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574<br />

L’INDICE <strong>PENALE</strong>, 1/2011<br />

giato del teatro la rappresentazione raffinata, virtuosistica spesso, del testo<br />

scenico, la malinconia assoluta della marionetta, figura simbolica metafisica,<br />

offrivano una versione rarefatta della arcadia amorosa, della tragedia,<br />

dell’intrigo senza copiare meccanicamente la vita – la marionetta difatti è<br />

sempre più triste, più malvagia, più buona del personaggio cui si ispira –<br />

; senza infrangere, appunto, un rapporto di concreta omogeneità con l’elite<br />

sociale destinataria dello spettacolo.<br />

Vero, se agli inizi il teatro di marionette non operò essenzialmente<br />

come teatro mobile, nell’ottocento e soprattutto nel breve periodo in<br />

esame, cominciò a consolidarsi come teatro di compagnie girovaghe. Fu<br />

questo il segno, allora, di un espansione verso la provincia, di un abbandono,<br />

anche, del piccolo teatro stabile, non più aristocratico, metropolitano<br />

ormai, ben frequentato, annunciato e recensito dai giornali, garantito<br />

dalle leggi e dall’Autorità: integrato evidentemente, non dissonante in ogni<br />

caso nell’ambiente sociale.<br />

In altre parole, se il teatro di marionette espresse una cultura altra diversa,<br />

di contestazione a volte,questo avvenne all’interno, e senza rischi, per<br />

il potere egemone( 82 ).<br />

La stessa innovazione del repertorio scenico, la sostituzione cioè dei<br />

testi aulici con testi drammatici, a facile effetto nel gusto del romanzo di<br />

appendice, o con vicende tratte dalla cronaca criminale, la pochade alla<br />

francese, e poi storie di santi e di briganti, opere liriche con eroi ed eroine<br />

ridisegnati su un orizzonte di cultura popolare, non sembrò davvero discostarsi<br />

da un impegno artistico votato, dedito sempre ed esclusivamente all’irreale.<br />

In definitiva, lo spazio fantastico della rappresentazione finiva per ricondursi,<br />

comunque, a sogni positivi, rassicuranti, rispondenti sempre alla<br />

cultura e alla coscienza elitaria del momento( 83 ).<br />

Sogni difficilmente traducibili, dunque, in ipotetici fatti delittuosi di<br />

dissenso, di disordine sociale. E a questa conclusione, evidentemente facilitata<br />

nella sua lettura dalla particolare origine, struttura e organizzazione<br />

del teatro di marionette, varrebbe senz’altro aggiungere la realistica<br />

risolutiva costatazione che tra la fine dell’ottocento e gli anni venti, quasi<br />

esattamente il tempo in considerazione, l’attività dei marionettisti, forse<br />

per l’imprudente scelta di un repertorio e di uno stile identificabile ormai<br />

con quello del teatro di persona, o per l’avvento del cinema sopratutto,<br />

( 82 ) Lo sottolinea nella sua raffinata analisi, M. Baratto, La commedia del cinquecento,<br />

inIl sistema letterario, Principato edit., 1991, p. 419 ss. e spec. p. 422.<br />

( 83 ) E certo, il teatro delle marionette – lo afferma tra gli altri R. Leydi (op. cit., p.14<br />

ss.) – espresse davvero sogni, emozioni, allusioni, fughe squisitamente fantastiche: estranee<br />

appunto ad una leggibile contrapposizione nei confronti del potere.

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