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L'INDICE PENALE - Shop - Wolters Kluwer Italia

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SAGGI E OPINIONI<br />

zione nel sistema base di ulteriori fattori finora non considerati. Si pensi ai<br />

differenti tipi di reato che un soggetto può decidere di compiere( 37 ).<br />

Diversamente da quanto avviene nei reati contro il patrimonio, in cui il<br />

soggetto agente può essere mosso dal desiderio di arricchimento personale,<br />

i crimini contro la persona, per esempio, possono essere motivati da sentimenti<br />

come odio, rabbia, passione. Tali stati d’animo sono fenomeni che<br />

coinvolgono delle interdipendenze fra gli individui per le quali l’utilità a<br />

vantaggio di uno comporta necessariamente un danno o svantaggio per<br />

l’altro. Secondo Erhlich dunque sarebbe più appropriato considerare i crimini<br />

contro le persone delle attività esterne al mercato poiché risultano essere<br />

attività che soddisfano direttamente dei bisogni diversi ed esterni da<br />

quelli della funzione del benessere sociale, difficilmente monetizzabili e<br />

prevedibili( 38 ).<br />

Attraverso l’analisi economica del diritto si giunge negli studi di Ehrlich<br />

a considerare la pena di morte come pena particolarmente efficiente:<br />

secondo lo studioso e altri sostenitori di questa tesi, dal punto di vista della<br />

funzione special-preventiva la pena di morte( 39 ) garantisce l’assoluta impossibilità<br />

del reo di costituire un pericolo sociale futuro, dal punto di vista<br />

della funzione general-preventiva può costituire un valido deterrente, dal<br />

punto di vista strettamente economico fa risparmiare allo stato tutti i costi<br />

tipici della pena detentiva (organi di vigilanza, mantenimento ecc..).<br />

Alle ricerche della criminologia che negano efficacia deterrente( 40 )<br />

della pena capitale si contrappone l’analisi di Isaac Ehrlich che ritiene di<br />

dimostrare il contrario; in uno studio del 1975, l’economista avanza una<br />

stima generalmente ritenuta ottimistica: analizzando il tasso di criminalità<br />

ed il numero di condanne a morte dal 1950 al 1960, lo studioso ritiene<br />

di poter affermare che giustiziare un criminale servirebbe a impedirgli di<br />

commettere altri 8 omicidi. Secondo studi più recenti nel 1991, le condanne<br />

a morte eseguite negli USA sono state 14; nel 2001, 66. In base ai<br />

calcoli di Ehrlich, alle 52 esecuzioni capitali in più sarebbero dovuti corri-<br />

( 37 ) I. Ehrlich, Partecipation in Illegittimate Activities: A Theoretical and Empirical<br />

Investigation, in Journal of Political Economy, 1973, vol. 85, 4, pp. 532-533.<br />

( 38 ) I. Ehrlich, Partecipation in Illegittimate Activities: A Theoretical and Empirical<br />

Investigation, in Journal of Political Economy, 1973, vol. 85,4, p. 560.<br />

( 39 ) I. Ehrlich, The Deterrent Effect of Capital Punishment: A Question of Life and<br />

Death, The American Economic Review, 1975, pp. 397 ss.<br />

( 40 ) Quest’idea però viene facilmente confutata sulla base di principi etici, morali e costituzionali.<br />

Inoltre dal punto di vista della funzione general preventiva la ricerca sulla pena<br />

di morte indica che l’effetto deterrente generale non sussiste. Nel migliore dei casi il tasso di<br />

crimini contro la persona diminuisce a seguito di una esecuzione una tantum per poi salire di<br />

nuovo a livelli più elevati successivamente, quindi non producono alcuna riduzione globale.<br />

Sembra infatti, che vi sia poca differenza fra i tassi di reati capitali tra gli Stati che impongono<br />

la pena di morte e quelli che non lo fanno.<br />

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