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Luigi Pasquini a San Marino 1925 - Asset Banca

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10 <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> <strong>1925</strong> -1932


VALORI TATTILI<br />

Fondazione <strong>Asset</strong> <strong>Banca</strong> - <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> per l’Arte<br />

via Tre Settembre, 210 - 47891 Dogana - Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong><br />

tel 0549 943 638 - valoritattili@ab.sm<br />

VALORI TATTILI © proprietà riservata<br />

Pubblicazione periodica<br />

Direttore responsabile: Augusto Mengozzi<br />

10. <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> <strong>1925</strong> - 1932<br />

<strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, 17 novembre - 29 novembre 2012<br />

ESPOSIZIONE TEMPORANEA aperta dal Lunedì al Venerdì ore 8.30 - 17.00<br />

Impaginazione e Stampa: Samorani Srl, Forlì<br />

Fotografie: Museo di Stato della Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, Biblioteca di Stato della<br />

Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, Biblioteca Gambalunga di Rimini.<br />

Ringraziamenti.<br />

Si esprime un sincero ringraziamento a quanti, con suggerimenti e disponibilità di materiali,<br />

hanno aiutato le autrici nella stesura del testo: Davide Bagnaresi, Cesare Bernardi, Nadia<br />

Bizzocchi, Ferruccio Farina, Laura Rossi, Anna Simoncini, Sergio Sermasi, Vanna Tabarini.


<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong><br />

<strong>1925</strong> - 1932<br />

ESPOSIZIONE TEMPORANEA<br />

<strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, 17 novembre - 29 novembre 2012<br />

a cura di<br />

Cristina Ravara Montebelli<br />

e Michela Cesarini


<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong><br />

Presentazione<br />

È la nostalgia il sentimento che più prepotentemente si affaccia dalle tele di<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>. Vi ritroviamo infatti corruschi di paesaggi ormai scomparsi<br />

nei quali ci piace oniricamente passeggiare. Né ci rendiamo conto che poco<br />

importa la storia dei luoghi se confrontata con l’eternità di un messaggio<br />

soprattutto poetico. Si ispirano così alle poesie di Pascoli molte opere realizzate<br />

da <strong>Pasquini</strong> dove sembra di cogliere l’invito che l’eroe greco Anticlo rivolse<br />

a Elena pregandola, in punto di morte, di non seguitare a parlargli come la<br />

sua donna rimasta in patria perché solo lei avrebbe voluto ricordare. Quel<br />

“voglio ricordar te sola” ben riassume la speciale percezione delle opere di<br />

<strong>Pasquini</strong>, una delle quali esplicitamente richiama, sin dal titolo, “l’azzurra<br />

vision di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>”. La mostra propone quattro delle sue opere maggiori con<br />

intelligenti integrazioni di stampe, volumi, fotografi e e lettere. <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong><br />

fu infatti un illustre bibliofi lo i cui 1700 volumi costituiscono uno dei fondi<br />

più importanti della Gambalunga. Fu inoltre disegnatore, grafi co, xilografo,<br />

acquarellista, narratore e pubblicista riminese. Uno sguardo alla mostra ci dice<br />

subito quanto grande fosse l’apertura di compasso delle competenze di <strong>Luigi</strong><br />

<strong>Pasquini</strong>. Appassionatamente fedele a se stesso, il ritratto di <strong>Pasquini</strong> è quello<br />

di un uomo prodigiosamente colto, sovvertitore di idee comuni, incapace di<br />

lasciare le cose come le aveva trovate durante la sua permanenza a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

Si capisce allora, visitando la mostra, che le ricercatrici si sono spinte a seguire<br />

la vena di <strong>Pasquini</strong>, assecondandone le mescolanze, la variabilità delle fantasie,<br />

il fatto che non ci fossero sequenze lineari. L’esposizione è così un crescendo<br />

di variazioni di argomento che testimonia una sensibilità artistica acutissima.<br />

Ne è prova l’accurata ricostruzione degli anni che <strong>Pasquini</strong> trascorse a <strong>San</strong><br />

<strong>Marino</strong> svolta con ricchezza documentaria (acquarelli, libri, lettere, stralci di<br />

documenti) e sicurezza interpretativa dalle dott.sse Cristina Ravara e Michela<br />

Cesarini. Così che dopo aver visitato la mostra e aver fatto un salto collettivo in<br />

un recente passato, si intuisce il respiro universale dell’arte di <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>.<br />

Augusto Mengozzi<br />

Presidente Fondazione “Valori Tattili”


<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>. La vita e l’attività nel periodo sammarinese (<strong>1925</strong>-1932)<br />

di Cristina Ravara Montebelli<br />

In questa sede non intendiamo proporre la completa biografi a di <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> (1897-<br />

1977), per la quale rimandiamo ad alcuni titoli in bibliografi a, ma un affondo sui sette anni da<br />

lui trascorsi nella Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, signifi cativi non solo per la storia personale del<br />

giovane pittore, pubblicista e scrittore, ma anche per la storia della Repubblica.<br />

Nel novembre del <strong>1925</strong>, con un diploma di abilitazione all’insegnamento del disegno in<br />

tasca e vincitore di concorso per le scuole medie regie, bandito a favore degli ex-combattenti,<br />

ma da anni ormai in attesa della nomina ministeriale, <strong>Pasquini</strong> viene a sapere che nelle Scuole<br />

Medie Governative della Repubblica (Ginnasio e Scuole Comparate) occorreva un insegnante<br />

di disegno e di calligrafi a. È proprio lui che, nel romanzo autobiografi co La Professoressa,<br />

riferisce l’incontro con il Deputato agli Studi nel Palazzo del Governo:<br />

Titoli di studio e documenti in regola con, in più, la qualifi ca di vincitore di concorso, in Italia,<br />

in attesa di nomina, l’assunzione gli fu data per certa, dovendo, prima, il Deputato riferire in seno al<br />

Consiglio Grande e Generale e averne l’autorizzazione. Una formalità. Poteva considerarsi assunto in<br />

pianta stabile, con decorrenza degli assegni - 475 lire mensili - dal 1° dicembre. Non gli scoppiò il<br />

cuore! <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, piccola, nuova Patria. L’altra, la vecchia, più grande Patria, per la quale aveva<br />

sofferto e sanguinato, cadendo bocconi sulla riarsa petraia carsica, l’aveva respinto, preferendo a lui,<br />

le donne. Indignato, avrebbe voluto prendere la cittadinanza sammarinese, ma le leggi repubblicane lo<br />

consentivano soltanto dopo quarant’anni di permanenza sul Titano. Per passare nei ruoli delle Scuole<br />

Medie Governative di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, aveva, come d’uso, prestato giuramento sui Vangeli, al cospetto del<br />

cranio del <strong>San</strong>to.<br />

I mesi invernali gli servono per preparare<br />

l’appartamentino sotto la Rocca composto di tre<br />

stanze, da lui affrescate “di azzurro e di rosa, coi<br />

motivi decorativi tratti dal Cantico dei Cantici”<br />

le quali, alla fi ne di marzo del 1926, il Lunedì<br />

dell’Angelo, accolgono la sposina, Felice Rosa<br />

Perilli, detta Felicina. È di famiglia borghese<br />

riminese, “sposalizio progressista, se non proprio<br />

rivoluzionario”, ricorda <strong>Pasquini</strong>, che invece è nato<br />

al Borgo di S. Giuliano. Felicina è la nipote di quel<br />

<strong>Luigi</strong> Perilli, fotografo dilettante, dal quale forse<br />

<strong>Pasquini</strong> aveva imparato a servirsi della macchina<br />

fotografi ca per documentare il suo lavoro di pittore<br />

e per immortalare sé stesso, le sue opere insieme<br />

e la moglie (fi g. 1). La famiglia Perilli d’estate<br />

è solita trasferirsi in quella casa di Vergiano con<br />

podere, che diverrà soggetto di vari acquarelli e di<br />

uno dei più famosi romanzi di <strong>Pasquini</strong>: Il podere<br />

sulla Linea Gotica.<br />

L’estate del ’26 è ricca di eventi: la mattina<br />

5<br />

1) <strong>Pasquini</strong> fotografa allo specchio sé e la<br />

moglie nella casa di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, 1928 (BGRn,<br />

Fondo <strong>Pasquini</strong>, b. 17).


del 4 luglio, in “un’ampia ed elegante sala del Kursaal La Serenissima”, s’inaugura la mostra<br />

personale degli acquarelli di <strong>Pasquini</strong>:<br />

In fondo alla sala spiccava maestosa la maschia fi gura del Duce, riprodotta a tempera dallo stesso<br />

<strong>Pasquini</strong> nel Settembre <strong>1925</strong> in Rimini; tutt’intorno alle pareti facevano bella mostra ben trentasette quadri,<br />

quasi tutti di soggetti sammarinesi, e tutti per ispirazione, per armonia di colori, per sapiente composizione<br />

pregevolissimi.<br />

Nessun altro pittore - ch’io mi sappia - ha saputo rendere con tanta verità e con tanta varietà gli aspetti<br />

di questa nostra bella e pittoresca Terra di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

Gli acquerelli del <strong>Pasquini</strong> sono veramente originali e ricchi di espressioni. Dotato di fervido intuito<br />

e di rapida esecuzione, egli ha saputo cogliere e ritrarre - direi quasi a volo - gli splendori del Monte<br />

Titano in tutta la sua varietà di colori: sfolgorante d’oro nel sole meridiano; cupo nel grigiore delle nebbie;<br />

candido sotto la neve; in tutte le luci, dall’alba al tramonto.<br />

Soggetti riuscitissimi sono anche i monumenti artistici della Città: “Il Palazzo Pubblico”, “La Pieve”,<br />

“La Rocca”, “La Porta della Rupe”, “Il Pianello” e via dicendo.<br />

A dare all’inaugurazione una forma solenne, una signifi cazione speciale e a dimostrare che il Governo<br />

della Repubblica è sempre primo, e presente a dare impulso ad ogni manifestazione d’arte, intervenne alla<br />

