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Ferdinando Fabbri - Provincia di Rimini

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<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

paternità, ma si cerca anche <strong>di</strong> tener conto come poi in realtà molti pesi siano a carico<br />

delle donne, e organizzare in un certo modo la legge vuol <strong>di</strong>re anche vedere <strong>di</strong> ripartire<br />

questi pesi o comunque riuscire a renderli meno gravosi.<br />

E dunque, insisto, la legge, secondo me, si colloca correttamente in questo senso,<br />

rispecchiando correttamente il tema della famiglia e le pari responsabilità che vanno<br />

assunte dentro la famiglia.<br />

Così come punti <strong>di</strong> forza sono tutti i percorsi in<strong>di</strong>viduali, sia per la cura che per la formazione.<br />

L’aspetto che forse è più in ombra è come questa organizzazione della famiglia e delle<br />

responsabilità dentro la famiglia poi si rifletta, si rispecchi nella comunità, nella società<br />

organizzata.<br />

Qui c’è forse un po’ un ritardo nostro, degli enti pubblici, anche degli enti locali, perché percorsi<br />

<strong>di</strong> formazione ma anche percorsi per un uso migliore del tempo da parte delle persone,<br />

delle famiglie, non sono stati particolarmente definiti o particolarmente incentivati.<br />

Quin<strong>di</strong> vi è indubbiamente un ritardo. Un ritardo in parte comprensibile perché non possiamo<br />

credere che sia possibile definire tutto attraverso dei progetti, dei piani e delle leggi.<br />

Vi sono tracce <strong>di</strong> una cultura un po’ organicistica da parte anche delle correnti più<br />

democratiche, più attente, nella volontà <strong>di</strong> definire un po’ tutto.<br />

L’idea del piano dei tempi della città nasce tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni<br />

‘90, fine anni ’80. L’ipotesi <strong>di</strong> piani regolatori del tempo e della città, che la legge riprende,<br />

è, secondo me, piuttosto velleitaria: è come cercare <strong>di</strong> partire dalla cornice per definire<br />

un quadro preciso, per definire un’immagine precisa, piuttosto che partire dal foglio<br />

bianco, dal <strong>di</strong>segno e dai colori per realizzare un quadro.<br />

Invece noi abbiamo l’idea che basti fare una buona cornice per riuscire già a definire un<br />

soggetto, dei colori e una storia, l’idea che tutto sommato col piano o col progetto si<br />

possa profilare la società, le abitu<strong>di</strong>ni, le culture, l’organizzazione delle famiglie e le scelte<br />

in<strong>di</strong>viduali.<br />

Non è così, non ce la facciamo, tant’è vero che i piani regolatori del tempo, quei pochi<br />

che sono stati fatti - perché ne sono stati fatti <strong>di</strong>versi in Emilia-Romagna (c’era anche<br />

una legge regionale che, fra l’altro, dava i contributi) - restano sulla carta, rimangono<br />

valutazioni sociologiche interessanti, proposte anche interessanti, ma che poi si scontrano<br />

con una realtà che è organizzata attraverso la logica ovviamente del lavoro, del<br />

red<strong>di</strong>to, del mercato, del profitto.<br />

Allora dovremmo cercare, anche partendo dal consuntivo <strong>di</strong> questa legge, <strong>di</strong> riflettere su<br />

questioni concrete, su ipotesi concrete, su progetti <strong>di</strong> lavoro concreti, che investano la<br />

famiglia, che investano i percorsi in<strong>di</strong>viduali, che investano la propria professionalità, che<br />

investano un rapporto con il mercato del lavoro più informato, più orientato.<br />

Partiamo da qui per costruire, pian piano, anche un contesto che inizi a funzionare in<br />

maniera più equilibrata, con più armonia.<br />

E non salviamoci invece la coscienza facendo piani che poi, <strong>di</strong> fatto, nessuno applicherà,<br />

che rimangono, <strong>di</strong> fatto, sulla carta.<br />

Affi<strong>di</strong>amoci ad una cultura <strong>di</strong> governo, meno propagan<strong>di</strong>stica, meno massimalistica, più<br />

orientata, se è possibile, a progetti, ad esperienze concrete, piccole esperienze che<br />

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