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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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immemore», la parola di Sereni si pone in relazione con il futuro, con l’utopia e con la<br />

condizione dell’uomo in un tempo di incertezze e crisi:<br />

Ne fu colto<br />

il disegno profondo<br />

nel punto dove si fa più palese<br />

– non una storia mia o di altri<br />

non un amore nemmeno una poesia<br />

ma un progetto<br />

sempre in divenire sempre<br />

«in fieri» di cui essere parte<br />

per una volta senza umiltà né orgoglio<br />

sapendo di non sapere.<br />

(Un posto di vacanza, VII, in Stella variabile)<br />

Nel poemetto (uno dei punti più avanzati di speculazione poetica), il rapporto con la<br />

realtà è regolato da geografie variabili e prospettive mentali incrinate, all’interno di un<br />

sistema di segni sospesi tra la minaccia e lo spaesamento. Il poeta cammina sul rovescio<br />

della medaglia, vive ai bordi di una realtà composita e instabile: <strong>che</strong> è come dire <strong>che</strong><br />

vive sul rovescio della poesia, immerso in una congerie di frammenti e s<strong>che</strong>gge di voci,<br />

immagini, pensieri fissati sulla pagina, <strong>che</strong> già cedono al buio. Allo stesso tempo ne<br />

accetta i rischi e i limiti, per raggiungere una profondità <strong>che</strong> si pone come una<br />

possibilità futura, mai compiuta. Il «disegno profondo» è, allora, un «progetto» di<br />

conoscenza, <strong>che</strong> non può essere conoscenza in sé («Amare non sempre è conoscere»),<br />

perché per Sereni c’è sempre un al di là, un oltre, un altrove dell’io e del mondo in cui il<br />

potenziale psichico del gesto poetico continua a battere il terreno, inseguendo una<br />

traccia «oltre il paesaggio». 95<br />

95 Cfr. Vittorio Sereni, Infatuazioni, in Gli immediati dintorni, ora in La tentazione della prosa, cit., p. 132: «Ma è<br />

come la montagna di Cézanne: astratta nella sua ripetuta presenza, indicibilmente viva nel suo arioso riproporsi. […]<br />

Solo adesso comprendo <strong>che</strong> come un viso mi era stato preannuncio, portatore, segnacolo di un paesaggio, così è di<br />

questo rispetto ad altro <strong>che</strong> incomincio a intravedere. Ben oltre il paesaggio».<br />

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