). 

6.La superficie U2 resta vincolata ad uso pubblico, e come tale viene ceduta gratuitamente al Comune nella 

misura corrispondente allo standard prescritto; fatte salve, ove del caso, le possibilità di monetizzazione 

sostitutiva ai sensi della vigente legislazione in materia e di quanto eventualmente previsto nelle presenti 

norme. 

1 - questi parcheggi sono quelli previsti dall’art.46 della LR 47/78, cioè i 4 mq/abitante. 

2 In caso di validità della legislazione pre-vigente si fa riferimento all’art.. 46 della L.R. n° 47/1978 modificata e integrata. 




Pag. 6bis/1

7. I parcheggi privati (P3, art. 6 RE, punto 6.3), sono, di norma, da considerare di uso comune e di libero e 

gratuito accesso per gli utenti ed i fruitori degli usi che li generano (ad esclusione dei garages e dei posti auto 

interrati realizzati per l’uso a1), essi debbono essere ubicati in modo funzionale all’uso o agli usi cui sono 

collegati e almeno il 50% di tali parcheggi deve essere lasciato all’uso comune degli utenti dell’intervento 

edilizio che li ha generati. I parcheggi di cui all’uso b4.5 non sono considerati pertinenziali. 

8. I Parcheggi pertinenziali P3C di un esercizio commerciale al dettaglio sono costituiti da aree o 

costruzioni, o loro porzioni, adibiti al parcheggio di veicoli, al servizio esclusivo di un determinato 

insediamento commerciale, e sono di uso comune per gli utenti ed i fruitori degli usi che li generano. 

Tali parcheggi devono essere di uso comune, accessibili liberamente e gratuitamente agli utenti della 

struttura commerciale e le eventuali chiusure degli accessi devono essere operanti solo nelle ore in cui 

l’attività di cui sono pertinenza è chiusa; sono localizzati nella stessa unità edilizia che contiene le unità 

immobiliari di cui sono pertinenza o in altra area limitrofa in un ragionevole raggio di accessibilità pedonale, 

purché asservita permanentemente a parcheggio pertinenziale e collegata alla struttura di vendita con un 

percorso pedonale protetto (marciapiede, attraversamenti segnalati) e privo di barriere architettoniche. I 

parcheggi pertinenziali devono essere collocati in aree distinte dai parcheggi pubblici e dalle aree di verde 

pubblico. Devono essere garantite efficaci soluzioni di accesso e di fruizione dei parcheggi, nonché di 

accessibilità alle strutture di vendita, con particolare riguardo al superamento delle barriere architettoniche. 

Nel caso dei parcheggi di grandi dimensioni (superiori a 100 posti auto) essi possono essere realizzati 

interrati o in strutture pluripiano; qualora siano dislocati in più gruppi con accessi differenziati deve essere 

installato l'impianto di segnalamento automatico che indirizzi gli utenti verso l'accesso più opportuno in 

relazione alla disponibilità di posti. Nel caso di strutture di vendita, ubicate in zone D, con più di cinquanta 

dipendenti per turno di lavoro, dovrà essere individuata, nell'ambito dei parcheggi pertinenziali, una porzione 

specifica destinata ai dipendenti della struttura. I parcheggi pertinenziali realizzati in superficie e di capienza 

superiore a 10 posti auto devono essere di massima alberati e realizzati con materiale permeabile, ad 

eccezione delle corsie di transito di accesso. Essi sono generati dalla Superficie Utile residua al netto della 

Superficie di Vendita. 

9. Per il Complesso Commerciale di vicinato gli standards pubblici e pertinenziali sono quelli relativi ad ogni 

singolo esercizio. Per i Centri Commerciali la dotazione degli standards urbanistici è riferita alla superficie 

utile del centro commerciale. 

Per i P3C la dotazione richiesta è pari a quella che risulta considerando la somma delle superfici di vendita 

degli esercizi per la vendita di prodotti alimentari, separatamente, e la somma delle superfici di vendita degli 

esercizi per la vendita di prodotti non alimentari ed applicando a tali somme gli indici di P3C come previsti 

nelle norme di zona. 

Nel caso di Centri Commerciali e Complessi Commerciali di vicinato in cui siano presenti altri usi e funzioni 

(pubblici esercizi, attività terziarie, attività ricreative ecc.) la dotazione di parcheggi pertinenziali relativa alle 

attività commerciali si somma a quella prevista dal P.R.G. per tali altri usi e funzioni. 

10.I seguenti usi non generano standards pubblici: b4.5), d1.1), d1.2), d2.2), d3.1), d3.3), d3.4), d3.5), 

d4.1), d4.2), e1.1), e1.2), e1.5), e2.1), e2.2), e2.4), e7.1), e7.2), e7.3), e9). 

10 bis. In linea generale la superficie convenzionale di un “posto auto”, comprensiva dei relativi spazi di 

disimpegno si considera pari a m 2 25. Nel caso che il posto auto sia privo di aree di manovra poiché 

verificatane l’ammissibilità normativa, situabile in fregio a strade pubbliche, esso può avere una superficie 

minima di 2,5 x 4,8 = 12 m 2 . 




Pag. 6bis/2

10 ter. Tutti gli interventi che comportano aumento di carico urbanistico e/o cambio di destinazione d’uso 

sono subordinati alla verifica degli standards. In caso di frazionamento la verifica verrà eseguita sulla 

porzione più piccola derivante dal frazionamento. Qualora gli standards esistenti siano identificabili, quelli 

derivanti dal nuovo intervento verranno determinati per differenza. 

10 quater. Gli strumenti urbanistici preventivi di attuazione sono subordinati alla verifica degli standards 

pubblici di parcheggio e verde come individuati nella tabella che segue dalle sigle P2 e V2; gli interventi 

edilizi diretti sono subordinati alla verifica degli standards pubblici parcheggio e verde come individuati 

nella tabella che segue dalle sigle P1 e V1. 

11. Salvo eventuali, diverse e/o più restrittive condizioni poste nelle norme di zona ed eventuali disposizioni 

normative sulla possibilità di monetizzazione o di diversa modalità di reperimento delle quantità previste, ai 

seguenti usi devono essere collegati i relativi standards minimi, come descritti nella tabella seguente : 

uso ammesso P1 P2 P3 P3C V1 V2 

a1) residenza 

0,16 mq/mq 

di SU 

0,16 mq/mq 


0,30 mq/mq di 

SU 


==== 

0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 


a2) residenza 

collettiva 

0,16 mq/mq 


0,16 mq/mq 


SU 

(comunque 1 

posto/auto per 

ogni alloggio) 

==== 

0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 


b1) attività terziarie 

(con SU > di 200 mq) 

0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 



SU 

==== === 

0,40 mq/mq 


b2) attività commerciali 

b2.1) Commercio al dettaglio 

b2.1.A.1) fino a 250 

mq di SV 

0,16 mq/mq 


0,16 mq/mq 


0,30 mq/mq di min. 1 p.a. per 

SU ogni esercizio 

=== 

0,60 mq/mq 


b2.1.A.2) oltre 250 

mq fino a 400 mq di 

SV 

0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,30 mq/mq di min. 1 p.a./30 

SU mq. SU Vend. 

=== 

0,60 mq/mq 


b2.1.A.3) oltre 400 


SV 

0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,30 mq/mq di min. 1 p.a./18 


=== 

0,60 mq/mq 


b2.1.A.4) oltre 800 

mq fino a 1.500 mq 

di SV 

0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 



min. 1 p.a./13 

SU 

mq. SU Vend. 

=== 

0,60 mq/mq 


b2.1.A.5) oltre 1.500 



0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 



SU 

min. 1 

p.a./8mq. SU 

Vend. 

=== 

0,60 mq/mq 


b2.1.A.6) oltre 2.500 


0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 



SU 

min. 1 

p.a./8mq. SU 

Vend. 

=== 

0,60 mq/mq 


b2.1.NA.1) fino a 

250 mq di SV 

0,16 mq/mq 


0,16 mq/mq 




=== 

0,60 mq/mq 


b2.1.NA.2) oltre 250 


SV 

0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 



min. 1 p.a./40 

SU 

mq. SU Vend. 

=== 

0,60 mq/mq 





Pag. 6bis/3


b2.1.NA.3) oltre 400 


SV 

b2.1.NA.4) oltre 800 



b2.1.NA.5) oltre 

1.500 mq fino a 2.500 


b2.1.NA.6) oltre 

2.500 mq di SV 

b2.2) Pubblici 

esercizi 

b2.3) Commercio 

all'ingrosso 

b2.4) Esposizione e 

vendita di veicoli e di 

altre merci 

ingombranti generanti 

basso carico 

urbanistico. 

0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,16 mq/mq 


0,08 mq/mq 


0,10 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,05 mq/mq 

di ST 

0,05 mq/mq 



SU 


SU 


SU 

min. 1 p.a./25 

mq. SU Vend. 

min. 1 p.a./20 

mq. SU Vend. 

min. 1 p.a./16 

mq. SU Vend. 




=== 

=== 

=== 

0,30 mq/mq di min. 1 p.a./16 


=== 



=== 


SU 

=== === 


Su 

b3) attività produttive compatibili con il tessuto insediato urbano 

b3.1) Artigianato di 

servizi alla persona, 

alla casa; 

b3.2) Artigianato di 

servizio agli 

automezzi 

b4) attività di servizio 

b4.1) studi 

professionali e altre 

attività terziarie, 

b4.2) attività culturali 

e ricreative e sportive 

per capienze di 

pubblico non 

superiori alle 150 

persone 

b4.3) attività culturali 

e ricreative e sportive 

per capienze di 

pubblico superiori 

alle 150 persone 3 , 

0,20 mq/mq 


0,20 mq/mq 


0,40 mq/mq 


attività 

culturali e 

ricreative: 

0,10 mq/mq 


attività 

sportive: 

4 mq/per 

utente, stimati 

alla massima 

affluenza di 

pubblico 

0,40 mq/mq 


0,30 mq/mq 


0,30 mq/mq 


0,30 mq/mq 


attività 

culturali e 

ricreative: 

0,10 mq/mq 


attività 

sportive: 

4 mq/per 

utente, stimati 

alla massima 

affluenza di 

pubblico 

0,40 mq/mq 



SU 


SU 


SU 

attività 

culturali e 

ricreative: 


SU 

attività 

sportive: 


SU 


SU 

=== === 

=== === 

=== === 

=== 

=== 

=== 

0,20 mq/mq 

di Su 

attività 

culturali e 

ricreative: 

0,40 mq/mq 


attività 

culturali e 

ricreative: 

0,40 mq/mq 


0,60 mq/mq 


0,60 mq/mq 


0,60 mq/mq 


0,60 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,10 mq/mq 


0,30 mq/mq 


0,10 mq/mq 


0,10 mq/mq 


0,30 mq/mq 


attività 

culturali e 

ricreative: 

0,40 mq/mq 


attività 

culturali e 

ricreative: 

0,40 mq/mq 


3 nel caso ricorrano le condizioni previste dalla LR n.35/90, gli standards minimi di parcheggio pubblico vanno 

raddoppiati (sono in questo caso conteggiabili anche i parcheggi interrati e su più piani). 

Pag. 6bis/4


b4.4) attività 

sanitarie, sia 

pubbliche che private. 

b4.5) attività di 

parcheggio 

b5) attività di servizio 

b5.1) attività ricettive 

alberghiere: 

b5.2) Ostelli e altre 

forme di ricettività 

b5.3) Campeggi e 

villaggi turistici. 

b6) servizi sociali 

b6.1) Attività di 

interesse comune 

b6.2) Attività 

d'interesse comune di 

tipo religioso. 

b6.3) Servizi 

scolastici dell'obbligo 

e preparatori 

all'obbligo. 

0,20 mq/mq 


0,20 mq/mq 



SU 

=== === 




0,60 mq/mq 


=== === === === === === 

0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,10 mq/mq 

di SU (escluse 

le piazzole) 

0,20 mq/mq 


0,20 mq/mq 


0,20 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,10 mq/mq 

di SU (escluse 

le piazzole) 

0,30 mq/mq 


0,30 mq/mq 


0,30 mq/mq 


b6.4) Fruizione 

ricreativa e sportiva 

delle aree verdi 

pubbliche 

b6.5) Servizi educativi per la prima infanzia 

b6.5.1) Nido 0,20 mq/mq 0,30 mq/mq 

d’infanzia, micronido 

b6.5.2) Nido 

di SU di SU 

aziendale, educatrice 

familiare domiciliare 

=== === 

b6.5.3) Servizi 

ricreativi 

c1) attività 

=== === 

manifatturiere 0,10 mq/mq 0,05 mq/mq di 

industriali ed 

artigianali 

di SU SF 


SU (min. 1 

p.a. per ogni 

camera/Suite) 


SU (min. 1 

p.a. per ogni 

camera) 


SU (min. 1 

p.a. per ogni 

alloggio/piazz 

ola) 


SU 


SU 


SU 

=== === 

=== === 

=== === 

=== === 

=== === 

=== 

0,15 mq per 

alunno 

0,30 mq/mq 


0,30 mq/mq 


0,20 mq/mq 


0,20 mq/mq 


0,20 mq/mq 


0,30 mq/mq 


=== === === === === === 


SU 


SU 


SU 

0,30 mq/mq 


=== 

0,15 mq per 

bambino 

0,30 mq/mq 


=== === === 

=== === === 

=== === 


ST 

Pag. 6bis/5


c2) attività 

manifatturiere 

industriali ed 

artigianali settore 

agroalimentare e 

conserviero 

c3) attività di servizio 

e di svago private 

quali centri benessere 

e fitness, centri 

ricreativi, mense 

aziendali ed 

interaziendali, etc.: 

c4) foresteria/alloggio 

custode 

c5) serre fisse 

industriali 

d1) funzione abitativa 

d1.1) residenza 

funzionale alla 

produzione agricola 

d1.2) funzione di 

servizio alla 

residenza d1.1 

d2) funzione tempo libero 

d2.1) Attività 

agrituristiche 

0,10 mq/mq 


0,40 mq/mq 


0,16 mq/mq 


0,10 mq/mq 



SF 

=== 


SU 


SF 

0,30 mq/mq 


0,30 mq/mq 


0,30 mq/mq 


0,30 mq/mq 


=== === 

=== === 





ST 


SU 

=== === === 

=== === 


STt 

=== === === === === === 

=== === === === === === 

0,20 mq/mq 


=== 

1 p.a. ogni 

camera/allogg 

io (da 

realizzare 

in modo 

permeabile) 

=== === === 

d2.2) attività turismo 

rurale 

=== === === === === === 

d3) funzioni di servizio agricolo aziendale 

d3.1) 

Immagazzinamento 

prodotti e ricovero 

macchine agricole 

=== === === === === === 

d3.2) lavorazione di 

prima trasformazione, 

conservazione e 

vendita dei prodotti 

agricoli e zootecnici 

0,10 mq/mq 


destinata ad 

uffici 


SU 

0,30 mq/mq 


=== === 


ST 

d3.3) Allevamento 

animali 

=== === === === === === 

d3.4) Serre aziendali 

– coltivazioni in serra 

=== === === === === === 

d3.5) servizio di 

foresteria 

=== === === === === === 

d4) funzioni accessorie all’attività agricola 

Pag. 6bis/6

uso ammesso 

d4.1) forni, pozzi, 

P1 P2 P3 P3C V1 V2 

ricoveri bassa corte, 

ecc. 

d4.2) magazzini 

=== === === === === === 

canapa/caselle, 

conserve 

e1) usi tecnologici 

=== === === === === === 

e1.1) attrezzature e 

impianti tecnologici 

=== === === === === === 

e1.2) Impianti per 

l’ambiente 

=== === === === === === 

e1.3) Ricovero 

animali randagi 

e1.4) Impianti ed 

0,05 mq/mq 


=== 

0,30 mq/mq 

di SU – min. 

1 p.a. 

=== === === 

attrezzature a 

carattere temporaneo 

per feste e spettacoli 

=== === 

0,30 mq/mq 


=== === === 

all’aperto 4 

e1.5) Impianti e 

attrezzature telefonia 

mobile 

e2) usi connessi alla mobilità 

e2.1) mobilità 

pubblica in sede 

propria 

e2.2) mobilità 

veicolare 

e2.3) attrezzature per 

il trasporto 

e2.4) parcheggio 

pubblico in sede 

propria 

e2.5) Stazioni di 

servizio per 

l’erogazione di 

carburanti e annessi 

e3) Attività ed 

attrezzature 

cimiteriali 

e4) Pubblica 

Amministrazione 

e5) Attività ed 

attrezzature per la 

difesa nazionale 

e6) Istruzione 

Superiore 

=== === === === === === 

=== === === === === === 

=== === === === === === 

Come da 

progetti 

d’intervento 

=== 

Come da 

progetti 


=== 

Come da 

progetti 


=== === === === === === 

0,10 mq/mq 


0,10 mq/mq 

di Sf 

0,20 mq/mq 


0,10 mq/mq 


0,05 mq/mq 


=== 

0,30 mq/mq 


=== 


SU 

Come da 

progetti 



SU 


SU 

0,20 mq/mq 0,30 mq/mq 0,30 mq/mq di 

di SU di SU SU 

e7) usi connessi al mantenimento o al ripristino dell’equilibrio ambientale 




=== 

=== === === 

=== === === 

=== 

0,20 mq/mq 


0,20 mq/mq 


=== === === 

=== 

0,20 mq/mq 


0,40 mq/mq 


4 Per le attività di carattere temporaneo, con richiamo di pubblico, l’Amministrazione Comunale valuterà di volta in 

volta, in relazione alla tipologia dell’attività ammessa, la quantità di aree da attrezzare temporaneamente a parcheggio 

pubblico e le modalità della loro temporanea realizzazione e ripristino delle aree interessate. 

Pag. 6bis/7

uso ammesso 

e7.1) mantenimento e 

P1 P2 P3 P3C V1 V2 

manutenzione assetto 

morfologico 

idrogeologico 

=== === === === === === 

e7.2) tutela della 

varietà ecologica 

=== === === === === === 

e7.3) riequilibrio 

=== === === === === === 

ecologico 

e8) Attività pubbliche 

o private collegate al 

volo con aeromobili e 

simili 5 . 

e9) 

infrastrutturazione 

tecnica - difesa del 

suolo 

0,30 mq/mq 


0,30 mq/mq 



SU 

=== === === 

=== === === === === === 

5 Per le attività di carattere temporaneo, con richiamo di pubblico, l’Amministrazione valuterà di volta in volta, in 

relazione alla tipologia dell’attività ammessa, la quantità di aree da attrezzare temporaneamente a parcheggio pubblico e 

le modalità della loro temporanea realizzazione e ripristino delle aree interessate, fermo restando che il minimo da 

garantire è di un posto auto ogni 2 utenti previsti. 




Pag. 6bis/8

TITOLO II – ATTUAZIONE DEL P.R.G. 

ARTICOLO 7 - Attuazione del P.R.G. 

L'attuazione del P.R.G. deve avvenire nel rispetto delle prescrizioni previste dagli elaborati di 

piano, attraverso gli strumenti di attuazione di cui all'art.18 della legge regionale n.47/78 

modificata, sulla base dei programmi pluriennali di attuazione previsti dall'art.13 della legge 

n.10/77, dalla legge regionale n.2/78, dall'art.19 della legge regionale n.47/78 modificata e dall'art.6 

della legge 25 marzo 1982 n.94. 




Pag. 7/1


ARTICOLO 8 - Programma pluriennale di attuazione. 

L'attuazione del P.R.G deve avvenire sulla base di programmi pluriennali di attuazione che 

delimitano le aree nelle quali debbono realizzarsi le previsioni di piano e le relative urbanizzazioni, 

con riferimento ad un periodo di tempo non inferiore a tre e non superiore a cinque anni. 

Al di fuori delle previsioni dei programmi pluriennali di attuazione, possono realizzarsi solo gli 

interventi di cui all'art.9 della legge 10/77, e quelli previsti dal penultimo comma dell'art.6 della 

legge 25 marzo 1982 n.94. 

Il contenuto e la procedura di formazione del programma pluriennale di attuazione è regolato 

dall'art.13 della legge n.10/77 dalla legge regionale n.2/78, dall'art.19 della legge regionale n.47/78 

modificata e dall'art.6 della legge 25 marzo 1982 n.94. 




Pag. 8/1


ARTICOLO 9 - Strumenti di attuazione del P.R.G. 

La esecuzione di qualsiasi opera comportante trasformazione urbanistica o edilizia ivi comprese 

anche le modifiche delle destinazioni d'uso, è subordinata al rilascio di concessione da parte del 

Sindaco. 

La concessione può essere rilasciata direttamente o essere subordinata alla formazione ed 

approvazione di uno strumento preventivo. 

Sono strumenti preventivi: 

i piani particolareggiati di iniziativa pubblica o privata; 

i piani per l'edilizia economica e popolare; 

i piani di recupero di iniziativa pubblica o privata; 

i piani delle aree da destinare ad insediamenti produttivi; 

i piani particolareggiati di iniziativa pubblica o privata previsti dai piani quinquennali di sviluppo 

agricolo di cui all'art.7 della L.R.12/75; 

i piani di miglioramento (o di sviluppo) aziendali o interaziendali; 

i progetti unitari. 

I contenuti, le modalità di formazione ed approvazione di tali strumenti preventivi sono quelli degli 

artt. 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 e 49 della legge regionale n.47/78 modificata per gli strumenti di 

cui alle lettere a), b), c), d), e); della legge regionale 18/77 per i contenuti del piano di sviluppo 

aziendale di cui alla lettera f), nonché quanto previsto dalle deliberazioni del Consiglio Regionale 

n.758 del 18/06/1986 e n.1747 del 22/12/1987, relative all'attuazione del regolamento CEE n. 

797/85. 

I progetti unitari definiscono i modi di utilizzo delle aree interne al perimetro delle zone interessate 

e precisano le destinazioni d'uso, le tipologie e gli schemi planivolumetrici previsti. Essi possono 

essere presentati da uno o più proprietari delle aree. I progetti unitari sono approvati dal Consiglio 

Comunale. Il Comune prima dell'approvazione porta a conoscenza degli altri proprietari i contenuti 

del progetto unitario. 

I contenuti, le modalità di rilascio e la validità delle concessioni, che possono essere onerose, 

convenzionate o gratuite, sono quelli degli articoli 27 - 28 - 29 e 30 della legge regionale n.47/78 

modificata. 

La concessione è sostituita da autorizzazione comunale nei casi della manutenzione straordinaria 

(RE2) e per gli interventi previsti dall'art.7 della legge 25 marzo 1982 n.94, e da comunicazione al 

Sindaco dell'inizio dei lavori in caso di manutenzione ordinaria (RE1). 




Pag. 9/1


ARTICOLO 10 - Controllo sulla attività costruttiva. 

Nessuna nuova costruzione (NC), sia essa derivante da nuova edificazione, ampliamento, 

sopraelevazione, modificazione, anche delle destinazioni d'uso, ristrutturazione di edifici 

preesistenti, può essere abitata o usata senza autorizzazione del Sindaco, all'uopo richiesta 

dall'interessato nei modi previsti dal Regolamento edilizio; in assenza di tale autorizzazione è fatto 

divieto al Comune ed alle aziende di erogazione di servizi pubblici, quali acqua, gas, illuminazione, 

rete fognante, di effettuare le relative forniture. 

Le modalità per il rilascio della autorizzazione d'abitabilità o di usabilità delle costruzioni sono 

quelle di cui all'art.50 della legge regionale n.47/78 e successive modifiche ed integrazioni e quelle 

contenute nel regolamento edilizio. 

I casi di utilizzazione abusiva di costruzioni, di opere costruite in difformità o in assenza di 

concessione, e di annullamento di provvedimenti amministrativi rilasciati dal Comune sono regolati 

da quanto previsto nella L.28 febbraio 1985, n.47 e successive modifiche ed integrazioni e nella 

legge Regionale 8 novembre 1988 n.46. 




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ARTICOLO 11 - Trascrizione in mappa. 

Presso l'Ufficio Tecnico sono conservate le planimetrie aerofotogrammetriche, catastali e di P.R.G. 

che vengono aggiornate a cura di detto ufficio per le opere realizzate. 

Ogni progetto tendente ad ottenere il rilascio di una concessione edilizia, deve riprodurre su copia 

delle tavole sopra dette, l'area interessata dalla richiesta mettendo in risalto sia i confini dell'area 

asservita alla concessione che il profilo planimetrico dell'opera da realizzare. In caso di modifiche 

in corso d'opera dette planimetrie vanno debitamente aggiornate. 




Pag. 11/1

TITOLO III – ZONIZZAZIONE DEL P.R.G. 

CAPITOLO I - DIVISIONE DEL TERRITORIO IN ZONE URBANISTICHE - DEFINIZIONE 

DEI TERMINI - DISPOSIZIONI COMUNI A TUTTE LE ZONE URBANISTICHE 

ARTICOLO 12 - Divisione del territorio in zone urbanistiche. 

Il territorio comunale è suddiviso nelle seguenti zone urbanistiche: 

Zone di tutela (di cui all'art.33 della L.R.47/78 modificata); 

Zone interessate da linee di comunicazione(di cui all'art.45 della L.R.47/78 modificata); 

Zone territoriali omogenee (di cui all'art.13 della L.R.47/78 modificata). 

A tali zone vanno applicate le norme specifiche contenute nei successivi Cap. II, III, IV 

I termini usati nelle presenti norme sono definiti nel capitolo apposito del Regolamento edilizio. 




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CAPITOLO I - DIVISIONE DEL TERRITORIO IN ZONE URBANISTICHE - DEFINIZIONE 

DEI TERMINI - DISPOSIZIONI COMUNI A TUTTE LE ZONE URBANISTICHE 

ARTICOLO 13 – Disposizioni relative alle edificazioni comuni a tutte le zone urbanistiche. 

SOPPRESSO 

CON VARIANTE DI ASSESTAMENTO P.R.G. “ZONE D” 

(approvata Del. GP n. 86 del 18.03.2003) 

E INSERITO NELL'ART.6 bis. 




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CAPITOLO II - ZONE DI TUTELA 

ARTICOLO 14 – Zone di tutela dell’alveo fluviale 

1) OGGETTO DELLA ZONA 

Sulle disposizioni del presente articolo prevale in ogni caso la disciplina normativa del Titolo IV 

del PTCP approvato con deliberazione di Consiglio Provinciale n.19 del 30.03.2004. Le suddette 

disposizioni hanno come riferimento cartografico la tav.1 del PTCP foglio IV “Tutela dei sistemi 

ambientali e delle risorse naturali e storico-culturali”. 

Le zone di tutela dell’alveo fluviale, appositamente individuate nella cartografia di piano in scala 

1:5.000 e 1:2.000, corrispondono ai terreni più fortemente influenzati dalle dinamiche fluviali, in 

quanto interessati dal deflusso della piena ordinaria o da alta probabilità di inondazione, con rischio 

idraulico elevato e molto elevato ai sensi del vigente Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico 

dell’Autorità di Bacino del Reno, (PSAI). 

Esse si suddividono in: 

a) alveo attivo ed altri specchi d’acqua indicati con identica simbologia nella cartografia di 

piano, 

b) aree ad alta probabilità di inondazione. 

L’insieme di queste zone costituisce l’elemento strutturante della rete di connessione ecologica 

comunale e delle opportunità fruitive dell’ecosistema fluviale; esse assolvono dunque ad una 

primaria funzione di connessione ecologico-ambientale, naturalistica e paesaggistica, oltre a 

rivestire un ruolo fondamentale nell’ambito della prevenzione del rischio idraulico e idrogeologico. 

All’interno di tali zone il PRG recepisce le disposizioni del vigente Piano Territoriale Paesistico 

Regionale (PTPR) e disciplina gli interventi in applicazione del Piano Stralcio per l’Assetto 

Idrogeologico (PSAI), perseguendo i seguenti obiettivi: 

tutelare i caratteri naturali (biotici e abiotici), storici, paesistici ed idraulico-territoriali che si 

sono consolidati attorno ai corsi d’acqua del territorio comunale; 

conseguire la riduzione del rischio idraulico e il raggiungimento di livelli di rischio socialmente 

accettabili; 

salvaguardare e valorizzare le aree di pertinenza fluviale in base alle loro caratteristiche 

morfologiche, naturalistico-ambientali ed idrauliche; 

incentivare, attraverso gli interventi consentiti, la fruizione, la valorizzazione e la 

rinaturalizzazione dell’ambito fluviale, prevedendo le modalità di dismissione o 

rilocalizzazione delle attività incongrue, con eventuale bonifica delle aree degradate; le 

modalità di inserimento di nuove attività o permanenza/potenziamento di attività esistenti 

compatibili, e di realizzazione di opportuni interventi di mitigazione visiva ed ambientale; la 

creazione di una rete di percorsi pedonali attrezzati e compatibili con l’ecosistema fluviale; 




Pag. 14/1

conseguire il miglioramento dello stato delle acque superficiali, mantenendo la capacità di 

autodepurazione del corpo idrico, nonché la capacità di sostenere comunità animali e vegetali 

ampie e ben diversificate. 

Qualora alle zone di tutela dell’alveo fluviale si sovrappongano Zone interessate da linee di 

comunicazione (TITOLO III, CAPITOLO III delle presenti Norme) e/o Zone territoriali omogenee 

di PRG, (TITOLO III, CAPITOLO IV delle presenti Norme) si applica il combinato disposto delle 

rispettive disposizioni. 

2) DESTINAZIONI D’USO 

Le zone di tutela dell’alveo fluviale, fatto salvo quanto di seguito specificato, sono destinate 

esclusivamente alla realizzazione delle opere di regimazione idraulica del corso d’acqua, alla 

realizzazione delle opere di attraversamento, al mantenimento e al ripristino dell’ ambiente 

necessario alla persistenza o alla ricostruzione della flora e della fauna spontanea, alla fruizione e 

valorizzazione dell’ambiente fluviale. 

ZONE a) 

In applicazione delle disposizioni del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI), nelle zone 

a) di cui al primo comma del presente articolo è consentita la realizzazione di opere di regimazione 

idraulica e di attraversamento trasversale, nonché lo svolgimento di attività che non comportino 

alterazioni morfologiche o funzionali, un apprezzabile pericolo di danno per le persone e le cose, di 

inquinamento delle acque e di fenomeni franosi. 

In queste zone non è comunque consentito: 

l’impianto di nuove colture agricole, ad esclusione del prato permanente, nelle aree non 

coltivate da almeno due anni al 27.06.2001. 

A queste aree dovranno per contro essere prioritariamente destinati gli incentivi per i sostegni 

agroambientali finalizzati alla messa a riposo dei terreni. 

Le concessioni per l’utilizzo agricolo delle aree demaniali, alla loro scadenza, non potranno 

essere rinnovate o prorogate, ad eccezione, previa regolamentazione specifica dell’Autorità 

idraulica competente, di quelle a prato naturale permanente, a medicaio, a prato stabile polifita, 

con le rotazioni colturali strettamente necessarie; 

il taglio o la piantumazione di alberi o cespugli se non autorizzati dall’autorità idraulica 

competente; 

lo svolgimento delle attività di campeggio; 

il transito e la sosta di veicoli se non per lo svolgimento delle attività di controllo e di 

manutenzione del reticolo idrografico o se non specificatamente autorizzate dall’autorità 

idraulica competente; 




Pag. 14/2

lo svolgimento di operazioni di smaltimento e recupero di cui agli allegati b) e c) del Dlgs 

22/97, nonché il deposito temporaneo di rifiuti di cui all’art.6, comma 1, lett. m) del medesimo 

Dlgs 22/97; 

i movimenti di riporto, scavo e spianamento del terreno e la realizzazione di invasi se non 

previsti da specifici progetti approvati di bonifica e/o sistemazione idraulica; 

l'esercizio di nuove attività estrattive; fermo restando che eventuali estrazioni di materiali 

litoidi in queste zone, sono ammesse in quanto disciplinate dall’art. 2 della LR 18 luglio 1991, 

n. 17 per ciò che riguarda il demanio fluviale e lacuale. 

Tali disposizioni, in quanto applicabili, valgono anche per le aree non demaniali comprese 

all’interno delle zone di cui al presente articolo. Sono fatti salvi gli interventi necessari al 

mantenimento delle condizioni di sicurezza idraulica ed a garantire la funzionalità delle opere 

pubbliche di bonifica e di irrigazione. 

L’autorizzazione preposta può disporre che inerti eventualmente rimossi vengano resi 

disponibili per i diversi usi produttivi, unicamente in attuazione di piani, programmi e progetti 

finalizzati al mantenimento delle condizioni di sicurezza idraulica conformi al criterio della 

massima rinaturalizzazione del sistema delle acque superficiali, anche attraverso la 

regolarizzazione plano-altimetrica degli alvei, la esecuzione di invasi golenali, la rimozione di 

accumuli di inerti in zone sovralluvionate, ove non ne sia previsto l’utilizzo per opere 

idrauliche e sia esclusa ogni utilità di movimentazione in alveo lungo l’intera asta fluviale. 

Su parere favorevole dell’Autorità idraulica competente, nel rispetto di ogni altra disposizione di 

legge o regolamentare vigente, nonché delle presenti Norme, sono consentiti: 

l’effettuazione di opere di regimazione idraulica e di difesa spondale, sulla base di piani, 

programmi e progetti disposti dalle autorità preposte; tali interventi di regimazione idraulica e 

difesa spondale dovranno essere realizzati con tecniche di ingegneria naturalistica e secondo gli 

indirizzi previsti dalla Del. G.R. n. 3939 del 06/09/94 e dalle norme e direttive specifiche 

emanate dall’Autorità di Bacino del Reno. Le eventuali opere idrauliche in cemento armato, 

dovranno essere rivestite nelle superfici a vista con martellature in pietra naturale; in alternativa 

dovrà essere prevista la loro mitigazione visiva attraverso l’impiego di materiali naturali quali 

legno, pietrame naturale, oppure vegetazione. 

interventi di miglioramento delle caratteristiche ecologiche della vegetazione naturale esistente, 

attraverso interventi di selvicoltura naturalistica e secondo gli appositi indirizzi del vigente 

Regolamento Comunale del Verde Pubblico e Privato, approvato con Del. CC n.67 del 

30.06.2000 e successive integrazioni. 

interventi finalizzati alla rinaturazione ed alla ricreazione di ambienti idonei alla riproduzione 

ed alimentazione della fauna selvatica e della fauna ittica; 

la pubblica fruizione delle aree a fini escursionistici e naturalistici anche attraverso la 

realizzazione di interventi di ricostruzione e riqualificazione degli apparati vegetazionali e 

forestali. 




Pag. 14/3

interventi di realizzazione di nuovi sentieri come individuati in cartografia di PRG, nonché 

interventi di manutenzione dei sentieri esistenti e delle relative opere accessorie e pertinenziali. 

Tutti i soggetti, pubblici e privati, possono realizzare nelle zone di cui al primo comma, lettera a) 

del presente articolo opere negli alvei o in connessione con essi per la difesa di beni di loro 

proprietà, previo parere favorevole della competente Autorità di Bacino, purché tali opere non 

contrastino con le previsioni e le disposizioni del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI) 

e con quanto previsto dal Piano Territoriale Paesistico Regionale. 

ZONE b) 

Nelle aree di cui al primo comma, lettera b) del presente articolo, oltre a quanto già previsto ai 

commi precedenti per le zone di tutela dell’alveo attivo, sono consentite le eventuali ulteriori 

destinazioni d’uso e gli interventi ammessi dalle rispettive disposizioni di zona, o per specifici 

elementi o parti di esse, contenute nelle presenti Norme (combinato disposto), la cui realizzazione 

tuttavia non incrementi sensibilmente il rischio idraulico rispetto al rischio esistente, secondo 

quanto disposto dal vigente Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI). 

Può comunque essere attuato quanto previsto da provvedimenti concessori che siano stati resi 

esecutivi prima del 27 giugno 2001 e, previa adozione delle possibili misure di riduzione di rischio, 

gli interventi sulle aree i cui provvedimenti attuativi siano stati resi esecutivi prima del 27 giugno 

2001. 

Sono comunque vietate le nuove attività di smaltimento dei rifiuti, nonché l’esercizio di nuove 

attività finalizzate in via esclusiva al recupero degli stessi, ad eccezione di: 

− stoccaggio di rifiuti urbani e di rifiuti speciali derivanti dalle attività di demolizioni e costruzioni; 

− riciclo/recupero della frazione dei rifiuti urbani costituita da sfalci e potature mediante 

trasformazione biologica; 

− smaltimento di rifiuti speciali prodotti da terzi mediante trattamento in impianti di depurazione 

esistenti. 

In applicazione delle disposizioni del vigente Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), ferme 

restando le condizioni e i limiti derivanti dalle altre disposizioni delle presenti norme, nonché nel 

rispetto di ogni altra disposizione di legge o regolamentare vigente, e comunque previo parere 

favorevole dell’Autorità idraulica competente, in queste zone possono essere consentiti: 

qualora siano previste in strumenti di pianificazione sovracomunali, la realizzazione delle 

seguenti infrastrutture ed attrezzature: 




Pag. 14/4

linee di comunicazione viaria, ferroviaria, anche se di tipo metropolitano ed idroviaria, 

impianti atti alla trasmissione di segnali radiotelevisivi e di collegamento, nonché impianti 

a rete e puntuali per le telecomunicazioni, 

invasi ad usi plurimi, 

impianti per l’approvvigionamento idrico nonché quelli a rete per lo scolo delle acque e 

opere di captazione e distribuzione delle acque ad usi irrigui, 

sistemi tecnologici per il trasporto dell’energia e delle materie prime e/o dei semilavorati, 

approdi e porti per la navigazione interna, 

aree attrezzabili per la balneazione, 

opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico. 

I progetti di tali opere dovranno verificarne, oltre alla fattibilità tecnica ed economica, la 

compatibilità rispetto alle caratteristiche ambientali e paesaggistiche del territorio interessato 

direttamente o indirettamente dall’opera stessa, con riferimento ad un tratto significativo del 

corso d’acqua e ad un adeguato intorno, anche in rapporto alle possibili alternative. 

Detti progetti dovranno essere sottoposti alla valutazione di impatto ambientale qualora 

prescritta da disposizioni comunitarie, nazionali o regionali. 

La subordinazione all’eventuale previsione mediante gli strumenti di pianificazione suddetti 

non si applica alle strade, agli impianti ed opere che abbiano rilevanza meramente locale, in 

quanto al servizio della popolazione di non più di un Comune ovvero di parti della popolazione 

di due comuni confinanti. Nella definizione dei progetti di realizzazione, di ampliamento e di 

rifacimento delle infrastrutture lineari e degli impianti di cui al presente punto si deve 

comunque evitare che essi corrano parallelamente ai corsi d’acqua, salvi i casi in cui ne sia 

dimostrata l’impossibilità di alternativa. Resta comunque ferma la sottoposizione a valutazione 

di impatto ambientale delle opere per le quali essa sia richiesta da disposizioni comunitarie, 

nazionali o regionali; 

parchi le cui attrezzature siano amovibili e/o precarie, con l’esclusione di ogni opera 

comportante impermeabilizzazione dei suoli e comunque che non impedisca il normale 

deflusso delle acque meteoriche nel sottosuolo; 

percorsi e spazi di sosta pedonali per mezzi di trasporto non motorizzati ed elementi del sistema 

dell’accessibilità; 

corridoi ecologici e sistemazioni a verde destinabili ad attività del tempo libero, 

chioschi e costruzioni amovibili e/o precarie per la navigazione nonché depositi di materiali e 

di attrezzi necessari per la manutenzione di tali attrezzature, esclusivamente nelle aree 

attrezzabili per la balneazione, 

infrastrutture ed attrezzature di rilevanza meramente locale. 




