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28.05.2013 Views

guardando una parte di sé, e ciò comportasse la percezione dell’inappartenenza. 29 È un moto pendolare che procede dalla solitudine alla ricerca del contatto con l’altro, che vivifica l’io lirico e lo rende vittima di una nevrosi, per cui alla fine è impossibile riconoscere se stessi: Ed io non mi ricordo più chi sono. Allora di morire mi dispiace. Di morire mi pare troppo ingiusto. Anche se non ricordo più chi sono. (Sandro Penna, La festa verso l’imbrunire vado, in Il viaggiatore insonne) La «nostalgia del presente nel presente» di cui parlava Caproni, etimologicamente intesa come «dolore per il ritorno» (ma anche ritorno del dolore), è sofferenza per un presente effimero, nel quale l’io stesso perde la sua identità, e che è però l’unico tempo in cui ci è concesso vivere: Le stelle sono immobili nel cielo. L’ora d’estate è uguale a un’altra estate. Ma il fanciullo che avanti a te cammina se non lo chiami non sarà più quello… (Sandro Penna, Le stelle sono immobili nel cielo, in Poesie) Ciò che brucia non è soltanto la tensione erotica, ma l’estrema evidenza dell’istante, che convive con la reiterazione di un desiderio sempre uguale a se stesso. Il presente è un momento che non si conclude, ma il tempo può essere misurato solo mentre passa 30 e la nostalgia quindi nasce dall’incapacità di partecipare direttamente e attivamente al corso della vita. È allora voyeurismo del presente, frutto di un senso di esclusione lacerante, teso tra essere e non essere. Penna vorrebbe abitare nel non-tempo, nel tempo che non- passa, perciò ha scelto lo spazio intermedio dell’istante, sospeso tra la trasgressione e la materia amorosa, sottratto all’inesorabile scorrere cronologico: «Infatti ogni fenomeno dell’eros, ogni sguardo, ogni atto, ogni desiderio […] sono depurati da ogni 29 Mi sovviene, a questo punto, un passo del romanzo di Fortini, Giovanni e le mani, (Torino, Einaudi, 1972, p. 70), in cui il protagonista, Giovanni Penna (e la scelta del nome non sarà forse casuale), dice: «una vera attenzione non so rivolgerla che al mio corpo […] e qualche volta se rimango così a guardare dai vetri i gesti della gente negli appartamenti (il lume che si accende e quello che si spegne), è come se guardassi una parte del mio corpo». In Fortini naturalmente la tematica è politica e sociale e viene a rappresentare «il tema dell’alienazione capitalistica» (Paolo Jachia, Franco Fortini. Un ritratto, cit., p.54). 30 A questo proposito si rimanda a Gilles Deleuze, Le bergsonisme, Paris, PUF Presses Universitaires de France, 2007 (1ª ed. 1966), p. 54: «Le passé et le présent ne désignent pas deux moments successifs, mais deux éléments qui coexistent, l’un qui est le présent, et qui ne cesse de passer, l’autre, qui est le passé, et qui ne cesse pas d’être, mais par lequel tous les présents passent». 48

determinazione temporale […]. Divengono prove: quasi fulgurazioni». 31 L’attimo, la «fulgurazione» in cui il tempo si contrae, al di là della progressione dalla gioia al dolore, ha la possibilità di ripetersi continuamente. In questo modo l’amore che sospende il tempo e l’atto poetico che è fuori dal tempo si saldano al qui e ora dell’esistenza. 32 La poesia è viaggio e continuo ritorno. Il presente in questo senso vorrebbe significare, per Penna, l’immutabilità, e la parola, sempre pronunciata come se fosse l’ultima, non descrive e non narra nulla, ma vibra e coglie gli attimi. A ben vedere la poesia di Penna è immersa nella sostanza stessa del tempo, in cui si sviluppa il rapporto tra percezione e memoria, l’una rivolta alla dimensione fisica del reale, l’altra ad un soprassalto spirituale. 33 Non si tratta di proustiane rivelazioni, ma del rapporto dialettico interno alla dimensione temporale, la cui sintesi è data dal ricordo, che svela la vita nella duplice dimensione della perdita e del desiderio, dell’essere e del divenire. Si realizza in tal modo la solidarietà tra presente, passato e futuro: D’une part «le moment suivant contient toujours en sus du précédent le souvenir que celui-ci lui a laissé»; d’autre part, les deux moments se contractent ou se condensent l’un dans l’autre, puisque l’un n’a pas encore disparu quand l’autre paraît. […] le «présent» qui dure se divise à chaque «instant» en deux directions, l’une orientée et dilatée vers le passé, l’autre contractée, se contractant vers l’avenir. 34 Poiché tutto è durata ed entra nel flusso di contrazione-dilatazione-ripetizione, l’io e il tempo recuperano quel monismo, che il Novecento aveva negato: la poesia consiste in una molteplicità che viene attualizzata nel ricordo, nel ripetersi dei moti del cuore e nella riscrittura, in cui trovano il loro spazio tempo ed eros, gli elementi simmetrici 31 Pier Paolo Pasolini, Passione e ideologia, cit., p. 448. 32 Cfr. Daniela Marcheschi, in Sandro Penna. Corpo, tempo e narratività, cit., pp. 72-73: «Contano l’uso frequente dei verbi all’imperfetto dal valore affettivo […] e al presente indicativo – deittico, abituale ecc. –; le scarse specificazioni; l’altalenarsi delle formule; il concatenamento delle ripetizioni […]. Tali aspetti fanno sì che nel racconto singolativo penetri di fatto la dimensione iterativa. Con le sue eventuali estensioni, quest’ultima avvicina le prose alle poesie e ribadisce, nell’ambiguità degli statuti formali, il noto sentimento penniano di ciclicità e ripetizione dell’esperienza del bisogno naturale o desiderio, della vita. In quel sentimento il ricordo e le sue istanze possono prontamente, e anche leopardianamente, saldarsi al “qui e ora” dell’esistenza. Il tempo di Penna è ciclico e pendolare». 33 Cfr. Gilles Deleuze, Le bergsonisme, cit., pp. 16-17: «C’est donc la mémoire qui fait que le corps est autre chose qu’instantané, et lui donne une durée dans le temps […]. Bref, la représentation en général se divise en deux directions […]: celle de la perception qui nous met d’emblée dans la matière, celle de la mémoire qui nous met d’emblée dans l’esprit». 34 Gilles Deleuze, Le bergsonisme, cit., p. 46. E a p. 50: «C’est du présent qu’il faut dire à chaque instant déjà qu’il «était», et du passé, qu’il «est», qu’il est éternellement, de tout temps». Si legga anche Gaston Bachelard, La dialectique de la durée, cit., p. 2: « Il a réservé une solidarité entre le passé et l’avenir, une viscosité de la durée, qui fait que le passé reste la substance du présent, ou, autrement dit, que l’instant présent n’est jamais que le phénomène du passé». 49

