Una lingua che combatte - DSpace@Unipr
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messo in discussione. In lui si sentono già i sintomi sintattici e semantici di certo<br />
scetticismo (l’allegoria, la finzione) 50 e di una progressiva nullificazione, <strong>che</strong> saranno<br />
propri della sua fase più matura, in cui «le temps vertigineux s’engouffre dans les failles<br />
d’une parole schisteuse et furtive, le poème l’étire ou le condense au fil d’un rapport<br />
angoissant au silence. Temps des perceptions vaines, des “asparitions” évanescentes, de<br />
la parole en exil». 51<br />
L’ambiguità di un presente «sommosso da un passato per lo più recentissimo» 52 e<br />
l’assenza di futuro, a dire la «condensazione della storia in un sol punto», 53 esprimono,<br />
con un procedimento inverso rispetto a Penna, la mutevolezza della vita, contro<br />
l’immutabilità di tutto ciò <strong>che</strong> è storia, ovvero evidenza del male, la «pace / finta<br />
dell’aria», la guerra, la morte e la fine delle finzioni giovanili:<br />
Sempre col batticuore,<br />
te rapita nell’ansia<br />
continua delle fugaci<br />
ore, tanto sbadata<br />
guardo mentre alla pace<br />
finta dell’aria affidi<br />
la tua risata […]<br />
(Giorgio Caproni, Batticuore, in Finzioni)<br />
e proiettano Caproni nell’evanescenza dello spazio poetico in cui «dolce è per un istante<br />
/ indugiare» sull’indicibile:<br />
E quanto mai<br />
dolce è per un istante<br />
indugiare allora sul tempo<br />
andato – sul giorno,<br />
in così varie e tante<br />
guerre, vinto oramai.<br />
(Giorgio Caproni, Pausa, in Ballo a Fontanigorda)<br />
An<strong>che</strong> in Penna il valore del presente scaturisce dal contrasto con la percezione del<br />
passato, ma con esiti ben diversi da quelli intravisti per Caproni. L’imperfetto e il<br />
50 Così Caproni in un’intervista: «L’artista in genere tende all’evasione, io invece ho cercato di fare poesia ad<br />
occhi aperti e guardare in faccia la realtà fino a metterne in dubbio l’esistenza», «Il Sabato», 1984, ora in Giorgio<br />
Caproni, L’opera in versi, cit., p. 1058. Da queste osservazioni emerge la continuità creativa di Caproni, nonostante<br />
gli esiti inquieti e vari del suo itinerario espressivo. Si delineerà un rapporto tra parole e oggetti (attraverso la<br />
percezione del tempo), <strong>che</strong> ha nelle prime poesie il suo seme, in quella prima fascinazione l’inizio della sua<br />
evoluzione.<br />
51 Bernard Simeone, Sandro Penna, le rapt immobile, cit., p. 83.<br />
52 Giuseppe Leonelli, Giorgio Caproni. Storia di una poesia tra musica e retorica, cit., p. 14.<br />
53 Silvio Ramat, Storia della poesia italiana del Novecento, cit., p. 337 (cfr. supra, nota 42).<br />
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