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568<br />

L’INDICE <strong>PENALE</strong>, 1/2011<br />

ingiustizie, violenza facinorosa, alludevano a fatti ed avvenimenti reali, la<br />

gestualità e l’aspetto ridanciano della loro figura simbolica devono aver<br />

smitizzato e abilmente sotteso il valore, spesso occasionale, del dissenso.<br />

A volte, ovviamente, la misura poteva essere colma: il teatro di burattini<br />

offrì, ad esempio, una insistente caricatura di personaggi autorevoli,<br />

Papa Leone XII appunto, oltre passando i limiti di una semplice farsa popolana.<br />

Quando la prima donna del teatro litiga infatti con Rugantino e lo<br />

apostrofa con l’allusiva esclamazione ‘‘Coraccio de Leone’’, l’Autorità costituita,<br />

la sua sacralità era sicuramente in discussione: l’impunità poteva allora<br />

rifugiarsi nell’estro farsesco del burattino, privo per destinazione,<br />

per costruzione anzi, di ogni astuzia intellettuale, capace dunque di deridere<br />

senza oltraggiare o dissentire( 75 ).<br />

Indicativa ancora apparirebbe la stessa vicenda del burattinaio Teoli.<br />

Perseguitato nella Roma pontificia, per aver mostrato le gambe nude di<br />

ballerine burattino, fu imputato di violazione ai dettami della morale e<br />

del buon costume. Imputazione pretestuosa probabilmente, ma quasi asettica<br />

appena si ricordi la satira sociale e politica espressa con insistenza dal<br />

suo teatro.<br />

Valutazione benevola di un dissenso elitario, fantasioso, ma sostanzialmente<br />

non allarmante, strategicamente disimpegnato da una reale politica<br />

di dissenso? Forse.<br />

Su di un piano indubbiamente diverso la persecuzione di Ghetanaccio,<br />

colpevole di aver appunto oltraggiosamente alluso al ‘‘Coraccio di Leone’’:<br />

con un riferimento al Papa straordinamente evidente.<br />

E però rappresenterebbero questi interventi repressivi situazioni molto<br />

particolari: riferibili infatti all’attività di teatri che operavano esclusivamente<br />

in Roma, utilizzando tra l’altro una sede anche stabile, facilmente<br />

soggetta al controllo quindi dell’Autorità, seguiti da un pubblico non raccogliticcio,<br />

sensibile alla critica e ai fatti del giorno. Non credo, poi, che<br />

altri casi, il burattinaio torinese Sales fu ad esempio costretto ad abbandonare<br />

la maschera satirica di Gironi per quella caricaturale di Gianduja, il<br />

bergamasco Strabelli, autore di feroci battute contro l’Austria fu sicuramente<br />

in carcere, permetterebbero, del resto, conclusioni generali in merito<br />

ad un intervento rigorosamente limitativo, prevaricatore, repressivo<br />

nei confronti della loro attività girovaga. Difficile cioè concludere che<br />

questi ‘‘maestri delle piazze’’ siano stati esposti oltre alla resistibilità delle<br />

difese e garanzie loro assicurate, ad una repressione vessatoria del potere.<br />

E però, il vero problema è naturalmente ipotizzare se nell’ordinamento<br />

di unità alla fine dell’ottocento l’opportunità di un intervento penale nel-<br />

( 75 ) Per notizie sull’attività dei burattinai nella Roma pontificia, vd., di nuovo, G. Pizzirani,<br />

Sotto il naso della lupa, cit., p. 39 ss.

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