Ferdinando Fabbri - Provincia di Rimini
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<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />
Assessorato alle Pari Opportunità<br />
Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />
lavoratori. Fondamentale è che le organizzazioni abbiano chiaro quali siano le loro esigenze<br />
e quali sono le esigenze dei loro lavoratori, spesso invece è scarsa la capacità <strong>di</strong><br />
ascolto da parte delle organizzazioni delle esigenze e dei bisogni dei propri lavoratori, e<br />
c’è poca consapevolezza da parte delle organizzazioni pubbliche <strong>di</strong> quali siano veramente<br />
le loro esigenze.<br />
Dentro a questo scenario, le nostre esperienze sono iniziate alcuni anni fa: il Comune <strong>di</strong><br />
<strong>Rimini</strong> fu tra i primi, nel 1998 ad in<strong>di</strong>viduare il piano dei tempi e degli orari della città,<br />
precorrendo la Legge 53 dell’8 marzo 2000. Questo progetto inizialmente incontrò<br />
anche molte resistenze poichè andò ad interagire con le categorie economiche, con le<br />
quali fu piuttosto complicato negoziare politiche e strategie comuni, in assenza <strong>di</strong><br />
modelli e contenuti <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> concertazione.<br />
Lo sviluppo successivo è un’esperienza molto importante e significativa anche a livello<br />
nazionale, vale a <strong>di</strong>re la realizzazione delle Banche del Tempo.<br />
La prima Banca del Tempo in Italia è nata a Santarcangelo, proprio grazie ad una donna<br />
che purtroppo oggi non è più tra noi, Cristina, che immaginò, intuì le potenzialità <strong>di</strong> questa<br />
istituzione.<br />
Il Comune <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> attualmente ha quattro Banche del Tempo attive, è una delle realtà<br />
in Italia <strong>di</strong> maggior successo in questa attività. L’anno scorso sono state scambiate<br />
quasi 2.000 ore <strong>di</strong> tempo all’interno delle banche riminesi, è una realtà in crescita e,<br />
anche dal punto <strong>di</strong> vista sociale e politico è un’esperienza molto interessante, che porta<br />
all’interno <strong>di</strong> un’istituzione eminentemente economica (la banca), il tempo al posto del<br />
denaro; nell’immaginario si afferma il principio che il tempo mio vale quanto il tuo e<br />
quello <strong>di</strong> ognuno vale quanto il denaro, idea non priva <strong>di</strong> fascino.<br />
L’anno scorso si è svolto il primo convegno nazionale delle banche del Tempo proprio<br />
qui a <strong>Rimini</strong>, in collaborazione con la <strong>Provincia</strong>, e <strong>Rimini</strong> è stata scelta come la sede della<br />
formazione per le banche del tempo, <strong>di</strong> tutta la rete delle Banche del Tempo nazionali.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista contrattuale, negli anni attraverso contratti decentrati - quin<strong>di</strong> in stretta<br />
relazione con le organizzazioni sindacali, che hanno sempre agito da stimolo per<br />
l’Amministrazione Comunale – abbiamo istituito i part-time verticali, orizzontali e cioè le<br />
tipiche forme <strong>di</strong> flessibilità, ma abbiamo anche introdotto flessibilità positiva (cioè contrattata)<br />
nell’orario <strong>di</strong> lavoro, flessibilità in ingresso, flessibilità in uscita, fino ad arrivare<br />
all’esperienza più recente che è quella dell’istituzione della Banca delle Ore che, come<br />
sapete, è un istituto previsto dal contratto <strong>di</strong> lavoro, ma che noi a <strong>Rimini</strong> avevamo ad<strong>di</strong>rittura<br />
immaginato in un contratto decentrato precedente alla stipula del CCNL che lo<br />
prevede.<br />
La sperimentazione è partita anche grazie ad un progetto finanziato dalla Legge 125,<br />
quin<strong>di</strong> dalla Commissione Nazionale <strong>di</strong> Parità, abbiamo chiuso proprio ieri questa sperimentazione,<br />
quin<strong>di</strong> attualmente è attiva, per tutti i <strong>di</strong>pendenti del Comune <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, la<br />
Banca delle Ore, che sta dando dei buoni risultati e che consente un po’ <strong>di</strong> flessibilità<br />
contrattata, a me piace chiamarla “positiva” nel senso che appunto cerca <strong>di</strong> venire<br />
incontro alle esigenze <strong>di</strong> lavoratori e datore <strong>di</strong> lavoro.<br />
Spero che questa esperienza possa costituire anche il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> un’evoluzione<br />
che tende verso l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> uno strumento d’ascolto per le organizzazioni<br />
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