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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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Si rientra d’un passo nell’inverno.<br />

E nei tetri abituri si rientra,<br />

a un convito d’ospiti leggiadri<br />

si riattizzano i fuochi moribondi.<br />

E nei bicchieri muoiono altri giorni.<br />

Salvaci allora dai notturni orrori<br />

dei lumi nelle case silenziose.<br />

130<br />

(Strada di Creva, II, in Frontiera)<br />

In un altro testo egli scrive <strong>che</strong> «nella morte già certa / cammineremo con più coraggio»<br />

(Settembre), convinzione <strong>che</strong> negli ultimi suoi versi diventa un invito (o una preghiera,<br />

come il «Salvaci allora dai notturni orrori»): «passiamola questa soglia una volta di più»<br />

(Altro compleanno, in Stella variabile), in cui si ribadisce un inevitabile destino di<br />

transito, ancora una volta sospeso su una linea di frontiera, e insieme la volontà di<br />

proiettarsi coraggiosamente nel futuro, nonostante la consapevolezza della precarietà<br />

della vita. 25 Proprio la condizione di transitante produce una più «piena fusione tra sé e<br />

il mondo sensibile», 26 un’immersione dell’io nelle cose, <strong>che</strong> permette di giungere ad<br />

una realtà profonda in cui gli elementi naturali e i termini temporali vengono a indicare<br />

una condizione psicologica ed esistenziale tesa tra il divenire e il vuoto, <strong>che</strong> si<br />

svilupperà ulteriormente negli anni successivi. Così, se guardiamo oltre l’inverno-<br />

lontananza della prima poesia, scorgeremo un significativo rimando a questa situazione<br />

esistenziale in Un ritorno (Gli strumenti umani), in cui al «lago di calma» si sostituisce<br />

una «lacuna del cuore», a ribadire un’assenza spaziale e temporale da luoghi di cui l’io è<br />

stato disappropriato. Il ritorno come perpetuazione psichica di un vuoto <strong>che</strong> coesiste con<br />

l’esserci si ritrova an<strong>che</strong> in Stella variabile, in cui il «ritorno d’estate» è succedersi<br />

ripetitivo e rassicurante della stagione più emblematica per Sereni, ma an<strong>che</strong> rivelazione<br />

«Di tunnel in tunnel di abbagliamento in cecità» del «colore del vuoto» (Autostrada<br />

della Cisa).<br />

In Frontiera la perdita e la distanza messe a fuoco nell’immagine della morte o del<br />

passare delle stagioni, influenza an<strong>che</strong> l’uso dei tempi verbali; particolarmente<br />

significativa è l’alternanza del presente al futuro. Si prenda come esempio la poesia<br />

25 Così Maria Laura Baffoni Licata, Stella variabile di Vittorio Sereni: alternanza ossimorica di luci e ombre,<br />

«Italica», vol. 62, n. 2, 1985, p. 128: «Alla base dell’ispirazione di questa poesia, dunque, c’è, a mio parere, una<br />

dialettica esistenziale centrata su una metafora ossimorica; si tratta di una solarità, di una prospettiva di vita<br />

illuminante ed illuminata, <strong>che</strong> confina, attraverso una miriade di stati intermedi, col suo contrario, con l’ombra cioè,<br />

col non-esistere, con la morte».<br />

26 Vittorio Sereni, Dovuto a Montale, in Gli immediati dintorni, ora in La tentazione della prosa, cit., p. 144.

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