Mostra Sua Eccellenza il Capitano Reggente Manlio Gozi, il quale ebbe parole di lode pel giovane pittore.<br />

Dinanzi a numeroso ed eletto pubblico disse il discorso inaugurale il Prof. Onofrio Fattori, Direttore<br />

del Museo Governativo ed Insegnante di Letteratura e Storia dell’Arte nel patrio Liceo, il quale, premesso<br />

un reverente saluto all’Eccellentissimo Reggente, formula l’augurio che questa nuova Mostra sia per<br />

aprire una serie di feste dell’Arte che perpetuino le tradizioni artistiche della Repubblica 1 .<br />

A distanza di meno di un mese, il 1° agosto, si apre a Rimini, al primo piano della Biblioteca<br />

Gambalunga e sotto gli auspici del «Corriere Padano», una seconda esposizione di acquerelli<br />

di <strong>Pasquini</strong> accostati alle tempere del pittore riminese Doro Barilari: le parole introduttive sono<br />

di un oratore di eccezione, Innocenzo Cappa (1875-1954), legato a rapporti di amicizia con il<br />

pittore già dal 1920. Si conoscono solo alcune frasi di questo discorso, ma sono signifi cative<br />

per la comprensione della poetica degli acquarelli pasquiniani: viene detto che “<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>,<br />

giocondo, luminoso, è un prodotto pascoliano”, che “i suoi acquarelli producono con fedeltà, con<br />

amore e con gioia tutta la poesia della terra romagnola” e che “la Romagna rivive nell’arte del<br />

<strong>Pasquini</strong> come rivive particolarmente nei versi dei poeti dialettali” 2 .<br />

La mostra riscuote grandi consensi e dei 49 quadri esposti nella sala di <strong>Pasquini</strong> - come scrive<br />

Guido Ricciotti in una lunga recensione della mostra ed è possibile verifi care dai nomi registrati<br />

nell’elenco delle opere in mostra, fra i documenti del prezioso Fondo <strong>Pasquini</strong>, in Biblioteca<br />

Gambalunga - “numerosissimi sono stati acquistati da concittadini, connazionali e stranieri segno<br />

evidente che i suoi lavori destano non lieve interesse”. Fra tutti gli acquirenti, compare anche<br />

il nome di Arnaldo Mussolini (1885-1931), fratello minore di Benito e direttore del «Popolo<br />

d’Italia», che il 4 agosto è in visita “privatissima” alla Repubblica insieme alla famiglia 3 .<br />

L’estate del 1926, come le precedenti, viene trascorsa da <strong>Pasquini</strong> a Rimini, dove è impegnato<br />

nella direzione del giornale balneare (fondato da lui nel <strong>1925</strong>) Rimini la più bella spiaggia del<br />

mondo, che da quest’anno ospita, fra le tante inserzioni pubblicitarie con suoi disegni di Hotel<br />

riminesi, anche il Kursaal Serenissima, l’Albergo del Titano e la pubblicità di “Ruffo Reffi<br />

ceramiche Rep. di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>. Il più bel paese del mondo. Chi ne vuole una prova domandi<br />

cartoline e fotografi e a questa Ditta”. Inoltre, fi n dal primo numero, esce a puntate un articolo<br />

di <strong>Pasquini</strong> dedicato alla storia e alle tradizioni della Repubblica, in cui le notizie sembrano<br />

ricavate dal volume di Manlio Gozi, Deputato agli studi, <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, leggende e storia: letture<br />

ad uso delle scuole e di cultura, stampato lo stesso anno da Filippo Della Balda, con la copertina<br />

(1) Museum, 11(1927), pp. 110-111.<br />

(2) Il Popolo Sammarinese, 15 maggio 1927.<br />

(3) Il Popolo di Rimini, 29 agosto 1926; Il Popolo Sammarinese, 15 agosto 1926.<br />

6


illustrata dal pittore.<br />

A questo punto potrebbe essere connessa con la presenza di <strong>Pasquini</strong> sul Titano anche la<br />

fondazione, proprio il 15 agosto di questo stesso anno, del quotidiano «Il Popolo Sammarinese,<br />

Organo del Partito Fascista Sammarinese», stampato dalle Arti Grafi che Sammarinesi di Filippo<br />

Della Balda: il periodico ha avuto in questi anni vari direttori (<strong>Marino</strong> Rossi, Manlio Gozzi,<br />

Turiddu Foschi), ma il redattore capo potrebbe essere stato già da quest’anno <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>,<br />

perché viene indicato con questa qualifi ca almeno dal 1929 nella didascalia di una caricatura<br />

realizzata da Umberto Onorato, poi stampata nel 1931 nella rivista «Il travaso delle idee.<br />

Organo uffi ciale delle persone intelligenti». In questo modo si spiegherebbe la sua fi rma della<br />

grafi ca nella testata del giornale fi n dal primo numero e la presenza, fra il materiale fotografi co<br />

conservato presso il Fondo <strong>Pasquini</strong>, degli originali di molte fotografi e stampate in vari numeri<br />

del giornale e recanti sul retro le indicazioni per la tipografi a (tagli da effettuare, misure, date e<br />

la scritta a matita “Della Balda”).<br />

Avvicinandosi l’inverno, fatte le provviste, aveva inizio una vita da favola. Il bianco coltrone della neve<br />

ovattava le case e le contrade. S’aprivano allora, tra casa e casa, le comunicazioni interne e, al riparo<br />

dei geli, in seno alle famiglie, nella Pieve, nel Palazzo del Governo, nella scuola, nell’ospedale, aveva il<br />

suo fervido svolgimento l’attività di una gente che sembrava vivere in epoca leggendaria, in attesa dello<br />

scioglimento delle nevi 4 .<br />

In dicembre si svolgono le elezioni sammarinesi, alle quali si presenta una lista fascista (P.F.S.),<br />

chiamata “Lista Patriottica”, e vengono sciolti come in Italia tutti i partiti d’opposizione. Il simbolo<br />

elettorale è disegnato da <strong>Pasquini</strong>. Alla vigilia delle elezioni «Il Popolo Sammarinese» titolava<br />

“L’elettore che diserterà le urne o non voterà lista fascista darà a se stesso un’indubbia patente<br />

di bolscevismo irriducibile e si condannerà per<br />

sempre, senza remissione, al generale disprezzo”:<br />

è l’inizio del regime anche a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

La primavera del 1927 si presenta<br />

ricca d’impegni artistici per <strong>Pasquini</strong>: in<br />

marzo lavora, su incarico degli operai delle<br />

Corporazioni Sindacali di Città, Borgo e<br />

Piagge, alla realizzazione di una pergamena che<br />

sarà consegnata il 22 del mese a Giuliano Gozi<br />

(fi g. 2). Il 15 maggio partecipa a Bologna alla<br />

Esposizione Nazionale dell’arte del paesaggio,<br />

dove espone 8 acquarelli, tutti di soggetto<br />

sammarinese. L’articolo che viene pubblicato<br />

su «Il Popolo Sammarinese», oltre a dare<br />

notizia dell’iniziativa, traccia un interessante<br />

profi lo dell’artista:<br />

[...] il poeta dell’acquerello, partecipa alla Mostra<br />

con otto quadri di varie dimensioni e tutti raffi guranti<br />

località di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>. Il Presidente del Comitato<br />

Esecutivo Carlo <strong>San</strong>doni gli aveva dato tempo fa<br />

comunicazione con lusinghiere parole della sua<br />

ammissione al concorso. La Giuria d’accettazione, si<br />

noti bene, era presieduta da Galileo Chini, il celebre<br />

pittore toscano. I quadri presentati sono i seguenti:<br />

(4) L. <strong>Pasquini</strong>, La professoressa, Bologna 1964 p. 26.<br />

7<br />

2) Pergamena realizzata da <strong>Pasquini</strong> su incarico degli<br />

operai delle Corporazioni Sindacali di Città, Borgo e<br />

Piagge, 1927 (BGRn, Fondo <strong>Pasquini</strong>, album)


1. L’orto Borghesi con lo sfondo di Verucchio; 2. <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> panorama; 3. Casupole sotto la neve; 4.<br />

Primavera; 5. La Pieve; 6. Il Palazzo Pubblico; 7. Il Ghetto; 8. La Porta della Rupe.<br />

Il <strong>Pasquini</strong> è ormai noto come artista per i molti ed apprezzati lavori di acquarello che ha fatto ammirare<br />

nelle diverse esposizioni specialmente a Rimini e a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>. Non sto a ripetere quel che han detto di<br />

lui diversi intendenti e critici d’arte che hanno dovuto occuparsi dei lavori di questo valente e operoso<br />

fi glio di Romagna. [...]<br />

Il <strong>Pasquini</strong> è un lavoratore instancabile; non gli basta il campo dell’acquarello; oggi si dedica con tutta<br />

la sua passione anche alla xilografi a nella quale egli ha già fatto vedere buone cose che si avviano a<br />

diventare sempre migliori di giorno in giorno. Egli, oltre agli impegni professionali di insegnante di<br />

disegno nelle pubbliche scuole della Repubblica, lavora ai suoi quadri, illustra libri e riviste e trova il<br />

tempo di far manifesti e cartoline e di concorrere alle mostre. La sua casa che ride e spazia davanti alle<br />

verdi alture del Montefeltro, è piena di arte e di serenità e di dolcezza; pare davvero che vi aleggi lo<br />

spirito del Grande di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 5 .<br />

Fra aprile e maggio dello stesso anno a Cesena si svolge la Mostra didattica romagnola alla<br />

quale partecipano anche le scuole sammarinesi con uno stand espositivo curato da <strong>Pasquini</strong>, di<br />

cui è rimasta una precisa descrizione di Goffredo Fanti e una fotografi a (fi g. 3):<br />

3) Sezione dedicata a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> nella Mostra didattica romagnola, Cesena 1928 (Il Popolo Sammarinese, 24<br />

maggio 1927)<br />

Nel corridoio centrale di Palazzo Masini mi apparvero in suggestiva luminosità i segni della<br />

Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>: due bandiere bianche-azzurre. E sotto venti grandi fotografi e di Amedeo<br />

Mele, incorniciate all’antica in oro e nero da Bonini e Contessi di Rimini, ad illustrazione della edilizia<br />

scolastica nella Repubblica. Ivi sono riprodotte le belle case della Scuola primaria e media: ecco<br />

quella di Fiorentino, moderna, su disegno dell’Ing. Antonio Cavallari; quelle di Chiesanuova, di<br />

Montegiardino, di Borgo Maggiore, di Serravalle, di Domagnano e di Acquaviva. E’ poi riprodotta<br />

– a tipo – l’aula della V classe di Borgo Maggiore; la facciata del Nobile Collegio Belluzzi, sede<br />

(5) Il Popolo Sammarinese, 15 maggio 1927.<br />

8


delle scuole elementari di Città; la Sala dell’On. Deputazione degli Studi; il Palazzo del Governo, sede<br />

degli uffi ci; la Sala del Congresso degli Studi; l’Uffi cio del Presidenza del Ginnasio-Liceo; L’uffi cio<br />

di Direzione delle Scuole elementari; l’aula della V classe di Montegiardino – a tipo – ; il Gabinetto di<br />

Fisica e Scienze Naturali del Liceo; la facciata del Palazzo Ginnasio-Liceo; un corridoio, in prospettiva,<br />

delle Scuole elementari di Borgo Maggiore; l’aula di Disegno per le Scuole complementari e per i<br />

corsi preparatori agli Istituti tecnico e magistrale superiori, e il Liceo Scientifi co; il Teatrino della Sala<br />

“Bertoldi” in Serravalle annesso alle Scuole elementari di quel Castello 6 .<br />

In quest’anno l’artista avvia una collaborazione molto stretta proprio con Goffredo Fanti,<br />

per il quale illustra la copertina e l’interno di un opuscolo redatto in occasione della Mostra<br />

didattica e successivamente vari altri opuscoli commemorativi (Per un dolce convito di<br />

amicizia; Se il ricordo è poesia...; Per Aldo Caracciolo; Giovanni Battista Belluzzi detto “il<br />

<strong>San</strong> <strong>Marino</strong>”) fi no al volume storico La Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> stampato nel 1928, con<br />

fotografi e di suoi acquarelli: brani di quest’opera corredati dalle foto dei medesimi acquarelli<br />

durante estate vengono divulgati a puntate sulle pagine del giornale Rimini la più bella spiaggia<br />

del mondo.<br />

È dello stesso anno la pubblicazione di un dramma in tre atti dal titolo Redenzione, scritto<br />

4) Interno della Casa del Fascio in via Antonio Orafo, oggi Casa del Castello di Città in Via Basiliscus, <strong>San</strong><br />

<strong>Marino</strong> 1927 (BGRn, Fondo <strong>Pasquini</strong>, album)<br />

da Francesco Balsimelli, con xilografi a di copertina di <strong>Pasquini</strong>.<br />

L’autunno del ‘27 è poi foriero della partecipazione a vario titolo dell’artista a due opere<br />

pubbliche signifi cative per <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>: l’Ara dei Volontari inaugurata solennemente il 29<br />

settembre e la Casa del Fascio in via Antonio Orafo, oggi Casa del Castello di Città in Via<br />

Basiliscus (fi g. 4). Non abbiamo notizie di un coinvolgimento diretto dell’artista nella prima,<br />

ma nel Fondo della Gambalunga compare una fotografi a del “Progetto di sistemazione della<br />

facciata sinistra del Monumento dei caduti, ovvero il Quartiere delle Milizie” di sua mano, invece<br />

(6) Ibid., 24 maggio 1927.<br />

9


alcuni scatti fotografi ci documentano la sua opera di pittore di affreschi per la Casa del Fascio:<br />

[...] Soltanto dopo la inaugurazione dell’Ara dei Volontari – di alto signifi cato – il Segretario Generale<br />

Comm. Manlio Gozi ha voluto che la Casa sia inaugurata nelle luci e nei colori.<br />

La facciata è stata costrutta nello stile della Rinascenza: ha il colore di terra d’ombra. In alto porta,<br />

inghirlandato, lo stemma della Repubblica e nel fregio sotto la grondaia sporgente stanno gli stemmi dei<br />

Castelli. E’ lavoro pregevole del Pittore Ruffo Reffi .<br />

Ha pure ferri battuti e lavori in sasso scolpito. L’atrio è dipinto a tonalità calda con motivi decorativi di<br />

ispirazione quattrocentesca dal Pittore <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>. Così la scala a tinta azzurra. La virtuosità squisita<br />

del geniale Pittore <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> è rivelata in pieno nella sala di adunanza e conferenze. Essa è a forti<br />

tinte verdi e azzurre.<br />

Il motivo decorativo è di un classicismo modernizzato che trae le sue origini dal quattrocento. Ha<br />

espressione tutta personale.<br />

Il grande quadrato del soffi tto è suddiviso in otto pannelli dove la decorazione trova motivi ornamentali<br />

nell’intreccio di spirali a tinta verde con uccelli multicolori.<br />

Ai lati di ogni pannello stanno fasci littori con ampi nastri. Negli angoli sono palme azzurre grafi te di<br />

verde, a tre getti, con anfore tinte in giallo e oro. Le pareti, a triplice sobria divisione, formano tre spicchi<br />

a tinte compatte. Lungo le pareti corre il fregio a scacchi con ghirlande di alloro in cui sono dipinti i<br />

motti della Rivoluzione e del Regime fascista.<br />

La Sala è illuminata con mistici chiarori gialli e azzurri. Sulla parete centrale, forte e palpitante, è<br />

un medaglione in bassorilievo di Benito Mussolini col motto “Incipit vita nova”opera dello scultore<br />

romagnolo Giovanni Marchini.<br />

Ed è stato e sarà ancora e sempre di auspicio per la Repubblica. Così l’altro motto della parete: “il<br />

Fascismo è la Primavera della Patria”. Stanno attorno i ritratti di Carlo Simoncini e di Sady Serafi ni, di<br />

Carlo Bosi e di <strong>Marino</strong> Borbiconi: gli eroi della guerra e della conquista fascista 7 .<br />

Nella primavera del 1928, <strong>Pasquini</strong> si cimenta anche nel disegno di francobolli, come<br />

documentano alcune fotografi e, uniche testimonianze rimaste della sua partecipazione al<br />

concorso bandito tra artisti “di qualunque nazionalità essi siano, per il disegno dei nuovi<br />

francobolli ordinari”, che però non vinse 8 (fi g. 5).<br />

L’anno è scandito dalle invettive di tanti cittadini, comparse sulle colonne de «Il Popolo<br />

Sammarinese», contro <strong>Marino</strong> Moretti (1885-1979) seguite all’uscita della prima edizione del<br />

5) Alcuni bozzetti di francobolli sammarinesi realizzati da <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> nel 1928 (BGRn, Fondo <strong>Pasquini</strong>, album)<br />

suo romanzo su <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> Il Trono dei Poveri per i tipi milanesi della Treves. Il 15 luglio<br />

anche <strong>Pasquini</strong> esprime il suo parere, con un articolo dal titolo Letteratura debilitante, nel<br />

quale non critica tanto il romanzo, quanto l’atteggiamento tenuto dall’autore che a suo parere,<br />

con spavalderia politica aveva fi rmato il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto<br />

Croce, ma nei suoi scritti si proponeva come “il sempiterno dubbioso, il portatore di cilicio in<br />

(7) Ibid. 23 ottobre-20 novembre.<br />

(8) ASRSM, Atti Consiglio Gr. e Gen., 26 dicembre 1928.<br />

10


continuo desiderio di umiliarsi, l’essere dalla lacrima sempre pronta come il “parmigiano”,<br />

l’uomo che ha il gusto del piccolo, [...]” 9 , successivamente però i due diverranno grandi amici,<br />

infatti nel Fondo già più volte ricordato sono conservate più di 60 lettere indirizzate a <strong>Pasquini</strong><br />

dal 1952, scritte da Moretti con accenti di stima e di affetto.<br />

In questa estate <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> viene fatta conoscere ai forestieri da Rimini la più bella spiaggia<br />

del mondo con brani tratti dall’articolo di Paolo Amaducci Su le orme di Dante, illustrati da<br />

xilografi e pasquiniane di scorci sammarinesi.<br />

L’anno seguente varie personalità salgono sul Titano e incontrano l’artista. Si è già accennato<br />

all’arrivo di Umberto Onorato (1898-1967), caricaturista e collaboratore dal 1922 della rivista<br />

satirica «Il travaso delle idee», il cui direttore è Toddi, al secolo Pietro Silvio Rivetta (1886-<br />

1952), che lo accompagna nella visita. Ma l’evento mondano più importante si tiene la sera<br />

del 3 settembre, quando nel Teatro Titano viene messo in scena il mistero in un atto <strong>San</strong>to<br />

<strong>Marino</strong> del drammaturgo Ugo Falena, alla presenza dei Capitani Reggenti e preceduto da un<br />

discorso di Innocenzo Cappa, famoso oratore e cittadino onorario di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, dal titolo In<br />

lode di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> e della sua Repubblica. Dal resoconto della serata siamo informati che la<br />

rappresentazione ebbe un grande successo, come il discorso di prolusione - stampato l’anno<br />

6) Foto di gruppo realizzata in occasione della messa in scena dell’atto unico <strong>San</strong>to <strong>Marino</strong>, da sinistra: Ugo<br />

Falena, <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>, Innocenzo Cappa, il Console Buffarini e le consorti (BGRn, Fondo <strong>Pasquini</strong>, b. 17)<br />

seguente da F. Della Balda, con copertina xilografi ca di <strong>Pasquini</strong> - e che Cappa giunse a <strong>San</strong><br />

<strong>Marino</strong> il mattino di quel giorno “accompagnato dalla sua gentile signora, dal Comm. Buffarini<br />

Console Italiano nella Repubblica Argentina” e da <strong>Pasquini</strong> con la moglie, tutti immortalati in<br />

una bella fotografi a del Fondo <strong>Pasquini</strong>, forse destinata al giornale sammarinese 10 (fi g. 6).<br />

