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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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La memoria, come ha detto Caproni, è generatrice di quelle emozioni <strong>che</strong> Penna rivive<br />

cogliendone la verginità e l’autenticità, come è dimostrato nel testo paradigmatico di<br />

tutto il suo percorso poetico:<br />

La vita… è ricordarsi di un risveglio<br />

triste in un treno all’alba: aver veduto<br />

fuori la luce incerta: aver sentito<br />

nel corpo rotto la malinconia<br />

vergine e aspra dell’aria pungente.<br />

(Sandro Penna, La vita… è ricordarsi di un risveglio, in Poesie)<br />

Mancando il senso della stratificazione, ogni volta l’esperienza si rinnova, si ripete,<br />

come non ci fossero né prima né dopo e la memoria diventa la sostanza positiva della<br />

vita stessa. 50 In Penna non troviamo figure antagonisti<strong>che</strong>, quei doppi dell’io <strong>che</strong><br />

portano il soggetto alla coscienza della negatività, ma l’io poetico cerca di accordarsi<br />

col tempo-fuori-dal-tempo dei fanciulli e dell’eros. Tuttavia non c’è una visione<br />

pacificata del reale, piuttosto la consapevolezza di voler reagire alla precarietà della<br />

condizione umana recuperando il potere antico <strong>che</strong> lega la parola poetica alla vita. <strong>Una</strong><br />

dimensione temporale affrancata dai limiti dell’ordinaria cronologia, aperta ad un<br />

tempo-mondo in cui il passato si inserisce in un ciclo eterno e naturale di cui la poesia è<br />

parte, riproducendolo nei suoi movimenti, non ignorando la storia, ma superandola in<br />

una dimensione – per dirla con Caproni – antistorica, <strong>che</strong> rompe con il tempo lineare<br />

prefigurando una possibilità diversa nel sogno o nella visione.<br />

Si è cercato di delineare alcuni nodi della lotta e del confronto col reale, col tempo e<br />

con la storia, <strong>che</strong> riemergono o <strong>che</strong> l’io rivive nell’ansia della ripetizione, della<br />

sospensione e poi del loro superamento, in cui si definiscono le relazioni dinami<strong>che</strong> tra<br />

soggetto e mondo, e <strong>che</strong>, di volta in volta, prendono i nomi di antistoria,<br />

contemporaneità, simultaneità, reversibilità. Il discorso sul soggetto si amplia se si<br />

prende in considerazione l’aspetto verbale della poesia, se si concentra l’attenzione sulle<br />

azioni e sui tempi. Rifiutando di ridurre la propria esistenza al qui ed ora, l’uso dei<br />

tempi verbali diventa metafora attraverso cui convogliare una visione del mondo, della<br />

storia e di sé. Il tempo presente e il futuro, in rapporto col passato, articolano diverse<br />

esperienze di separazione dalla realtà <strong>che</strong> è allo stesso tempo accettata e rifiutata,<br />

50 Ivi, pp. 65-69.<br />

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