L'INDICE PENALE - Shop - Wolters Kluwer Italia

544
L’INDICE PENALE, 1/2011
Evidente, al di là di ogni quesito definitorio, l’irrinunciabile diffidenza
insomma, per l’occupazione ambulante in genere; evidente ancora l’esigenza
indefettibile di conferma e tutela per un valore quale l’ordine pubblico,
elevato senz’altro a valore nazionale.
Esigenza indefettibile; e, potrebbe notarsi, singolarmente fino al punto
da indurre appunto qualifiche estensive, al di là quindi dei modelli legislativi,
per taluni mestieri esercitati senza sede fissa e stabile; sancendo garanzie,
libertà di esercizio, e insieme naturalmente opportuno controllo.
In un moto pendolare, tuttavia, fra inclusione e disconoscimento chiaramente
riconducibile a motivi contingenti: condizionato da una inderogabile
politica di ordine pubblico.
Ma, vero è che della ratio di tutela traspariva altro concreto obiettivo:
vigilare cioè su individui che – trascrivo testualmente – per la loro professione
hanno sede variabile da luogo a luogo e dubbi mezzi di vita( 37 ). Persone
insomma pericolose, e recuperando la citazione, ascrivibili a classi sociali
pericolose.
Le regole imposte dalla disciplina amministrativa di polizia per i mestieri
girovaghi avrebbero dunque, e fin troppo spesso, confermato un atteggiamento
di diffidenza da parte dell’Autorità. Richiami insistenti sull’opportunità
di una efficace sorveglianza di polizia per impedire che l’esercizio
di queste occupazioni potesse servire come il vagabondaggio, a scuola
di ozio, di scioperatezza, vizio ed occasione per compiere delitti contro la
proprietà e il buon costume, sono appunto leggibilissimi, e particolarmente
indicativi.
Fu sicuramente una esagerazione il sospettare tanto. Fattori economici
e politici, situazioni di disagio sociale, e di contro scelte oculatissime, inasprimento
nelle tecniche di controllo avrebbero infatti chiarito la pretestuosità
di quell’esagerazione: il misconoscimento, in sostanza, dei reali termini
di un problema.
Certo, proprio le ragioni del controllo, la difficile assimilazione talvolta
al modello di attività girovaghe previsto nella legge di polizia finiranno per
ridurre alcuni di questi mestieri ad una condizione di mero vagabondaggio.
Né l’incerta linea di confine si sarebbe avvalsa e chiarita attraverso un correttivo
quale quello indicato dalla formula definitoria dei mestieri girovaghi:
appunto tali – ricordando sinteticamente la formula stessa – quando
normalmente non esercitati in sede stabile, ma sulle pubbliche vie, qua e là
nei mercati. Dubbi e incertezze non si sarebbero sciolti.
L’impressione, in realtà è che il criterio decisivo, sostanzialmente
anche agli effetti definitori, fosse ben più concretamente segnato dalla decisione
di vigilare a fini preventivi su occupazioni che, svincolate da una
( 37 ) A. Gilardoni, op. cit., p. 60.