Pag. 14/5

Sempre nel rispetto delle condizioni e dei limiti derivanti dalle altre disposizioni delle presenti 

norme e nel rispetto di ogni altra disposizione di legge o regolamentare in materia, sono inoltre 

ammessi: 

il completamento delle opere pubbliche in corso, purché interamente approvate alla data di 

adozione del PTPR (29.06.1989); 

la realizzazione di infrastrutture tecniche di difesa del suolo, di canalizzazioni, di opere di 

difesa idraulica e simili, nonché le attività di esercizio e di manutenzione delle stesse; 

la realizzazione di impianti tecnici di modesta entità (cabine elettriche, di decompressione per il 

gas, impianti di pompaggio per l’approvvigionamento idrico, irriguo e civile, e simili, modeste 

piste di esbosco e di servizio forestale, di larghezza non superiore a 3,5 metri lineari, 

strettamente motivate dalla necessità di migliorare la gestione e tutela dei beni forestali 

interessati, punti di riserva d’acqua per lo spegnimento degli incendi, nonché le attività di 

esercizio e di manutenzione delle predette opere; 

il mantenimento, la ristrutturazione e la rilocalizzazione di capanni ed altre attrezzature per la 

pesca, ovvero per il ricovero delle piccole imbarcazioni, purchè amovibili e realizzate con 

materiali tradizionali, solamente qualora previste e disciplinate da strumenti di pianificazione 

provinciali o comunali od intercomunali, relativi in ogni caso all’intera asta fluviale interessata 

dalla loro presenza, in maniera da evitare ogni alterazione o compromissione del corso 

ordinario delle acque, ogni interruzione della normale risalita a monte del novellame, ogni 

intralcio dei natanti ed ogni limitazione al libero passaggio di persone e mezzi di trasporto sui 

coronamenti, sulle banchine e sulle sponde; 

la realizzazione di volumi precari per la tutela ed il controllo della popolazione canina e felina 

ai sensi della LR 27/2000. 

Per le attrezzature di interesse comune esistenti (impianti tecnologici - vecchio depuratore comunale 

- magazzino comunale) e ricadenti in zone ad alta probabilità di inondazione sono previste le 

seguenti prescrizioni specifiche, da attuarsi previo parere favorevole sui relativi progetti da parte 

dell’Autorità idraulica competente: 

Per l’impianto di depurazione di Castenaso Ovest è prevista la dismissione ed il completo 

smantellamento del processo di depurazione biologica, con bonifica e riqualificazione 

naturalistica del sito ed eventuale conservazione della struttura esclusivamente a fini di tutela 

idraulica del sistema fognario o di trattamento delle acque meteoriche e provenienti da 

scolmate dei collettori. In pendenza di tale dismissione, sono consentiti soltanto interventi di 

manutenzione ordinaria (MO). 

Per gli impianti produttivi esistenti (di qualunque tipologia) è da prevedersi la dismissione con 

eventuale rilocalizzazione all’esterno di aree ad alta probabilità di inondazione. 

La modalità di dismissione/rilocalizzazione dovrà essere disciplinata da apposite 

convenzioni/accordi pubblico-privato funzionali a garantire la completa rimozione delle 

attrezzature e dei fabbricati esistenti, nonché la eventuale bonifica dei siti interessati. 




Pag. 14/6

Tali interventi dovranno essere preceduti da valutazioni preliminari di inserimento ambientale sulla 

base delle quali saranno individuati gli interventi ammessi: messa a dimora di cortine arboree e 

arboreo-arbustive, aventi funzione di schermatura visiva e di filtro per gli inquinamenti acustico ed 

atmosferico, ecc. 

I suddetti interventi potranno essere attuati mediante il ricorso al contributo di operatori privati, 

nell’ambito di convenzioni/accordi pubblico-privato. 

Gli specifici obblighi e i rispettivi impegni saranno definiti mediante apposite convenzioni ed 

accordi ai sensi della LR 20/2000. 

Per le infrastrutture di attraversamento esistenti è prescritta la messa in sicurezza idraulica e 

statica previa verifica di eventuali interferenze con l’officiosità idraulica del corso d’acqua e 

previa realizzazione dei necessari elementi di complemento finalizzati alla messa in sicurezza 

dell’attraversamento. 

Per i parcheggi esistenti dovranno essere previsti, in occasione dei futuri interventi di MO e 

MS, la sostituzione del tipo di pavimentazione, con grigliati di pietra o di materiali naturali se 

possibile inerbiti, la messa in opera di idonei elementi di arredo (cestini portarifiuti, pannelli 

informativi, rastrelliere per il deposito delle biciclette, ecc.), idonee recinzioni in legno, ecc. 

All’interno ed in prossimità degli specchi d’acqua posti in zona di tutela dell’alveo fluviale, sono 

altresì vietati gli sversamenti di sostanze liquide anche solo potenzialmente inquinanti e l’accumulo 

temporaneo di letame per uso agronomico, nonché la realizzazione di contenitori per il trattamento 

e/o lo stoccaggio degli effluenti zootecnici. 

3) MODALITÀ DI INTERVENTO 

ZONE a) 

Sui manufatti e fabbricati posti all’interno delle zone di cui al primo comma, lettera a) del presente 

articolo, che sono comunque da considerare a tutti gli effetti esposti a rischio idraulico, sono 

consentiti soltanto: 

− opere di manutenzione ordinaria (MO) e straordinaria (MS); 

− opere finalizzate ad una sensibile riduzione della vulnerabilità; 

− opere imposte dalle normative vigenti; 

− interventi di restauro e risanamento conservativo (R1-R2) sui manufatti tutelati ai sensi del 

D.Lgs. 490/99 (Testo unico dei beni culturali) e/o classificati di interesse storico-testimoniale 

ambientale dal PRG; 

− ampliamento e ristrutturazione di infrastrutture e reti tecnologiche pubbliche o di interesse 

pubblico, comprensive dei relativi manufatti di servizio (T2-T3-C2 relativamente ai manufatti di 

servizio), riferite a servizi essenziali e non delocalizzabili; 

− la realizzazione di nuove infrastrutture, comprensive dei relativi manufatti di servizio, purché 

essenziali e non diversamente localizzabili (C3-C4), nonché risultino coerenti con gli obiettivi 

del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI) e con la pianificazione degli interventi 

d’emergenza di protezione civile. 




Pag. 14/7

Il progetto preliminare di nuovi interventi infrastrutturali, che deve contenere tutti gli elementi 

atti a dimostrare il possesso delle caratteristiche sopra indicate anche nelle diverse soluzioni 

presentate, è sottoposto al parere vincolante dell’Autorità di Bacino espresso secondo la 

procedura di cui al comma 4 dell’art.24 delle Norme del vigente Piano Stralcio per l’Assetto 

Idrogeologico (PSAI). 

ZONE b) 

Nelle zone di cui al primo comma, lettera b) del presente articolo, anch’esse soggette a rischio 

idraulico elevato e molto elevato, è consentita, oltre a quanto ammesso nelle zone di tipo a), la 

realizzazione di altri interventi previsti dalle specifiche norme di zona secondo le previsioni 

riportate sulle tavole di PRG (combinato disposto), solo nei casi in cui esse siano comprese 

all’interno del territorio urbanizzato o nelle zone di espansione contermini allo stesso e la loro 

realizzazione non incrementi sensibilmente il rischio idraulico rispetto al rischio esistente. 

Nel rispetto delle specifiche disposizioni di zona, ovvero riferite a singoli elementi o parti di esse, ai 

sensi delle presenti Norme, sono quindi consentiti: 

− interventi sui fabbricati esistenti, comprensivi di ampliamento (T2, C2), opere o variazioni di 

destinazione d’uso (T1, R5), in quanto ammessi dalle specifiche Norme di zona, che non 

incrementino sensibilmente il rischio idraulico rispetto al rischio esistente; 

nonché, previa adozione delle possibili misure di riduzione del rischio: 

− opere imposte dalle normative vigenti 

− opere su fabbricati tutelati dalle normative vigenti; 

− trasformazioni di fabbricati definite dall’Amministrazione Comunale a “rilevante utilità sociale” 

espressamente dichiarata. 

Nelle aree ad alta probabilità di inondazione, che essendo comprese nelle fasce di pertinenza 

fluviale, ne fanno parte a tutti gli effetti, si applicano anche le disposizioni generali contenute in 

proposito al successivo art. 19. 

4) MODALITÀ DI ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI 

Nella generalità delle zone di tutela dell’alveo fluviale: 

− in ragione delle caratteristiche dei singoli interventi, si applicano le disposizioni di cui alla LR 

31/2002; 

− ad eccezione degli interventi di manutenzione, tutti gli interventi previsti sui manufatti edilizi 

esistenti sono comunque subordinati al parere favorevole dell’Autorità idraulica competente 

anche sotto il profilo della congruenza con gli obiettivi e con le norme del Piano Stralcio per 

l’Assetto Idrogeologico (PSAI); 

− ogni modificazione morfologica, compresi la copertura di tratti appartenenti al reticolo 

idrografico principale, secondario, minore, minuto e di bonifica, che non deve comunque alterare 

il regime idraulico delle acque, è subordinata al parere favorevole dell’Autorità idraulica 




Pag. 14/8

competente e la relativa documentazione deve essere trasmessa all’Autorità di Bacino per 

l’adeguamento delle perimetrazioni secondo la procedura prevista dal comma 2 dell’art.24 delle 

Norme del vigente PSAI; 

− sono altresì sottoposti al parere dell’Autorità di bacino che si esprime in merito alla compatibilità 

e coerenza degli interventi con i contenuti delle disposizioni per le aree ad alta probabilità di 

esondazione e con gli obiettivi del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI), seguendo 

secondo la procedura prevista dal comma 2 dell’art.24 dello stesso: 

gli ampliamenti, le opere o le variazioni di destinazione d’uso in quanto ammesse dalle 

specifiche norme di zona; 

la realizzazione di nuovi fabbricati, in quanto rientranti nel territorio urbanizzato e/o 

ammessi dalle specifiche norme di zona; 

la realizzazione di nuove infrastrutture e relativi manufatti di servizio in quanto ammessi 

dalle specifiche norme di zona. 

Nella generalità delle zone di tutela dell’alveo fluviale situate all’interno della Zona di Parco 

fluviale F3, indicate nella cartografia di P.R.G., ogni tipo di intervento, con l'esclusione della 

manutenzione ordinaria (MO) e straordinaria (MS), è subordinato all'approvazione degli appositi 

progetti predisposti dall’Amministrazione Comunale, secondo quanto disposto dal successivo art.25 

delle presenti Norme. Laddove espressamente prescritto dalle specifiche disposizioni di zona, 

interventi diversi dalla manutenzione ordinaria (MO) e straordinaria (MS) sono subordinati 

all’approvazione preventiva di apposito Piano Particolareggiato. 




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CAPITOLO II - ZONE DI TUTELA 

ARTICOLO 15 – Zone di tutela della Centuriazione. 

SOPPRESSO 

CON VARIANTE SPECIFICA P.R.G. "ZONE AGRICOLE " 

(approvata Del. CC n. 75 del 07.07.2000) 

E INSERITO NELL'ART.23. 




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CAPITOLO II BIS– ZONE DI TUTELA DA ATTIVITA’ A RISCHIO DI INCIDENTALITA’ 

ARTICOLO 15 bis – Zone interessate da possibile danno prodotto da stabilmenti a 

rischio di incidente rilevante 


Le zone interessate da possibile danno prodotto da stabilmenti a rischio di incidente 

rilevante, appositamente individuate nella cartografia di piano in scala 1:5.000, 

corrispondono alle aree di danno individuate dal CTR (Comitato Tecnico Regionale) nel 

verbale n° 218 del 27 ottobre 2004. 

Tali aree sono sottoposte a specifica regolamentazione ai sensi del D.M. 9 maggio 2001 in 

applicazione dell’art. 14 del D.Lgs. 334/99, al fine di prevenire gli incidenti rilevanti 

connessi a determinate sostanze pericolose e a limitarne le conseguenze per l’uomo e per 

l’ambiente. 

Esse si suddividono in: 

a) aree a rischio di elevata letalità; 

b) aree a rischio di letalità; 

c) aree a rischio di lesioni irreversibili; 

d) aree a rischio di lesioni reversibili. 

All’interno di tali zone il PRG regolamenta gli usi e le trasformazioni ammissibili, in 

conformità ai criteri definiti dal D.M. 9 maggio 2001 e dalla pianificazione territoriale, 

quindi coerentemente ai contenuti del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento 

Provinciale) secondo le indicazioni contenute nell’elaborato tecnico RIR (Rischio 

d’Incidente Rilevante). 

Qualora alle zone interessate da possibile danno prodotto da stabilmenti a rischio di 

incidente rilevante si sovrappongano Zone di tutela (di cui all'art. 33 della L.R.47/78 

modificata) (TITOLO II, CAPITOLO III delle presenti Norme), Zone interessate da linee di 

comunicazione (TITOLO III, CAPITOLO III delle presenti Norme) e/o Zone territoriali 

omogenee di PRG, (TITOLO III, CAPITOLO IV delle presenti Norme) si applica il 

combinato disposto delle rispettive disposizioni, ferme restando eventuali maggiori 

limitazioni agli usi e interventi previsti dal presente articolo. 

Qualora un fabbricato ricada solo in parte nelle zone oggetto del presente articolo le 

limitazioni di seguito riportate si applicano ugualmente all’intero fabbricato; 




Pag. 15bis/1

Qualora il fabbricato ricada in più aree a rischio, si applicano all’intero fabbricato le 

disposizioni relative all’area a rischio con le maggiori limitazioni agli usi e agli interventi. 


Le zone interessate da possibile danno prodotto da stabilmenti a rischio di incidente 

rilevante, fatto salvo quanto di seguito specificato, hanno destinazioni d’uso compatibili 

con le categorie territoriali ricavate dalle tabelle 3.a e 3.b dell’allegato tecnico al D.M. 9 

maggio 2001 come individuate nell’elaborato tecnico RIR e con quanto disciplinato dalle 

presenti norme al titolo II e III. 

Nelle singole aree di cui alle lettere a), b), c) e d) del primo comma del presente articolo 

vanno osservate le seguenti disposizioni specifiche: 

a) aree a rischio di elevata letalità: 

è consentito soltanto l’uso esistente c1) (attività manifatturiere industriali ed 

artigianali) limitatamente alle attività dello stabilimento a rischio di incidente 

rilevante “Baschieri & Pellagri”. 

b) aree a rischio di letalità: 

sono consentiti, oltre a quelli esistenti, soltanto usi diversi da quello residenziale e 

non comportanti l’ordinaria presenza di gruppi di persone. 

c) aree a rischio di lesioni irreversibili: 

sono consentiti, oltre a quelli esistenti, i seguenti usi di cui all’art. 6 delle presenti 

norme: 

− abitativo a1) c4) d1) d3.5) con indice fondiario di edificazione If < 0,5 mc/mq 

− artigianale b3) 

− produttivo manifatturiero c1), c2), c5) 

− agricolo d3) (con esclusione del d3.5), d4) 

d) aree a rischio di lesioni reversibili: 

sono consentiti, oltre a quelli esistenti, i seguenti usi di cui all’art. 6 delle presenti 

norme: 

− abitativo a1) c4) d1) d3.5) con indice fondiario di edificazione 0,5 < If < 1 

mc/mq 

− commerciale b2.3) b2.4) 

− artigianale b3) 

− servizio b4.5) 

− produttivo manifatturiero c1), c2), c5) 




15bis /2

− agricolo d3) (con esclusione del d3.5), d4) 


In tutte le zone interessate da possibile danno prodotto da stabilimenti a rischio di 

incidente rilevante, compatibilmente con quanto disciplinato dalle presenti norme al titolo 

II e III, sono sempre consentiti: 

- interventi di manutenzione ordinaria (MO) e straordinaria (MS); 

- interventi di restauro e risanamento conservativo (R1-R2) sui manufatti tutelati ai 

sensi del D.Lgs. 490/99 (Testo unico dei beni culturali) e/o classificati di interesse 

storico-testimoniale ambientale dal PRG; 

- ristrutturazione/ripristino tipologico (R3/R4); 

- ristrutturazione edilizia senza ampliamento (T1); 

- opere interne di adeguamento igienico funzionale (T3); 

- interventi diretti all’eliminazione delle barriere architettoniche (T4); 

- adeguamento di impianti tecnologici (T5); 

- demolizione e ricostruzione senza aumento di superficie (C1) 

- demolizione senza ricostruzione (C7) in caso di beni sui manufatti non tutelati ai 

sensi del D.Lgs. 490/99 (Testo unico dei beni culturali) e/o classificati di interesse 

storico-testimoniale ambientale dal PRG ; 

- arredo urbano (C8); 

- ampliamento e ristrutturazione di infrastrutture e reti tecnologiche pubbliche o di 

interesse pubblico, comprensive dei relativi manufatti di servizio (T2-T3-C2 

relativamente ai manufatti di servizio), riferite a servizi essenziali e non 

delocalizzabili; 

- opere finalizzate ad ulteriore riduzione del rischio; 

- opere imposte dalle normative vigenti. 

Nelle singole aree di cui alle lettere a), b), c) e d) del primo comma del presente articolo 

sono inoltre consentiti: 

a) aree a rischio di elevata letalità: 

gli interventi di cui al punto 8) dell’art. 22bis delle presenti norme. 

b) aree a rischio di letalità: 

i seguenti tipi di intervento: 

- ristrutturazione edilizia con ampliamento (T2); 

- demolizione e ricostruzione (C1); 




15bis /3

- ampliamento di edificio esistente (C2); 

a condizione che comunque, anche in caso di R3/R4 e T1, siano rispettate le seguenti 

prescrizioni: 

- l’intervento non comporti aumento del numero di unità immobiliari con 

destinazione residenziale; 

- vengano adottate particolari misure di sicurezza nella progettazione e nella 

realizzazione dei fabbricati, quali utilizzo di vetri (o materiali alternativi al vetro) e 

telai portanti rigidi certificati a resistere a un livello di sovrapressione non inferiore 

a 0,14 bar al fine di garantire adeguati livelli di sicurezza alla frammentazione, alla 

rottura e al distacco delle superfici vetrate. 

c) aree a rischio di lesioni irreversibili: 

i seguenti tipi di intervento: 

- ristrutturazione edilizia con ampliamento (T2); 

- demolizione e ricostruzione (C1); 

- ampliamento di edificio esistente (C2); 

a condizione che comunque, anche in caso di R3/R4 e T1, siano rispettate le seguenti 

prescrizioni: 

- in caso di destinazione residenziale venga previsto un indice fondiario di 

edificazione If < 0,5 mc/mq; 






d) aree a rischio di lesioni reversibili: 

tutti i tipi di intervento previsti dalle NTA negli articoli relativi alle rispettive zone 

omogenee a condizione che comunque, anche in caso di R3/R4 e T1, siano rispettate le 

seguenti prescrizioni: 

- in caso di destinazione residenziale venga previsto un indice fondiario di 

edificazione 0,5 < If < 1 mc/mq; 









15bis /4


CAPITOLO III - ZONE INTERESSATE DA LINEE DI COMUNICAZIONE 

ARTICOLO 16 – Zone ferroviarie. 


- Sedi ferroviarie esistenti e terreni inedificati necessari per il riordino e l'ampliamento delle reti e 

relative stazioni. Le distanze per gli interventi ammessi nelle zone latistanti le sedi ferroviarie non 

devono essere inferiori a metri 30, da misurarsi in proiezione orizzontale dal limite della zona di 

occupazione della più vicina rotaia e comunque nel rispetto di quanto disposto dal d.p.r.11.07.1980 

n.753 e di quanto specificato all'art.8 punto 8.5 del regolamento edilizio comunale 

2) DESTINAZIONE D'USO 

Infrastrutture ed edifici relativi al movimento ferroviario. 

3) MODALITÀ D'INTERVENTO 

- manutenzione ordinaria (RE1) (art.42 L.R. 47/78 modificata); 

- manutenzione straordinaria (RE2) (art.43 L.R.47/78 modificata); 

- ristrutturazione 

- demolizione e ricostruzione 

- nuove costruzioni. 


- Comunicazione al Sindaco per la manutenzione ordinaria (RE1); 

- Autorizzazione comunale per la manutenzione straordinaria (RE2); 

- Concessione diretta gratuita per la ristrutturazione e le nuove costruzioni, successive o no a 

demolizione. 




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ARTICOLO 17 – Zone destinate alla viabilità. 

1) OGGETTO DELLA ZONA – Strade esistenti e previste. 

Le strade esistenti e previste nel territorio comunale esterne ai centri abitati come delimitati ai sensi 

dell'art.4 del D.Lgs 285/1992 vengono così classificate: 

a) strade rientranti fra quelle di tipo “B” del D.M. 1.4.68, n. 1404 comprendenti le seguenti strade: 

San Vitale e Asse Lungo Savena. 

Gli accessi a tali strade sono quelli indicati nelle tavole del piano; 

b) strade rientranti fra quelle di tipo “D” del D.M. 1.4.68, n. 1404 comprendenti le seguenti strade 

provinciali (Montanara, Zenzalino, San Donato) e tutte le strade comunali. 

Le strade esistenti nel territorio comunale interne ai centri abitati come delimitati ai sensi dell'art.4 

del D.Lgs 285/1992 vengono classificate nel Piano Urbano del Traffico previsto dall'art.36 del 

D.Lgs 285/1992. 

2) DESTINAZIONI D'USO 

Tutte le opere stradali e le canalizzazioni per infrastrutture tecnologiche. 

Sia nel caso di strade esistenti che di previsione il tracciato previsto nelle tavole di piano potrà 

essere modificato utilizzando allo scopo la relativa fascia di rispetto senza che ciò comporti variante 

al P.R.G. . 

In particolare non comporterà variante urbanistica l’eventuale modifica in sede di progettazione 

definitiva ed esecutiva delle soluzioni progettuali individuate in corrispondenza delle intersezioni 

della strada provinciale “Lungosavena” con la viabilità locale. 

3) MODALITA’ DI INTERVENTO 

- Manutenzione ordinaria (RE1) (art. 42 L.R. 47/78 modificata) ; 

- Manutenzione straordinaria (RE2) (art. 43 L.R. 47/78 modificata) 

- Nuova costruzione (NC); 

4) MODALITA’ DI ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI 

- Comunicazione al Sindaco per la manutenzione ordinaria (RE1); 

- Autorizzazione comunale per la manutenzione straordinaria (RE2); 

- Concessione diretta per le nuove costruzioni. 




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5) Ai sensi dell’art.45, 4° comma della L.R. n. 47/1978, le zone di rispetto stradale dovranno avere 

una profondità almeno pari a quella stabilita dal D.M. 1.4.1968; tutti i rispetti sono obbligatori 

all’esterno del perimetro dei centri abitati come delimitati ai sensi dell'art.4 del D.Lgs 285/1992. 

FASCE DI AMBIENTAZIONE 

In recepimento delle direttive riportate all’art.12.9 delle Norme di attuazione del PTCP adottato con 

deliberazione del Consiglio Provinciale n. 3 dell’11.02.2003 per la strada provinciale 

“Lungosavena” è prevista una fascia massima di ambientazione di 50 mt, individuata in cartografia 

dal “perimetro dell’area degli interventi di mitigazione delle infrastrutture viarie”. 

Per tutti gli edifici ricadenti all’interno di detta fascia di ambientazione aventi le seguenti 

caratteristiche: 

- esistenti alla data di adozione della Variante specifica art.15 LR 47/78 relativa al progetto 

preliminare di variante stradale alla SP5 dalla SP3 a via Bargello (adottata con del CC n.115 

del 18/12/2002), 

- non classificati ”bene culturale”, 

- non realizzati o utilizzati abusivamente, 

- condonati a termine di legge (L.47/85 e successive modifiche e integrazioni) con le 

limitazioni indicate al punto 1) lettera g) delle prescrizioni per l’attuazione degli interventi 

edilizi contenute nell’art.23 – Zone territoriali omogenee E – delle norme tecniche di 

attuazione, 

è possibile: 

a) per gli edifici destinati all’uso residenziale 

previa demolizione (in deroga agli interventi ammessi e alla lettera h) delle prescrizioni 

per l’attuazione degli interventi edilizi contenute nell’art.23 – Zone territoriali 

omogenee E – delle norme tecniche di attuazione degli stessi) e facendo salvi i vincoli 

urbanistici esistenti, il trasferimento della superficie utile esistente (fino al 

raggiungimento di 480 mq) e della superficie accessoria esistente con le medesime 

destinazioni d’uso originarie in altra area sita all’interno del territorio comunale e da 

concordarsi con l’Amministrazione. 

In questo caso è ammessa la realizzazione di ulteriori superfici accessorie in misura non 

superiore al 25% della superficie utile esistente demolita, qualora il loro inserimento 

risulti compatibile rispetto alle caratteristiche storico ambientali architettoniche e 

tipologiche del contesto. 

b) per gli edifici destinati all’uso non residenziale 

il trasferimento della superficie esistente con le medesime destinazioni d’uso originarie 

in altra area sita in adiacenza di una corte rurale esistente all’interno del territorio 

comunale e da concordarsi con l’Amministrazione, mantenendo l’edificio esistente 

all’uso originario e facendo salvi i vincoli urbanistici esistenti. 




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ARTICOLO 17 bis – Rete distributiva carburanti per autotrazione. 


L’installazione di nuovi impianti di distribuzione carburanti, gli interventi di potenziamento come 

da Deliberazione di Consiglio Regionale 29 febbraio 2000, n.1399 punto 1) lettera m) e la 

ristrutturazione edilizia degli edifici pertinenziali agli impianti in esercizio e compatibili ai sensi 

dell’art.3 comma 2° del decreto legislativo 32/98, ossia conformi alla normativa urbanistica, 

ambientale, relativa al traffico urbano ed extra urbano, nonché alla normativa della sicurezza 

stradale e dei beni di interesse storico/architettonico alla data di adozione delle presenti norme, 

definite pertinenze di servizio ai sensi del D.Lgs. 285/92, art.24, comma 4 e del DPR 495/92, è 

consentita nel rispetto di tutti i seguenti criteri: 

A. l’area deve essere individuata all’interno delle zone di rispetto della seguente viabilità: 

i) viabilità extraurbana (art. 17 delle presenti norme): SS San Vitale, Asse Lungosavena, 

Montanara, Zenzalino, Frullo, Bargello. 

ii) viabilità urbana (art. 28 del DPR 495/92): strade urbane di scorrimento. 

B. l’area deve essere individuata all’interno delle seguenti zone urbanistiche: 

zone destinate alla viabilità, 

zone territoriali omogenee D1 eD6, 

zone territoriali omogenee E, 

zone F1. 

C. l’area non può interessare zone di tutela fluviale (art.14 delle NTA), di tutela della centuriazione 

(art.23 delle NTA). La localizzazione di nuovi impianti non deve interessare aree di pertinenza 

degli edifici classificati beni culturali dal presente PRG e/o tutelati ai sensi del titolo I del D.lgs 

490/99. 

Il nuovo impianto di distribuzione carburanti deve comunque rispettare le norme contenute nel 

Nuovo Codice della Strada e relativo regolamento (in particolare art.46 del DPR 495/92 “Accessi 

nelle strade urbane. Passo carrabile”, e art.60 del DPR 495/92 “Ubicazione delle pertinenze di 

servizio”). 




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Per quanto concerne le definizioni attinenti la rete e gli impianti di distribuzione automatica di 

carburanti per uso trazione, il presente articolo recepisce le “Norme di indirizzo programmatico per 

la razionalizzazione della rete distributiva dei carburanti per auto trazione” approvate con la 

Deliberazione di C.R.1399/2000 punto 1). 

Le distanze minime per l’insediamento degli impianti ad uso pubblico devono rispettare la 

normativa nazionale e regionale in materia. 

Considerata la normativa regionale vigente al momento dell'adozione del presente atto, la 

sopracitata Deliberazione C.R.1399/2000 (punto 3), ai fini di una corretta applicazione dei 

parametri ivi presenti, si deve intendere: 

1 - che gli impianti in esercizio e compatibili ai sensi dell’art. 3 comma 2° del decreto legislativo 

32/98, ossia conformi alla normativa urbanistica, ambientale, relativa al traffico urbano ed extra 

urbano, nonché alla normativa della sicurezza stradale e dei beni di interesse 

storico/architettonico alla data di adozione delle presenti norme sono localizzati nelle seguenti 

zone: 

in zona 2 

- AGIP PETROLI S.p.a. - IP via Tosarelli, 57, capoluogo 

- KUWAIT PETROLEUM ITALIA S.p.a. - Q8 via Tosarelli, 223 Villanova 

- RAG. LAGHI ELIO S.r.l. - SHELL via Villanova, 4/U Villanova 

- SAICA S.r.l. - AGIP via Frullo, 11/2 capoluogo 

in zona 3 

- SHELL ITALIA S.p.a. - SHELL via Villanova, 29/6 Villanova 

- RA.BO.MET. S.r.l. - M via Frullo, 40 Villanova 

in zona 4 

- SOCIETA' ITALIANA GAS LIQUIDI S.p.a – ANONIMO via 2 agosto 1980, 1 capoluogo 

2 - che relativamente ai nuovi impianti si classificano: 

zona 3: le zone territoriali omogenee D1, D6 e F1, ricadenti all'interno delle fasce di rispetto 

della viabilità urbana ed extraurbana; 

zona 4: le zone territoriali omogenee E, ricadenti all'interno delle fasce di rispetto della viabilità 

extraurbana; 

Ai fini del calcolo le distanze fra gli impianti sono computate, per entrambi i sensi di marcia, ai 

sensi della Deliberazione di C.R. 1399/2000 punto 3 


All’interno delle aree individuate come sopra sono ammesse tipologie d’impianto del tipo 

“stazioni di servizio – stazioni di rifornimento”, con servizi commerciali connessi alla persona 




Pag. 17bis/2

e al mezzo come definite al punto 1) lettera d) della Deliberazione C.R.1399/2000 con le 

relative attività di servizio complementari definite per ogni tipologia. 

Le stazioni di servizio e le stazioni di rifornimento, possono essere dotate di autonome attività 

commerciali integrative con superfici non superiori a quelle degli esercizi di vicinato di cui 

all’art. 6, punto b2.1.1 delle presenti norme. 


- Manutenzione ordinaria (RE 1) (art.42 della L.R.47/78 modificata) 

- Manutenzione straordinaria (RE 2) (art.43 della L.R.47/78 modificata) 

- Ristrutturazione 

- Nuova costruzione (NC) 

Per gli impianti in esercizio e compatibili ai sensi dell’art. 3 comma 2° del decreto legislativo 

32/98, ossia conformi alla normativa urbanistica, ambientale, relativa al traffico urbano ed extra 

urbano, nonché alla normativa della sicurezza stradale e dei beni di interesse 

storico/architettonico alla data di adozione delle presenti norme, sono sempre ammesse le 

modifiche dell'impianto di cui alla Deliberazione C.R.1399/2000 punto 1) lettera l). 

L’altezza massima dei fabbricati non deve superare ml.5 ad eccezione della pensilina, e l' UF è di 

0,20 mq/mq fino ai mq 2500 di superficie fondiaria e di 0,05 mq/mq con un minimo di mq 500 di 

SU oltre i mq 2500 di superficie fondiaria. 

Le estensioni minime e massime consentite per l’installazione di nuovi impianti pubblici di 

distribuzione carburanti ad uso autotrazione sono le seguenti (comprensive delle rampe di 

accelerazione e decelerazione): 

Zona 3 - in mq Zona 4 - in mq 

Staz. di servizio 1800 / 9000 3000 / 15000 

Staz di rifornimento 1500 / 7500 2000 / 10000 

Indipendentemente dalla superficie minima prevista per nuovi impianti va comunque osservato 

un fronte minimo stradale di ml 60, fatte salve le prescrizioni ANAS e degli Enti pubblici per le 

strade di rispettiva competenza, purchè in aumento. 

Distanze: 

Nei nuovi impianti, sia le colonnine che i serbatoi e le altre attrezzature costituenti l'impianto, ivi 

compresi gli impianti di autolavaggio, dovranno essere posti ad una distanza non inferiore a ml. 

5,00 dai confini di proprietà e a ml. 10,00 dagli altri edifici esistenti e/o previsti. Le tubazioni di 

equilibrio ( o impianto di recupero dei vapori) non potranno essere poste ad una distanza 

inferiore a ml. 1,50 dai confini di proprietà. 

Nelle fasce di rispetto della viabilità possono essere installati esclusivamente gli impianti e le 

pertinenze necessari all'erogazione dei carburanti (colonnine serbatoi, pensiline, etc.) ed i relativi 

manufatti. Sono consentiti la realizzazione del ricovero per il gestore con annessi i servizi 




Pag. 17bis/3

nonché gli impianti per il lavaggio degli autoveicoli che comunque non potranno essere collocati 

ad una distanza inferiore a ml. 10,00 dalla carreggiata stradale. 

Tutte le altre strutture (bar, ristorante, officina, etc) dovranno essere edificate al di fuori delle 

fasce di rispetto; il perimetro dei sopraddetti impianti può interessare le retrostanti Zone 

territoriali omogenee E per un massimo di ml. 60,00 di profondità, misurati dal confine stradale. 

Le aree agricole comprese all'interno del perimetro del nuovo impianto di distribuzione 

carburanti, verranno computate ai fini del calcolo delle superfici utili realizzabili secondo gli 

indici urbanistico-edilizi di cui sopra e nel rispetto delle distanze minime fra impianti di cui alla 

normativa regionale. 

Parcheggi: 

Se nell’impianto di distribuzione carburanti sono previsti servizi connessi alla persona ed ai 

mezzi, la dotazione minima di parcheggi è quella stabilita dall'art. 13 delle presenti NTA. 

I parcheggi pubblici possono essere monetizzati. 

Obblighi in caso di smantellamento e rimozione: 

Nel caso di smantellamento e rimozione di un impianto di distribuzione carburanti sia pubblico 

che privato, deve essere richiesta apposita autorizzazione edilizia. 

L’autorizzazione allo smantellamento e la rimozione devono prevedere: 

1) la cessazione di tutte le attività complementari all’impianto; 

2) il ripristino dell’area alla situazione originale mediante l’adeguamento alle previsioni del 

PRG; 

3) la rimozione di tutte le attrezzature costituenti l’impianto, sopra e sotto suolo, con 

smaltimento delle stesse presso i centri autorizzati; 

4) l’eventuale bonifica del suolo nel caso in cui si siano verificati episodi anche pregressi di 

inquinamento, da concordare con gli organi competenti ai sensi della normativa nazionale e 

regionale vigente in materia. 

Le caratteristiche dello spartitraffico e degli accessi devono essere conformi alle disposizioni 

illustrate nei punti F e O del punto 7) della Deliberazione C.R.1399/2000. 


autorizzazione ai sensi del Decreto Legislativo 11 febbraio 1998 n.32 

concessione edilizia diretta (permesso di costruire ex art. 3 Testo unico sulle disposizioni 

dell’edilizia) per le nuove costruzioni 




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ARTICOLO 17 ter – Infrastrutture di telefonia mobile. 

1) OGGETTO 

La localizzazione delle infrastrutture di telefonia mobile è consentita all’interno delle 

seguenti zone urbanistiche: 

• zone F1 - zone per servizi tecnologici 

• zone F2 - attrezzature sportive di interesse sovracomunale 

• zone F4 - zone cimiteriali; 

• zone G3 - Zone per attrezzature sportive 

• zone G4 (P) - Zone per parcheggi pubblici 

appositamente individuate dalla cartografia di PRG con il simbolo Ŧ; 

Gli impianti di telefonia mobile devono comunque rispettare la normativa vigente in 

materia LR 30/2000 e delibera di Giunta Regionale n. 197/2001 e comunque non potranno 

essere posti ad una distanza inferiore a m. 100 da zone destinate, o adibite, a scuole di ogni 

ordine e grado, a strutture assistenziali, edifici storici tutelati o da aree pubbliche che, per 

localizzazione o dimensione, sono potenzialmente destinabili a tale uso dalla 

programmazione e pianificazione dei lavori pubblici o di pubblica utilità. 


Usi ammessi: usi ammessi dalla specifica normativa di zona; 

e1.5) Impianti ed attrezzature per la telefonia mobile. 


- MO Manutenzione Ordinaria 

- MS Manutenzione Straordinaria 

- T5 Adeguamento di impianti tecnologici 

- C3 nuovo impianto edilizio, limitatamente a strutture di sostegno di antenne e 

parabole, volumi tecnici posizionati a terra (shelter), recinzioni 


- MO, subordinata alla sola preventiva acquisizione parere integrato ARPA/AUSL 




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- MS e T5, Denuncia di Inizio attività con acquisizione dei pareri di legge e del parere 

della Commissione per la Qualità Architettonica ed il Paesaggio; 

- C3 Permesso di Costruire con acquisizione dei pareri di legge e del parere della 

Commissione per la Qualità Architettonica ed il Paesaggio. 

I nuovi impianti dovranno ricercare la massima compatibilità ambientale, mediante 

progettazione di qualità architettonica, sia per quanto attiene le strutture di sostegno sia 

per i volumi tecnici. 

A richiesta dell’Amministrazione Comunale, gli impianti dovranno essere installati su 

strutture atte ad essere utilizzate anche con funzione di illuminazione pubblica, con 

progettazione compatibile al contesto in cui sono inseriti e corredati di apposito studio 

illuminotecnico, e come tali conformi anche alla normativa vigente in materia di 

inquinamento luminoso. 

Per gli impianti esistenti, sono ammessi gli interventi di MO, MS e T5; qualora gli 

impianti esistenti non siano conformi ai requisiti richiesti per quelli nuovi, gli interventi 

dovranno perseguire anche l’obiettivo di riqualificazione architettonico-ambientale e 

verranno assoggettati all’esame della Commissione per la Qualità Architettonica ed il 

Paesaggio. 

5) PARAMETRI, ONERI 

- Altezza del centro elettrico delle antenne dalla base della piattaforma: 

- minimo: ml 24 

- massimo: ml 36 

con tipologia di struttura predisposta ad accogliere più di un gestore 

- Altezza massima della recinzione metallica: ml 2.20 

- L’Amministrazione Comunale può richiedere la piantumazione di elementi arborei e 

arbustivi. 




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ARTICOLO 18 – Zone destinate alla viabilità pedonale e ciclabile. 


a) marciapiedi e viali laterali alle strade destinate al traffico veicolare all’interno degli 

abitati, percorsi pedonali-ciclabili autonomi individuati all’interno degli abitati e nelle 

zone di espansione residenziale, piazze; 

b) percorsi pedonali-ciclabili principali individuati all’interno delle zone di verde pubblico 

urbano; 

c) principali percorsi pedonali, ciclabili ed equestri individuati all’interno delle zone a 

parco fluviale e di pertinenza fluviale. 


Le destinazioni d’uso delle zone di cui alla lettera a) del precedente comma 1) sono tutte le opere 

connesse alla realizzazione e al mantenimento di un ambiente pedonale e ciclabile di carattere 

urbano. Gli interventi previsti – pavimentazioni, piantumazioni, illuminazione pubblica, 

distribuzione di elementi di arredo stradale, costruzione in precario di chioschi per giornali, gelati, 

fiori – devono essere tutti finalizzati al miglioramento qualitativo dell’ambiente urbano. 

Le destinazioni d’uso delle zone di cui alla lettera b) del precedente comma 1) sono tutte le opere 

connesse alla formazione di linee di collegamento pedonali e ciclabili attraverso l’abitato di 

Castenaso come elemento di raccordo tra le diverse parti del medesimo. Gli interventi previsti – 

pavimentazioni, piantumazioni, illuminazione pubblica, distribuzione di elementi di arredo stradale, 

costruzione in precario di chioschi per giornali, gelati, fiori – dovranno essere inseriti correttamente 

nella progettazione complessiva delle aree verdi delle quali costituiscono parte integrante. In sede di 

progettazione esecutiva si potranno modificare i tracciati previsti dalle tavole di piano. 

