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564<br />

L’INDICE <strong>PENALE</strong>, 1/2011<br />

sale allusione all’ingiustizia, all’arroganza del potere, alla sopraffazione dell’Autorità;<br />

misconoscere la vanificazione, in altre parole di ogni comunicazione<br />

istigatoria al dissenso e alla disobbedienza alla legge nella recitazione<br />

del burattino.<br />

Insomma, perché non dissolvere nella risata, non azzerare nella stessa<br />

povertà dei mezzi scenici anche, la ribellione dei burattinai alla odiosità del<br />

privilegio, e comunque l’insofferenza verso una loro emarginazione?<br />

Del resto anche la frammentazione, l’assemblaggio nella rappresentazione<br />

teatrale di situazioni non sempre rispondenti ad un principio di<br />

unità, la notorietà della vicenda spesso( 64 ), potevano polarizzare l’attenzione<br />

dello spettatore non tanto sui contenuti, ma – si è osservato – sulle<br />

modalità, piuttosto, dell’azione, sulla mera trasformazione in burattino di<br />

un personaggio a volte reale e potente. Recependo, in definitiva, di ogni<br />

sopraffazione patita del burattino, o di ogni sua manifestazione di sdegno<br />

per l’ingiustizia subita, la pura essenza comica, non l’odiosità e il disagio<br />

del fatto narrato( 65 ).<br />

Dunque, il teatro dei burattini restava, quando anche la satira o critica<br />

sociale vi affiorassero, appuntamento delegato alla risata: il burattino<br />

avrebbe comunicato direttamente attraverso la sua gestualità, il ruolo farsesco<br />

di un Arlecchino, di un Pulcinella; e in un clima festoso, votato a<br />

un consumo sociale del divertimento rassicurante e tranquillo.<br />

Condotte di istigazione, o apologetiche, oltraggiose avrebbero allora<br />

dovuto forzare quell’atmosfera, e indurre il pubblico a decisioni delittuose,<br />

a intenzionale spregio dell’Autorità: spingerlo, in breve, ad intaccare o perturbare<br />

il buon assetto del vivere civile.<br />

Davvero non sembra così scontato ipotizzarlo: appare appunto improbabile<br />

che potesse leggersi tout court nella comicità del burattino un messaggio<br />

di intensità tale, idoneo quindi a suscitare ‘‘scredito’’ dell’Autorità,<br />

ad incitare, alla commissione di un reato, o alla disobbedienza verso le<br />

leggi, all’odio, infine, per le classi sociali come previsto nel codice penale<br />

Zanardelli. Certo, il Codice agli artt. 246 e 247 non tipicizzava le modalità<br />

di comportamenti eventualmente istigatori, ma la serietà della comunicazione,<br />

la volontà di usare della propria influenza per spingere altri sulla<br />

( 64 ) Vd. infatti, L. Allegri, Per una storia dello spettacolo, cit. p. 69 ss. Sulla ripetitività<br />

e l’improvvisazione, peraltro, del burattinaio su testi scenici anche noti, cfr. anche Yorick<br />

(F. Coccolute - Ferrigni), op. cit., p. 119. ss. In particolare sul repertorio e taluni<br />

canovacci del teatro dei burattini, p. 223 ss.<br />

( 65 ) La sua ‘‘onirica comicità’’ era insomma assolutamente disarmante. Disarmante e<br />

capace, ad esempio, di stemperare persino la verve provocatrice di un Pulcinella, non solo<br />

maschera ma appunto burattino, in una ridanciana comica ribellione al potere. Sulla mutazione<br />

della maschera in burattino, e quindi sulla sua riduzione a ‘‘innocente’’ figura teatrale,<br />

vd. per un accenno, R. Meloni, Le maschere nel teatro con le marionette e nel teatro di burattini,<br />

nel volume Burattini Marionette Pupi, cit., p. 23 ss.

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