guardando una parte di sé, e ciò comportasse la percezione dell’inappartenenza. 29 È un<br />

moto pendolare <strong>che</strong> procede dalla solitudine alla ricerca del contatto con l’altro, <strong>che</strong><br />

vivifica l’io lirico e lo rende vittima di una nevrosi, per cui alla fine è impossibile<br />

riconoscere se stessi:<br />

Ed io non mi ricordo più chi sono.<br />

Allora di morire mi dispiace.<br />

Di morire mi pare troppo ingiusto.<br />

An<strong>che</strong> se non ricordo più chi sono.<br />

(Sandro Penna, La festa verso l’imbrunire vado, in Il viaggiatore insonne)<br />

La «nostalgia del presente nel presente» di cui parlava Caproni, etimologicamente intesa<br />

come «dolore per il ritorno» (ma an<strong>che</strong> ritorno del dolore), è sofferenza per un presente<br />

effimero, nel quale l’io stesso perde la sua identità, e <strong>che</strong> è però l’unico tempo in cui ci è<br />

concesso vivere:<br />

Le stelle sono immobili nel cielo.<br />

L’ora d’estate è uguale a un’altra estate.<br />

Ma il fanciullo <strong>che</strong> avanti a te cammina<br />

se non lo chiami non sarà più quello…<br />

(Sandro Penna, Le stelle sono immobili nel cielo, in Poesie)<br />

Ciò <strong>che</strong> brucia non è soltanto la tensione erotica, ma l’estrema evidenza dell’istante, <strong>che</strong><br />

convive con la reiterazione di un desiderio sempre uguale a se stesso. Il presente è un<br />

momento <strong>che</strong> non si conclude, ma il tempo può essere misurato solo mentre passa 30 e la<br />

nostalgia quindi nasce dall’incapacità di partecipare direttamente e attivamente al corso<br />

della vita. È allora voyeurismo del presente, frutto di un senso di esclusione lacerante,<br />

teso tra essere e non essere. Penna vorrebbe abitare nel non-tempo, nel tempo <strong>che</strong> non-<br />

passa, perciò ha scelto lo spazio intermedio dell’istante, sospeso tra la trasgressione e la<br />

materia amorosa, sottratto all’inesorabile scorrere cronologico: «Infatti ogni fenomeno<br />

dell’eros, ogni sguardo, ogni atto, ogni desiderio […] sono depurati da ogni<br />

29 Mi sovviene, a questo punto, un passo del romanzo di Fortini, Giovanni e le mani, (Torino, Einaudi, 1972, p.<br />

70), in cui il protagonista, Giovanni Penna (e la scelta del nome non sarà forse casuale), dice: «una vera attenzione<br />

non so rivolgerla <strong>che</strong> al mio corpo […] e qual<strong>che</strong> volta se rimango così a guardare dai vetri i gesti della gente negli<br />

appartamenti (il lume <strong>che</strong> si accende e quello <strong>che</strong> si spegne), è come se guardassi una parte del mio corpo». In Fortini<br />

naturalmente la tematica è politica e sociale e viene a rappresentare «il tema dell’alienazione capitalistica» (Paolo<br />

Jachia, Franco Fortini. Un ritratto, cit., p.54).<br />

30 A questo proposito si rimanda a Gilles Deleuze, Le bergsonisme, Paris, PUF Presses Universitaires de France,<br />

2007 (1ª ed. 1966), p. 54: «Le passé et le présent ne désignent pas deux moments successifs, mais deux éléments qui<br />

coexistent, l’un qui est le présent, et qui ne cesse de passer, l’autre, qui est le passé, et qui ne cesse pas d’être, mais<br />

par lequel tous les présents passent».<br />

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