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Ferdinando Fabbri - Provincia di Rimini

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<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

<strong>di</strong> una sostanziale riduzione degli impegni familiari attraverso il rinvio o la rinuncia<br />

alle scelte <strong>di</strong> procreazione, e quin<strong>di</strong> riduzione del numero dei figli.<br />

- Ricorso ad un sostegno esterno, dove possibile alla rete parentale, che tuttavia<br />

si ferma alle proprie madri, oppure al lavoro <strong>di</strong> altre donne, riproducendo<br />

all’infinito la tra<strong>di</strong>zionale mono-responsabilità della cura.<br />

Nonostante queste strategie tutti i dati, da quelli prodotti dalla Multiscopo dell’ISTAT, al<br />

sondaggio che la Regione ha presentato l’8 marzo <strong>di</strong> quest’anno, confermano che le<br />

donne emiliane sommano un tale numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ore <strong>di</strong> lavoro, tra quello pagato e<br />

quello non pagato, che ne fa le lavoratrici più impegnate probabilmente nel mondo occidentale<br />

e industrializzato.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista delle strategie politiche, va detto intanto che il termine “conciliazione”,<br />

non proprio felicissimo, è molto recente nel linguaggio istituzionale, e inizia ad<br />

essere introdotto nei documenti ufficiali dell’Unione Europea all’inizio degli anni ’90.<br />

Con tale termine si intende la volontà <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre, cosa che l’Unione Europea sta<br />

facendo, <strong>di</strong>rettive, informative, raccomandazioni, suggerimenti agli Stati membri, perché<br />

appunto adottino misure in grado <strong>di</strong> salvaguardare la possibilità <strong>di</strong> conciliare la vita<br />

familiare e la vita lavorativa.<br />

In particolare è del 2000 una risoluzione del Consiglio dei Ministri del Lavoro e degli<br />

Affari Sociali dell’Unione Europea, che riguarda proprio la partecipazione equilibrata<br />

degli uomini e delle donne all’attività professionale e alla vita familiare, con la quale si<br />

promuove, tra gli Stati membri e in attuazione dei principi <strong>di</strong> uguaglianza tra uomini e<br />

donne, lo sviluppo <strong>di</strong> iniziative volte ad attenuare e superare, accanto agli svantaggi<br />

delle donne nell’accesso e nella partecipazione al mercato del lavoro, anche la minore<br />

partecipazione degli uomini alla vita familiare.<br />

L’Italia ha colto questo obiettivo con la Legge 53 che è nata, come sapete, proprio nel<br />

marzo del 2000.<br />

In Italia però il termine “conciliazione” fatica molto ancora ad essere utilizzato, soprattutto<br />

accanto al termine “flessibilità”, non solo nelle politiche delle organizzazioni ma<br />

anche nelle politiche del lavoro e nelle politiche aziendali. In particolare le aziende spostano<br />

interamente su politiche territoriali esterne il tema dei tempi, demandandolo all’organizzazione<br />

delle città piuttosto che affrontarlo anche nella propria organizzazione del<br />

lavoro. La flessibilità è invece per le lavoratrici, in fasi alterne del loro ciclo <strong>di</strong> vita e familiare,<br />

una necessità imprescin<strong>di</strong>bile, che non è scambiabile con una <strong>di</strong>minuzione del riconoscimento<br />

della professionalità, non è scambiabile con il valore dell’investimento sul<br />

lavoro, non è scambiabile con la crescita professionale.<br />

Per riassumere quin<strong>di</strong> i vincoli e gli ostacoli alla piena e qualificata presenza delle donne<br />

nel mercato del lavoro, si va dalla scarsa con<strong>di</strong>visione delle attività <strong>di</strong> cura, alla <strong>di</strong>fficile<br />

sostenibilità, per le donne, della carriera e della crescita professionale all’interno delle<br />

organizzazioni, al famoso “tetto <strong>di</strong> cristallo”, invisibile ma così vero, e non solo per la<br />

sopravvivenza <strong>di</strong> stereotipi culturali, ma anche per l’insostenibilità dei costi che l’incompatibilità<br />

tra carriera professionale e affetti familiari porta in particolare per le donne.<br />

Tra questi ostacoli c’è anche il tema, oggi in parte nuovo, del lavoro atipico e del lavo-<br />

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