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VECCHIE PAGINE, RICORDI E PROSPETTIVE STORICHEI<br />

565<br />

via del malaffare( 66 ), non avrebbe dovuto nel rispetto dell’oggettività del<br />

fatto, conciliarsi con il messaggio comico del burattino: destinato oltretutto<br />

ad un pubblico inesperto ancora delle cose sociali.<br />

L’impressione, in sostanza, è che l’azione scenica stemperasse appunto<br />

qualsiasi intenzione ed attitudine istigatoria, o anche oltraggiosa, della narrazione<br />

stessa. Così, se Arlecchino piange sulla sua miseria immaginando<br />

ambiziose trame di rivolta contro la ‘‘proprietà di ogni specie’’, il padrone<br />

ricco alla fine si commuoverà, concludendosi la vicenda in una enfatica riconciliazione.<br />

Tuttavia, è anche vero: se il burattino povero subiva le angherie del<br />

burattino ricco e potente, immediata visibile poteva apparire una reale ingiusta<br />

divisione della società tra vittime e carnefici: l’abbigliamento miserando<br />

dell’uno, il mantello dorato, il cappello ricco e fantasioso dell’altro,<br />

avrebbero forse saputo instillare nel pubblico un istintivo odio verso il potente<br />

che ruba al povero; e indurlo così alla disobbedienza verso la legge.<br />

In breve: la comica rozza contrapposizione tra miseria e ricchezza finiva allora<br />

per ingenerare qualche pericolo per l’ordine pubblico.<br />

Oltretutto, la comunicazione istigatoria, apologetica sarebbe stata<br />

quanto mai diretta, avvalendosi proprio di quella essenzialità espressiva destinata<br />

ad instaurare – si è scritto – una perfetta rispondenza tra burattino e<br />

spettatore( 67 ). L’istintualità, poi, dello stesso spettatore, o, meglio, la sua<br />

partecipazione istintuale, avrebbe anche potuto reagire positivamente al<br />

messaggio. Un messaggio diretto e, se si vuole, non allusivo: se Facanapa<br />

infatti si rifiuta di pagare il dazio per il vino perché bisogna negare obbedienza<br />

all’ingiustizia e alla legge, un solo gesto, scuotere il capo in segno di<br />

diniego, avrebbe con inequivoca chiarezza espresso questa intenzione; e invitato<br />

allora alla disobbedienza( 68 ).<br />

Ma è poi vero che un incitamento all’odio tra le classi sociali, in teoria<br />

potesse anche trapelare dal messaggio comico del burattino: la denuncia<br />

ricorrente del potere crudele del ricco, la povertà strappalacrime di Pulcinella<br />

o di Arlecchino, non rappresentavano fatalmente il segno di una immaginaria<br />

realtà. In questo senso, anzi, non è infrequente il riconoscimento<br />

( 66 ) Per questa intonazione delle condotte istigatore, si veda ad esempio, G. Crivellari<br />

- G. Suman, Il codice penale interpretato sulla scorta della dottrina, delle fonti, della legislazione<br />

comparata e della giurisprudenza, inEnc. dir. pen. it., vol. VII, Milano Roma Napoli,<br />

1896, p. 18 ss.<br />

( 67 ) Cfr. L. Allegri, Per una storia del teatro come spettacolo, cit., p. 65 ss.<br />

( 68 ) In realtà Facanapa espresse anche una funzione sociale di dissenso; se le battute<br />

provocatorie contro l’Austria e a favore dell’indipendenza italiana recitate dal burattino costarono<br />

al suo animatore, il famoso Antonio Reccardini, qualche soggiorno in carcere. Lo<br />

ricorda N. Pepe, Teatri e teatranti friulani dal ‘400 ai primi del ‘900, Art grafiche friulane,<br />

Udine, 1978, pp. 144-145. Dello stesso, per ulteriori notizie, La tradizione marionettistica<br />

friulana, inLa panarie, 1980, n. 47, p. 5.

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