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566<br />

L’INDICE <strong>PENALE</strong>, 1/2011<br />

che al burattino fosse riservata nell’ottocento una funzione sociale: quella,<br />

cioè, di mettere in ridicolo personaggi ed avvenimenti, flagellare con ‘‘gesti<br />

mordaci’’ e con ‘‘lazzi linguacciuti’’ fatti di cronaca, costumi, vizi, male abitudini<br />

di cittadini, ricchezza e povertà( 69 ).<br />

E però difficile negarlo: resisterebbe sempre, inevitabilmente, l’impressione<br />

che quale fosse l’intento del burattinaio, il burattino avrebbe infine<br />

ridicolizzato e dissolto la pericolosità del messaggio, di qualsiasi messaggio,<br />

apologetico, istigatorio, con la sola semplice presenza sulla scena. Occasionali<br />

accenni a fatti infelici del giorno, all’ingiustizia e all’arroganza del potere<br />

erano appunto affidati ad una comicità irrefrenabile, ad una gestualità grottesca<br />

del burattino, e il pubblico mostrava di godere un mondo, rideva, rideva<br />

di questo mezzo uomo che ‘‘non ha alcuna possibilità di essere o parere<br />

vero( 70 ). Esisteva in realtà solo un innocente personaggio occasionalmente<br />

incontrato dallo spettatore tra un vagare e l’altro del burattinaio:<br />

in una discontinuità, quindi, di frequentazione, di messaggi forse anche provocatori,<br />

ma sporadici, non insistenti, e per di più comicamente paradossali.<br />

Inidonei, evidentemente, a suscitare decisioni a delinquere, a creare<br />

condizioni di pericolo per l’ordine pubblico. A rendere credibile insomma<br />

qualsiasi apologetica lode, qualsiasi valore positivo, dunque, nella ribellione<br />

all’ingiustizia della legge.<br />

Vero, i burattinai avrebbero anche trasmesso sentimenti popolari profondi<br />

e talvolta violenti: tuttavia utilizzando necessariamente mezzi scenici<br />

di comunicazione molto essenziali, leggibilissimi dal pubblico( 71 ), partecipe<br />

e sommerso sempre dalla risata del burattino. Altrettanto vero: il burattino<br />

ha pure incarnato la figura prevaricatrice dell’Autorità costituita, il<br />

giudice ingiusto, il gendarme imbecille, malfattore, ma veramente attraverso<br />

questi paradossali personaggi sapeva esprimere e rendere partecipe<br />

il suo pubblico di un allarmante dissenso sociale?<br />

La sapienza meravigliosa, l’immobile serietà insita nella sua espressione<br />

scenica, la sua grottesca rigidità, parrebbero in fondo negarlo: o quantomeno<br />

renderlo improbabile: ‘‘Se tratta dé pezzi di legno’’ rispondeva il burattinaio<br />

romano Teoli a Monsignor Governatore che lo interrogava( 72 ); a significare<br />

( 69 ) Cfr. G. Pizzirani, Sotto il naso della lupa, Casa editrice italiana, 1928, p. 35 ss.<br />

Sul repertorio del teatro di burattini, commedia tutta da ridere, commedia fantastica, pantomima<br />

con ballata, vd. Yorick (F. Coccoluto - Ferrigni), La storia dei burattini, cit. p.<br />

223 ss.<br />

( 70 ) Il burattino – scrive L. Allegri –è‘‘segno di segno’’, nel senso che è ‘‘segno’’ di<br />

un attore, il quale, a sua volta, in questo senso è ‘‘segno’’ di una persona reale (op. cit., p.74<br />

ss.). Ma è proprio lui, ‘‘segno’’ appunto di ‘‘segno’’, il protagonista di un teatro comico che<br />

induce al sorriso e disarma gli animi.<br />

( 71 ) Vd. R. Leydi, op. cit., p. 14.<br />

( 72 ) Sulla vicenda del gioielliere burattinaio Teoli, vd., di nuovo, G. Pizzirani, Sotto il<br />

naso della lupa, cit., p. 39 ss.

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