Ferdinando Fabbri - Provincia di Rimini
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I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />
Intanto devo partire <strong>di</strong>cendo che “I tempi <strong>di</strong> vita”, il titolo <strong>di</strong> questo convegno con riferimento<br />
alla Legge 53, è un titolo che stimola la riflessione sulla qualità della vita oggi e,<br />
imme<strong>di</strong>atamente dopo, sulla qualità quando e dove e per quali soggetti.<br />
“Per tutti” è la risposta più ovvia, ma non è così semplice.<br />
Conciliare i tempi <strong>di</strong> vita e i tempi <strong>di</strong> lavoro mantenendo un’elevata qualità dell’uno e<br />
dell’altro, è assai <strong>di</strong>fficile.<br />
Lo sforzo è quello <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare strumenti e modalità per rispondere alle esigenze delle<br />
famiglie da un lato, delle imprese dall’altro, senza <strong>di</strong>menticare il tempo <strong>di</strong> vita del bambino<br />
piccolo, un tempo <strong>di</strong> qualità.<br />
Prima <strong>di</strong> affrontare il tema specifico sui ni<strong>di</strong> aziendali, farò un breve excursus sui ni<strong>di</strong><br />
d’infanzia, così come li ho vissuti io per la mia esperienza.<br />
Il nido d’infanzia nasce ufficialmente con la Legge 1044 nel ‘71 e va a sostituire tutte<br />
quelle forme <strong>di</strong> assistenzialismo che erano nate negli anni ‘30 con l’Organizzazione<br />
Nazionale Maternità Infantile.<br />
Solo alcune Regioni del nord e del centro, la Lombar<strong>di</strong>a, l’Emilia-Romagna, la Toscana<br />
e l’Umbria, si attivano per l’istituzione dei ni<strong>di</strong>.<br />
La legge risponde alle esigenze sociali ed in particolare delle madri lavoratrici <strong>di</strong> quel<br />
periodo.<br />
Nel decennio successivo, a 10 anni dalla 1044, si comincia a definire una pedagogia del<br />
nido, legittimandolo.<br />
Nasce così un movimento pedagogico intorno ad alcuni istituti universitari <strong>di</strong> ricerca,<br />
alcuni Comuni che <strong>di</strong>battono le problematiche relative al bambino nella fascia da 0 a 3<br />
anni, e quin<strong>di</strong> la costituzione del Gruppo Nazionale Nido fondato da Malaguzzi <strong>di</strong><br />
Reggio Emilia, dove il bimbo è soggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti.<br />
Quin<strong>di</strong> si comincia a ragionare sul nido come luogo <strong>di</strong> educazione, il nido <strong>di</strong>venta servizio<br />
sociale, si colloca all’interno <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso più ampio legato al welfare.<br />
Rappresenta una questione sociale sia sul piano dell’educazione infantile e dell’intervento<br />
dello Stato nei confronti della formazione dei bambini molto piccoli, sia per la<br />
concezione <strong>di</strong> ruolo della donna nel suo inserimento nel mondo del lavoro, del valore<br />
sociale della maternità.<br />
Oggi la famiglia è sottoposta a processi <strong>di</strong> evoluzione e trasformazione che mo<strong>di</strong>ficano<br />
anche i suoi bisogni in relazione alla cura e all’educazione dei bambini piccoli.<br />
La permanenza nel mondo del lavoro della donna è legata a scelte professionali ed economiche<br />
e perciò si rende necessario consentire alle donne <strong>di</strong> conservare la propria attività<br />
lavorativa anche durante i primi anni <strong>di</strong> crescita dei figli, senza perdere la possibilità<br />
<strong>di</strong> un’esperienza felice.<br />
Se l’inserimento del bambino al nido rispondeva anche ad una scelta educativa della<br />
famiglia, oggi non è più in grado <strong>di</strong> rispondere né a questa né ad altre esigenze.<br />
I Comuni in generale non hanno più istituito ni<strong>di</strong>, ve<strong>di</strong> l’alto costo del servizio a domanda<br />
in<strong>di</strong>viduale, creando liste <strong>di</strong> attesa infinite.<br />
Se pensiamo alla situazione <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, siamo intorno a 600 mamme in lista <strong>di</strong> attesa.<br />
L’esperienza ci insegna che gli enti locali nei loro regolamenti hanno evidenziato, come<br />
criterio <strong>di</strong> accesso primario, l’occupazione lavorativa <strong>di</strong> entrambi i genitori.<br />
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