(9) Il Trono dei Poveri di <strong>Marino</strong> Moretti, si veda Per una storia dell’autore e del romanzo, a cura<br />

della Biblioteca di Stato, Rep. di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 2009, part. pp. 108-109.<br />

(10) Il Popolo Sammarinese, 21 settembre 1929.<br />

11


Nel 1930 il tradizionale appuntamento estivo con i giornali balneari, in particolare con<br />

l’edizione di «Rimini sorrisi di spiaggia», numero unico fondato l’anno precedente, viene<br />

trasferito da <strong>Pasquini</strong> a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, presso lo Stabilimento di Arti Grafi che di Filippo Della<br />

Balda, come puntualmente segnalato da questo articolo:<br />

Coi tipi del rinomato Stabilimento di Arti Grafi che di Filippo Della Balda di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, è uscito a cura<br />

di <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>, in elegante formato, la rivista “Rimini-Sorrisi di spiaggia”.<br />

Il numero unico, adorno di una bellissima copertina disegnata da A. Bianchi ed incisa dallo stesso prof.<br />

<strong>Pasquini</strong>, è oltremodo interessante, sia per la varietà ed originalità degli scritti dovuti in massima parte<br />

a penne di alto valore, sia per la fi nezza delle fotografi e, incisioni xilografi che, come per le bellezze<br />

artistiche in esso descritte e lumeggiate. Oltre che scritti su Rimini e sui suoi magnifi ci monumenti<br />

storici e sulla sua spiaggia, vi sono pure scritti sugli incantevoli dintorni e v’è pure una pagina dedicata a<br />

<strong>San</strong> <strong>Marino</strong> di cui sono illustrati dal <strong>Pasquini</strong> punti originalissimi e riportate impressioni e testimonianze<br />

di uomini illustri e personalità politiche venuti in questi ultimi tempi in visita alla Repubblica, fra cui<br />

campeggia quella del Duce. Il prof. cav. <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>, egregio ed apprezzato cultore delle cose d’arte,<br />

che è insegnate di disegno nelle nostre scuole medie, con questo lavoro dimostra ancora una volta il suo<br />

grande amore per la nativa Rimini, alla quale dedica continuamente la sua intelligenza ed attività con<br />

una larga visione degli interessi generali intesi a fare di Rimini la spiaggia più deliziosa, il soggiorno più<br />

preferito, la “vera Regina del mare” 11 .<br />

Il 1 ottobre Antonio Baldini (1889-1962), collaboratore del «Corriere della Sera» e autore<br />

nel 1924 del romanzo Michelaccio, è in Repubblica e viene accompagnato a visitare la Rocca<br />

“dall’amico pittore che ha buona entratura anche in carcere” come scriverà in un articolo sul<br />

Corriere del giorno seguente, descrivendo la visita. <strong>Pasquini</strong> rischierà di mettere zizzania nei<br />

rapporti di amicizia fra Moretti e Baldini con questa frase scritta in conclusione dell’articolo<br />

dedicato alla visita e comparso sul «Corriere<br />

Padano» del 5 ottobre: “[...] dato che Baldini<br />

accettasse, l’Accademia d’Italia farebbe molto<br />

bene ad accoglierlo fra i suoi membri. Vale<br />

centomila volte più di <strong>Marino</strong> Moretti. Almeno<br />

Antonio Baldini - checché ne pensi Panzini<br />

- è un romagnolo autentico” ma anche con<br />

Baldini, come con Moretti, a partire proprio<br />

da quest’anno, sarà in amichevoli rapporti<br />

epistolari per decenni.<br />

Nel 1931 l’artista continua la sua attività<br />

di illustratore di libri decorando con fotografi e<br />

a colori di due acquarelli e sei xilografi e di<br />

soggetto sammarinese, oltre alla copertina,<br />

il volume La serenissima Repubblica di <strong>San</strong><br />

<strong>Marino</strong> e il quaderno di poesie Vera non mi ha<br />

mai amato dell’amico Ezio Camuncoli (1895-<br />

1957), redattore capo e direttore di varie testate<br />

giornalistiche, fra cui il «Corriere Padano», al<br />

quale <strong>Pasquini</strong> collabora con vari articoli in<br />

terza pagina dedicati a tematiche sammarinesi<br />

(fi g. 7).<br />

Nello stesso anno <strong>Pasquini</strong> illustra<br />

anche il volume dal titolo Genesi e sviluppo,<br />

(11) Ibid., 1 giugno 1930.<br />

12<br />

7) Scorcio di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> in una delle xilografi e<br />

contenute nel volume di Ezio Camuncoli La<br />

Serenissima Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, Roma 1931.


tribolazioni e fasti della Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, oggetto di una comunicazione letta presso<br />

l’Associazione archeologica romana da Dante Piroli, ingegnere, residente da vari anni a <strong>San</strong><br />

<strong>Marino</strong>, perché vice-direttore dell’Uffi cio di sorveglianza per la costruzione della Ferrovia <strong>San</strong><br />

<strong>Marino</strong> – Rimini.<br />

L’evento più importante del 1932 è proprio l’inaugurazione della Ferrovia. Innocenzo<br />

Cappa, a pochi giorni dall’inaugurazione scrive a <strong>Pasquini</strong>, comunicandogli la sua impossibilità<br />

a presenziare:<br />

Il giorno 12 giugno <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> sarà in festa per la inaugurazione del servizio della ferrovia elettrica, che<br />

lega la Repubblica al territorio di Rimini.<br />

Io non potrò venire ad assistere alla solennità perché nello stesso giorno in Como ho l’onore di<br />

commemorare Garibaldi.<br />

Da altra parte nessuno si accorgerà della mia assenza costì.<br />

Non è per giustifi carmi, quindi, ma è per ripetere il mio affetto per la Repubblica, che le scrivo.<br />

So di avere in lei un intendente delicato ed autorevole, che troverà i modi opportuni per esprimere la mia<br />

presenza spirituale e il mio rammarico di essere materialmente lontano.<br />

Benito Mussolini, rendendo possibile l’allacciamento ferroviario tra <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> e la città di Sigismondo<br />

Malatesta, ha gettato un ponte ideale tra due forme di bellezza e due concezioni della vita.<br />

Per conto mio io mi sento nell’atmosfera dei miei sogni migliori, quando salgo verso il Titano e mi<br />

parla nell’anima l’ospitalità cortese della gente di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>. Semplicità di costumi, sereno culto delle<br />

tradizioni, gentile solidarietà verso la gran madre Italia: ecco la vostra Repubblica che amo 12 .<br />

Nello stesso giorno dell’inaugurazione su «Il Popolo Sammarinese», che dedica ampio<br />

spazio alla manifestazione, compare anche un articolo di Manlio Gozi corredato da vari disegni<br />

di <strong>Pasquini</strong>, con scorci della ferrovia. Ma l’estate è ancora ricca di appuntamenti, perché il<br />

31 luglio si festeggia il 50° dalla morte di Giuseppe Garibaldi e Cappa pronuncia il discorso<br />

commemorativo, che solo l’anno seguente sarà stampato, corredato di immagini dell’artista,<br />

con il titolo Giuseppe Garibaldi, la Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> e la nuova Italia. Cappa, venuto<br />

a conoscenza della prossima pubblicazione dell’opuscolo, scrive a <strong>Pasquini</strong>: “So che verrà<br />

pubblicato il discorso in opuscolo e che i fregi della pubblicazione sono affi dati alla sua arte.<br />

Godo di ciò come di un alto dono del mio buon destino. “Mio buon destino” in tesi generale è<br />

troppo, ma questa volta posso dire, pensando a lei e agli amici di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>” 13 .<br />

In questo periodo viene pubblicato dalla rivista «La Pié» un articolo di Giuseppe Nanni dal<br />

titolo <strong>Pasquini</strong> de’ Borgh d’<strong>San</strong> Zulien, in cui l’autore scrive:<br />

Per capire <strong>Pasquini</strong> acquarellista bisogna esser stati a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, aver vagato per le viuzze medioevali<br />

della città, fra muretti bruniti e case basse, pur brunite, con civettuoli sorrisi di garofani alle fi nestre<br />

inquadrate nel sasso benedetto dal tagliapietre di Arbe; bisogna aver goduto di quel senso d’intimità,<br />

quel tepor di famiglia che emana dagli orti brevi con le vere di pozzo nel mezzo, piccole are di semplicità<br />

quasi monacale; bisogna aver guardato con occhi attenti e lo strapiombo pauroso delle tre penne superbe,<br />

e l’accavallarsi nubiloso de colli turriti verso e giogaie del Montefeltro, del Catria, del Falterona, lo<br />

sperone azzurro di Focara dantesca e il litorale marchigiano fi no alla dorica Ancona. Allora si capiscono<br />

gli effetti cromatici di certi quadretti, come Il <strong>San</strong> Giovanni sotto le penne, La terza penna del Titano,<br />

Via Antonio Orafo, e i contrasti della luce e certi violetti d’ombre e ori di luce e verdi di campo violenti,<br />

talora anche troppo, per una sicurezza che è baldanza (o sfrontatezza) di chi più che scrivere il libro, si<br />

appaga per intano, di fi ssarne lo schema.<br />

Qual che volta <strong>Pasquini</strong> si sorveglia di più, come in L’aia di sera e Il Titano visto dal confi ne che, se<br />

allora i toni si fanno più delicati e fusi, il senso della profondità è reso con bella evidenza e in tutta la<br />

composizione aleggia non so quale senso lirico d’una freschezza pacata e riposante che conquista. […]<br />

Ma c’è <strong>Pasquini</strong> silografo, che è forse, più lui, almeno per ora, sebbene – curioso contrasto – i mezzi<br />

(12) BGRn, Fondo <strong>Pasquini</strong>, Epistolario.<br />

(13) Ibid.<br />

13


di cui dispone che vuol far parlare un legno siano assai più limitati di quelli che offre il pennello. […]<br />