Le destinazioni d'uso delle zone di cui alla lettera c) del precedente comma 1) sono tutte le opere 

connesse al mantenimento dei percorsi esistenti ed alla realizzazione di nuovi percorsi pedonali 

ciclabili ed equestri per la fruizione delle zone fluviali del Torrente Idice ed all'allestimento delle 

relative aree attrezzate per la sosta, il pic-nic ed attività del tempo libero compatibili con il rispetto 

dell'ambiente. Le tavole di PRG individuano il tracciato di massima dei percorsi principali che, in 

sede di progettazione esecutiva, potranno essere modificati ed integrati con reti di percorsi 

secondari e con aree attrezzate per le suddette funzioni, nel rispetto delle seguenti condizioni: 




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- l'accesso ai percorsi dovrà essere riservato, anche tramite l'installazione di apposite chiudende, 

esclusivamente alla fruizione pedonale ciclabile ed equestre; non vi potranno pertanto essere 

ammessi mezzi motorizzati, se non eccezionalmente: mezzi per la manutenzione fluviale e 

forestale, mezzi di servizio, per l'allestimento e la manutenzione delle installazioni destinate alla 

pubblica fruizione, mezzi di soccorso e pronto intervento, spegnimento incendi, protezione civile 

ed eventuali mezzi per speciali esigenze di tipo similare; 

- in corrispondenza degli accessi e lungo i percorsi stessi saranno pertanto posizionati appositi 

pannelli informativi riportanti le principali norme di comportamento che regolano la pubblica 

fruizione delle aree attraversate, nonché le indicazioni segnaletiche relative ai collegamenti 

principali e le relative percorrenze. Tali cartelli informativi ed indicatori dovranno rispondere a 

modelli unificati, facilmente riconoscibili, per l'intero sistema dei percorsi che si sviluppano 

lungo le zone fluviali; 

- in corrispondenza degli accessi principali ai percorsi dalla viabilità carrabile, oltre a quelli 

espressamente indicati sulle tavole di PRG, è ammessa la realizzazione di appositi spazi per 

parcheggio di autoveicoli di superficie unitaria non superiore a 500 mq, con pavimentazione 

permeabile e dotati di opportuna alberatura schermante e ombreggiante gli autoveicoli in sosta, 

ottenuta con eventuale impianto integrativo di essenze arboree ed arbustive tipiche dell’ambiente 

fluviale. L'allestimento di tali aree di sosta non dovrà comunque comportare significativi 

interventi di sbancamento, abbattimento di alberi di pregio preesistenti e/o apprezzabili 

modifiche degli attuali assetti geomorfologici e clivometrici dei luoghi interessati; i parcheggi di 

nuova realizzazione dovranno di norma essere collocati all’esterno delle Zone di tutela dell’alveo 

fluviale, fatti salvi i casi individuati in cartografia; dovranno prevedersi idonei interventi di 

schermatura e/o piantumazione arborea, aventi funzione di ombreggiatura e mascheramento 

visivo; comunque previa individuazione di dimensioni, collocazione, materiali idonei, 

attrezzature, anche al fine di limitare il rischio di incendio nei mesi estivi. 

- i percorsi non dovranno avere larghezza superiore a 2,50 ml; 

- i percorsi e le adiacenti aree di sosta attrezzate potranno essere realizzati solo tramite modeste 

sistemazioni del suolo, che si raccordino il più possibile al naturale profilo dei terreni 

direttamente interessati, senza perciò richiedere significativi sbancamenti e movimenti di terra; 

- il sottofondo dei percorsi dovrà essere di tipo naturale e permeabile, eventualmente consolidato 

con leggero strato di calce ed all'occorrenza con inerti di tipo stabilizzato a grana fine, allo scopo 

di assicurare un'agevole transitabilità; 

- gli spiazzi per aree destinate alla sosta, al pic-nic e ad attività del tempo libero compatibili 

dovranno essere allestiti su manto erboso naturale, fatte salve eventuali piccole zone destinate ad 

attività ludiche (percorsi vita, piccoli campi di gioco, ecc.) che potranno essere realizzate in 

terreno battuto o con fondo sabbioso; 

- le suddette aree potranno essere dotate di elementi funzionali di arredo, quali: panchine, tavoli 

per il pic-nic, contenitori per i rifiuti, piccole attrezzature per attività ginnica ed altri elementi di 

servizio similari, da realizzarsi con impiego di materiali naturali (legno, pietra naturale, ferro, 





ecc.) su modelli ispirati alla massima semplicità, al minimo impatto sull'ambiente ed uniformati 

lungo tutto lo sviluppo delle zone fluviali sulla base di un apposito abaco di riferimento; 

- i tratti dei percorsi e delle aree di sosta che possano presentare condizioni di pericolo per la 

fruizione saranno dotate di apposite barriere protettive da realizzarsi mediante staccionate in 

legno, secondo modelli anch'essi uniformati per l'intero sviluppo delle zone fluviali. 

3) MODALITÀ D’INTERVENTO 

- manutenzione ordinaria (MO) 

- manutenzione straordinaria (MS) 

- nuova costruzione (C3). 


Nelle zone di cui alla lettera a) del precedente comma 1): 

- in applicazione delle disposizioni di cui alla LR 31/2002, in ragione delle caratteristiche degli 

interventi. 

Nelle zone di cui alle lettere b) e c) del precedente comma 1): 

- esclusivamente sulla base di appositi progetti predisposti dall’Amministrazione Comunale. 






CAPITOLO IV - ZONE TERRITORIALI OMOGENEE 

ARTICOLO 19 – Zone territoriali omogenee 

Il P.R.G. suddivide il territorio comunale in zone omogenee, ai sensi dell'art. 13 della LR 47/78 e 

succ. modif., dettando per ciascuna di esse specifiche disposizioni ai sensi dei successivi articoli del 

presente Capitolo IV. 

Sulle disposizioni del presente articolo prevale in ogni caso la disciplina normativa del Titolo IV 

del PTCP approvato con deliberazione di Consiglio Provinciale n.19 del 30.03.2004. Le suddette 

disposizioni hanno come riferimento cartografico la tav.1 del PTCP foglio IV “Tutela dei sistemi 

ambientali e delle risorse naturali e storico-culturali”. 

Per tutte le zone omogenee, comunque classificate, che risultino comprese entro il limite di “fasce 

di pertinenza fluviale” individuato con apposita grafia sulle tavole di P.R.G. non è consentita la 

realizzazione di nuovi fabbricati né di nuove infrastrutture, ad esclusione di pertinenze funzionali di 

fabbricati e di attività esistenti alla data del 27.06.2001, di interventi connessi alla gestione idraulica 

del corso d’acqua e degli interventi di seguito indicati: 

a) nuove infrastrutture per servizi, purché coerenti con gli obiettivi del Piano Stralcio per l’Assetto 

Idrogeologico (PSAI) e con la pianificazione degli interventi di emergenza di protezione civile; 

b) interventi in attuazione delle specifiche disposizioni di zona prescritte dalle presenti Norme per 

le singole zone territoriali omogenee, o per particolari porzioni di queste, in quanto già 

contenute nelle previsioni di PRG vigenti alla data del 27.06.2001, ovvero, per casi specifici 

appositamente regolamentati dalle presenti Norme, in quanto migliorative sotto il profilo 

ambientale, del rischio e della sicurezza idraulica; 

c) la realizzazione di fabbricati strettamente connessi alla conduzione del fondo e alle esigenze 

abitative di soggetti aventi i requisiti di imprenditori agricoli a titolo principale ai sensi delle 

vigenti leggi, non diversamente localizzabili, ferme restando le disposizioni specifiche per le 

“aree della campagna parco” di cui al succ. art.23, punto 4) “PRESCRIZIONI PER 

L’ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI EDILIZI”, lettera f), punto 1) delle presenti Norme. 

La realizzazione degli interventi di cui ai precedenti punti b) e c) è subordinata all’adozione di 

misure di riduzione dell’eventuale rischio idraulico di cui l’Amministrazione Comunale può 

provvedere, nell’ambito del procedimento abilitativo, a verificare l’adeguatezza, dettando 

eventualmente le opportune prescrizioni. 

Sono in ogni caso sottoposti al parere dell' Autorità di Bacino, che si esprime in merito 

alla compatibilità e coerenza degli interventi con i contenuti del presente articolo e con gli 




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obiettivi del piano, seguendo la procedura di cui al comma 4 dell’art. 24 delle Norme del vigente 

Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI): 

il progetto preliminare di nuovi interventi infrastrutturali di cui al precedente punto a) ad 

esclusione di quelli al servizio degli insediamenti esistenti; 

i provvedimenti di attuazione delle specifiche disposizioni di zona di cui al precedente punto 

b), ad esclusione di quelli riguardanti nuove occupazioni di suolo in aree già interessate da 

trasformazione edilizia, o aree i cui piani attuativi preventivi sono stati resi esecutivi prima del 

27.06.2001 o di opere infrastrutturali e fabbricati i cui provvedimenti concessori sono stati resi 

esecutivi prima del 27.06.2001 ; 

le opere che alterino la morfologia del terreno suscettibili di determinare modifiche al regime 

idraulico. 

In tutte le zone comprese entro la suddetta fascia di pertinenza fluviale sono vietate le nuove attività 

di smaltimento dei rifiuti, nonché l’esercizio di nuove attività finalizzate in via esclusiva al recupero 

degli stessi, ad eccezione di: 

stoccaggio di rifiuti urbani e di rifiuti speciali derivanti dalle attività di demolizione e 

costruzioni; 

riciclo/recupero della frazione dei rifiuti urbani costituita da sfalci e potature mediante 

trasformazione biologica; 

smaltimento di rifiuti speciali prodotti da terzi mediante trattamento in impianti di depurazione 

esistenti. 

Tutte le limitazioni di cui al presente articolo non si applicano a piste e percorsi ciclabili, viabilità di 

campagna, manufatti e attrezzature funzionali alla fruibilità pubblica degli ambiti fluviali, manufatti 

tecnici e opere similari la cui realizzazione è comunque subordinata al parere dell’Autorità idraulica 

competente. 

Disposizioni particolari per singole zone ed elementi ricadenti entro le “fasce di pertinenza 

fluviale” 

Per il nuovo parcheggio previsto sulle tavole di PRG a sostituzione del campo sportivo 

esistente in destra idrografica del torrente Idice, in prossimità del ponte di via Nasica, si dovrà 

provvedere alla preventiva messa in sicurezza idraulica. 

Per la zona occupata dagli orti si prevede la demolizione senza ricostruzione delle strutture 

precarie ed infrastrutture tecnologiche annesse (C7) (collegamenti alla rete idrica, ecc.) e 

successiva eventuale bonifica dei suoli, da realizzarsi entro e non oltre il 31.12.2007, previa 

individuazione di nuova area a verde pubblico idonea alla collocazione dei medesimi, in 

condizioni di maggiore sicurezza e salubrità per la popolazione e di maggiore compatibilità con 

il contesto territoriale ed urbano interessato. 

Nel parcheggio esistente all’estremità sud del territorio comunale ed individuato con apposita 

simbologia sulle tavole di PRG è consentita l’installazione di strutture temporanee per 




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spettacoli e manifestazioni stagionali estive (CT), sulla base di apposite autorizzazioni 

comunali da rinnovarsi annualmente. 




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ARTICOLO 19 bis – Zone territoriali omogenee A. 


Parti del territorio interessate da agglomerati urbanistico-edilizi che rivestono carattere 

storico-artistico o di particolare pregio ambientale. 

Tali agglomerati urbanistico-edilizi comprendono – secondo quanto individuato 

graficamente nelle analisi relative alla Zona A allegate al P.R.G. : 

a) tessuti urbani sviluppatisi lungo percorsi-matrice, all’interno dei quali sono presenti: 

a1) strutture specialistiche di valore storico-artistico-ambientale; 

a2) strutture residenziali di valore storico-artistico-ambientale; 

a3) porzioni di tessuti urbani di cui al precedente punto a) caratterizzati da edilizia 

residenziale priva di valore. 


le strutture specialistiche – individuate con la lettera a1) al precedente comma 1) – 

vengono riservate alla loro destinazione d’uso originaria; 

le strutture residenziali individuate con le lettere a2) e a3) al precedente comma 1) – 

possono – fermo restando quanto previsto dall’art.6 delle presenti norme – essere 

destinate a residenza lettera a), art. 6 delle presenti norme, e/o ad attività compatibili con 

la residenza (negozi e magazzini per il commercio al dettaglio, limitatamente agli esercizi 

di vicinato, cioé strutture di vendita con superficie di vendita non superiore a 250 mq, 

alimentari e non alimentari; bar, ristoranti, alberghi; artigianato di servizio e artigianato 

produttivo compatibile con l’ambiente residenziale; sedi di associazioni ,partiti, ecc; 

banche, uffici, studi professionali; magazzini e depositi indipendenti o annessi alle 

predette attività), lettera b) dell’art.6 delle presenti norme, fermo restando quanto previsto 

dall’art.6 delle presenti norme. 

Limitatamente al complesso di ‘Villa Gozzadini’ sono ammesse esclusivamente le attività 

ricettive alberghiere, secondo le tipologie previste dalla legislazione in materia (art. 4, co. 

6, L.R. 16/2004), e attività ad esse complementari, quali bar-ristorante, attività per la cura e 

il benessere della persona, palestra, piscina, sala convegni e simili. E’ ammesso inoltre un 

solo alloggio per attività di custodia. 





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a) manutenzione ordinaria (RE1) (art.42 L.R. 47/78 modificata) – per tutti gli edifici; 

b) manutenzione straordinaria (RE2) (art. 43 L.R. 47/78 modificata) – per tutti gli edifici; 

c) restauro scientifico (rs) (art.36 L.R. 47/78 modificata) – per gli edifici classificati con la 

lettera a1) al precedente comma 1); 

d) restauro e risanamento conservativo (RE3) (art.36 L.R. 47/78 modificata) – A2 tipo B) 

per tutti gli edifici classificati con la lettera a) al precedente comma 1). Il tipo di 

intervento, ammesso anche in deroga alle norme igieniche, prevede: 

- la valorizzazione degli aspetti architettonici mediante il restauro e il ripristino dei 

fronti esterni; il restauro e il ripristino degli ambienti interni nel caso in cui vi siano 

elementi di documentata importanza; 

- il consolidamento e il nuovo intervento strutturale esteso a larghe parti dell’edificio; 

- l’inserimento degli impianti tecnologici e igienico- sanitari essenziali. 

Tali interventi di restauro e risanamento conservativo (RE3) andranno effettuati su unità 

minime di intervento costituite: dall’organismo edilizio unitario individuato nelle tavole 

di piano nei casi di cui al precedente punto a1), del comma 1) (strutture specialistiche); 

dalla singola unità edilizia rilevabile al catasto nei restanti casi. 

Ogni intervento dovrà essere basato su rilievi (di norma alla scala 1:50) e analisi che, 

partendo dalle informazioni riportate dalle analisi delle zona A allegate al P.R.G., 

costituiscano il supporto necessario per la comprensione dell’organismo edilizio e degli 

interventi proposti. 

Ristrutturazione interna per gli edifici classificati con la lettera a3) al precedente comma1), 

consistenti in modifiche dell'assetto interno con eventuali modifiche delle aperture; sono 

ammessi aumenti della Su esistente solo per: l'inserimento di servizi igienici e tecnologici 

e l'adeguamento dei fronti esterni agli allineamenti orizzontali e verticali degli edifici 

contigui allineati sullo stesso fronte stradale e aventi valore storico- artistico-ambientale; 

tale aumento di Su può essere pari al massimo al 10% della Su esistente alla data di 

adozione del piano; l'Uf risultante non potrà comunque essere superiore a 1,0 mq/mq; è 

ammesso inoltre l'incremento della superficie di pavimenti dei servizi e accessori della 

residenza fino al raggiungimento di una superficie pari al 60% della Su. L'intervento dovrà 

essere comunque conforme ai disposti di cui all'art.36 -cat.A3- della L.R. 47/78 e 

successive modifiche. 

Demolizione e ricostruzione per gli edifici classificati con la lettera a3) al precedente 

comma 1); la ricostruzione dovrà avvenire con i seguenti criteri: 

- corretto inserimento negli allineamenti orizzontali e verticali del tessuto urbano di 

valore storico-artistico-ambientale nel quale è collocato l'edificio; 

- mantenimento della Su preesistente se compatibile con la clausola precedente e 

comunque se tale da non comportare un Uf maggiore di 1,0 mq/mq. 




Pag. 19bis/2

Negli agglomerati di tipo a1) e a2) di cui al precedente comma 1), la superficie accessoria 

(Sa), di cui all'art.5 del Regolamento Edilizio, può essere realizzata solamente all'interno 

delle sagome volumetriche esistenti alla data di adozione del P.R.G. e fino al limite fissato 

al punto d) del presente articolo. 

4) MODALITA’ DI ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI: 

- comunicazione al Sindaco per la manutenzione ordinaria (RE1); 

- autorizzazione comunale per la manutenzione straordinaria (RE2) e per gli interventi di 

restauro e risanamento conservativo; 

- concessione diretta negli altri casi; 

- concessione subordinata alla approvazione di un piano particolareggiato nei casi di cui 

ai punti d) ed e) del precedente comma 3), se l'Uf risultante supera i 0,6 mq/mq (cfr. 

art.41 quinquies legge 1150/42); 

- per il complesso di Villa Gozzadini permesso di costruire subordinato alla preventiva 

approvazione di un progetto unitario relativo all’intero complesso edilizio e relative 

pertinenze. 


- nei casi di cambiamenti di destinazione d'uso, di interventi di restauro e risanamento 

conservativo, di ristrutturazione con o senza ampliamenti, di demolizione e 

ricostruzione devono essere reperiti parcheggi privati e parcheggi di uso pubblico nella 

misura di cui all'art. 13 delle presenti norme; 

- nei casi di ristrutturazioni con aumenti di Su e di demolizione e ricostruzione gli edifici 

allineati lungo l'arteria stradale dovranno rispettare gli allineamenti stradali prevalenti 

nel tessuto storico nel quale sono inseriti: la distanza tra il fronte degli edifici e gli 

edifici antistanti dipenderà quindi dagli allineamenti prevalenti; invece le distanze tra 

fronti finestrate non insistenti sugli allineamenti stradali dovrà essere pari almeno al 

fronte del fabbricato più elevato, se inferiore a ml 10, altrimenti dovrà essere non 

inferiore a 10 ml; 

- gli edifici relativi a servizi e accessori della residenza possono essere posti a distanza 

inferiore a m. 10 dal fronte del relativo edificio residenziale se la loro altezza è inferiore 

a quella del davanzale delle finestre delle abitazioni prospicienti; 

- oneri : come definiti da provvedimenti regionali e comunali. 

6) ZONE INSERITE NELLE ZONE DI RECUPERO 

Per tali zone valgono le prescrizioni di cui ai precedenti commi 2), 3), 5). 




Pag. 19bis/3

Per quanto concerne l’attuazione degli interventi alle modalità di attuazione elencate al 

comma 4) si aggiunge la: 

- concessione subordinata alla formazione di un piano di recupero di iniziativa pubblica 

(P.d.R. di cui all’art.28 della Legge 457/78, attuati dal Comune o da privati) o di 

iniziativa privata (P.d.R. di cui all’art.30 della Legge 457/78) per le aree o immobili 

assoggettati a piani di recupero, da individuare successivamente da parte del Comune 

con apposito provvedimento consiliare. 

7) DISPOSIZIONI SPECIFICHE PER IL COMPLESSO DI VILLA GOZZADINI 

- Limitatamente al complesso edilizio di ‘Villa Gozzadini’ è ammesso il recupero della 

superficie utile esistente compreso il piano interrato. 

- E’ ammessa la ricostruzione fedele, con intervento di ripristino tipologico, di 

costruzioni demolite costituenti storicamente parte organica dell’insediamento, delle 

quali sia documentabile (con catasti e mappe storici, rilievi, fotografie, ecc.) lo stato di 

consistenza originario in termini sia planimetrici che volumetrici e tipologici. 

- I locali caldaia non sono ammessi all’interno dell’immobile di Villa Gozzadini. 

- L’eventuale inserimento della piscina non dovrà interessare le aree relative al giardino 

storico e agli assi prospettici, e tale previsione non dovrà trovare collocazione 

all’interno degli edifici vincolati. 

- In riferimento agli ambienti aperti della stalla-fienile, essi non potranno essere chiusi 

salvo che con chiusure trasparenti e amovibili. 

- La progettazione unitaria, relativa ai corpi di fabbrica ed alla vasta area del giardino 

campagna, dovrà verificare anche l’inserimento della prevista zona a parcheggi in 

adiacenza al “bel viale alberato con doppio filare di pini” che costituisce l’asse 

principale di accesso, al fine di valutarne la congruenza con la percezione visiva del 

cannocchiale prospettico focalizzato sulla Villa Gozzadini stessa. 

- L’indicazione di PRG dei parcheggi è vincolante nelle quantità ma non nella forma e 

nella localizzazione. 

- Nella realizzazione dei parcheggi pubblici e pertinenziali e dei percorsi di accesso 

carrabile si dovranno utilizzare per il fondo stradale materiali a basso impatto quali 

pavimentazioni naturali in terra stabilizzata e/o autobloccanti drenanti. Non è 

ammessa la pavimentazione con asfalto. 

- Gli accessi ai parcheggi e le aree di sosta dovranno essere delimitati da barriere 

vegetali. L’ombreggiatura delle aree di sosta è ammessa esclusivamente con alberature 

e/o barriere vegetali. 

- Qualunque titolo edilizio relativo a trasformazione o modifica dei beni oggetto di 

vincolo del Ministero dei Beni Culturali potrà comunque essere messo in esecuzione 

solo dopo l’ottenimento del nulla osta della competente soprintendenza. 




Pag. 19bis/4



ARTICOLO 20 – Zone territoriali omogenee B. 


- Parti del territorio totalmente o parzialmente edificate a prevalente destinazione residenziale. In 

base alle loro caratteristiche specifiche sono state individuate: 

zone B1) zone caratterizzate dalla presenza pressoché esclusiva della funzione residenziale; tali 

zone comprendono: parti edificate attraverso il P.E.E.P., parti edificate attraverso piani di 

lottizzazione convenzionati; tali zone vengono distinte in: 

B1.1 zone di completamento; 

B1.2 zone incluse in un piano particolareggiato di ristrutturazione; 

zone B2) zone caratterizzate dalla presenza di aree verdi di rilievo da salvaguardare, o da 

ubicazione nel contesto urbano tale per cui è da disincentivare un aumento della densità insediativa; 

tali zone si distinguono in: 

B2.1) zone inedificate; 

B2.2) zone edificate; 

zone B3) zone caratterizzate dalla presenza di residenza e di quote rilevanti di attività compatibili 

con la residenza, distinte in: 

B3.1) zone di completamento; 

B3.2) zone incluse in piani particolareggiati di ristrutturazione. 

2) DESTINAZIONE D’USO 

nelle zone B1), B2.2), B3), le destinazioni d’uso ammesse sono la residenza, lettera a) dell’art. 6 

delle presenti norme, e le attività compatibili con la residenza (negozi e magazzini per il commercio 

al dettaglio, limitatamente agli esercizi di vicinato, cioè strutture di vendita con Superficie di 

vendita non superiore a 250 mq, alimentari e non alimentari, nelle zone B3 sono ammessi anche 

esercizi di vendita con tipologia medio-piccola alimentari e non alimentari (Superficie di vendita: 

250 – 1500 mq.) qualora autorizzati prima della data di adozione della nuova disciplina del 

commercio (7.7.2000); bar, ristoranti, alberghi; artigianato di servizio e artigianato produttivo 

compatibile con l’ambiente residenziale; sedi di associazioni, partiti, ecc.; banche, uffici e studi 

professionali; magazzini e depositi indipendenti o annessi alle predette attività), lettera b) dell’art.6 

delle presenti norme. 

La quantità di tali attività è sempre ammessa nella misura in cui tali attività sono attualmente 

presenti, con la possibilità di trasformare la destinazione di uso nell’ambito della quota 

complessivamente presente. 




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Nel caso sia richiesto un aumento della quota complessiva di tali attività, nel caso di demolizione e 

ricostruzione, nel caso di nuovi edifici nei lotti liberi interclusi, la quantità di Su da destinarsi alle 

attività non residenziali sarà ammessa secondo i seguenti criteri: 

- nelle zone di cui al punto B3), con l’eccezione della zona B3.2, numero 1, del precedente comma 

1) non ci sono limitazioni alla quota di attività non residenziali prevedibili; 

- nelle zone di cui ai punti B1) e B2.2 e del precedente comma 1) la quota di Su per attività non 

residenziali non dovrà superare il 30% della Su complessiva, a meno che non ci siano diverse 

prescrizioni nelle aree soggette a piani particolareggiati approvati (P.E.E.P. e lottizzazioni 

convenzionate) o comunque convenzionati. Tale quota potrà raggiungere nelle zone B1) del 

precedente comma 1) il 50% del totale della SU in caso di realizzazione di Superficie utile 

(comprensiva della Superficie di vendita), per esercizi di vicinato nei Piani terra degli edifici. 

Nelle zone B2.1 sono ammesse solo alberature o aree attrezzate coperte a servizio della residenza. 


1) manutenzione ordinaria (MO) (art.42 L.R. 47/78 modificata) per tutti gli edifici; 

2) manutenzione straordinaria (MS) (art. 43 L.R. 47/78 modificata) per tutti gli edifici; 

3) ristrutturazione interna (T1, T2) con eventuale aumento di Su per tutti gli edifici esistenti alla 

data di adozione del piano; gli aumenti di Su ammessi nella seguente misura: 

- gli edifici rientranti nelle zone di cui al punto B1.1 del precedente comma 1) già inseriti in 

P.E.E.P. possono avere un incremento di Su solo se rientrante nelle previsioni del relativo piano 

particolareggiato; 

- gli edifici rientranti nelle zone di cui al punto B1.1 del precedente comma 1) già inseriti in 

lottizzazioni o comprensori convenzionati possono avere l’incremento di Su conseguente alla 

possibilità edificatoria prevista nella relativa convenzione e in aggiunta, un incremento di Su di 20 

mq. per lotto edificato; 

- gli edifici rientranti nelle zone B1.1 e B3.1 del precedente comma 1) non inseriti in piani 

particolareggiati o comprensori convenzionati possono avere un incremento di Su fino al 

raggiungimento dello Uf = 0,5 mq/mq; 

- gli edifici rientranti nelle zone B2.2 del precedente comma 1° possono avere un incremento 

massimo dì 150 mq di Su residenziale per lotto purché non venga superato l'Uf di 0,35 mq/mq; 

- tutti gli edifici rientranti nelle zone B1.1, B2.2, B3.1) del precedente comma 1) esistenti alla data 

di adozione della Variante Generale del 1983, con la sola esclusione degli edifici PEEP possono 

avere l'incremento di Su conseguente alla chiusura di logge, balconi e porticati, nella misura 

massima di 20 mq di Su, "una tantum", per unita' immobiliare, da utilizzare solo per gli interventi 

sopraddetti; nel caso di edifici plurifamiliari l'incremento di Su spettante ad una unita' immobiliare 

non può essere trasferito ad altre unita' immobiliari, ed ogni singolo intervento deve essere 

inquadrato in un progetto unitario relativo all'intero edificio. 

4) Nuove costruzioni (C3) in tutti i lotti edificati per la dotazione di servizi e accessori, (Superficie 

accessoria - Sa) come previsti dall'art.5 del Regolamento Edilizio purché la Superficie complessiva 

di pavimento di tali accessori non sia superiore ad una quantità corrispondente al 70% della Su, con 

un limite massimo del 40% per le superfici destinate ad accessori diversi dalle autorimesse, o a 




Pag. 20/2

quanto previsto dalla relativa convenzione nel caso di edifici già inseriti in lottizzazioni o 

comprensori convenzionati. All'interno di tale superficie può essere previsto l'ampliamento delle 

attività commerciali già esistenti alla data di adozione del piano e purché tali ampliamenti 

avvengano al piano terreno o al piano interrato. 

Per gli interventi di nuova edificazione non si applica quanto previsto dall'art.5, punto 5.4.4 del 

Regolamento edilizio. 

5) Nuove costruzioni (C3) nei lotti liberi interclusi nelle zone di cui ai punti B1.1 e B3.1) del 

precedente comma 1) con l'applicazione dei seguenti Uf: 

- Uf previsto dal relativo piano particolareggiato approvato nel caso di lotti liberi rientranti nel 

PEEP; 

- Uf previsto dal relativo piano particolareggiato approvato nel caso di lotti liberi all'interno di 

lottizzazioni convenzionate; 

- Uf =0,50 mq/mq, nei lotti liberi non inseriti in piani particolareggiati. 

6) Nuove costruzioni (C3) nelle zone di cui al punto B1.2 del precedente comma 1) (zone incluse in 

piano particolareggiato di ristrutturazione) con il raggiungimento di una Su massima complessiva 

per residenza ed attività compatibili con la residenza di un Uf di 0,7 mq/mq. In tale superficie è 

compresa l'eventuale Su esistente. 

7) Nuove costruzioni (C3) nella zona B3.2, individuata col numero 1 nelle tavole di Piano : in tale 

zona sono consentite le seguenti quantità edificatorie, da riferirsi all'intero comparto come 

individuato cartograficamente nelle tavole di piano, mq 1.800 di Su residenziale. Tale quantità è da 

considerare al lordo della SU eventualmente esistente. 

8) Demolizione e ricostruzione (C1) nelle zone di cui ai punti B1.1, B2.2, B3.1) del precedente 

comma 1) con Su non Superiore a quella risultante dalle possibilità incrementative fissate per le 

stesse zone nel precedente comma 3). 

9) Interventi di ristrutturazione urbanistica (T7) ed edilizia (T1) nelle zone di cui al punto B3.2, fino 

al raggiungimento di un indice massimo di 3,5 mc. su mq., nelle zone individuate coi numeri 2, 4 e 

5 nelle tavole di piano, calcolando solo il volume emergente dalla quota del marciapiede della via 

Nasica nel caso dell’intervento contrassegnato col numero 2; In tali zone è consentita la 

ristrutturazione edilizia (T1, T2), di cui al punto 3 del precedente comma 3 del presente articolo, 

degli edifici esistenti, con recupero anche di eventuale superficie accessoria presente nell’area di 

sedime degli edifici, con intervento edilizio diretto. La superficie utile recuperata con l’intervento 

dovrà essere scomputata dalle capacità edificatorie della zona, in caso di successivo intervento 

urbanistico preventivo. 

10) Nel caso della zona di ristrutturazione B3.2 individuata in cartografia col numero 3 l’indice 

massimo consentito è di 2,5 mc./mq., inoltre andrà individuata una fascia di rispetto stradale di ml. 

30,0 dalla nuova S.Vitale. 

4) MODALITA’ DI ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI 

- comunicazione al Sindaco per la manutenzione ordinaria (MO); 

- autorizzazione comunale per la manutenzione straordinaria (MS) 

- concessione diretta nei casi di cui ai punti 3), 4), 5), 8) del precedente comma 3); 




Pag. 20/3

- concessione subordinata alla approvazione da parte del Consiglio Comunale di un Progetto 

Unitario d’iniziativa pubblica o privata, come previsto all’art. 9 delle presenti norme, nel caso di 

cui al punto 9) e 10) del precedente comma 3), qualora gli interventi non superino l’indice di 2,5 

mc. Su mq. 

- concessione subordinata alla approvazione di un piano particolareggiato di ristrutturazione di 

iniziativa pubblica o privata nel caso di cui al punto 6), 7) e 9) del precedente comma 3). 

5) PARAMETRI ED ONERI 

Nel caso di interventi che prevedano l’aumento del carico urbanistico, di demolizione e 

ricostruzione, di nuove costruzioni devono essere rispettati i seguenti parametri; 

- parcheggi privati e parcheggi di uso pubblico nella misura di cui all’art. 13 delle presenti norme; 

- nelle zone B1.1, B2.2) e B3.1) in caso di interventi che prevedano l'aumento del carico 

urbanistico, in alternativa alla cessione delle aree stesse è ammessa la monetizzazione delle aree 

relative allo standard di parcheggio pubblico di cui all’art. 13 delle presenti norme. 

- Il valore della monetizzazione sarà stabilito annualmente con apposita delibera consiliare. Le 

somme ricavate sono destinate all’attuazione del piano dei servizi. 

- altezza massima dei fronti: ml 10,5 nella zona di cui al punto B3.2) contrassegnata dal numero 1 

del precedente comma 1); rispettivamente 11 ml (con un massimo di 3 piani), sul fronte di via 

Tosarelli e ‘Villa Galli’ e 15 ml, sugli altri due lati del comparto nella zona B3.2) contrassegnata 

con il numero 2, ml 15 nelle zone di cui ai punti B1.1, B1.2) e B3.1) e 13 ml nelle restanti zone 

B3.2, del precedente comma 1) ubicate nel capoluogo e nel centro abitato di Villanova; m 7,50 

nei restanti casi; 

- Le distanze sono disciplinate nel Regolamento edilizio Comunale. - distanza minima dalla linea 

ferroviaria: ml 30 dal limite della zona di occupazione della più vicina rotaia; 

- oneri: come definiti dai provvedimenti regionali e comunali; 

nelle zone di cui ai punti B1.2) e B3.2) del precedente comma 1) (zone incluse in piani 

particolareggiati di ristrutturazione), oltre alle prescrizioni precedenti vanno rispettate le seguenti 

prescrizioni: 

- superficie minima di intervento: l’area individuata graficamente nelle tavole di piano, con le 

eccezioni previste al punto 9) dell’art. 20 delle presenti norme; 

- cessione di aree per strade, percorsi pedonali e attrezzature nelle zone di cui al punto B1.2) del 

precedente comma 1): secondo le indicazioni riportate nelle tavole di piano; 

Nelle zone B.3.2 i piani particolareggiati di ristrutturazione devono prevedere: 

a) per gli interventi di nuova costruzione (C3), demolizione e ricostruzione (C1) il reperimento 

della dotazione minima di parcheggi pubblici e parcheggi privati (P3) di cui agli articoli 6-bis 

e 13 delle presenti norme e il reperimento della dotazione di aree verdi nella misura di mq. 40 

di verde (V2) ogni 100 di Su residenziale monetizzabile come previsto dalle presenti norme; 




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) per gli interventi di ristrutturazione, con aumento del carico urbanistico (T2), il reperimento 

della dotazione di parcheggi pubblici e parcheggi privati di cui all’art. 13 delle presenti 

norme. 

E’ possibile reperire le aree destinate a verde pubblico anche all’esterno del comparto di attuazione, 

purché in aree previste dal piano dei servizi. 

E’ parimenti possibile monetizzare le aree verdi se non diversamente espresso nelle seguenti 

prescrizioni di comparto: 

Comparto B 3.2.1 è ammessa la monetizzazione. 

Comparto B.3.2.2 è ammessa la monetizzazione. Dovrà comunque essere realizzato un percorso 

verde secondo le indicazioni dell’U.T. Comunale. 

Comparto B. 3.2.3 non è ammessa la monetizzazione 

Comparto B.3.2.4 è ammessa la monetizzazione 

Comparto B.3.2.5 è ammessa la monetizzazione nella misura massima del 50% la restante quota 

dovrà essere strutturata in forma di percorso verde. 

Il valore della monetizzazione sarà stabilito annualmente con apposita delibera consiliare con 

riferimento ai costi di esproprio. Le somme ricavate sono destinate all’attuazione del piano dei 

servizi. 

Per le zone B 3.2 e B 1.2 deve essere assicurata la cessione delle “aree G” eventualmente 

individuate dalle tavole di piano all’interno dei comparti di ristrutturazione. 

Per le zone B3.2 devono comunque essere garantiti gli standards di P3 di cui all’art. 6-bis delle 

presenti norme. 

Qualora le “aree G” risultino in misura complessivamente superiore alla quantità di standard V e P 

richiesti nei commi precedenti le convenzioni devono prevedere la cessione al Comune anche di tali 

superfici eccedenti. 

6) EDIFICI CON LE CARATTERISTICHE DI BENE CULTURALE 

Gli edifici aventi le caratteristiche di bene culturale per il loro valore storico-ambientale, presenti 

nelle zone B1) e B3) del precedente comma 1), sono individuate nelle tavole di piano. 

Le destinazioni d’uso ammesse sono quelle ammesse nelle zone B1) e B3) nelle quali sono inserite 

(vedi comma 2) del presente articolo). 

Le modalità di intervento ammesse sono: 

- manutenzione ordinaria (MO) (art. 42 L.R. 47/78 modificata) per tutti gli edifici; 

- manutenzione straordinaria (MS) (art. 43 L.R. 47/78 modificata) per tutti gli edifici 

- restauro scientifico (R1) (art. 36 della LR 47/78 modificata), se espressamente indicato nelle 

planimetrie di PRG. 




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- restauro e risanamento conservativo (R2) (art. 36 L.R. 47/78 modificata, lettera A2 tipo B); il 

tipo di intervento, ammesso anche in deroga da norme igieniche, prevede: 

- la valorizzazione degli aspetti architettonici mediante il restauro e il ripristino dei fronti esterni, il 

restauro degli ambienti interni nel caso in cui ci siano elementi di documentata importanza; 

il consolidamento e il nuovo intervento strutturale esteso a larghe parti dell’edificio; 

l’inserimento degli impianti tecnologici ed igienico-sanitari essenziali. 

Tali interventi di restauro e risanamento conservativo (R2) andranno effettuati Su unità minime di 

intervento costituite dall’edificio nel suo complesso. 

Ogni intervento dovrà essere basato su rilievi (di norma alla scala 1:50) e analisi che, partendo dalle 

informazioni riportate dalle analisi degli edifici di valore storico-ambientale allegate al P.R.G., 

costituiscano il supporto necessario per la comprensione dell’organismo edilizio e degli interventi 

proposti. 

7) ZONE B INSERITE NELLE ZONE DI RECUPERO 

Per tali zone valgono le prescrizioni di cui ai precedenti commi 2), 3), 5) e 6). 

Per quanto concerne l’attuazione degli interventi alle modalità di attuazione, elencate al comma 4), 

si aggiunge: 

- concessione subordinata alla formazione di un piano di recupero di iniziativa pubblica (P.d.R. di 

cui all’art. 28 della legge 457/78, attuati dal Comune o da privati) o di iniziativa privata (P.d.R. 

di cui all’art. 30 della legge 457/78) per le aree o immobili assoggettati a piani di recupero, da 

individuare successivamente da parte del Comune con apposito provvedimento consiliare. 

8) LIMITI ALLA EDIFICAZIONE 

Nelle zone B inserite in aree di interesse archeologico, individuate nelle tavole di piano, è fatto 

obbligo, prima di procedere ad interventi che comportino scasso di terreno, richiedere alla 

Soprintendenza Archeologica competente per territorio l’esecuzione di sondaggi particolari per 

l’accertamento dell’esistenza o meno di strati o strutture archeologiche. 




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ARTICOLO 21 – Zone territoriali omogenee C. 

1. OGGETTO DELLA ZONA 

Parti del territorio destinate ai nuovi insediamenti residenziali. Tali parti comprendono: 

C1.1) zone di espansione caratterizzate dalla prevalenza della funzione residenziale; 

C1.2) zone di espansione caratterizzate dalla compresenza di funzioni residenziali, 

commerciali, artigianali; 

2. DESTINAZIONI D’USO 

Le destinazioni d’uso ammesse sono: 

residenza; lettera a) dell’art. 6 delle presenti norme, attività compatibili con la residenza, 

quali: negozi per il commercio al dettaglio limitatamente agli esercizi di vicinato, cioè 

strutture di vendita con superficie di vendita non superiore a 250 mq. alimentari e non 

alimentari, pubblici esercizi, artigianato di servizio e produttivo compatibile con la 

residenza, sedi di associazioni, partiti organizzazioni, banche uffici e studi professionali, 

lettera b) dell’art. 6 delle presenti norme. 

La quantità di Su da destinarsi alle attività non residenziali è così ammessa: 

nelle zone di cui al punto C1.1, fino al 15% della Su complessiva; 

nelle zone di cui al punto C1.2 fino al 40% della Su complessiva. 

In ogni caso nelle zone di cui al punto C1.2 tale quantità non può essere inferiore al 15% 

della Su complessiva. 

3. MODALITÀ D’INTERVENTO 

Nuove costruzioni con una Su massima pari a quella indicata nella seguente tabella o 

come risultante dall’applicazione degli indici di utilizzazione territoriale indicati negli 

elaborati grafici di piano, e di seguito riportati: 

Zona C1.1 (a) Villanova Ut = 1800 mq/ha 

Zona C1.1 (b) Marano Ut = 1800 mq/ha 

Zona C1.1 (c) Capoluogo Ut = 2500 mq/ha 

Zona C1.1 (d) Capoluogo Ut = 2400 mq/ha 

Zona C1.1 (e) Capoluogo Ut = 3200 mq/ha 

Zona C1.1 (f) Capoluogo Ut = 2000 mq/ha 

Zona C1.1 (g) Capoluogo Ut = 1500 mq/ha 




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Zona C1.1 (h) Capoluogo Ut = 2000 mq/ha 

Zona C1.1 (i) Fiesso Ut = 2600 mq/ha 

Zona C1.1 (l) Capoluogo Ut = 1900 mq/ha 

Zona C1.1(m) Capoluogo Su= mq 4500 

Zona C1.1 (n) Capoluogo Su= mq 2400 

I suddetti indici di Utilizzazione territoriale dovranno essere applicati alla superficie 

compresa nel perimetro riportato dalle tavole di piano e quindi computando anche le 

eventuali zone G in essa comprese e le strade. 

4. MODALITÀ DI ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI 

Gli interventi si attuano attraverso strumenti urbanistici preventivi quali: Piani 

particolareggiati di iniziativa pubblica, piani particolareggiati di iniziativa privata, Piani di 

zona ex L.167/62. Le concessioni ad edificare sui singoli lotti o comparti sono subordinate 

all’approvazione dei relativi strumenti urbanistici preventivi. Il perimetro dell’unità 

minima d’intervento, riportato nelle tavole di piano, corrisponde all’area da attuare 

mediante strumento urbanistico preventivo. 

