Una lingua che combatte - DSpace@Unipr
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La poesia di Sereni ha origine da questa distanza e dalla ricerca di un contatto <strong>che</strong> viene<br />
a mancare. Tuttavia questi temi dall’evidente valenza simbolica sono sempre<br />
strettamente legati ad una realtà concreta e al contempo sentimentale, «un universo<br />
perpetuamente in conflitto, alle prese con la propria subliminarità». 16 Sereni non può,<br />
citando Ungaretti, «ardere d’inconsapevolezza» e la parola <strong>che</strong> «cerca e tenta e ancora si<br />
rassegna» (Finestra) è l’espressione di un io cambiato, il cui sguardo sulla natura<br />
produce una speranza già risolta in disperazione. A nulla vale chiedere all’amore di<br />
restare saldo e di non cedere, all’amicizia di difenderci:<br />
La splendida la delirante pioggia s’è quietata,<br />
con le rade ci bacia ultime stille.<br />
Ritornati all’aperto<br />
amore m’è accanto e amicizia.<br />
E quello, <strong>che</strong> fino a poco fa quasi implorava,<br />
dall’abbuiato portico brusìo<br />
romba alle spalle ora, rompe dal mio passato:<br />
volti non mutati saranno, risaputi,<br />
di vecchia aria in essi oggi rappresa.<br />
An<strong>che</strong> i nostri, fra quelli, di una volta?<br />
Dunque ti prego non voltarti amore<br />
e tu resta e difendici amicizia.<br />
(Vittorio Sereni, Anni dopo, in Gli strumenti umani)<br />
L’andamento e la scelta lessicale dell’incipit sembrano spostare la datazione della lirica,<br />
come se si trattasse di una sorta di remake post-dannunziano o neocrepuscolare, come se<br />
le cose da Frontiera a qui non fossero cambiate. Sereni pare rievocare le parole <strong>che</strong><br />
chiudevano la presentazione delle Poesie del 1942, in cui affidava il libro «alla cordiale<br />
memoria degli amici», ma ora, nell’invocazione finale, amore e amicizia vengono<br />
personificati nel tentativo di renderli assoluti, di sottrarli alla contingenza del momento<br />
storico, o an<strong>che</strong> alla precarietà della memoria <strong>che</strong> si trova a fare i conti col passato.<br />
An<strong>che</strong> lo stile partecipa della confusione di chi, tornato all’aperto dopo il delirio della<br />
guerra, deve recuperare il tempo perduto degli anni in cui non ha veramente vissuto e,<br />
nell’emergenza memoriale di una vita precedente il conflitto e di volti una volta<br />
conosciuti, invoca al proprio fianco amicizia e amore, <strong>che</strong> garantiscano l’accordo<br />
dell’essere con la realtà. Tuttavia, come in una moderna versione del mito di Orfeo, la<br />
salvezza è precaria, si risolve in inutile preghiera, in una tensione discorsiva alla quale è<br />
16 Così Massimo Grillandi, Sereni, cit., p. 12.<br />
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