Anche nel campo della illustrazione del libro, ora giustamente in onore, <strong>Pasquini</strong> sta dando saggi degni<br />

della più grande attenzione. […] Acquarellista, silografo, decoratore del libro e – a tempo perso – perfi no<br />

pubblicista, questo è, com’io lo vedo <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> de’ Borgh d’<strong>San</strong> Zulien 14 .<br />

Innocenzo Cappa informato di questo articolo, il 15 settembre, scrive un lettera all’artista:<br />

Caro <strong>Pasquini</strong>,<br />

conoscevo già lo studio di Giuseppe Nanini, che è sincero ed acuto.<br />

Soprattutto mi piace in esso ciò che ha riferimento alle qualità di acquarellista, che ella possiede, e alla<br />

ispirazione, che ha saputo trarre da <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> e da Rimini.<br />

Non mi era nemmeno sfuggito l’accenno ai superlativi di quel mio sonetto estivo 15 , non scherzosi, ma<br />

affettuosi.<br />

Ora che ella lascia la sua <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> penso con rammarico che la Repubblica perda un suo e mio amico.<br />

Quel volume del discorso comparirà prima del 28 ottobre?<br />

Ho scritto al Comm. Gozi per esprimere questo desiderio, dato che la pubblicazione assumerebbe quasi<br />

un valore commemorativo, se coincidesse con la data della Marcia su Roma. Ma non oso sperare 16 .<br />

La Repubblica perdeva infatti non solo un insegnate, ma un instancabile artista, il redattore<br />

e pubblicista del giornale principale, sempre pronto a partecipare e presenziare agli eventi della<br />

città e un amico, perché in quei giorni era giunta la nomina per le scuole del Regno e <strong>Pasquini</strong><br />

andava ad insegnare a Spoleto. Un articolo de «Il Popolo Sammarinese» annunciava così la sua<br />

partenza:<br />

Il nostro collega ed amico professor Cav. <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>, valoroso insegnante nelle nostre scuole e attivo<br />

ed intelligente nostro collaboratore, lascia la redazione de Il Popolo Sammarinese e la Repubblica per<br />

migliore carriera professionale perché chiamato nell’insegnamento dei regi Istituti magistrali.<br />

Nel darne l’annunzio al nostro segretario generale del partito, egli esprime tutta la profonda amarezza con<br />

cui lascia il paese che per vari anni lo ha ospitato ed a cui ha consacrato il favore della sua intelligenza<br />

e della sua fede, fatta di ammirazione e di sincero attaccamento per questa italianissima terra e di tale<br />

spirito di comprensione, che noi possiamo ritenerlo più che amico e ospite, un “buon sammarinese”.<br />

Ben si comprende quindi come i camerati e i molti amici che contava in Repubblica, se possono compiacersi<br />

della nomina da lui ottenuta nel Regno e che gli assicura un più brillante avvenire professionale, sentano<br />

nello stesso tempo il rammarico del suo allontanamento, il quale, per altro, non v’ha dubbio, come egli<br />

stesso scrive sarà “un allontanamento periodico di persona e non di spirito” [...] 17 .<br />

(14) G. Nanni, <strong>Pasquini</strong> de’ Borgh d’<strong>San</strong> Zulien”, «La Piè» 1932, nn. 6-7, pp. 135-137.<br />

(15) Si riferisce al sonetto dal titolo, Un quadrett ad pieda per e mi sintir, [s. l. 1932].<br />

(16) BGRn, Fondo <strong>Pasquini</strong>, Epistolario.<br />

(17) Il Popolo Sammarinese, 18 settembre 1932.<br />

14


2 Un riminese sul Titano.<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> pittore e xilografo a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> (<strong>1925</strong>-1932)<br />

di Michela Cesarini<br />

Modernissimo, altissimo, freschissimo. Nel suo costume di bagnante in festa, <strong>Pasquini</strong>, che è un pittore<br />

effi cacissimo, […] Da <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, dove sta benissimo perché il caldo nessuno là molesta, chi lo spinge,<br />

ogni estate, all’Amarissimo […] Oh! mia Rimini, il magico tuo mare. Comanda, io credo, ad ogni cuor<br />

d’artista. E bisogna ad ogni anno ritornare!<br />

Il sonetto dedicato dall’illustre oratore Innocenzo Cappa (Milano 1875-1954) sintetizza<br />

aspetti peculiari della personalità di <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> (Rimini 1897-1977): l’aitante aspetto fi sico<br />

che ben si sposa con la ricerca di mondanità ed il rapporto ombelicale con la sua città natale 1 .<br />

L’allora trentenne e “plebeo” artista, nato nel “Borgh d’<strong>San</strong> Zulien” per dirla con Giuseppe<br />

Nanni, che così intitolò nel 1932 un articolo pubblicato su «La Piè» 2 , si era trasferito sul Monte<br />

Titano nel <strong>1925</strong> per insegnare disegno nelle Scuole Medie inferiori e superiori Governative.<br />

Lasciò la Repubblica nel 1932 per l’incarico di docente nella scuola italiana, dove ebbe la<br />

cattedra prima a Spoleto, poi a Imperia, poi a Forlì ed infi ne a Rimini.<br />

Com’è noto <strong>Pasquini</strong> predilesse la tecnica dell’acquerello, pur spaziando nel mondo della<br />

grafi ca. Attivo con continuità dagli anni Venti agli anni Settanta del Novecento, ha partecipato<br />

costantemente a esposizioni collettive ed ha organizzato numerose mostre personali, importanti<br />

vetrine per accreditare la copiosa produzione artistica nel mondo dell’arte e del collezionismo.<br />

Nelle città in cui ha dimorato è stato abile nell’inserirsi negli ambienti culturali e politici che<br />

contavano, spendendo la propria spiccata capacità oratoria ed il talento artistico anche nel mondo<br />

della carta stampata. Ha fondato ed è stato redattore di giornali balneari («Rimini la più bella<br />

spiaggia del mondo», «Sorrisi di spiaggia»), oltrechè collaboratore di quotidiani e periodici («Il<br />

Popolo di Romagna», «Il Resto del Carlino», «Il Popolo sanmarinese», «Museum», «Ariminum»,<br />

«La Piè»). Nei numeri di queste<br />

riviste degli anni Venti e Trenta del<br />

Novecento sono comparsi sia articoli<br />

che illustrazioni di <strong>Pasquini</strong>: semplici<br />

disegni a china, poi stampati con<br />

matrici in zinco (fi g. 8a-b), oppure<br />

xilografi e. Note sono le copertine de<br />

«La Piè» delle annate 1928 e 1929<br />

con i più importanti monumenti<br />

riminesi, che non ritraggono isolati<br />

l’Arco d’Augusto, il Ponte di Tiberio,<br />

la Fontana della Pigna, il Tempietto<br />

di <strong>San</strong>t’Antonio, il Pozzo di <strong>San</strong><br />

Giuliano, la Statua di Giulio Cesare<br />

sul cippo e il Tempio Malatestiano,<br />

ma inseriti nel tessuto cittadino 3 .<br />

8) Matrice tipografi ca e positivo realizzati da <strong>Pasquini</strong> in occasione<br />

della celebrazione della Vittoria (Il Popolo Sammarinese 28<br />

novembre 1926)<br />

(1) I. Cappa, Un quadrett ad pieda per e mi sintir, [s.l. 1932].<br />

(2) G. Nanni, <strong>Pasquini</strong> de’ Borgh d’<strong>San</strong> Zulien, «La Piè» 1932, nn. 6-7, pp. 133-140.<br />

(3) La serie completa è in M. Cesarini, <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> 1897-1977, catalogo della mostra, Rimini 2004, pp. 49-50.<br />

15


Le xilografi e di <strong>Pasquini</strong> posseggono profondità di campo e rilievo delle forme, attraverso<br />

un fi ne gioco di tratteggi, corrispondenti alle incisioni ottenute con il bulino sulla matrice,<br />

sia essa di legno naturale o di linoleum. Nella più antica fra le arti incisorie, che ricevette<br />

un notevole impulso negli anni Venti e Trenta del Novecento, egli fu estremamente abile,<br />

riscuotendo consensi anche dalla critica. Nanni affermava che “<strong>Pasquini</strong> silografo […] è forse,<br />

più lui”, sottolineando d’altro canto la contraddizione che risiedeva nel fatto che i mezzi “per<br />

far parlare il legno siano assai più limitati di quelli che offre il pennello” 4 . A nostro avviso è<br />

proprio questa la forza che ha esercitato il mezzo xilografi co su <strong>Pasquini</strong> ed è lì che risiede il<br />

pregio della sua opera: la sintesi che impone la sgorbia nel riassumere il dato naturale consente<br />

di non cadere nel descrittivismo di cui sono permeati i suoi acquerelli, pur riscattati dai bei toni<br />

smaglianti della cromia.<br />

Nel 1935 fu premiato dall’Accademia d’Italia per le xilografi e di Spoleto, dopo che il suo<br />

nome e le sue opere di soggetto riminese e sanmarinese erano comparse in repertori specifi ci,<br />

usciti dalla penna di maestri dell’arte tipografi ca e dell’incisione, quali Cesare Ratta (Bologna<br />

