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526<br />

L’INDICE <strong>PENALE</strong>, 1/2011<br />

una espulsione da antiche attività, e però ribellione anche, all’orario della<br />

fabbrica, all’isolamento del lavoro agricolo nella cascina.<br />

Un bisogno di emancipazione, di libertà poteva in definitiva incentivare<br />

non solo una mobilità del lavoratore che si offriva qua e là al miglior<br />

mercato salariale, ma una decisa reazione – lo si ammise con estrema franchezza<br />

– alla presa di possesso della mano d’opera. La coartazione della libertà,<br />

la rigida regolamentazione dell’obbligo al lavoro, l’affermazione del<br />

doveroso contributo al lavoro sociale, finivano insomma per indurre la<br />

scelta di mestieri non solo erratici, spesso scarsamente remunerativi, talvolta,<br />

almeno in apparenza, persino pretestuosi: tutt’altro che dissimili –<br />

questo il punto – dal mero vagabondaggio.<br />

Ed era una scelta non tollerabile comunque: perché inopportuna sottrazione<br />

di mano d’opera; e perché come tale non più minaccia, o non solo<br />

minaccia, evidentemente, per la sicurezza e tranquillità pubblica, ma piuttosto<br />

per l’ordine economico. Ricondotto al sistema di produzione e al bisogno<br />

di controllo sulla disponibilità di forza lavoro, il vagabondaggio e le<br />

attività girovaghe riconosciute, o riconoscibili, assimilabili pertanto alle tipologie<br />

indicate dalla legge di P.S. e soggette alla specifica disciplina amministrativa,<br />

dovevano essere percepite senz’altro quale fattore disomogeneo,<br />

negativo per l’organizzazione produttiva( 11 ).<br />

Solo più tardi vagabondaggio e mestieri vagabondi verranno decisamente<br />

avvertiti quali momenti di una intollerabile circolazione delle idee,<br />

assimilati a fenomeni anzitutto di turbamento dell’ordine pubblico, e, concretamente,<br />

di disordine sociale. Ma sarà davvero la nascita, il tempo dei<br />

movimenti operai e contadini, della divulgazione di una propaganda socialista,<br />

o comunque solidaristica.<br />

Il problema diverrà allora problema anche politico di repressione, e il vagabondaggio<br />

aspetto e componente di quella cosiddetta questione sociale, non<br />

proprio riconoscibile nel pensiero e nella letteratura penalistica di fine ottocento<br />

come tema di ineludibile riflessione, e di urgente razionale gestione( 12 ).<br />

2. Istanze punitive e disciplina amministrativa di polizia nel controllo del vagabondaggio<br />

e delle professioni girovaghe. Le anomalie del provedimento<br />

ammonitivo, e l’ambiguo confine tra iniziative di polizia e giustizia penale.<br />

Indubbiamente, la precisazione sembra doverosa: alla radice del problema<br />

vagabondaggio e degli stessi mestieri vagabondi si annidava non solo<br />

( 11 ) Su questo tema sottolineando lo stretto rapporto tra economia capitalistica e vagabondaggio<br />

considerato appunto fenomeno di disordine sociale, ancora, E. Florian -<br />

G. Cavaglieri, op. ult. cit., vol.I, p. 102 ss., e vol. II, p. 265.<br />

( 12 ) Ma leggibile naturalmente nelle tesi della Scuola positiva. E leggibile peraltro nello

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