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562<br />

L’INDICE <strong>PENALE</strong>, 1/2011<br />

scendeva da un caleidoscopio legislativo; residuale certo, e però farraginoso<br />

sempre, tollerato nondimeno nell’ordinamento di unità.<br />

Tollerato – sia concesso supporlo – sino al punto da sottacere soluzioni<br />

chiare e definitive sui rapporti intercorrenti nella disciplina in esame tra regolamenti<br />

emanati dalle Autorità locali, legge di Polizia, e Codice penale.<br />

Evidentemente, non senza ripercussioni sulla valenza di quella concreta<br />

volontà di dedicarsi con sufficiente tranquillità, senza facili preoccupanti<br />

interruzioni, ad un’attività lavorativa priva di sede stabile, estranea<br />

naturalmente alla organizzazione sociale del lavoro, con le chances di una<br />

normativa organica semplificata, non ascritta ad una pluralità di poteri.<br />

D’accordo: l’ipoteca su quel principio di libero esercizio era anche più<br />

gravosa. E infatti, la contiguità del mestiere vagabondo al vagabondaggio,<br />

la sua qualità girovaga, si sarebbe confusa in una serie di altri problemi<br />

quanto mai complessa e scottante nel tessuto sociale del tempo.<br />

Fenomeni di vagabondaggio minorile, mercato e sfruttamento di mano<br />

d’opera infantile, migrazione incontrollata oltre i confini del Regno, diffuso<br />

malaffare, disordine sociale, vulnerabilità anche di un intervento preventivo<br />

– repressivo, vincolato a scelte spesso contingenti, avrebbero influenzato e descritto,<br />

appunto, l’effettivo confine, l’effettivo valore di quel principio di libero<br />

esercizio per il mestiere girovago; e la variabilità di quello stesso confine.<br />

Altri limiti tuttavia, pur nell’insistente clima di disordine sociale dovettero<br />

misurarsi nella loro operatività con la reale capacità disgregante, pericolosa<br />

di talune professioni vagabonde. Non fu un confronto facile: l’indole<br />

e le modalità di esercizio, l’ambiente sociale a volte, avrebbero fortunatamente<br />

smentito la preoccupante convinzione che proprio in quell’esercizio<br />

e in quella professione si dovesse annidare il sospetto di attività prodromiche<br />

al delitto.<br />

In definitiva sarebbe apparso irragionevole, sproporzionato il ricorso a<br />

misure restrittive.<br />

8. Il caso dei burattinai: gestori di un comico innocente pericolo di disordine<br />

sociale. L’assenza di una strategia del dissenso nella raffinatezza scenica<br />

del teatro di marionette.<br />

Può apparire interessante ricordare allora l’attività girovaga dei burattinai.<br />

Forse equiparabili, quando imprenditori girovaghi di spettacoli capaci<br />

di mettere su un palcoscenico a garbo, di rizzare baracca sulla scena<br />

di qualche teatro( 60 ), agli esercenti di pubblici intrattenimenti – e in questo<br />

( 60 ) Yorick (F. Coccoluto - Ferrigni), La storia dei burattini, Forni, Bologna,<br />

2002, p. 195 ss. (Ristampa anastatica della 2º edizione, Firenze, R. Bemperad, 1902).

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