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DIRITTO PENALE STRANIERO, COMPARATO, COMUNITARIO
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lezza supportanti l’indagine a carico del soggetto, finiscono per consentire,
ex adverso, il prelievo.
Sotto questa specifica angolazione risulta dunque comprensibile la ragione
per cui tradizionalmente in Germania vengono escluse violazioni del
nemo tenetur se detegere, ragionando nel senso che le informazioni che il soggetto
porta sul proprio corpo come tracce del reato (a volte anche inconsapevolmente)
non possono essere parificate a quelle che appartengono al suo
interno psichico e al suo dominio spirituale( 114 ). Occorre però domandarsi,
in chiave maggiormente problematica, se la questione di fondo non possa
aprirsi ad esiti differenti laddove il nemo tenetur venga correlato ad una
più ampia nozione di equità processuale( 115 ). Quest’ultima, secondo l’insegnamento
della Corte costituzionale italiana, rappresenta infatti «un principio
cardine del sistema processuale»( 116 ) e un «corollario essenziale dell’inviolabilità
del diritto di difesa»( 117 ), che impone di proteggere l’inquisito da
eventuali coercizioni abusive dell’autorità, al fine di evitare errori giudiziari.
Cogliendo al meglio la ratio di questo fondamentale principio di garanzia,
più volte richiamato anche dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti
dell’uomo( 118 ) si potrebbe accostare il diritto al silenzio alla necessità
che l’accusato manifesti una piena adesione al compimento di prelievi biologici,
prescindendo dalla tipologia di invasività dei medesimi ai fini dell’ottenimento
del campione desiderato dall’investigatore( 119 ).
In tale direzione il nemo tenetur( 120 ) non rappresenterebbe esclusivamente
il diritto per l’accusato a non rispondere alle domande auto-incriminanti
o a rilasciare dichiarazioni da cui possano emergere sue responsabilità,
ma ricomprenderebbe anche il duplice profilo inerente il diritto di non
essere obbligato a fornire cose o documenti a sostegno dell’accusa( 121 )eil
diritto di non permettere la stessa instaurazione di atti processuali che lo
coinvolgano( 122 ). Secondo la prospettiva della Corte europea, infatti, quest’ultimo
dovrebbe in effetti trovare esplicazione anche quando gli organi
inquirenti intendano conseguire prove reali, frutto di «interferenze» forzate
( 114 ) Cfr. R. Orlandi, G.Pappalardo, L’indagine genetica, cit., 764.
( 115 ) C. eur. dir. uomo, sent. 8 febbraio 1996, John Murray c. Regno Unito, § 45.
( 116 ) C. cost., sent. 30 giugno 1994, n. 267, in Giur. cost., 1994, 2180.
( 117 ) C. cost., ord. 26 giugno 2002, n. 291, in Giur. cost., 2002, 2106.
( 118 ) C. eur. dir. uomo, sent. 20 ottobre 1997, Serves c. Francia, § 46.
( 119 ) G. Ubertis, Attività investigativa, cit., 9 ss.
( 120 ) Nel senso che il diritto al silenzio è espressione del diritto di difesa sancito dall’art.
24 comma 2 Cost., cfr., per tutti, V. Grevi, Nemo tenetur se detegere, Interrogatorio
dell’imputato e diritto al silenzio nel processo penale italiano, Milano, 1972, 47-50 e, più di
recente, V. Patanè, Il diritto al silenzio dell’imputato, Torino, 2006, 69 ss.
( 121 ) C. eur. dir. uomo, Sez. II, sent. 3 maggio 2001, J.B. c. Svizzera, § 65-71; C. eur.
dir. uomo, sent. 25 febbraio 1993, Funke c. Francia, § 44.
( 122 ) Si pensi all’esame dibattimentale dell’imputato, condizionato alla sua richiesta o
al suo consenso (art. 208 c.p.p.)