All’interno dei singoli comparti almeno il 40% della capacità edificatoria dovrà essere 

realizzato attraverso Piani di Zona di cui alla legge n.167/62, fatta eccezione per il 

comparto C1.1m e, in caso di convenzionamento con obbligo di cessione di alloggi per 

edilizia residenziale pubblica, per i comparti C1.1a e C1.1c 

Per gli interventi di nuova edificazione è possibile prevedere una dotazione di servizi e 

accessori (Superficie accessoria - Sa) corrispondente in termini dimensionali al 70% delle 

Su della destinazione principale, con un limite massimo del 40% per le superfici destinate 

ad accessori diversi dalle autorimesse. Nel comparto C1.1m tale Sa è incrementabile di mq 

500 per la realizzazione di autorimesse. 

Per gli interventi di nuova edificazione non si applica quanto previsto dall’art. 5, punto 

5.4.4 del Regolamento edilizio. 

5. PARAMETRI, ONERI 

Nelle zone di espansione debbono essere rispettati i seguenti parametri: 

Aree da cedere per opere di urbanizzazione primaria, come definite nel R.E.: secondo le 

previsioni dello strumento urbanistico preventivo; l’indicazione planimetrica delle strade 

riportate nelle planimetrie di P.R.G. è vincolante, salvo motivate ragioni di carattere 

funzionale. Eventuali modifiche devono essere approvate dal Consiglio Comunale. 

Aree da cedere per opere di urbanizzazione: 

- Parcheggi pubblici: nella misura prevista dall’art. 13 delle presenti norme. L’indicazione 

planimetrica dei parcheggi pubblici riportata nelle planimetrie di P.R.G. è puramente 

indicativa e quindi non vincolante. 

- Verde pubblico nella misura di 48 mq ogni 100 mq di Su; 




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Monetizzazione corrispondente a uno standard di 30 mq ogni 100 mq di Su per 

attrezzature collettive e per l’istruzione. 

Il valore della monetizzazione sarà stabilito annualmente con apposita delibera consiliare 

con riferimento ai costi di esproprio. 

Le somme ricavate sono destinate all’attuazione del piano dei servizi. 

Deve essere assicurata la cessione delle “aree G” individuate dalle tavole di piano 

all’interno dei comparti di espansione. 

Qualora le “aree G” risultino in misura complessivamente superiore alla quantità di 

standard richiesti nei comuni precedenti le convenzioni devono prevedere la cessione al 

Comune anche di tali superfici eccedenti. 

Parcheggi privati: nella misura prevista dall’art.13 delle presenti norme. 

Altezza massima dei fronti: ml 15,50 nella generalità dei comparti; nel comparto C1.1m: 

13,0 m, incrementabili fino a 16,0 m. per l’eventuale realizzazione di corpi di piano attico 

interessanti nel loro complesso non più di un terzo della superficie coperta degli edifici. 

Distanze tra i fabbricati: pari all’altezza del fronte più alto con un minimo di ml 10, tra 

pareti finestrate; nel caso di pareti non finestrate le distanze minime possono essere 

inferiori. 

Nell’ambito di uno strumento urbanistico preventivo con previsione planivolumetrica 

particolareggiata la distanza tra pareti finestrate può essere ridotta. 

Distanze dai confini di zona: ml 5,00. 

Oneri: come definiti dai provvedimenti regionali e comunali. 

Per quanto concerne il comparto C1.1.c valgono i seguenti parametri ed oneri aggiuntivi: 

- la realizzazione della viabilità locale riferita al tratto di collegamento tra Via del Frullo e 

Via dello Sport, (asse di collegamento al sistema della mobilità territoriale di Via 

Marano) comprese la rotonda e gli svincoli di raccordo per il collegamento con la 

viabilità esistente, deve essere inserita negli oneri a carico del comparto C1.1.c e 

realizzata contestualmente all’intervento di nuova urbanizzazione; tale condizione 

dovrà essere riportata nella convenzione tra l’Amministrazione e i proprietari o aventi 

titolo, da stipularsi all’atto della approvazione del Piano Particolareggiato; 

- in relazione al controllo delle emissioni acustiche si deve rispettare una distanza di 

protezione di 30 metri (area inedificabile) dalla viabilità di nuova costruzione di cui al 

punto precedente e la realizzazione di interventi di mitigazione da prevedere all’atto 

della redazione del Piano Particolareggiato tali da garantire i limiti di classe acustica III 

ovvero 60-50 dBA; 

- che il rilascio delle concessioni edilizie dei singoli edifici è subordinato alla attuazione 

degli interventi di adeguamento del depuratore previsti dai programmi comunali e che 

tale impegno deve essere indicato nella convenzione di Piano Particolareggiato; 




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- che all’atto della redazione del Piano Particolareggiato siano eseguiti appropriati studi 

geologici e geotecnici per la verifica della stabilità dei terreni e sia inoltre correttamente 

progettato il sistema delle raccolte delle acque meteoriche in relazione alle modifiche 

che l’intervento produrrà sul deflusso della rete idrografica di valle, prevedendo i 

ridimensionamenti e risezionamenti del sistema scolante e di raccolta esistente a carico 

del comparto. 

6. PRESCRIZIONI PARTICOLARI PER IL COMPARTO C1.1m 

In sede di pianificazione attuativa le aree per servizi pubblici e sociali previste all’interno 

del comparto C1.1m possono essere diversamente conformate e dislocate rispetto a quanto 

indicato nelle tavole di PRG, ferma restandone una prevalente localizzazione coerente con 

tali indicazioni di PRG. L’entità del verde pubblico può essere ridotta a favore di contenuti 

incrementi degli altri spazi pubblici presenti nel comparto. 

La superficie fondiaria (Sf) riservata agli interventi privati non potrà in ogni caso eccedere 

il limite di mq 6500, e la conformazione ad essa assegnata nelle planimetrie di PRG potrà 

subire solo modesti adattamenti in sede di piano attuativo. 

Le attività non residenziali di cui al punto 2 del presente articolo andranno 

prioritariamente dislocate al piano terra degli edifici. 

Le soluzioni morfologiche dell’edificazione e le sistemazioni delle relative aree scoperte di 

pertinenza dovranno assicurare un’agevole possibilità di transito pedonale pubblico in 

senso sia longitudinale che trasversale all’ambito riservato all’edificazione. In particolare 

dovrà essere realizzato trasversalmente a quest’ultimo un passaggio pedonale di uso 

pubblico di almeno 6 m di larghezza, atto a garantire la continuità fruitivi fra i due settori 

di verde pubblico ubicati a est e a ovest dell’ambito edificabile. 

7. PRESCRIZIONI PARTICOLARI PER IL COMPARTO C1.1g-h 

In sede di pianificazione attuativa le aree verdi pubbliche all’interno del comparto C1.1g-h 

ricadenti nella fascia di rispetto degli elettrodotti devono essere considerate “aree verdi 

pubbliche non attrezzate” e pertanto non saranno conteggiate ai fini dello standard di 

verde pubblico di cui al punto 5) del presente articolo. 

A fronte dell’ampio soddisfacimento dello standard complessivo di verde pubblico sul 

territorio comunale e in deroga al punto 5) del presente articolo si prescrive: 

a) che le aree verdi ricadenti all’interno della fascia di rispetto siano progettate come aree 

ecologiche con permanenza di persone non superiore alle 4 ore e cedute come opere di 

urbanizzazione primaria; 

b) che le attrezzature per la fruizione e la sosta del verde pubblico siano localizzate 

nell’adiacente parco pubblico (Parco della Resistenza) con costi a carico dei soggetti 

attuatori del comparto C1.1 g-h. 




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8. PRESCRIZIONI PARTICOLARI PER IL COMPARTO C1.1n 

In sede di pianificazione attuativa le dotazioni territoriali previste all’interno del comparto 

C1.1n devono essere verificate ai sensi dell’ art. 10.5 comma 5 delle norme di PTCP. 

Le soluzioni morfologiche dell’edificazione e le sistemazioni delle relative aree scoperte di 

pertinenza dovranno tener conto indicativamente della nuova viabilità interna al 

comparto individuata negli elaborati di PRG. In particolare dovrà essere previsto lungo la 

nuova strada di progetto un percorso ciclabile di almeno 2,50 ml di larghezza, atto a 

garantire la continuità fruitiva fra il percorso ciclabile di progetto della via del Bargello e le 

aree attrezzate a verde pubblico interne al comparto C1.1n. 

Per la strada di accesso all’area sarà necessario prevedere un idoneo innesto sulla via del 

Bargello, da realizzare con canalizzazioni, in particolare per quanto riguarda la svolta a 

sinistra provenendo dalla direzione est. 

Gli edifici dovranno essere collocati ad un distanza non inferiore a metri 50 dalla via del 

Bargello. 

Tra gli elaborati di piano particolareggiato dovrà essere redatta una Valutazione sul clima 

acustico secondo la normativa vigente. 




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ARTICOLO 22 – zone D – zone edificate a prevalente destinazione 

produttiva/terziaria/commerciale 

1. La zona comprende gli ambiti del territorio urbanizzati e in massima parte edificati, 

destinati allo svolgimento delle attività produttive/artigianali/terziarie/commerciali. 

2. In tali zone non è consentito l’insediamento di attività che comportino la raccolta o il 

deposito in spazi esterni di materiali maleodoranti o che siano fonte di esalazioni nocive; 

per quelle esistenti il Sindaco potrà, con apposita ordinanza, imporre l'adozione degli 

accorgimenti tecnici atti a far cessare gli inconvenienti di cui sopra. 

3. Le attività produttive che stoccano e/o usano sostanze idroinquinanti o producono 

rifiuti tossici e nocivi in fase liquida o solubile, che debbano ampliarsi o ottenere 

l'autorizzazione al nuovo insediamento, dovranno verificare la possibilità di stoccare i 

fluidi o i solidi solubili (rifiuti o materie utili al ciclo produttivo) in contenitori non 

sotterranei, e meglio se isolati dal suolo. In ogni caso l'ammissibilità di eventuali nuovi 

depositi sotterranei di sostanze idroinquinanti dovrà essere sottoposta a verifica con uno 

specifico studio idrogeologico. 

4. Per le attività produttive idroesigenti si dovrà verificare la possibilità di attuare per 

gradi il riciclo delle acque necessarie per il ciclo produttivo. 

5. Salvo diverse indicazioni cartografiche, sono fatti salvi i contenuti progettuali e 

convenzionali di strumenti urbanistici preventivi, pubblici e privati, presentati e con iter 

istruttorio in corso nonché adottati e/o approvati prima dell’adozione della variante 

denominata ‘di assestamento 2002’, al vigente PRG, fino alla completa attuazione delle 

loro previsioni. 

6. Nel caso di frazionamenti successivi all’adozione delle presenti norme tecniche di 

attuazione, per tutte le zone del presente articolo, in caso di richiesta d’intervento edilizio 

occorrerà dimostrare che il lotto fondiario del quale si richiede lo sfruttamento edilizio non 

abbia già generato quantità edificatorie in precedenti richieste di concessione in misura 

pari alle quantità previste dalle presenti norme. Nel qual caso l’area non è più sfruttabile ai 

soli fini edificatori. 

7. Ai fini della valutazione del possibile carico aggiuntivo in termini di Abitanti 

Equivalenti (AE) sul sistema depurativo comunale, derivante dalla SU ottenibile da nuovi 

interventi o da interventi di C1 e T1 nelle zone D, si considera 1 addetto ogni 54 mq di Su o 

1 addetto ogni 90 mq di Sf. 

8. In tutte le zone D sono sempre consentiti gli interventi diretti all’eliminazione delle 

barriere architettoniche (T4), nonché gli interventi di manutenzione ordinaria (MO) e 

straordinaria (MS). 




Pag. 22/1

La realizzazione di parcheggi pertinenziali interrati (T6) è di norma sempre ammessa, fatte 

salve la verifica della permeabilità del lotto e le eventuali limitazioni derivanti dalle 

normative vigenti in materia di sicurezza, igienico- sanitaria e di ambiente. 

9. Nel caso gli interventi edilizi siano attivati per adeguare le strutture produttive, 

omnicomprensivamente intese, a provvedimenti statali e regionali in materia di sicurezza, 

adeguatamente documentati e approvati dai competenti organi, gli aumenti in percentuale 

eventualmente previsti nelle norme di zona che seguono sono ulteriormente aumentati del 

5% e l’utilizzo di tale aumento può eccedere il limite previsto dell’Uf delle sottozone. 

10. In tutti gli interventi di C2, C3 e T1, in aggiunta a quelle esistenti, se non adeguate, 

devono essere garantite le dotazioni minime per servizi al personale, di cui al DPR 

303/1956 e successive modifiche ed integrazioni. 

11. E’ consentito il mantenimento delle superfici utili residenziali già realizzate che 

potranno essere assoggettate a soli interventi di MO e MS senza aumento di superficie 

e/o del numero di unità immobiliari. E’ consentita la realizzazione di nuove unità 

immobiliari residenziali con destinazione d’uso c4 (foresteria/alloggio per il custode) solo 

nel caso di aziende esistenti, all’interno delle strutture edilizie già esistenti, nella misura di 

un alloggio per azienda/comparto, con un massimo di 75 mq di SU e sempre che non 

siano già state sfruttate le opportunità in tal senso offerte dal PRG precedente; 

12. Gli ampliamenti della superficie di vendita delle attività commerciali insediate 

superiori al 20% della Superficie di vendita esistente e che comportino il passaggio alla 

tipologia di esercizio commerciale superiore da medio-grande (compresa) in poi, e la 

realizzazione di nuove strutture commerciali medio-grandi sono subordinati alla 

realizzazione del 2° lotto bis (variante alla S.S. n. 253 “San Vitale” di collegamento alla 

Lungosavena) come stabilito dall’Accordo di Programma sottoscritto tra i Comuni di 

Bologna, Castenaso e Granarolo dell’Emilia e la Provincia di Bologna in data 25.05.2000; 

13. Si definiscono Aree industriali ecologicamente attrezzate le aree dotate di infrastrutture, 

servizi e sistemi idonei a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente e 

che, attraverso il coordinamento della gestione ambientale e dell’utilizzo corretto delle 

risorse, tendono ad una conduzione ambientale ed economica dell'area qualitativamente 

elevata. 

Le aree ecologicamente attrezzate sono, altresì, caratterizzate: 

a) salubrità e igiene dei luoghi di lavoro; 

b) prevenzione e riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del terreno; 

c) smaltimento e recupero dei rifiuti; 

d) trattamento delle acque reflue; 

e) contenimento del consumo dell’energia e al suo utilizzo efficace; 

f) prevenzione, controllo e gestione dei rischi di incidenti rilevanti; 

g) adeguata e razionale accessibilità delle persone e delle merci. 

Le aree industriali e le aree ecologicamente attrezzate di cui all’articolo A-14, della LR. 24 

marzo 2000, n. 20, sono caratterizzate da una progettualità in grado di consentire, in 

relazione alle specifiche caratteristiche dimensionali, fisiche ed insediative, elevati livelli 

qualitativi e di efficienza relativamente alle seguenti dotazioni: 

a) accessibilità diretta all’area; 




Pag. 22/2

) connessione con i nodi logistici, i poli e le reti infrastrutturali a livello regionale; 

c) servizi di rete e servizi comuni diretti al soddisfacimento delle specificità insediative 

e delle vocazioni produttive delle aree stesse, quali, ad esempio, “utilities” quali 

energia elettrica, fluidi industriali (acqua, vapore,etc.), fognature industriali, impianti 

di depurazione, impianti o sistemi di gestione rifiuti, centri servizi alle imprese e così 

via; 

d) sistemazione sotto il profilo idrogeologico ed ambientale. 

Tutti gli interventi, come previsti dalle presenti norme e da altri atti di indirizzo e 

coordinamento della pianificazione e/o della programmazione Comunale e sovraordinata, 

che, a giudizio dell’Amministrazione Comunale, concorrano al raggiungimento degli 

obiettivi di cui al presente comma, e che tendano a caratterizzare le aree produttive come 

‘ecologicamente attrezzate’, creando un sistema coordinato di collegamenti a reti ed 

infrastrutture atte a garantire la prevenzione integrata dall’inquinamento dell’aria, 

dell’acqua e del terreno e dotando le aree stesse della strumentazione o degli spazi per il 

collegamento alle reti di monitoraggio/controllo delle emissioni nell’ambiente e dei 

fenomeni atmosferici, usufruiscono delle agevolazioni riportate nelle norme che seguono. 

14. Per quanto riguarda la cessione all’Amministrazione Comunale di aree a verde 

pubblico e a parcheggio pubblico derivanti da interventi edilizi diretti o mutamenti nella 

destinazione d’uso previsti nelle zone del presente articolo, l’Amministrazione valuterà 

caso per caso le possibilità di monetizzazione del parcheggio pubblico (P1) e del verde 

pubblico (V1), sempre che la cessione dovuta sia inferiore rispettivamente a 75 mq per il 

parcheggio pubblico (pari a 3 posti auto) e a 100 mq di Verde pubblico. 

15. Criteri per la realizzazione di strutture commerciali: 

-nelle zone D ubicate a Villanova in ambiti o in contiguità di aree di consolidata presenza 

di strutture commerciali e lungo gli assi della viabilità urbana principale, come 

individuate nella cartografia di PRG, con i numeri 1, 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11, sono ammesse 

medio-piccole (Superficie di vendita: 250-1500 mq) e medio-grandi (Superficie di vendita: 

1.500-2.500 mq) strutture di vendita di prodotti alimentari, limitatamente a quelli esistenti 

alla data di adozione delle presenti norme, e medio-piccole e medio-grandi strutture di 

vendita di prodotti non alimentari. 

Gli ampliamenti della Superficie di vendita delle attività commerciali insediate superiori al 

20% della Superficie di vendita esistente e che comportino il passaggio alla tipologia di 

esercizio commerciale superiore da medio-grande (compresa) in poi, e la realizzazione di 

nuove strutture commerciali medio-grandi sono subordinati alla realizzazione del 2° lotto 

bis (variante alla S.S. n.253 “San Vitale” di collegamento alla Lungosavena) come stabilito 

dall’Accordo di Programma sottoscritto tra i Comuni di Bologna, Castenaso e Granarolo 

dell’Emilia e la Provincia di Bologna in data 25.05.2000; 

Nelle zone D ubicate a Castenaso Capoluogo lungo gli assi della viabilità urbana, 

individuate nella cartografia di PRG con i numeri 16, 17, 18, 19, 20 sono ammesse mediopiccole 

(Superficie di vendita: 250-1500 mq) e medio-grandi (Superficie di vendita: 1500- 

2500 mq) strutture di vendita di prodotti alimentari, limitatamente a quelli esistenti alla 

data di adozione delle presenti norme, e medio-piccole e medio-grandi strutture di 

vendita di prodotti non alimentari. 




Pag. 22/3

Nelle zone D ubicate in ambiti caratterizzati dalla presenza di strutture produttive 

industriali-artigianali, individuate nella cartografia di PRG con i numeri 10, 12, 13, 14, 15 

é ammessa solo la vendita all’ingrosso; é comunque ammesso il mantenimento delle 

strutture di vendita al dettaglio esistenti alla data di adozione delle presenti norme; 

nella zona D , individuata nella cartografia di PRG con il numero 5, sono ammesse mediopiccole 

(Superficie di vendita: 250-1.500 mq), medio-grandi (Superficie di vendita: 1.500- 

2.500 mq) e grandi (Superficie di vendita: 2.500-10.000 mq) strutture di vendita di prodotti 

alimentari limitatamente a quelli esistenti alla data di adozione delle presenti norme e 

medio-piccole, medio-grandi e grandi strutture di vendita di prodotti non alimentari. 

Gli ampliamenti della Superficie di vendita delle attività commerciali insediate superiori al 

20% della Superficie di vendita esistente e che comportino il passaggio alla tipologia di 

esercizio commerciale superiore, e la realizzazione di nuove strutture commerciali mediograndi 

e grandi sono subordinati alla realizzazione del 2° lotto bis (variante alla S.S. n. 253 

“San Vitale” di collegamento alla Lungosavena) come stabilito dall’Accordo di 

Programma sottoscritto tra i Comuni di Bologna, Castenaso e Granarolo dell’Emilia e la 

Provincia di Bologna in data 25.05.2000. 

In caso di insediamento di medio-grandi (Superficie di vendita : 1.500-2.500 mq.) e grandi 

strutture (Superficie di vendita maggiore di 2.500 mq.) di vendita, la concessione è 

subordinata alla approvazione di piani particolareggiati di iniziativa pubblica o privata se 

ricadente in zone di espansione. 

16. Nelle zone D inserite in aree di interesse archeologico, individuate nelle tavole di 

piano, è fatto obbligo, prima di procedere ad interventi che comportino scasso di terreno, 

richiedere alla Soprintendenza Archeologica competente per territorio l'esecuzione di 

sondaggi particolari per l’accertamento dell’esistenza o meno di strati o strutture 

archeologiche. 

17. Nelle zone D gli interventi ammessi sono diversificati a seconda del grado di 

sfruttamento dell’indice di utilizzazione fondiaria (UF) esistente sul lotto fondiario di 

pertinenza. Si distinguono tre casi: 

1).Lotti fondiari caratterizzati da un indice di utilizzazione fondiaria esistente (UFE), 

inferiore o uguale a 0,60 m 2 /m 2 . 

Usi ammessi: esistenti; b1), b2.1.A.1), b2.1.NA.1), b2.2), b2.3); b2.4); b3.1), b3.2), 

b4.5), b6.5.2), b6.5.3), c1); c2), c3), c4), e1.1), e7.1). e7.3) 

sono inoltre ammessi i restanti usi b2.1.A e b2.1.NA nelle aree e con le 

specifiche di cui al comma 15 del presente articolo che riporta gli ambiti 

e i contenuti individuati in sede di conferenza provinciale dei servizi ex 

LR 14/99. 

Tipi di intervento: C1, C3, C4, C7, R5, T1, T2, T3. 

Le CT - costruzioni temporanee - sono subordinate alla verifica delle normative vigenti in 

materia di sicurezza ed igienico – sanitaria (con particolare riferimento alle vie di fuga dei 




Pag. 22/4

percorsi antincendio), e alla verifica della funzionalità della viabilità interna al lotto e 

della dotazione di parcheggi privati. 

Le dimensioni di tali manufatti dovranno essere determinate in relazione a esigenze 

produttive adeguatamente documentate e proporzionate alla capacità di 

deposito/lavorazione dell’edificio principale. 

a) nel caso di lotti non ancora edificati: per C3 : 

UF = 0,70 m 2 /m 2 con lotto minimo 1.500 mq di Sf; 

altezza massima (H) = 10,00 m, salvo particolari e comprovate necessità produttive da 

documentare adeguatamente. 

b) nel caso di lotti già edificati alla data di adozione del PRG vigente: 

nel caso di C3 conseguente a C1 è consentito il raggiungimento di UF = 0,65 m 2 /m 2 

nel caso di C2 è consentito il raggiungimento di UF = 0,60 m 2 /m 2 

Modalità d’intervento: intervento edilizio diretto. 

Prescrizioni particolari: 

Nei lotti in cui si applica il tipo d’intervento C3 il rapporto di permeabilità - cioè il 

rapporto tra la superficie impermeabilizzata e quella fondiaria del lotto di pertinenza non 

deve essere maggiore del 75%; almeno il 20 % del lotto deve essere direttamente 

permeabile (percorsi semipermeabili esclusi) e almeno il 15% del lotto deve essere 

destinato a verde. 

Di norma la distanza dai confini di proprietà non deve essere inferiore a 5 ml. 

Gli usi b6.5.2 e b6.5.3 non sono ammissibili negli edifici ubicati nel significativo intorno al 

perimetro di industrie a rischio di incidente rilevante. 

Nella zona D ubicata all'incrocio fra via Fava e via Romitino, oltre alle destinazioni d'uso 

previste dal presente articolo, sono ammesse le seguenti destinazioni: 

alberghiera, fitness-centro benessere, centro di accoglienza per parenti di persone 

ospedalizzate, centro diurno per anziani. 


compreso tra 0,60 m 2 /m 2 e 1,0 m 2 /m 2. 


b4.5), b6.5.2), b6.5.3), c1); c2), c3), c4), e1.1), e7.1). e7.3) 




LR 14/99. 







Pag. 22/5






a) nel caso d’intervento di C3 conseguente a C1: 

Uf = 0,70 m 2 /m 2 e a 0,80 m 2 /m 2 nei casi di cui al comma 13 del presente articolo. 

altezza massima (H) = 10 m, salvo particolari e comprovate necessità produttive. 

b) nel caso di lotti già edificati alla data di adozione del PRG vigente: 

è concesso un ampliamento C2 massimo "una tantum" della Superficie utile pari al 20% 

della Superficie utile esistente, a condizione che l’Uf finale, come somma tra l’Uf esistente 

e l’aumento del 20%, non sia comunque superiore a 0,80 m 2 /m 2 e che l’ampliamento 

venga realizzato interrato all’interno dell’area di sedime del fabbricato esistente o 

all’interno della sagoma planivolumetrica dell’edificio. 

c) nel caso di interventi già concessi, ma non ancora ultimati: valgono le quantità già 

rilasciate in sede di concessione. 





deve essere maggiore del 75%; almeno il 20 % del lotto deve essere direttamente 







superiore a 1,0 m 2 /m 2. 


b4.5), b6.5.2), b6.5.3), c1); c2), c3), c4), e1.1), e7.1). e7.3) 




LR 14/99. 






Pag. 22/6 



NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE




a) nel caso d’intervento C3 conseguente a C1: 

Uf = 0,70 m 2 /m 2 , e a 0,80 m 2 /m 2 nei casi di cui al comma 13 del presente articolo. 

altezza massima (H) = 10 ml, salvo particolari e comprovate necessità produttive. 

b) nel caso di interventi già concessi, ma non ancora ultimati: valgono le quantità già 

rilasciate in sede di concessione. 





deve essere maggiore del 75%; almeno il 20% del lotto deve essere direttamente 






18. Le aree del territorio da destinare agli stabilimenti a rischio di incidente rilevante 

devono essere individuate nella cartografia di PRG. 

L'insediamento di nuovi Stabilimenti e l'attività degli Stabilimenti esistenti di cui all'Art. 2 

del D. L.vo 334/1999, oltre a rispettare quanto previsto dalla Normativa Tecnica di 

Attuazione in materia di zone D e/o zone F, deve sottostare a tutte le prescrizioni di cui al 

D. L.vo 334/1999, in particolare, in materia di: 

- nulla osta di fattibilità prima dell'ottenimento del titolo abilitativo necessario; 

- Parere Tecnico conclusivo rilasciato dal Comitato Tecnico Regionale (CTR) per i Grandi 

Rischi – o analogo organismo preposto al controllo - prima dell'inizio dell'attività. 

Gli interventi consentiti negli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, al di là delle 

prescrizioni direttamente derivanti dalle N.T.A. per le zone "D" e/o "F", dovranno essere 

valutati nell'ottica del possibile aggravio di rischio ad esse legato secondo le prescrizioni 

del DM 9.5.2001. 

Il rilascio del titolo abilitativo dovrà quindi essere subordinato al parere rilasciato in tal 

senso dal CTR. 

Per l'insediamento di Stabilimenti nuovi, per le modifiche degli Stabilimenti che 

comportino un aggravio del rischio e per i nuovi insediamenti o infrastrutture intorno agli 

Stabilimenti esistenti è obbligatorio che il Gestore dello Stabilimento fornisca al Comune 

tutti gli elementi di cui al p.to 7 dell'Allegato DM 9.5.2001 al fine di adeguare gli strumenti 

della pianificazione urbanistica. 




Pag. 22/7

L'attuatore dell'intervento riguardante lo Stabilimento od il Gestore determinano le aree di 

danno delle ipotesi incidentali significative coerentemente ai principi espressi dal DM 

9.5.2001 e sottopongono tale studio al parere del CTR. 

19.SCHEDA TECNICA PER PORZIONI DI TERRITORIO COMPRESE NELL'AREALE DI 

DANNO PRODOTTO DA INSEDIAMENTI A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE 

(soppressa – vedi art. 15 bis delle presenti norme) 

20. Dove non diversamente specificato una quantità fino a 250 m 2 della Su realizzabile, da 

considerare come Superficie di vendita, dalle singole aziende insediate, può essere 

utilizzato dallo stesso richiedente avente titolo per la commercializzazione delle merci 

prodotte nell’unità produttiva. Il legame tra le due attività deve essere sancito 

convenzionalmente. Il mancato rispetto di questa norme corrisponde a difformità nella 

realizzazione della concessione. Questa superficie è considerata come uso ammesso c1), gli 

standards generati da questa superficie non possono essere in alcun modo monetizzati. 

21. Nell’area indicata sulle tavole di PRG con apposita sigla: Dx si applicano le 

disposizioni di cui al presente articolo, subordinatamente all’approvazione di un progetto 

unitario esteso all’intera area, che preveda il recupero e la riorganizzazione urbanistica 

dell’area senza incremento della Su esistente alla data di adozione delle presenti Norme e 

sia corredato di apposita convenzione che preveda, in aggiunta agli standards per 

parcheggi pubblici prescritti dalle presenti disposizioni di zona, la realizzazione e la 

cessione gratuita di un’area per parcheggi, con riferimento all’indicazione, prescrittiva per 

dimensioni e sostanzialmente indicativa per localizzazione, riportata sulle tavole stesse di 

PRG. 

Nel rispetto delle destinazioni d’uso di cui all’art. 6 delle presenti norme, in questa zona 

sono ammesse attività manifatturiere industriali ed artigianali, con tutte le attività ad esse 

strettamente connesse e non separabili, quali: residenza, nei limiti del comma 11 del 

presente articolo; attività amministrative e tecnico-commerciali, di servizio generale, alla 

produzione, al personale; magazzinaggio, esposizione e mostre. 

Non sono comunque ammesse le attività industriali a rischio di incidente rilevante e 

sottoposte alle procedure di cui al D.lgv. n.334/1999 del 17 agosto 1999 “Attuazione della 

direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con 

determinate sostanze pericolose, non sono altresì ammesse le attività elencate al comma 1 

dell’art.6 del DPR 24.5.1988, n.236 così come modificato dall’art.21 del Decreto Legislativo 

11 maggio 1999, n.152. 

Gli interventi previsti dal suddetto progetto unitario, che è comunque sottoposto a parere 

preventivo da parte della competente Autorità di Bacino, dovranno assicurare adeguate 

condizioni di sicurezza idraulica e criteri di corretto inserimento paesaggistico ed 

ambientale, sia nei confronti dei tessuti urbani contermini che del contiguo sviluppo del 

parco fluviale, adottando criteri di compatibilità morfologica e costruttiva delle tipologie 

edilizie previste ed opportuni accorgimenti di schermatura visiva con opportune 

piantumazioni vegetazionali di essenze autoctone. 

Pag. 22/8 




Gli interventi previsti dal suddetto progetto unitario potranno comunque, in seguito alla 

sua approvazione, essere attuati per singoli titoli abilitativi, conformi allo stesso progetto 

unitario approvato, relativi ad eventuali stralci funzionali successivi, una volta soddisfatti 

gli obblighi previsti in convenzione a carico del richiedente. 

In pendenza dell’approvazione del suddetto progetto unitario, sono consentiti 

esclusivamente interventi di manutenzione ordinaria (MO) e straordinaria (MS) sui 

fabbricati esistenti. 

22. Nelle aree indicate sulle tavole di PRG con apposita sigla Dy sono valide le seguenti 

disposizioni: 

Usi ammessi: a1) esistenti; nel caso di cambio di destinazione d’uso (R5) sono 

ammessi usi di tipo b1), b2.2), b2.3), b2.4), b3), b4.1), b4.5), b6.5.2), 

b6.5.3), c1), c2), c3), c4) e c5). 

Per la zona ricompresa nelle aree a rischio di lesioni reversibili (di cui 

all’art. 15bis delle presenti norme) sono consentiti, oltre a quelli 

esistenti, i seguenti usi: 

b2.3), b2.4, b3), b4.5), c1), c2), c4), c5). 

Tipi di intervento: per gli usi a1) esistenti sono ammessi gli interventi di conservazione 

quali: MO manutenzione ordinaria e MS manutenzione straordinaria 

ed interventi di trasformazione quali: T1 ristrutturazione edilizia (di 

cui all’allegato alla L.R. 31/2002 e s.m.i); T2 ristrutturazione edilizia 

con ampliamento e C2 ampliamento di edificio esistente, l’incremento 

massimo ammissibile per lotto è di 150 mq di Su fino al 

raggiungimento dell’indice Uf=0,35 mq/mq. Tali ampliamenti non 

devono comportare l’aumento del numero di unità immobiliari 

esistenti; R4 ripristino tipologico (di cui all’allegato alla L.R. 31/2002 e 

s.m.i.) per gli edifici parzialmente demoliti dei quali siano ancora 

presenti le strutture edilizie che individuano il perimetro dell’edificio 

e dei quali sia reperibile una documentazione idonea a provarne la 

consistenza edilizia (documenti catastali, piante e foto). 

Nel caso di cambio di destinazione d’uso (R5) sono ammessi i seguenti 

interventi: C1, C3, C4, C7, T1, T2, T3, T4 e T5. 

Nel caso d’intervento C3: Uf = 0,50 mq/mq. 

Per la zona ricompresa nelle aree a rischio di lesioni reversibili (di cui 

all’art. 15bis delle presenti norme) e per tutti gli interventi previsti, 

dovranno essere rispettate le seguenti prescrizioni: 

• in caso di uso a1) l’ indice fondiario di edificazione 0,5 < If < 1 

mc/mq; 




Pag. 22/9

• utilizzare particolari misure di sicurezza nella progettazione e nella 

realizzazione dei fabbricati, quali utilizzo di vetri (o materiali 

alternativi al vetro) e telai portanti rigidi certificati a resistere a un 

livello di sovrapressione non inferiore a 0,03 bar. 

Altezza massima: esistente per usi a1) esistenti; nel caso di cambio di destinazione d’uso 

H = 10,50 ml, salvo particolari e comprovate necessità produttive, fino 

ad un massimo di 12,00 ml. 



Nei lotti in cui si applica il tipo d’intervento C3, il fronte prospiciente la viabilità pubblica 

deve essere sistemato preferibilmente con alberature a cortina, secondo le indicazioni che 

saranno concordate con l’ U.T. comunale. 

Di norma la distanza dai confini di proprietà non deve essere inferiore a 5,00 ml. 

23. Nell’ area indicata sulle tavole di PRG con apposita sigla Dz sono valide le seguenti 

disposizioni: 

Usi ammessi: a1) esistenti, b2.3), c4) e C5). 

Tipi di intervento: Per gli edifici ricompresi nella scheda di censimento n. 23 dei ‘beni 

culturali’ individuata negli elaborati del PRG sono ammessi i seguenti 

interventi: 

• per l’edificio principale (con annesso ex forno) classificato nella 

tavola di piano con la sigla B2 sono ammessi gli interventi di 

conservazione di cui al paragrafo 6 punto 1.2 dell’art. 23 delle 

presenti norme; 

• per l’edificio con tipologia ex stalla/fienile individuato con il 

numero 3 nella scheda di censimento sono ammessi gli 

interventi di conservazione quali: MO manutenzione ordinaria 

e MS manutenzione straordinaria ed interventi di 

trasformazione quali: C1 demolizione e ricostruzione al di fuori 

delle fasce di rispetto stradale. 

Nel caso di intervento C1: Su = Su esistente. 

E’ ammesso l’intervento C3, sino al raggiungimento di un massimo di 

2.500 mq di Su, limitatamente alla realizzazione di serre fisse 

industriali per attività di floricoltura. 




Pag. 22/10

Altezza massima: esistente per usi a1)esistenti, b2.3 e C4; nel caso di intervento C1 

altezza massima = altezza massima esistente; nel caso di usi C5 con 

intervento di tipo C3 l’altezza massima è di 9,00 ml. 



Il servizio di foresteria per prestatori d’opera stagionale può essere realizzato previa 

stipula di una convenzione con il Comune di Castenaso che stabilisca: 

- le caratteristiche dimensionali e prestazionali del servizio di foresteria in stretto 

rapporto alle attività produttive e alle esigenze di prestazione d’opera stagionale 

dell’azienda; 

- le modalità di esercizio del servizio di foresteria; 

- le modalità dell’utilizzo degli spazi destinati a servizio di foresteria nel caso di 

cessazione (previa valutazione del possibile utilizzo della struttura per finalità di utilità 

sociale); 

- le sanzioni nei casi di inadempienza. 

Le nuove costruzioni destinate a serre devono essere realizzate ad una distanza, dalla 

nuova viabilità del lotto II bis della Lungosavena, pari a 40,00 ml ai sensi dell’art. 12.9 delle 

norme di PTCP. 

Di norma la distanza dai confini di proprietà non deve essere inferiore a 5,00 ml. 




Pag. 22/11



ARTICOLO 22 bis – Zone territoriali omogenee DS. 

Zone con edifici a destinazione prevalentemente produttiva in zona agricola 

1. Sono le zone interessate da edifici aventi destinazione produttiva (industriale, artigianale e 

commerciale), in zona agricola, cioè nell’ ambito extra-urbano, e non collegati direttamente 

all’attività produttiva agricola; tali zone non sono identificabili, in termini di aree di sedime, come 

territorio urbanizzato, tuttavia presentano aspetti, dal punto di vista dell’utilizzazione, tali da 

ritenere necessario garantire determinate condizioni d’intervento. 

2. Non è consentita la realizzazione di nuova superficie residenziale. 

3. E’ consentito l’insediamento di nuove attività, diverse da quelle esistenti già insediate, solo nel 

caso che, in caso di sua assenza, venga realizzato idoneo trattamento delle acque reflue nel rispetto 

dei limiti di qualità di cui al DLGS 11 maggio 1999, n. 152, fatta salva la facoltà di prescrivere 

l’allacciamento alla pubblica fognatura, quando tecnicamente possibile, in relazione alle 

caratteristiche della nuova attività che si va ad insediare. 

4. Sono vietati gli usi comportanti produzione di acque reflue industriali, così come definite 

dall’art. 1 del DLGS 11 maggio 1999, n. 152, ad eccezione dei casi di recapito delle acque reflue a 

impianti di depurazione pubblici, o qualora sia attuato idoneo trattamento, debitamente autorizzato. 

5. Gli edifici di cui al comma 1, possono essere ampliati ‘una tantum’ per comprovate necessità 

produttive fino ad incrementare la Superficie utile esistente, comprensiva di eventuali superfici 

condonate ai sensi delle leggi 28 febbraio 1985, n. 47 e 23 dicembre 1994, n.724 e successive 

modificazioni ed integrazioni, fino ad un massimo del 15% in percentuale e di 200 m 2 in valore 

assoluto. 


considerare come Superficie di vendita, dalle singole aziende insediate, può essere utilizzato dallo 

stesso richiedente avente titolo per la commercializzazione delle merci prodotte nell’unità 

produttiva. Il legame tra le due attività deve essere sancito convenzionalmente. Il mancato rispetto 

di questa norme corrisponde a difformità nella realizzazione della concessione. Questa superficie è 

considerata come uso ammesso c1), gli standards generati da questa superficie non possono essere 

in alcun modo monetizzati. 

7. In tutte le zone DS sono sempre consentiti gli interventi diretti all’eliminazione delle barriere 

architettoniche (T4), nonché gli interventi di manutenzione ordinaria (MO) e straordinaria (MS). 

Usi ammessi: esistenti, se in regola con le norme vigenti sulla tutela dagli inquinamenti; b1), b2.4), 

b3.1), b3.2), b6.1), c4), e7.1), e7.3) 

Tipi di intervento: C1, C2, C4, C7, T1,T2 

In caso di C1 

Uf=Uf esistente 




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altezza massima (H) = esistente; in caso di nuovi interventi come consentiti dalle presenti 

norme: 9 ml. 

Distanza dai confini di proprietà non inferiore a 5 ml. 


Nel caso si attivino interventi edilizi per adeguare le strutture edilizie produttive esistenti, 

omnicomprensivamente intese, a provvedimenti statali e regionali in materia di sicurezza, 

adeguatamente documentati e approvati daI competenti organi, è concesso, in aggiunta a quanto 

previsto dal comma 5 del presente articolo, un aumento del 10% della Su esistente. 

