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L’INDICE <strong>PENALE</strong>, 1/2011<br />

Inoltre, la struttura acefala, delocalizzata, atomistica di Al Qaeda – che<br />

la rende refrattaria al paradigma tradizionale dei reati associativi – e la tendenza<br />

delle azioni intraprese contro i taliban a prescindere dalla stessa soggettività<br />

internazionale per l’instaurazione di un conflitto – modificano profondamente<br />

la stessa figura del nemico: non più justus hostis ma criminale e<br />

nemico insieme, e come tale soggetto a una disciplina del tutto peculiare, che<br />

oscilla tra guerra e diritto. Laddove poi, come nel caso di Al Qaeda, il nemico<br />

è costantemente ridefinito nell’identità e nell’ideologia, ne deriva simmetricamente<br />

una profonda rimodulazione dei criteri (già clausewitiziani)<br />

dello jus in bello: l’azione terroristica si confonde con il pericolo di guerra.<br />

La guerra, da reazione eccezionale, rischia così di ridursi a stato continuo<br />

di emergenza, in un contesto in cui cade la distinzione fra sicurezza interna<br />

ed esterna, fra militare e civile, fra pace e guerra, e la logica della belligeranza<br />

finisce per assomigliare sempre di più a quella di polizia.<br />

La stessa marginalizzazione del ruolo dei Parlamenti( 9 ) rispetto a<br />

quello assunto dai Governi nella gestione di questi conflitti internazionali<br />

denota il progressivo assottigliarsi del confine tra guerra e azioni militari<br />

di polizia internazionale anche a fini ‘sanzionatori’, che sposta il baricentro<br />

dell’equilibrio tra poteri dello Stato a livello interno, declinando in forme<br />

nuove e diverse i confini della sovranità a livello globale.<br />

2. La strategia statunitense di contrasto al terrorismo: degiurisdizionalizzazione<br />

e prevalenza del ruolo delle autorità amministrative.<br />

Si delinea così una nuova strategia di azione: la War on Terror( 10 ), ca-<br />

( 9 ) Prevale infatti l’abbandono della deliberazione parlamentare preventiva (limitata ai<br />

soli casi più gravi), in favore del mero vaglio successivo delle azioni governative. In <strong>Italia</strong> ad<br />

esempio la prassi recente denota il ricorso a procedure informative da parte del Governo alle<br />

Commissioni esteri e difesa delle Camere, anche in caso di attuazione di decisioni del Consiglio<br />

Atlantico di attivare l’art. 5 del Trattato). In Francia si è seguita analoga procedura, censurata<br />

peraltro proprio per l’insufficiente consultazione preventiva del Parlamento. In Germania,<br />

il Governo federale ha presentato al Bundestag il 7 novembre 2001 una espressa richiesta<br />

di assenso ai fini dell’uso della forza armata per il contrasto al terrorismo<br />

internazionale ‘‘a fini di garanzia del diritto di autodifesa individuale e collettiva nell’ambito<br />

e secondo le regole di un sistema di mutua sicurezza collettiva’’, ai sensi dell’art. 24 GG. Cfr.,<br />

G. De Vergottini, Guerra e Costituzione, in Quaderni costituzionali, 2002, n. 1, 29.<br />

( 10 ) J. Yoo, War by Other Means: An Insider’s Account of the War on Terror, Washington,<br />

2006, 143; D. Rose, Guantanamo: America’s War on Human Rights, London, 2004;<br />

R. Dworkin, terror and the Attack on Civil Liberties, inThe New York Review, 6.11.2003,<br />

15 ss.; R.C. Leone - J.X. Dempsey, The war on Our Freedom. Civil Liberties in Age of Terrorism,<br />

Washington, 2003. Resta da rilevare come l’Amministrazione Obama sembri intenzionata<br />

a mutare significativamente l’indirizzo politico in materia, in particolare in relazione<br />

alle modalità, ai presupposti e ai limiti della detenzione dei sospetti terroristi, con l’annuncio

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