1857-1938) e <strong>Luigi</strong> Servolini (Livorno 1906-1981). Oltre a raffi gurare celebri monumenti, le<br />

xilografi e di <strong>Pasquini</strong> presentano soggetti tratti dal paesaggio e fi gure allegoriche. Utilizzate<br />

quali partecipazioni di nascita o di matrimonio e come biglietti augurali, sono state ristampate<br />

più volte e con didascalie differenti. Ad esempio la graziosa xilografi a Aria di terra nostra,<br />

con un fascio di spighe di grano che si innalzano al centro di un campo di papaveri, è stata<br />

pubblicata ora come partecipazione di matrimonio 5 , ora come ex libris 6 (Fig. 9), oltre ad essere<br />

l’intestazione del sonetto di Cappa dedicato a <strong>Pasquini</strong>, affi ancata dalla frase Un quadrett ad<br />

pieda per e mi sintir.<br />

In un ambito di attività così ampio, che ha<br />

dato origine a contributi di numerosi studiosi -<br />

che qui è impossibile citare con completezza - il<br />

presente saggio si concentra sull’analisi della<br />

produzione artistica di <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> negli anni<br />

della permanenza sul Titano ed in particolare<br />

sulle opere che presentano soggetti sanmarinesi.<br />

Nell’Antica Repubblica <strong>Pasquini</strong> ha dimorato dal<br />

<strong>1925</strong> al 1932, in una casa ai piedi della Rocca,<br />

con la moglie Felicina Perilli sposata nel 1926.<br />

Con lascito testamentario, la consorte ha donato<br />

nel 1991 al Comune di Rimini scritti, libri,<br />

riviste, disegni, incisioni e fotografi e del marito.<br />

I materiali citati in questo saggio sono per buona<br />

parte custoditi nel prezioso Fondo <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong><br />

della Biblioteca Gambalunga, oltrechè, per quanto<br />

riguarda i libri a stampa, presso la Biblioteca di<br />

Stato della Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

L’esordio sulla scena pubblica sanmarinese è datato 1926: il 4 luglio, nei locali del Kursaal<br />

La Serenissima, si inaugurò la Mostra dell’Acquerello del Pittore <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>. I discorsi<br />

uffi ciali furono affi dati al Capitano Reggente Manlio Gozi e al professor Onofrio Fattori,<br />

Direttore del Museo Governativo e collega del <strong>Pasquini</strong> al Liceo. Furono esposti 37 dipinti,<br />

riproduzioni, attraverso la luminosa tecnica dell’acquerello, di angoli pittoreschi del centro<br />

storico di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> e dei suggestivi panorami che si colgono dal Monte Titano, o che lo fanno<br />

(4) Nanni, cit., p. 136.<br />

(5) C. Ratta, Ex libris, partecipazioni, allegorie di artisti italiani, Bologna [post 1931], s.p.<br />

(6) Nanni, cit., p. 140.<br />

16<br />

9) “Aria di terra nostra”, xilografi a, illustrazione<br />

dell’articolo di G. Nanni su <strong>Pasquini</strong> (La Piè, 1932)


emergere quale protagonista indiscusso sulle colline limitrofe. Alcuni sono dedicati alla nativa<br />

Rimini, al porto e al mare solcato da barche. Le recensioni concordano sull’abilità dell’autore<br />

nel cogliere “i diversi aspetti del paesaggio a seconda del variar delle luci, di cui conosce il<br />

segreto. Dal sorriso glauco del mare (le Vele sul molo) alle nebbie della vetta (la Nebbia sulla<br />

Fratta); dal biancore uniforme delle nevi (Neve verso <strong>San</strong>ta Mustiola) alle vaporose danze<br />

delle nubi (la Rocca in un giorno senza sole); dai verdi intensi delle lussureggianti colline (la<br />

strada di Verucchio) alla visione in lontananza del Titano che si confonde nell’azzurro del cielo<br />

(l’azzurra vision di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>); dal mattino del mare (mattino sulla spiaggia di Viserba) al<br />

mattino dei monti (mattino fra la Rocca e la Fratta e mattino verso Carpegna)” 7 . Il pieghevole<br />

che elenca le opere esposte, impreziosito in copertina da una xilografi a di <strong>Pasquini</strong> con uno<br />

stilizzato Monte Titano, è custodito nel fondo della Gambalunghiana (fi g. 10).<br />

10) Catalogo della Mostra dell’Acquerello, tenutasi a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> nel 1926 (BGRn, Fondo <strong>Pasquini</strong>, b. 14)<br />

L’opuscolo è stampato dalle Arti Grafi che Sammarinesi Filippo Della Balda, editore di<br />

numerosi libri e opuscoli scritti da intellettuali e personaggi di spicco residenti a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong><br />

o in contatto con la Repubblica, fra i quali Innocenzo Cappa e Manlio Gozi, Onofrio Fattori<br />

e Goffredo Fanti. Per questi testi <strong>Pasquini</strong> si è dedicato all’illustrazione delle pagine interne e<br />

della prima e della quarta di copertina. Per il Capitano Reggente e deputato agli studi Manlio<br />

Gozi decorò il volume <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> leggenda e storia, pubblicato nel 1926 [Catalogo Fig. 5].<br />

(7) O. Fattori, La Xilografi a a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, «Museum», gennaio 1930-dicembre 1931, XIV, pp. 66-69, part. p. 66.<br />

17


La copertina presenta una xilografi a dove la roccia a strapiombo del Titano, in risalto sul<br />

cielo azzurro, è inquadrata da una delle arcate gotiche del Palazzo del Governo. La lucerna in<br />

primo piano, qui di forme monumentali, è un motivo ricorrente nelle illustrazioni sanmarinesi<br />

di <strong>Pasquini</strong>. Allude forse alla metafora della poesia, quale “lampada ch’arda soave”, del<br />

componimento che apre i Canti di Castelvecchio di Giovanni Pascoli (1903), poeta molto<br />

presente nell’animo dei romagnoli suoi conterranei.<br />

Interessanti sono le illustrazioni dei testi pubblicati nel 1927 presso Della Balda da<br />

Goffredo Fanti (Imola 1889-1934), insegnante di materie letterarie nelle scuole superiori. Se le<br />

xilografi e di copertina de La Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> e Per Aldo Caracciolo sono di stampo<br />

allegorico, appaiono più riuscite quelle del Giovanni Battista Belluzzi detto il <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>,<br />

con le alte torri nere a cingere il borgo di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> come una corona regale, e de Se il<br />

ricordo è poesia e Per un dolce Convito di Amicizia, con linee sinuose di ascendenza liberty<br />

(fi g. 11). La veduta di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> inquadrata da una ghirlanda di fi ori e nastri, che ricorda la<br />

cifra stilistica di Francesco Nonni, è estremamente interessante: di fronte al Titano, sul lato<br />

destro, si staglia un faro che lancia bagliori vermigli. E’ quello della residenza del Duce a<br />

Rocca delle Camminate in provincia di Forlì. Inaugurato il 30 ottobre del 1927, il faro emanava<br />

raggi di luce tricolore visibili fi no a 60 km di distanza, grazie alla sua potenza di 8.000 candele.<br />

La xilografi a di <strong>Pasquini</strong>, illustrazione di copertina di un testo del 24 novembre che cita<br />

l’imponente marchingegno come nuovo sole che fa venire “come battito d’ali i bei colori della<br />

nostra Italia”, costituisce un’importante documentazione fi gurativa della vicenda.<br />

Nelle Offi cine Tipografi che Della Balda veniva tirato anche il quotidiano «Il Popolo<br />

Sammarinese», per il quale <strong>Pasquini</strong> fu redattore 8 . Evidentemente si era creato un solido<br />

rapporto di fi ducia e stima tra l’editore e il <strong>Pasquini</strong>, tanto che questi fece stampare sul Titano<br />

alcune riviste balneari da lui redatte: l’edizione del 1930 di «Rimini sorrisi di spiaggia» e Ospite<br />

qui t’aspetto del 1931, con la bagnante sul<br />

cippo di Giulio Cesare in copertina (originale<br />

invenzione di Alberto Bianchi), che venne edita<br />

sia in una versione rossa che in una blu 9 . Anche<br />

nella stampa a colori Della Balda dimostra di<br />

essere un editore di qualità, come testimonia La<br />

crociera atlantica di Goffredo Fanti del 1931,<br />

con splendide xilografi e policrome di <strong>Luigi</strong><br />

Emiliani.<br />

Per i tipi dell’editore sanmarinese viene<br />

pubblicato quello stesso anno Genesi e sviluppo<br />

tribolazioni e fasti della Repubblica di <strong>San</strong><br />

<strong>Marino</strong> di Dante Piroli, per il quale <strong>Pasquini</strong><br />

disegnò le iniziali e la copertina, con un fregio<br />

ricco di motivi storici, quali stemmi e rose<br />

quadripetale, a creare una cornice policroma<br />

ai dati identifi cativi del libro. Nel volume sono<br />

stampati come tavole a colori fuori testo anche<br />

due dipinti del Museo di Stato, Il Titano al<br />

mattino visto dal confi ne [Catalogo Fig. 1] e La<br />

Rocca, Alce Belluziana [Catalogo Fig. 2].<br />

(8) cfr. Ravara Montebelli, in questa sede.<br />

(9) Farina, in www.balnea.net.<br />

18<br />

11) <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> e il Faro di Rocca delle Camminate,<br />

xilografi a di copertina di G. Fanti, Per un dolce<br />

Convito di Amicizia, 1927 (Rimini collezione privata)


Come già individuato da Pier Giorgio Pasini 10 , i titoli dati da <strong>Pasquini</strong> si desumono dal libro di<br />

Ezio Camuncoli, La Serenissima Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> del 1931 11 , dove sono pubblicati a<br />

colori come tavole fuori testo. Sei xilografi e con scorci del centro storico compaiono invece a<br />

corredo del testo: Il Palazzo Pubblico, La Pieve, La porta di <strong>San</strong> Francesco, La Scala di roccia<br />

viva in via Bramante, La Strada della Pieve, Edicola di <strong>San</strong> Francesco dell’arch. Collamarini<br />

e statua del <strong>San</strong>to di Mantaguti. Tranne quest’ultima xilografi a (fi g. 12), pubblicata inoltre in<br />

«Rimini sorrisi di spiaggia» del 1929 e nel Dizionario degli incisori di <strong>Luigi</strong> Servolini con titolo<br />

