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28.05.2013 Views

La gioia e la spensieratezza giovanili non bastano: del passato non conta più la dimensione sentimentale, ma la distanza e la lontananza. 19 Il principio speranza è da cercarsi in una dimensione scentrata, o addirittura viene sostituito dalla Scoperta dell’odio, in cui il fuoco purificatore è l’unico mezzo che permette di discernere il bene dal male. L’io non può risolvere il rapporto tra sé e l’altro con la gioia e con l’amore, perché «la gioia quando c’è basta a sé sola» (Le ceneri) e «l’inveterato errore» è stato «credere che d’altro non vi fosse acquisto che d’amore» (Scoperta dell’odio). I tempi non sono più aperti ad un confronto su valori positivi e quindi l’autore, con un evidente ammiccamento a Fortini, «Insiste che conta più della speranza l’ira / e più dell’ira la chiarezza» (Una visita in fabbrica). Non c’è spazio per l’idillio, il paesaggio ha perduto la sua capacità evocativa, il suo potenziale rappresentativo della profondità psichica ed è ridotto a «un bianco giorno e mite di fine inverno» (Le ceneri). Per vedere chiaramente sembra necessario prendere congedo dal mondo e immergersi in una dimensione che esiste «fuori dallo sguardo immediato» (A un compagno d’infanzia, II), per sviluppare una nuova «disposizione verso la realtà», 20 in cui le cose «rivivranno / con altro suono e senso» (A un compagno d’infanzia, I). Così nell’ultimo testo della raccolta, La spiaggia, alla presenza si sostituisce l’assenza, all’amore la morte, al silenzio la parola proiettata al futuro: Sono andati via tutti – blaterava la voce dentro il ricevitore. E poi, saputa: - Non torneranno più -. Ma oggi su questo tratto di spiaggia mai prima visitato quelle toppe solari... Segnali di loro che partiti non erano affatto? E zitti quelli al tuo voltarti, come niente fosse. I morti non è quel che di giorno in giorno va sprecato, ma quelle toppe d’inesistenza, calce o cenere pronte a farsi movimento e luce. Non dubitare, – mi investe con la sua forza il mare – parleranno. (Vittorio Sereni, La spiaggia in Gli strumenti umani) 19 Cfr. Guido Mazzoni, Forma e solitudine. Un’idea della poesia contemporanea, cit., p. 153. 20 Ivi, p.158. 160

Nella dinamica del contrasto tra elementi opposti, al «Sono andati via tutti» e al «Non torneranno più» 21 si alterna il «loro che partiti non erano affatto»; alle «toppe solari» le «toppe d’inesistenza, calce o cenere» e subito dopo «movimento e luce»; al «zitti quelli al tuo voltarti» la voce del mare che promette: «parleranno». Fortini aveva inteso queste immagini «come parti latenti della realtà storico-sociale», ma anche «parti della esperienza del soggetto-autore […] ammutolito dalla fine di ogni mandato sociale». 22 Alcuni anni prima Pasolini aveva scritto «ma io non sono morto, e parlerò» (A uno spirito, in La religione del mio tempo), stabilendo il ruolo che l’io poetico doveva avere all’interno della società come principale fautore dell’azione civile opposta alla cultura della morte. 23 La prospettiva in Sereni è notevolmente cambiata, perché l’io con la sua parola non può sperare di forzare la realtà, ma soltanto cercare un rapporto diverso con essa: anziché stabilire la fine delle esistenze individuali, i morti attendono una rinascita, una possibilità di esistenza. 24 Solo uscendo da sé e legando il proprio destino a quello dei trapassati si può ancora sperare di resistere alla fine. La poesia si nutre di contraddizioni e dissonanze: il discorso si svolge all’interno di un meccanismo di decostruzione del reale, che dal concreto («questo tratto di spiaggia») scivola verso l’astrazione di una condizione mentale inquieta e “altra” (le «toppe solari», le «toppe d’inesistenza» 25 ), in cui alla iniziale voce blaterante dentro un ricevitore si oppone la parola forte del mare, che invita a «Non / dubitare» e a continuare a coltivare la speranza. Da una parte emerge una realtà minacciata da una alterità incombente, che 21 Si possono a questo proposito ricordare alcune poesie di Giorgio Caproni, in cui la situazione di abbandono sembra senza via di scampo, e in cui viene negata ogni possibilità di comunicazione con l’altro da sé, o con i morti: «Nessuno m’ha richiamato / – nessuno - indietro» (Scalo dei fiorentini, in Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee); «Sono partiti tutti. / Hanno spento la luce, / chiuso la porta, e tutti / (tutti) se ne sono andati / uno dopo l’altro. / […] / – di tanti – non c’è più nessuno / col quale amorosamente / poter altercare?» (Lasciando Loco, in Il muro della terra). 22 Franco Fortini, Ancora per Vittorio Sereni, in Nuovi saggi italiani, cit., p. 205. 23 Cfr. Nicoletta Diasio, «Il bel paese dove il no suona». L’invective à l’Italie dans trois poèmes de Pasolini, Sereni et Caproni, in AA.VV., L’invective. Histoire, formes, stratégies, actes du colloque international des 24 et 25 novembre 2005, a cura di Agnès Morini, Saint-Étienne, Publications de l’Université de Saint-Étienne, 2006, p. 301: «face à l’omniprésence de la mort, d’une culture de la mort, "io non sono morto", dit le poète, "e parlerò"». 24 Cfr. Franco Fortini, La plage et la sibylle, cit., p. 12: «Ce sont les morts […] qui proposent à nouveau comme valeur et devoir absolus l’identité nue des choses […]. Ainsi, la foi irrationnelle en l’intransitivité des existences individuelles confère à une valeur négative une valeur absolue. Toutefois, cette position semble depassée dans le dernier poème du recueil, «La plage» […]. Ce sont les jours qui sont partis, les événements, les hommes en apparence disparus mais qui attendent de renaître; […]. Les parties de la réalité qui n’ont pas jusqu’alors pleinement existé, […] sont dès maintenant appelées à une existence». 25 Sono immagini che sembrano richiamare le bruciature e le ustioni delle opere di Alberto Burri, immagini di lacerazioni a metà strada tra essere e non essere, tra dimessa condizione esistenziale e sublime rivelatore. 161