Nel caso di ampliamenti di edifici esistenti non potrà essere comunque superato l’indice di 

edificabilità previsto per le zone produttive (art.22, comma 17) e dovrà essere garantita la 

compatibilità ambientale degli ampliamenti previsti, con particolare riguardo al ciclo delle acque. 

Non è consentita la monetizzazione degli oneri. 

Nel caso della zona DS ubicata in località Marano Nuova è consentita esclusivamente la 

permanenza dell’uso esistente (deposito di autoveicoli). Nella stessa area dovranno essere 

approntate idonee misure, concordate con l’U.T. Comunale, per prevenire l’inquinamento del suolo 

da parte da olii e carburanti. 

L’attuazione della zona stessa, è subordinata alla messa a regime delle norme di sicurezza di cui al 

decreto 9 maggio 2001 e successive modifiche ed integrazioni, relativamente alla vicina area 

insediata con attività legate alla fabbricazione ed allo stoccaggio di materiali esplosivi, con 

particolare riferimento ad eventuali fasce di rispetto e inedificabilità. 

Per le zone del presente articolo ed in particolare per la zona DS su cui insiste lo stabilimento 

‘Baschieri & Pellagri’, vale quanto previsto dai commi 18 e 19 dell’art.22 delle presenti norme. 




Pag. 22bis/2



ARTICOLO 22 ter – Altre zone produttive 

Zone territoriali omogenee D1.3–D1.4–D3–D4–D5–D6.3–D7 

1. Si tratta di zone già individuate dal PRG vigente per le quali, date le loro specificità normative e 

attuative come previste nelle precedenti norme tecniche di attuazione, non si propone una 

modifica sostanziale ma una diversa collocazione nel contesto normativo dalla variante 

denominata ‘di assestamento 2002’. 

2. Salvo diverse indicazioni cartografiche, per tutte le zone del presente articolo sono fatti salvi i 

contenuti progettuali e convenzionali di strumenti urbanistici preventivi, pubblici e privati, 

adottati e/o approvati prima dell’adozione della variante denominata ‘di assestamento 2002’, al 

vigente PRG, fino alla completa attuazione delle loro previsioni. 

3. Per le zone del presente articolo vale quanto previsto dai commi 18 e 19 dell’art.22 delle presenti 

norme. 


considerare come Superficie di vendita, dalle singole aziende insediate, può essere utilizzato 

dallo stesso richiedente avente titolo per la commercializzazione delle merci prodotte nell’unità 

produttiva. Il legame tra le due attività deve essere sancito convenzionalmente. Il mancato 

rispetto di questa norme corrisponde a difformità nella realizzazione della concessione. Questa 

superficie è considerata come uso ammesso c1), gli standards generati da questa superficie non 

possono essere in alcun modo monetizzati. 

Modalita’ di intervento: 

In tutte le zone descritte nel presente articolo sono sempre consentite: 

a) manutenzione ordinaria (MO) per tutti gli edifici esistenti anche se non rientranti nelle 

destinazioni d'uso ammesse; 

b) manutenzione straordinaria (MS) per tutti gli edifici esistenti anche se non rientranti nelle 

destinazioni d'uso ammesse. 

Le altre modalità sono specificate per tipologia di zona. 

zone D1.3 

Sono le ‘zone di ristrutturazione per attività artigianali- industriali’ (1 area); 

Usi ammessi: b1), b2), b2.1.A.1), b2.1.NA.1); b2.2), b2.3); b2.4) b3.1), b3.2), b4.5), b.6.5.2), 

b.6.5.3), c1); c2), c3), c5), c4), e1.1), e7.1). e7.3) 

Pag. 22ter/1 




In queste zone sono ammesse oltre a quanto previsto per le zone D, anche mense di servizio 

interaziendale, rapportate al numero complessivo di addetti compresi nel perimetro delle aree di 

ristrutturazione. 


In queste zone e’ ammessa la Nuova costruzione (C3) conseguente a ristrutturazione complessiva 

(T7) dell'intera area con l'applicazione dell'Ut = 6.000 mq/ha; l'Ut previsto comprende anche 

l'eventuale quota di residenza ammessa dalle presenti norme all’art.22 rientrante nell’uso c4. 

La modalità di attuazione è la concessione, subordinata alla approvazione di piani delle aree da 

destinare a insediamenti produttivi o di piani particolareggiati di iniziativa pubblica o privata. 

zone D1.4) 

Sono le ‘zone di ristrutturazione ambientale’ (1 area). 

Nel rispetto delle destinazioni d’uso di cui all’art. 6 delle presenti norme, in questa zona sono 

ammesse attività manifatturiere industriali ed artigianali, con tutte le attività ad esse strettamente 

connesse e non separabili, quali: residenza, nei limiti del comma 11 del presente articolo; attività 

amministrative e tecnico-commerciali, di servizio generale, alla produzione, al personale; 

magazzinaggio, esposizione e mostre. 

In queste zone non sono ammesse le attività industriali a rischio di incidente rilevante e sottoposte 

alle procedure di cui al D.Lvo n.334/1999 del 17 agosto 1999 “Attuazione della direttiva 96/82/CE 

relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose, 

non sono altresì ammesse le attività elencate al comma 1 dell’art.6 del DPR 24.5.1988, n.236 così 

come modificato dall’art.21 del Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n.152. 

Alle attività che si insediano nelle zone D1.4 è richiesta l’adesione volontaria al sistema 

comunitario di Ecogestione e Audit di cui al Regolamento CEE n. 93/1836 “EMAS” o la procedura 

di certificazione ambientale volontaria I.S.O. 14001 (Standard internazionale sul sistema di gestione 

ambientale). 

In queste zone sono ammessi: 

MO, MS; 

T1, previa redazione di PP esteso all’intera area; 

T2 previa redazione di PP esteso all’intera area; 

T4, T5, T8; 

C2; 




Pag. 22ter/2

Nuove costruzioni (C3), conseguenti a ristrutturazione complessiva dell’intera area fino al 

raggiungimento di complessivi 6.900 mq. di Su+Sa, comprese le superfici esistenti, previa 

attuazione delle opere di cui ai punti successivi. 

Le nuove costruzioni non sono ammesse nell’area indicata col tratteggio all’interno della zona D1.4 

come individuata nella tavola di PRG n. 6.1b (in scala 1:2.000); 

La zona si attua attraverso Intervento edilizio diretto per quanto riguarda gli interventi MO, MS e 

mediante piano particolareggiato di iniziativa pubblica o privata per quanto riguarda gli altri 

interventi; il piano deve contenere uno studio idraulico di dettaglio dell’area propedeutico 

all’eventuale messa in sicurezza del comparto ed uno studio per la bonifica dei suoli e di 

inserimento ambientale e paesaggistico. 

Si ipotizza in via preliminare la realizzazione delle seguenti opere di riqualificazione e mitigazione 

ambientale e rinaturalizzazione del territorio: 

- inserimento di schermature arboreo-arbustive in corrispondenza dei confini esterni del comparto, 

con funzione di miglioramento dell’inserimento dei fabbricati nel contesto territoriale, destinate 

ad assolvere un ruolo fondamentale nella mitigazione degli impatti visivi, acustici ed atmosferici; 

- predisposizione di sistema differenziato di raccolta dell’acqua piovana per gli usi irrigui; 

- adeguamento e/o completamento della rete delle infrastrutture tecnologiche; 

- realizzazione di recinzione in materiali naturali (legno, legno metalli, ecc.) ; 

- verifica della tipologia del materiale in deposito, rimozione di eventuali depositi di sostanze 

inquinanti/accumuli di rifiuti presenti in sito; eventuale risanamento e bonifica del suolo e 

riqualificazione della copertura del medesimo, mediante riduzione delle aree a piazzale asfaltate 

ed accurata progettazione delle aree esterne, con incremento della dotazione vegetazionale e 

delle aree permeabili. 

Sono in ogni caso fatti salvi i contenuti di piani particolareggiati già convenzionati alla data di 

adozione della variante denominata “Variante relativa alle zone fluviali”, anche se qualunque 

intervento all’interno della Zona di ristrutturazione ambientale D1.4, anche in quanto previsto da 

strumenti urbanistici approvati, vede la propria attuazione subordinata alla realizzazione degli 

interventi di compatibilizzazione ambientale derivanti dallo studio per la bonifica dei suoli e di 

inserimento ambientale e paesaggistico di cui ai commi precedenti. 

zone D3) 

Si tratta di ‘zone destinate ad attività alberghiere’ (3 aree); nel rispetto delle destinazioni d'uso di 

cui all’articolo 6 delle presenti norme, sono ammessi: alberghi, motels, ristoranti e la quota di uffici 

ad essi strettamente connessa; tale quota di uffici nel caso di zone già assoggettate a piano 

particolareggiato è quella individuata nella relativa convenzione. 

Usi ammessi: b.5.1), b.2.2), b.6.5.3) 

Tipi di intervento: C1, C2, C3, C4, C7, R5, T1, T2, T3. 




Pag. 22ter/3

1) nel caso di ristrutturazione (T2) con eventuali ampliamenti tali ampliamenti 

sono ammessi fino al raggiungimento dei seguenti indici: 

- UF = 0,60 mq/mq 

- UF corrispondente alle possibilità edificatorie del relativo piano 

particolareggiato approvato alla data di adozione del P.R.G. 

2) nel caso di nuova costruzione (C3), nelle aree libere già dotate di piano 

particolareggiato approvato alla data di adozione del P.R.G. l'Uf è determinato 

in base alle possibilità edificatorie previste dal piano particolareggiato. 

La modalità di attuazione è la concessione diretta per ristrutturazioni, demolizioni e ricostruzioni, 

nuove costruzioni. 

zone D4) 

E’ una zona appositamente destinata, nel rispetto delle destinazioni d’uso di cui all’art. 6 delle 

presenti Norme,ad impianti di prima lavorazione e trasformazione di materiali di cava e materiali 

per le costruzioni (conglomerato cementizio, bituminoso, ecc.), al deposito e recupero del materiale 

di rifiuti ceramici ed inerti di cui al punto 7 dell’allegato 1 DM 05/02/98, nonché alla 

commercializzazione dei predetti materiali, al consolidamento ed alla realizzazione di nuovi 

fabbricati per deposito di materiali e mezzi di lavorazione, materiali da costruzione in genere e per 

il ricovero, la manutenzione e la riparazione dei mezzi di trasporto e dei macchinari connessi 

all’attività produttiva, locali per uffici, laboratori, alloggio per custode e strutture di servizio 

correlate. 

In questa zona il PRG si attua esclusivamente tramite Piano Particolareggiato di iniziativa privata 

esteso all’intero comparto individuato con apposita grafia sulle tavole di PRG, nel rispetto dei 

parametri e delle disposizioni di cui ai commi successivi. 

In pendenza dell’approvazione del suddetto Piano Particolareggiato sono consentiti esclusivamente 

interventi di manutenzione ordinaria (MO) e straordinaria (MS) nonché interventi di adeguamento 

igienico funzionale (T3) sui fabbricati e gli impianti esistenti. 

Il suddetto Piano Particolareggiato potrà prevedere i seguenti interventi: 

- la ristrutturazione edilizia (T1) dei fabbricati e degli impianti esistenti, l'ampliamento 

(C2) anche derivante da interventi di ristrutturazione edilizia e/o urbanistica (T2 e T7), 

nonché interventi di nuova costruzione (C3), siano essi relativi agli impianti di prima 

lavorazione del materiale di cava o alle altre destinazioni ammesse in tale zona ai sensi 

del precedente primo comma di queste specifiche disposizioni di zona, 

I suddetti interventi di ampliamento e nuova costruzione sono consentiti, nel rispetto 

della specifica destinazione di zona, entro l’intero ambito di comparto, fatta eccezione 

per la zona compresa all’interno delle “aree ad alta probabilità di inondazione”, 

appositamente indicata nelle tavole di PRG, sulla base del Piano Stralcio per l’Assetto 

Idrogeologico (PSAI), che potrà essere destinata esclusivamente ai prescritti interventi 

di rilocalizzazione degli impianti di lavorazione o parti di essi, nonché dei cumuli di 




Pag. 22ter/4

stoccaggio dei materiali inerti (C6) attualmente insistenti all’esterno del perimetro di 

comparto da trasferirsi all’interno del comparto stesso. 

Le aree di sedime degli impianti e dei cumuli da trasferire sono pertanto destinate 

esclusivamente ad interventi di tipo T8, secondo modalità di seguito specificate. 

L’insieme degli interventi di ampliamento, ristrutturazione e delle nuove costruzioni 

ammesse non potrà superare comunque la Su massima complessiva (comprensiva 

anche delle strutture edilizie esistenti) di mq 15.000; 

- la demolizione e ricostruzione (C1) con Uf che non potrà superare comunque la Su 

massima complessiva indicata al punto precedente. 

Il suddetto Piano Particolareggiato, la cui approvazione è sottoposta ad apposito parere 

dell’Autorità di Bacino, in conformità con le disposizioni del vigente Piano Stralcio per l’Assetto 

Idrogeologico (PSAI), dovrà comunque prevedere: 

a) l’adesione volontaria al sistema comunitario di Ecogestione e Audit di cui al 

Regolamento CEE n. 93/1836 “EMAS” o alla procedura di certificazione ambientale 

volontaria I.S.O. 14001 (Standard internazionale sul sistema di gestione ambientale); 

b) la demolizione dei fabbricati di servizio attualmente esistenti all’esterno del perimetro 

di comparto; 

c) il trasferimento degli impianti o parti di essi, nonché dei cumuli di stoccaggio dei 

materiali inerti di lavorazione attualmente insistenti all’esterno del perimetro di 

comparto con eventuale rilocalizzazione degli stessi all’interno del comparto medesimo. 

La demolizione dei suddetti fabbricati ed il trasferimento dei suddetti impianti e cumuli 

di materiali di lavorazione potrà essere eseguita sulla base di un apposito programma di 

attuazione da concordarsi con l’Amministrazione Comunale, con apposita convenzione 

che costituirà parte integrante del prescritto Piano Particolareggiato di iniziativa privata 

da presentarsi, completo di tutti gli elaborati necessari per l’approvazione, entro tre anni 

dall’adozione delle presenti norme. 

Tale programma dovrà comunque prevedere la compiuta realizzazione degli interventi 

contemplati dalla suddetta convenzione entro otto anni dal perfezionamento della 

convenzione, nonché la compiuta attuazione degli interventi di demolizione di tutti i 

fabbricati esterni al comparto e la rimozione degli impianti e dei cumuli di lavorazione 

su almeno due terzi della superficie di proprietà alla data di adozione delle presenti 

Norme all’esterno del comparto stesso, in zona F3, con adeguata sistemazione delle aree 

di sedime secondo le prescrizioni specifiche di seguito riportate, prima del rilascio dei 

competenti titoli abilitativi per tutti i rimanenti interventi previsti dal Piano 

Particolareggiato. 

Per la zona interna al comparto che risulta compresa in “aree ad alta probabilità di 

inondazione”, secondo il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI), si 

applicano comunque tutte le altre disposizioni specifiche di cui all’art. 14 delle presenti 

Norme; 




Pag. 22ter/5

d) la sistemazione delle suddette aree di sedime dei fabbricati, degli impianti e dei cumuli 

esterne al comparto, con appositi interventi di bonifica ambientale, ove necessari, ed 

interventi volti alla mitigazione degli impatti visivi ed ambientali, nonché finalizzati alla 

rinaturalizzazione del territorio. Il progetto di ripristino dovrà prevedere la realizzazione 

di una fascia di rigenerazione vegetazionale tra l’area impiantistica e l’alveo fluviale, al 

fine di potenziare e riqualificare il corridoio ecologico del corso d’acqua, con funzione 

di filtro rispetto agli impatti dell’impianto stesso, e conseguenti contributi mitigativi, sia 

visivi che acustici; 

e) provvedimenti di razionalizzazione ed adeguamento delle infrastrutture tecnologiche e 

del sistema di regimazione delle acque piovane, finalizzato ad evitare sprechi d’acqua e 

ad evitare l’immissione di acque non trattate in Idice, nel rispetto delle disposizioni di 

cui al D.Lgs 152/99 e s.m. In ogni caso dovrà essere evitato lo sversamento diretto degli 

scarichi nell’alveo del Torrente Idice, se non opportunamente trattati e/o filtrati; 

f) l’allestimento di zone opportunamente impermeabilizzate dove poter effettuare la 

manutenzione ed eventualmente il lavaggio dei mezzi pesanti e dove collocare cisterne 

di gasolio, altri idrocarburi necessari alla produzione e/o altri materiali inquinanti; 

g) l’adozione di opportuni accorgimenti di mitigazione dell’impatto ambientale e 

paesaggistico degli interventi previsti, finalizzati ad un migliore inserimento ambientale 

degli impianti esistenti e delle nuove costruzioni in programma, es.: inserimento di 

adeguate fasce arboreo-arbustive perimetrali, limitazione dell’altezza massima di 

impianti e delle attrezzature di servizio, utilizzo di materiali tradizionali negli interventi 

di ristrutturazione, ampliamento e nuova costruzione, nonché l’installazione di sistemi 

permanenti per la mitigazione degli impatti acustico ed atmosferico, finalizzati 

all’abbattimento delle polveri e dei rumori prodotti dagli impianti di lavorazione; 

h) la dotazione di servizi aziendali (quali spogliatoi, docce, mense aziendali, ecc.) e le 

caratteristiche generali dell'ambiente di lavoro, sul quale si devono esprimere gli Enti 

competenti al giudizio dei quali è subordinata l'approvazione del progetto; 

i) la realizzazione delle opere di urbanizzazione indicate nelle tavole di PRG all’interno 

del comparto, con particolare riferimento alla nuova strada sul lato ovest ed alle fasce di 

verde specificamente indicate, per dimensione e disposizione planimetrica sui lati ovest 

e nord del comparto e la successiva cessione a titolo gratuito all’Amministrazione 

Comunale del verde e la permuta dell’area di sedime della nuova strada con l’area di 

sedime dell’attuale via Romitino. 

Le suddette fasce dovranno essere alberate, con impiego di essenze arboree ed arbustive 

autoctone, allo scopo di assicurare una efficace schermatura vegetazionale nei confronti 

degli insediamenti circostanti. La manutenzione di tali fasce verdi sarà comunque 

affidata alla cura dei privati lottizzanti. 




Pag. 22ter/6

D5) 

Sono le zone destinate a ‘deposito all'aperto di prodotti e macchinari’ (2 aree) In queste zone, nel 

rispetto delle destinazioni d'uso di cui all'art.6 delle presenti norme sono ammessi: 

depositi all'aperto di prodotti e macchinari. 

In queste zone è ammessa la Nuova costruzione (C3) con il seguente indice: 

UF = 0,10 mq/mq 

D6.3) 

Si tratta delle ‘zone di ristrutturazione per attività direzionali- commerciali’ (4 aree); 

In queste zone nel rispetto delle destinazioni d'uso di cui all’articolo 6 delle presenti norme, sono 

ammesse attività di: 

- punti vendita per il commercio al dettaglio (b2.1), in relazione ai due settori merceologici e alle 

tipologie di esercizi commerciali definite dalla L.R. 5 luglio 1999, n.14 “Norme per la disciplina del 

commercio in sede fissa in attuazione del Dlgs 31 marzo 1998, n.114”: 

tipologie di esercizi commerciali 

Alimentari non alimentari 

ESERCIZI DI VICINATO Superficie di vendita ≤ 250 mq. 

MEDIO-PICCOLE strutture di vendita 250 mq.

commerciale superiore da medio-grande (compresa) in poi, e la realizzazione di nuove strutture 

commerciali medio-grandi e grandi sono Subordinati alla realizzazione del 2° lotto bis (variante alla 

S.S. n.253 “San Vitale” di collegamento alla Lungosavena) come stabilito dall’Accordo di 

Programma sottoscritto tra i Comuni di Bologna, Castenaso e Granarolo dell’Emilia e la Provincia 

di Bologna in data 25.5.2000, oltre che all’adeguamento alle condizioni di accessibilità e alla 

dotazione di parcheggi pubblici e pertinenziali previste dalla Del. CR 1253/99; 

In queste zone è ammessa la Nuova costruzione (C3) conseguente a ristrutturazione complessiva 

dell'intera area con l'applicazione dell'Uf = 1,10 mq/mq nel caso di interventi legati agli usi b2.1 e 

b2.3 e dell'Uf = 0,70 negli altri casi 

La modalità di attuazione sono: 

concessione subordinata alla approvazione di piani delle aree da destinare a insediamenti produttivi 

o di p.p. di iniziativa pubblica o privata. 

concessione diretta per: ristrutturazioni (T1), demolizioni e ricostruzioni (C1), nuove costruzioni 

(C3),se non viene superato l'If = 3 mc/mq. 

Nell'ambito del piano particolareggiato di ristrutturazione delle zone D6.3 possono essere 

individuati sub-comparti di attuazione, a condizione che lo standard di verde e di parcheggio 

pubblici sia realizzato per l'intero fabbisogno; deve essere comunque assicurata la dotazione 

minima ed inderogabile di aree per servizi pubblici di cui all'art.46 della LR. n.47/1978. 

D7) 

Sono le zone per serre fisse industriali esistenti (2 aree), dove per serre si intendono costruzioni 

edili con coperture translucide per consentire l’illuminazione naturale destinate alla coltivazione di 

piante in vaso o in vitro. 

In queste zone nel rispetto delle destinazioni d'uso di cui all’articolo 6 delle presenti norme, sono 

ammesse le serre fisse industriali (c5) e la foresteria/alloggio custode (c4). 

In queste zone sono ammesse la nuova costruzione (C3), con l'applicazione dell'Uf = 0,60 mq/mq. 

In tale quantità è compresa la quota di residenza eventualmente ammessa dalle presenti norme. 

Demolizione e ricostruzione (C1), ristrutturazione edilizia con ampliamento (T2) o ampliamento 

dell’esistente (C2) fino al raggiungimento dell’indice di cui sopra. 

La modalità di attuazione è la concessione diretta per ristrutturazioni (C1, T2), demolizioni con 

ricostruzione (C1),e nuove costruzioni (C3). 




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ARTICOLO 22 quater – Zone territoriali omogenee DE.n 

Zone di nuovo insediamento con destinazione prevalentemente 

produttiva/terziaria/commerciale 

1. Le zone DE sono le parti del territorio destinate allo sviluppo ed alla qualificazione delle 

attività economiche e produttive e delle relative attività di servizio. 

2. La modalità di attuazione, ove non diversamente prescritto, è lo strumento urbanistico 

preventivo d’iniziativa pubblica e privata; gli usi ammessi e altre prescrizioni sono 

specificati nelle singole schede d’area che seguono. 

3. Ogni strumento urbanistico preventivo oltre a specifiche richieste contenute nelle 

schede d’area che seguono, deve essere accompagnato da uno studio di Compatibilità 

Ambientale e territoriale (SCAT) relativo agli interventi previsti nell’area oggetto dello 

strumento medesimo. Tale dichiarazione dovrà contenere i seguenti elementi: a) 

descrizione delle caratteristiche tecniche dell’intervento nonché dei cicli produttivi; b) 

identificazione delle interferenze prodotte e delle misure adottate per ridurre, annullare o 

compensare gli effetti negativi conseguenti l’intervento; in particolare dovranno essere 

dimostrate: 

- la sostenibilità relativamente all’impatto acustico delle attività che si andranno ad 

insediare mediante uno studio sull’impatto acustico da rumore che dimostri la 

sostenibilità dell’intervento, anche a seguito di eventuali opere di minimizzazione. 

- la sostenibilità relativamente alla capacità delle reti fognarie: cioè dalla verifica della 

capacità delle reti fognarie che dimostri la sostenibilità dell’intervento rispetto alle 

potenzialità, in termini di Abitanti Equivalenti del corpo recettore, anche a seguito di 

eventuali opere tese a salvaguardare la funzionalità delle reti, e alla tipologia di sostanze 

che si scaricheranno. 

Ai fini della valutazione del possibile carico aggiuntivo in termini di Abitanti Equivalenti 

(AE) sul sistema depurativo comunale, derivante dalla Su ottenibile da nuovi interventi, si 

considera 1 addetto ogni 54 m 2 di Su o 1 addetto ogni 90 m 2 di Sf. 

- la sostenibilità relativamente all’impatto visivo e paesaggistico dimostrando attraverso 

un progetto del verde di pertinenza contestualmente a quello edilizio, la mitigazione degli 

impatti visivi. 

4. Ai fini dell’applicazione della norma relativa alla percentuale del lotto fondiario di 

pertinenza degli edifici i parcheggi pavimentati con autobloccanti forati o analoghi 

manufatti semipermeabili sono da considerare permeabili al 50%. 

5. Le attività produttive che stoccano e/o usano sostanze idroinquinanti o producono 

rifiuti tossici e nocivi in fase liquida o solubile, che debbano ampliarsi o ottenere 

l'autorizzazione al nuovo insediamento, dovranno verificare la possibilità di stoccare i 

fluidi o i solidi solubili (rifiuti o materie utili al ciclo produttivo) in contenitori non 




Pag. 22quater/1

sotterranei, e meglio se isolati dal suolo. La gestione di materiali idroinquinanti intesi 

come materie prime o rifiuti legati al ciclo produttivo deve essere esercitata secondo la 

normativa vigente in materia di sicurezza e gestione rifiuti. 

6. Per le attività produttive idroesigenti si dovrà verificare la possibilità di attuare per 

gradi il riciclo delle acque necessarie per il ciclo produttivo; 


considerare come Superficie di vendita, dalle singole aziende insediate, può essere 

utilizzato dallo stesso richiedente avente titolo per la commercializzazione delle merci 

prodotte nell’unità produttiva. Il legame tra le due attività deve essere sancito 

convenzionalmente. Il mancato rispetto di questa norme corrisponde a difformità nella 

realizzazione della concessione. Questa superficie è considerata come uso ammesso c1), gli 

standards generati da questa superficie non possono essere in alcun modo monetizzati. 

8. La realizzazione di eventuali piazzali per la sosta prolungata e continuativa di 

autoveicoli e autocarri , qualora questi superino il numero di 10 unità, è subordinata alla 

realizzazione di un impianto di disoleazione delle acque meteoriche e a opportuni sistemi 

di regimazione e raccolta delle stesse in accordo con le indicazioni che in proposito 

l’Ufficio Tecnico comunale vorrà suggerire, secondo i principi enunciati nella L.152/99 e 

conformemente agli atti autorizzativi degli enti competenti. 

9. In tutte le zone DE è sempre consentito il tipo d’intervento T4 (eliminazione delle 

barriere architettoniche). Non è consentita la monetizzazione degli standards. La norma si 

applica anche nel caso in cui a comparto attuato ci siano ampliamenti/cambi di 

destinazione d’uso o frazionamenti che usufruiscano di eventuale potenzialità edificatoria 

residua. 

10. Nelle zone inserite in aree di interesse archeologico, individuate nelle tavole di PRG, è 

fatto obbligo, prima di procedere ad interventi che comportino scasso di terreno, 

richiedere alla Soprintendenza Archeologica competente per territorio ogni autorizzazione 

necessaria e eventualmente predisporre su sua indicazione l'esecuzione di sondaggi 

particolari per l’accertamento dell’esistenza o meno di strati o strutture archeologiche. 

11. Salvo diverse indicazioni cartografiche, sono fatti salvi i contenuti progettuali e 

convenzionali di strumenti urbanistici preventivi, pubblici e privati, presentati e con iter 

istruttorio in corso nonché adottati e/o approvati prima dell’adozione della variante 

denominata ‘di assestamento 2002’, al vigente PRG, fino alla completa attuazione delle 

loro previsioni. 

12. Per le zone del presente articolo vale quanto previsto dai commi 18 e 19 dell’art.22 

delle presenti norme. 

13. Per gli edifici esistenti in tali zone sono sempre ammesse la manutenzione ordinaria 

(MO) e quella straordinaria (MS). 

14. Le zone DE sono le seguenti: 

1) Zona DE.1 - Seabo 




Pag. 22quater/2

L’attuazione di tale zona è ‘sospesa’ fino alla conclusione dell’iter dell’Accordo di 

programma in corso. 

ST di riferimento = 61.300 m 2 

La zona si attua attraverso strumento urbanistico preventivo di iniziativa privata o 

pubblica. 

Usi ammessi: e1.1), e1.2), b1) la quota di uffici annessi all’attività principale sarà 

consentita fino ad un massimo del 20% della SU max ammissibile. 

Tipi di intervento: C3, C4, C7, T6 

Per C3 , Ut= 0,27 m 2 / m 2 . 

Altezza massima H = 10,50 m, salvo particolari e comprovate necessità produttive, fino ad 

un massimo di m 12 

Rapporto di copertura = max 30% della ST 

Prescrizioni particolari. 

Almeno il 15% dei lotti fondiari di pertinenza degli edifici dev'essere destinato a verde 

permeabile (sia pubblico che privato), possibilmente alberato, secondo le indicazioni che 

saranno concordate con l’U.T. comunale. 

La zona è pensata come funzionalmente connessa alla limitrofa zona produttiva in altro 

comune e destinata a trattamento rifiuti. E’ consentito prevedere collegamenti pedonali (di 

cui quelli realizzati in quota sono da considerare Superficie Utile) 

Il 20% realizzabile con l’uso ammesso b1) deve essere convenzionalmente collegato alle 

attività insediate. 

L’intervento dovrà avere un carattere diffusivo rispetto a obiettivi di riqualificazione 

territoriale posti dall’Amministrazione Comunale. 

Dovrà essere particolarmente approfondito l’aspetto relativo alla mobilità delle persone ed 

alla movimentazione di mezzi e cose nel quadrante territoriale interessato. 

L’attuazione dell’intervento è subordinata alla realizzazione del 2° lotto e del 2° lotto bis 

(variante alla S.S. n.253 “San Vitale” di collegamento alla Lungosavena) come stabilito 

dall’Accordo di Programma sottoscritto tra i Comuni di Bologna, Castenaso e Granarolo 

dell’Emilia e la Provincia di Bologna in data 25.05.2000. 

L’attuazione del lotto è subordinata inoltre alla messa a regime delle norme di sicurezza di 

cui al decreto 9 maggio 2001 e successive modifiche ed integrazioni, relativamente alla 

vicina area insediata con attività legate alla fabbricazione ed allo stoccaggio di materiali 

esplosivi, con particolare riferimento ad eventuali fasce di rispetto e inedificabilità. 1 

2) Zona DE.2 – ex-bocciofila 

1 Riserva della provincia. 




Pag. 22quater/3


La zona si attua attraverso intervento edilizio diretto convenzionato. 

Usi ammessi: b2.1.1.A), b2.1.2.A), b2.1.3.A), b2.1.1.NA), b2.1.2.NA), b2.1.3.NA) 

fino a 800 m 2 di SV. (la SV è compresa nella SU esistente). 

Tipi di intervento: C1, C2, C4, T1, T2, T3. 

Per C1 Su = Su esistente, per C2 e T2 , aumento del 20% della SU esistente. 

Altezza massima H = esistente, salvo particolari e comprovate necessità essa è 

aumentabile fino ad un massimo di m 10,50 

Rapporto di copertura = esistente 


Almeno il 15% del lotto fondiario di pertinenza deve essere destinato a verde permeabile 

(sia pubblico che privato), possibilmente alberato, secondo le indicazioni che saranno 

concordate con l’U.T. comunale. 

I parcheggi (pubblici, di uso pubblico e privati), dovranno essere realizzati con opportune 

alberature secondo le indicazioni che in proposito verranno formulate dall’Ufficio tecnico 

comunale e con materiali che garantiscano un adeguato livello di permeabilità degli stalli 

di sosta. 

Il progetto attuativo dovrà contenere le indicazioni, concordate con il Comune per il 

maggior rispetto possibile dei contenuti del punto 5.3 ‘accessibilità’ di cui alla delibera del 

Consiglio regionale n. 1253 del 23 settembre 1999. 

3) Zona DE.3 – “via Pederzana” 


La zona si attua attraverso intervento urbanistico preventivo d’iniziativa pubblica o 

privata. 

Usi ammessi: ................ b5.1); b2.2); b6.1); c3) limitatamente alle mense e ai centri di 

fitness. 

Tipi di intervento: C1, C2, C3, C4, T1, T2, T3. 

Per C3: Ut = 0,70 m 2 /m 2 

per C2 e T2 , aumento del 20% della SU esistente, da comprendere 

nell’Uf complessivo di zona. 




Pag. 22quater/4

Altezza massima H = m 15,00, salvo particolari e comprovate necessità di natura tecnica. 

Rapporto di copertura = esistente 


Almeno il 15% del lotto fondiario di pertinenza deve essere destinato a verde permeabile 

(sia pubblico che privato), possibilmente alberato, secondo le indicazioni che saranno 

concordate con l’U.T. comunale. 

Nella progettazione dell’intervento dovrà essere posta particolare cura alla salvaguardia 

della ‘corte’ edilizia esistente e dei due edifici storici che ne fanno parte. Dovrà inoltre 

essere recuperato l’adiacente edificio religioso classificato O2 della scheda di rilevamento 

n.116, della tavola di PRG n.10 “Beni culturali presenti nel territorio comunale”. 

4) Zona DE.4 – ‘area Comune di Bologna’ 


La zona si attua attraverso intervento urbanistico preventivo d’iniziativa pubblica o 

privata. 

Usi ammessi: b1), b2.2); b3.1); b3.2); b4.5); c1) per non meno dell’80% della Su 

realizzabile; c3) c4); e1.1);e1.2); 

sono inoltre ammessi gli usi b2.1.A e b2.1.NA nelle aree e con le specifiche 

di cui al comma 15 del presente articolo che riporta gli ambiti e i contenuti 

individuati in sede di conferenza provinciale dei servizi ex LR 14/99. 

Tipi di intervento: C1, C2, C3, C4, T1, T2, T3. 

Per C3: Ut= 0,45. m 2 

Altezza massima H = m 12,00; m 20,00 esclusivamente per edifici con destinazione 

terziaria b1). 


L’attuazione del lotto è subordinata alla realizzazione del 2° lotto bis (variante alla S.S. 

n.253 “San Vitale” di collegamento alla Lungosavena) come stabilito dall’Accordo di 

Programma sottoscritto tra i Comuni di Bologna, Castenaso e Granarolo dell’Emilia e la 

Provincia di Bologna in data 25.5.2000; 

Almeno il 15% del lotto fondiario di pertinenza deve essere destinato a verde direttamente 

permeabile (sia pubblico che privato), possibilmente alberato, secondo le indicazioni che 

saranno concordate con l’U.T. comunale. 

In virtù delle dimensioni dell’area e della sua ubicazione tutti gli standards vanno 

integralmente reperiti in loco e ceduti all’amministrazione comunale. 




Pag. 22quater/5


alberature secondo le indicazioni che in proposito verranno formulate dall’Ufficio tecnico 

comunale e con materiali che garantiscano un buon livello di permeabilità degli stalli di 

sosta. 

In questa zona, individuata nella cartografia di PRG con il numero 26, sono ammessi gli 

usi b2) attività commerciali, b2.1) Commercio al dettaglio, come specificato nei punti 

seguenti: 

merceologia non alimentare (NA): 

medio-piccole (Superficie di vendita: 250-1500 m 2 , usi: b2.1.2.NA), b2.1.3.NA), b2.1.4.NA); 

medio-grandi (Superficie di vendita : 1500-2500 m 2 , usi: b2.1.5.NA), b2.1.6.NA) 

grandi (Superficie di vendita maggiore di 2500 mq uso: b2.1.6.NA)) strutture di vendita di 

prodotti non alimentari; la Superficie di vendita massima realizzabile è di mq.9.000; 

5) Zone DE.5 – ‘aree di espansione (ex zone D1.2 e D6.2)’ 

Sono le zone già interessate da previsioni di interventi di espansione e denominate nel 

vigente PRG come D1.2) e D6.2) rispettivamente zone di espansione industriali-artigianali 

e zone di espansione per attività direzionali-commerciali. 

ST di riferimento = come da perimetri dei comparti in cartografia di PRG 

Le zone si attuano attraverso intervento urbanistico preventivo d’iniziativa pubblica o 

privata. 

Usi ammessi: ................ esistenti; b1), b2.1) nei limiti previsti nelle successive prescrizioni 

particolari, b2.2), b2.3), b3.1), b3.2), b4.4.1), b4.5), c1), c2), c3), c4), 

e1.1), e7.1), e7.3). 

Tipi di intervento: C1, C2, C3, C4, C7, R5, T1, T2, T3. 

per C3: dell'Ut = 4500 m 2 /ha /m 2 ; 

per C2 e T2 , aumento del 20% della SU eventualmente esistente, 

da comprendere nell’Uf complessivo di zona. 

Altezza massima H = m 12, salvo particolari e comprovate necessità di natura tecnica. 

Rapporto di copertura = il 35% del lotto deve essere permeabile. 

Prescrizioni particolari per gli interventi commerciali: 

nella zona (ex D6.2a) di Villanova, individuata nella cartografia di PRG con il numero 22, 

sono ammesse strutture di vendita alimentari di ogni dimensione, limitatamente a quelli 

esistenti alla data di adozione delle presenti norme e strutture di vendita di prodotti non 

alimentari di ogni dimensione, con una sola struttura di vendita di livello superiore, nel 

rispetto dei requisiti richiesti dalla Del. CR 1253/99. Ampliamenti della Superficie di 

vendita delle attività commerciali insediate sono ammessi solo se uguali o inferiori al 20% 




Pag. 22quater/6

della Superficie di vendita esistente alla data di approvazione della nuova disciplina del 

commercio (21.2.2001), ferma restante la Superficie utile residua; 

Nella zona (ex D6.2b) di v. Tosarelli (Villanova), individuata nella cartografia di PRG con 

il numero 24, sono ammesse medio-piccole (Superficie di vendita: 250-1500 mq) e mediograndi 

(Superficie di vendita : 1500-2500 mq) strutture di vendita di prodotti non 

alimentari; la realizzazione di nuove strutture commerciali medio-grandi è subordinata 

alla realizzazione del 2° lotto bis (variante alla S.S. n.253 “San Vitale” di collegamento alla 

Lungosavena) come stabilito dall’Accordo di Programma sottoscritto tra i Comuni di 

Bologna, Castenaso e Granarolo dell’Emilia e la Provincia di Bologna in data 25.5.2000; 

- nella zona (ex D6.2d) di via Romitino, individuata nella cartografia di PRG con il numero 

25, sono ammesse medio-piccole (Superficie di vendita: 250-1500 mq) e medio-grandi 

(Superficie di vendita : 1500-2500 mq) strutture di vendita di prodotti non alimentari; la 

Superficie di vendita massima realizzabile è di mq.9000; Nella stessa zona l’uso consentito 

b4.4.1 è ammesso solo nei lotti non direttamente confinanti con la adiacente zona D4. 

Prescrizioni particolari per il comparto DE.5: 

(localizzato nella zona industriale di Cà dell’Orbo a nord della ferrovia sulla via Di 

Vittorio). 

E’ una zona interessata da previsioni di interventi di espansione industriali-artigianali e 

per attività direzionali-commerciali. 

La zona si attua attraverso intervento urbanistico preventivo d’iniziativa pubblica. 

Usi ammessi: b1), b2.2), b2.3), b2.4), b3), b4.5), c1), c2), c3), c4), e1.1) e e1.2). 

Tipi di intervento: C1, C2, C3, C4, T1, T2 e T3. 

Per C3: Ut= 0,35 mq/mq di cui 385,64 mq di SU esistente. 

Altezza massima H = 10,50 ml, salvo particolari e comprovate necessità produttive, fino 



Almeno il 15% della Superficie Territoriale deve essere destinata a: Verde Pubblico (10% 

della ST) e Parcheggi Pubblici (5% della ST). 

Lungo il lato prospiciente la nuova viabilità pubblica dovranno essere realizzate 

opportune fasce alberate a cortina, secondo le indicazioni che saranno concordate con l’ 

U.T. comunale. 


alberature secondo le indicazioni che in proposito verranno formulate dall’Ufficio Tecnico 

comunale. 

Devono essere previsti opportuni accorgimenti tecnici per il recupero e riuso delle acque 

piovane. 




Pag. 22quater/7

6) Zona DE.6 – ‘Accordo Territoriale per gli ambiti produttivi sovracomunali 

dell’Associazione della Valle dell’Idice’ 

Sono le zone interessate da previsioni di interventi di espansione industriali-artigianali e 

per attività direzionali-commerciali, in attuazione dell’accordo di programma in variante 

al PRG per l’ambito produttivo di Villanova-Cà dell’Orbo. 