Preghiera 12 , le xilografi e presenti nel libro di Camuncoli erano già state edite come singole<br />

cartoline nel 1927 dalle Arti Grafi che Sammarinesi 13 . Furono inoltre pubblicate, insieme ad<br />

altre cinque incisioni, nella pagina <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> vedetta turistica dell’Italia della rivista «Rimini<br />

sorrisi di spiaggia» del 1930, il cui redattore era proprio <strong>Pasquini</strong>. Tre di queste incisioni<br />

compaiono inoltre a illustrazione dell’articolo di <strong>Marino</strong> Rossi in «La Pié» del 1932, in cui<br />

si legge che “<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> è un felice poeta dell’acquarello. Anche come silografo è noto e<br />

lodato. E qui appunto come silografo lo presentiamo. Giovanissimo, ricerca nel suo mondo la<br />

bellezza d’arte onde ha passione di esprimersi. Dal suo dolce nido di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> sa trovarla<br />

sul monte e nelle valli, nelle campagne e nei paesi, sulle rive dell’Adriatico e nella sua Rimini<br />

festosa” 14 .<br />

A conclusione dell’analisi del tema delle<br />

vedute sammarinesi nelle xilografi e di <strong>Luigi</strong><br />

<strong>Pasquini</strong>, e a testimonianza della loro qualità<br />

artistica, citiamo le copertine di due scritti di<br />

Innocenzo Cappa. L’esemplare più signifi cativo<br />

è Giuseppe Garibaldi, La Repubblica di <strong>San</strong><br />

<strong>Marino</strong> e la Nuova Italia, edito da Della Balda<br />

nel 1933: il maestoso leone che incede sulla<br />

strada personifi ca l’Eroe dei due mondi che<br />

cerca rifugio sul Titano; la composizione è<br />

costruita sulla diagonale che discende dalle tre<br />

cime piumate e trae buona parte della propria<br />

effi cacia dal contrasto tra il giallo del fondo e<br />

il rosso del segno grafi co [Catalogo Fig. 7]. In<br />

lode di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> e della sua Repubblica del<br />

1930 [Catalogo Fig. 6] i colori della xilografi a,<br />

che corrispondono a più matrici lignee, sono<br />

numerosi e realistici. Il profi lo azzurro del<br />

monte si staglia tra due ali di alberi torreggianti,<br />

mentre nello spazio vuoto al centro compare<br />

la scura e piccola sagoma di un viandante<br />

appoggiato ad un bastone. Il celebre verso<br />

della poesia di Giovanni Pascoli Romagna (in<br />

Myricae, 1892), ove andando ci accompagna<br />

l’azzurra vision di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, completa<br />

l’immagine. L’anno successivo la xilografi a<br />

fu pubblicata nel repertorio di Cesare Ratta<br />

(10) P. G. Pasini, L’azzurra vision di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>. Paesaggi sammarinesi nelle collezioni d’arte dello stato,<br />

catalogo della mostra, Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1985, pp. 52-53.<br />

(11) E. Camuncoli, La Serenissima Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, Editore Morpugo, Roma 1931.<br />

(12) L. Servolini, Dizionario degli incisori 1955, p. 616.<br />

(13) M. A. Bonelli, Ti manderò una cartolina, Rimini 1992, pp. 60, 109, 202, 204.<br />

(14) M. Rossi, <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>, «La Piè», a. XII, 1932, pp. 128-129, part. p. 128.<br />

19<br />

12) Edicola di <strong>San</strong> Francesco dell’arch. Collamarini<br />

e statua del <strong>San</strong>to di Mantaguti, xilografi a in E.<br />

Camuncoli, La Serenissima Repubblica di <strong>San</strong><br />

<strong>Marino</strong>, Roma 1931.


sull’illustrazione italiana 15 . Già nel decennio precedente Gino Ravaioli aveva reso effi cacemente<br />

il verso pascoliano con una xilografi a a più legni, scelta quale copertina del fascicolo di marzo<br />

de’ «La Piè» del 1924 16 (fi g. 13). Caratterizzato da un segno grafi co più essenziale, il pittore<br />

Ravaioli (Rimini 1895-1982) collaborò anch’egli con Della Balda in veste di illustratore: sue<br />

sono ad esempio le xilografi e del volumetto di Goffredo Fanti dedicato al padre, Giuseppe<br />

Fanti, pubblicato nel 1934.<br />

Il titolo L’azzurra vision di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> ricorre più volte nei cataloghi delle mostre di<br />

<strong>Pasquini</strong>, a defi nire dipinti che ritraggono l’inconfondibile sagoma rocciosa del Titano anche da<br />

punti di osservazione diversi. Nell’articolo di Nino d’Althan del 1934, pubblicato nella torinese<br />

«a b c rivista d’arte», insieme alla caricatura di <strong>Pasquini</strong> di Giuseppe Onorato, il dipinto del<br />

Museo di Stato raffi gurante il Titano presenta il suddetto titolo ‘pascoliano’ [Catalogo Fig. 1].<br />

A riprova che quello attribuito dall’autore sia invece Il Titano al mattino visto dal confi ne, indicato<br />

anche nel libro di Camuncoli, è la scritta a matita riportata nell’album fotografi co composto dallo<br />

stesso <strong>Pasquini</strong> e ora custodito nel Fondo della Biblioteca Gambalunga. Interessante è inoltre<br />

l’indicazione della proprietà del quadro, che compare anche al di sotto della fotografi a La Rocca,<br />

Arce Belluziana [Catalogo Fig. 2], la Casa del Fascio di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>. La sede del partito fascista<br />

sanmarinese fu affrescata da <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> nel 1927 con temi neorinascimentali e nell’album<br />

ne rimane traccia fotografi ca. Vi compare anche<br />

la foto del quadro Collina di Romagna (ovvero<br />

Meriggio) acquistato da Arnaldo Mussolini<br />

alla mostra riminese di acquarelli di <strong>Pasquini</strong>.<br />

L’esposizione si tenne in Palazzo Gambalunga<br />

un mese dopo la mostra di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>; vi espose<br />

anche il pittore Doro Barilari. Le annotazioni di<br />

<strong>Pasquini</strong> sull’opuscolo della mostra custodito nel<br />

Fondo riminese consentono inoltre di sapere che<br />

anche il medico Guglielmo Bilancioni (Rimini<br />

1881- Roma 1935) acquistò un dipinto.<br />

Figlio dell’omonimo pittore, lo stimato<br />

studioso di otorinolaringoiatria intrattenne con<br />

il <strong>Pasquini</strong> una corposa corrispondenza tra il<br />

1927 al 1932, custodita nel Fondo <strong>Pasquini</strong> della<br />

Gambalunga 17 : documenta la commissione al<br />

<strong>Pasquini</strong> della xilografi a di copertina del testo<br />

del Bilancioni dedicato alla madre, del 1929, e<br />

la genesi delle decorazioni del volume A buon<br />

cantor buon citarista, pubblicato dal medico<br />

presso l’editore romano Formigini nel dicembre<br />

del 1932. Le oltre 400 immagini di <strong>Pasquini</strong>,<br />

considerate dalla critica felice esempio della sua<br />

abilità nel campo dell’illustrazione, sono state<br />

dunque ideate quando egli viveva a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

(15) C. Ratta, Albo di illustrazione italiana. Trentacinque disegni raccolti ed ordinati da Cesare Ratta, Bologna<br />

1931, s.p.<br />

(16) U. Giovannini, Colore e libertà. La bella stagione della xilografi a in Romagna, catalogo della<br />

mostra, Cesena 2005, p. 207.<br />

(17) M. Cesarini, Artefi ci del Ventennio. Volti noti e meno noti delle arti a Rimini tra gli anni Venti e Trenta del<br />

Novecento, in Alea iacta est. Giulio Cesare in archivio, a cura di Cristina Ravara Montebelli, Cesena 2010, pp.<br />

141-168, part. pp. 163, 166.<br />

20<br />

13) La Piè, marzo 1924, xilografi a di copertina<br />

di Gino Ravaioli (Rimini, collezione privata)


Nell’anno in cui il lungo lavoro vedeva la luce, <strong>Pasquini</strong> lasciava <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> per Spoleto.<br />

Molti anni dopo il professore ricorderà la partenza dal Titano con termini diversi da quelli spesi<br />

nelle riviste e nei testi di quegli anni:<br />

A <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, la pace – pace sociale – durò sino al 1929, quando la “Città felice” era ancora una sola<br />

famiglia, una sola comunità. Avvicinandosi l’inverno, fatte le provviste di casa, aveva inizio una vita da<br />

favola. Il bianco coltrone della neve ovattava le contrade e le contrade. S’aprivano allora, tra casa e casa,<br />

le comunicazioni interne e, al riparo dei geli, in seno alle famiglie, nella Pieve, nel Palazzo del Governo,<br />

nella scuola, nell’ospedale, aveva il suo fervido svolgimento l’attività di una gente che sembrava vivere<br />

in epoca leggendaria, in attesa dello scioglimento delle nevi. Poi anche a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> scoppiarono le<br />

discordie politiche. Serenità, addio! La vita diventò insopportabile. Nelle città del piano, in Italia, anche<br />

fra cannibali, ci si poteva isolare, salvare; volendo, uno badava al proprio lavoro. Lassù no. C’era una<br />

sola piazzetta, una farmacia sola, un solo caffè. Ci si morsicava vicendevolmente. T’intratteneva Tizio,<br />

se n’aveva per male Caio. Frequentavi una famiglia, l’altra ti copriva d’improperi. Quando, fi nalmente,<br />

nel 1932, giunse la nomina del governo regio, egli lasciava terra repubblicana e la sua ristretta vita<br />

litigiosa con intimo rimpianto, ma anche con vivo senso di liberazione 18 .<br />

Una liberazione da una dimensione diventata troppo provinciale, con il ricordo però di una<br />

vita intensa, le cui tracce restano nelle sue numerose e affascinanti opere.<br />

(18) L. <strong>Pasquini</strong>, La professoressa, Bologna 1964, p. 26.<br />

14) Xilografi a di copertina nel volume di E.<br />

Camuncoli, La Serenissima Repubblica di <strong>San</strong><br />

<strong>Marino</strong>, Roma 1931.<br />

21


3 Nota Bibliografi ca Generale<br />

Oltre alle pubblicazioni citate nelle note si veda:<br />

Per la biografi a di <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>: N. Matteini, Rimini negli ultimi due secoli, 2, Rimini 1977 pp.<br />

