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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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passato con il nostro io presente, dall’interazione tra realtà, pensiero e parola. 43 Questa<br />

poesia non è la semplice conferma del mondo in cui ci troviamo, ma ne progetta uno<br />

diverso:<br />

– non una storia mia o di altri<br />

non un amore nemmeno una poesia<br />

ma un progetto<br />

sempre in divenire sempre<br />

«in fieri» di cui essere parte<br />

per una volta senza umiltà né orgoglio<br />

sapendo di non sapere.<br />

(Un posto di vacanza, VII, in Stella variabile)<br />

Il senso stesso della transitorietà è alla base di ogni forma di conoscenza, scientifica,<br />

storica e an<strong>che</strong> poetica. Come nota Gian Carlo Ferretti, 44 la poesia di Sereni, il suo farsi<br />

concreta e attuale, nasce da questo nodo di contraddizioni, di esigenze contrastanti e<br />

tuttavia coesistenti:<br />

Tale poetica provvisoria […] auspi<strong>che</strong>rebbe […] una poesia<br />

eminentemente inventiva <strong>che</strong> nascesse dall’elaborazione dei dati emotivi,<br />

ideologici, raziocinanti eccetera e producesse situazioni e materiali diversi da<br />

quello di partenza o in cui questi entrassero come ingrediente magari<br />

invisibile e impercepibile… 45<br />

I poli entro cui si muove l’articolata riflessione di Sereni sono esperienza e invenzione.<br />

La nostra esperienza del mondo è fatta di cose e di vuoti tra le cose, 46 <strong>che</strong> la poesia<br />

cerca di colmare, dando forma ed espressione ad una visione unitaria di emozioni e<br />

pensieri, <strong>che</strong> prima unitari non erano. I fatti esterni, le circostanze della vita, vengono<br />

rielaborati dal pensiero poetico, <strong>che</strong> riesce a cogliere quei nessi normalmente invisibili,<br />

43<br />

A questo proposito si legga Ezio Raimondi, Letteratura, Bologna, Clueb, 2000, p. 16: «Oggi non vi sono dubbi<br />

<strong>che</strong> se per la letteratura si deve parlare di realismo, necessariamente esso passa e si costruisce attraverso la realtà<br />

propria della parola, sovvertendo le vecchie ipotesi mimeti<strong>che</strong> per includere l’atto stesso del rappresentare, con la sua<br />

energia di trasformazione e di deformazione, all’interno dello spazio rappresentato. E può essere allora <strong>che</strong> nello<br />

scrutare il reale la parola sappia scorgervi an<strong>che</strong> ciò <strong>che</strong> è più nascosto, di là dai significati apparenti di relazioni<br />

ancora provvisorie verso significati più profondi, sino ad attingere l’apertura al futuro, la tensione problematica<br />

segreta <strong>che</strong> affluisce e si sedimenta an<strong>che</strong> nel nostro confronto con il presente, in ciò <strong>che</strong> diciamo del nostro io nella<br />

sua dimensione sia individuale <strong>che</strong> collettiva».<br />

44<br />

Cfr. Gian Carlo Ferretti, Poeta e di poeti funzionario. Il lavoro editoriale di Vittorio Sereni, Milano, il<br />

Saggiatore / Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 1999, pp. 132-134. Mi sembra doveroso ricordare il<br />

contributo di Gian Carlo Ferretti, in particolare per quanto riguarda il capitolo Un’idea di poesia, pp. 130-145.<br />

45<br />

Vittorio Sereni, Scritture private con Fortini e con Giudici, a cura di Zeno Birolli, Bocca di Magra, Capannina,<br />

1995, pp. 34-35.<br />

46<br />

Cfr. Maurice Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, Milano, Bompiani, 2005 (1ª ed. Milano, Il<br />

saggiatore, 1965), p. 50.<br />

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