La porzione settentrionale del comparto è interessata dal possibile danno prodotto dallo 

stabilimento a rischio di incidente rilevante. Tali aree sono sottoposte a specifica 

regolamentazione ai sensi del D.M. 9 maggio 2001 in applicazione dell’art. 14 del D.Lgs 

334/99. All’interno di tali aree l’art. 15bis delle presenti norme regolamenta gli usi e le 

trasformazioni ammissibili, in conformità ai criteri definiti dal D.M. 9 maggio 2001 e dalla 

pianificazione territoriale. 

La zona si attua attraverso intervento urbanistico preventivo d’iniziativa pubblica. 

Usi ammessi: b1), b2.2), b2.3), b2.4), b3), b4.5), c1), c2), c3), c4), c5), e1.1) e e1.2). 

Per la zona ricompresa nelle aree a rischio di lesioni reversibili (di 

cui all’art. 15bis delle presenti norme) sono consentiti i seguenti 

usi: 

b2.3), b2.4), b3), b4.5), c1), c2), c4) con indice fondiario di 

edificazione 0,5 < If < 1 mc/mq , e c5) 

Per la zona ricompresa nelle aree a rischio di lesioni irreversibili 

(di cui all’art. 15bis delle presenti norme) sono consentiti i 

seguenti usi: 

b3), c1), c2), c4) con indice fondiario di edificazione If < 0,5 

mc/mq, e c5) 

Tipi di intervento: C1, C2, C3, C4, T1, T2 e T3. 

Per C3: Ut= 0,30 mq/mq 

Per la zona ricompresa nelle aree a rischio di lesioni reversibili (di 

cui all’art. 15bis delle presenti norme) sono consentiti i seguenti 

interventi: 

C1, C2, C3, C4, T1, T2 e T3. 

Per C3: Ut= 0,30 mq/mq 

Per la zona ricompresa nelle aree a rischio di lesioni irreversibili 

(di cui all’art. 15bis delle presenti norme) sono consentiti i 

seguenti interventi: 

C1, C2, T1, T2 e T3. 

Altezza massima H = 10,50 ml, salvo particolari e comprovate necessità produttive, fino 






Pag. 22quater/8

Fatte salve le disposizioni di cui all’Accordo di Programma in variante al PRG per 

l’attuazione dell’Accordo Territoriale per gli ambiti produttivi sovracomunali 

dell’Associazione ‘Valle dell’Idice’, sono valide le seguenti prescrizioni: 

La superficie permeabile dei comparti deve essere maggiore del 20% della ST. 

Almeno il 15% della Superficie Territoriale dovrà essere destinata a: Verde Pubblico (10% 

della ST) e Parcheggi Pubblici (5% della ST). 

Le aree ricomprese nella fascia di rispetto dell’elettrodotto ad alta tensione dovranno 

essere conteggiate come dotazione ecologica. 

Lungo la nuova viabilità pubblica interna ai comparti dovranno essere realizzate 

opportune fasce alberate a cortina, secondo le indicazioni che saranno concordate con l’ 

U.T. comunale. 


alberature secondo le indicazioni che in proposito verranno formulate dall’Ufficio Tecnico 

comunale. 

Dovranno essere previsti opportuni accorgimenti tecnici per il recupero e riuso delle acque 

piovane. 

Le nuove costruzioni dovranno essere realizzate ad una distanza, di 40,00 ml dalla nuova 

viabilità del lotto II bis della Lungosavena e di 60,00 ml dalla nuova viabilità del lotto II 

della Lungosavena ai sensi dell’art. 12.9 delle norme di PTCP. 

In relazione alla caratteristica dell’oleodotto militare che attraversa l’area – ove necessario 

– saranno da prevedersi interventi di delocalizzazione delle medesime condotte e/o di 

rifacimento per la messa in sicurezza secondo i requisiti previsti dalla normativa vigente 

in materia. 

Dovranno essere previste particolari misure di sicurezza nella progettazione e nella 

realizzazione dei fabbricati che ricadono nelle aree di danno dell’industria a rischio di 

incidente rilevante, quali utilizzo di vetri (o materiali alternativi al vetro) e telai portanti 

rigidi certificati a resistere a un livello di sovrapressione non inferiore a 0,03 bar per i 

fabbricati ricompresi nelle aree a rischio di lesioni reversibili e non inferiore a 0,07 bar per i 

fabbricati ricompresi nelle aree di danno con lesioni irreversibili. 

Sono ammesse costruzioni in aderenza al perimetro del comparto e/o del lotto fondiario 

qualora il soggetto attuatore risulti essere proprietario anche del lotto e/o della zona 

confinante. 




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ARTICOLO 23 – Zone territoriali omogenee E 


Sono definite zone territoriali omogenee E ai sensi dell’art. 2 del DM 2/4/68 e dell’art.13 

della L.R. 47/78 le parti del territorio comunale destinate a coltura e/o suscettibili di 

coltura agricola. 

2) FUNZIONI NEL CONTESTO TERRITORIALE 

Le funzioni delle aree agricole nel contesto territoriale sono la produzione vegetale e 

animale attraverso le coltivazioni agrarie e l’allevamento del bestiame, effettuate con 

modalità colturali e di allevamento che garantiscano contemporaneamente la tutela 

ambientale e la conservazione delle risorse fisiche. 

All’interno delle aziende agricole sono ammesse tutte le attività connesse all’economia 

aziendale; tutti gli altri tipi di attività sono da considerarsi in contrasto con le funzioni 

delle aree agricole e non sono ammesse. 

Nelle aree agricole la funzione agricola deve considerarsi prevalente e sovraordinata 

rispetto a tutti gli altri usi ammessi dalle presenti norme negli edifici esistenti, usi che non 

possono quindi comportare condizionamenti o limitazioni di alcun genere all’esercizio 

della attività agricola. 

3) NORME RELATIVE AGLI EDIFICI 

Per la definizione degli usi e degli interventi ammessi negli edifici, esistenti o previsti, 

ricadenti nelle zone agricole, sono stati distinti i seguenti casi: 

a) edifici residenziali esistenti alla data di adozione delle presenti norme; 

b) edifici di servizio agricolo esistenti alla data di adozione delle presenti norme; 

c) edifici promiscui esistenti alla data di adozione delle presenti norme; 

d) edifici per attività connesse all’agricoltura ma non aziendali esistenti alla data di 

adozione delle presenti norme; 

e) edifici per attività produttive non connesse all’agricoltura esistenti alla data di 

adozione delle presenti norme; 

f) edifici in corti coloniche interamente non utilizzate dalla data di adozione delle 


Rientrano negli edifici esistenti elencati alle lett. a) b) c) d) e) f) solo quelli che non siano 

stati realizzati o utilizzati abusivamente; tutti gli edifici (e altre opere) condonati a termine 

di legge (L.47/85 e successive modifiche e integrazioni) sono regolati alla lett. g) del 

successivo par.4.) (prescrizioni per l’attuazione degli interventi edilizi); 

g) nuove costruzioni; 

h) servizio di foresteria. 




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i) pubblici esercizi e altre funzioni di tempo libero e di promozione turistica, sociale ed 

economica 

a) edifici residenziali esistenti alla data di adozione delle presenti norme (edifici con 

tipologia residenziale, di carattere rurale o non rurale, compresi i “beni culturali” 

individuati nelle tavole di piano con le lettere: A - case padronali, ville; B - edifici 

plurifamigliari; C - edifici polifunzionali; E - residenze rurali). 

USI AMMESSI 

Gli edifici residenziali esistenti possono essere utilizzati per funzioni abitative e per 

funzioni di “tempo libero”. 

- le funzioni abitative ammesse sono sia la residenza funzionale alla produzione 

agricola (art.40, L.R. 47/78, comma 5), sia la residenza, permanente o temporanea, non 

connessa alla attività agricola (art.40, L.R. 47/78, comma 13); 

per gli edifici classificati “bene culturale” e aventi la tipologia di villa o palazzo sono 

ammesse anche residenze comunitarie e attrezzature di interesse comune; 

- le funzioni di “tempo libero” ammesse sono le attività agrituristiche (art. 2, L.R. 

26/94) e le attività di turismo rurale (art. 22, L.R. 26/94); entrambe le attività devono 

essere svolte nel rispetto delle prescrizioni igienico-sanitarie previste dalla Regione e 

dalla autorizzazione della Provincia; il turismo rurale é ammesso solo negli edifici 

classificati “bene culturale” nel PRG vigente. 

Gli edifici scolastici descolarizzati presenti in zona agricola sono assimilati agli edifici 

residenziali e sono utilizzabili per le stesse funzioni previste per gli edifici residenziali o 

per attrezzature di interesse comune. 

INTERVENTI AMMESSI: 

• per la residenza funzionale alla produzione agricola (residenza dei soggetti elencati al 

comma 5 dell’art.40 della L.R. 47/78 e dei loro familiari), gli interventi ammessi sono: 

1) mutamento degli usi esistenti negli usi ammessi; 

2) interventi di conservazione (vedi successivo par.6); 

3) interventi di trasformazione, per gli edifici non classificati “bene culturale”: 

- ristrutturazione edilizia (art. 31 lett. d) L.457/78) che non comporti modifiche alla 

sagoma dell’edificio, salvo quanto necessario per la regolarizzazione (2 o 4 falde) 

delle coperture (solo nel caso di coperture recenti o comunque dissonanti rispetto 

alle morfologie consolidate), nel rispetto di quanto disposto al comma 4. lett.h) del 

presente articolo; 

- ristrutturazione edilizia (art. 31 lett. d), L.457/78) con ampliamento dell’edificio fino al 

raggiungimento di una quantità massima in azienda di 480 mq di (Su+Snr), dei quali 

almeno il 15% destinato ad autorimesse, distribuiti in un numero di alloggi non 

superiore a quattro; l’ampliamento non può configurarsi come nuovo edificio 

autonomo ed é ammesso solo in aziende con SAU maggiore di 2 ha; 

in alternativa all’ampliamento, o in presenza di un edificio residenziale classificato 

“bene culturale” e quindi non ampliabile, può essere previsto l’utilizzo di un edificio 

di servizio agricolo (fienile/stalla) dell’azienda classificato “bene culturale” o 

caratterizzato da tipologia tradizionale, con le modalità stabilite alla successiva lett. 

b); 

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le autorimesse (incluse nei 480 mq) possono essere ottenute attraverso ampliamenti 

degli edifici esistenti, attraverso cambi d’uso di parti di servizi agricoli, o attraverso 

corpi staccati correttamente inseriti nella sistemazione della corte colonica; 

- ripristino tipologico (categoria di intervento A2, punto 3, art.36, L.R. 47/78), per gli 

edifici parzialmente demoliti dei quali siano ancora presenti le strutture edilizie che 

individuano il perimetro dell’edificio e dei quali sia reperibile una documentazione 

idonea a provarne la consistenza edilizia (documenti catastali, piante, foto); 

• per la residenza, permanente o temporanea, non connessa alla attività agricola e per 

le attività agrituristiche gli interventi ammessi sono: 



3) interventi di trasformazione, per gli edifici non classificati “bene culturale”: 

- ristrutturazione edilizia (art. 31 lett. d) L.457/78) che non comporti modifiche alla 





sono ammesse modifiche alla sagoma dell’edificio solo nel caso di edifici di ridotte 

dimensioni destinati a residenza per consentire il raggiungimento di 240 mq di 

(Su+Snr) ; 

- ripristino tipologico (categoria di intervento A2 punto 3, art.36 L.R. 47/78), per gli 

edifici parzialmente demoliti dei quali siano ancora presenti le strutture edilizie che 

individuano il perimetro dell’edificio e dei quali sia reperibile una documentazione 

idonea a provarne la consistenza edilizia (documenti catastali, piante, foto); 

• per il turismo rurale gli interventi ammessi sono solo gli interventi di conservazione 

previsti per gli edifici classificati “bene culturale” (vedi successivo par.6); 

NOTA: 

Per Su residenziale di una azienda alla data di richiesta di autorizzazione/concessione, si 

intende la Su di tutti gli edifici residenziali presenti in azienda alla suddetta data, inclusi 

quelli presenti alla data di adozione delle presenti norme, anche se successivamente 

scorporati o utilizzati per usi diversi (p. es. residenza non rurale, attività agrituristica, ecc); 

all'atto del rilascio di concessione per ristrutturazione con ampliamento dell'edificio 

residenziale, o per uso residenziale di un edificio di servizio agricolo, la superficie 

complessiva dell'azienda deve essere asservita con atto unilaterale d'obbligo trascritto, e, 

se alienata o data in uso a qualsiasi titolo, per intero o in parte, non potrà essere 

ulteriormente utilizzata a fini edificatori per supportare ampliamenti di servizi 

residenziali o utilizzi residenziali di edifici di servizio agricolo anche se la Su residenziale 

per la quale è stata rilasciata la concessione non ha raggiunto la quantità massima 

ammessa; 

b) edifici di servizio agricolo esistenti alla data di adozione delle presenti norme. 

(edifici tipologicamente conformati per funzioni rientranti nelle attività agricole, compresi 

Pag. 23/3 




i “beni culturali” individuati nelle tavole di piano con la lettera: F - edifici di servizio 

agricolo; a - accessori agricoli). 

USI AMMESSI 

Gli edifici di servizio agricolo esistenti sono destinati prioritariamente alle funzioni di 

servizio agricolo aziendale: 

A - immagazzinamento prodotti e ricoveri macchine agricole (fienili, depositi di 

prodotti agricoli, magazzini per mangimi, antiparassitari e altri prodotti; rimesse per 

macchine e attrezzi agricoli); 

B - lavorazione, prima trasformazione, conservazione e vendita dei prodotti agricoli 

aziendali (edifici per la prima trasformazione, conservazione e vendita dei prodotti 

ortofrutticoli; edifici per l’attività florovivaistica: invasatura, conservazione e vendita 

dei prodotti dell’azienda); 

C - allevamento animali (stalle per bovini, per equini, per ovi-caprini, per suini; 

ricoveri per allevamenti cunicoli, avicoli, o di altre specie); 

D - coltivazione in serre (serre aziendali: serre fisse comportanti trasformazione 

edilizia del territorio per colture vegetali legate allo sfruttamento del terreno agricolo 

dell’azienda); 

E - funzioni accessorie all'attività agricola (forni, pozzi, ricoveri animali di bassa corte, 

magazzini canapa/caselle, conserve). 

Gli edifici di servizio agricolo caratterizzati da tipologia tradizionale, sia classificati “bene 

culturale” sia non classificati, possono inoltre essere utilizzati per: 

- attività di tempo libero rientranti nell’ambito delle attività aziendali: attività 

agrituristiche (art. 2, L.R. 26/94), nel rispetto delle prescrizioni igienico-sanitarie 

previste dalla Regione e dalla autorizzazione della Provincia; 

- funzioni abitative, limitatamente agli edifici di cui alle lettere A, B, C, per i soggetti 

elencati al comma 5 dell’art.40 della L.R. 47/78 e loro familiari, in sostituzione degli 

ampliamenti ammessi per gli edifici residenziali dell’azienda; l’utilizzo di un edificio 

di servizio agricolo come residenza funzionale all’attività agricola (per soggetti elencati 

al comma 5 dell’art.40 della L.R. 47/78) all’interno di una azienda priva di edifici 

residenziali é ammessa solo in aziende con SAU uguale o superiore a 2 ha, se l’edificio 

é classificato “bene culturale”, oppure se l’edificio viene utilizzato da un conduttore 

giovane (meno di 40 anni al momento della richiesta di concessione); 

- funzioni di servizio alla residenza (servizi e accessori alla residenza costituenti Snr); 

- attività di turismo rurale (art. 22, L.R. 26/94), esclusivamente negli edifici classificati 

“bene culturale” nel PRG vigente, nel rispetto delle prescrizioni igienico-sanitarie della 

Regione e della autorizzazione della Provincia; 

- funzioni abitative non connesse all’attività agricola, esclusivamente negli edifici 

classificati “bene culturale” di tipologia F nelle tavole di piano e negli edifici collabenti 

con tipologia di fienile/stalla già classificati “bene culturale” nel piano previgente, 

individuati nelle tavole di piano; è consentito in ogni caso un numero di alloggi non 

superiore a 3 per ogni edificio; 





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• per gli edifici di servizio agricolo usati per le funzioni di servizio agricolo aziendale 

gli interventi ammessi sono: 



3) interventi di trasformazione, per gli edifici non classificati “bene culturale” (senza 

alcun limite di dimensione aziendale): 

- ristrutturazione edilizia (art. 31 lett. d) L.457/78) con ampliamento dell’edificio fino al 

raggiungimento dell’Uf previsto per le nuove costruzioni; 

in alternativa all’ampliamento può essere prevista una nuova costruzione, la 

realizzazione della quale é subordinata al rispetto delle condizioni previste alla lett. 

g) del presente paragrafo (nuove costruzioni); 

- demolizione e ricostruzione dell’edificio con Su non superiore a quella risultante dalla 

applicazione dell’Uf previsto per le nuove costruzioni; 

• per gli edifici di servizio agricolo di tipologia tradizionale di cui alle lettere A, B, C che 

vengono utilizzati per usi residenziali funzionali alla produzione agricola (residenza 

dei soggetti elencati al comma 5 dell’art.40 della L.R. 47/78 e dei loro familiari), in 

sostituzione degli ampliamenti ammessi per gli edifici residenziali dell’azienda 

(aziende con SAU maggiore di 2 ha), gli interventi ammessi sono: 

- per gli edifici con tipologia tradizionale non classificati “bene culturale”: 

ristrutturazione edilizia (art. 31, lett. d), L.457/78) finalizzata a reperire all’interno 

dell’edificio di servizio una quantità di (Su+Snr) tale che la (Su+Snr) complessiva in 

azienda arrivi a una quantità massima di 480 mq, dei quali almeno il 15% destinato 

ad autorimesse, distribuiti in un numero di alloggi non superiore a quattro; senza 

modifiche alla sagoma dell’edificio, salvo quanto necessario per la regolarizzazione (2 

o 4 falde) delle coperture (solo nel caso di coperture recenti o comunque dissonanti 

rispetto alle morfologie consolidate), nel rispetto di quanto disposto al comma 4. 

lett.h) del presente articolo; 

- per gli edifici con tipologia tradizionale classificati “bene culturale” di tipologia F 

nelle tavole di piano: interventi di conservazione (vedi successivo par.6) finalizzati a 

recuperare per l’uso residenziale o agrituristico le parti chiuse salvaguardando i 

volumi vuoti da terra al coperto senza frazionamenti o tamponamenti; 

• per gli edifici di servizio agricolo di tipologia tradizionale di cui alle lettere A, B, C che 

vengono utilizzati per usi residenziali funzionali alla produzione agricola (residenza 

dei soggetti elencati al comma 5 dell’art.40 della L.R. 47/78 e dei loro familiari), in una 

azienda priva di residenza (con SAU maggiore di 2 ha): 

- per gli edifici con tipologia tradizionale non classificati “bene culturale” (utilizzabili 

solo da imprenditori con meno di 40 anni al momento della richiesta di concessione): 

ristrutturazione edilizia (art. 31 lett. d) L.457/78) senza modifiche alla sagoma 

dell’edificio, salvo quanto necessario per la regolarizzazione (2 o 4 falde) delle 

coperture (solo nel caso di coperture recenti o comunque dissonanti rispetto alle 

morfologie consolidate), nel rispetto di quanto disposto al comma 4. lett.h) del 

presente articolo; solo nel caso di edifici di ridotte dimensioni sono ammesse 

modifiche alla sagoma per consentire il raggiungimento di 240 mq di (Su + Snr); 

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- per gli edifici con tipologia tradizionale classificati “bene culturale” di tipologia F 

nelle tavole di piano: interventi di conservazione (vedi successivo par.6) finalizzati a 

recuperare per l’uso residenziale le parti chiuse salvaguardando i volumi vuoti da 

terra al coperto senza frazionamenti o tamponamenti; 

• per gli edifici di servizio agricolo di tipologia tradizionale che vengono utilizzati per 

funzioni di servizio alla residenza (servizi e accessori alla residenza costituenti Snr) gli 

interventi ammessi sono quelli di conservazione (vedi par.6) e: 

- per gli edifici di servizio agricolo di tipologia tradizionale non classificati “bene 

culturale“ di cui alle lett. A, B, C: interventi di ristrutturazione edilizia (art. 31, lett. d), 

L.457/78) che non comporti modifiche alla sagoma dell’edificio, salvo quanto 

necessario per la regolarizzazione (2 o 4 falde) delle coperture (solo nel caso di 

coperture recenti o comunque dissonanti rispetto alle morfologie consolidate), nel 

rispetto di quanto disposto al comma 4. lett.h) del presente articolo; l'intervento 

dovrà essere finalizzato alla conservazione della tipologia originaria dell'edificio, nel 

rispetto dei caratteri morfologici e tipologici e attraverso l'utilizzo delle parti 

originariamente chiuse e la salvaguardia dei volumi tradizionalmente vuoti da terra 

al coperto. L'intervento è ammesso in sostituzione di tutti i manufatti precari 

eventualmente presenti nelle aree di pertinenza, che dovranno essere demoliti; 

- per gli edifici di servizio agricolo di tipologia tradizionale non classificati “bene 

culturale“ di cui alla lettera E: interventi di ristrutturazione edilizia (art. 31, lett. d), 

L.457/78) che non comporti modifiche alla sagoma dell’edificio, salvo quanto 

necessario per la regolarizzazione (2 o 4 falde) delle coperture (solo nel caso di 

coperture recenti o comunque dissonanti rispetto alle morfologie consolidate), nel 

rispetto di quanto disposto al comma 4. lett.h) del presente articolo; l'intervento 

dovrà essere finalizzato alla conservazione della tipologia originaria dell'edificio, nel 

rispetto dei caratteri morfologici e tipologici. L'intervento è ammesso in sostituzione 

di tutti i manufatti precari eventualmente presenti nelle aree di pertinenza, che 

dovranno essere demoliti; 

• per gli edifici di servizio agricolo di tipologia tradizionale che vengono utilizzati per 

attività di turismo rurale (ammesse solo negli edifici classificati “bene culturale” nel 

PRG vigente), o come residenze non connesse alla attività agricola (ammesse solo negli 

edifici classificati “bene culturale” di tipologia F nelle tavole di piano e negli edifici 

collabenti con tipologia di fienile/stalla già classificati “bene culturale” nel piano 

previgente, individuati nelle tavole di piano), e per funzioni agrituristiche, gli 

interventi ammessi sono: 

- per gli edifici con tipologia tradizionale non classificati “bene culturale”: 

ristrutturazione edilizia (art. 31 lett. d) L.457/78) senza modifiche alla sagoma 

dell’edificio, salvo quanto necessario per la regolarizzazione (2 o 4 falde) delle 

coperture (solo nel caso di coperture recenti o comunque dissonanti rispetto alle 

morfologie consolidate), nel rispetto di quanto disposto al comma 4. lett.h) del 


- per gli edifici collabenti con tipologia di fienile/stalla già classificati “bene 

culturale” nel piano previgente, individuati nelle tavole di piano: ristrutturazione 




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(categoria di intervento A3, sottocategoria 1, art.36 LR 47/78) finalizzata alla 

conservazione della tipologia originaria dell’edificio e alla valorizzazione dei 

caratteri morfologici e tipologici ancora leggibili, attraverso l’utilizzo delle parti 

originariamente chiuse e la salvaguardia dei volumi tradizionalmente vuoti da terra 

al coperto; l'intervento deve essere basato su un rilievo asseverato dal progettista ai 

sensi dell'art.481 del Codice penale; 

- per gli edifici con tipologia tradizionale classificati “bene culturale” nel PRG 

vigente: interventi di conservazione (vedi successivo par.6); nel caso di "beni 

culturali" di tipologia F gli interventi sono finalizzati a recuperare per l’uso previsto 

le parti chiuse salvaguardando i volumi vuoti da terra al coperto senza frazionamenti 

o tamponamenti; 

NOTA: 

Per Su di edifici di servizio agricolo di una azienda alla data di richiesta di 

autorizzazione/concessione, si intende la Su di tutti gli edifici di servizio agricolo presenti 

in azienda alla suddetta data, inclusi quelli presenti alla data di adozione delle presenti 

norme, anche se successivamente scorporati o utilizzati per usi diversi (attività 

agrituristica, ecc); 

all'atto del rilascio di concessione per ampliamento nuova costruzione di un edificio di 

servizio agricolo, la SAU che con l'applicazione degli indici di utilizzazione del presente 

piano risulta riferita agli edifici di servizio agricolo dell'azienda deve essere asservita con 

atto unilaterale trascritto e non potrà essere computata ai fini edificatori per la stessa 

destinazione, anche se scorporata. Nel caso di utilizzo dell'edificio di servizio agricolo 

come residenza vedi nota della precedente lettera a). 

c) edifici promiscui esistenti alla data di adozione delle presenti norme (edifici 

comprendenti in un unico corpo di fabbrica residenza e servizi agricoli, compresi i “beni 

culturali” individuati con le lettere: EF - edifici rurali promiscui: residenza rurale e 

fienile/stalla). 

USI AMMESSI: 

gli usi ammessi per la parte residenziale e per la parte dei servizi agricoli sono gli stessi 

previsti rispettivamente per gli edifici residenziali e per gli edifici di servizio agricolo alle 

prec. lett. a) e b); 


• per gli usi funzionali alla produzione agricola (residenza dei soggetti elencati al 

comma 5 dell’art.40 della L.R. 47/78 e dei loro familiari, e funzioni di servizio agricolo), 

gli interventi ammessi sono: 

- per gli edifici non classificati “bene culturale” (oltre agli interventi di 

conservazione): 

ristrutturazione edilizia (art. 31, lett. d), L.457/78) con ampliamento del servizio agricolo 

fino al raggiungimento della Su prevista per le nuove costruzioni; e/o con 

ampliamento della residenza fino al raggiungimento di una quantità massima in 

azienda di (Su+Snr) di 480 mq, dei quali almeno il 15% destinato ad autorimesse, 

distribuiti in un numero di alloggi non superiore a quattro; 

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l’incremento della Su residenziale e della Snr può essere ottenuto o con interventi di 

ristrutturazione all’interno della residenza che non comportino modifiche alla 

sagoma dell’edificio o con ampliamento dell’edificio o con interventi di mutamento 

d’uso e ristrutturazione che interessino la parte dei servizi agricoli, fino al 

raggiungimento delle quantità ammesse; l’ampliamento dell’edificio e il mutamento 

d’uso da servizio agricolo a residenza sono ammessi solo in aziende con SAU 

maggiore di 2 ha; 

- per gli edifici classificati “bene culturale” nel PRG vigente: 

interventi di conservazione (vedi successivo par.6); l’uso residenziale può interessare 

anche la parte originariamente destinata a servizi agricoli con interventi finalizzati a 

recuperare per l’uso previsto le parti chiuse salvaguardando i volumi vuoti da terra 

al coperto senza frazionamenti o tamponamenti; 

• per la residenza, permanente o temporanea, non connessa alla attività agricola gli 

interventi ammessi sono: 



ristrutturazione edilizia (art. 31, lett. d), L.457/78) che non comporti modifiche alla 





la residenza può estendersi anche nella parte dei servizi agricoli fino a un incremento 

massimo di Su residenziale di 200 mq; la restante parte dei servizi agricoli (se non 

più utilizzati per la loro specifica funzione) può essere utilizzata esclusivamente per 

servizi e accessori della residenza, incluse le autorimesse (Snr), in sostituzione di tutti 

i manufatti precari eventualmente presenti nelle aree di pertinenza, che dovranno 

essere demoliti; 

sono ammesse modifiche alla sagoma dell'edificio solo nel caso di edifici di ridotte 

dimensioni destinati a residenza per consentire il raggiungimento di 240 mq. di 

(Su+Snr); 


interventi di conservazione (vedi successivo par.6); l’uso residenziale può interessare 

anche la parte originariamente destinata a servizi agricoli con interventi finalizzati a 

recuperare per l’uso previsto le parti chiuse salvaguardando i volumi vuoti da terra 

al coperto senza frazionamenti o tamponamenti; 

• per le attività di turismo rurale, che sono ammesse solo in edifici classificati “bene 

culturale”, o per attività agrituristiche, gli interventi edilizi, subordinati al recepimento 

delle prescrizioni igienico-sanitarie della Regione e della autorizzazione della Provincia, 

sono: 



ristrutturazione edilizia (art. 31, lett. d), L.457/78) che non comporti modifiche alla 


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interventi di conservazione (vedi successivo par.6); le attività agrituristiche o di 

turismo rurale possono interessare anche la parte originariamente destinata a servizi 

agricoli con interventi finalizzati a recuperare per l’uso previsto le parti chiuse 

salvaguardando i volumi vuoti da terra al coperto senza frazionamenti o 

tamponamenti; 

NOTA: 

vedi note alle precedenti lett. a) e b) 

d) edifici destinati ad attività produttive connesse all’agricoltura ma non aziendali 

esistenti alla data di adozione delle presenti norme. 

USI AMMESSI: 

negli edifici destinati ad attività produttive connesse all’agricoltura ma non aziendali 

(allevamenti che non dispongano di terreno agricolo nella quantità necessaria per lo 

spandimento dei liquami, secondo i parametri della delibera del Consiglio regionale n. 

570/97; caseificio, rimesse macchine agricole contoterzisti) é ammesso l’utilizzo per 

l’attività presente alla data di adozione delle presenti norme o, nel caso di inserimento in 

una azienda agricola, l’utilizzo per servizi agricoli aziendali; 




3) interventi di trasformazione: 

• per gli edifici destinati ad allevamenti non aziendali: 

- ristrutturazione edilizia (art. 31, lett. d), L.457/78) senza aumento della potenzialità 

massima di allevamento, finalizzata a miglioramenti igienico-sanitari e ambientali; 

• per gli altri edifici destinati ad attività produttive connesse all’agricoltura ma non 

aziendali: 

- ristrutturazione edilizia (art. 31, lett. d), L.457/78) senza aumento della Su esistente alla 

data di adozione delle presenti norme; 

e) edifici per attività produttive non connesse all’agricoltura. 

USI AMMESSI: 

- per gli edifici destinati, alla data di adozione delle presenti norme, ad attività produttive, 

individuati nelle tavole di piano, é ammesso l’utilizzo per l’attività presente alla data di 

adozione delle presenti norme o, nel caso di inserimento in una azienda agricola, l’utilizzo 

per servizi agricoli aziendali; 




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- per gli edifici utilizzati alla data di adozione delle presenti norme, per strutture ricettive 

(ristoranti, trattorie, alberghi, pubblici esercizi) e/o utilizzabili per attività di turismo 

rurale, individuati nelle tavole di piano, é ammesso l’esercizio delle attività sopra dette; 

- per gli edifici e le strutture destinate a maneggi, scuole di equitazione, galoppatoi, é 

ammesso l’esercizio delle attività presenti alla data di adozione delle presenti norme; 




3) interventi di trasformazione: 

- ristrutturazione edilizia (art. 31 lett. d) L.457/78) senza modifiche della sagoma degli 

edifici; 

f) edifici in corti coloniche interamente non utilizzate dalla data di adozione delle 

presenti norme. 

USI AMMESSI 

• nelle corti coloniche costituite da più edifici nelle quali tutti gli edifici risultino, attraverso 

specifica documentazione, (ivi compresa la verifica presso l’Ufficio Anagrafe 

comunale nonché orientativamente: documentazione catastale; documentazioni 

comprovanti l’assenza di approvvigionamento idrico, l’assenza di energia elettrica, 

il non pagamento dell’ ICI, della tassa rifiuti, ecc.), non utilizzati e non rientranti in 

aziende agricole dalla data di adozione delle presenti norme, é ammesso l’utilizzo 

per residenze, permanenti o temporanee, non connesse all’attività agricola; possono 

essere utilizzati sia gli edifici residenziali che gli edifici di servizio agricolo 

(fienili/stalla con tipologia tradizionale) ; 

gli interventi previsti vanno assoggettati a concessione onerosa (art.28 LR 47/78) con 

convenzione che subordina i singoli interventi a un progetto unitario, esteso all’intera 

corte colonica, nel quale siano rispettate le seguenti condizioni: 

- usi ammessi: residenze o in alternativa, nel caso di “beni culturali” con tipologia di villa, 

residenze comunitarie o attrezzature culturali o sociali, pubbliche o private; gli alloggi, nel 

rispetto della tipologia dei singoli edifici, devono avere una (Su+Snr) media non inferiore 

a 200 mq., dei quali almeno il 20% destinato ad autorimesse; il numero complessivo di 

alloggi per ogni corte colonica non può comunque essere superiore a 6; 

- rispetto delle Prescrizioni del successivo par.4 e in particolare delle prescrizioni di cui 

alle lett. c) (scarichi civili e approvvigionamento idrico) e d) (gestione degli spazi aperti 

di pertinenza degli edifici); 

in alternativa all'intervento esteso all'intera corte colonica attraverso progetto unitario, 

effettuabile in presenza di condizioni documentate di non utilizzo e non appartenenza ad 

alcuna azienda agricola dalla data di adozione delle presenti norme, sono ammessi solo 

interventi di conservazione senza cambio di destinazione d'uso; 

• nell’area comprendente Villa Carlina e la corte colonica adiacente, individuata come 

area di interesse storico-ambientale nelle tavole di piano, i singoli edifici possono essere 

utilizzati per residenze, per strutture ricettive, per attrezzature sociali, comunitarie, 

culturali; gli interventi previsti vanno assoggettati a concessione onerosa (art.28 LR 47/78) 




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con convenzione che subordina i singoli interventi a un progetto unitario, nel quale siano 

definiti sia gli interventi di recupero relativi ai singoli edifici sia una idonea sistemazione 

complessiva dell’area esterna; 




3) interventi di trasformazione per gli edifici non classificati “bene culturale”: 

- ristrutturazione edilizia (art. 31, lett. d), L.457/78), nel rispetto di quanto disposto al 

comma 4. lett.h) del presente articolo, con reperimento della Su e della Snr (comprensiva 

delle autorimesse) all’interno della sagoma degli edifici; sono ammesse modifiche 

marginali alla sagoma non comportanti aumento del volume esistente, salvo quanto 

necessario per la regolarizzazione (2 o 4 falde) delle coperture, per consentire modifiche 

migliorative dell’assetto funzionale o morfologico degli edifici. La regolarizzazione delle 

coperture è consentita solo nel caso di coperture recenti o comunque dissonanti rispetto 

alle morfologie consolidate. 

g) nuove costruzioni 

Nelle zone agricole sono ammesse nuove costruzioni solo per edifici di servizio agricolo 

aziendale, e alla condizione che vengano inserite in adiacenza agli edifici di corti 

coloniche esistenti, con eventuale ridisegno funzionale della corte colonica, in aziende con 

superficie agricola utilizzata (SAU) maggiore di 2 ha; non sono pertanto ammesse nuove 

costruzioni in terreni agricoli privi di fabbricati. 

La realizzazione di nuovi edifici di servizio agricolo é prevista o in alternativa agli 

ampliamenti ammessi per gli edifici di servizio agricolo esistenti o per funzioni 

introdotte ex novo nell’azienda agricola: 

ai fini del calcolo della Su delle nuove costruzioni, deve essere considerata la Su degli 

edifici di servizio agricolo già esistenti in azienda, inclusi quelli presenti alla data di 

adozione delle presenti norme e successivamente scorporati dall’azienda; 

la Su di un edificio di servizio agricolo classificato “bene culturale”, o caratterizzato 

da tipologia tradizionale, del quale non sia possibile il pieno utilizzo e che venga 

conservato e tutelato, viene calcolata per la sola parte effettivamente utilizzata; 

all'atto del rilascio della concessione la SAU rapportata alla Su dei servizi agricoli 

dell’azienda deve essere asservita con atto unilaterale trascritto e non potrà essere 

utilizzata successivamente per realizzare la stessa quantità di Su per lo stesso tipo di 

servizio, anche in caso di scorporo del terreno dall’azienda; 

USI AMMESSI: 

Gli edifici di servizio agricolo sono destinati alle seguenti funzioni: 

A - immagazzinamento prodotti e ricoveri macchine agricole (fienili, depositi di 

prodotti agricoli, magazzini per mangimi, antiparassitari e altri prodotti; rimesse per 

macchine e attrezzi agricoli); 

B - lavorazione, prima trasformazione, conservazione e vendita dei prodotti agricoli 

aziendali (edifici per la prima trasformazione, conservazione e vendita dei prodotti 

ortofrutticoli; edifici per l’attività florovivaistica: invasatura, conservazione e vendita 

dei prodotti dell’azienda); 




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C - allevamento animali (stalle per bovini, per equini, per ovi-caprini, per suini; 

ricoveri per allevamenti cunicoli, avicoli, o di altre specie); 

D - coltivazione in serre (serre aziendali: serre fisse comportanti trasformazione 

edilizia del territorio per colture vegetali legate allo sfruttamento del terreno agricolo 

dell’azienda). 

E - funzioni accessorie all'attività agricola (forni, pozzi, ricoveri animali di bassa corte, 

magazzini canapa/caselle, conserve). 


interventi di nuova costruzione con l’applicazione dei sottoelencati indici di 

utilizzazione fondiaria Uf; gli Uf vanno applicati alla SAU aziendale (vedi definizioni al 

successivo par.6); la SAU aziendale utilizzata per l’applicazione dell’Uf può ricadere 

anche nei territori di altri comuni limitrofi purché non venga utilizzata per altri interventi 

edilizi; 

• per gli edifici destinati alla funzione A ed E- immagazzinamento prodotti e ricoveri 

macchine agricole; funzioni accessorie all'attività agricola : 

Uf= 75 mq. di Su/ha di SAU. 

Il superamento dell’Uf, qualora consentito da disposizioni di legge, sarà ammesso in sede 

di formazione degli strumenti allo scopo previsti dalla legge; 

• per gli edifici destinati alla funzione B - lavorazione, prima trasformazione, 

conservazione e vendita dei prodotti agricoli aziendali: 

a) edifici per la lavorazione, prima trasformazione, conservazione e vendita dei prodotti 

ortofrutticoli (edifici aziendali e interaziendali): 

Uf= 60 mq. di Su/ha di SAU della coltura specializzata, con SAU della coltura 

specializzata compresa tra 2 e 5 ha; 

Uf= 50 mq. di Su/ha di SAU della coltura specializzata, con SAU della coltura 

specializzata maggiore di 5 ha; 

b) edifici per l’attività florovivaistica: invasatura; conservazione e vendita dei prodotti 

dell’azienda: 

Uf= 50 mq. di Su/ha di SAU della coltura specializzata. 


di formazione degli strumenti allo scopo previsti dalla legge.; 

• per gli edifici destinati alla funzione C - allevamento animali: 

1) dimensionamento della superficie lorda di allevamento (SLA) 

Il dimensionamento della SLA massima si ottiene con l’applicazione dell’indice di 

utilizzazione: 

Uf= 150 mq di SLA/ha di SAU 

La SLA massima conseguente all’applicazione dell’Uf é realizzabile se sono soddisfatte le 

seguenti condizioni: 

a) sia garantito un corretto rapporto capo/terra in relazione all’auto 

approvvigionamento, inteso come produzione in azienda di almeno il 25% delle unità 

foraggiere necessarie; 




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) siano soddisfatti nell’ambito aziendale o interaziendale di riferimento i carichi 

massimi ammissibili di liquame spandibile stabiliti dalla Delibera del Consiglio 

regionale n. 570/97 Norme tecniche di attuazione del Piano territoriale regionale per il 

risanamento e la tutela delle acque - stralcio per il comparto zootecnico, e cioè una quantità 

non superiore a un contenuto di azoto pari a 340 kg per ha per anno nelle zone non 

vulnerabili, (come individuate nella carta della vulnerabilità alla scala 1/250.000 

allegata al piano stralcio), e non superiore a un contenuto di azoto pari a 170 

kg/ha/anno per le zone vulnerabili elevabile a 210 kg/ha/anno in presenza di assetti 

colturali idonei; 

c) sia preventivamente richiesta l’autorizzazione allo spandimento dei liquami (ai sensi 

dell’art.3 della LR 50/95 che costituisce autorizzazione allo scarico ai sensi e per gli 

effetti della L.319/76 e della LR 7/83 e successive modifiche), autorizzazione che deve 

essere rilasciata dalla Provincia competente per territorio, previa verifica di conformità 

dello spandimento ai carichi massimi ammissibili di liquame stabiliti dalla Delibera CR 

n.570/97; 

La SAU utilizzata per un tipo di allevamento non può essere utilizzata per un altro tipo di 

allevamento. 


di formazione degli strumenti allo scopo previsti dalla legge, purché vengano rispettate le 

condizioni elencate alle precedenti lett. a),b),c). 