622-631; S. Cardellini, L. <strong>Pasquini</strong>, in Gente del mio tempo, Rimini 1979, pp. 11-17.<br />

Per il Fondo documentario <strong>Pasquini</strong> conservato presso la Biblioteca Gambalunga di Rimini, ricco<br />

di fotografi e, ritagli di giornale, cataloghi di mostre, di libri, ma soprattutto delle lettere inviate a<br />

<strong>Pasquini</strong> da innumerevoli personalità della cultura: O. Maroni, <strong>Pasquini</strong> da Rimini: la biblioteca di<br />

un italiano di provincia, «Archivi del Nuovo», 2, 1998, pp. 91-115.<br />

Per un ulteriore approfondimento:<br />

G. Fanti, La Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, Arti grafi che Della Balda, Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1927.<br />

G. Fanti, Per Aldo Caracciolo, Arti grafi che Della Balda, Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1927.<br />

G. Fanti, Per un dolce convito di amicizia, Arti grafi che Della Balda, Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong><br />

1927.<br />

G. Fanti, Se il ricordo è poesia, Arti grafi che Della Balda, Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1927.<br />

C. Ratta, L’incisione originale sul legno in Italia. 308 tavole xilografi che in nero e a colori. 86<br />

artisti, prefazione di <strong>Luigi</strong> Servolini, Bologna 1929.<br />

«Rimini sorrisi di spiaggia», numero unico, aprile 1929.<br />

«Rimini sorrisi di spiaggia», numero unico, aprile 1930.<br />

D. Piroli, Genesi e sviluppo, tribolazioni e fasti della Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, Arti grafi che Della<br />

Balda, Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1931.<br />

Rimini. Ospite qui t’aspetto, Arti grafi che Della Balda, Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1931.<br />

C. Ratta, Novecento. Allegorie, imprese, auguri, partecipazioni, vignette, carte da lettere, ex-libris.<br />

250 disegni di 95 artisti, Bologna 1932.<br />

G. Bilancioni, A buon cantor buon citarista, con illustrazioni di L. <strong>Pasquini</strong>, Formigini, Roma 1932.<br />

C. Ratta, 100 ex-libris di artisti italiani contemporanei, post 1932.<br />

I. Cappa, Giuseppe Garibaldi, la Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> e la nuova Italia, Arti grafi che Filippo<br />

della Balda, Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1933.<br />

C. Ratta, Sessanta xilografi e di 38 artisti, Bologna 1933.<br />

N. D’Althan (Nino Guerzoni), «a b c rivista d’arte», anno III, n. 8 , agosto 1934.<br />

Spoleto nelle xilografi e di <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>. Venti incisioni originali in legno, Spoleto 1934.<br />

L. Servolini, Dizionario illustrato degli incisori italiani moderni e contemporanei, Milano 1955, pp.<br />

616-617 ad vocem <strong>Pasquini</strong> <strong>Luigi</strong>.<br />

L. <strong>Pasquini</strong>, In Libertas <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, in Questa Romagna, a cura di A. Emiliani, Bologna 1963, pp.<br />

492-496.<br />

L. <strong>Pasquini</strong>, Gente del mio tempo, Maggioli, Rimini 1979.<br />

P.G. Pasini, L’azzurra vision di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>. Paesaggi sammarinesi nelle collezioni d’arte dello<br />

stato, catalogo della mostra, Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1985.<br />

F. Farina, L’estate della grafi ca. Manifesti e pubblicità della Riviera di Romagna. 1893-1943,<br />

Cinisello Balsamo 1988.<br />

M. A. Bonelli, La città sul Monte. La Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> nelle stampe tra ‘600 e ‘900<br />

Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1989.<br />

22


4 Catalogo Opere in Mostra<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>, Il Titano al mattino visto dal confi ne, 1926.<br />

Acquerello su carta, cm. 35x50.<br />

Proprietà: Museo di Stato della Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> (già Casa del<br />

Fascio), inv. n. 101.<br />

Bibliografi a: E. Camuncoli, La Serenissima Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, Editore<br />

Morpugo, Roma 1931; D. Piroli, Genesi e sviluppo, tribolazioni e fasti della<br />

Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, Arti grafi che Della Balda, Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong><br />

1931; N. D’Althan (Nino Guerzoni), «a b c rivista d’arte», anno III, n. 8 , agosto<br />

1934; P. G. Pasini, L’azzurra vision di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>. Paesaggi sammarinesi<br />

nelle collezioni d’arte dello stato, catalogo della mostra, Repubblica di<br />

<strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1985, pp. 52-54; M. Cesarini, <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> 1897-1977,<br />

catalogo della mostra, Rimini 2004, p. 16.<br />

Fotografi a: © Museo di Stato della Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

23


<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>, La Rocca, Arce Belluzziana, 1926.<br />

Acquerello su carta, cm. 35x50.<br />

Proprietà: Museo di Stato della Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> (già Casa del<br />

Fascio), inv. n. 102.<br />

Bibliografi a: E. Camuncoli, La Serenissima Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, Editore<br />

Morpugo, Roma 1931; D. Piroli, Genesi e sviluppo, tribolazioni e fasti della<br />

Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, Arti grafi che Della Balda, Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong><br />

1931, (s.p.); G. Nanni, <strong>Pasquini</strong> de’ Borgh d’<strong>San</strong> Zulien, «La Piè» 1932, nn.<br />

6-7, (s.p.); P. G. Pasini, L’azzurra vision di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>. Paesaggi sammarinesi<br />

nelle collezioni d’arte dello stato, catalogo della mostra, Repubblica di<br />

<strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1985, pp. 52-54; M. Cesarini, <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> 1897-1977,<br />

catalogo della mostra, Rimini 2004, p. 16.<br />

Fotografi a: © Museo di Stato della Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

24


<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>, La Cesta, 1926.<br />

Acquerello su carta, cm. 35x50.<br />

Proprietà: Museo di Stato della Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, inv. n. 103.<br />

Bibliografi a: P. G. Pasini, L’azzurra vision di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>. Paesaggi sammarinesi<br />

nelle collezioni d’arte dello stato, catalogo della mostra, Repubblica di <strong>San</strong><br />

<strong>Marino</strong> 1985, p. 53; M. Cesarini, <strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong> 1897-1977, catalogo della mostra,<br />

Rimini 2004, p. 16.<br />

Fotografi a: © Museo di Stato della Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>, Paesaggio da <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, 1926.<br />

Acquerello su carta, cm. 35x50.<br />

Proprietà: Museo di Stato della Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, inv. n. 104.<br />

Bibliografi a: P. G. Pasini, L’azzurra vision di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>. Paesaggi sammarinesi<br />

nelle collezioni d’arte dello stato, catalogo della mostra, Repubblica di<br />

<strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1985, pp. 53-54.<br />

Fotografi a: © Biblioteca Gambalunga di Rimini, Fondo <strong>Pasquini</strong>.<br />

25


<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>,<br />

[L’azzurra vision di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>], 1926.<br />

Xilografi a di copertina di M. Gozi,<br />

<strong>San</strong> <strong>Marino</strong> leggenda e storia,<br />

Arti grafi che Filippo della Balda,<br />

Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1926.<br />

Proprietà: Biblioteca di Stato della<br />

Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

Fotografi a: © Biblioteca di Stato della<br />

Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>,<br />

…Ove andando ci accompagna<br />

l’azzurra vision di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>, 1930.<br />

Xilografi a di copertina di I. Cappa,<br />

In lode di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> e della sua<br />

Repubblica, Arti grafi che Filippo della<br />

Balda, Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1930.<br />

Bibliografi a: C. Ratta, Albo di<br />

illustrazione italiana, Bologna 1931 (s.p.);<br />

U. Giovannini, Colore e libertà. La bella<br />

stagione della xilografi a in Romagna,<br />

catalogo della mostra, Cesena 2005, p. 104.<br />

Proprietà: Biblioteca di Stato della<br />

Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

Fotografi a: © Biblioteca di Stato della<br />

Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

26


<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>,<br />

[Il leone Garibaldi a <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>], 1933.<br />

Xilografi a di copertina di I. Cappa,<br />

Giuseppe Garibaldi, La Repubblica<br />

di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> e la Nuova Italia,<br />

Arti grafi che Filippo della Balda,<br />

Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1933.<br />

Proprietà: Biblioteca di Stato della<br />

Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

Fotografi a: © Biblioteca di Stato della<br />

Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong>.<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Pasquini</strong>,<br />

[Redenzione], 1927.<br />

Xilografi a di copertina di F. Balsimelli,<br />

Redenzione. Dramma in tre atti, Arti<br />

Grafi che Sammarinesi di Filippo Della<br />

Balda, Repubblica di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong> 1927.<br />

Proprietà: D. Bagnaresi.<br />

27


1. Opere d’Arte in Galleria<br />

Quattro dipinti per quattro maestri del ‘600<br />

a cura di<br />

Andrea Donati e Gianni Papi<br />

3. Volti del Rinascimento<br />

Il Ritratto: un linguaggio realistico ed emotivo<br />

a cura di Nello Fortini Grazzini<br />

5. I Della Robbia<br />

Devozione e temi agresti nella scultura invetriata<br />

a cura di Giancarlo Gentilini<br />

7. Maioliche del primo Rinascimento<br />

tra Marche e Romagna<br />

d’arte, di fede, di uso e di potere<br />

a cura di<br />

Giuliana Gardelli<br />

9. Premio Marconi<br />

Marconi e il Titanic. Naviganti di oggi e di ieri.<br />

2. Sei quadri d’Arazzo<br />

Finezze esecutive di un genere artistico poco conosciuto<br />

a cura di Nello Fortini Grazzini<br />

4. Fantastica <strong>San</strong> <strong>Marino</strong><br />

Volti, Visioni, Paesaggi, Atmosfere<br />

a cura di Augusto Mengozzi<br />

6. Premio Marconi<br />

Simposio d’informatica e riconoscimento accademico sammarinese<br />

Accademia delle scienze di <strong>San</strong> <strong>Marino</strong><br />

8. Premio Marconi<br />

Simposio di Economia e Sicurezza per il Paese<br />

Numeri precedenti


S.P.A.<br />

s.p.a.

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