La gioia e la spensieratezza giovanili non bastano: del passato non conta più la<br />

dimensione sentimentale, ma la distanza e la lontananza. 19 Il principio speranza è da<br />

cercarsi in una dimensione scentrata, o addirittura viene sostituito dalla Scoperta<br />

dell’odio, in cui il fuoco purificatore è l’unico mezzo <strong>che</strong> permette di discernere il bene<br />

dal male. L’io non può risolvere il rapporto tra sé e l’altro con la gioia e con l’amore,<br />

perché «la gioia quando c’è basta a sé sola» (Le ceneri) e «l’inveterato errore» è stato<br />

«credere <strong>che</strong> d’altro non vi fosse acquisto <strong>che</strong> d’amore» (Scoperta dell’odio). I tempi<br />

non sono più aperti ad un confronto su valori positivi e quindi l’autore, con un evidente<br />

ammiccamento a Fortini, «Insiste <strong>che</strong> conta più della speranza l’ira / e più dell’ira la<br />

chiarezza» (<strong>Una</strong> visita in fabbrica). Non c’è spazio per l’idillio, il paesaggio ha perduto<br />

la sua capacità evocativa, il suo potenziale rappresentativo della profondità psichica ed è<br />

ridotto a «un bianco giorno e mite di fine inverno» (Le ceneri). Per vedere chiaramente<br />

sembra necessario prendere congedo dal mondo e immergersi in una dimensione <strong>che</strong><br />

esiste «fuori dallo sguardo immediato» (A un compagno d’infanzia, II), per sviluppare<br />

una nuova «disposizione verso la realtà», 20 in cui le cose «rivivranno / con altro suono e<br />

senso» (A un compagno d’infanzia, I). Così nell’ultimo testo della raccolta, La spiaggia,<br />

alla presenza si sostituisce l’assenza, all’amore la morte, al silenzio la parola proiettata<br />

al futuro:<br />

Sono andati via tutti –<br />

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E poi, saputa: - Non torneranno più -.<br />

Ma oggi<br />

su questo tratto di spiaggia mai prima visitato<br />

quelle toppe solari... Segnali<br />

di loro <strong>che</strong> partiti non erano affatto?<br />

E zitti quelli al tuo voltarti, come niente fosse.<br />

I morti non è quel <strong>che</strong> di giorno<br />

in giorno va sprecato, ma quelle<br />

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dubitare, – mi investe con la sua forza il mare –<br />

parleranno.<br />

(Vittorio Sereni, La spiaggia in Gli strumenti umani)<br />

19 Cfr. Guido Mazzoni, Forma e solitudine. Un’idea della poesia contemporanea, cit., p. 153.<br />

20 Ivi, p.158.<br />

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