Non sono ammessi nuovi allevamenti suinicoli; sono pertanto ammessi solo ampliamenti 

degli allevamenti esistenti alla data di adozione delle norme; negli ampliamenti devono 

essere rispettate le condizioni di cui alle precedenti lett. a), b) e c), e devono essere 

rispettate le condizioni previste dalla Del. GR 641/98, art.6; 

2) dimensionamento dei contenitori per lo stoccaggio e maturazione dei liquami e 

dei letami. 

Lo stoccaggio delle deiezioni derivanti dagli allevamenti deve essere effettuato nel 

rispetto delle disposizioni dei seguenti articoli della L.R. 50/95: art. 13 - Stoccaggio dei 

liquami zootecnici, art. 14 - Stoccaggio e maturazione dei letami e art. 14 bis - Custodia dei 

liquami e dei letami, e della delibera della Giunta Regionale n 1853/99. 

La capacità minima dei contenitori per lo stoccaggio degli effluenti viene calcolata 

in riferimento alla potenzialità massima di allevamento. 

• per gli edifici destinati alla funzione D - coltivazione in serre (costruzioni stabilmente 

infisse al suolo mediante opere murarie o simili con coperture traslucide per consentire 

l’illuminazione naturale, destinate a colture vegetali legate allo sfruttamento del terreno 

agricolo dell’azienda): 

Uf= 0,25 mq. di Su/mq. di SAU 

h) servizio di foresteria. 

Il servizio di foresteria per prestatori d’opera stagionale può essere realizzato in edifici 

esistenti previa stipula di una convenzione con il Comune di Castenaso che stabilisca: 




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- le caratteristiche dimensionali e prestazionali del servizio di foresteria in stretto rapporto 

alla attività produttive e alle esigenze di prestazione d’opera stagionale della azienda o 

delle aziende interessate; 

- le modalità di esercizio del servizio di foresteria ; 

- le modalità dell’utilizzo degli spazi destinati a servizio di foresteria nel caso di 

cessazione (previa valutazione del possibile utilizzo della struttura per finalità di utilità 

sociale); 

- le sanzioni nei casi di inadempienza. 

i) pubblici esercizi e altre funzioni di tempo libero e di promozione turistica, sociale ed 

economica 

Nelle zone agricole è consentita l’apertura di ristoranti e l’insediamento di altre funzioni 

di tempo libero e di promozione turistica, sociale ed economica quali eventi di 

rappresentanza, feste, cerimonie, anche con servizi di catering, negli edifici esistenti, 

residenziali e di servizio agricolo (fienili e stalle), sia classificati bene culturale che di 

tipologia tradizionale. 

In caso di chiusura o di delocalizzazione/trasferimento delle attività insediate ai sensi 

della presente lettera, sono fatte salve le facoltà normative consentite dalle presenti norme 

come applicabili agli immobili nell’assetto antecedente il cambio di destinazione d’uso di 

cui al presente comma. A tal fine, al momento della richiesta di trasformazione, in 

aggiunta a quanto già prescritto dalle presenti norme, dovrà essere fornita una perizia 

giurata attestante l’uso e la consistenza degli immobili interessati dalla trasformazione. 

USI AMMESSI 

• usi già ammessi dal presente Articolo 23; 

• ristoranti; 

• esercizio di attività con funzioni di tempo libero e di promozione turistica, sociale ed 

economica quali eventi di rappresentanza, feste, cerimonie, anche con servizi di catering 

INTERVENTI AMMESSI : 

Per adeguare gli edifici esistenti, residenziali e di servizio agricolo (fienili e stalle), sia 

classificati bene culturale che di tipologia tradizionale, alle necessità dettate dalla tipologia 

di attività da insediarsi, potranno essere realizzati i seguenti interventi: 



3) interventi di trasformazione per gli edifici non classificati “bene culturale”: 

- ristrutturazione edilizia (art. 31, lett. d), L.457/78), nel rispetto di quanto disposto al 

comma 4. lett.h) del presente articolo, con reperimento della Su e della Snr (comprensiva 

delle autorimesse) all’interno della sagoma degli edifici; sono ammesse modifiche 

marginali alla sagoma non comportanti aumento del volume esistente, salvo quanto 

necessario per la regolarizzazione (2 o 4 falde) delle coperture, per consentire modifiche 

migliorative dell’assetto funzionale o morfologico degli edifici. La regolarizzazione delle 

coperture è consentita solo nel caso di coperture recenti o comunque dissonanti rispetto 

alle morfologie consolidate. 




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4) manufatti temporanei e stagionali, connessi ai ristoranti o alle funzioni di tempo libero 

e di promozione turistica, sociale ed economica principali insediate, e come tali non 

autonomamente utilizzabili. 

Tali manufatti sono ammessi nella quantità massima di superficie coperta pari a 2 volte la 

superficie coperta dell’edificio principale interessato dal cambio d’uso per l’insediamento 

delle funzioni ammesse ai sensi della lettera i) comma3. 

Per manufatti sono da intendersi in via esemplificativa gazebo, pergolati, tenso-strutture, 

ecc. con specifica esclusione di volumi prefabbricati. Se la permanenza temporanea di tali 

strutture è pari o superiore a 10 giorni, il loro inserimento nel contesto rurale dovrà essere 

sottoposto in fase progettuale alla valutazione di compatibilità paesaggistica/ambientale. 

PRESCRIZIONI PARTICOLARI PER L’ESERCIZIO DELLE ATTIVITA’: 

L’esercizio delle attività ammesse dal presente comma è subordinato a: 

• rispetto delle Prescrizioni del successivo par.4 e in particolare delle prescrizioni di cui 

alle lett. c) scarichi civili e approvvigionamento idrico e d) gestione degli spazi aperti di 

pertinenza degli edifici; 

• accessibilità 

la corte colonica dovrà avere accesso direttamente dalla viabilità principale o da viabilità 

minore con accesso posto a distanza inferiore di 1000 m. dalla viabilità principale misurata sul 

percorso stradale o dovrà essere nell’adeguato intorno dei centri abitati del territorio 

comunale; la viabilità principale e l’adeguato intorno dei centri abitati sono definiti 

dall’Elaborato Allegato 3 

• parcheggio 

L’esercizio delle attività ammesse dal presente comma è subordinato alla dimostrazione della 

disponibilità di aree da adibire a parcheggio, in numeri di posti auto adeguati al carico di 

clientela effettivamente prevista dal tipo di attività e dalle caratteristiche dimensionali della 

stessa. A tal fine, si assumono come riferimento i seguenti parametri: 

ristoranti: numero di coperti massimi ammissibili / 2 

Eventi di rappresentanza, feste, 

cerimonie 

numero di presenze contemporanee massime 

ammissibili / 3 

La sistemazione delle aree su cui consentire il parcheggio deve essere effettuata in conformità 

a quanto già disposto dalla presente normativa e non deve prevedere opere comportanti 

impermeabilizzazione del suolo. 

• compatibilità dell’attività con le altre funzioni ammesse nel territorio agricolo 

Al fine di mantenere prevalenti e sovraordinate le attività legittimamente insediate nelle aree 

agricole alla data di adozione della presente variante urbanistica (28.10.2005), per avvalersi 

delle facoltà previste dal presente comma dovrà essere dimostrata la compatibilità dell’attività 

di nuovo insediamento con le funzioni presenti nei restanti edifici facenti parte della corte su 

cui si intende intervenire. 

• gestione imprenditoriale delle attività insediate 

Al fine di garantire la tutela del contesto rurale nonchè l’unitarietà e l’identità delle corti 

coloniche interessate, tutte le attività insediate, ai sensi della lettera i) comma3 del presente 

articolo, negli edifici e nei manufatti temporanei connessi, dovranno avere una gestione 

imprenditoriale unitaria per tutto il periodo di autorizzazione dei manufatti temporanei. 




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4) PRESCRIZIONI PER L’ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI EDILIZI 

Nell’attuazione degli interventi edilizi devono essere osservate le seguenti prescrizioni: 

a) distanze: da osservarsi negli ampliamenti di edifici esistenti e nelle nuove costruzioni: 

1) distanze minime dalle strade (dal confine stradale, come definito all’art.3 del Nuovo Codice 

della strada) da osservarsi negli ampliamenti fronteggianti le strade e nelle nuove 

costruzioni anche conseguenti a demolizione : 

40 m. dalla ss S.Vitale e dalla sp Lungo Savena; 

20 m. dalle restanti strade provinciali e comunali; 

10 m. dalle strade vicinali . 

In corrispondenza di incroci o biforcazioni le fasce di rispetto sono determinate in 

conformità a quanto disposto dall’art. 5 del DM 1.4.68 (e dall’art. 16, 2° comma, Nuovo 

codice della strada); nelle curve le fasce di rispetto sono determinate in conformità a 

quanto disposto dall’art. 27 del Regolamento del Nuovo codice della strada. 

Per gli edifici ricadenti in aree interessate da rispetti stradali gli ampliamenti previsti dalle 

presenti norme possono essere realizzati solo nella parte non prospiciente il fronte stradale 

(art.45, ultimo comma, L.R. 47/78). 

L’escavazione di canali e fossi, la costruzione o ricostruzione di muri di cinta, la 

piantumazione di alberi e siepi lungo i tracciati stradali deve essere effettuata nel rispetto 

delle prescrizioni dell’art.26, commi 1, 2-quater, 3, 4, 5 del Regolamento del Nuovo codice 

della strada; 

2) distanze minime dalla linea ferroviaria (da misurarsi dal ciglio o dal piede della scarpata, 

art. 45, 4° comma, L.R. 47/78): 

30 m.; 

Per gli edifici ricadenti in aree interessate da rispetto ferroviario gli eventuali ampliamenti 

possono essere realizzati nella parte non prospiciente il fronte ferroviario (art. 45, ultimo 

comma, L.R. 47/78) previa autorizzazione degli uffici competenti (art. 60, D.P.R. 11.7.80, n. 

753). 

La piantumazione di piante e siepi e la costruzione di muriccioli, steccati e recinzioni 

lungo il tracciato ferroviario, le escavazioni e i canali nei terreni adiacenti alla linea 

ferroviaria, i depositi di pietre o di altro materiale sui terreni adiacenti alla linea 

ferroviaria devono rispettare le distanze previste rispettivamente dagli artt. 52, 53, 56 del 

citato D.P.R; distanze minori possono, in particolari circostanze, essere autorizzate dagli 

uffici competenti (art. 60 del medesimo D.P.R). 

3) distanza minima dalle sponde o piede dagli argini del torrente Idice e del torrente Savena: (art. 

17, comma 10 del PTPR vigente): 

10 m.; 

la distanza dei 10 m. si applica rispetto al limite della zona di tutela dell'alveo attivo (art. 

14, primo comma, lettera a) come individuata sulle tavole di P.R.G. 




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Le fasce di 150 m. dalle sponde o piede degli argini ai lati dei corsi d’acqua (oltre al corso 

d’acqua stesso) iscritti negli elenchi del R.D. 1775/33 (torrente Idice e torrente Savena) nei 

tratti indicati dal suddetto R.D. e confermati dalla Del.Consiglio regionale n. 596/86, sono 

sottoposte a vincolo paesaggistico ai sensi della L.431/85 e ai relativi obblighi (art.1, 

L.431/85), con la esclusione contemplata per le zone urbanizzate. 

4) distanze dai cimiteri: 

Le nuove costruzioni e gli ampliamenti di edifici esistenti non possono ricadere nelle fasce 

di rispetto cimiteriale individuate nelle tavole di piano; 

5) distanze minime dai confini di zona o di proprietà: 

5 m. per tutti gli edifici, porcilaie escluse; 

20 m. per le porcilaie; 

6) distanze minime tra edifici: 

10 m. tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti; 

20 m. tra edifici per allevamento animali e edifici residenziali dell’azienda; 

100 m. tra edifici per allevamento animali e edifici residenziali non insistenti 

nell’azienda (200 nel caso di allevamenti suinicoli o avicoli); 

7) distanze massime tra edifici: 

Le nuove costruzioni dovranno costituire un insieme organico con gli edifici esistenti; per 

questo motivo la distanza massima tra il nuovo edificio e gli edifici preesistenti (misurata 

tra le pareti più vicine) non potrà essere superiore a m. 20 (30 m. per gli edifici destinati 

all’allevamento animali); 

8) distanza minime degli allevamenti e degli spandimenti di liquami dagli abitati: 

Le nuove costruzioni e gli ampliamenti di edifici per allevamenti avicoli o di zootecnia 

minore con più di 1000 capi o per allevamenti suinicoli con più di 200 capi suini 

equivalenti (1 capo suino equivalente, c.s.e., corrisponde al peso convenzionale di 80 kg di 

peso vivo), devono avere una distanza minima (misurata in linea d’aria) dagli abitati 

(zone incluse nel perimetro di territorio urbanizzato e zone di espansione previste dal 

piano) non inferiore a m.500; la stessa distanza deve essere rispettata per i lagoni di 

accumulo dei liquami. 

Le nuove costruzioni di edifici per allevamenti bovini con più di 100 U.G.B. (1 U.G.B. 

corrisponde al peso convenzionale di 500 kg), a eccezione degli allevamenti bradi o 

semibradi, devono avere una distanza minima (misurata in linea d’aria) dagli abitati (zone 

incluse nel perimetro di territorio urbanizzato e zone di espansione previste dal piano) 

non inferiore a m.300. 

Le distanze da rispettarsi nello smaltimento al suolo degli effluenti di allevamento sono 

quelle previste dal vigente Regolamento Comunale di Igiene. 

b) altezze 




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1) altezze massime dei fronti degli edifici da osservarsi negli ampliamenti di edifici 

esistenti e nelle nuove costruzioni: 

m.8,00 (con esclusione di silos, serbatoi, ecc.) per tutti gli edifici; 

m.4,00 per le serre; 

negli ampliamenti di edifici esistenti l’altezza dell’ampliamento può essere uguale a 

quella dell’edificio nel quale si effettua l’intervento anche se maggiore dell’altezza 

massima prescritta; 

2) altezze utili dei locali: le altezze utili dei locali devono essere conformi a quanto previsto 

dal Regolamento Edilizio e dal Regolamento d’Igiene; sono ammesse deroghe per gli 

edifici classificati “bene culturale”. 

c) scarichi civili e approvvigionamento idrico 

- tutti gli interventi comportanti aumento di Su residenziale devono essere corredati del 

progetto relativo al trattamento degli scarichi; 

in particolare: 

gli interventi che comportano aumento di residenza non connessa alla attività agricola 

(mutamenti d’uso; interventi di conservazione o di trasformazione; progetti relativi 

all’utilizzo di corti coloniche abbandonate) sono subordinati alla predisposizione di un 

progetto dal quale risulti che il sistema previsto per il trattamento degli scarichi é 

correttamente correlato alla quantità di Su residenziale prevista e alla caratteristiche ed 

estensione del terreno ricevente di proprietà degli utilizzatori; il progetto deve essere 

corredato del parere dell’ARPA, obbligatorio e vincolante nella parte prescrittiva; il parere 

è rilasciato, anche, sulla base di una “relazione”, redatta dal progettista, che consenta di 

valutare l’incidenza idrologica del progetto di smaltimento nel contesto territoriale di 

riferimento; 

- gli interventi comportanti aumento di Su residenziale sono inoltre subordinati alla 

predisposizione dei sistemi per l’approvvigionamento idrico in quantità correlata alla 

quantità di utenti previsti, secondo modalità (allacciamento all’acquedotto o utilizzo di 

pozzi) approvate dagli enti competenti; 

d) spazi aperti di pertinenza degli edifici 

1) piantumazioni 

1.1.) tutti gli interventi relativi a edifici ricadenti nelle zone agricole sono subordinati alla 

presentazione di un progetto di sistemazione relativa all’area di pertinenza dell’edificio, 

nel quale venga prevista la conservazione delle piante (alberi, arbusti, siepi) esistenti e la 

loro integrazione con associazioni di piante autoctone, secondo quanto previsto dal 

Regolamento del Verde; 

é ammesso l’abbattimento di piante esistenti solo nel caso di piante malate o che 

pregiudichino la sicurezza dell’edificio; in questi casi deve essere prevista la sostituzione 

delle piante abbattute con altre che rientrino fra quelle tipiche dell’area; 

1.2.) tutti gli interventi relativi a edifici inseriti in terreni non costituenti “aziende agricole” 

sono subordinati ad atto unilaterale d’obbligo riguardante sia la sistemazione dell’area di 

pertinenza dell’edificio di cui al precedente punto 1.1.), sia le modalità di gestione dei 




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terreni, con specifico riferimento alla regimazione delle acque superficiali e alla 

conservazione e introduzione di siepi, alberi e arbusti di specie autoctone in particolare 

lungo la rete idraulica, la viabilità principale e poderale, i confini di proprietà, in 

conformità con quanto previsto dal Regolamento del Verde; per gli interventi da 

realizzare può essere previsto uno specifico programma di attuazione; 

1.3.) tutti gli interventi relativi a edifici inseriti in aziende agricole interessate da 

infrastrutture viarie caratterizzate da elevato volume di traffico, sono subordinati alla 

previsione di piantumazione nella fascia di terreno adiacente all’arteria viaria, 

piantumazione da effettuarsi con alberi/arbusti/siepi di specie autoctone (cfr. 

Regolamento del Verde) o comunque con piante non destinate alla alimentazione; 

2) recinzioni 

2.1. non sono ammesse recinzioni che separino edifici ricadenti nella stessa corte colonica 

salvo il caso in cui, nell’ambito del ridisegno funzionale della corte, tali recinzioni si 

rendano necessarie per la sicurezza e la incolumità degli utilizzatori della corte; 

le recinzioni di corti coloniche, parchi e giardini vanno realizzate esclusivamente con siepi 

vive o con siepe e reti metalliche con eventuale zoccolatura sporgente non più di 20 cm dal 

piano di campagna; 

2.2. non sono ammesse recinzioni che accorpano aree agricole ad aree residenziali urbane 

o stralciano dalle zone agricole aree destinate a utilizzi non agricoli; qualora effettuate 

devono considerarsi alle stregua delle opere contemplate dall’art. 7, L. 47/85; 

3) parchi ed esemplari arborei 

i parchi presenti in zona agricola vanno rigorosamente tutelati; gli eventuali abbattimenti 

di esemplari arborei devono essere autorizzati dal Comune; 

4) pavimentazioni 

nelle aree di pertinenza degli edifici ricadenti nelle zone agricole le aree pavimentate 

vanno preferibilmente previste in adiacenza agli edifici; sono sempre ammesse le aree 

pavimentate in adiacenza ad edifici di servizio agricolo, destinate ad attività aziendali, 

(carico e scarico, ecc.), con idonea raccolta e smaltimento delle acque meteoriche; 

5) pertinenze 

nelle corti coloniche (o ex corti coloniche) esistenti alla data di adozione del piano é 

ammessa la realizzazione di attrezzature pertinenziali in rapporto di complementarità 

funzionale con la residenza (campo da bocce, campo da tennis o altra attrezzatura 

similare, piscina), non comportanti nessun tipo di copertura e nessun accessorio edilizio, 

nella misura massima di 1000 mq di superficie interessata, e a distanza dagli edifici 

esistenti non superiore a m.15, fatte salve distanze maggiori per il rispetto di alberature di 

pregio esistenti e/o per il miglior inserimento delle dette strutture nella morfologia del 

luogo. 

In presenza di edifici utilizzati alla data di adozione della variante (7.4.2003) come 

residenze protette nell'ambito di iniziative volte a specifiche finalità sociali e assistenziali, 

é ammessa la realizzazione di pertinenze coperte con Su non superiore a 700 mq, 




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correttamente rapportate alla corte colonica, nel rispetto delle altre condizioni sopra dette, 

previa apposita convenzione con l’Amministrazione Comunale; 

e) interventi relativi, o in adiacenza, a edifici classificati “bene culturale” 

Per gli edifici classificati “bene culturale” sono ammessi solo gli interventi di 

conservazione (vedi successivo par.6); le nuove costruzioni e gli ampliamenti che 

interessino corti coloniche nelle quali siano presenti edifici classificati “beni culturali” 

devono essere correttamente inseriti attraverso il controllo delle altezze, dei materiali e 

delle tecnologie costruttive, dei volumi e delle coperture. 

f) ambiti territoriali con specifiche prescrizioni . 

1) aree della campagna-parco di tutela dei caratteri morfologici, idraulici e naturalistico ambientali 

dei torrenti Idice e Savena 

Nelle zone E individuate come aree della campagna-parco di tutela dei caratteri 

morfologici, idraulici e naturalistico ambientali dei torrenti Idice e Savena nelle tavole di 

P.R.G., ferme restando le maggiori limitazioni prescritte dall’art.14 delle presenti Norme 

per le suddette zone comprese in “aree ad alta probabilità di inondazione” individuate con 

apposita grafia sulle tavole di PRG, oltre agli interventi sui fabbricati esistenti, è consentita 

esclusivamente la realizzazione di fabbricati strettamente connessi alla conduzione del 

fondo e alle esigenze abitative di soggetti aventi i requisiti di imprenditori agricoli a titolo 

principale ai sensi delle vigenti leggi, non diversamente localizzabili. 

La realizzazione di tali interventi di nuova edificazione è subordinata all’adozione di 

misure di riduzione dell’eventuale rischio idraulico di cui l’Amministrazione Comunale 

può provvedere, nell’ambito del procedimento abilitativo, a verificare l’adeguatezza e a 

dettare le opportune prescrizioni. 

Sono in ogni caso sottoposti al parere dell'Autorità di Bacino, che si esprime in merito alla 

compatibilità e coerenza degli interventi con gli obiettivi di tutela e adeguamento 

dell’assetto della rete idrografica stabiliti dal vigente Piano Stralcio per l’Assetto 

Idrogeologico (PSAI), seguendo la procedura di cui al comma 4 dell’art. 24 delle Norme 

del PSAI medesimo: 

• gli interventi di nuova edificazione, in quanto ammessi dalle presenti Norme, ad 

esclusione di quelli riguardanti nuove occupazioni di suolo in aree già interessate da 

trasformazione edilizia, o aree i cui piani attuativi preventivi sono stati resi esecutivi 

prima del 27.06.2001 o di opere infrastrutturali e fabbricati i cui provvedimenti 

concessori sono stati resi esecutivi prima del 27.06.2001 ; 

• le opere che alterino la morfologia del terreno suscettibili di determinare modifiche al 

regime idraulico. 

E' comunque esclusa la realizzazione di strutture per nuovi allevamenti zootecnici di 

qualunque tipo, nonché la ristrutturazione di strutture esistenti di allevamento zootecnico 

non strettamente finalizzata alla riduzione dell'impatto ambientale e paesaggistico degli 




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allevamenti già in attività alla data del 27.06.2001. In tali casi è consentito anche un 

eventuale ampliamento una tantum della Su preesistente fino ad un massimo del 10%. 

E' altresì vietato lo stoccaggio anche provvisorio dei rifiuti (discariche per rifiuti urbani, 

speciali e pericolosi), ad esclusione di stoccaggi temporanei di rifiuti derivanti da attività 

di demolizione e ricostruzione. 

E' invece favorita la eventuale bonifica dei suoli e delle falde ai sensi del D.lgs 5/2/97, n.22 

e successive modifiche. 

Entro tali zone, pertanto, lo svolgimento delle attività agricole e delle attività 

complementari e compatibili, quali le attività agrituristiche, del turismo rurale, quelle 

abitative e del tempo libero, in applicazione delle altre disposizioni contenute nelle 

presenti Norme, dovrà in ogni caso conformarsi a criteri di tutela e valorizzazione 

ambientale e paesaggistica del territorio interessato, con particolare riguardo per: 

la conservazione e sviluppo di alberature, siepi, boschetti e fasce alberate, di 

collegamento e frangivento, ivi comprese aree a radura, qualora ritirate dalla 

produzione, a fini ambientali, costituite da formazioni vegetali autoctone (e non 

infestanti) a carattere permanente, tese a favorire la biodiversità e la complessità 

ambientale sia dal punto di vista ecologico che paesaggistico; 

una produzione agricola volta a sviluppare la fruizione pubblica del territorio rurale, 

anche tramite l'inserimento nell'ambito dell'azienda agricola di specifici elementi 

destinati a tale scopo (sentieristica, aree di sosta e pic-nic, piccole aree ricreative e per il 

tempo libero, ecc.), purché di minimo impatto e tali da non richiedere specifici 

interventi di nuova edificazione; potranno altresì essere realizzate eventuali modeste 

attrezzature precarie e facilmente amovibili, che non comportino 

impermeabilizzazione dei suoli tale da impedire il naturale deflusso delle acque nel 

sottosuolo; 

la ricostruzione di ambienti di elevato significato paesaggistico e di riequilibrio 

ecologico nelle aree rurali anche attraverso il potenziamento dell'apparato 

vegetazionale ovunque ciò risulti compatibile con i caratteri pedoclimatici dei suoli e 

sia coerente con la trama territoriale dominante nella zona, in particolare in prossimità 

della confluenza fra Idice e Savena, ambito particolarmente delicato e pregiato sotto il 

profilo naturale e paesaggistico, ed a nord della passerella pedonale esistente; 

l'adozione di adeguate misure di mitigazione dell'impatto ambientale e paesaggistico 

per tutti gli interventi previsti, sia per quanto attiene all'impiego di tecniche, materiali 

costruttivi ed elementi di finitura esterni in coerenza con i caratteri dominanti del 

paesaggio agrario circostante, anche ricorrendo ad opportune schermature arboree ed 

arbustive, con impiego di essenze rigorosamente autoctone; 

l'ubicazione delle eventuali nuove costruzioni, in quanto ammesse dalle presenti 

Norme, il più possibile in adiacenza a complessi edificati preesistenti e loro 

integrazione nel contesto secondo criteri di coerenza tipologica, compositiva e 

costruttiva con le forme tradizionali locali, quali in particolare: 

- compattezza ed autonomia funzionale dell'area cortiliva, 




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- correlazione dell'ubicazione degli edifici alla rete dei percorsi e della viabilità 

vicinale, 

- adozione di opportuni accorgimenti di corretto inserimento ambientale e 

paesaggistico, con una distribuzione del verde di arredo consona ai modelli 

insediativi rurali e non di tipo urbano. 

Le aziende operanti in queste zone avranno inoltre priorità nella erogazione di specifici 

contributi di compensazione per lo svolgimento di funzioni di tutela e miglioramento 

dell’ambiente naturale, quali: 

incremento dell’equipaggiamento vegetazionale e della biomassa; 

utilizzo di modelli colturali a più contenuta chimicizzazione ed in particolare delle 

tecniche di agricoltura biologica; 

complementarietà della utilizzazione del suolo e degli immobili per funzioni culturali, 

didattiche, ricreative e del tempo libero; 

organizzazione di parco agricolo aperto al pubblico anche con finalità didattiche, 

scientifiche e ricreative. 

2) aree di interesse archeologico 

Nelle zone E individuate come aree di interesse archeologico nelle tavole di piano, costituenti 

zone di tutela ai sensi dell’art.33 della LR 47/78, é fatto obbligo, prima di procedere a 

interventi che comportino scasso di terreno, richiedere alla Soprintendenza archeologica 

competente per territorio l’esecuzione di sondaggi preliminari per l’accertamento 

dell’esistenza o meno di strati o strutture archeologiche. 

3) aree di interesse storico-ambientale 

Nelle zone E individuate come aree di interesse storico-ambientale nelle tavole di piano non é 

ammessa la realizzazione di nuove costruzioni. 

g) costruzioni (e altre opere) condonate 

Per le costruzioni (e altre opere) condonate a termine di legge (L.47/85 e successive 

modifiche e integrazioni) valgono le seguenti disposizioni: 

1) gli edifici in cui sono state condonate opere interne, oppure interventi edilizi e 

mutamenti d’uso conformi alla disciplina urbanistico-edilizia vigente al momento della 

realizzazione dell’opera, ma realizzati in assenza del prescritto titolo, oppure interventi 

relativi a servizi e accessori di pertinenza di edifici residenziali e a essi adiacenti, ai fini 

dell’applicazione delle disposizioni del presente piano sono assimilati agli edifici 

legittimamente realizzati; 

2) per gli edifici nei quali sono stati condonati interventi edilizi non rientranti fra quelli cui 

al precedente punto 1) e mutamenti d’uso non conformi alla disciplina urbanisticoedilizia, 

sono ammessi solo interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e opere 

interne, e il mantenimento delle destinazioni d’uso riconosciute con il condono fatti salvi 

gli interventi di trasformazione consentiti dalle presenti norme applicate all’edificio 

nell’assetto antecedente alle trasformazioni abusive successivamente condonate; 

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3) per le costruzioni abusive non condonate ai sensi delle predette leggi é prevista la 

demolizione senza ricostruzione. 

h) demolizione e ricostruzione di edifici residenziali o promiscui o di servizio agricolo 

L’intervento di demolizione e ricostruzione di edifici residenziali o promiscui o di servizio 

agricolo é ammesso nel solo caso di edifici non classificati “beni culturali” nei quali sia 

comprovato, con apposita documentazione e previo accertamento in contraddittorio con 

l'Amministrazione comunale, che le caratteristiche strutturali dell’edificio sono tali da 

rendere non praticabili interventi di recupero; la ricostruzione dell’edificio dovrà avvenire 

sullo stesso sedime, con la stessa (Su+Snr) e con i caratteri delle tipologie tradizionali 

dell’area. Nel caso di edifici ricadenti in fasce di rispetto stradale la ricostruzione dovrà 

avvenire in area adiacente al sedime dell'edificio demolito, alla distanza dal confine 

stradale prescritta alla precedente lett. a) 

i) controllo degli interventi 

Riguardo alla conformità degli interventi in zona agricola alle prescrizioni del PRG, 

esprime il proprio parere l’organo allo scopo previsto dal Regolamento Edilizio vigente. 

5) PRESCRIZIONI PER LA GESTIONE DEL TERRITORIO 

a) tutela della centuriazione 

Nelle aree agricole ricadenti nelle zone di tutela della struttura centuriata (comma 2, lett. c, 

dell’art. 21 del PTPR approvato) o nelle zone di tutela di elementi della centuriazione (comma 

2, lett. d, dell’art. 21 del PTPR approvato), riportate nell’elaborato n.9, é fatto divieto di 

alterare le caratteristiche essenziali degli elementi caratterizzanti l’impianto storico della 

centuriazione, quali: le strade, le strade interpoderali, i canali di scolo e di irrigazione 

disposti lungo gli assi principali della centuriazione, i tabernacoli agli incroci degli assi, le 

case coloniche, i relitti dei filari di antico impianto, orientati secondo la centuriazione, 

come individuati nell’elaborato n.9 “Elementi della centuriazione”. 

Gli interventi di nuova edificazione consentiti dalle presenti norme debbono essere 

coerenti con l’organizzazione territoriale e costituire unità accorpate urbanisticamente e 

paesaggisticamente con l’edificazione preesistente. 

b) conservazione della capacità d’invaso 

Gli interventi di modifica o sostituzione della rete scolante superficiale con drenaggio 

tubolare interrato sono subordinati alla realizzazione di un volume di invaso di una 

quantità pari a 100 mc per ogni ettaro drenato con tale sistema; l’invaso dovrà essere 

corredato con opportuna fascia di vegetazione di piante autoctone; il relativo progetto 

deve essere preventivamente autorizzato dal Comune e dagli enti titolari della gestione 

della rete superficiale. 

Dovranno in ogni caso essere rispettate tutte le disposizioni relative al controllo delle 

prestazioni complessive e della gestione del sistema idraulico emanate dal vigente Piano 

Stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PSAI) predisposto dalla competente Autorità di 




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Bacino del Reno, con particolare riferimento a quelle specificamente contenute nel Titolo II 

delle Norme del suddetto Piano Stralcio. 

Ogni modificazione indotta da interventi antropici sulle caratteristiche delle portate 

immesse nel reticolo idrografico principale, secondario, minore e di bonifica, come 

definito dal vigente Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico, è subordinata al parere 

favorevole dell’Autorità idraulica competente. 

c) spandimento di liquami zootecnici. 

Tutti gli allevamenti zootecnici che effettuano lo spandimento di liquami sul suolo adibito 

a uso agricolo sono sottoposti alle disposizioni della LR 50/95 e dalle Norme tecniche di 

attuazione del Piano territoriale regionale per il risanamento e la tutela delle acque - 

stralcio per il comparto zootecnico - approvate con Del. del Consiglio Regionale n. 570/97, 

e dalla Direttiva per la loro applicazione (Del. della Giunta Regionale n.1853/99). 

Gli allevamenti che effettuano lo spandimento di liquami devono richiedere 

l’autorizzazione allo spandimento di cui all’art.3, L.R. 50/95, che costituisce 

autorizzazione allo scarico ai sensi e per gli effetti della L. 319/76 e della L.R. 7/83 e 

successive modifiche; la suddetta autorizzazione deve essere rilasciata dalla Provincia (art. 

4, L.R. 50/95), previa verifica di conformità dello spandimento ai carichi massimi 

ammissibili di liquame stabiliti dalle Norme tecniche di attuazione del Piano territoriale 

regionale per il risanamento e la tutela delle acque - stralcio per il comparto zootecnico 

(Del. del Consiglio regionale n. 570/97). 

La durata della autorizzazione é indicata nella autorizzazione stessa e non può comunque 

superare i quattro anni. 

Sono esclusi dal procedimento autorizzatorio gli allevamenti di tipo famigliare che 

producono beni per autoconsumo e gli allevamenti che producono esclusivamente letame 

o materiali assimilati (def. di letame: art.2 comma 1 LR 50/95). 

E’ stabilito un procedimento semplificato (art.5 LR 50/95) per gli allevamenti bovini 

esistenti al 13 giugno ‘76, per gli allevamenti bovini, avicoli e cunicoli con produzione 

annua di letame inferiore a 500 mc e una produzione di acque di lavaggio inferiore a 1000 

mc e per gli allevamenti suinicoli con produzione annua di letame non superiore a 500 

mc.. 

E’ inoltre prevista solo la presentazione di denuncia di inizio della attività di 

spandimento per gli allevamenti bovini con consistenza fino a 10 capi adulti (art.5bis LR 

50/95). 

Lo spandimento di liquami zootecnici e altri effluenti di allevamento é ammesso in 

quantità non superiori a un contenuto di azoto pari a 340 kg per ha per anno nelle zone 

non vulnerabili (come individuate nella carta della vulnerabilità allegata al piano stralcio) 

e non superiori a un contenuto di azoto pari a 170 kg/ha/anno per le zone vulnerabili 

elevabile a 210 kg/ha/anno in presenza di assetti colturali idonei. 

Per gli allevamenti bovini, avicoli e cunicoli la quantità di effluenti (liquami e letami) é 

determinata in rapporto alla potenzialità massima di allevamento (tab.1 - BUR n.69 del 

19/4/2000 - allegata alla Del. GR 1853/99: m 

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3 /mese X t. di peso vivo, valutato in rapporto al 

tipo di animale e alla modalità di allevamento); la quantità di azoto viene calcolata 

anch’essa in base alla potenzialità massima di allevamento (tab.2 - BUR n.69 del 




19/4/2000 - allegata alla Del. GR 1853/99: kg di N/anno X t. di peso vivo, valutato in 

rapporto al tipo di animale e alla modalità di allevamento); la potenzialità massima di 

allevamento (tab.1 allegata alla Del. GR 1853/99: numero dei capi x peso medio) é quella 

dichiarata dal titolare dell’allevamento, in coerenza con le soluzioni stabulative adottate. 

Per gli allevamenti equini e ovicaprini la quantità di effluenti (liquami e letami) é 

determinata secondo le disposizioni della Circolare 2654/96. 

Gli interventi riguardanti insediamenti zootecnici destinati all’allevamento di suini 

devono essere effettuati nel rispetto delle disposizioni della delibera della Giunta 

regionale n. 641/98 relative ai “comuni non eccedentari”. 

Lo spandimento dei liquami può essere effettuato solo su suolo adibito a uso agricolo ed 

esclusivamente per fini agronomici (art.11 della LR 50/95). Lo spandimento é vietato nelle 

aree e zone elencate all’art. 2 della Del. CR n.570/97, oltreché nelle situazioni e nei tempi 

elencati all’art.7 della medesima Delibera. 

3) aree interessate dal vigente Piano delle attività estrattive (PAE) 

Le aree rientranti nelle zone agricole inserite nel vigente Piano delle attività estrattive, una 

volta esaurita l’attività estrattiva prevista, dovranno essere assoggettate a interventi 

finalizzati al ripristino dell’attività agricola o a interventi di rinaturazione in particolare 

nelle fasce adiacenti a corsi d’acqua. 

6) DEFINIZIONI DEI TERMINI USATI 

1.- Interventi di conservazione 

1.1. negli edifici non classificati “beni culturali” gli interventi di conservazione sono: 

a) opere interne - art.26, L.47/85; 

b) opere interne - art.2, comma 60, L. 662/96; 

c) manutenzione ordinaria - art.31, lett.a), L.457/78; 

d) manutenzione straordinaria - art.31, lett.b), L.457/78 

e) restauro e risanamento conservativo - art.31, lett.c), L.457/78; 

1.2. negli edifici classificati “bene culturale” gli interventi di conservazione sono: 

per gli edifici classificati nelle tavole di piano con il numero 2 (valore storico- 

testimoniale) : 

a) opere interne - art.26, L.47/85; 

b) manutenzione ordinaria - art.31 lett.a), L.457/78; 

c) manutenzione straordinaria - art.31 lett.b), L.457/78; 

d) restauro e risanamento conservativo tipo B - categoria d'intervento A2, 

sottocategoria 2) dell'art.36, L.R.47/78; 

nel caso di magazzini canapa/caselle l'intervento di restauro e risanamento 

conservativo tipo B - categoria d'intervento A2, sottocategoria 2) dell'art. 36, L.R 47/78 

comprende anche eventuali tamponamenti compatibili con i caratteri tipologici, 

formali e strutturali degli edifici; 




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per gli edifici classificati nelle tavole di piano con il numero 1 (valore storicoambientale 

e particolare valore architettonico) : 

a) manutenzione ordinaria - art.31 lett.a), L.457/78; 

b) restauro scientifico - categoria d'intervento A1, dell'art.36, L.R.47/78 ; 

Ogni intervento deve essere basato su rilievi alla scala 1:50, la cui conformità allo stato del 

luogo é asseverata dal progettista, ai sensi dell’art.481 del Codice penale, e relativa 

documentazione fotografica eseguita con strumenti metrici a riscontro, e su analisi che, 

partendo dalle informazioni riportate dalle analisi allegate al piano, costituiscono il 

supporto necessario per la comprensione dell’organismo edilizio e degli interventi 

proposti; gli elementi individuati come “elementi di pregio” nelle schede di analisi 

allegate al piano sono comunque vincolanti per la proposta di intervento. 

Gli interventi relativi a edifici sottoposti al vincolo delle leggi 1089/39 e 1497/39 devono 

essere preventivamente autorizzati dalla Soprintendenza BB.CC.AA. competente. 

2. - Azienda agricola 

Per azienda agricola si intende, ai fini della applicazione delle presenti norme, l’unità 

tecnico-economica costituita da terreni in proprietà e terreni in affitto con contratti almeno 

quinquennali o altri diritti reali di godimento formalmente costituiti. 

3. - Superficie agricola utilizzata (SAU) 

Per superficie agricola utilizzata (SAU) si intende la superficie fondiaria di riferimento 

depurata delle superfici boscate e delle tare improduttive, così come dichiarato dal 

richiedente la concessione su base catastale, qualora la situazione catastale conservata 

(mappa catastale) non rispecchi fedelmente lo stato dei luoghi. 

Nella SAU così definita rientrano comunque anche le superfici assoggettate al ritiro 

temporaneo della produzione sempreché vi sia la presenza di copertura vegetale. 

4. - Superficie lorda di allevamento (SLA) 

Per SLA si intende tutta la superficie coperta destinata alla stabulazione, alla sosta, 

all’alimentazione e servizio per l’allevamento degli animali, comprensiva dei muri 

perimetrali e interni; nella SLA sono escluse le superfici destinate ai paddock, anche se 

dotate di tamponamento leggero nel lato esposto al vento dominante, e le superfici 

destinate allo stoccaggio delle deiezioni provenienti dall’allevamento anche se coperte con 

tettoie. 

