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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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1.3. Essere contro: reazioni con lo spazio e col tempo<br />

Il periodo più fecondo e ricco di suggestioni temati<strong>che</strong> e formali è quello intorno agli<br />

anni Sessanta e Settanta. Le raccolte pubblicate in questi decenni contengono poesie<br />

scritte durante la guerra fredda e <strong>che</strong> risentono della svolta del 1956: nel 1959 esce<br />

Poesia e errore di Franco Fortini, in quello stesso anno vede la luce an<strong>che</strong> Il seme del<br />

piangere di Caproni <strong>che</strong>, anziché riflettere sui destini generali, si chiude in una<br />

dimensione privata e intima; nel 1963 esce <strong>Una</strong> volta per sempre, titolo ricapitolativo di<br />

un’epoca o di una stagione umana, <strong>che</strong> si accosta ad una pronuncia ultimativa della<br />

parola poetica, già sull’orlo della postumità: 38 con questa raccolta Fortini ha in un<br />

qual<strong>che</strong> modo aperto un sentiero ricco di suggestioni e capace di toccare nel vivo i nervi<br />

scoperti della società e della storia; corrispondendo a questi sentimenti nel 1965 vedono<br />

la luce due raccolte capitali: il Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre<br />

prosopopee di Caproni; mentre Sereni con Gli strumenti umani ci avrebbe lasciato la<br />

mappa più precisa e intensa delle angosce stori<strong>che</strong> maturate negli anni precedenti e<br />

acuite dall’estraneità ad un presente di sopraffazione. Ancora, nel 1973 viene pubblicato<br />

Questo muro di Fortini e poi nel 1975 Il muro della terra di Caproni; nel 1976<br />

Stranezze di Penna e nel 1979 la primissima edizione di Stella variabile di Sereni, poi<br />

ripubblicata da Garzanti nel 1981. Sono titoli in cui si manifesta quella crisi del<br />

<strong>lingua</strong>ggio <strong>che</strong> la neoavanguardia considera in quegli anni come la chiave di<br />

interpretazione della scrittura e della società. 39 Il rapporto problematico tra <strong>lingua</strong>ggio e<br />

realtà, tra conoscenza ed esperienza, anima le opere di questi poeti <strong>che</strong> restano tuttavia<br />

estranei alle ricer<strong>che</strong> avanguardisti<strong>che</strong>. Essi manifestano, secondo linee e scelte poeti<strong>che</strong><br />

diverse, un senso vivo e provocatorio di non appartenenza, uno spirito d’esilio <strong>che</strong> si<br />

rivela a più livelli: erranza e viandanza, <strong>che</strong> già dalle prime prove avevano assunto un<br />

38 Così Franco Fortini, Versi scelti 1939-1989, Torino, Einaudi, 1990, p. 445: «Il titolo di questa raccolta vorrebbe<br />

essere inteso tanto nel significato di “una volta per tutte”, cioè di dichiarazione e suggello, quanto in quello di<br />

irripetibilità, assolutezza e responsabilità del vissuto e compiuto».<br />

39 Cfr. Bernard Simeone, Préface, in Valerio Magrelli, Natures et signatures, Cognac, Le Temps qu’il fait, 1998,<br />

pp. 7-8: «En reproduisant, de façon mimétique et distanciée, les automatismes que la société de consommation avait<br />

induits au cœur du langage, en tentant de briser non seulement l’écriture poétique mais toute prétention à une<br />

cohérence factice entre image, rythme et son, la néo-avant-garde avait provoqué un séisme presque aussi violent dans<br />

le champ de la poésie que dans celui de la fiction […]. La crise majeure avait concerné l’acte même de nommer. […]<br />

La langue, privée de référents majeurs, devenait dispersion et vertige, de plus en plus grinçante, de plus en plus<br />

ludique, et, tout en disant la combattre, participait de la brutale perte de sens causée par la transformation du réel en<br />

un stock infini de marchandises. Tandis que la question de l’être était déjà masquée, […] la langue elle-même, se<br />

dégradant en chose, perdait le pouvoir de dire les autres objets, puisqu’elle ne disposait plus, par rapport à eux, d’un<br />

recul suffisant».<br />

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