5. - Edifici di servizio agricolo caratterizzati da tipologia tradizionale 

Ai fini della applicazione delle presenti norme si definiscono edifici di servizio agricolo 

caratterizzati da tipologia tradizionale i fienili, le stalle, i fienili/stalla realizzati con 

tipologie e tecnologie tradizionali (strutture in muratura, coperture a falde con manto in 

coppi); paradigmatici delle tipologie e tecnologie “tradizionali” sono gli edifici di servizio 

agricolo qualificati “bene culturale”, in genere ricalcanti il modello settecentesco del Dotti. 




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ARTICOLO 24 – Tutela dell’ambiente rurale. 

SOPPRESSO 

CON VARIANTE SPECIFICA P.R.G. 

"ZONE AGRICOLE " 

(approvata Del. CC n. 75 del 07.07.2000) e 

riassorbito nelle disposizioni dell’art.23. 




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ARTICOLO 25 – Zone territoriali omogenee F. 


Parti del territorio destinate ad attrezzature di uso pubblico di interesse generale, 

comprendenti: 

Fa) zone per servizi pubblici e amministrativi di livello comunale; 

F1) zone per servizi tecnologici; 

F2) attrezzature sportive di interesse sovracomunale; 

F3) zone per parco fluviale; 

F4) zone cimiteriali; 

F5) zone per attrezzature assistenziali di gestione privata; 

F6) zone per attrezzature militari 


a) nelle zone di cui al punto Fa) del comma 1) sono ammesse: sede municipale e 

relative attrezzature, attrezzature pubbliche sanitarie di livello comunale e 

sovracomunale, altre attrezzature di livello comunale e sovracomunale; 

b) nelle zone di cui al punto F1) del comma 1) sono ammessi, con riferimento al 

precedente art. 6, i seguenti usi tecnologici e di servizio: b6.1 attività di interesse 

comune di tipo civile (impianto centralizzato di cucina comunale, ecc.); e1.1 reti 

tecnologiche e relativi impianti (ENEL, TELECOM, SNAM, AMGA), e1.2 impianti 

per l’ambiente (trattamento e smaltimento di rifiuti solidi, impianti di depurazione 

e simili); 

c) nella zona di cui al punto F1) del comma 1) contrassegnata con la sigla “s”, 

comprendente il nuovo depuratore comunale di Castenaso Est e alcuni edifici 

adibiti a magazzini comunali sono ammessi i seguenti usi: servizi sociali, usi 

tecnologici e connessi al mantenimento e al ripristino dell’equilibrio ambientale: 

b6.1 Attività di interesse comune di tipo civile (magazzini comunali), e1.1 reti 

tecnologiche e relativi impianti, e1.2 impianti per l’ambiente, e7.1 mantenimento e 

manutenzione dell’assetto morfologico ed idrogeologico, regimazione idraulica, 

manutenzione e gestione del soprassuolo vegetale in funzione idrogeologica, e7.2 

tutela della varietà ecologica, e7.3 riequilibrio ecologico con interventi di 

mitigazione di impatto ambientale e fasce verdi di schermatura 

Nella Zona F1.s è consentita la realizzazione di manufatti edilizi e opere 

infrastrutturali relativi agli usi sopra indicati, in coerenza con gli obiettivi del Piano 

Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI) e con la pianificazione degli interventi 




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d’emergenza di protezione civile, senza tuttavia che risulti sensibilmente 

incrementato il rischio idraulico rispetto a quello esistente, con riferimento alle 

variabili definite nell’art. 4 delle Norme del vigente Piano Stralcio per l’Assetto 

Idrogeologico (PSAI) . 

I progetti per tali interventi, come pure di qualsiasi opera che alteri la morfologia 

del terreno in grado di determinare modifiche al regime idraulico, sono di norma 

sottoposti al parere dell’Autorità di Bacino che si esprime in merito alla loro 

compatibilità e coerenza con i contenuti dell’art. 16 delle Norme del vigente Piano 

Stralcio per l’Assetto idrogeologico e con gli obiettivi del Piano stesso, seguendo la 

procedura di cui al comma 4 dell’art. 24 delle Norme del medesimo. 

Non sono soggetti al suddetto parere dell’Autorità di Bacino: 

• i progetti preliminari di nuovi interventi infrastrutturali al servizio degli 

insediamenti esistenti; 

• gli interventi riguardanti nuove occupazioni di suolo in aree già interessate da 

trasformazione edilizia, o aree i cui piani attuativi preventivi sono stati resi 

esecutivi prima del 27.06.2001 o di opere infrastrutturali e fabbricati i cui 

provvedimenti concessori sono stati resi esecutivi prima del 27.06.2001. 

Nella zona F1.s è comunque vietata l’ubicazione di impianti di stoccaggio 

provvisorio e definitivo dei rifiuti (discariche per rifiuti urbani, speciali e pericolosi) 

fatta ecce3zione per il deposito temporaneo e lo stoccaggio provvisorio di fanghi 

provenienti dall’impianto di depurazione esistente. 

E’ consentita la sistemazione ambientale ai sensi del D.lgs.5/2/97 n.22 e s.m. 

Sono inoltre ammessi i seguenti interventi sui manufatti edilizi esistenti: 

• MO e MS, nonché R1-R2 sui manufatti tutelati ai sensi del D.Lgs. 490/99 (Testo 

unico dei beni culturali) e/o classificati di interesse storico-testimoniale 

ambientale dal PRG; 

• C7; 

• interventi imposti dalle normative vigenti, finalizzati all’eliminazione delle 

barriere architettoniche (T4) , al risparmio energetico (T5), ecc.; 

• interventi di dichiarata “rilevante utilità sociale”, da parte della A.C. (T1, T2, C2, 

C4); 

• interventi atti a ridurre la vulnerabilità al rischio idraulico e idrogeologico, estesi 

anche alle pertinenze dei manufatti edilizi. 

che sono comunque subordinati al parere favorevole dell’Autorità di Bacino., ad 

eccezione delle opere imposte dalle normative nazionali e regionali vigenti, nonché 

dalle presenti Norme, delle opere sui fabbricati tutelati dalle presenti Norme, delle 

trasformazioni di fabbricati definiti dall’Amministrazione Comunale a “rilevante 

utilità sociale” espressamente dichiarata e degli interventi MO e MS, 

Si applicano inoltre le seguenti disposizioni particolari per il magazzino comunale e 

relativa area di deposito presenti in destra idrografica del torrente Idice: 

- sui manufatti edilizi esistenti sono ammessi interventi di MO e MS; C7 per i 

fabbricati secondari in precario stato di conservazione, C5, subordinati alla 




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contestuale realizzazione di opere di messa in sicurezza idraulica (realizzazione 

di muretti di contenimento ad ovest dei fabbricati, modifica piano di imposta 

pavimento, ecc.); 

- è ammesso il restyling delle facciate dell’edificio principale, finalizzato ad un 

migliore inserimento paesaggistico ed ambientale dell’organismo edilizio, 

nonché la riduzione dell’area a piazzale priva di copertura vegetale; 

- è ammessa la realizzazione di eventuali riporti di terreno sul margine est 

dell’area (lato strada) allo scopo di realizzare un’opportuna schermatura vegetale 

perimetrale, anche in considerazione di eventuali futuri mutamenti di 

destinazione d’uso per concorso ad attività collegate alla fruizione ambientale dei 

luoghi: museo del fiume, area disponibile per feste all’aperto, deposito noleggio 

biciclette, attrezzature per il ricovero di animali randagi, ecc.: usi b4.2, b6.1, e1.3, 

e7.1, e7.3; 

d) nelle zone di cui al punto F2) del comma 1) sono ammesse attrezzature sportive di 

interesse sovracomunale; 

e) Nella zona di cui al punto F2) del comma 1 contrassegnata dalla sigla “a”, 

corrispondente al Campo di Golf Casalunga, nel rispetto delle destinazioni d’uso di 

cui all’art. 6 delle presenti Norme, sono ammessi gli usi b2.2 pubblici esercizi, b4.2 e 

b4.3 attività culturali, ricreative e sportive per capienze di pubblico anche superiori 

alle 150 persone, b4.5 attività di parcheggio, b5.1 attività ricettive alberghiere, 

limitatamente alla tipologia edilizia della “club-house” fino ad un massimo di n. 10 

stanze, connessa agli impianti sportivi principali, c3 attività di servizio e di svago 

private, c4 foresteria, alloggio per custode, e1.1 reti tecnologiche e relativi impianti, 

e1.2 impianti per l’ambiente, e7.1 mantenimento e manutenzione dell’assetto 

morfologico ed idrogeologico, regimazione idraulica, manutenzione e gestione del 

soprassuolo vegetale in funzione idrogeologica. 

In questa zona, oltre agli interventi di manutenzione ordinaria (MO) e straordinaria 

(MS) sui fabbricati esistenti, sono consentiti: 

- interventi conservativi sui manufatti edilizi vincolati (R1, R2, R3 ed R4), nel 

rispetto degli specifici caratteri architettonici e tipologici originari ; 

- R5 e T1, per l’insediamento di usi compatibili ai sensi delle presenti Norme; 

- realizzazione di nuove strutture di servizio amovibili e precarie (CT), 

esclusivamente all’esterno delle zone comprese in “aree ad alta probabilità di 

inondazione”, come indicate nelle tavole di PRG; tali strutture dovranno essere 

realizzate in materiali naturali ed essere opportunamente collegate alle reti 

tecnologiche ed al sistema di depurazione; 

- installazione di una tettoia in legno naturale al servizio del “campo pratica” per 

una Su complessiva non superiore a 50 mq.; 

- in stretta adiacenza a fabbricati esistenti all’esterno del limite di “fasce di 

pertinenza fluviale” individuato con apposita grafia sulle tavole di P.R.G. è 




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altresì consentita la realizzazione di una piscina scoperta, con locali accessori 

all’impianto sportivo (vani tecnici, spogliatoi ed altri eventuali servizi) fino ad un 

massimo di 650 mq. al netto di vani tecnici per impianti tecnologici, a condizione 

che siano garantite le condizioni di sostenibilità ambientale prescritte dai 

successivi commi e rispettate, in particolare, le disposizioni di seguito indicate in 

ordine ai prelievi idrici ed agli scarichi; 

- T8 o C1, con ricostruzione all’esterno delle zone comprese in “aree ad alta 

probabilità di inondazione” come indicate nelle tavole di PRG; 

- C8, T3, T4, T5, T7 e T8; 

- esclusivamente nella porzione interna al comparto posta ad est della Strada 

Comunale Ca’ Bel Fiore, la realizzazione di una zona di sosta e parcheggio di 

pertinenza privata, con idonea pavimentazione permeabile, debitamente inerbita 

ed alberata, nonché dotata di efficace schermatura arboreo-arbustiva perimetrale. 

Fatto salvo quanto previsto al comma precedente, non sono ammesse quote di 

nuova edificazione. 

Gli interventi di trasformazione diversi da MO, MS e dagli interventi conservativi 

sui manufatti edilizi vincolati (R1, R2, R3 ed R4) sono subordinati alla preventiva 

realizzazione di: 

- interventi di rinaturalizzazione nella zona compresa tra l’impianto sportivo e 

l’alveo fluviale, al fine di aumentare la compatibilità della struttura con l’intorno, 

potenziare e riqualificare il corridoio ecologico restituendone la continuità, 

diminuire il grado di artificialità e l’impoverimento floro-faunistico ed ecologico 

dell’area, con funzioni di filtro mitigativo della struttura sportiva e di 

valorizzazione sotto il profilo paesaggistico ed estetico della medesima; 

- un collegamento vegetazionale fra macchia ripariale posta lungo il torrente e 

grande lago posto internamente all’area del campo di allenamento per il golf, in 

modo da ampliare l’estensione del corridoio ecologico e delle rete ecologica in 

direzione trasversale al corso d’acqua, onde favorire ulteriormente la mobilità 

della fauna e dell’avifauna; 

- una fascia arboreo/arbustiva intorno agli specchi d’acqua e in particolare al lago 

principale, collegata alla fascia boscata fluviale, di collegamento tra le cenosi 

naturali ed il verde ornamentale presente all’interno del campo da gioco; 

- interventi di adeguamento, riqualificazione e/o potenziamento delle reti e delle 

infrastrutture tecnologiche presenti e istituzione di un sistema di monitoraggio 

del regime idrologico e idrogeologico dell’area, con particolare riferimento agli 

eventuali prelievi di acque sotterranee, agli eventuali attingimenti dal corso 

d’acqua, agli eventuali scarichi in fiume, nel rispetto delle disposizioni del D.Lgs. 

152/99 e s.m.; 

- ambientazione delle “buche” del campo di golf eventualmente ricadenti 

all’interno della zona di tutela dell’ “alveo attivo” del Torrente Idice, come 

identificata nelle tavole di PRG; 

Pag. 25/4 




- realizzazione del percorso pedonale e ciclabile indicato nelle tavole di PRG sul 

lato est del comparto e suo asservimento alla pubblica fruizione; 

nonché alla definizione di uno specifico Regolamento di Gestione dell’intero 

comparto, da concordare con l’A.C. e da sottoporre alla Autorità di Bacino, le cui 

disposizioni siano atte a garantire la compatibilità delle attività svolte con le 

caratteristiche di naturalità dell'ambito fluviale interessato. Il suddetto Regolamento 

dovrà, fra l’altro, disciplinare anche l’utilizzo di concimi e additivi naturali e 

chimici per la manutenzione delle aree verdi, quanto a modalità di 

somministrazione, tipologia e quantitativi, nonché definire la disciplina dei prelievi 

e degli scarichi nel rispetto del D.Lgs 152/99 e s.m. con i relativi sistemi di 

monitoraggio. 

f) Le zone di cui al punto F2) del comma 1), individuate con la sigla “b” 

corrispondono alla zona dei laghetti per la pesca sportiva di Madonna di Castenaso. 

All’interno della zona valgono, in riferimento alle specifiche indicazioni riportate 

sulle tavole di PRG, le apposite disposizioni relative alla zona di tutela dell’alveo 

fluviale e alle aree a campagna-parco. Per essa è inoltre prescritto un intervento 

complessivo di restauro paesaggistico: modellazione delle sponde, impianto di 

vegetazione per un migliore inserimento ambientale, in grado di riconnettersi con il 

corridoio ecologico del corso d’acqua e di porsi quale elemento a vantaggio della 

ripopolazione della fauna e dell’avifauna. Devono essere favoriti tutti gli interventi 

volti alla mitigazione degli impatti visivi ed ambientali e finalizzati alla 

rinaturalizzazione del territorio. 

Gli aspetti principali da monitorare al fine ridurre al massimo il rischio di 

incompatibilità ambientale sono i prelievi idrici e gli eventuali scarichi nel corso 

d’acqua. 

Si prescrive la definizione di un apposito Regolamento di gestione, anche sulla base 

di specifici accordi/convenzioni fra privati e A.C., nel rispetto del D.Lgs 152/99. 

Subordinatamente alle condizioni sopra indicate, l’A.C. incentiverà la conversione 

dell’attuale rete di regimazione idraulica e tecnologica di adduzione e depurazione 

(eventuale) delle acque ad un sistema di raccolta e riuso delle acque piovane. 

In funzione delle possibilità fruitive dell’area, trovandosi essa in corrispondenza del 

passaggio di un linea AT, dovrà essere verificata l’esposizione dei fruitori 

all’inquinamento elettromagnetico. 

Si prescrive in ogni caso la ricollocazione delle aree per feste e gli spettacoli 

all’aperto all’esterno dell’area di rispetto dell’elettrodotto. I parcheggi potranno 

invece essere collocati anche sotto le linee elettriche . 

All’interno della zona è ammesso l’insediamento dei seguenti usi: b2.2 pubblici 

esercizi, b4.5 attività di parcheggio, b.6.4 fruizione ricreativa e sportiva delle aree 

verdi pubbliche, e1.1 reti tecnologiche e relativi impianti, e1.4 impianti e 

attrezzature a carattere temporaneo per feste e spettacoli, e2.4, parcheggio pubblico 




Pag. 25/5

in sede propria, e7.1 mantenimento e manutenzione dell’assetto morfologico e 

idrogeologico. 

E’ inoltre prescritto il riordino e la corretta collocazione delle attrezzature ricreative 

e sportive, identificando due distinte aree: 

- una adibita ad attività sportiva e ricreativa (comprensiva del ristorante, di area 

verde, di solarium, spogliatoi, servizi igienici, campo di calcetto con fondo 

erboso), 

- l’altra dedicata alla pesca sportiva; nonché il corretto dimensionamento dei 

parcheggi all’aperto, sulla base del bacino dei potenziali utenti, anche in 

relazione agli standards minimi della viabilità di accesso all’area. 

Per l’attuazione di quanto sopra disposto, sono ammessi i seguenti interventi,: C1, 

C4, C5, CT, C8, T2 fino ad un massimo di 150 mq. complessivi (inclusi gli spogliatoi, 

i servizi igienici ed altri servizi in genere, esclusi i vani tecnici per impianti 

tecnologici), T4, T8, T5. 

g) le zone di cui al punto F3) del comma 1) sono destinate alla costituzione del parco 

fluviale; sono quindi ammesse, nel rispetto delle disposizioni del vigente PSAI e 

delle presenti Norme relative alle zone di tutela dell’alveo fluviale e alle fasce di 

pertinenza fluviale: 

• le opere idrauliche necessarie per la regolazione del corso d’acqua, secondo 

tecniche di ingegneria naturalistica e sulla base delle disposizioni della "Direttiva 

concernente criteri progettuali per l'attuazione degli interventi in materia di 

difesa del suolo nel territorio della Regione Emilia Romagna" (Delibera G.R. 

n.3939 del 06.09.1994); 

• interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica, anche mediante la 

rimozione o la mitigazione dei fattori di degrado presenti e la schermatura 

arborea ed arbustiva degli eventuali elementi di disturbo visivo; 

• la manutenzione del patrimonio arboreo ed arbustivo e dei tappeti erbosi 

esistenti, nonché, ove del caso, la riqualificazione ed il potenziamento del 

patrimonio vegetazionale esistente, tramite la eliminazione degli esemplari 

arborei di specie alloctone e/o infestanti eventualmente presenti e l'impianto di 

nuclei arboreo-arbustivi costituiti da specie autoctone, con particolare riguardo 

alla tutela ed al miglioramento della vegetazione ripariale che richieda interventi 

di normalizzazione strutturale (diradamenti, decespugliamenti, rinfoltimenti, 

ecc.), secondo criteri di selvicoltura naturalistica idonei anche per lo sviluppo e il 

mantenimento della flora e della fauna spontanea, come definiti nell'apposito 

Regolamento Comunale del Verde Pubblico e Privato; 

• la tutela e la manutenzione accurata degli elementi paranaturali esistenti, quali: i 

filari alberati, le siepi e le siepi alberate, i gruppi arborei di interesse 

paesaggistico ed ecologico, secondo i criteri definiti nell'apposito Regolamento 

Comunale del Verde Pubblico e Privato; 

• la costituzione di una rete di percorsi pedonali e ciclabili e di aree di sosta 

attrezzate finalizzate alla fruizione dell’ambiente naturale, in applicazione dei 




Pag. 25/6

criteri e delle disposizioni definiti, per quanto di competenza, all'art.18, lettera c) 

delle presenti Norme; 

• fatta eccezione per le aree comprese in zone di tutela dell’alveo ed altri specchi 

d’acqua, ove non sono ammesse: attrezzature ricreative, sportive e di ritrovo, di 

gestione pubblica o privata, che siano a basso impatto ambientale, compatibili 

con i caratteri naturali e paesistici dei luoghi, di dimensioni contenute, non 

comportino trasformazioni, se non di lieve entità, allo stato dei luoghi, siano 

amovibili e/o precarie e non richiedano opere di apprezzabile 

impermeabilizzazione dei suoli. Rispondono, in via esemplificativa, a tali 

caratteristiche: 

- attrezzature per la sosta ed il pic-nic; 

- attrezzature per il gioco e lo sport, quali: attrezzature ginniche sul tipo dei 

"percorsi vita", aree per il lancio di mongolfiere, volo di aquiloni, spazi 

attrezzati per il tiro con l'arco, per il gioco delle bocce, giochi con la palla che 

non comportino interventi di impermeabilizzazione dei suoli, ecc.; 

- aree per l'allestimento temporaneo di spettacoli e manifestazioni all'aperto 

(concerti, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche, ecc.), con strutture in 

precario che non comportino interventi di impermeabilizzazione dei suoli; 

- piccoli chioschi di ristoro (tipo bar-gelateria e similari) di carattere precario e 

facilmente amovibile e comunque con superficie utile unitaria non superiore a 

30 mq., al netto di servizi igienici e comunque secondo le prescrizioni igienicosanitarie 

dagli Enti competenti; 

- attrezzature per il gioco tipo ponte di barche, passerelle pedonali sospese, 

piazzole di sosta, previo parere favorevole dell’Autorità di Bacino. 

Le componenti costruttive delle suddette attrezzature, come pure gli elementi 

funzionali di arredo delle aree di sosta (panchine, tavoli per il pic-nic, cestini e 

contenitori per rifiuti, fontanelle, apparecchi di sostegno e diffusori 

dell'illuminazione pubblica, ecc.) dovranno essere realizzati con impiego 

rigoroso di materiali naturali (legno, pietra naturale, ferro, vetro, ecc.) su modelli 

ispirati alla massima semplicità, al minimo impatto sull'ambiente ed il paesaggio 

e stilisticamente uniformati sulla base di un apposito abaco di riferimento 

predisposto dall'Amministrazione Comunale; 

• il recupero funzionale dei fabbricati esistenti per usi compatibili con le 

destinazioni di parco pubblico: attrezzature ricreative, culturali, sociali, per lo 

svago ed il tempo libero, escludendo tuttavia la possibilità di ampliamenti e 

nuove costruzioni di carattere permanente; 

• la realizzazione di volumi precari per la tutela ed il controllo della popolazione 

canina e felina ai sensi della LR 27/2000. 

In queste zone non sono comunque consentiti: 

- lo svolgimento di attività di campeggio, 

- il transito e la sosta di veicoli motorizzati, se non per lo svolgimento di attività 

di controllo e di manutenzione del reticolo idrografico, attività di manutenzione 

silvocolturale, per l'installazione e manutenzione delle predette attrezzature, per 




Pag. 25/7

attività di soccorso e spegnimento incendi, su autorizzazione dell'Autorità 

idraulica competente; 

- l'ubicazione di impianti di stoccaggio, definitivo e/o provvisorio di rifiuti, 

nonché l'accumulo di qualsiasi tipo di rifiuto. 

Per la realizzazione del parco fluviale nelle aree del demanio fluviale deve essere 

acquisito il parere dell’Autorità di Bacino sul relativo progetto preliminare. La 

progettazione del parco fluviale dovrà essere effettuata in coordinamento con 

l’Autorità di Bacino e secondo le indicazioni della “Norma di indirizzo per la 

salvaguardia e la conservazione delle aree demaniali e la costituzione di parchi 

fluviali e di aree protette” di cui alla delibera n. 1/6 del 14.03.97 del Comitato 

Istituzionale dell’Autorità di Bacino medesima. 

La zona F3 posta a sud del ponte di via Nasica, in considerazione della sua 

collocazione e della sua dimensione, dovrà essere interamente strutturata, tramite 

appositi progetti a cura dell’Amministrazione Comunale, come parco urbano, a 

completamento del parco attrezzato già realizzato. 

All’interno dell’edificio della Casetta Benfenati, posta nell’ambito della omonima 

’Bassa’, si prevede l’inserimento dei seguenti usi: b.4.2 attività culturali e ricreative e 

sportive per capienze di pubblico non superiori alle 150 p. (centro di 

documentazione ed educazione ambientale collegato al parco fluviale, eventuale 

maneggio, ecc.) b.2.2 pubblici esercizi. 

Per il fabbricato residenziale compreso in zona F3, in sinistra idraulica del Torrente 

Idice, poco a nord della ferrovia Bologna-Portomaggiore, ed indicato con apposito 

simbolo: sulle tavole di PRG è consentito il mantenimento della destinazione 

d’uso a1) residenza, ai sensi dell’art.6 delle presenti Norme, con possibile 

ampliamento del fabbricato esistente per la realizzazione di una sola unità abitativa 

aggiuntiva, fino ad un incremento massimo consentito di mq. 150 della Su esistente, 

sulla base di una apposita Convenzione che preveda, fra l’altro, la cessione a titolo 

gratuito all’A.C. delle aree di proprietà, per l’attuazione pubblica del parco fluviale, 

fatta salva una pertinenza del fabbricato non superiore a 2.500 mq, compreso il 

sedime del fabbricato risultante dal suddetto ampliamento. 

h) le zone di cui al punto F4) del comma 1) sono destinate ai cimiteri, destinazioni 

d’uso di cui alla lettera e3) dell’art.6 delle presenti Norme; 

i) le zone di cui al punto F5) del comma 1) sono destinate ad attrezzature assistenziali 

di gestione privata, nel rispetto delle destinazioni d’uso di cui alla lettera b4.4) 

dell’art.6 delle presenti norme; 

j) le zone di cui al punto F6) del comma 1) sono destinate ad attrezzature di carattere 

militare (caserma dei Carabinieri). 


Salvo diverse specificazioni per le singole zone territoriali omogenee F: 




Pag. 25/8

1. Manutenzione ordinaria (MO) per tutti gli edifici esistenti; 

2. Manutenzione straordinaria (MS) per tutti gli edifici esistenti; 

3. Ristrutturazione con eventuale ampliamento: 

- fino all’Uf=1,0 mq/mq per le attrezzature di cui al punto Fa) del precedente 

comma 1); 

- fino all’Uf=0,6 mq/mq per le attrezzature di cui ai punti F1) ed F5) del 

precedente comma 1); 

- fino all’Uf=0,6 mq/mq nel rispetto dei Regolamenti appositi per le 

attrezzature sportive di cui al punto F2) del precedente comma 1); 

- nessun ampliamento per i fabbricati esistenti all’interno del Parco Fluviale di 

cui al punto F3), fatta eccezione per il fabbricato residenziale indicato con 

apposito simbolo: 

sulle tavole di PRG, per il quale è consentita la ristrutturazione con possibile 

ampliamento del fabbricato esistente per la realizzazione di una sola unità 

abitativa aggiuntiva, fino ad un incremento massimo consentito di mq. 150 

della Su esistente, sulla base di una apposita Convenzione che preveda, fra 

l’altro, la cessione a titolo gratuito all’A.C. delle aree di proprietà, per 

l’attuazione pubblica del parco fluviale, fatta salva una pertinenza del 

fabbricato non superiore a 2.500 mq, compreso il sedime del fabbricato 

risultante dal suddetto ampliamento; 

- le attrezzature di cui al precedente comma 2), punto h), in quanto amovibili 

e/o precarie, non comportano l'applicazione di indice di Uf e la loro 

consistenza sarà definita tramite appositi progetti a cura dell’Amministrazione 

Comunale; 

- l'installazione delle attrezzature di cui al precedente comma 2), punto h), in 

quanto amovibili e/o precarie, non comportano l'applicazione di indice di Uf e 

la loro consistenza sarà definita tramite appositi progetti predisposti 

dall’Amministrazione Comunale; 

- Uf=0,6 mq/mq per le attrezzature di cui al punto F6) comma 1); 

- per la zona F2 ricompresa nel podere ‘Predio Chiesa’ ed adiacente alla zona A 

di Villa Gozzadini è ammessa la sola realizzazione di attrezzature sportive 

scoperte, a basso impatto ambientale-paesaggistico, senza la realizzazione di 

edifici e/o strutture coperte amovibili o similari. 


- In applicazione delle disposizioni di cui alla LR 31/2002 per gli interventi di 

manutenzione ordinaria (MO) e straordinaria (MS) e per tutti gli altri interventi 

ammessi, tramite intervento diretto, nella generalità delle zone Fa), F1), F2), F4 ed 

F5). 




Pag. 25/9

- Progetti predisposti dall’Amministrazione Comunale, per tutti per gli interventi 

ammessi nelle zone F3). 

Ove esplicitamente indicato dalle presenti Norme, gli interventi sono altresì 

sottoposti a preventiva approvazione dell'Autorità di Bacino. 


- Parcheggi privati e di uso pubblico nella misura in cui all’art’13 delle presenti 

norme; 

- Altezza massima degli edifici nelle zone diverse da quelle indicate al punto F3) 

del comma 1) del presente articolo: ml 15,00; 

- Distanza minima tra fronti finestrate: ml 10,00 

- Distanza minima dai confini: ml 5,00 

- Distanza minima dalle strade all’esterno del perimetro di territorio urbanizzato: 

dalle strade di tipo B: ml 40; dalle strade di tipo D: ml 20 

- Distanza minima dalla zona fluviale: ml 100; 

- Distanza minima dalla linea ferroviaria: ml 30dal limite della zona di 

occupazione della più vicina rotaia; 

- Oneri: come definiti dai provvedimenti regionali e comunali. 


Nelle zone F inserite in aree di interesse archeologico, riportate nelle tavole di piano , è 

fatto obbligo, prima di procedere ad interventi che comportino scasso di terreno, anche a 

fini colturali, richiedere alla Soprintendenza Archeologica competente per territorio 

l’esecuzione di sondaggi particolari per l’accertamento dell’esistenza o meno di strati o 

strutture archeologiche. 




Pag. 25/10



ARTICOLO 26 – Zone territoriali omogenee G. 

(con esclusione di quelle interessate da edifici di valore storico-artistico-ambientale 

inseriti nelle zone A) 


- Parti del territorio destinate alle attrezzature di cui all’art.46 della L.R. 47/78 modificata 

distinte in: 

G1) Zone per istruzione dell’obbligo, asili nidi, scuole materne; 

G2) Zone per attrezzature di interesse comune; 

G3) Zone per parchi (V), e attrezzature sportive; 

G4) Zone per parcheggi pubblici. 


a) Nelle zone G1) del comma 1), nel rispetto delle destinazioni d’uso di cui alla lettera 

b) dell’art.6 delle presenti norme, sono ammesse: scuole per l’infanzia (asili nidi e scuole 

materne) anche a gestione privata e scuole dell’obbligo: scuole elementari e scuole medie; 

Nelle tavole di piano 1:2.000, le attrezzature scolastiche sono identificate come di seguito 

riportato: 

n = asilo nido 

sm = scuola materna 

e = elementare 

m = media inferiore 

b) Nelle zone G2) del comma 1), nel rispetto delle destinazioni d’uso di cui alla lettera b) 

dell’art.6 delle presenti norme, sono ammesse: attrezzature di carattere sociale, culturale, 

sanitario, civico, assistenziale; alloggi protetti, attrezzature religiose (dove indicato nelle 

tavole di piano con la sigla AR). 

Limitatamente agli immobili - di Villanova di Castenaso - identificati e ricompresi nella 

scheda di censimento n. 114 dei ‘beni culturali’ sono ammesse le seguenti destinazioni 

d’uso: 

- per il fienile - identificato con la sigla F2 ed il n. 4 nella scheda di censimento 114 - 

attrezzature di carattere culturale-museale ed un alloggio per ‘borsista’ con 

superficie massima di 35 mq; 

- per il forno-pollaio - identificato con il n. 2 nella scheda di censimento 114 - 

allestimento di nuovo deposito in analogia al preesistente pro-servizio per 




Pag. 26/1

esigenze museografiche, in conformità al progetto scientifico della Soprintendenza 

per i Beni Archeologici per l’Emilia Romagna. 

Nelle zone per attrezzature di interesse comune interne o adiacenti ad aree industriali 

sono ammesse attrezzature specifiche a servizio della zona industriale quali: preparazione 

pasti e mense, ristoranti e bar, centri ricreativi, uffici di medicina del lavoro; 

c) Nelle zone G3) del comma 1) sono ammessi: 

parchi pubblici con parti attrezzate per il gioco (individuati nelle tavole di piano in scala 

1:2.000 con la sigla V); attrezzature sportive; 

ai fini della valutazione dello standard non vengono considerate le aree alberate 

costituenti percorsi pedonali di collegamento o aree sportive di gestione privata, che 

vengono tuttavia regolamentate dal presente articolo. All’interno delle zone destinate a 

verde pubblico gli edifici residenziali attualmente esistenti possono subire interventi di 

manutenzione ordinaria (RE1) e straordinaria; non possono però avere ampliamenti né 

essere ricostruiti una volta demoliti; questi medesimi edifici potranno avere una modifica 

della attuale utilizzazione solo per destinazioni d’uso compatibili con le destinazioni di 

parco pubblico (attrezzature ricreative, culturali, sociali, per lo svago e il tempo libero). 

All’interno delle zone destinate dal piano a verde pubblico l’Amministrazione Comunale 

può individuare delle aree da affittare a privati per orti o giardini previa delibera del 

Consiglio Comunale che precisi criteri per la individuazione di tale aree e le modalità per 

la loro assegnazione; 

d) Nelle zone G4) del comma 1) sono inclusi sia i parcheggi pubblici previsti nelle 

tavole di piano, ed individuati con la lettera P, sia quelli che verranno reperiti in base alle 

prescrizioni di piano nelle nuove edificazioni. 


- Manutenzione ordinaria (RE1) (art.42 L.R.47/78 modificata) per tutti gli edifici; 

- Manutenzione straordinaria (RE2) (art.43 L.R.47/78 modificata) per tutti gli edifici; 

- Ristrutturazione con eventuale ampliamento fino al raggiungimento della SU 

ammessa per le nuove costruzioni per le scuole e le attrezzature di interesse 

comune; 

- Ristrutturazione con eventuale ampliamento pari al 20% della SU esistente per gli 

edifici esistenti all’interno delle zone a parco pubblico solo se la destinazione d’uso 

prevista è compatibile con detta destinazione; 

- Nuove costruzioni con l’applicazione dei seguenti indici: 

per le scuole: Uf = 0,50 mq/mq 

per le attrezzature di interesse comune: Uf = 0,80 mq/mq 

per le attrezzature sportive: Uf = 0,70 mq/mq per gli impianti scoperti e coperti 

per costruzioni in precario di uso collettivo nei parchi: Uf = 0,005 mq/mq 




Pag. 26/2


- comunicazione al Sindaco per la manutenzione ordinaria (RE1); 

- autorizzazione comunale per la manutenzione straordinaria (RE2); 

- concessione diretta negli altri casi. 


- parcheggi privati e di uso pubblico secondo quanto previsto dall’art.13 delle 


- altezza massima: ml 15 

- distanza minima tra fronti finestrate ml 10 

- distanza minima dai confini: ml 5 

- distanza minima dal cimitero: ml 50 

- oneri: secondo i provvedimenti regionali e comunali. 

6) EDIFICI CON LE CARATTERISTICHE DI BENE CULTURALE 

Gli edifici con le caratteristiche di bene culturale per il loro valore storico-ambientale da 

utilizzarsi per attrezzature sono stati individuati con apposita simbologia nelle tavole di 

piano. 

La destinazione d’uso è il tipo di attrezzatura indicata dal P.R.G. 

Le modalità di intervento ammesse sono 

- Manutenzione ordinaria (RE1) (art.42 L.R.47/78 modificata; 

- Manutenzione straordinaria (RE2) (art.43 L.R.47/78 modificata); 

- Restauro e risanamento conservativo (RE3) (art.36 L.R.47/78 modificata A2 tipo B); 

il tipo di intervento, ammesso anche in deroga alle norme igieniche prevede: 

- La valorizzazione degli aspetti architettonici mediante e il restauro e il ripristino dei 

fronti esterni, il restauro degli ambienti interni nel caso vi siano elementi di 

documentata importanza; 

- Il consolidamento e il nuovo intervento strutturale esteso a larghe parti dell’edificio; 

- L’inserimento degli impianti tecnologici e igienico-sanitari essenziali. 

Gli interventi di restauro e risanamento conservativo (RE3) andranno effettuati su unità 

minime di intervento costituite dall’intero edificio. Ogni intervento dovrà essere basato su 

rilievi (di norma alla scala 1:50) e analisi che, partendo dalle informazioni riportate dalle 

analisi allegate al piano, costituiscano il supporto necessario per la comprensione 

dell’organismo edilizio e degli interventi proposti. 




Pag. 26/3


Nelle zone G inserite in aree di interesse archeologico, riportate nelle tavole di piano , è 

fatto obbligo, prima di procedere ad interventi che comportino scasso di terreno, anche a 

fini colturali, richiedere alla Soprintendenza Archeologica competente per territorio 

l’esecuzione di sondaggi particolari per l’accertamento dell’esistenza o meno di strati o 

strutture archeologiche. 




Pag. 26/4



ARTICOLO 26 bis – Dotazioni territoriali 


Parti del territorio destinate agli impianti, alle opere e agli spazi attrezzati collettivi 

che concorrono a realizzare gli standard di qualità urbana ed ecologico ambientale. 

a Zona di verde di inserimento infrastrutturale (Vi). 

Si intendono le aree verdi che, per localizzazione e caratteristiche estrinseche, sono 

destinate all’inserimento paesaggistico delle infrastrutture (strade, ferrovie, ecc.) 

diventandone parte integrante. 


a Zona di verde di inserimento infrastrutturale (Vi). 

Usi ammessi: 

• esistenti; e1.1); e1.2); e1.5); e2.2); e7.1); e7.3) 

Per l’uso e1.5) si applica il combinato disposto con l’art.17/ter. 


− C4 interventi di urbanizzazione 

− C8 arredo urbano 

− T5 adeguamento di impianti tecnologici 


sulla base di appositi progetti predisposti dall’Amministrazione Comunale e in 

applicazione delle disposizioni di cui alla LR 31/2002, in ragione delle caratteristiche 

degli interventi. 


Le zone di verde di inserimento infrastrutturale (Vi) non sono computate ai fini del calcolo 

delle aree e spazi pubblici ai sensi dell’art. 46 LR 47/78. 


Nelle zone inserite in aree di interesse archeologico, riportate nelle tavole di piano , è 

fatto obbligo, prima di procedere ad interventi che comportino scasso di terreno, 

anche a fini colturali, richiedere alla Soprintendenza Archeologica competente per 

territorio l’esecuzione di sondaggi particolari per l’accertamento dell’esistenza o meno 

di strati o strutture archeologiche. 




Pag. 26bis/1

ALLEGATO n. 1 della Variante al PRG in merito alla nuova disciplina del commercio 




ALL1/1

ALLEGATO n. 2 

Ai fini del rapporto con le definizioni contenute nel vigente regolamento edilizio (in particolare all’art.6) le 

categorie d’intervento edilizio utilizzate hanno il seguente significato: 

sigla Definizioni di N.T.A. Definizione R.E. Art.6 RE 

MO manutenzione ordinaria manutenzione ordinaria 

(RE1) 

com. 4.1 

MS manutenzione straordinaria manutenzione straordinaria 

(RE2) 

com. 4.2 

R1 restauro restauro e risanamento 

conservativo, adeguamento 

igienico-funzionale (RE3) 

com. 4.3 

R2 risanamento conservativo restauro e risanamento 



com. 4.3 

R3 ristrutturazione tipologica 

R4 ripristino tipologico ristrutturazione edilizia (RE4) com. 4.4 

R5 cambio di destinazione d’uso 

(CD) 

com. 4.5 

T1 ristrutturazione edilizia (RE4) com. 4.4 

T2 ristrutturazione edilizia con ampliamento nuova costruzione (NC) com. 4.6 

T3 opere interne di adeguamento igienico- restauro e risanamento com. 4.3 

funzionale 



T4 eliminazione delle barriere architettoniche 

T5 adeguamento di impianti tecnologici restauro e risanamento 


com. 4.3 


nuova costruzione (NC) 

com. 4.6 

T6 realizzazione di parcheggi pertinenziali 

interrati 

T7 ristrutturazione urbanistica ristrutturazione urbanistica com. 4.4 bis 

T8 demolizione e recupero del sedime 

C1 demolizione e ricostruzione ristrutturazione edilizia (RE4) com. 4.4 

nuova costruzione (NC) com. 4.6 

C2 ampliamento di edificio esistente ampliamento 

com. 4.5 bis 

nuova costruzione (NC) com. 4.6 

C3 nuovo impianto edilizio nuova costruzione (NC) com. 4.6 

C4 interventi di urbanizzazione 

C5 modificazione del suolo scavi, reinterri com. 4.8 

C6 depositi a cielo aperto depositi di materiale a cielo 

aperto 

com. 4.7 

C7 demolizione senza ricostruzione demolizioni com. 4.9 

CT costruzioni temporanee manufatti temporanei e 

stagionali 

com. 4.11 

C8 arredo urbano interventi relativi all’arredo 

urbano e alle opere minori 

soggette a procedure 

particolari 

com. 4.12 




ALL2/1

nta PRG_18_01_08.pdf - Comune di Castenaso

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